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giovedì 26 maggio 2011

LA RIFLESSIONE DI OGGI

Ciao a tutti e ciao a tutte, come va?
Internet ha dei pregi e dei difetti, un po' come tutte le cose, ma essendo un mezzo di comunicazione molto recente riserva ancora sorprese in entrambi i sensi. Ad esempio ultimamente sto apprezzando molto il fatto che permette di scrivere cose che, se sono ospitate su siti e/o server sufficentemente longevi, possono essere trovate, lette e commentate anche distanza di anni. Ad esempio: mi è appena arrivata una lettera relativa ad una recensione che feci su Gay.It nel 2004 (come vola il tempo!) sulla ristampa delle prime storie di un famoso fumetto italiano degli anni '60: Kolosso.
Purtroppo quella ristampa non andò oltre al primo numero, e devo ammettere che mi è sempre dispiaciuto, perchè si trattava di un fumetto che aveva tantissimi risvolti gay friendly. Del tutto involontari, ovviamente, ma non per questo meno divertenti. Per capire meglio di cosa stiamo parlando è necessario fare un salto di oltre quarant'anni, più precisamente nel marzo del 1964, quando comparve il primo albetto settimanale a striscie (questo era uno dei formati più in voga all'epoca) dedicato ad un nuovo eroe: il palestratissimo e discintissimo Kolosso!
In quel particolare momento le edicole italiane erano il regno dei fumetti western, i primi supereroi (come Superman, che in Italia era chiamato Nembo Kid) erano ancora una novità e su tutte le pubblicazioni aleggiava il marchio di autoregolamentazione censoria, meglio noto come Garanzia Morale. In questo clima ovattato, in cui l'oratorio era l'unico luogo di aggregazione per i più giovani e in cui chi si scopriva gay non sapeva neppure che nome darsi, ecco comparire un eroe così ricco di sottointesi e ammiccamenti da potersi considerare a pieno titolo la prima icona gay del fumetto italiano... Come sia passato indenne fra le maglie della censura è un mistero, che forse si spiega soltando partendo dal presupposto che per l'epoca il concetto di erotismo gay era talmente "alieno" per la mentalità italiana da risultare invisibile anche quando era del tutto palese.
Mac Kolosso è un ragazzone biondo, alto due metri e sedici, pesa 158 chili e la sua circonferenza toracica e di ben 1,60 metri! E'un lottatore di professione e ha l'hobby del culturismo, ha sempre il sorriso sulle labbra ed è un incorreggibile salutista: niente fumo, donne o alcolici, l'unica cosa che gli piace bere nei locali - per sua ammissione - è il latte... La sua prima storia inizia con un robot che si presenta in casa sua per rapirlo, ovviamente mentre lui è seminudo e intento ad allenarsi... Di li a poco Kolosso verrà trascinato in un vortice di eventi che lo vedranno affrontare un pericoloso boss criminale di nome Inafferrabile, che vorrebbe farlo passare dalla sua parte per sfruttare la sua forza enorme. Durante questa avventura Kolosso finirà per mostrarsi sempre più nudo, alla guida della sua motocicletta come negli scontri con gli uomini dell'Inafferabile, mostrando un certo compiacimento esibizionistico ogni qualvolta i suoi muscoli attirano l'attenzione di qualcuno (e ogni qualvolta può strapparsi di dosso qualche indumento). Ovviamente nemmeno le più fascinose vamp riescono ad avere un ascendente su di lui, ma in compenso gli episodi che non sfigurerebbero in una commedia gay non mancano mai.
Per fare un esempio (ma se ne potrebbero fare dozzine), quando l'eroe viene ospitato dalla zia Alice e dal nipote Ferruccio (grande ammiratore dei suoi muscoli che non perde l'occasione di tastare), quest'ultimo pensa bene che anche i suoi amichetti gradirebbero poter ammirare il corpo dello zio Kolosso... Così, mentre l'ignaro culturista - alquanto svestito - dorme beatamente, Ferruccio concede ad una folla di amichetti vocianti la possibilità di spiarlo (ovviamente dopo aver pagato il biglietto... Mica stupido Ferruccio!). A questo punto uno dei pargoli viene scoperto da suo padre, che dopo averlo sorpreso a spiare Kolosso vuole menarlo: Kolosso si alza dal letto, mena il padre padrone, e la sequenza si conclude con una dozzina di ragazzini che si arrampicano gioiosamente sul loro eroe in slip!Se volete leggere la recensione integralmente CLICCATE QUI. In ogni caso, proprio ieri mi è arrivata questa e-mail, dal nipote di Mario Faustinelli, uno dei due autori della serie:

"Buongiorno,
sono il nipote dell'autore di Kolosso. Riconosco che la sua
analisi contiene parecchi punti validi, anche se avrei voluto trovarci pure
qualche osservazione sul fumetto in sè, che ritengo fosse di eccellente
fattura. Sorrido al pensiero di mio zio creatore di icone gay ma, avendolo
conosciuto, provo anche sollievo che la cosa non gli sia giunta alle
orecchie: ci ha lasciato pochi anni fa.
Buona giornata,
Marco Faustinelli"

Gentile Marco, intanto grazie per questa e-mail, che mi pare sia stata scritta con una certa simpatia nei confronti della recensione e del suo autore. Sono d'accordissimo sul fatto che il fumetto fosse di eccellente fattura, soprattutto se confrontato con gli altri fumetti italiani del periodo. E a prescindere dai risvolti involontariamente gay credo che fosse anche uno dei più originali. Ovviamente parlandone su un sito gay ho dovuto concentrarmi su certi aspetti piuttosto che su altri. D'altra parte penso anche che quella sia stata una delle poche recensioni di Kolosso comparse su un sito che non si occupava di fumetti (e forse è anche per questo che la ristampa non andò oltre il primo numero, purtroppo), e mi fa piacere l'idea aver contribuito a ricordare un personaggio ingiustamente dimenticato, e che con gli opportuni ritocchi e aggiornamenti potrebbe avere molto successo anche oggi...
Probabilmente se in Italia la comunità gay fosse un po' più attenta e sapesse guardarsi attorno con più attenzione, Kolosso sarebbe potuto diventare davvero un'icona gay a tutti gli effetti (con tanto di gadget e merchandising vario), ma purtroppo questo personaggio sembra destinato a giacere in un limbo dove solo i super collezionisti osano avventurarsi. Ed è un peccato. D'altra parte non è un mistero per nessuno, e men che meno per i lettori di questo BLOG, che la comunità gay italiana non è stata ancora stata capace di fare propri dei riferimenti culturali che vadano al di là dei classici luoghi comuni: moda, sesso, palestra, locali e poco altro. E probabilmente anche questa è una conseguenza del clima poco stimolante del nostro paese, che sicuramente viene assorbito dai gay italiani e finisce per limitare il loro potenziale.
Ormai mancano pochissimi giorni all'Europride di Roma, ad esempio, e anche se continuo a sperare che all'ultimo momento si organizzi qualche evento dedicato all'arte gay inizio a pensare che anche quest'anno non se ne fara nulla. Complimenti. La cosa ironica è che di artisti da valorizzare e che potrebbero costituire anche un richiamo ne abbiamo diversi, ma a quanto pare il massimo a cui possono aspirare da queste parti è di disegnare qualche volantino. Dico questo perchè fra poco al Cassero si terrà la festa per i dieci anni della serata bear nel noto locale bolognese (nonchè sede dell'Arcigay Nazionale). Per l'occasione l'organizzazione ha deciso di commissionare una serie di volantini a tema a Jacopo Camagni (foto sotto), che ovviamente non ha deluso le aspettative...
Il punto però è un altro: siamo nel mese del Gay Pride (anzi, dell'Europride!), c'è a disposizione un disegnatore italiano gay dichiarato che lavora alla Marvel, quest'anno al cinema arrivano ben tre film dedicati ai supereroi Marvel, ci sarebbe una bellissima occasione per sensibilizzare i media e il pubblico sul fatto che il mondo gay ha talenti in ogni campo... E gli vengono commissionati solo dei volantini per una festa bear???
Con tutto il rispetto: questo vuol dire davvero non riuscire a guardare al di là del proprio naso, e avere un intelletto molto circoscritto... Per dirla in maniera molto educata. Come minimo a Jacopo Camagni bisognava dedicare una bella mostra a Bologna (dove vive), pubblicizzarla come si deve e poi spostarla a Roma a cavallo del corteo dell'Europride!
Ammetto che, essendo io appassionato di fumetti, forse certe cose mi sembrano ovvie anche quando non lo sono... Però una mostra dedicata a Jacopo Camagni fra il film dedicato a Thor e quello dedicato a Capitan America, magari a cavallo di quello degli X-Men, mi sembrava una scelta di marketing quasi obbligata per una qualsiasi associazione gay italiana, non foss'altro perchè lui avrebbe potuto esporre i suoi disegni per la Marvel a fianco dei suoi lavori più orientati verso l'ambito gay, attirando tantissima gente e comunicando al pubblico un messaggio molto forte e positivo...E invece niente. E se non fosse per internet chi non vive dalle parti di Bologna non avrebbe potuto vedere nemmeno i disegni che ha preparato per i volantini. In tutto ciò c'è qualcosa che mi lascia abbastanza perplesso, anche perchè dimostra una volta di più come il mondo gay italiano opera a compartimenti stagni, e il più delle volte sempre negli stessi ambiti. Devo ammettere che, in momenti come questo, non posso fare a meno di pensare che il mondo gay del nostro paese rispecchia perfettamente i limiti e le carenze della società italiana nel suo insieme....
Che dire? Con questi presupposti è abbastanza evidente che le cose non sono destinate a cambiare in tempi brevissimi, ma se non altro - sempre grazie ad internet - adesso è possibile stimolare una discussione attorno a questi argomenti e offrire qualche spunto di riflessione in più. Una volta non si poteva fare altro che accettare le cose per quello che erano, e anche avere un confronto era molto più difficile. Adesso, forse, è possibile avere nuove possibilità. Certo fa riflettere il fatto che, mentre in Italia il massimo che viene proposto a Jacopo Camagni sono dei volantini, a New York le associazioni gay organizzano addirittura dei workshop col fumettista Phil Jimenez (foto sotto)...
La cosa che però mi lascia più perplesso è il fatto che, se una volta era davvero difficile prendere spunto da quello che succedeva in altre nazioni, adesso che tutto è a portata di click nel mondo gay italiano molte cose, e molte idee, sono rimaste più o meno uguali a una ventina di anni fa... Davvero nel nostro paese c'è un tale livello di omofobia interiorizzata da impedire allo stesso mondo gay di andare "oltre", superare i suoi stessi preconcetti, levarsi i paraocchi e fare un vero salto di qualità? Chissà...
Ciao e alla prossima.

giovedì 17 febbraio 2011

LA LETTERA DI OGGI

Ciao a tutti e ciao a tutte, come va?
Oggi volevo iniziare partendo da una lettera che ho letto oggi e che mi ha messo particolarmente di buon umore, infatti Stafano mi ha scritto:

"Ciao Valeriano,
sono un volontario del gruppo giovani di arcigay Modena (nonché tuo grande fan! ti seguo dai tempi in cui rainbows era pubblicato da gay.it) e ti scrivo per ringraziarti.
Devi sapere che mi è toccato l'ingrato compito di curare una piccola rassegna che dovesse occuparsi di argomenti di nicchia, non generalisti come musica o film a tematica gay.
Perché non occuparsi di fumetti e videogiochi allora, mi son detto! Cercando su internet ho trovato diverse informazioni, soprattutto in inglese, ma devo dire che il tuo blog (di cui sono un affezionato lettore :) ) è la fonte più organica e vasta in circolazione. Insomma... cercando fra i tuoi post ho trovato molti spunti interessanti che mi hanno aiutato a comporre una presentazione in power point con cui ho condotto un'intera seduta del gruppo giovani. Nonostante ci fosse poca gente interessata a fumetti o videogiochi, sembra proprio che la rassegna sia piaciuta, tanto che alcuni mi hanno proposto di creare CD contenenti tutti i fumetti a tematica che avevo scaricato da internet, cosicché gli interessati possano prenderlo in prestito dalla sede.
Quindi grazie per l'impegno con cui curi il blog e disegni le tue strisce, alimenti le speranze di noi poveri appassionati fumettari italiani visto il mercato scadente che abbiamo! ;)

Stefano
P.S. Alcuni ragazzi si sono dimostrati interessati ai tuoi fumetti (non potevo non citarti), per cui chissà, magari avrai qualche nuovo fan d'ora in poi =D"

Ecco... Questo è il genere di lettera che mi gratifica e mi fa pensare che portare avanti questo BLOG è una buona cosa... Grazie, davvero e complimenti per l'iniziativa! Sono quasi commosso...
Tra l'altro, proprio in questi giorni, anche l'associazione gay I FIGLI DELLA LUNA di Cuneo mi ha chiesto informazioni per organizzare un appuntamento simile per il prossimo marzo... Sta a vedere che, dopo oltre seicento post, questo blog inizia ad essere davvero un piccolo riferimento per i fumetti gay in Italia? La lettera che mi è arrivata, però, solleva una questione molto interessante. Infatti Stefano mi dice che i fumetti gay, a differenza del cinema e della musica a tematica, sono considerati un argomento di nicchia. Il che è vero, anche se i fumetti in generale nascono per essere una forma di intrattenimento popolare, esattamente come la musica o il cinema...
Perchè i fumetti, in Italia, hanno perso questa caratteristica? La domanda non è banale, soprattutto se si prendono in considerazione i fumetti a tematica gay, visto che il pubblico omosessuale - di solito - drizza le antenne per qualsiasi cosa che sia anche solo vagamente identificabile come gay (spendendoci anche delle cifre ragguardevoli). In effetti il fumetto in generale ha sempre goduto di una considerazione abbastanza bassa nel nostro paese, finendo per essere escluso dal grande circuito mediatico e culturale. Esattamente il contrario di quello che avviene nei paesi in cui i fumetti godono di grande considerazione... E non è un caso. Basta fare un giro per Bruxelles (senza scomodare il solito Giappone o gli USA) per rendersi conto come gli eroi dei fumetti locali, che abbelliscono gli edifici della città, testimoniano una considerazione del tutto diversa per questo medium...
Un approccio inclusivo che si riscontra anche nelle biblioteche e nelle librerie, ad esempio, ma anche nei telegiornali, sui quotidiani e nelle trasmissioni televisive, che dedicano ampi spazi a fumetti e affini. Senza contare le conferenze, le mostre, ecc. A questo punto è abbastanza facile capire come i fumetti, che in Belgio sono pienamente inseriti nel circuito dei media, sono tutt'altro che una nicchia culturale. In Italia, dove di fumetti si parla poco e male, il fumetto non ha alcuna risonanza mediatica, se non attraverso le serie animate e i film per il grande schermo che si ispirano ad esso (ma questo significa solo pubblicizzare alcuni prodotti a discapito di altri, e non certo valorizzare il fumetto in quanto tale). Ultimamente, poi, qualcuno scopre i fumetti grazie agli allegati dei quotidiani, ma si tratta comunque di una minoranza, visto che si tratta di allegati abbastanza costosi, che mirano già ad un pubblico di collezionisti...
Poi bisogna considerare che in Italia sono spariti da decenni i fumetti per l'infanzia, che avevano il delicato compito di avvicinare ed educare il pubblico più giovane al linguaggio del fumetto. Escludendo i prodotti Disney e similari, che ultimamente sono diventati indiscutibilmente banali, scialbi e noiosi (tanto da allontanare i giovanissimi dai fumetti invece di trasformarli in futuri appassionati), l'offerta è praticamente nulla. Quindi non stupisce se, generazione dopo generazione, il fumetto ha finito per essere considerato soprattutto un passatempo per sfigati intellettuali dai gusti poco commerciali, quelli che oggi vengono definiti nerds...
Intendiamoci: rispetto a qualche anno fa, e soprattutto grazie ai manga e ad alcuni cult (come Dylan Dog e Rat Man), la situazione in Italia è nettamente migliorata, tuttavia il fumetto rimane qualcosa di fondamente alieno per la cultura popolare italiana, a causa di un meccanismo perverso che probabilmente affonda le sue radici addirittura nel regime fascista... Che paradossalmente del fumetto aveva una grandissima considerazione, anche se solo come strumento di propaganda...
L'interesse del fascismo per il fumetto e il suo utilizzo, infatti, fu tanto e tale da spingere le forze politiche del dopoguerra a prendere nettamente le distanze da questo medium, trattandolo con una pregiudizievole ostilità. I progressisti e i moderati lo associavano al regime, mentre i conservatori temevano che sostenendo i fumetti sarebbero stati associati essi stessi al regime di cui sopra. Questo si andava ad aggiungere allo snobismo con cui la classe colta del nostro paese li aveva sempre considerati e alla diffidenza delle autorità religiose. Morale della favola: siccome i media del nostro paese (nonostante le apparenze) sono SEMPRE stati un'emanazione più o meno diretta di qualche corrente politica, e siccome in Italia nessuna corrente politica (dopo il fascismo) ha mai visto davvero di buon occhio i fumetti (con qualche sporadica eccezione, dovuta al lavorio di alcuni intellettuali come Umberto Eco), si è innescato un circolo vizioso per cui in Italia il fumetto è rimasto sempre ai margini della scena culturale e mediatica, rimanendo appunto un fenomeno di nicchia, nonostante le grandi tirature di Topolino o Tex...Le stesse dinamiche hanno influenzato anche la storia del fumetto gay nel nostro paese. Infatti le associazioni gay italiane, fin dall'inizio, nascevano come associazioni politiche e politicizzate che - per i motivi storici di cui sopra - avevano una bassa considerazione di fumetti e affini. Questo ha poi generato un effetto domino su tutta la cultura gay italiana e sulle varie pubblicazioni gay del nostro paese, in cui il fumetto gay non è mai stato presentato in maniera organica e continuata, come ad esempio succedeva negli USA... Dove una serie come Leonard & Larry di Tim Barela è proseguita sul mensile The Advocate per qualcosa come vent'anni...
Lo stesso discorso vale per le pubblicazioni dai contenuti più espliciti, che in Italia si limitavano a pubblicare qualche fumetto estero a caso (senza peraltro pagare i diritti a chi di dovere), mentre all'estero le riviste hard avevano lanciato tutta una serie di autori e personaggi cult fin dai primi anni '70... Come ad esempio l'agente segreto Harry Chess di A.Jay, che debuttò addirittura nel 1966...
In parole povere: il fumetto gay, negli USA, era una diretta emanazione del movimento gay e delle sue rivendicazioni, mentre in Italia non faceva parte della cultura politica di nessuno (per i motivi storici di cui sopra), e quindi veniva ignorato o comunque presentato in maniera impropria. Ovviamente in un paese come l'Italia, dove il fumetto gay è comunque un tabù editoriale, il fatto che lo stesso mondo gay non lo promuovesse in maniera adeguata e continuativa ha portato alla situazione attuale, per cui i fumetti gay sono dei perfetti sconosciuti anche per gli stessi gay... Fortunatamente, come dimostra la lettera con cui ho aperto questo post, anche da noi le cose stanno lentamente cambiando, grazie anche al fatto che le nuove generazioni hanno un approccio molto più elastico rispetto ai loro predecessori e comunque (grazie ad internet) possono confrontarsi anche con la cultura gay di altre nazioni, dove sicuramente i fumetti (gay e non) sono molto meglio inseriti...
Tuttavia vorrei spezzare una lancia a favore dei siti esteri, che magari non sembrano esaurienti come questo blog. Se le cose stanno così è anche perchè possono permettersi di dare per scontato che i loro lettori possono approfondire gli argomenti altrove, visto che in molte nazioni c'è una rete culturale gay molto vasta e ben ramificata. Questo blog, invece, è studiato proprio per il gay italiano medio, che - non certo per colpa sua - in fatto di fumetti deve partire da zero, o quasi.
Ovviamente, se nel suo piccolo serve allo scopo, io ne sono molto contento.
Ciao e alla prossima.

martedì 21 dicembre 2010

MAH...

Ciao a tutti e ciao a tutte, come va?
Molte volte su questo blog mi sono soffermato a riflettere sulle differenze che ci sono fra la situazione italiana e quella di altre nazioni dal punto di vista della cultura gay, dei media che la diffondono e delle persone che hanno la grande responsabilità di promuoverla. Lo faccio perchè, nel mio piccolo, vorrei offrire una visione d'insieme, nella speranza di offrire qualche spunto per migliorare le cose. Tuttavia più passa il tempo e più sono tentato di pensare che dalle nostre parti la radice del problema non sia tanto nella mancanza di informazione e di preparazione, che pure è notevole, ma negli atteggiamenti e nel carattere che contraddistinguono la tipica mentalità italiana... Prima di arrivare al nocciolo della questione, però, volevo innanzitutto parlarvi di John H. Embry (foto sotto), un personaggio pressochè sconosciuto in Italia, che è passato a miglior vita lo scorso 16 settembre, alla non più tenera età di 83 anni... Si tratta dell'ideatore e fondatore del gay magazine DRUMMER...
John H. Embry era un attivista gay di San Francisco, che aveva già esperienza nel campo della pubblicità e del marketing, ma che non si sentiva particolarmente rappresentato dalle prime riviste gay comparse negli anni '70. Infatti a lui piacevano i maschi duri e puri: leather, bear, bikers e via discorrendo, che di fatto costituivano già un ramo a parte della comunità gay. Così, nel 1975, ebbe la bella pensata di fondare DRUMMER... Una rivista che si rivolgeva proprio alla parte più maschia della comunità gay, non limitandosi però al solo materiale erotico e pornografico, ma lasciando un ampio spazio alla corrispondenza coi lettori, ai racconti, alle recensioni, agli articoli di approfondimento, ai servizi sugli eventi a tema e persino a molti fumetti selezionati con cura, come quelli del notevole - quanto sottovalutato - Bill Ward (che purtroppo è venuto a mancare nel 1996, e di cui potete vedere un assaggio qui sotto).
DRUMMER ebbe un grande e meritato successo, divenne un punto di riferimento importante per la cultura gay di diverse nazioni e, fino al 1986, venne gestita con amore e professionalità da John H. Embry e dal suo collega Jeanne Barney. Poi i due decisero di vendere la loro creatura all'attivista Tony Deblase (che è diventato famoso per avere inventato la bandiera dell'orgoglio leather, che vedete qui sotto), un personaggio decisamente in gamba che riuscì a dare spessore e identità alla comunità gay leather anche su altri fronti, ma che a sua volta - proprio perchè impegnato in tantissime attività - cedette il magazine ad una casa editrice olandese nel 1992. A quel punto il magazine iniziò a perdere lettori, anche perchè iniziò a puntare troppo sui servizi fotografici (che erano la parte più banale del magazine, soprattutto dopo l'exploit del mercato dell'home video), e chiuse i battenti nel 1999. In ogni caso oggi DRUMMER è considerato ancora un magazine cult, che ha fatto la storia dei media e della cultura erotica gay.
Analiziamo i fatti: qui ci sono delle persone competenti che condividono una visione del mondo gay e decidono di investire tempo ed energie in una produzione editoriale in cui credono e che vada incontro alle esigenze del pubblico. Lo fanno insieme per undici anni e trasformano il loro progetto in un successo. Per lavorare insieme undici anni ci vogliono professionalità, passione, costanza, disponibilità e condivisione di obbiettivi. A maggior ragione se si vuole raggiungere una nicchia di mercato molto vasta, ma che non è abituata ad avere pubblicazioni di riferimento... Senza contare che parliamo di un epoca in cui non c'era niente di simile a internet. Poi cedono la loro attività a un loro collega altrettanto appassionato e competente, che rivende sei anni dopo. In diciassette anni questi signori hanno creato una nuova nicchia di mercato e hanno proposto una formula editoriale innovativa (così innovativa che in Italia, a quei livelli, non è mai stata sperimentata). Cosa sarebbe successo se le menti dietro a questo progetto non avessero condiviso i loro obbiettivi, se avessero iniziato a litigare, se si fossero separati quasi subito? Per fortuna non lo sapremo mai, ma in compenso ora possiamo vedere cosa succederà alle Edizioni Voilier, i cui soci fondatori si sono appena separati ufficialmente, a meno di un anno di distanza dalla pubblicazione italiana di Black Wade...
In parole molto semplici: questa casa editrice era stata messa in piedi da due soci, uno gay e uno etero, che strada facendo si sono resi conto di essere alquanto incompatibili. Uno dei due (quello gay, al quale avevo segnalato BLACK WADE) ha così deciso di vendere la sua quota, anche perchè l'altro (quello etero), non voleva dare uno spazio fisso alle pubblicazioni gay (tant'è che il prossimo volume della collana in cui è comparso BLACK WADE sarà un fumetto erotico etero). Siccome il socio gay era quello che si occupava anche della promozione di BLACK WADE (che di fatto è in pieno corso), non ho la minima idea di quello che potrebbe succedere adesso (anche a livello di presentazioni nelle librerie) e non è che la cosa mi faccia particolarmente piacere... Soprattutto in questo momento in cui BLACK WADE inizia davvero ad animare una discussione sui fumetti gay anche nel nostro paese, soprattutto al di fuori dei soliti circuiti gay (a proposito: se vi siete persi l'intervista che i due autori hanno appena rilasciato al sito comicus.it CLICCATE QUI).
Cosa succederà adesso? Il co-fondatore gay delle Edizioni Voilier vorrebbe mettersi in proprio l'anno prossimo, fondando una casa editrice stabilmente gay friendly, ma per ora si tratta solo di un progetto, quindi non saprei davvero dirvi di più.
Speriamo in bene.
Certo è che queste cose capitano giusto in Italia.
Voi cosa ne pensate?