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venerdì 28 settembre 2018

AGGIORNAMENTI PENOSI

Ciao a tutti, come va?

Solo una settimana fa sembrava che la prima pubblicazione ufficiale del pene di Batman (CLICCATE QUI) avrebbe aperto le porte ad una rivoluzione copernicana nella rappresentazione della nudità maschile, perlomeno dalle parti della DC Comics... Mentre adesso sembra che la casa editrice sia frettolosamente corsa ai ripari, come se in realtà la pubblicazione non censurata del pene di Batman fosse stata una svista... E forse varrebbe la pena di capire un po' meglio cosa sta succedendo, perchè in certi casi l'apparenza può ingannare e non bisogna sottovalutare l'importanza dei piccoli indizi...

Cominciamo dai dati di fatto. Il numero uno di Batman: Damned è stato distribuito mercoledì 19 settembre. Io l'edizione digitale ho potuto vederla solo in serata, ed era censurata, anche se alcune fonti riportano che inizialmente era stata distribuita una versione non censurata anche per via digitale (ma secondo me si è trattato solo di una leggenda, visto che comunque piattaforme come Comixology lo hanno distribuito in versione censurata da subito). Nel giro di poche ore, comunque, è scoppiato il "caso" e nel frattempo erano state distribuite circa 115.000 copie dell'albo stampato senza censure, alimentando una nutrita discussione sul web e sui social.

La cosa interessante, secondo me, è che questa volta - a quanto mi risulta - non sono insorte associazioni di genitori, gruppi religiosi o fondamentalisti vari. Anzi: via social molte voci, soprattutto fra le blogger e le influencer di sesso femminile, si erano lamentate del fatto che si aspettavano di vedere di più (in tutti i sensi). Gli unici ad essersi lamentati, in effetti, sono stati quelli del movimento che negli USA si batte per impedire la mutilazione genitale infantile (sia maschile che femminile), come l'associazione chiamata Genital Autonomy America (CLICCATE QUI).

Per quanti non lo sapessero, infatti, negli USA - al di là della mutilazione genitale delle bambine, praticata perlopiù da gruppi etnici e religiosi minoritari - è ancora molto diffusa la circoncisione dei neonati, ufficialmente spacciata come una necessità igenica, ma in realtà un retaggio culturale che trova le sue radici nell'applicazione letterale di alcune prescrizioni bibliche e - a quanto pare - nella convinzione che sarebbe un rimedio naturale contro la masturbazione e le sue nefaste (?) conseguenze. Quindi il pene intravisto nei fumetti di Batman, in quanto circonciso, avrebbe rischiato di trasformarlo in un testimonial della circoncisione infantile, motivando il disappunto delle suddette associazioni... Che comunque NON hanno avuto un peso effettivo nelle decisioni della DC Comics... Dato che le dichiarazioni di Genital Autonomy America sono circolate a partire da domenica 23 settembre, quando la DC Comics aveva già preso le distanze dal pene di Batman...

Infatti ai giornalisti che - ovviamente - hanno immediatamente chiesto spiegazioni riguardo alla censura digitale, gli addetti stampa della casa editrice avevano già risposto che anche le successive ristampe cartacee sarebbero state censurate perchè "la vista del pene di Batman non aggiungeva niente alla storia". E, ovviamente, questa dichiarazione ha infiammato gli animi e la discussione più di quanto non avesse fatto la visione del pene in quanto tale. Anche perchè, in effetti, la giustificazione della casa editrice sembrava abbastanza campata in aria, visto che - ad esempio - molti lettori hanno obbiettato che per decenni, anche nei fumetti DC, si è puntato sul sex appeal femminile senza che questo avesse alcuna rilevanza  narrativa.

Oltretutto il mercoledì successivo, manco a farlo apposta, il Dr. Manhattan di WATCHMEN è entrato a far parte dell'universo narrativo ufficiale della DC Comics... Con i suoi famosi genitali all'aria e proprio alla presenza di Batman (e di un Joker palesemente a disagio)...

Interessante, vero? Soprattutto considerando che questo fumetto è stato venduto anche in formato digitale senza censure.  Certo, in questo fumetto non ci sono state inquadrature ravvicinate (oscurate o meno), ma in linea di principio la situazione è simile... Visto che la nudità del Dr. Manhattan, oltre ad essere diventata molto iconica nel corso degli anni (e dopo essere stata sdoganata nel film dal vivo), ha un suo valore simbolico ed espressivo anche se è del tutto IRRILEVANTE ai fini della narrazione. Esattamente come nel caso di Batman: Damned. Solo che, nel caso di Batman: Damned, la casa editrice ha pensato di tirare i remi in barca...

Quindi la domanda che si sono posti tutti quanti è: perchè? Soprattutto considerando che le quotazioni degli albi non censurati di Batman: Damned (che ovviamente è andato subito esaurito ed è stato l'albo più venduto della settimana), su ebay, hanno già raggiunto delle cifre inverosimili... Qui sotto vedete i prezzi di oggi, ma sicuramente in futuro diventeranno ancora più alti...

Segno evidente che, al di là delle speculazioni collezionistiche, l'idea di disegnare il pene di Batman è stata apprezzata, e non poco... E poteva rappresentare davvero un punto di svolta interessante. Perchè, quindi, la situazione a preso questa piega strana?

Ovviamente si possono fare solo ipotesi. Che sia stata tutta una strategia della casa editrice per testare il gradimento del pubblico, pianificando di inserire le tavole non censurate solo nella prima tiratura dell'albo? Se così fosse avrebbe potuto anche stamparne più di 115.000 copie, visto che ora il grosso del guadagno verrà assorbito dal mercato del collezionismo. Quindi la spiegazione potrebbe essere un'altra. E qui si torna ai sospetti che avevo esternato qualche mese fa (CLICCATE QUI e QUI). Nel senso che la DC, come d'altra parte la MARVEL, da qualche mese ha iniziato a rimescolare le carte per avere un approccio più conservatore e filo governativo, limitando e circoscrivendo gradualmente gli elementi più progressisti che aveva introdotto negli ultimi anni.

Al punto di  sostituire la Presidente Diane Nelson con... Pam Lifford, e cioè facendo assorbire la casa editrice dalla divisione "Warner Bros. Global Brands and Experiences", a partire dal 13 settembre. Pam Lifford NON proviene dal mondo del fumetto, e prima di settembre era una responsabile marketing della Warner Bros: per la precisione si occupava della divisione consumatori. Ufficialmente il direttore creativo della DC Comics, ora, è il fumettista Jim Lee, ma le direttive arrivano da Pam Lifford e dagli uffici "Warner Bros. Global Brands and Experiences". Come si intuisce nell'intervista che potete LEGGERE CLICCANDO QUI,  Pam Lifford per anni si è occupata della promozione globale - a tutti i livelli e con grande successo - dei marchi in possesso della Warner, in particolare per quel che riguarda l'intrattenimento "per tutti"...  Tant'è che nell'intervista citata parla proprio di quanto è orgogliosa ed entusiasta di gestire i supereroi DC, i Looney Tunes e le serie targate Hanna-Barbera... E, forse, non è esattamente la prima persona che darebbe la sua approvazione ad una serie "adulta" di Batman con scene di nudo integrale...

Ora: Diane Nelson se n'è andata nel giugno 2018, quando - presumibilmente - la miniserie Batman: Damned era già stata in buona parte preparata (anche perchè è evidente che il suo stile di disegno richiede molto tempo per essere portato avanti), perciò è ALTAMENTE probabile che a dare l'ok al pene di Batman fosse stata la dirigenza precedente, e non quella attuale... A cui, probabilmente, questo "dettaglio" era sfuggito fino a quando non è stato troppo tardi. E a quel punto, invece di essere valutato come un elemento di rottura, e un esperimento da monitorare con attenzione, è stato liquidato come un errore di marketing da non ripetere. Soprattutto in un periodo in cui un Batman progressista potrebbe risultare troppo problematico da gestire, e in cui la DC Comics è sotto la responsabilità della "Warner Bros. Global Brands and Experiences"... Che sicuramente NON vede di buon occhio, soprattutto dal punto di vista commerciale, il nudo integrale dei supereroi più iconici di cui detiene i diritti. Anche perchè, prima di essere responsabile dell'area consumatori per la Warner Bros, Pam Lifford è stata vice Presidente della divisione Global Fashion & Home della DISNEY (CLICCATE QUI)!!!

Non che ci sia niente di male, tuttavia - se devo essere sincero - nel prossimo futuro la vedo abbastanza grigia dal punto di vista delle sperimentazioni, delle trasgressioni e delle tematiche adulte... ANCHE dalle parti della DC Comics. 

Ovviamente la mia è solo un'ipotesi, ma effettivamente due più due fa sempre quattro, come si dice... E quindi, a questo punto, non è da escludere che la politica editoriale della DC Comics possa rischiare di allinearsi pericolosamente a quella adottata dalla MARVEL nell'ultimo periodo. E non sono sicuro che sia una cosa molto positiva...

Tutto questo si rifletterà anche sulla rappresentazione delle tematiche LGBT nei fumetti DC Comics?

Staremo a vedere (incrociando le dita).

Alla prossima.

martedì 25 settembre 2018

MANGA QUALCOSA...

Ciao a tutti, come va?

Forse, se siete di quelli che ancora passano in edicola, in questi giorni avrete notato che è ripartita la GO NAGAI ROBOT COLLECTION, e cioè la raccolta di statuette che riproducono i personaggi, i robot, le location e i mezzi di trasporto delle più popolari serie robotiche ideate da Go Nagai, che stregarono anche il pubblico italiano a cavallo degli anni Settanta e Ottanta...

La serie era stata presentata per la prima volta dal 2013 al 2017, per un totale di 150 uscite regolari e 30 speciali, ed evidentemente deve essere andata particolarmente bene, visto che viene riproposta ad un solo anno di distanza dalla sua conclusione. Peraltro sempre attraverso la Gazzetta dello Sport, che fra manga, anime in DVD e gadget vari è diventata un riferimento decisamente importante per la generazione dei bambini cresciuti con i palinsesti di trent'anni fa.

Una generazione che, a quanto pare, ha un certo potere d'acquisto e la cui onda lunga tende ad emergere anche in contesti che una volta sarebbero stati impensabili. Giusto per fare un esempio: il 29 settembre partiranno i campionati mondiali di pallavolo femminile, che quest'anno si terranno proprio in Giappone, e per l'occasione la RAI ha realizzato un breve promo con le giocatrici della nazionale italiana che diventano dei cartoni animati, con la canzone (originale) di Attacker YOU!/Mila e Shiro come sottofondo...
Probabilmente qualcuno deve essersi finalmente reso conto che ci sono almeno due generazioni di italiani che hanno imparato a conoscere ed apprezzare la pallavolo femminile proprio attraverso alcune serie cult giapponesi... Nonchè attraverso le loro indimenticabili sigle, interpretate perlopiù da Georgia Lepore e Cristina D'Avena (che in un mondo ideale avrebbero potuto essere convocate per interpretare una canzone inedita per l'occasione, ma tant'è)...



E, siccome non c'è due senza tre, il 25 e 26 settembre nei cinema italiani viene riproposto il primo film della pentalogia di Ken il Guerriero (La Leggenda di Hokuto), che risale al 2006 ed era già stato portato nelle sale italiane nel 2008.

Tutto bene, quindi? L'animazione giapponese è stata finalmente sdoganata e legittimata, e si è finalmente affermata in un paese che per anni ha preferito criminalizzarla? Ovviamente no. Anzi, iniziative come quelle che ho elencato qui sopra - in realtà - non fanno altro che dimostrare che la situazione è sempre più inquietante sotto diversi punti di vista, anche se probabilmente i risultati di questo stato di cose non sono molto evidenti, e si manifesteranno in maniera più palese nei prossimi anni...

Partiamo da alcuni dati di fatto. Manga e anime, in Italia, sono diventati un fenomeno di massa (a differenza di quanto è avvenuto in molte altre nazioni), perchè fra gli anni Settanta e Ottanta (e in parte negli anni Novanta) i "cartoni animati giapponesi" venivano importati in gran numero e replicati a tutte le ore - talvolta in maniera un po' ossessiva - da una moltitudine di reti private sparse per la penisola. Come ormai tutti sapranno, all'epoca, si dava per scontato che le produzioni animate fossero un prodotto "per bambini occidentali standard", assimilandole a quello che aveva prodotto la maggior parte dell'animazione televisiva occidentale fino a quel momento, e da questo malinteso scaturirono un'anarchia e una promisquità di proposte e contenuti senza precedenti... Persino con sfumature erotiche, e non di rado con qualche risvolto LGBT...

 Probabilmente, se non ci fosse stato questo malinteso di base, a quest'ora in Italia tante serie giapponesi non sarebbero mai diventate dei cult, e di certo - giusto per fare un esempio - i film di Ken il Guerriero non arriverebbero al cinema. Il punto è che, come ho ripetuto più volte, la televisione italiana è stata costretta ad accogliere una serie di provvedimenti restrittivi, che sono culminati nel 2007 (CLICCATE QUI per un ripasso degli eventi). E infatti è dal 2007 che, grossomodo, le emittenti italiane hanno smesso di puntare su nuovi anime, preferendo riproporre quelli storici o proseguire quelli di cui già detenevano i diritti (e che avevano già raccolto un grande pubblico, come Naruto e One Piece, che infatti debuttarono in Italia nel 2006 e nel 2001, e cioè PRIMA dell'epurazione definitiva).

Fra le pochissime eccezioni gli anime tratti da giochi o videogiochi "per tutti", anche per via delle sollecitazioni degli sponsor, che comunque hanno finito per trasferirsi perlopiù sui canali tematici, lasciando che i canali più generalisti finissero per proporre dei palinsesti praticamente identici a quelli di una trentina di anni fa, con la differenza che i cartoni presentati sono solo quelli più soft... E così il palinsesto mattutino di Italia Uno, questo mese, era il seguente:

07.40 i Puffi
08.05 Spank Tenero rubacuori
08.30 Pollyanna
09.00 Kiss me Licia


Mentre le serie storiche, anche solo vagamente sospettabili di avere connotazioni che risulterebbero problematiche per gli standard attuali, vengono segregate nel cuore della notte... Tant'è che, questo mese, siamo arrivati al punto di ritrovare alle 4.00 di notte persino le repliche della maghetta Lalabel... Forse per via del fatto che una delle sue migliori amiche (Toshiko "Toko" Matsumiya), per gli standard di oggi, risulterebbe troppo mascolina, o persino un po' troppo "gender"? A questo punto non lo escluderei... Anche se in effetti la speranza era che dopo le repliche di Sailor Moon Crystal su RAI GULP qualcosa fosse cambiato...


Su Italia 2, invece, sono state dirottate le repliche dei titoli un po' più scomodi, nonchè i loro episodi inediti... Ma SOLO in tarda serata... Perchè essendo INEDITI potrebbero contenere elementi in grado di motivare gli interventi (e le multe/reprimende) dell'AGCOM. Infatti i  nuovi episodi di Naruto vanno in onda dalle 23.50 in poi! Preceduti da una serie che è il vero fenomeno POP del momento, nonchè l'unica vera novità del palinsesto, e cioè MY HERO ACADEMIA... Che però parte alle 22.50! E così la serie animata tratta da uno dei manga più venduti in Italia, capace di convogliare l'interesse degli amanti di animazione giapponese e dei supereroi, arriva sulle emittenti italiane in una fascia oraria totalmente inadeguata... Soprattutto per un pubblico di giovani e giovanissimi, che magari il giorno dopo dovrebbero anche andare a scuola, si spera...

Certo non sono stato solo io a notarlo, ma generalmente quando si parla di questo argomento si sottovaluta il fatto che le emittenti italiane - perlomeno quando si tratta di animazione giapponese e fasce orarie adatte ai minori - vivono nel TERRORE dell'AGCOM... Anche perchè l'Autorità Garante delle teleCOMunicazioni è un organo che valuta chi accusare/ammonire/punire e giudica anche chi ricorre contro le decisioni che reputa ingiuste. Quindi non essendoci un autorità superiore (tipo il Garante del Garante), essendo accusatore e Giudice al tempo stesso, ed avendo un potere ENORME (se volesse, a parte le multe salatissime, potrebbe persino far chiudere un'emittente televisiva per quella che ritiene una grave violazione dei suoi codici), è abbastanza ovvio che l'AGCOM può imporsi come crede e le emittenti televisive italiane possono solo adeguarsi...

E ciò che ne consegue è che - da qualche anno a questa parte - le suddette possono sentirsi sicure solo trasmettendo animazione giapponese in fasce orarie bislacche... E in orari che generalmente NON permettono all'animazione giapponese (o "nippofila") di fare presa sui bambini di oggi. Pare che, ad esempio, la prima messa in onda del nuovo remake di VOLTRON prodotto da Netflix, in italiano su K2, anche a causa dell'orario (che più o meno coincideva con l'ora di cena, che ormai è appannaggio degli adulti) sia stata un grosso flop... Che ovviamente ha compromesso anche la vendita della nuova linea di giocattoli. In questi giorni K2 sta provando a riproporla alle ore 21.00, e si vedrà se le cose andranno un po' meglio (mentre le prime serie doppiate sono arrivate anche su Netflix Italia)... 

Anche perchè, essendo che questa serie - ad un certo punto - comincia a parlare di ragazze che si travestono da maschi (e più avanti prevede anche il coming out di uno dei protagonisti), direi che in Italia qualche rischio potrebbe effettivamente correrlo, prima di una certa ora. Di sicuro, dopo aver visto lo scarso appeal della fascia notturna (dove avevano provato a proporre anche il remake di Jeeg Robot e la replica dello storico Daltanious, tra l'altro nella seconda serata del sabato), almeno a K2 devono essersi resi conto che non si può pretendere che i robottoni giapponesi (o simil giapponesi) abbiano successo in un orario in cui il target di riferimento dorme da un pezzo... Una realtà a cui però Mediaset non si è ancora rassegnata, pare.

Quindi la morale della favola è che le statuette di Go Nagai in edicola vanno benissimo, perchè si rivolgono a un pubblico che ha avuto la possibilità di guardare i cartoni di Go Nagai da piccolo, mentre i giocattoli di Voltron in Italia non si vendono, perchè i bambini italiani di oggi hanno serie difficoltà a seguirlo. E nel frattempo l'unico modo per rivedere Ken il Guerriero (internet e DVD esclusi) è andare al cinema, mentre gli unici cartoni animati giapponesi che vengono in mente per promuovere le pallavoliste italiane sono quelli che risalgono a trent'anni fa... Perchè è da tantissimo tempo che anime sportivi nuovi, in Italia, non ne arrivano... Anche se in Giappone continuano ad esserne prodotti ogni anno, e per tutti gusti...

E già solo nell'ambito della pallavolo se ne contano decine, ormai, compresi quelli che riguardano la pallavolo maschile, ovviamente...

Tutte produzioni a tema sportivo che al grande pubblico italiano non sono mai arrivate, anche se SICURAMENTE avrebbero contribuito a stimolare un salutare interesse per una grande quantità di attività sportive, che magari - nel 2018 - potrebbero anche essere più accessibili per i bambini italiani del 2018 rispetto a quelli degli anni Ottanta. Nel senso che quando i bambini della Goldrake Generation si appassionavano ad un anime dedicato al baseball o allo judo spesso non avevano la possibilità di provare queste attività dal vivo, perchè da noi all'epoca non erano abbastanza diffuse, mentre adesso la situazione è cambiata (per fortuna)...

Comunque questa è solo a punta dell'iceberg. Ad un adulto di oggi, evidentemente, il 2007 non sembra un anno tanto remoto, però se è dal 2007 che gli anime hanno iniziato ad essere rimossi in maniera più evidente dai palinsesti televisivi, vuol dire che adesso chi ha dagli 11 anni in giù ha potuto conoscere questo tipo di prodotto solo per interposta persona (o magari attraverso la passione dei genitori), o perchè ci si è imbattuto in maniera fortuita, o per una curiosità personale. Tutti quelli che non hanno avuto questa possibilità NON contribuiranno - probabilmente - al ricambio generazionale degli appassionati di anime e manga (che infatti in Italia vendono sempre meno), e sicuramente non beneficeranno degli stimoli - anche pedagogici e formativi - di questo tipo di prodotto. 

E in ogni caso non ne beneficieranno nella stessa misura delle generazioni precedenti... Che, in effetti, in tanti casi hanno potuto ampliare i loro orizzonti e il loro modo di pensare anche grazie all'animazione giapponese. Una forma di intrattenimento che tra l'altro ha avuto il merito di fargli esplorare nuove emozioni e di prepararle alla vita adulta. Dote che, purtroppo, l'animazione occidentale che ora va per la maggiore non ha.

Tra l'altro, altro piccolo dettaglio, anche le numerose serie che arrivano in Italia tramite canali alternativi (piattaforme internet, streaming legale e non, sottotitolate o doppiate), nella maggior parte dei casi NON sono quelle che in Giappone vengono pensate per i più piccoli, bensì quelle per chi è già grandicello o addirittura adulto... E anche questo può contribuire a NON avvicinare le ultime generazioni, che non hanno più l'opportunità di conoscere il mondo dell'animazione giapponese in maniera più graduale e variegata... Come invece hanno modo di fare i loro coetanei nipponici.

Morale della favola: se chiedete a un bambino dagli 11 anni in giù se ha mai sentito nominare la serie animata RANMA 1/2, quasi sicuramente vi risponderà di no... Perchè dopo gli ultimi provvedimenti restrittivi dell'AGCOM nessuno ha più osato replicarla. Anche se sarebbe stato un ottimo modo per fare riflettere anche tanti giovanissimi su concetti come il sesso biologico, il ruolo di genere e l'identità di genere. SOPRATTUTTO in un periodo storico in cui ce ne sarebbe stato tanto bisogno.

E di esempi come questi se ne potrebbero fare molti altri.

Quindi la sensazione è che si stia iniziando a delineare una situazione di impoverimento culturale anche sotto questo fronte, e nel disinteresse generale. In particolare da parte di chi è già appassionato di manga e anime, ma  non si rende conto di quello sta succedendo da qualche anno a questa parte... Forse internet, Netflix (o chi per lei) e il mondo dei videogames - col tempo - si riveleranno un prezioso salvagente?

Ce lo dirà il tempo. Soprattutto quando gli undicenni di oggi diventeranno ventenni e trentenni.

Sicuramente la sensazione è che, nel frattempo, tante buone occasioni siano già andate perse... E che quanti volevano allontanare l'animazione giapponese - e i suoi stimoli (anche LGBT) - dal grande pubblico, trasformandola in un fenomeno sempre più di nicchia e/o per nostalgici, stiano riuscendo nel loro proposito. Anche perchè, purtroppo, la trasmissione di Sailor Moon Crystal si è rivelata una goccia nel mare.

Alla prossima.

venerdì 21 settembre 2018

PENE PER BATMAN

Ciao a tutti, come va?

La notizia di oggi è già diventata abbastanza virale, anche in contesti non prettamente fumettistici, però sembra che non sia stata analizzata in maniera approfondita, e quindi mi sembrava doveroso inquadrare meglio la situazione su questo BLOG... Anche perchè si tratta di una di quelle notizie che davvero non posso fare a meno di segnalare, dato che si parla della prima apparizione ufficiale - e a sorpresa - del pene di Batman (che davvero non si era mai visto dal 1936 ad oggi)!

Comunque è meglio andare per ordine. Qualche tempo fa vi avevo fatto notare che dalle parti della DC Comics sembrava che avessero iniziato ad adottare una politica più "filo governativa":  da una parte allineando i contenuti delle proprie pubblicazioni mainstream a standard più tradizionalisti e conservatori, e dall'altra riaprendo le porte a sottoetichette editoriali in cui concentrare i contenuti più alternativi e progressisti (se non sapete di cosa parlo CLICCATE QUI e QUI). Tuttavia sembra che abbia anche voluto lanciare una nuova sottoetichetta "adulta" in cui possono comparire anche progetti che coinvolgono i suoi personaggi più celebri, come ad esempio Batman. E infatti è proprio Batman che ha inaugurato la nuova linea editoriale chiamata "Black Label", con la miniserie Damned (e sotto questo marchio verranno pubblicati, a breve, altri due progetti a lui dedicati, ma sono stati annunciati anche dei fumetti di Superman e un titolo relativo alla storia "alternativa" dell'universo DC COMICS).

Alcune considerazioni preliminari: questa è una storia di Batman, ma è una storia di Batman ambientata in una realtà parallela a quella "ufficiale", tant'è che è tutta incentrata sulla morte del Joker e sulle sue implicazioni paranormali, che a quanto pare richiederanno l'aiuto di John Constantine e di altri personaggi esperti di magia...

Per chi non lo sapesse le realtà parallele, fumettisticamente parlando, sono un ottimo stratagemma per osare e sperimentare senza compromettere troppo la versione "ufficiale" di questo o quel personaggio, ed eventualmente per tornare sui propri passi senza conseguenze.  Quindi le tavole che mostrano il pene di Batman, in un certo senso, lo mostrano e al tempo stesso non lo mostrano... Anche se in effetti, più che mostrarlo, lo fanno intravedere in penombra...

In compenso le stesse tavole mostrano senza filtri il notevole lato B di Bruce Wayne...

Il che, comunque, rappresenta un svolta abbastanza epocale, perchè comunque si parla di un personaggio popolarissimo e non di un personaggio secondario o di un debuttante... Come ad esempio accadde negli anni Ottanta nel caso del Dr. Manhattan in WATCHMEN: uno dei primi casi di pene mai comparsi in un fumetto di supereroi americano, che oltretutto non aveva niente a che fare col circuito underground dei cosiddetti comix (dove i peni si vedevano da un bel po', ma questa è un'altra storia). Anche perchè, venendo distribuito solo in fumetteria, non doveva adeguarsi alle regole del Comics Code (che proibivano il nudo frontale, ad esempio)...

Il caso di Batman, però, è molto diverso. Anche solo per via del contesto storico-socio-culturale degli USA in questo momento. Senza contare tutte le implicazioni erotiche e implicitamente gay friendly di questa scelta grafica su un personaggio come Batman, che una volta tanto mette il corpo maschile sullo stesso piano di quello femminile. E, probabilmente, questo è uno dei motivi per cui i soliti tromboni si sono alzati gridando allo scandalo e al degrado. Anche se ovviamente, a questo punto, tutti si stanno chiedendo se si è trattato di una goccia nel mare, di una specie di test per verificare le reazioni del pubblico o di una vera e propria presa di posizione che verrà confermata negli altri titoli targati Black Label.

Questo, ovviamente, per ora non possiamo saperlo.

Tuttavia qualcosa, da queste tavole, si può intuire... E non mi riferisco al fatto che Bruce Wayne è circonciso e ha un pene di medie dimensioni...

Infatti un elemento importante, secondo me, è rappresentato dal fatto che gli attributi di  Batman si intravedono SOLO nell'edizione cartacea, e non in quella distribuita digitalmente. Infatti tutti quelli che hanno preferito procurarsi questo fumetto in versione elettronica si sono ritrovati di fronte a dei disegni debitamente OSCURATI... Come tradizionalmente accade nei fumetti mainstream di supereroi, anche se in realtà il Comics Code è stato formalmente abbandonato dalla MARVEL nel 2001 e dalla DC Comics nel 2011, anche perchè non aveva senso mantenerlo come standard in un mercato concentrato soprattutto nelle fumetterie...

 Perchè questa differenziazione, dunque? Sicuramente potrebbe essere dovuta al fatto che le piattaforme che vendono i fumetti in versione digitale, in particolare a livello di app per telefonia mobile, hanno una politica molto severa per quel che riguarda le censura degli organi genitali... Tuttavia potrebbe esserci anche un motivo supplementare.

Se i fumetti di supereroi non vendono più come un tempo è anche perchè le loro versioni digitali vengono regolarmente piratate e ridistribuite, praticamente in contemporanea con quelle vendute attraverso i canali regolari. Quindi se la DC Comics decide di offrire tramite la versione cartacea "qualcosa in più" potrebbe  non essere un'idea malvagia... Certo non impedirà di scansionare le immagini direttamente dalla copia cartacea per poi diffonderle, ma effettivamente potrebbe essere una buona carta da giocare. E se quel "qualcosa in più", ad esempio, fossero i dettagli piccanti di Batman e degli altri supereroi, e l'idea avesse successo, in futuro questa trovata potrebbe avere delle implicazioni molto interessanti... Anche perchè, effettivamente, potrebbe rivelarsi l'unica strategia con cui la MARVEL COMICS, di fatto, NON potrebbe mettersi in competizione...

Perchè dico questo?

Per farla molto breve: il massimo dirigente della MARVEL COMICS è un imprenditore che ha lavorato molto per entrare nelle grazie di Donald Trump, e questo si è riflettuto sulla politica della casa editrice e persino sugli incarichi al suo interno (CLICCATE QUI). Inoltre la MARVEL è di fatto un marchio DISNEY... E questo vuol dire che i suoi eroi devono restare, entro certi limiti, a prova di bambino... Tant'è che vengono promossi nei Disney Shop e nei parchi Disneyland di tutto il mondo...

E anche le produzioni collaterali della MARVEL, come i film e le serie animate, hanno finito per adeguarsi a questo standard... Al contrario di quanto è avvenuto nel caso della DC COMICS, che negli ultimi anni - a parte dei discutibili film per il grande schermo - ha realizzato una serie di produzioni animate dal taglio sempre più adulto e con allusioni sessuali sempre più esplicite... Perchè, EVIDENTEMENTE, un conto è fare parte della DISNEY e un conto è fare parte del gruppo WARNER...

Ovviamente, dalle parti della WARNER, i supereroi DC COMICS vengono messi anche al centro di produzioni per i più piccoli, ma c'è a monte una differenziazione delle produzioni a seconda del target di riferimento, e lo si vede nelle serie animate come nei fumetti... Tant'è che la casa editrice che mostra i fumetti col pene di Batman, e i film di animazione in cui Nightwing fa sesso con Harley Quinn, è la stessa che ha lanciato la serie animata TEEN TITANS GO... Che da poco ha debuttato anche al cinema...

 Ed è la stessa che, oltre a realizzare i fumetti di Scooby-Doo in versione classica, sta producendo quelli in cui gli stessi personaggi si muovono in una truculentissima realtà post apocalittica... In cui, tra l'altro, uno dei protagonisti è stato da poco ucciso trasformandosi in uno zombie demoniaco...


La MARVEL, al contrario, da qualche anno cerca di "livellare" il più possibile tutte le sue produzioni, stando molto attenta a non esagerare e a non compromettere il potenziale "per famiglie" di questo o quel titolo (tant'è che, pur avendo alle spalle un colosso dell'animazione come la Disney, non produce niente di paragonabile all'animazione "adulta" firmata DC COMICS).  Giusto per fare un esempio pertinente: nello stesso giorno in cui debuttava il fumetto che mostrava il pene di Batman, su X-Men GOLD 36 la MARVEL ha ritenuto necessario censurare il pube (avete capito bene: il PUBE) di un giovane mutante che veniva colpito da una pallottola dopo aver "scaricato" i suoi poteri (rimanendo completamente nudo).

Quindi direi che la situazione è abbastanza chiara... E se in un ipotetico futuro la DC COMICS verificasse che, perlomeno nella sua linea adulta Black Label, mostrare le parti basse dei propri personaggi più famosi potrebbe portarle un ritorno economico - e pubblicitario - supplementare, quasi certamente la MARVEL non avrebbe la possibilità di competere sullo stesso terreno... E questo potrebbe spingere la DC COMICS a puntare su questo genere di trovate sempre più spesso e - forse - in maniera sempre più esplicita (cosa che, a pensarci bene, con l'animazione sta già succedendo)...

Ovviamente, per ora, queste rimangono solo delle ipotesi... Però non sono nemmeno così imverosimili, soprattutto considerando che negli USA si cercano sempre nuove strade per fare in modo che i fumetti restino competitivi con le altre forme di intrattenimento, continuando a stuzzicare l'interesse del pubblico...  E, se il pubblico dimostrasse di apprezzare la visione del pene di Batman (anche alla luce del cambio di percezione del corpo maschile che c'è stato negli ultimi anni, e dell'innalzamenro dell'età media dei lettori di fumetti), la situazione potrebbe prendere una piega molto interessante... E del tutto inconcepibile fino a poco tempo fa...

Quindi, a questo punto, non ci resta che stare a guardare (in tutti i sensi).

Alla prossima.

mercoledì 19 settembre 2018

PICCOLE FIERE E MEDIE RIFLESSIONI

Ciao a tutti, come va?

 Lo spunto per il post di oggi mi arriva dopo aver visitato l'ultima edizione di Modena Nerd, una delle (tante) manifestazioni fumettistiche medio-piccole che negli ultimi anni sono nate per venire incontro all'utenza che si definisce nerd, appunto. Anche se in effetti questa parola, in Italia, ha assunto un significato che originariamente non aveva. Nel senso che - teoricamente - si riferirebbe a chi ha una certa propensione per la tecnologia e non ha una grande vita sociale, finendo per ripiegare su passioni e interessi che la media delle persone (soprattutto nell'adolescenza) non ha. Quindi, se da una parte l'accostamento con i videogames ha senso, dall'altra la parola nerd non ha necessariamente implicazioni legate all'immaginario pop, ai fumetti, e via dicendo. E infatti nell'ambiente anglosassone - in questi casi - gli si preferisce il termine "geek",  che indica i super appassionati in senso lato, e in particolare quelli un po' eccentrici, e quindi include i nerd veri e propri e le altre categorie di persone che ingolfano le manifestazioni di un certo tipo (senza necessariamente essere appassionati di videogames e tecnologia)... E che, ovviamente, possono avere una vita sociale e relazionale più che dignitosa.

Nell'attesa che anche il termine "geek" si faccia largo nel nostro paese, con i soliti venti o trent'anni di ritardo, bisogna comunque prendere atto che avere delle manifestazioni che utilizzano il temine nerd nel loro nome è già un passo avanti (c'è anche un Bologna Nerd Show a febbraio, per gli interessati). Ad ogni modo, al di là dei cavilli linguistici, penso che - di tanto in tanto - sia importante anche cercare di analizzare la situazione partendo dalle manifestazioni meno imponenti, e non solo da quelle più importanti e frequentate.

Anche perchè, generalmente, quelle piccole sono anche quelle più "sentite" e che possono dare davvero il polso della situazione. Soprattutto considerando che ormai fiere come Lucca Comics & Games hanno assunto una dimensione prettamente turistica, che coinvolge tantissimo pubblico che, in realtà, non potrebbe essere affatto definito nerd o geek... E che in buona parte è composto da curiosi o, nella migliore delle ipotesi, da girellari nostalgici.

Fatto sta che, come vi dicevo, sfidando una calura e un'umidità di livello tropicale mi sono girato ben bene Modena Nerd, e non ho potuto fare a meno di pensare alcune cose. La prima è che, anche se il mondo del fumetto italiano ufficiale ha ancora tutta una serie di remore al riguardo, nel contesto prettamente nerd/geek integrare tematiche e autori LGBT senza particolari problemi è diventato abbastanza frequente, e forse persino scontato. Modena Nerd era divisa in due padiglioni: uno per i games e uno per tutto il resto, e in quest'ultimo un'ampia area era riservata agli autori che volevano autogestirsi un proprio spazio, vendendo tavole originali, firmando autografi, realizzando schizzi e promuovendo le loro pubblicazioni... Così, poteva capitare di vedere classici autori Bonelli a poca distanza da Samuel Spano e da tutto il suo materiale su NINE STONES...


E girato l'angolo ci si poteva imbattere in Jacoppo Camagni e Marco B. Bucci con Nomen Omen, magari a breve distanza da quale nome disneyano...

E questi non erano nemmeno gli unici autori presenti che di recente hanno tenuto alta la bandiera LGBT.

Quindi la sensazione è che in realtà il mondo del fumetto italiano, o perlomeno quella sua componente che gestisce e anima la parte più genuina di queste manifestazioni, sia molto meno bacchettona e più inclusiva di quanto sembrerebbe a prima vista... E passando dal padiglione più "geek" a quello più "nerd", direi che faceva la sua scena anche lo spazio occupato da La Gilda, il gruppo gioco LGBT di Bologna, che ormai nelle manifestazioni limitrofe è sempre più presente.

E la cosa interessante, secondo me, è che situazioni come questa iniziano ad essere sempre meno isolate. Visto che, ad esempio, negli stessi giorni in cui si teneva Modena Nerd, dalle parti di Alessandria si teneva la manifestazione AleComics (che tra l'altro è una delle poche ad ingresso gratuito), dove Marco Albiero e Immanuel Casto presentavano (di nuovo) il gioco LGBT friendly WITCH & BITCH...

Quindi la sensazione è che una certa tendenza all'inclusività abbia iniziato a farsi largo anche nell'ambito delle manifestazioni di seconda fascia, diciamo, dove peraltro un certo tipo di prodotto può anche avere l'opportunità di essere più visibile... Senza che, al momento, ci siano state reazioni negative e/o proteste di qualche tipo, da parte del pubblico o degli organizzatori. E questo, considerando soprattutto il contesto italiano dell'ultimo periodo, non è un dato del tutto irrilevante.

E se non altro potrebbe dimostrare che la comunità più propriamente geek e nerd è tendenzialmente più portata ad avere un atteggiamento abbastanza aperto... Anche in manifestazioni che - effettivamente - hanno molti bambini fra i loro visitatori.

E i bambini, secondo me, sono un dettaglio importante anche sotto un altro punto di vista. Di bambini, a Modena Nerd, ce n'erano tanti, ma la la sensazione è che fossero lì più che altro per accompagnare i loro genitori...  Visto che nel padiglione "geek" - di materiale che in qualche modo poteva rientrare nel campo di interesse dei giovanissimi, ce n'era davvero pochissimo. Mentre nel padiglione "nerd", quello dei games e dei videogiochi, la situazione era del tutto opposta... Visto che ai tavoli dei giochi e davanti ai videogiochi (da quelli più recenti a quelli vintage, passando per i cabinati anni Ottanta), c'erano stuoli di bambini e ragazzini... Che magari si dilettavano a condividere la loro passione coi genitori...

E questo dovrebbe suonare come un campanello d'allarme abbastanza importante... Perchè dimostra che la comunità nerd, in Italia, si è struttarata a partire da gruppi di appassionati che sono anche in grado di capire come trasmettere la loro memoria storica e come coinvolgere le nuove generazioni, mentre la comunità geek è ancora fortemente condizionata dalle scelte dell'editoria e da tutta una serie di vincoli che - per tanti motivi - impediscono il ricambio generazionale... E non è solo una questione di fumetti. Questo dettaglio si è notato in particolare durante il concerto di Cristina D'Avena...

Se invece di guardare il palco di fosse guardato il pubblico, soprattutto nelle ultime file, si sarebbe notato che buona parte degli under dodici presenti si ritrovava a fare tutto fuorchè seguire il concerto e cantare le canzoni... Anche perchè è da almeno dodici anni che sui canali Mediaset i cartoni animati di cui Cristina D'Avena cantava le sigle hanno smesso di essere trasmessi con regolarità (tranne che nella fascia strettamente mattutina o nel cuore della notte), mentre è da anni che Mediaset non investe su nuove serie animate da trasmettere (soprattutto giapponesi), men che meno con una sigla di Cristina D'Avena... E dato che Cristina D'Avena è sotto contratto con Mediaset è abbastanza ovvio che per tantissimi bambini sia diventata, nella migliore delle ipotesi, "la tipa che cantava le sigle dei cartoni giapponesi che guardavano mamma e papà"... O qualcosa del genere...

E quindi si presentava questo panorama surreale, di adulti esagitati che canticchiavano i brani eseguiti sul palco, mentre i loro figli giocavano o guardavano altrove... O, peggio ancora, erano obbligati a fare le foto ai loro genitori che perdevano la cognizione del tempo e dello spazio, in un capannone dove il clima tropicale raggiungeva livelli che erano al di là del bene e del male...

Comunque il succo del discorso è che, se mi dovessi basare su quello che ho visto, mi verrebbe da pensare che se il ricambio generazionale nel mondo dei giochi e dei videogiochi - e quindi nel mondo "nerd" - non è un problema, mentre nel mondo più strettamente geek la situazione è diversa, non è solo una questione di abitudini e di tempi che cambiano.

Il mondo dei games e dei videogames offre ANCHE prodotti in sintonia con i giovani e giovanissimi, e si regge su una rete di appassionati che si organizza partendo dal basso e che fa comunità attorno a progetti, idee e sessioni di gioco. Spesso le stesse case editrici di giochi nascono da gruppi di appassionati (che tante volte sono anche molto giovani) e sono molto ricettive verso le nuove idee, e le sperimentazioni. E questo "fare rete" implica anche una certa tendenza a lasciare spazio a tutti, anche quando si vuole creare uno spazio più spiccatamente LGBT... E infatti in Italia abbiamo La Gilda, ma - curiosamente - non abbiamo un suo corrispettivo più prettamente geek, che promuova la cultura e la socializzazione LGBT attraverso fumetti, animazione, annessi e connessi... Come ad esempio fanno alcune associazioni statunitensi che sono tanto "nerd" quanto "geek"... Mi viene da pensare, ad esempio, alla GeeksOut a New York, che da qualche anno organizza addiirittura una manifestazione fumettistica totalmente LGBT oriented, ma che organizza regolarmente anche incontri dedicati agli appassionati di giochi e videogiochi.

E il fatto che a Modena Nerd abbiano capito quanto fosse importante dividere simbolicamente i "nerd" e i "geek" in due padiglioni diversi direi che è abbastanza sintomatico. Gli interessi del mondo geek, in effetti, in Italia continuano ad essere gestiti e amministrati soprattutto "dall'alto", e senza considerare più di tanto i reali gusti del pubblico o l'evoluzione del contesto socio culturale italiano. Ed è un dato interessante, che dimostra fondamentalmente che - ad un certo punto - chi si occupava di games e vidoegames ha continuato a stare al passo coi tempi, mentre chi si occupava di fumetti - tendenzialmente - ha cominciato a fare in modo che la situazione si ripiegasse su se stessa. Perdendo gradualmente il contatto col pubblico, e soprattutto col pubblico potenziale (ad esempio quello LGBT e LGBT friendly) e con i giovanissimi di cui sopra... E infatti, ripeto, è stato estreamente interessante verificare che in una manifestazione come Modena Nerd fumetti per bambini non ce ne fossero, ma giochi e videogiochi per bambini sì... E in discreta quantità...

Quindi verrebbe da pensare che se la situazione in generale ha preso una certa piega, piuttosto che un'altra, forse non è stato proprio un caso.

Tant'è che, giusto per fare un esempio concreto e stare in tema di eventi modenesi, nell'edizione di Modena Play dello scorso Aprile - una manifestazione dedicata prettamente agli appassionati di GAMES (ne avevo accennato QUI) - LA GILDA aveva tre postazioni ed è stato organizzato persino un incontro che affrontava il tema dell'importanza di trattare temi LGBT attraverso le dinamiche dei  giochi di ruolo, anche da un punto di vista pedagogico, con tanto di psicologhe e psicoterapeuti. E se avete un'oretta di tempo il video dell'incontro ve lo posto qui sotto...

Giusto per ribadire che il mondo dei GAMES (e dei videogames), da questo punto di vista, è molto più evoluto rispetto a quello  del fumetto, se non altro per quel che riguarda l'Italia... Dove penso che, per dire una cosa molto banale, in una manifestazione dedicata nessuno si sia mai azzardato a proporre una conferenza sull'IMPORTANZA dei contenuti LGBT nei fumetti e sul loro eventuale ruolo pedagogico.

Intendiamoci: non sto dicendo che il mondo dei GAMES è tutto rose e fiori. Sicuramente abbondano anche in questo ambito le persone arroccate su posizioni sessiste e retrograde, però il margine di discussione e le possibilità di confronto sul tema sembrano molto più ampie... Anche perchè, come dicevo prima, la sensazione è che in questo ambito il ricambio generazionale non si sia interrotto. E non solo a livello di fruitori, ma anche a livello di produttori e ideatori.

Difficile dire se è nato prima l'uovo o la gallina, ma direi che facendo un confronto col mondo del fumetto - in senso lato - le differenze sono abbastanza lampanti.

E varrebbe la pena di rifletterci un po' sopra.

Alla prossima.

venerdì 14 settembre 2018

SPIDER-GAY

Ciao a tutti, come va?

É capitato abbastanza spesso che su questo blog segnalassi come il fumetto italiano, nel tempo, ha finito per mettere sempre più in evidenza una certa propensione ad offrire una rappresentazione "di comodo" delle città straniere... Londra, New York, Los Angeles... Spesso e volentieri sono state epurate da tutti quegli elementi che in qualche modo avrebbero rischiato di disturbare l'italico lettore, che magari restava legato ad una serie di sterotipi e pregiudizi tipici della sua cultura di appartenenza, p del suo background generazionale...  Ad esempio evitando di mostrare, soprattutto in maniera verosimile, la visibilissima realtà LGBT locale.

E, se leggete questo blog, saprete anche che in più di un'occasione mi sono soffermato a riflettere sul fatto che - considerando che viviamo in un un mondo sempre più globalizzato, queste scelte rappresentavano un boomerang, soprattutto per quel che riguarda la possibilità di un effettivo ricambio generazionale del pubblico.

E oggi parlerò un po' di chi la pensa come me.

Infatti, a parziale riprova del fatto che certi elementi sono diventati importanti per chi, effettivamente, si rivolge ad un pubblico prevalentemente giovanile e potenzialmente sconfinato, ci sono le scelte degli ideatori e dei programmatori dell'ultimo vidogame di Spider-Man per PS4, che ha debuttato circa una settimana fa.

Perchè dico questo? Perchè il suddetto gioco è - com'era prevedibile - ambientato in una New York ricostruita nei minimi dettagli (e che effettivamente fa abbastanza impressione), comprensiva di bandiere gay appese agli edifici e dipinte sui muri, così com'è nella New York reale...

Anche se questo, presumibilmente, renderà il videogame invendibile in Russia e in diverse altre parti del mondo, perlomeno in questa versione.

E devo dire che vedere Spider-Man che si muove con disinvoltura con le rainbow flag sullo sfondo - e magari trova anche il tempo di farci un selfie - fa un certo effetto... E direi che, romanticismo a parte, dimostra che gli utenti LGBT e LGBT friendly sono ormai considerati una fetta importante del mercato.


E direi anche che questa scelta acquista anche un particolare significato se si considera la diffusione del mercato dei videogames anche nel nostro paese... In cui spesso gli editori si lamentano del fatto che il pubblico giovanile sta iniziando a depennare i fumetti dalla lista de suoi interessi preferendo i videogiochi, anche se poi non hanno mai osato fare scelte di questo tipo.

Comunque, a ben guardare, questo non è il solo elemento gay friendly del gioco. Infatti, effettuando le opportune operazioni, è possibile sbloccare oltre una ventina di costumi ragneschi, provenienti dalle varie incarnazioni dell'eroe fumettistico e dei suoi epigoni (visto che adesso, nei fumetti MARVEL, Peter Parker ha diversi "imitatori"), e fra questi c'è una deliziosa tenuta "undies": un modo molto trendy per dire che in questo gioco Spider-Man può anche presentarsi in mutande...

In realtà, nei fumetti, Spider-Man si è ritrovato relativamente spesso alle prese con situazioni imbarazzanti di questo tipo, ma credo che sia la prima volta che vengono considerate come un elemento da inserire in un videogame di questo livello. Che, evidentemente, ha voluto puntare anche su una soluzione che per un certo tipo di pubblico risultasse sexy, e per un'altra parte di pubblico fosse comunque divertente. E in effetti questa è una strategia molto usata per risultare gay friendly senza "prevaricare" i gusti del pubblico eterosessuale, anche in altri ambiti dell'entertainment contemporaneo.

Ovviamente, a questo punto, prevedo valanghe di cosplayer esibizionisti alle prossime manifestazioni fumettistiche, anche perchè credo che questo potrebbe essere il costume di Spider-Man più economico di sempre. E se si presenteranno anche in Italia, magari a Lucca Comics & Games,  evidenzieranno ulteriormente la voragine che si sta creando fra la sensibilità del pubblico di oggi e un certo tipo di fumetto italiano che proprio non si vuole schiodare dalla sua impostazione "âgée", per dirla alla francese.

Detto ciò vi lascio con una sequenza "undies" del nuovo videogame di Spider-Man, anche perchè pare che questo look sia uno dei motivi per cui si internet stanno circolando tantissimi commenti di apprezzamento per i glutei sfoggiati dal protagonista in questa sua nuova versione videoludica...

E poi non dite che non vi voglio bene.
Alla prossima.