venerdì 23 ottobre 2015

PRECISAZIONI...

Ciao a tutti, come va?

Oggi avrei voluto puntare l'attenzione soprattutto su si una recente intervista all'attore Echo Kellum (CLICCATE QUI), visto che ha rivelato che il personaggio che interpreta in ARROW sarà sposato come la sua controparte a fumetti, anche se - a differenza dell'originale - sarà omosessuale...

Ammetto che non avevo considerato questa possibilità, e a questo punto è possibile che, come nei fumetti, il supereroe Mr.Terrific nascerà in seguito ad una vedovanza. Se fosse così Mr. Terrific, in ARROW, avrebbe conquistato tre primati nel mondo delle serie TV: sarebbe il primo supereroe gay di colore, sposato e poi vedovo... E non è da escludere che, col tempo, possa riservare anche altre sorprese.

E sicuramente questo personaggio sarà uno degli elementi che catalizzeranno maggiormente l'interesse e la curiosità del pubblico di questa nuova stagione di ARROW, dimostrando che - tanto per cambiare - i produttori ci hanno visto giusto e cambiare l'orientamento sessuale di Mr. Terrific è stata una scelta vincente e in linea con i gusti del pubblico di oggi.

Però, come vi dicevo prima, la vita è piena di imprevisti e questa notizia mi offre l'appiglio giusto per rispondere ad un appunto che la fumettista Patrizia Mandanici (che ringrazio sempre per la partecipazione) ha fatto al mio ultimo post (CLICCATE QUI).

Infatti mi scrive:

"Wally i motivi per cui le vendite calano possono essere tanti, insinuare che le difficoltà editoriali (di tutta l'editoria fumettistica) siano legate solo alla scarsa visibilità del mondo omosessuale è un tantino esagerato, eh. Se invece vuoi fare un discorso generale sul modo in cui viene rappresentata la realtà di oggi nei fumetti è un altro conto - e a mio parere non si esauriscono comunque i motivi della crisi dell'editoria (che si inserisce poi in un contesto generale in cui si legge meno, e ci sono sempre meno posti dove comprare fumetti e riviste - vedi le continue chiusure delle edicole)."

Siccome penso che i confronti siano sempre utili, se offrono spunti costruttivi, ci tenevo a rispondere subito, anche perchè non vorrei mai passare per una persona che è convinta che parlare di gay e lesbiche nei fumetti sarebbe la risposta a tutti i mali del mondo (e dell'editoria)... E mi rendo conto che a volte mi lascio trasportare e posso essere frainteso.
In realtà, nel post di cui stiamo parlando, criticavo la carenza di temi di attualità ed eticamente sensibili in generale, in particolare da un punto di vista "progressista", ma concentrandomi soprattutto sul discorso dell'omosessualità forse ho generato dei malintesi...

Ad ogni modo vorrei chiarire una volta per tutte che io non voglio insinuare che le difficoltà dell'editoria a fumetti italiana sono legate (anche) alla scarsa e/o pregiudizievole e/o stereotipata visibilità che concede al mondo omosessuale, io lo voglio affermare (^__^)...
Tuttavia vorrei fare una precisazione importante: io NON PENSO ASSOLUTAMENTE che questa scarsa visibilità sia l'origine del problema, piuttosto credo che sia un sintomo molto importante, che viene ampiamente sottovalutato.

Vorrei fare un esempio pratico prendendo spunto proprio dalla serie TV di cui ho parlato all'inizio: in questo caso i produttori - che ovviamente vogliono coinvolgere un pubblico che sia il più ampio possibile - hanno preso un personaggio dei fumetti eterosessuale al 100% e lo hanno trasformato in un personaggio omosessuale (e per giunta sposato), perchè evidentemente sanno che questo dettaglio può rendere il personaggio (e la serie in generale) più moderno e accattivante per il pubblico di oggi. E un vasto pubblico - meglio ancora se composto da persone che non sono lettori abituali di fumetti - è una cosa INDISPENSABILE per questo tipo di produzioni, soprattutto se si considera che ogni episodio di ARROW costa almeno due milioni di dollari e che la storia recente è piena di serie TV troncate di netto per via dei bassi ascolti...

Invece la Bonelli (e, a scanso di equivoci, se la cito sempre è solo perchè in Italia ha il monopolio sui fumetti avventura e non perchè la voglio prendere di mira), l'anno scorso, ha inserito nelle sue pubblicazioni due personaggi storici che SICURAMENTE non erano eterosessuali al 100% (Oscar Wilde e Caravaggio) e ha tentato in tutti i modi di smussarne i risvolti omosessuali, cercando peraltro di lasciarli il più possibile sullo sfondo (e comunque nel 2014 ha fatto anche altri scivoloni in questo senso, come si può intuire CLICCANDO QUI)... Quindi, se lo scopo del loro inserimento era quello di risollevare le sorti di due testate che non vendevano molto, temo che inserirli in quel modo sia solo servito a peggiorare le cose...

Due approcci diametralmente opposti, quindi, a fronte di un contesto socio culturale sempre più globalizzato, e quindi sempre più simile, in particolare fra le fasce di pubblico più giovani.

A questo punto, però, la domanda sorge spontanea: ha senso paragonare una serie TV americana con dei fumetti italiani? Forse una volta non lo aveva, ma adesso sì, dato che il grande vantaggio "tecnico" del supporto cartaceo rispetto alla TV (e cioè la possibilità di essere letto e riletto dove e quando si voleva) sta venendo meno con la diffusione delle nuove tecnologie (che hanno anche il vantaggio di offrire di tutto a fronte di un unico abbonamento mensile, e cioè quello al provider).

Senza contare che un prodotto italiano, oggi, con internet è reperibile quanto uno straniero... E che chiunque può vedersi, e rivedersi, una puntata di ARROW (o di quello che vuole) dove e quando vuole (in treno, a letto e persino in bagno), esattamente come può fruire dei cari vecchi fumetti di carta. Sicuramente si tratta di due esperienze diverse, ma finalizzate allo stesso scopo: riempire il tempo libero attraverso il coinvolgimento in un esperienza narrativa multisensoriale (anche se, nel caso dei fumetti, è il nostro cervello che compensa la mancanza di suoni e movimenti effettvi)...

Una volta perso il vantaggio iniziale, quindi, la logica vorrebbe che i fumetti si adeguassero agli standard contenutistici e stilistici di una concorrenza più "trasversale", se così vogliamo definirla... E questo, in teoria, vuol dire trattare anche certi temi e certi spunti con la stessa disinvoltura e lo stesso appeal delle produzioni televisive di maggior successo, anche a costo di toccare argomenti scomodi, sensibili e quant'altro, non mancando di utilizzare registri di lettura diversi e altre tecniche tipiche dell'intrattenimento di ultima generazione...

Cosa che, effettivamente, sta facendo il fumetto popolare americano pur rimanendo concentrato sui suoi generi di riferimento (come i supereroi)...

Una strategia, questa, che se fosse applicata liberamente alla drammatica e contradditoria realtà italiana di oggi, offrirebbe ai nostri editori una quantità INFINITA di agganci interessanti e molto "caldi", che potrebbero attirare molti lettori (e lettrici) occasionali...

Questo però in Italia NON si fa, e in particolare non si fa ambientando fumetti in Italia, men che meno in un contesto con dei collegamenti all'attualità. La cosa più "italiana" proposta dalla Bonelli questo mese, ad esempio, è stata un fumetto ambientato ai tempi della guerra in Abissinia (peraltro con uno stile molto datato, che mi ha ricordato tanto i fotoromanzi degli anni '50)... E penso che la cosa si commenti da sola.

Io non so se questo succede perchè davvero non c'è una reale consapevolezza della situazione o se, più semplicemente, la priorità è quella di non suscitare polemiche (anche a costo di perdere ampie fette di lettori potenziali), o se ancora si tratta di un mix fra le due cose... In ogni caso - dopo tanti anni di analisi su questo blog - la mia sensazione è che il problema delle tematiche LGBT nei fumetti italiani sia solo la punta di un iceberg che naviga nel mare dei timori, dei pregiudizi, delle paure e dei conflitti di interesse, sospinto alla deriva dal vento delle lobby di potere del nostro paese (wow!)...

Anche il discorso delle edicole, che è molto interessante, andrebbe analizzato sotto una prospettiva più ampia: i fumetti vendono meno perchè le edicole chiudono, o le edicole chiudono perchè la gente trova sempre meno interessanti e competitivi i prodotti che vengono messi a disposizione? Se, ad esempio, i fumetti italiani incontrano ancora i gusti del pubblico, come mai molte edicole hanno ridotto da tempo proprio la loro area espositiva dedicata ai fumetti Made in Italy?

D'altra parte è anche vero che dietro alle edicole ci sono dei meccanismi che pochi conoscono (cliccate QUI e QUI per avere un'idea), che nel corso del tempo hanno finito per agevolare ed arricchire (grazie anche a leggi e leggine su misura) alcuni editori e distributori, più o meno vicini a questa o a quell'area politica, a discapito degli edicolanti e dei fruitori finali... Tant'è che la chiusura progressiva delle edicole è un fenomeno che coinvolge i piccoli centri come le grandi città, che in teoria dovrebbero risentire meno del calo dei consumi, e invece...


Ovviamente non pretendo di avere la verità in mano, e c'è sempre la possibilità che stia sbagliando tutto, ma dato che l'unico modo per scoprire se ho ragione o no sarebbe quello di proporre un fumetto di un certo tipo per verificare se effettivamente venderebbe bene oppure no, direi che per il momento il mio punto di vista può essere confutato solo a livello teorico...

In compenso quello che dico si potrà verificare almeno in parte quando la Bonelli si confronterà con il mondo delle serie TV, visto che ha appena annunciato di avere preparato una serie per il canale satellitare Sky Arte. Si intitola The Editor is In, ed è incentrata proprio su un direttore editoriale Bonelli (interpretato da Alex Cendron) che in ciascuna delle sei puntate si dovrà confrontare con un personaggio Bonelli diverso (in versione animata)...



Forse mi sbaglierò, ma a giudicare dalle prime immagini mi sembra tanto la versione aggiornata di un vecchio serial televisivo americano che circolava quando ero piccolo: "Il fantastico mondo di Mr. Monroe"... Un serial che raccontava la vita di un fumettista americano (interpretato da William Windom e ispirato a James Thurber), che si perdeva regolarmente in un mondo surreale in cui interagiva ironicamente con le sue creazioni...

Ora: "Il fantastico mondo di Mr. Monroe" era un serial del 1969, e in quel periodo funzionava bene (vinse anche un Emmy nel 1970), ma nel 2015 c'è ancora spazio per una serie che gioca tutto sull'interazione fra protagonisti reali e personaggi (modestamente) animati?

Ho qualche dubbio... E d'altra parte - mi chiedo - i personaggi Bonelli riuscirebbero a risultare intriganti per un pubblico che non li conosce, ma che in compenso è già abituato ai numerosi serial TV di qualità che offre Sky? Per di più considerando che verranno presentati in un contesto surreale e, probabilmente, dai risvolti ironici? 

In effetti, se proprio devo essere sincero, la versione di Legs Weaver che compare nelle immagini promozionali - con tanto di poppe fotoniche - mi lascia molto perplesso, e mi spinge a fare una serie di ipotesi poco confortanti... Soprattutto considerando che Legs Weaver è ufficialmente lesbica e il rischio che venga presentata in maniera funzionale a certi - presunti - pregiudizi del pubblico è oggettivamente alto...
  
D'altra parte è inutile fasciarsi la testa prima di essersela rotta, quindi staremo a vedere...

Alla prossima.

3 commenti:

  1. Sulla serie tv non dico nulla perchè non ne so nulla, o quasi nulla (credo però che non ci sarà proprio una strettissima continuità tra i personaggi a fumetti e quelli che si vedranno nella serie - che andrà giudicata in sé).
    Piacerebbe anche a me vivere in un mondo in cui il pubblico ha gusti internazionali, e sia anche variegato a livello di età, desideri, modi di pensare - o meglio, nel complesso potrebbe anche esserlo, ma non lo è il pubblico di riferimento degli albi Bonelli (è su questo che appunto la mia riflessione, conoscendo meglio questo ambiente).
    Adesso come adesso l'età media del lettore bonelliano è più alta rispetto a quella di altri generi e altri editori, poco incline alle novità, sospetto anche un pochino "conservatore" (non in senso strettamente politico).
    Aldilà del fatto che sia giusto o sbagliato andare incontro al proprio pubblico invece che trovarne uno nuovo (si tratta di scelte che per una grande casa editrice che è anche una piccola industria non si possono fare a cuor leggero) il fatto è che l'omosessualità non viene vista come argomento "scottante" di per sé, e neanche come un qualcosa che andrebbe affrontato solo perchè "è d'attualità", o perchè renderebbe più "moderno" o "aperto" il fumetto bonelliano.
    A mio parere meglio che proprio non si parli di omosessualità se lo si deve fare male o per presunto "spirito progressista".
    Tutte le innovazioni in casa Bonelli sono state fatte gradualmente e sempre pensando al "proprio" pubblico di riferimento.
    Altre case editrici potrebbero essere più libere, se lo volessero, di andare incontro a un pubblico diverso, interessato a un altro tipo di fumetto, a uno sguardo diverso sulla realtà; non ne vedo molte, a parte la Renbooks, che però non esce con pubblicazioni per edicola, se non sbaglio.

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  2. Niente da eccepire. Anche io penso che l'inserimento di tematiche scottanti o delicate non debba essere fine a se stesso, come spesso è capitato in passato (as esempio coi fumetti della Max Bunker Press, ora 1000voltemeglio) col rischio di fare delle boiate. Infatti la bravura di uno sceneggiatore sta anche nel parlare di cose scottanti e delicate con competenza, senza forzature e in maniera appropriata, e se allo stato attuale non ci sono sceneggiatori in grado di farlo è meglio soprassedere. Il corto circuito, però, nasce proprio perchè - essendo la Bonelli una piccola azienda che rappresenta la principale fonte di sostentamento per chi ci lavora - da una parte mette al primo posto il suo bacino di utenza classico (che per ovvi motivi si riduce di anno in anno) per avere delle entrate "sicure", ma dall'altra si rende conto che non potrà andare avanti così all'infinito. Così propone delle "novità" e dei rinnovamenti che devono essere in buona misura compatibili col suo pubblico "storico", rallentando sempre di più quel ricambio generazionale che nel giro di una ventina d'anni sarà essenziale per garantire la sua sopravvivenza. Il discorso sulle altre case editrici è valido, ma il problema è che servirebbe qualcuno di abbastanza forte e coraggioso per rompere il ghiaccio, e nessuno lo fa (anche perchè i fumetti italiani in edicola sono gestiti da pochissimi editori, e tutti prendono come riferimento l'approccio della Bonelli). Tra l'altro io speravo nella nuova versione di Kriminal, che era stata annunciata un anno fa a Lucca e che avrebbe dovuto uscire a maggio, ma se ne sono perse le tracce... E, a questo punto, mi viene il sospetto che il motivo possa essere stato proprio un attrito fra l'approccio innovativo e spregiudicato degli autori (che guardacaso lavorano anche per gli USA) e l'editore, che non voleva giocarsi il solito "pubblico storico" dei fumetti italiani... Dando per scontato che sia l'unico su cui vale la pena investire risorse. Detto ciò, sarò sincero, penso che ogni casa editrice debba seguire la politica editoriale che preferisce: quello che mi urta un po'è che, per una questione di marketing, si spaccia per innovativo, moderno e "nuovo" qualcosa che in realtà è progettato proprio per risultare "vecchio" quel tanto che basta per incuriosire chi ha un'eta medio alta e/o una formazione "retrò". E il fatto che in tutto questo si inserisca anche una rappresentazione "vecchia" (o inesistente) del mondo LGBT mi indispone particolarmente (perchè in questo senso i media in generale hanno delle grandissime responsabilità), assieme al fatto che tutti lamentano il fatto di avere sempre meno lettori, ma non osano più di tanto per agguantarne di nuovi. A me sembra un tipico esempio di situazione in cui il confine fra prudenza e tendenza al suicidio tende a sfumare, ma ovviamente è un parere personale (^__^).

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  3. Vedi la pubblicazione in Italia dopo più di 60 anni di Alix

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