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lunedì 14 dicembre 2015

AUTOPRODUZIONI MANCATE

Ciao a tutti, come va?

Il post di oggi sarà un po' il sequel di quello che avevo dedicato al mercato dei boys love e degli yaoi in Italia lo scorso aprile (CLICCATE QUI). Lo spunto mi è stato offerto da un commento di Lucia Piera De Paola, fondatrice dell'associazione culturale Teke, riferito proprio a quel post. Siccome offre vari spunti di discussione interessanti, e siccome penso che il diritto di replica sia importante, qui di seguito vi riporto il suo intevento per intero:

"Gentilissimo Wally,
ho letto con interesse tutto l'articolo e trovo la sua ricerca interessante.
Mi scuso per il ritardo della mia risposta ma sono "caduta" nel suo blog per un puro caso.
Rimango piacevolmente colpita dal fatto che Lei abbia sprecato tante parole su di me e di ciò la ringrazio!
Ma vorrei precisare che ci sono alcune piccole inesattezze:
l'associazione culturale TEKE adesso divenuta TEKE ARCOBALENO ha sempre avuto la partita IVA 13326871004.
Non chiediamo contributo agli autori da 0 a 100 anni.
I motivi per cui non ho più pubblicato Yaoi sono da attribuire al fatto che i miei autori non hanno rispettato gli accordi dei loro contratti editoriali (scaricabili da internet) in quanto non sono riusciti a portare a termine il numero di capitoli dichiarati sul contratto debitamente firmato: ritengo che la loro giovane età non gli abbia fatto considerare che creare comporta tanta fatica e tensione mentale, insomma dopo il primo manga da me pubblicato con sincero entusiasmo mi hanno lasciato con i personaggi inconclusi e con migliaia di pezzi stampati con cui adesso potrei accendere un bel fuoco!
I monotematici sono ancora in commercio, su Amazon e presso Mondadori e Feltrinelli, il distributore è Libri & Co Italia.
Confesso di essere estremamente delusa dall'esperienza dello Yaoi, genere che personalmente adoro!
Riguardo la polemica sollevata in un altro blog, posso solo dire che non ci vuole nulla a distruggere la reputazione di una persona anche se ha ragione... non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire!
La casa editrice TEKE non è discontinua anzi, si avvale di ottimi autori che sono visibili su www.tekeditori.com, e ultimamente ha "centrato" diversi titoli che probabilmente a lei sono sfuggito quali SCARPEDIEM di Pino Ammendola e la monografia fotografica di MASSIMO GIROTTI di Roberto Liberatori.
Riguardo poi la mia vita privata che io ho "messo in piazza" per un motivo ben preciso (non sono solo i gay che non possono adottare in Italia ma anche i single) dov'è il problema?
Non ho parlato solo a Tele 2000 ma anche su Rai1 Rai2 e Rai3, Canale5 e altre emittenti private.
Vendo e produco gadget di Harry Potter (vanno molto di moda) con i quali finanzio la produzione dei miei libri.
Salutandola con simpatia spero di essere stata sufficientemente esaustiva.
Lucia P de Paola"


Prima di tutto vorrei ringraziare Lucia Piera De Paola per avermi scritto, dopodichè ci terrei a ribadire, a scanso di equivoci, che questo blog non ha lo scopo di mettere in cattiva luce nessuno (anche se a volte mi rendo conto che posso essere frainteso), ma semmai cerca di offrire punti di vista insoliti, e cerca di farlo incrociando vari tipi di dati e testimonianze, per avere un quadro generale. Se, ad esempio, nel post di aprile scrivevo che le produzioni Teke non avevano un distributore vero e proprio era perchè, al di là del fatto che nessuno lo aveva mai nominato, cercando "Teke Editori" su AMAZON compare solo il libro SCARPEDIEM... E lo stesso vale per gli shop MONDADORI e FELTRINELLI...

E i dubbi sulla partita IVA derivavano dal fatto che sul sito o sullo shop della Teke non ce n'era traccia, il che mi portava a pensare che nonostante la dicitura Teke Editori non si trattasse di un'attività registrata come casa editrice (nel qual caso sarebbe stata obbligata ad inserirla anche sul suo sito), ma come semplice associazione culturale. Ovviamente se la Teke, che è attiva dal 2008, aveva da sempre la Partita IVA 13326871004 tanto di cappello. Anche se, in effetti, inserendo quel numero nell'apposito spazio di verifica sul sito dell'Agenzia delle Entrate (CLICCATE QUI) risulta che questa Partita IVA è stata attivata solo il 2 aprile 2015 a nome di ASSOCIAZIONE CULTURALE TEKE ARCOBALENO... Misteri fiscali.

E infine vorrei precisare anche che le mie perplessità sull'opportunità o meno di vendere articoli dedicati a Harry Potter, piuttosto che partecipare alla programmazione di TV2000 (l'emittente della CEI), erano legate solo al fatto che poteva essere una scelta di marketing svantaggiosa per chi produce e distribuisce fumetti yaoi e boys love in Italia... Problema che comunque, da quello che ho capito, ora non si pone più, visto che Teke Arcobaleno non si occuperà più del settore yaoi (tant'è che a Lucca Comics & Games 2015 era nel padiglione Junior)... Con un certo rammarico da parte di Lucia Piera De Paola...

E direi che questa è la notizia più importante contenuta nel messaggio che mi è arrivato, dove è stato anche precisato che questa decisione è stata motivata dalla scarsa affidabilità delle persone che hanno iniziato a collaborare con Teke, per poi sparire nelle nebbie... Lasciando un editore deluso e pile di pubblicazioni con cui accendere dei falò.

Ovviamente io non posso sapere se l'interpretazione dei fatti riferita dall'editore è l'unica possibile... E, se ci sono persone che vogliono darne un'altra, questo blog resta a disposizione per eventuali controrepliche... Tuttavia direi che è evidente che da qualche parte c'è stato qualcosa che non ha funzionato.

Anche perchè, mentre in Italia mi tocca riferire comunicazioni di questo tipo, in Francia si stanno consolidando eventi come lo Yaoi-Yuri Con, la fiera delle autoproduzioni francesi yuri e  yaoi, che si tiene a Lione da quattro anni con crescente successo... E con crescente partecipazione.

Quest'anno, a ottobre, c'erano oltre trenta espositori, e anche se alcuni provenivano da nazioni limitrofe come Spagna e Regno Unito, la stragrande maggioranza erano associazioni, autori e gruppi amatoriali francesi e/o francofoni (l'elenco completo lo trovate CLICCANDO QUI)... E nella prima edizione, quattro anni fa, gli espositori erano solo sette! Segno evidente che, al di là delle Alpi, un certo tipo di manga (con un certo tipo di tematica) è riuscito a mettere radici e a creare un sottobosco di artisti autoctoni in continua crescita e in grado di animare una manifestazione molto partecipata...

Con tanto di attività collaterali come conferenze...

Workshop ricreativi...

Karaoke...

Le classiche gare di cosplay...

E una mostra dedicata alle interpretazioni yaoi e yuri del mondo dei supereroi...

Per maggiori dettagli vi rimando al sito dell'associazione EVENT YAOI (CLICCATE QUI), che si occupa di promuovere lo YAOI in Francia, organizza la manifestazione di cui sopra e ha anche un ramo editoriale specializzato in romanzi illustrati, le EDIZIONI YBY (CLICCATE QUI). Tutte cose che pongono degli interrogativi un po' inquietanti se si fa un confronto con la situazione italiana...

Dove da una parte abbiamo sparuti gruppi di artisti/e (che si contano sulle dita di una mano) che portano avanti le loro autoproduzioni in maniera abbastanza isolata, mentre dall'altra abbiamo associazioni che ormai hanno cessato le attività (come la storica YSAL), o che ammettono di avere gettato la spugna per mancanza di professionalità da parte di chi avevano sotto contratto (come nel caso di Teke).

Come è possibile? Sicuramente alcuni punti che ho analizzato nel già citato post di aprile possono spiegare perchè yaoi e boys love, in generale, hanno fatto fatica ad affermarsi dalle nostre parti, ma dopo le affermazioni di Lucia Piera De Paola viene il sospetto che ci siano anche dei problemi più a monte... Perchè, a prescindere da dove sta la verità, è un dato di fatto che la maggior parte delle persone che hanno pubblicato qualche fumetto con Teke hanno preferito NON ritentare la sorte nel mondo delle autoproduzioni dopo che la loro collaborazione con Lucia Piera De Paola si è interrotta... A prescindere dalle cause della suddetta interruzione...

Ed è effettivamente strano, perchè al giorno d'oggi un'autoproduzione può essere portata avanti anche a costo zero, utilizzando le varie possibilità che offre il crowfunding, il print on demand e tutto il resto. Certo non tutti possono avere da subito dimestichezza con questo tipo di risorse, ma è curioso che - della ventina di persone che hanno pubblicato con Teke - nemmeno una abbia poi tentato questa strada. Confermando almeno in parte quello che mi ha scritto Lucia Piera De Paola.

Tuttavia credo che sarebbe sbagliato valutare questa situazione senza inquadrarla in un contesto più ampio. Partiamo da un dato oggettivo: la cultura italiana e quella giapponese sono diverse, soprattutto per quel che riguarda l'etica del lavoro. Il giapponese medio sviluppa - fin da giovane - una dedizione, una determinazione, una costanza e uno spirito di sacrificio che NON fanno parte del modo di pensare dell'italiano medio. Se un mangaka giapponese - anche molto giovane - vuole fare carriera sul serio, rinuncia senza troppi problemi alla sua vita sociale e alle sue ore di sonno. E se un mangaka produce storie che vanno avanti per migliaia e migliaia di pagine, si può star certi che deve pagare un prezzo molto alto in termini di qualità della vita. D'altra parte se decide che il suo scopo nella vita è quello di essere un mangaka tutto il resto viene dopo, e quindi gli va bene così.

Dare per scontato che dei giovani (aspiranti) fumettisti italiani più o meno dotati, che nella maggior parte dei casi non hanno mai realizzato storie lunghe e articolate, siano in grado di mantenere degli standard produttivi e qualitativi professionali, anche solo vagamente paragonabili a quelli giapponesi, sicuramente ha poco senso. Ed ha ancora meno senso pretendere che ce ne sia un numero sufficiente nel limitatissimo ambito dei giovani fumettisti italiani che vogliono cimentarsi con yaoi e yuri (o i fumetti LGBT in generale)... E a pensarci bene era praticamente inevitabile che un editore con queste pretese restasse deluso...

Anche perchè, altro essenziale dettaglio, i giovani mangaka che mantengono standard lavorativi da mangaka possono permettersi di farlo anche perchè hanno la prospettiva di una carriera e di un concreto ritorno economico, che possa compensare le ore di lavoro necessarie per portare avanti i loro progetti con continuità. E questo perchè in Giappone, al di là del mondo editoriale vero e proprio, da decenni funziona un circuito commerciale parallelo per le autoproduzioni e i manga amatoriali (anche a tematica bara, yuri e yaoi), che garantisce introiti interessanti e possibilità di "avanzamento" professionale.

La Teke non chiedeva soldi ai suoi autori, e - stando a quello che mi ha detto via facebook Lucia Piera De Paola - offriva un guadagno che andava dal 3% al 10% sul prezzo di copertina delle copie vendute (il modello di riferimento contrattuale lo trovate CLICCANDO QUI). Quindi, su un fumetto venduto a 8 €, un autore avrebbe guadagnato al massimo 80 centesimi a copia: 80 € ogni 100 copie, 800 € ogni 1000, ecc. Meglio di nulla, ma in prospettiva questo meccanismo sicuramente NON incentivava i fumettisti a sacrificarsi più di tanto per portare avanti i loro progetti nei tempi e nei modi auspicati... E forse non li incoraggiava nemmeno ad investire ancora tempo ed energie in una carriera di questo tipo, sempre ammesso che fossero stati in grado di portarla avanti, ovviamente. In ogni caso, lo ammetto, mi viene difficile credere che ci siano migliaia di copie invendute solo perchè le storie sono rimaste in sospeso...

Nel senso che, più banalmente, sarei tentato di pensare che tutte quelle migliaia di copie "da falò" siano rimaste invendute perchè non hanno incontrato il favore del pubblico, e - in minor misura - perchè sono state distribuite con difficoltà e/o non sono state promosse nel modo migliore... Anche perchè - per inciso - il mondo dei manga giapponesi è pieno di storie che rimangono in sospeso per anni, e hanno comunque un successo straordinario (in patria come nel resto del mondo)...

E d'altra parte la pubblicazione e promozione garantita da Teke quali prospettive poteva offrire, considerando la (drammatica) situazione italiana e le sue criticità? Dopotutto, giusto per fare un esempio, i siti italiani che si occupano di fumetto tendono sempre a NON parlare di produzioni a tematica LGBT, soprattutto se hanno risvolti erotici, anche quando coinvolgono autori affermati e di fama internazionale... L'anno scorso, per esempio, Ren Books aveva portato a Bologna una mostra di originali di Gengoroh Tagame... Con tanto di Gengoroh Tagame in carne e ossa... Eppure NESSUN sito italiano di fumetti parlò della cosa...

E ad ogni modo, gusti a parte, la qualità degli yaoi pubblicati da Teke era estremamente altalenante e in buona parte dei casi non era paragonabile a quella degli yaoi e dei boys love giapponesi già pubblicati in Italia, anche se il prezzo di copertina dei suoi volumetti era più o meno lo stesso...

Quindi la domanda sorge spontanea: perchè la già risicata nicchia di appassionate italiane di yaoi avrebbe dovuto seguirli in massa, dopo aver sperimentato le prime pubblicazioni della Teke e aver verificato che, molto semplicemente, non erano all'altezza delle loro aspettative e/o degli standard a cui erano abituate? Avrebbero dovuto farlo per spirito di collezionismo? Per incoraggiare gli autori? Per incentivare il mercato degli yaoi italiani? Per principio?

Purtroppo (o per fortuna) non è così che funziona.

Soprattutto considerando che viviamo in un'epoca in cui la possibilità di visionare splendidi yaoi gratuitamente su internet è alla portata di tutti, e quindi il sostegno ad una produzione cartacea può essere motivato solo da un concreto apprezzamento, e dalla precisa volontà di sostenere un determinato progetto o un determinato autore (magari da parte di uno zoccolo duro di fans che hanno già dimostrato che vogliono sostenerlo)... Una logica che, in effetti, caratterizza da sempre il mercato delle autoproduzioni in tutto il mondo... Anche in ambito yaoi...

E infatti la sensazione è che alla base di quello che è successo con la Teke, e con le migliaia di copie da buttare nel caminetto, ci sia stata proprio stata la mancanza di un ampio mercato italiano per le autoproduzioni a tema, in cui andare a pescare autori di successo da valorizzare.

Nel senso che, nel nostro paese, abbiamo tantissime persone che si cimentano con lo stile manga (tant'è che stanno aumentando i negozi che importano cancelleria professionale direttamente dal Giappone), e alcune di loro sperimentano anche tematiche yaoi, ma purtroppo pochissime scelgono di mettersi alla prova sul serio autoproducendo materiale A PAGAMENTO... O comunque materiale progettato in funzione di una raccolta cartacea da vendere in futuro.

E questo anche se, paradossalmente, sarebbe un'ottima strategia per verificare se il loro lavoro effettivamente può avere uno sbocco commerciale e può rappresentare un impegno sostenibile, oppure se è destinato a restare un hobby...

Anche solo per il fatto che chi autoproduce i suoi fumetti, e li mette in vendita, ha l'occasione di dimostrare che è in grado di disegnare e (soprattutto) sceneggiare ottenendo dei riscontri di pubblico... E questa regola vale in particolar modo per chi vuole realizzare manga con il metodo di lavoro giapponese, e cioè occupandosi sia delle sceneggiature che dei disegni.

Senza fare una scrematura di questo tipo, in effetti, i rischi per un editore che lancia allo sbaraglio giovani autori - per giunta alle primissime esperienze - sono sicuramente enormi, e potenzialmente catastrofici, come appunto è avvenuto nel caso di Teke.

Tantopiù che un vero mercato delle autoproduzioni yaoi anche in Italia stimolerebbe sicuramente gli autori a migliorarsi e ad essere più competitivi, con conseguenti benefici a cascata per tutti... Come ad esempio sta avvenendo in Francia, dove la qualità media di chi autoproduce yaoi si sta indubbiamente alzando...


Ad ogni modo sono portato a pensare che tutta questa storia non faccia altro che dimostrare che la situazione italiana è obbiettivamente strana... Non foss'altro perchè, paradossalmente, abbiamo almeno tre esempi di autoproduzioni yaoi/boys love che proseguono da diversi anni, e nonostante un certo sfoggio di talento, tanta costanza e una buona risposta di pubblico non hanno ancora trovato un editore (italiano) disposto ad investire concretamente su di loro, anche solo per valorizzarle...
E mi riferisco a Purpurea Noxa (CLICCATE QUI)...

Ai manga gotici di Dany & Dany (CLICCATE QUI)...

E ai lavori de Le Peruggine (che ora si sono concentrate sui romanzi illustrati)...

Tutte persone che, oltre ad autoprodurre i propri fumetti, si sono date da fare per trovare delle piattaforme adeguate per la loro vendita... E se a distanza di anni continuano a vendere e ad avere un bacino di fans affezionati un motivo ci sarà. Tuttavia in Italia non abbiamo niente di simile alla Yaoi-Yuri Con di Lione, o associazioni per la promozione dello yaoi in grado di progettare eventi di questo tipo, e questo è un dato di fatto che non depone a favore di certe dinamiche che si sono instaurate nel nostro paese...

Anzi, se proprio devo essere sincero, questa situazione mi sembra più che altro un campanello d'allarme per la buona salute del fumetto italiano in generale.

Alla prossima.

3 commenti:

Damb... Comics and Art ha detto...

Ciao Wally, mi permetto di aggiungere qualche dato e qualche correzione al tuo esaustissimo articolo in virtù del fatto che sono/siamo autori ancora in collaborazione con le edizioni Teke. Nella parte che segue scriverò al plurale che non è "maestatis", ma solo perchè mi esprimerò anche a nome del mio amico e partner di lavoro Danilo. Non entrerò in merito alle questioni fiscali di cui non sono al corrente ne in merito alla questione delle scelte editoriali di un editore che stimo (anche se ancora in cerca di una collocazione ben precisa). Ci tengo tuttavia a fare alcune precisazioni:
Premesso che (purtroppo) non rientro nella fascia dei "giovani autori. Mi sono avvicinato a teke qualche anno fa attirato dal fatto di poter proporre storie a tematica gay/yaoi e stimolati dal fatto di avere pochi vincoli a livello creativo. Con teke abbiamo quindi pubblicato i due brevi volumi "a Cowboy's tale", e il seguito " A Cowboy's tale", Bandits". Progetto che tu conosci, perchè nato in funzione di un tuo progetto editoriale poi abortito (la rivista "splash").
Per questi due progetti avevamo il famoso contratto a percentuale e non ci è stato in alcun modo chiesto di autofinanziare le pubblicazioni. Attualmente stiamo lavorando ad un corposo volume (se confrontato agli altri) sempre a tema gay, tratto da un (ottimo) romanzo di Lucia Piera de Paola: Fuck diem. In parallelo ai Cowboys abbiamo terminato il volume "serial victim" (non-gay) con la casa editrice canadese Arcana comics, con un contratto simile (ma con percentuali diverse). Tutto questo lavorando comunque le nostre quotidiane 8 ore altrove poichè nessuno di questi contratti ci avrebbe permesso di sopravvivere. Questo per ricollegarmi al discorso dei sacrifici e delle rinunce che ti assicuro ci sono stati e continuano ad esserci. Tuttavia paragonare il mercato ( e le possibilità) dell'editoria italiana con quella giapponese... e proprio fuori da ogni realtà (purtroppo). Come hai detto tu il mangaka che "produce storie che vanno avanti per migliaia e migliaia di pagine e che rinuncia senza troppi problemi alla sua vita sociale e alle sue ore di sonno" ha dalla sua, a controbilanciare le rinunce, ecc, dei contratti che in italia probabilmente si può permettere solo Bonelli, realisticamente non certo la Teke ne altri editori minori. Per quanto riguarda il riscontro del pubblico e il lavoro che noi abbiamo proposto non so darti dati precisi. Noi abbiamo proposto un prodotto "ibrido" che voleva stare con il piede in due staffe, tra il fumetto gay porno e quello (stilisticamente difficile) dello yaoi. Con Lucia si era parlato di un terzo volume "Cowboys" ma in virtù del fatto che stiamo lavorando (sempre in contemporanea ai soliti lavori di "sopravvivenza") al voluminoso "Fuck Diem", per il momento non è realisticamente possibile (ma non del tutto escluso... ) Comntinua...

Damb... Comics and Art ha detto...

Per quanto riguarda Fuck Diem ci siamo accordati su un tipo di contratto diverso e apprezziamo molto lo sforzo fatto da Teke in questo senso. Per quanto riguarda l'aspetto promozionale ritengo che Teke abbia fatto il possibile per quanto concerne i mezzi a disposizione per un mercato (quello gay/yaoi) assolutamente di nicchia e che del resto non ha avuto decisamente nessun sostegno neanche dai blog altamente specializzati come il tuo. Per sostegno intendo che all'epoca delle varie pubblicazioni non c'è stata la minima segnalazione ,critica, recensione per edizioni che al di là del livello qualitativo forse meritavano un minimo di sostegno in un mercato appunto difficile come quello italiano. Scusami se mi permetto, ma ritengo che il tuo blog abbia volutamente snobbato tutta la linea editoriale Teke nel momento creativo e propositivo e si sia degnato di spendere qualche riga solo nella fase critica. Come è avvenuto per altre iniziative italiane anche di maggiore pregio (Renbooks) sembra appunto che certi blog deputati alla critica e alla recensione fortemente di settore (lgbt) preferiscano da un lato concentrasi sul mercato estero in positivo e dall'altro piangere miseria sul mercato italiano ignorando sempre quello che c'è o che tenta di esserci in mezzo. E anche questo è un dato di fatto che non depone a favore di certe dinamiche che si sono instaurate nel nostro paese...
Ps: su amazon ci sono sia i "Cowboys" che il romanzo Fuck Diem!
http://www.amazon.it/COWBOYS-TALE-BANDITS-PUBBLICO-ADULTO/dp/B014T1BNME/ref=sr_1_fkmr0_1?ie=UTF8&qid=1450209536&sr=8-1-fkmr0&keywords=a+cowboy+s%27tale+teke

http://www.amazon.it/Fuck-Diem-Lucia-P-Paola/dp/8897217257/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1450211119&sr=8-1&keywords=fuck+diem

Andrea Bandini "Damb"

Wally Rainbow ha detto...

Ehilà! Tutti spunti interessanti :-P Mi sa che ti dedicherò una risposta nel post del prossimo lunedì :-P