Ciao a tutti, come va?
Io sono rimasto molto turbato da quello che è successo durante una riunione di redazione del settimanale satirico francese Charlie Hebdo il 7 gennaio. Quando un piccolo commando terroristico di tre persone ha compiuto una strage punitiva, a seguito della pubblicazione si una serie di vignette ritenute offensive per la religione islamica. Il bilancio (provvisorio) è di dodici morti, tra cui il direttore della rivista Charb (Stéphane Charbonnier, 47 anni) e tre altri noti vignettisti: Tignous (Bernhard Verlhac, 47 anni), Cabu (Jean Cabut, 76 anni) e Wolinski (Georges Wolinski, 80 anni). In realtà Charlie Hebdo aveva già ricevuto numerose minaccie e nel novembre 2011 la redazione rimase vittima anche di una bomba incendiaria (che per fortuna non fece vittime). Alla quale il direttore aveva risposto raffigurandosi in copertina mentre baciava appassionatamente un musulmano osservante...
Tuttavia Charlie Hebdo non si è mai fatto intimidire e ha continuato per la sua strada. Proprio il giorno prima dell'assalto il direttore Charb aveva rilasciato un'intervista in cui dichiarava «se iniziamo a porci la domanda se abbiamo o meno il diritto di
disegnare Maometto, se sia pericoloso o meno farlo, la domanda
successiva sarà, possiamo rappresentare dei musulmani nel giornale? E
poi sarà se possiamo rappresentare degli esseri umani nel giornale, e
alla fine non rappresenteremo più nulla e il gruppo di estremisti che si
agitano nel mondo e in Francia avrà vinto».
E questa filosofia era applicata con tutti, e in particolare con tutti quelli che in qualche modo volevano imporre la propria linea di pensiero limitando qualle altrui, tant'è che Charlie Hebdo prendeva di mira spesso e volentieri le autorità religiose, soprattutto in quelle occasioni in cui cercavano di sopprimere la libertà altrui e allungare la mano sulla laicità della Francia... E così questo settimanale, quasi automaticamente, ha finito per schierarsi a favore dei diritti gay, fin dai tempi dell'opposizione ai PACS...
Arrivando a copertine anche più forti in occasione dell'approvazione dei matrimoni gay in Francia...
Senza farsi problemi a prendere direttamente di mira gli ultimi papi in copertina... Come ad esempio è avvenuto in occasione delle dimissioni di Benedetto XVI...
O del viaggio a Rio di Francesco I...
Per poi arrivare alla satira nei confronti del mondo islamico...
Che in effetti non scendeva a compromessi, nemmeno con Maometto...
Adesso tutti parlano di Charlie Hebdo in termini di "simbolo della libertà", e dei suoi collaboratori come "eroi", mentre le vignette della rivista hanno raggiunto lo status di simbolo della cultura, della civiltà e tutto il resto. Perchè in effetti parliamo di persone che, nonostante le minacce, hanno sempre voluto andare avanti, in nome della libertà di stampa e di pensiero. Anche quando la rivista non vendeva tanto, anche quando i politici (che adesso li osannano) avevano tentato di mettergli i bastoni tra le ruote.
Può essere indicativo il fatto che la sera dell'attentato in Piazza della Repubblica a Parigi ci sono stati raduni spontanei di folle di persone, che sventolavano cartelli e fotocopie delle copertine di cui sopra, e in particolare di quella col bacio gay del direttore...
Tecnicamente le vignette satiriche non sono fumetti (anche se alcuni dei vignettisti uccisi avevano anche realizzato fumetti veri e propri, e non solo satirici, visto che Wolinski aveva anche sceneggiato l'erotico Paulette coi disegni di George Pichard), ma con i fumetti hanno molte cose in comune al di là dei risvolti prettamente tecnici, tra cui la capacità di toccare nervi scoperti e di essere un simbolo della libertà di espressione... E di conseguenza la capacità di far riflettere e di sviluppare un'opinione indipendente, non necessariamente in linea con quelle che vengono imposte dall'altro e da chi ha il potere di farlo.
In poche parole fumetti e vignette hanno la capacità di stimolare il senso critico, e per questo suscitano l'odio di quanti prosperano grazie alla sua soppressione. Anche perchè, un'altra cosa che hanno in comune vignette e fumetti, è il fatto che offrono una possibilità che gli altri media non hanno: pur avendo l'immediatezza e la chiarezza delle immagini, permettono di soffermarsi a riflettere sul loro significato, e non è una cosa da poco.
E infatti l'attentato di cui stiamo parlando ha scelto di prendere di mira un settimanale di vignette satiriche.
Quello che però mi sta facendo più impressione in tutta questa storia, lo ammetto, è che tutta questa celebrazione della libertà di stampa anche in Italia stride in maniera fastidiosa con quello che - nei fatti - è la realtà di una nazione in cui, a differenza di quanto avviene in Francia, la laicità e la libertà di espressione non sono valori assoluti e in cui chi produce fumetti vive praticamente sotto assedio, nel terrore di chi potrebbe offendere e delle reazioni che potrebbe provocare. Certo, non a livelli di un attacco terroristico, ma sicuramente se avete letto questo blog nell'ultimo anno sapete bene a cosa mi riferisco (e, a titolo di esempio, vi consiglio di CLICCARE QUI).
E in effetti dalle nostre parti anche i vignettisti satirici non sono esattamente al sicuro, tant'è che proprio in occasione dell'attentato a Charlie Hebdo lo stesso Giorgio Forattini (che, per chi non lo sapesse, è uno dei vignettisti satirici più popolari del nostro paese) si è sentito in dovere di precisare in diverse interviste che in Italia, comunque, la satira non è libera come in Francia. Ad esempio Forattini fu querelato e condannato per una vignetta relativamente bonaria su Bettino Craxi, nella quale il leader socialista viene raffigurato mentre legge La Repubblica e commenta "Quanto mi piace questo giornale quando c'è Portfolio!" (Portfolio
era un concorso allegato al giornale), con l'implicazione evidente che
Craxi fosse un borseggiatore. Forattini (che vedete nell'autoritratto qui sotto) fu condannato perché, secondo le
motivazioni del giudice, l'implicazione era chiaramente falsa (anche se qualche hanno dopo i fatti avrebbero smentito la sentenza).
In un'altra occasione, nel 1991, quando il Partito Democratico della Sinistra fu accusato di ricevere ancora i finanziamenti che per anni l'URSS aveva garantito al Partito Comunista Italiano, Forattini presentò una vignetta in cui si vedevano Achille Occhetto e Massimo D'Alema che, vestiti da prostitute, ricevevano del denaro da Michail Gorbačëv, seduto in una lussuosa macchina al cui volante si trovava Enrico Berlinguer. Occhetto querelò subito Forattini, seguito più tardi da D'Alema. Nel 1994 il tribunale di Milano condannò il disegnatore con la motivazione che la vignetta aveva un intento 'informativo'. Al TG5 del 17 dicembre 2008, Forattini
dichiarò di essere stato querelato 20 volte solo da esponenti della
sinistra, affermando: "La sinistra non accetta la satira quando le è
rivolta contro".
E forse è proprio per via di questo clima che gli editori italiani di fumetti vivono con lo spauracchio delle querele, e una delle loro preoccupazioni principali è proprio quella di non correre rischi in questo senso, anche se il prezzo da pagare è quello di non toccare certi argomenti o di non toccarli in maniera diversa da quella gradita dalle lobby di potere del nostro paese, e questo vale in particolare proprio per le lobby religiose e filo religiose.
E in una recente intervista a IL FATTO QUOTIDIANO Mario Cardinali, il direttore del settimanale satirico IL VERNACOLIERE, sembra confermare che effettivamente le lobby religiose, anche nel nostro paese, sono quelle più intransigenti e vendicative (CLICCATE QUI).
E questo è quanto.
Certo quello che è avvenuto a Charlie Hebdo è molto grave a prescindere, ma tutta questa storia dovrebbe sollecitare anche una serie di riflessioni a margine, in particolare in un paese come l'Italia, se non altro per onorare il nome di persone che - di fatto - sono morte proprio perchè fino all'ultimo hanno voluto portare avanti la loro personale battaglia per il diritto alla libertà di espressione... E lo hanno fatto con le loro matite.
Alla prossima.
Questa volta non ho cliccato "WOW", ma solo "Interessante", perchè purtroppo anche qui si è caduti nel tranello di pensare che tutto questo teatrino fosse diretto verso la redazione di un giornale satirico (che per me è sempre stato tra il Vernacoliere nostrano e i muri dei bagni pubblici - e non lo dico con intenti denigratori -).
RispondiEliminaSembra che nell'attentato siano morti solo 4 artisti e un poliziotto e nessuno che si interroghi sulle altre vittime, tra cui, si è scoperto, esserci Bernared Maris, economista molto noto e molto influente in Francia (tanto da essere stato consulente del Governo), che propugnava l'abolizione dei debiti e uno sforzo da parte delle banche per assorbirli.
Alla luce di ciò viene da chiedersi se la Satira sia davvero sotto attacco, come si va sbandierando da due giorni, o se in realtà non sia solo un triste teatrino volto a nascondere mosse di scacchi ben più pericolose.
Piangiamo per 4 pedine mangiate e non per un alfiere spezzato?
Me sembra quantomeno poco adatto al momento che stiamo vivendo
Ammetto che in realtà il mio post era orientato a riflettere sulla libertà di stampa, e forse è stato un approccio un po' limitato, ma non penso di avere le competenze e l'autorevolezza per indagare su retroscena di altro genere. Quel che è certo è che nei prossimi mesi, fra ipotesi, scoperte inquietanti e altro, salterà fuori di tutto.
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