Ciao a tutti, come va?
Per il post di oggi volevo iniziare parlando di mio nonno, che era l'unico membro della mia famiglia che leggeva fumetti... E ne leggeva tanti. Però aveva dei gusti un po' circoscritti, infatti gli piacevano molto i fumetti di guerra, e ricordo che ne accumulava pile su pile (anche se poi mia nonna li buttava via regolarmente). In particolare gli piacevano i fumetti in bianco e nero che pubblicava l'Editoriale Dardo, e che erano di provenienza prettamente inglese...
Ricordo che qualche volta avevo provato a sfogliarli, ma proprio non mi piacevano (e di recente ho provato a risfogliarne qualcuno, ma l'effetto è stato lo stesso), però evidentemente all'epoca si vendevano bene, perchè ne uscivano diversi titoli ed erano pure quindicinali.
Suppongo che avessero un certo ascendente soprattutto sui reduci di guerra come mio nonno (che era nato nel 1915), o comunque su chi apparteneva a generazioni che avevano avuto delle esperienze dirette in fatto di guerre e operazioni militari... Tutta gente che apprezzava storie in cui i buoni e i cattivi erano chiaramente riconoscibili, con trame lineari, senza tante sovrastrutture e senza livelli di lettura particolarmente impegnativi. Infatti le serie che seguiva mio nonno iniziarono a scomparire man mano che si diradava il loro pubblico di riferimento, più o meno alla fine degli anni '80...
Così, alla fine, mio nonno rimase senza fumetti di guerra da leggere, ma di tanto in tanto sfogliava quelli che compravo io... E non dimenticherò mai quella volta che lo sorpresi a leggere Crying Freeman (un manga molto sensuale e violento, a base di yakuza tatuati): alzò lo sguardo, mi fissò, e invece di rimproverarmi si limitò a dire che secondo lui era meglio tenerli fuori dalla portata di mio fratello, che era ancora un po' piccolo per certe cose... E poi riprese la lettura come se niente fosse...
Molto avanti mio nonno.
Comunque, tornando al nocciolo della questione, ora nelle edicole di fumetti di guerra non se ne vedono più, e in effetti anche l'Editoriale Dardo non si vede più. O meglio: dopo la chiusura dei fumetti di guerra di cui sopra ha tentato di tirare avanti ancora qualche anno, continuando soprattutto a proporre le ristampe dei suoi grandi successi del passato, come Capitan Miki e Il Grande Blek... O addirittura Gim Toro e Billy Rock... Che evidentemente potevano contare quasi esclusivamente sul pubblico dei nostalgici degli anni '50 e '60...
Dopodichè, ad un certo punto, la suddetta fascia di pubblico non bastava più a sostenere una casa editrice che puntava soprattutto su ristampe e che non pensò mai di attualizzare in qualche modo i suoi eroi classici. E così, alla fine, l'Editoriale Dardo non si è più occupata di gestire direttamente i suoi personaggi, e ha "appaltato" i relativi diritti di pubblicazione all'Editoriale Mercury per il circuito dei collezionisti, e alle Edizioni If di Gianni Bono (foto sotto) per il circuito delle edicole. E Gianni Bono - essendo una persona onesta e trasparente - un paio di anni fa ha detto chiaramente che Il Grande Blek vendeva nell'ordine delle 2100 copie al mese (CLICCATE QUI), anche quando presentava storie inedite in Italia (e realizzate su licenza dell'Editoriale Dardo in Francia, Serbia, ecc)... E ha aggiunto che anche che le sue ristampe di serie bonelliane non facevano numeri tanto diversi: infatti Il Piccolo Ranger vendeva sulle 2600 copie mensili e Mister No sulle 2400...
E probabilmente dal 2013 a oggi la situazione non è migliorata...
Questi numeri sarebbero abbastanza bassotti anche per il circuito delle fumetterie, ma per dei fumetti che arrivano in edicola sono persino surreali... Eppure danno la misura di quanto siano effettivamente "popolari" al giorno d'oggi certi personaggi e certi tipi di storie, che pure in passato hanno avuto dei picchi di popolarità davvero notevoli (negli anni '50 Il Grande Blek vendeva 500.000 copie ad ogni uscita)... Ed è indicativo anche il lungo post che Gianni Bono ha voluto dedicare alla chiusura dell'ultima ristampa di Capitan Miki (e che trovate CLICCANDO QUI)...
Evidentemente i tempi cambiano e i lettori pure, come è giusto che sia. E, al di là del fatto che certe ambientazioni possono essere più o meno di moda, è evidente che se un fumetto - o una QUALSIASI forma di narrazione popolare - non riflette più i gusti di un pubblico sufficientemente ampio il suo destino è segnato, e con esso quello degli editori che non sono davvero al passo coi tempi... O che si rinnovano più lentamente di quanto non faccia la società.
E a questo proposito può essere interessante notare che nel 1994 l'Editoriale Dardo tentò di rilanciare Capitan Miki e Il Grande Blek con storie inedite, ma per farlo convocò ancora i suoi autori storici, col solo risultato di fare un buco nell'acqua... Anche perchè ebbero l'assurda pensata di proporre le nuove storie nel formato "libricino a strisce", con cui questi personaggi debuttarono negli anni '50!
E a poco servì la grande copertura mediatica dell'iniziativa (ne parlò anche IL CORRIERE DELLA SERA, come potete vedere QUI). Quindi, già da allora, si poteva intuire che certe operazioni "nostalgia" che puntavano su un pubblico "maturo", e particolarmente affezionato, non avevano poi un gran mercato... E al giorno d'oggi, in una realtà molto più interconnessa e dinamica rispetto a quella degli anni '90, è evidente che chi non propone dei fumetti al passo coi tempi, e in linea coi gusti effettivi del pubblico, ha ancora meno possibilità...
Dico questo perchè, sulla sua pagina facebook, Gianfranco Manfredi ha annunciato ufficialmente che è stata programmata la chiusura della sua ultima serie, e cioè Adam Wild...
In particolare dice che:
"Continuo a ricevere messaggi su Adam Wild, di cui vi ringrazio. Devo un
chiarimento in sintesi: 1. Si concluderà con il n.26? Sì. 2. Vendeva
troppo poco? Sì. Meno di tutte le mie serie precedenti. D'altro canto è
oggi difficile fare paragoni con il passato ( se paragoniamo le vendite
dei dischi e quelle dei libri tra i decenni passati e oggi, è un
funerale) . Diciamo che attualmente la soglia di sicurezza per i fumetti
Bonelli è sopra le ventimila copie mensili. Sotto, scatta
l'allarme. Soglie molto più basse di quanto non accadesse in passato.
3. Potrebbe esserci un'inversione di tendenza? Dipende dai lettori. In
altre serie è capitato che si sia bloccata la produzione e poi la si sia
riaperta perché la serie è risalita uscendo dalla zona pericolo. I
piani vanno fatti lo stesso, ma i giochi si possono sempre riaprire, se
li riaprono i lettori."
Ora: so che non è carino dirlo, ma io temevo che le cose sarebbero andate in questo modo fin da quando la serie era stata annunciata (CLICCATE QUI), e man mano che veniva pubblicata ci sono state varie conferme poco incoraggianti... Tant'è che su questo blog avevo pure subodorato le censure imposte dall'editore fin dal primo numero (CLICCATE QUI), che poi sono state confermate anche dallo stesso Gianfranco Manfredi (CLICCATE QUI)...
Il fatto è che era evidente fin da subito che il taglio di questa serie, che in un certo senso si presentava già in maniera anacronistica (per via di un'ambientazione non certo "di tendenza"), strizzava l'occhio alle aspettative di un pubblico che ormai è in via di estinzione... Forse le cose sarebbero andate diversamente se Adam Wild avesse saputo dare un'interpretazione nuova e "giovane" di un contesto già visto e rivisto, magari giocando su psicologie e situazioni effettivamente inedite e originali... Magari con un linguaggio e uno stile moderno...
Forse.
Ad ogni modo, anche volendo, era evidente che tutte queste strategie non si sarebbero potute adottare... Non quando un editore arriva al punto di coprire con un pudico gonnellino un protagonista che, nelle intenzioni dell'autore, si sarebbe dovuto presentare tuffandosi in mare senza vestiti addosso...
Probabilmente alcuni editori non hanno ancora capito che se i loro fumetti con un taglio "retrò" tengono ancora bene è soprattutto perchè hanno debuttato in anni in cui avevano un ampio pubblico potenziale, che si è cementato col tempo e che (in molti casi) si è rinnovato quasi esclusivamente tramite il passaggio della passione fra padre e figlio (o fra zio e nipote, ecc)... Adam Wild non era certo peggio di Tex o Zagor, ma lanciare un personaggio del genere oggi era un suicidio annunciato... Soprattutto se si dava per scontato che la nicchia di mercato rappresentata dai lettori "maturi", e/o in sintonia con questo tipo di prodotto, sarebbe bastata a fornire almeno 20.000 lettori al mese.
E infatti le cose non sono andate così, e in futuro è facile immaginare che anche gli altri fumetti che manterranno un taglio "retrò" andranno sempre peggio. Più o meno come è accaduto ai fumetti di guerra dell'Editoriale Dardo, man mano che i loro lettori di riferimento lasciavano il posto alle nuove generazioni...
Certo è vero che, come dice Gianfranco Manfredi, dischi e libri vendono sempre meno, ma è anche vero che se questo succede non è perchè la gente ha perso interesse nella musica o nella narrativa pop, ma semplicemente perchè su internet ora trova musica e serie TV avvincenti senza spendere un soldo, e fruibili come e quando si vuole (esattamente come una volta poteva accadere solo con i libri o i fumetti). Il tempo libero rimane lo stesso, ma le alternative per impiegarlo sono diventate infinite, quindi è inevitabile che vengano fatte delle scelte, soprattutto da un numero crescente di persone che ha sempre maggior dimestichezza con le nuove tecnologie.
Ad esempio: anche senza voler considerare le varie possibilità di streaming gratuito (legale o meno) un abbonamento mensile alla piattaforma NETFLIX costa al massimo 11,99 euro, e può essere sfruttato davvero ovunque (dagli smartphone alle consolle videoludiche). La tariffa base è di 7,99 euro mensili: l'equivalente di meno tre albi Bonelli per avere accesso a ore e ore di serie di qualità, che NON hanno i vincoli, i limiti e l'impostazione "vetusto-friendly" di una tipica serie a fumetti Bonelli.
Quindi, considerando che ormai i fumetti e le piattaforme digitali hanno lo stesso livello di fruibilità, o si diventa davvero competitivi o la situazione continuerà a peggiorare.
E per risultare competitivi, e soprattutto coinvolgenti, non si possono lanciare prodotti che nascono già "vecchi", e a cui vengono imposti gli stessi paletti di venti o trenta anni fa, magari per paura di giocarsi il pubblico più tradizionalista o di scatenare le ire delle lobby bigotte. Anzi: centrare esattamente i gusti del pubblico reale diventerà semplicemente indispensabile, da qui a un po'.
Mi spiego meglio.
Una volta una casa editrice poteva permettersi di elaborare un progetto, più o meno ispirato ad un trend di successo in quel periodo (western negli '50, horror negli anni '80, fantascienza negli anni '90, ecc) con la certezza quasi assoluta di fare centro, soprattutto se aveva sceneggiatori e disegnatori di qualità... Anche perchè fino a qualche decennio fa bastava l'ambientazione giusta per fare la differenza, perchè il pubblico era meno esigente e aveva meno alternative... E il fatto che personaggi e situazioni avessero poche sfaccettature e pochi livelli di lettura (risultando pressochè intercambiabili), ad esempio, passava in secondo piano... Così come il fatto che un personaggio fosse monoespressivo...
Tutte cose che al grande pubblico di oggi NON passano inosservate. Così come non passa inosservato il fatto che la fiction più appetibile (anche quando si parla di fumetti) è quella che tratta temi e situazioni in cui il pubblico può ritrovarsi in qualche modo, magari identificandosi con i protagonisti o trovando dei riferimenti concreti e verosimili al mondo di oggi (anche in quei fumetti ambientati in altre epoche o in altre realtà)... Ai suoi problemi, ai suoi stimoli, ecc...
Cosa che non è avvenuta nemmeno con un'altra serie Bonelli, e cioè quel LUKAS (di cui ho parlato più volte) che - pur nascendo come una maxiserie di 24 numeri divisi in due "stagioni"- in caso di buoni riscontri sarebbe proseguita anche oltre il febbraio del 2016... Cosa che, però, pare proprio che non accadrà. E, per dirla tutta, sono sempre più convinto che il cambio di titolo da LUKAS a LUKAS REBORN fosse giusto uno stratagemma per ottenere un minimo di visibilità supplementare negli scaffali delle edicole (visto che i nuovi titoli, in edicola, hanno sempre un trattamento migliore)... Ad ogni modo anche in questo caso la serie - che a suo tempo venne presentata come l'ennesimo capolavoro - non proseguirà...
Evidentemente non ha convinto più di tanto il pubblico, che a quanto pare - nonostante un'ambientazione potenzialmente interessante - non si sentiva coinvolto dalle storie, dai toni e dai personaggi che animavano questo fumetto... E forse una certa dose di responsabilità l'hanno avuta anche alcune scelte narrative poco felici e molto anacronistiche, soprattutto quando la serie trattava argomenti come l'omosessualità (ne ho parlato QUI , QUI e soprattutto QUI).
Un copione, questo, che con i fumetti italiani si ripete con sempre maggior frequenza... E che dimostra che nei fatti gli editori (e gli autori) non riescono più ad essere in linea con i gusti dei loro lettori potenziali... Che magari possono anche provare a comprare i primi numeri di una nuova serie, ma che sempre più spesso la abbandondano dopo esserne rimasti delusi...
Però, a rigor di logica, se un editore non vuole iniziare a rantolare dovrebbe prima di tutto conoscere bene il pubblico, o il pubblico potenziale, a cui punta: proprio per evitare di perdere lettori strada facendo e per conquistarne di nuovi... Anche perchè - come ho detto più volte - in questo momento storico sono i lettori di fumetti ad avere il coltello dalla parte del manico... Quindi un editore serio non può più permettersi una linea editoriale basata sugli ipotetici gusti del suo pubblico "storico", e men che meno sulle idee di autori più o meno "geniali", che magari offrono come garanzia solo le file dei loro fans alle fiere di fumetto e i loro followers su internet...
Anche perchè spesso ciò di cui un editore, o un autore, è convinto non risponde necessariamente alla realtà... E la cosa curiosa è che non si tratta di una novità: i primi segnali in questo senso si intravedevano perlomeno dagli anni '90, e guardacaso posso fornirvi delle prove proprio grazie a Gianfranco Manfredi e all'Editoriale Dardo...
Alla fine del 1991 l'Editoriale Dardo, sulla scia del grande successo di Dylan Dog, diede modo a Gianfranco Manfredi di lanciare una nuova serie a tinte horror, ma decisamente più demenzial-trash, e cioè GORDON LINK. Per conoscere meglio il suo pubblico Gianfranco Manfredi propose un sondaggio, e il risultato venne pubblicato in uno speciale allegato al numero 9, dell'aprile 1992.
In quell'occasione i lettori che compilarono e spedirono la scheda allegata qualche mese prima furono 4873 e, anche se per una questione di tempo Gianfranco Manfredi (aiutato dalla moglie) ne analizzò "solo" 2500, i risultati secondo me erano molto interessanti. Ad esempio: da quel campione si evinceva che le lettrici di sesso femminile erano circa il 10%, e che rientravano nella fascia d'età compresa fra i 18 e i 25 anni (mentre i maschi andavano dagli 8 ai 62)... Inoltre emerse che le lettrici amavano particolarmente i film sentimentali e gli horror a base di vampiri: una tendenza che - come saprete - sarebbe esplosa commercialmente qualche decennio più tardi, dopo essere stata abilmente mixata...
E questo è stato solo uno dei tanti risultati di quel sondaggio che NON venne preso sul serio da nessuno, anche se anticipava i tempi e valeva oro!
Qui di seguito potete vedere alcuni degli altri dati elaborati da Gianfranco Manfredi all'epoca...
Ad esempio come erano distribuiti i lettori per fasce d'età ed aree geografiche...
Quali erano gli altri fumetti che seguivano...
Ed anche quali erano i loro gusti in fatto di scrittori...
Di gruppi musicali...
E di film visti al cinema l'anno precedente...
Tutti dati molto interessanti per inquadrare il lettore-tipo, anche se a mio parere uno dei sondaggi più interessanti è stato quello relativo al "genere" preferito... Dove, a sorpresa, l'horror (che pure era il tema principale di GORDON LINK) arrivava solo secondo, mentre al primo posto spiccava il genere MITOLOGICO, con il fantasy alla terza posizione!
Ovviamente, in quel momento, nessuno prese sul serio il buon posizionamento del genere fantasy o la spiazzante vittoria del genere mitologico... E guardacaso entrambi i generi sono letteralmente ESPLOSI al cinema e in TV nei decenni successivi... Al punto che persino la Bonelli, di recente, ha osato cimentarsi con una serie che ha un'ambientazione fantasy (e dico ambientazione perchè, a mio modesto parere, Dragonero di fantasy ha SOLO l'ambientazione).
Ad ogni modo, al momento, non mi risulta che sia in lavorazione nessuna serie mitologica o storico-mitologica (anche se nel recente passato abbiamo avuto delle produzioni abbastanza imbarazzanti e rivolte ad un pubblico infantile, come MYTICO, e ai veri motivi di questo stato di cose varrebbe la pena di dedicare un post a parte)... Nemmeno considerando che chi aveva 18-25 anni nel 1992 adesso dovrebbe averne fra i 41 e i 48, e rappresenterebbe una fascia di pubblico ancora appetibile persino per gli editori italiani più tradizionali...
E dovrebbe essere la stessa fascia di pubblico a cui, già dal 1992, il genere western NON interessava granchè (nel sondaggio di GORDON LINK era al penultimo posto)... E, guardacaso, oggi TEX è arrivato a perdere 10.000 lettori all'anno, segno evidente che non gode più del ricambio generazionale di una volta... Tra l'altro il fatto che da questo sondaggio fosse emerso che molti lettori seguivano TEX, pur non amando il western, mi porta a pensare che lo leggessero solo perchè se lo ritrovavano in casa grazie ai loro padri o ai loro nonni, e che lo "seguivano" solo per ammazzare il tempo (in quel periodo smartphone e internet non esistevano)...
Un sondaggio decisamente, interessante, quindi... Anche se all'epoca, probabilmente, venne preso sottogamba proprio perchè sembrava contraddire in maniera quasi eretica alcuni dogmi del fumetto popolare italiano...
Morale della favola: direi che una certa scollatura fra la politica degli editori italiani di fumetti e il loro pubblico potenziale era presente già da allora, anche se era meno evidente di oggi, e sicuramente meno incisiva a livello di vendite.
Stando così le cose, in effetti, forse un editore di fumetti popolari dovrebbe pensare prima di tutto a riprendere il contatto con i lettori che vuole conquistare... E prima di investire decine o centinaia di migliaia di euro in progetti pianificati a caso, o in base all'entusiasmo di questo o quell'autore della sua scuderia, dovrebbe cercare di capire quali sono i gusti reali del suo pubblico, del suo ex-pubblico e - soprattutto - del suo pubblico potenziale. Anche a costo di doversi confrontare con delle sorprese sconvolgenti.
E magari dovrebbe pensare di investire un po' di soldi in un sondaggio online gestito in maniera professionale, tramite votazioni certificate e tutto il resto, ma anche proponendone una versione cartacea più tradizionale. Il tutto elaborato da dei professionisti, o magari da un istituto demoscopico... E in questo modo, finalmente, scoprirebbe dov'è la verità...
Se, ad esempio, tutta questa paura di rappresentare l'omosessualità in maniera moderna ha una sua ragion d'essere oppure no... Verificando se - omosessualità a parte - bisogna evitare a tutti i costi di parlare di temi eticamente sensibili per non suscitare polemiche, o se invece questi temi potrebbero essere la chiave per riavvicinare lettori... E capendo una volta per tutte se certi tabù coincidono davvero con le aspettative del grande pubblico o se sono solo il frutto del timore reverenziale degli editori nei confronti delle lobby bigotte... E molto altro ancora...
Soprattutto potrebbe valutare con cognizione di causa quali idee, quali sceneggiatori e quali disegnatori sono all'altezza delle aspettative, e quali no... E magari - finalmente - conoscerebbe i veri motivi per cui una serie non è piaciuta e ha perso pubblico, al punto di doverla chiudere per mancanza di lettori...
E, se tanto mi da tanto, qualcosa mi dice che da un sondaggio del genere potrebbe emergere un quadro decisamente inaspettato... Che rimetterebbe in discussione molte cose (e molti incarichi), e forse è anche per questo un progetto del genere non è mai stato preso in considerazione.
Anche perchè, se persino mio nonno buonanima era passato senza particolari traumi dai fumetti di guerra a Crying Freeman, la sensazione è che i lettori italiani - se gliene viene data l'occasione - siano molto meno prevenuti (e più golosi di novità) di quanto gli editori non pensino... O di quanto gli editori non siano.
E forse, se le vendite calano e le serie chiudono, dare il grosso della colpa ai lettori che non "collaborano" più come una volta risulta un tantino fuori luogo... Dopotutto non dovrebbero essere i lettori a venire incontro agli editori, ma semmai il contrario (soprattutto in tempo di crisi economica)... Anche perchè, fondamentalmente, a un lettore di fumetti medio non gliene frega nulla delle remore, dei conflitti di interesse e degli equilibri interni di una casa editrice... A meno che non sia un fan duro e puro, ma i fan all'ultimo stadio di un autore, un genere o di una casa editrice, sono troppo pochi per garantire la sopravvivenza di un fumetto che aspira a definirsi "popolare"e a fare grandi numeri...
E tutto il resto viene da sè.
Alla prossima.
Splendido articolo!
RispondiEliminaPonderato, pieno di dati (quindi NON di "sensazioni" campate in aria), intelligente, assolutamente realistico, NON fazioso...
Ti ringrazio di cuore perché, oltre a questo, i tuoi articoli per la maggior parte delle volte rispecchiano le caratteristiche di cui sopra; caratteristiche che fanno la differenza tra articoli seri e UTILI e i "gnégnégné c'ho anch'io un blog!" di cui francamente ne ho piene le scatole.
Grazie, grande e complimenti!
Un abbraccio
Orlando
p.s. a parte tutto ciò, sono totalmente, totalmente d'accordo con la tua analisi. Ma lo facessero davvero un sondaggio! Ma perché non lo fanno? Forse lo sappiamo fin troppo bene il perché.
Grazie :-)
RispondiEliminaIn realtà lo spirito con cui cerco di portare avanti questo blog è proprio questo, e se ogni tanto il messaggio passa sono contento :-) Comunque, come ho detto nel post, secondo me se un sondaggio del genere fosse fatto - e fosse fatto ad ampio raggio - emergerebbe una realtà molto diversa da quella che viene data per scontata. E probabilmente chi di dovere, perlomeno a livello inconscio, sa bene che non avrebbe i mezzi e le capacità per adeguarsi, e sa che sarebbe costretto passare la mano ad altri... E siccome nel mondo del fumetto la gente si attacca alle poltrone quanto e più dei politici (soprattutto se non ha altre fonti di reddito) direi che nessuno ha interesse a fare emergere questo problema :-)