Ciao a tutti come va?
Al mio post di qualche settimana fa, in cui commentavo un messaggio che mi era arrivato da Associazione Culturale Teke Arcobaleno (CLICCATE QUI) si è sentito in dovere di ribattere Andrea "Damb" Bandin, co-autore di "A Cowboy's tale", e il
seguito "A Cowboy's tale - Bandits", pubblicati da Teke qualche anno fa. Siccome solleva alcuni argomenti interessanti mi sembrava doveroso rispondergli in maniera approfondita...
"Ciao Wally, mi permetto di aggiungere qualche dato e qualche correzione
al tuo esaustissimo articolo in virtù del fatto che sono/siamo autori
ancora in collaborazione con le edizioni Teke. Nella parte che segue
scriverò al plurale che non è "maestatis", ma solo perchè mi esprimerò
anche a nome del mio amico e partner di lavoro Danilo. Non entrerò in
merito alle questioni fiscali di cui non sono al corrente ne in merito
alla questione delle scelte editoriali di un editore che stimo (anche se
ancora in cerca di una collocazione ben precisa). Ci tengo tuttavia a
fare alcune precisazioni:
Premesso che (purtroppo) non rientro nella
fascia dei "giovani autori". Mi sono avvicinato a teke qualche anno fa
attirato dal fatto di poter proporre storie a tematica gay/yaoi e
stimolati dal fatto di avere pochi vincoli a livello creativo. Con teke
abbiamo quindi pubblicato i due brevi volumi "A Cowboy's tale", e il
seguito "A Cowboy's tale - Bandits". Progetto che tu conosci, perchè
nato in funzione di un tuo progetto editoriale poi abortito (la rivista
"splash").
Per questi due progetti avevamo il famoso contratto a
percentuale e non ci è stato in alcun modo chiesto di autofinanziare le
pubblicazioni. Attualmente stiamo lavorando ad un corposo volume (se
confrontato agli altri) sempre a tema gay, tratto da un (ottimo)
romanzo di Lucia Piera de Paola: Fuck diem. In parallelo ai Cowboys
abbiamo terminato il volume "serial victim" (non-gay) con la casa
editrice canadese Arcana comics, con un contratto simile (ma con
percentuali diverse). Tutto questo lavorando comunque le nostre
quotidiane 8 ore altrove poichè nessuno di questi contratti ci avrebbe
permesso di sopravvivere. Questo per ricollegarmi al discorso dei
sacrifici e delle rinunce che ti assicuro ci sono stati e continuano ad
esserci. Tuttavia paragonare il mercato (e le possibilità)
dell'editoria italiana con quella giapponese... e proprio fuori da ogni
realtà (purtroppo). Come hai detto tu il mangaka che "produce storie che
vanno avanti per migliaia e migliaia di pagine e che rinuncia senza
troppi problemi alla sua vita sociale e alle sue ore di sonno" ha dalla
sua, a controbilanciare le rinunce, ecc, dei contratti che in Italia
probabilmente si può permettere solo Bonelli, realisticamente non certo
la Teke ne altri editori minori. Per quanto riguarda il riscontro del
pubblico e il lavoro che noi abbiamo proposto non so darti dati precisi.
Noi abbiamo proposto un prodotto "ibrido" che voleva stare con il piede
in due staffe, tra il fumetto gay porno e quello (stilisticamente
difficile) dello yaoi. Con Lucia si era parlato di un terzo volume
"Cowboys" ma in virtù del fatto che stiamo lavorando (sempre in
contemporanea ai soliti lavori di "sopravvivenza") al voluminoso "Fuck
Diem", per il momento non è realisticamente possibile (ma non del tutto
escluso...) Per quanto riguarda Fuck Diem ci siamo accordati su un tipo di contratto
diverso e apprezziamo molto lo sforzo fatto da Teke in questo senso.
Per quanto riguarda l'aspetto promozionale ritengo che Teke abbia fatto
il possibile per quanto concerne i mezzi a disposizione per un mercato
(quello gay/yaoi) assolutamente di nicchia e che del resto non ha avuto
decisamente nessun sostegno neanche dai blog altamente specializzati
come il tuo. Per sostegno intendo che all'epoca delle varie
pubblicazioni non c'è stata la minima segnalazione, critica, recensione
per edizioni che al di là del livello qualitativo forse meritavano un
minimo di sostegno in un mercato appunto difficile come quello italiano.
Scusami se mi permetto, ma ritengo che il tuo blog abbia volutamente
snobbato tutta la linea editoriale Teke nel momento creativo e
propositivo e si sia degnato di spendere qualche riga solo nella fase
critica. Come è avvenuto per altre iniziative italiane anche di maggiore
pregio (Renbooks) sembra appunto che certi blog deputati alla critica e
alla recensione fortemente di settore (lgbt) preferiscano da un lato
concentrasi sul mercato estero in positivo e dall'altro piangere
miseria sul mercato italiano ignorando sempre quello che c'è o che tenta
di esserci in mezzo. E anche questo è un dato di fatto che non depone a
favore di certe dinamiche che si sono instaurate nel nostro paese...
Ps: su amazon ci sono sia i "Cowboys" che il romanzo Fuck Diem!
Andrea "Damb" Bandini"
Intanto grazie per aver voluto condividere l'esperienza (positiva) portata avanti con Teke Arcobaleno. In secondo luogo, visto che mi viene imputato di avere boicottato di proposito le pubblicazioni Teke (e forse pure quelle Renbooks), vorrei chiarire meglio la mia posizione, onde evitare fraintendimenti.
Questo NON è un blog di recensioni, ma di segnalazioni e di approfondimento. Dal 2001 al 2012 ho avuto una rubrica di recensioni per il sito Gay.It, dove mi ero preso l'impegno di recensire tutto (o quasi) il mondo del fumetto LGBT, ma questo blog è un'altra cosa. Anche perchè in quel caso reinvestivo parte dei miei compensi per acquistare il materiale che gli editori non mi mandavano sotto forma di copie omaggio: così riuscivo a parlare un po' di tutto, anche di quello che non avrei mai comprato di mia iniziativa. Adesso non potrei più permettermelo. E comunque mi sono reso conto che buona parte
del genere yaoi (e quindi anche lo yaoi Made in Italy) può definirsi "gay" in maniera molto marginale, e
probabilmente - se avessi ancora una rubrica di recensioni - ne parlerei
molto sporadicamente, delegando il compito a spazi molto più
qualificati del mio, come il bel sito Yaoi Italia (CLICCATE QUI).
Detto ciò è pur vero che su questo blog non ho mai segnalato le uscite della Teke, nemmeno quando ha pubblicato cose che non erano yaoi in senso stretto, e il motivo è molto semplice: dalla Teke non mi è mai arrivato alcun comunicato che annunciasse novità, progetti o altro (e men che meno materiale in omaggio da recensire)... Anche perchè organizzava stand in varie manifestazioni e presentazioni in libreria/fumetteria, ma forse aveva un concetto di marketing un po' circoscritto...
Mi spiego meglio: quando recensivo per Gay.It (ribadisco: fino al 2012) non mi risulta che fossero mai arrivati i comunicati stampa di Teke che presentavano le sue produzioni, e comunque nemmeno sul loro sito erano presenti preview o approfondimenti degni di nota (se non ricordo male nella versione iniziale del sito le eventuali novità non erano neppure segnalate chiaramente nella home), inoltre non avevano un blog e non hanno avuto un profilo facebook prima della fine del 2011...
Eppure penso sia abbastanza ovvio che, se un piccolo editore (o un autore) vuole farsi conoscere, l'iniziativa dovrebbe partire da lui: coltivando i contatti e facendo presente se e quando ha prodotto qualcosa di nuovo... Soprattutto se i suoi fumetti sono difficilmente reperibili.
Se una persona cerca "fumetti gay" su google, ad esempio, il mio blog compare sempre fra i primi risultati in lista. Eppure Teke non mi ha mai segnalato nulla, anche se sapeva della mia esistenza almeno dal 2010, quando ne parlai nel POST CHE TROVATE CLICCANDO QUI e mi contattò per correggere alcune imprecisioni. Ne riparlai anche qualche tempo dopo (CLICCATE QUI), esprimendo alcune perplessità sul modo con cui stavano promuovendo le loro pubblicazioni, ma nessuno - da allora a oggi - si è mai fatto avanti per farmi presente che c'era questo o quel progetto in uscita...
E se una piccola realtà editoriale, o un autore, vuole affermarsi, logica vorrebbe che si assumesse l'onere di coinvolgere chi potrebbe segnalare il suo lavoro ad un pubblico mirato.
Esempio: qualche tempo fa mi sono imbattuto in un fumetto gay pubblicato da un altro piccolo editore, la EF Edizioni, che si chiamava "THE SPIRIT OF STEAM" (CLICCATE QUI). All'epoca lo segnalai e poco tempo fa il suo autore, Pasquale Celano, mi ha comunicato che a dicembre è uscito il secondo volume. Lui me l'ha comunicato e, di conseguenza, ora che l'ho saputo lo faccio presente agli interessati... Anche perchè avendo letto il suo lavoro precedente - che non era malvagio - posso avere un'idea di quello che sto segnalando. Generalmente in questi casi funziona così.
E comunque, per la cronaca, anche nel caso di Renbooks mi limito a fare degli interventi mirati di tanto in tanto: un po' perchè loro sono bravissimi a farsi pubblicità e a promuoversi da soli, con il loro sito e la loro pagina facebook, e un po' perchè altrimenti - considerando che è l'unico editore esclusivamente LGBT italiano e che organizza iniziative e promozioni a ritmo serrato - dovrei parlarne spessissimo, e sembrerei troppo di parte... Così mi limito a seguirli, anche solo sul loro profilo facebook, per annotare i loro progressi e dedicargli un post riassuntivo al momento giusto...
Una cosa che però, con Teke, sarebbe stato impossibile fare in ogni caso: guardando il loro profilo facebook (CLICCATE QUI), e lo dico senza nessuna intenzione di fare polemiche, quello che vedo è una pagina che è stata inaugurata solo il 22 settembre 2011 (anche se Teke debuttò a Lucca 2009) e in cui sono segnalati solo i titoli pubblicati da quella data in poi (praticamente solo quelli realizzati assieme ad Andrea "Damb" Bandini e i due volumi della serie SYNAPSIS)...
E, in quattro anni, sulla pagina facebook di Teke è stata mostrata solo una tavola a fumetti.
Tratta da Fuck Diem.
Questa.
Mentre per annunciare l'uscita di "A Cowboy's tale" ci si è limitati ad inserire la copertina in data 17 novembre 2012, accompagnandola con la scritta "novità"...
E più si va avanti e più si viene sommersi da notizie che riguardano prevalentemente il merchandising di Harry Potter, le pubblicazioni di "varia" e gli stand che la Teke allestisce in numerose manifestazioni italiane: alla fine qualche focus sulla copertina del sopracitato Fuck Diem - senza entrare mai troppo nei dettagli - è l'unico modo con cui la Teke ha usato facebook per promuovere lo yaoi negli ultimi quattro anni (anche se sul suo sito la "mission" di promuovere yaoi e yuri è ancora specificata chiaramente).
E, oltretutto, con questa impostazione gli yaoi si confondono facilmente con pubblicazioni e prodotti di tutt'altro genere.
Facendo un confronto con la pagina facebook di Renbooks, o anche solo con quella della EF Edizioni (CLICCATE QUI) di cui parlavo prima, penso che la differenza sia evidente. Se poi si va sull'account Twitter di Teke, che pure è stato aperto nel 2010 (CLICCATE QUI), lo spettacolo (dal punto di vista della segnalazione di pubblicazioni a fumetti) è ancora più desolante.
Paradossalmente, al momento, l'unico modo per avere un catalogo dei fumetti a tema gay pubblicati in passato dalla Teke - anche solo per provare a recuperarne qualcuno - è quello di consultare il sito della fumetteria Alessandro Distribuzioni di Bologna (trovate un pdf CLICCANDO QUI). Che, tra l'altro, è la stessa che ha messo in vendita su amazon uno dei due fumetti che Andrea "Damb" Bandini cita alla fine del suo messaggio (e quindi se questo fumetto è disponibile su amazon il merito non è nè di Teke nè del suo distributore)...
Mi dispiace fare la figura del pignolo, ma credo che puntualizzare certe cose sia importante perchè mi aiuta ad inquadrare un tipo di situazione che ho visto ripresentarsi ciclicamente con tante sfumature diverse, ma con un epilogo curiosamente simile..
Di solito il copione è sempre lo stesso: arriva qualcuno, a metà fra l'editore rampante e il sostenitore della causa gay, che si lancia in un progetto editoriale/fumettistico "gay friendly". Un po' per passione, un po' per istinto missionario e un po' con il sogno segreto di fare "il colpaccio" contando sul sostegno immediato e incondizionato del pubblico su cui ha puntato... Fino a quando prende atto che le cose non vanno nel modo sperato e che la situazione NON è quella che si aspettava, e così getta la spugna e si scatena la caccia al colpevole.
E di solito la tiritera è sempre quella: la colpa è degli autori/collaboratori, dei gay che non sostengono, dei lettori che non comprano, degli sponsor che non investono, dei siti che boicottano, della situazione italiana e di tutto l'universo mondo fuorchè dell'editore stesso... Che però, guardacaso, resta quello che sceglie gli autori da lanciare e i collaboratori a cui dare retta e che, in teoria, dovrebbe conoscere le dinamiche del mondo gay, le esigenze dei lettori, le mosse giuste da fare con internet e le criticità della situazione italiana... E che, soprattutto, dovrebbe avere elaborato una strategia di marketing. Possibilmente PRIMA di avventurarsi in un terreno minato come quello della pubblicazione dei fumetti LGBT in un paese come il nostro, e magari mettendo in conto che dovrà correggere il tiro strada facendo. Cosa che però il più delle volte, non avviene.
Negli anni l'ho visto accadere con la Echo Communications (e la collana BOYXBOY), con la Ecentodieci (l'ultimo editore di Babilonia), con Coniglio Editore (con cui lavorai a Happy Boys), con la FreeBooks (che provò addirittura a pubblicare yaoi realizzati in Europa), con Il Dito e la Luna (che fece una figura imbarazzante con la serie spagnola Fallen Angels), con le Edizioni Voilier (che si sono giocate Black Wade) e con molti altri ancora... E alla fine queste esperienze si sono sempre concluse con pile di pubblicazioni invendute e una buona dose di costernazione da parte dell'editore, che sosteneva di avere dato il massimo e di essere rimasto vittima dell'indifferenza del pubblico, del boicottaggio del mondo gay, dei problemi con gli autori e di tutta una serie di altre cose...
E ammetto che ad un certo punto, dopo tanti buchi nell'acqua, mi stava venendo il sospetto che in queste giustificazioni ci fosse un fondo di verità.
Se non che, ad un certo punto, il caso della Renbooks ha cambiato un po' le carte in tavola. Nel senso che, pur non essendo perfetta, è una casa editrice italiana specializzata in fumetti LGBT che sembra stare a galla in maniera dignitosa da diversi anni e che non giace sepolta da pile di copie invendute... E, anzi, se ha del materiale invenduto cerca periodicamente di rilanciarlo in qualche modo. Segno evidente che, forse, l'editoria LGBT in Italia è soprattutto una questione di approccio e di conoscenza diretta del pubblico a cui ci si rivolge.
Anche perchè in Italia la situazione è già di per sè complicata, e muoversi a caso - o, peggio ancora, aspettando che siano gli altri a garantire il sostegno adeguato ad un'iniziativa editoriale a base di fumetti gay - è a dir poco controproducente. Anche solo per il fatto che in Italia la comunità gay non è strutturata come quella americana (men che meno per quel che riguarda gli spazi informativi su internet) e la comunità delle fans di yaoi non è organizzata come quella giapponese.
E, ripeto, tutto questo lo dico senza alcun intento polemico.
Il problema, in realtà, è che siamo arrivati alle soglie del 2016 e a volte mi sembra ancora che, a parte qualche rara eccezione, la tendenza generale sia quella di non considerare gli ultimi quindici anni di esperienze editoriali LGBT in Italia (e nel mondo), finendo per dover ripartire daccapo ogni volta... Per poi commettere gli stessi errori di cinque, dieci e vent'anni fa.
E non lo dico solo per quel che riguarda i piccoli editori, ma proprio in senso generale...
Anzi: a ben guardare è una situazione un po' inquietante, come se ci si trovasse di fronte ad un disco rotto e ad un vecchio grammofono che continua a saltare tornando all'inizio, man mano che cerca di andare avanti...
Il discorso è complicato e andrebbe sicuramente approfondito, ma credo questa tendenza a non fare tesoro delle esperienze passate, soprattutto se sono esperienze altrui, sia una delle principali ragioni per cui il fumetto italiano non riesce a rinnovarsi e a conquistare nuovo pubblico. E non solo a livello di fumetti LGBT.
Certo poi ci si può sbizzarrire nella ricerca di capri espiatori sempre nuovi, ma forse bisognerebbe lavorare su altro.
Alla prossima.
A me sembra che l'interesse del pubblico ci sia, e che più la mia casa editrice (Renbooks) va avanti e più cresce. Certo, c'è sempre da aggiustare il tiro e ci fu un momento in cui io e Fabio facevamo da soli tutto, ora abbiamo tanti collaboratori e ognuno si dedica ad un aspetto della casa editrice, tanto che stiamo pubblicando novità a ritmo serrato. ;) Noi non abbiamo dietro grandi editori che ci danno soldi, neanche abbiamo finanziatori occulti e ci fu un momento in cui non riuscendo a stare appresso a tutto (tanto da aver scontentato parecchi autori perché sommerso dal lavoro non riuscivo neanche a rispondere alle mail o a valutare progetti nuovi) ho pensato di gettare la spugna. Ma la colpa era da imputare esclusivamente alla mancanza di tempo e di uno stipendio vero, che mi permettesse di andare avanti. Ho tenuto duro e Ren è cresciuta. Però, siamo TUTTI piccoli editori e facciamo quello che possiamo. In Italia aprire una casa editrice implica costi altissimi a monte e io dopo 4 anni ne sto venendo a capo, ma vi assicuro che non è stato facile, quindi capisco bene che TEKE si sia dedicata ad Harry Potter, secondo me un piccolo lampo di genio per acquisire liquidi. In molti casi si tratta di associazioni culturali non di imprese vere e proprie (Renbooks è un marchio di Ren Studio che è una snc) ma comunque si deve fare i conti con la disponibilità monetaria che oggi non c'è e non solo per gli editori LGBT ma in generale per tutti i tipi di impresa. Spesso basta la pazienza di crescere pian piano. Ma molto più spesso non basta avere pazienza ma bisogna avere soldi. Tutto qui.
RispondiEliminaMi ricordo ancora di quando decisi di riportare TAGAME nelle librerie italiane e altri editori mi diedero del pazzo perché non avrebbe mai venduto. Errato! Tagame non solo vende anche più delle aspettative ma è un fiore all'occhiello per un editore squattrinato e ancora in progress come Ren. La verità è che non era stato pubblicizzato nei circuiti giusti. ;) Dopo tutto sto papiro, io spero invece che si aprano mille strade LGBT a fumetti e che ognuno possa avere il suo spazio e prosperare.
Giusto per essere ulteriormente preciso: io non penso che utilizzare fonti di reddito collaterali per raccogliere liquidi da reinvestire nella pubblicazione di fumetti gay sia una cosa negativa. Il problema è mischiare troppo le cose, confondere il pubblico e magari finire per infilarsi in un vicolo cieco (come si può pubblicizzare adeguatamente materiale V.M. 18 nello stesso spazio in cui si promuovono gadget di Harry Potter, ricette di cucina, libri per l'infanzia e altro?). Ed è pur vero che mediamente una qualsiasi attività imprenditoriale deve mettere in conto che i primi anni andrà in perdita, e che bisogna avere pazienza per almeno quattro o cinque anni prima di poter fare un bilancio attendibile... Motivo in più per avere avere le idee ben chiare prima di iniziare :-) Comunque questo messaggio mi offre diversi spunti interessanti e mi sa che gli dedicherò un post di approfondimento :-)
RispondiEliminaCiao Wally, la tua analisi è come al solito molto accurata e condivisibile, quindi in questo caso ho davvero poco da aggiungere... Comunque non ho mai usato il termine "Boicottare", ma solo "snobbare"! :-) A fronte della tua spiegazione ti devo comunque dare ragione e sinceramente sono aspetti che non avevo considerato. Quindi in futuro cercherò sicuramente di mettere a frutto qualche suggerimento di marketing (nel limite delle mie possibilità!) e di girarli all’editore.
RispondiEliminaGrazie
Andrea
Iin realtà in certi casi snobbare e boicottare sono sinonimi :-)
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