mercoledì 28 ottobre 2015

TANTO PER CAMBIARE...

Ciao a tutti, come va?

Lo so che per questa settimana speravate che non avrei più segnalato anomalie italiane, però me ne è capitata fra le mani una che si aggancia particolarmente bene ad alcuni post degli ultimi giorni, e quindi non sono più riuscito a trattenermi. In realtà tutto parte dallo scambio di opinioni che ho avuto,  in differita, con la fumettista Patrizia Mandanici, e che nasceva da un accenno di confronto fra il nuovo trend dei fumetti americani e la Bonelli (CLICCATE QUI). Alla risposta di Patrizia Mandanici avevo dedicato un altro post (CLICCATE QUI).

In realtà lo scambio di opinioni era proseguito nei commenti a quell'ultimo post, e pensavo che la cosa sarebbe morta lì, se non che - proprio ieri - ho deciso di comprare il numero uno dell'ultima serie lanciata dalla Bonelli, ovvero Morgan Lost, e non ho potuto fare a meno di fare un collegamento proprio con l'ultimo commento che mi aveva lasciato Patrizia Mandanici (che vedete nella foto sotto)...

Infatti, tra le altre cose, Patrizia Mandanici mi scriveva:

"Piacerebbe anche a me vivere in un mondo in cui il pubblico ha gusti internazionali, e sia anche variegato a livello di età, desideri, modi di pensare - o meglio, nel complesso potrebbe anche esserlo, ma non lo è il pubblico di riferimento degli albi Bonelli (è su questo che appunto la mia riflessione, conoscendo meglio questo ambiente).
Adesso come adesso l'età media del lettore bonelliano è più alta rispetto a quella di altri generi e altri editori, poco incline alle novità, sospetto anche un pochino "conservatore" (non in senso strettamente politico).
Aldilà del fatto che sia giusto o sbagliato andare incontro al proprio pubblico invece che trovarne uno nuovo (si tratta di scelte che per una grande casa editrice che è anche una piccola industria non si possono fare a cuor leggero) il fatto è che l'omosessualità non viene vista come argomento "scottante" di per sé, e neanche come un qualcosa che andrebbe affrontato solo perchè "è d'attualità", o perchè renderebbe più "moderno" o "aperto" il fumetto bonelliano.
A mio parere meglio che proprio non si parli di omosessualità se lo si deve fare male o per presunto "spirito progressista".
Tutte le innovazioni in casa Bonelli sono state fatte gradualmente e sempre pensando al "proprio" pubblico di riferimento."


In realtà io le avevo risposto che condividevo il suo pensiero, e che se non ci sono sceneggiatori in grado di affrontare certi argomenti in maniera appropriata è meglio che non vengano affrontati affatto, per evitare di fare pasticci. Anche perchè in Italia abbiamo avuto molti esempi di sceneggiatori che cercano di agganciarsi a fatti di attualità e temi scottanti, magari dandone un'interpretazione funzionale al loro pubblico di riferimento (non più giovanissimo e un pochino "conservatore"), e quindi facendo dei mezzi disastri... Soprattutto considerando il clima che c'è ultimamente nel nostro paese...

D'altra parte, considerando che la Bonelli è di fatto un'azienda che rappresenta la principale fonte di reddito per chi ci lavora, è abbastanza comprensibile che da una parte cerchi di conservare prima di tutto la sua affezionata clientela di riferimento (anche e soprattutto mentre invecchia) e che dall'altra voglia continuare a garantire un lavoro ai suoi collaboratori storici... Anche se faticano sempre di più a stare al passo coi tempi e con le esigenze del pubblico "popolare" che dovrebbero coltivare (che, peraltro, non esiste nemmeno più nei termini in cui era conosciuto qualche decennio fa)...

E in tutto questo, probabilmente, la casa editrice si sente in dovere anche di non indisporre le lobby di potere del nostro paese, e in particolare quelle sempre pronte a tagliare le gambe a chi "sgarra", magari solo per il fatto che si è schierato dalla parte di qualche minoranza che, per forza di cose, non è una lobby di potere (e magari alle lobby di potere dà pure fastidio).

Tutto questo, ripeto, è comprensibilissimo (anche se è discutibile).

Dopotutto in Italia non ci sono meccanismi fluidi e dinamici come avviene negli USA o in altre nazioni, dove una casa editrice può permettersi un continuo ricambio di autori per venire incontro alle esigenze di un pubblico che si rinnova ciclicamente... E infatti da noi, a differenza che altrove, non ci sono più spazi (a parte, forse, internet) per lanciare schiere di sceneggiatori e/o autori completi poco più che ventenni che nel giro di pochi anni lanciano fenomeni di costume e trend generazionali... Come invece succede negli USA (o altrove)...

E d'altra parte se dalle nostre parti si sono innescati dei meccanismi tali per cui oggi uno sceneggiatore "giovane" molto raramente ha meno di quaranta o cinquant'anni, e comunque si deve specializzare in prodotti che mirano a un target con un'età avanzata e/o un'impostazione mentale di un certo tipo, sicuramente ci sono delle ragioni socioculturali profonde, che meriterebbero un'analisi molto più approfondita di quella che posso fare io qui.

Ad ogni modo, proprio perchè concordo con quello che sostiene Patrizia Mandanici, leggere il primo numero di Morgan Lost mi ha lasciato abbastanza perplesso, perchè ho avuto l'ennesima conferma che in Bonelli ci sono certi argomenti e certi temi che possono emergere solo in un certo modo... Ad esempio lanciando ammiccamenti velatamente omofobi, giusto per ribadire il concetto che anche se c'è di mezzo una serie nuova nessuno ha intenzione di tradire la "mission" principale della casa editrice... E cioè quella di tenersi buoni i suoi lettori "tradizionali" (che in Italia fa tanto rima con "omofobi", appunto).

Per chi non avesse letto l'albo in questione parliamo di un fumetto ambientato negli anni '50 di una linea temporale alternativa, dove non c'è mai stata la Seconda Guerra Mondiale e in cui la tecnologia e la burocrazia si sono sviluppate in maniera impressionante, facendo aumentare in maniera impressionante anche i casi di serial killer psicopatici... Con conseguente aumento dei cacciatori di taglie specializzati, fra cui - appunto - c'è questo Morgan Lost.

Senza entrare troppo nei dettagli delle storia vi basti sapere che il primo serial killer con cui lo vediamo alle prese (e che gli offre l'occasione per presentarsi ufficialmente al pubblico) è un pazzo che uccide le donne per fargli lo scalpo e realizzarne delle parrucche... E ha iniziato a farlo alla morte del padre poliziotto, che da sempre aveva represso le sue inclinazioni (*SIGH*)... Tant'è che poco prima di spirare indossa lo scalpo di una delle sue vittime e prega Morgan Lost di non rivelare a suo padre che ha ricominciato a giocare con le bambole (doppio *SIGH*)...




Tra l'altro, piccolo dettaglio da non trascurare, in casa sua gli scalpi sono tutti posizionati su manichini maschili che indossano abiti e biancheria intima femminile...

Ora: lungi da me l'idea di vedere omofobia da tutte le parti, ma se questa non è una strizzatina d'occhio (molto) gratuita al pubblico "conservatore" e ai suoi pregiudizi non so proprio cosa potrebbe essere... Ci sarebbero potute essere centinaia di tipologie di serial killer da utilizzare, soprattutto considerando che si trattava del numero di lancio di una nuova serie, ma fra tante opzioni lo sceneggiatore Claudio Chiaverotti (foto sotto) è tornato a battere il chiodo sul "tranquillizzante" cliché dello psicopatico gay (o transgender) represso... Che guardacaso, in Bonelli, si ripresenta con una certa regolarità a prescindere dalle serie e dalle ambientazioni...

E così, nello stesso mese di ottobre 2015, negli USA abbiamo avuto  il lancio di Sam Wilson: Captain America, dove il protagonista sfila alla Gay Pride Parade, e in Italia abbiamo avuto la prima storia di Morgan Lost, che si presenta freddando un serial killer ossessionato dalle bambole con cui suo padre non lo faceva giocare da piccolo... E che ritroviamo fra manichini maschili vestiti da donna, mentre indossa lo scalpo di una delle sue vittime...

E in questo caso, come dice Patrizia Mandanici, sarebbe stato meglio non sfiorare nemmeno la tematica, onde evitare l'ennesimo scivolone... Che sicuramente consoliderà e gratificherà il solito pubblico, ma non contribuirà certo a conquistarne uno nuovo. E d'altra parte, una volta esauritto l'effetto novità dato dall'ambientazione e dalla bicromia, quello che rimane è il solito fumetto bonelliano in stile bonelliano, con il solito impianto narrativo e i soliti canoni espressivi, ma soprattutto con il solito protagonista monolitico (forse un po' più cupo della media, ma solo un po') che si esprime e si atteggia in maniera retrò e tutto il resto...

E badate bene che, se è vero che la Bonelli mira esattamente al pubblico di un certo tipo dosando le innovazioni per non indisporlo, è anche vero che in questo modo finirà solo per rallentare l'inevitabile, visto che in proporzione i lettori nuovi (che hanno gusti molto più differenziati rispetto al passato) si aggiungeranno sempre più lentamente rispetto a quelli vecchi che - per un motivo o per l'altro - smetteranno di seguire le sue produzioni. Un fenomeno, questo, che peraltro si è già innescato da diversi anni, visto che - per sua stessa ammissione - questo editore perde un 5% di lettori all'anno (CLICCATE QUI).

Tra l'altro è curioso notare che, a fronte di un aumento del fatturato di alcuni milioni di euro nell'ultimo anno (31,971,034 di euro nel 2014 a fronte di 28,674,618 nel 2013, e la fonte la trovate QUI), il reso da parte delle edicole è stato comunque del 51% sulle copie distribuite... E se si controllano i dati di vendita degli ultimi anni  (messi a disposizione molto avventatamente dalla casa editrice che pubblica i fumetti Bonelli in Serbia, e che trovate CLICCANDO QUI), si legge che dal 2013 al 2014 il solo TEX ha perso 10.000 lettori (arrivando a quota 190.000)! Mentre la "grande novità" Dragonero ne ha persi ben 6000 (arrivando a quota 28.000)! Non parliamo poi della collana LE STORIE (quella dove è comparso Caravaggio in versione etero, per intenderci), che rispetto al 2012 ha perso 22.000 lettori, arrivando a quota 23.000. Tutte le altre testate, nel 2014, hanno perso fra i due e i tremila lettori, tranne Dylan Dog, che però nonostante il "grande rilancio" è riuscito ad agguantarne solo 2000 (arrivando a 120.000, ma i 133.000 lettori del 2012 sembrano ancora lontani).

Sulle stesse tabelle, comunque, si legge che Brandon ha chiuso dopo aver toccato i 17.000 lettori e Saguaro dopo avere toccato i 15.000, e che nell'ultimo periodo entrambi avevano perso dai 2000 lettori in sù ogni anno... E questo fa sorgere il dubbio che il pubblico bonelliano - a parte quello che segue i titoli di punta - non sia poi così differenziato, ma che, anzi, legga diverse testate contemporaneamente... Cosa che a prima vista può sembrare positiva, ma che genera un inevitabile effetto boomerang, visto che quando un lettore smette di seguire una testata Bonelli facilmente smetterà di comprare anche le altre.

E comunque, se è vero che dal 2013 al 2014  TEX ha perso il 5% dei suoi lettori (10.000 su 200.000) è anche vero che Dampyr ne ha persi 3000 su 30.000, e quindi il 10%... Perciò dire che le testate Bonelli perdono dal 3% a 5% di lettori ogni anno (come è stato dichiarato QUI), non è poi così esatto...

Ad ogni modo è evidente che c'è qualcosa che non funziona a monte (e che l'aumento di liquidità deriva dall'aumento dei prezzi di copertina e/o da attività collaterali, ma non dall'aumento dei lettori)...

Non sarà, forse, che associare la questione del calo delle vendite solo a fattori esterni e continuare a percorrere ostinatamente la stessa strada è parte integrante del problema?

Non sta a me dirlo, ovviamente, ma per quel che vale la mia opinione credo che quello che ho visto nel numero uno di Morgan Lost sia abbastanza emblematico... E sicuramente non mi invita più di tanto a proseguire la lettura della serie il mese prossimo...

D'altra parte io sarei un nuovo lettore potenziale, e quindi non rientro nel target che l'editore mette al primo posto... Perciò tutto torna.

Alla prossima.

5 commenti:

  1. Intervengo solo su una cosa: sono anni che frequento la redazione Bonelli, che parlo con sceneggiatori e curatori, e davvero non ho visto traccia di famigerate "lobby" che influenzano od ostacolano scelte editoriali e creative, neanche velatamente.
    Nel bene e nel male, a seconda di come la si vede, le scelte in redazione possono essere personali, artistiche, editoriali, economiche, ecc., ma non vengono dall'esterno.

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  2. A scanso di equivoci: nemmeno io penso che arrivino telefonate minatorie in redazione per dare indicazioni e porre veti, con le voci camuffate e tutto il resto :-) In realtà quando parlo di "lobby", più che di associazioni occulte, intendo il clima generale che aleggia sul nostro paese e spinge in una determinata direzione tutti quanti, anche senza sollecitarli direttamente... E solo raramente agendo in maniera attiva, come nel caso del CODACONS, che nel 1999 minacciò di azioni legali TEX perchè insegnava ai giovani (!) a fumare e a bere. E infatti da allora (dal numero 498, credo) TEX non si arrotola più le cartine e la CODACONS di tanto in tanto si vanta ancora di avere tolto il vizio del fumo a TEX... Come si legge al link http://www.codacons.it/articoli/incredibile_dopo_le_denunce_del_codacons_tex_willer_ha_smesso_di_fumare_56488.html
    In effetti, ma il mio è un parere personale, la sensazione è che certe scelte non vengano prese tanto perchè ci sono delle lobby - intese come organizzazioni (anche se forse è solo questione di tempo)che effettivamente fanno pressione, quanto per il fatto che si presume che le suddette lobby stiano sempre in agguato, e siano molto influenti per il successo - o meno - di un prodotto editoriale. E questo emerge anche da alcune recenti interviste che alcuni sceneggiatori della Bonelli hanno rilasciato al sito FUMETTOLOGICA.

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  3. Ok, chiarito l'equivoco sul termine "lobby". Anche perché se parliamo di clima sociale, di quello che ci circonda - ebbene, allora siamo tutti circondati da "lobby", e anzi ne facciamo parte, ne siamo a volte parte attiva, a volte le subiamo, a volte no.

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  4. Ma perchè nessuno denuncia la Bonelli per incitamento all'odio omofobico? Così come hanno fatto quelli del Codacons?

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    1. Perchè è una sciocchezza, come lo era la denuncia del codacons.

      Alessandro

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