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giovedì 31 gennaio 2019

PARLIAMO DI MARKETING...

Ciao a tutti, come va?

Qualche tempo fa avevo esposto una mia teoria a proposito del fatto che i dati di vendita dei fumetti, in Italia, tendono a non essere diffusi anche per non compromettere le opportunità "collaterali" che vengono offerte a chi lavora in ambito fumettistico, come ad esempio quelle relative all'insegnamento presso corsi, laboratori e scuole di fumetto (CLICCATE QUI)... Che sbucano un po' come funghi anche se poi il settore non se la passa proprio benissimo, in particolare per quel che riguarda i fumetti che - molto teoricamente - dovrebbero calamitare l'attenzione delle nuove generazioni e contribuire al ricambio dei lettori (e delle lettrici)...

Ne avevo parlato un paio di anni fa, e anche se da allora la situazione delle vendite non ha dato particolari segni di ripresa, le proposte di corsi con annessi e connessi non sono mai mancate... E non solo nelle grandi città. A quanto pare, anche se di questo fenomeno se ne parla molto poco, ci sono dozzine di professionisti che in un modo o nell'altro vengono coinvolti in laboratori di fumetti per le scuole, corsi professionali, workshop e quant'altro un po' in tutta Italia... Forti anche del fatto che non pochi zii e genitori (diciamo persone dai quarant'anni in su), soprattutto se sono appassionati di fumetti, sono abbastanza propensi a pagare questo tipo di corso ai loro figli e nipoti... Soprattutto se sono tenuti da disegnatori/autori/professionisti che erano già sulla breccia quando loro erano dei ragazzini...

Anche perchè poi questo gli darà l'opportunità di potersi vantare con amici e colleghi (coetanei) del fatto che la loro progenie dodicenne ha "studiato" fumetto con quel tale disegnatore di Dylan Dog o con quel tale autore di Topolino e via dicendo... Anche se poi, quando i suddetti dodicenni provano a vantarsi della cosa coi loro compagni, molto spesso si ritrovano in un gruppo di pari che non ha idea di chi sia Dylan Dog, mentre il loro rapporto con Topolino si è fermato alla prima infanzia...

E questo lo riporto in quanto esperienza diretta di una mia amica che insegna arte alle scuole medie. Ovviamente non c'è niente di male nel fatto che un professionista del fumetto voglia arrotondare facendo il docente in corsi di questo tipo, e che per farlo giochi anche sul fatto che NON ci sono dati ufficiali che dimostrano che lavora per testate o editori che hanno dei cali di lettori importanti anno dopo anno...

Magari è eticamente contestabile, ma non c'è niente di illegale, e oltretutto qualche risvolto formativo - questi corsi - ce l'hanno davvero.

Quello che mi lascia perplesso, invece, sono quelle iniziative extemporanee che vengono proposte come un avviamento ad una professione di successo. Anche perchè più passa il tempo e più mi pare che chi lavora nel mondo del fumetto - e non solo in qualità di autore - tenda a ripiegare su iniziative di questo tipo in maniera inversamente proporzionale all'andamento del settore in cui opera. Generando delle situazioni leggermente surreali, soprattutto quando certe iniziative vengono pubblicizzate - con una certa insistenza - anche via social.

Ad esempio, in questi giorni su Facebook mi sta comparendo con insistenza la pubblicità di un "master" in marketing e comunicazione per i fumetti che si terrà a Milano (CLICCATE QUI), alla modica cifra di 1590 euro (ma saranno solo 990 euro per chi si iscrive entro il primo febbraio) per 36 ore distribuite in 6 giornate, fra marzo e maggio.
https://www.napieracademy.eu/master-comics?fbclid=IwAR25K6_CzIgqgHdNbl81RjWDZPaVwlixF93z41D_JoC6HOMqxRsYK3uuboE

Il master sarà tenuto dal Product manager publishing della Panini, dal Publishing Manager della Star Comics e dal Chief Creative Officer della Bao Publishing.  Intendiamoci: dati alla mano Star e Bao hanno un fatturato in crescita (ne ho parlato QUI), ed è pur vero che la Panini è molto presente (e martellante) in vari comparti fumettistici... Però è anche vero che la Star pubblica quasi esclusivamente manga, ormai, e per lo più per il circuito delle librerie e delle fumetterie... Come peraltro fa la Bao con le sue produzioni, e fin dagli esordi. La Panini continua a tenere duro un po' ovunque, forte anche del suo catalogo di prestigio, ma penso che non sia un segreto per nessuno il fatto che Topolino vende sempre meno (al punto da spingere la dirigenza a silurare la direttrice storica, come ho scritto QUI) e che, per riuscire a pubblicare ancora i mensili della MARVEL nonostante il calo di vendite, la Panini abbia dovuto ridimensionarli a 24 pagine, per la modica cifra di  3,50 euro... 

Non essendo un esperto di marketing posso solo dire che, come strategia, non ne afferro il senso (a meno che il fine non sia quello di mantenere in edicola dei titoli "storici" che stavano andando in perdita, e solo per una questione di immagine)... Soprattutto alla luce del fatto che - se  negli USA questo è un formato storico che bene o male continua ad avere senso - da noi la situazione è molto diversa. Tant'è che a fronte del grande successo dei personaggi MARVEL al cinema, è la prima volta che in Italia la loro controparte a fumetti è stata costretta a scelte così drastiche per potersi permettere di andare avanti...

Quindi mi verrebbe da pensare che un master in marketing e comunicazione del fumetto, allo stato attuale in Italia, potrebbe essere finalizzato più che altro ad insegnare delle tecniche base di sopravvivenza - magari allineandole alle aspettative e ai limiti della realtà italiana attuale - che non a piazzare un prodotto e a farlo diventare un "caso" editoriale. Anche perchè, piccolo e non insignificante dettaglio, uno può anche essere bravissimo in fatto di marketing, ma se a monte le scelte editoriali sono compiute da qualcun altro (e sono sbagliate), non basteranno tutti i master di questo mondo per risollevare la situazione. Soprattutto adesso che un buon 50% del marketing viene fatto direttamente dagli autori stessi via internet e senza che l'editore abbia tutta questa voce in capitolo...

Soprattutto nel caso degli autori completi, che diventano nomi di richiamo (se non addirittura dei veri e propri brand a loro volta) a prescindere dai personaggi su cui lavorano.

Se, giusto per fare un esempio, Zero Calcare fosse stato totalmente negato per la tastiera (e se non fosse stato capace di dare voce alla sua generazione) ho dei seri dubbi sul fatto che la Bao, da sola, sarebbe riuscita a trasformarlo in un campione di vendite...

Quindi, a rigor di logica, un master di marketing del fumetto non potrebbe prescindere da un corso di "scouting" per valutare la validità di questo o quell'autore. Il problema, però, è che per come è strutturata l'editoria a fumetti italiana oggi, lo "scouting" resta ancora vincolato a direttori editoriali che sono anche i proprietari della casa editrice stessa... E che, essendo in buona parte ex lettori, vogliono avere l'ultima parola su tutto, prendendo come riferimento la loro esperienza personale e non un target di riferimento effettivo. Anche perchè molto difficilmente (e per motivi che andrebbero trattati a parte) sono in grado di entrare in sintonia con generazioni diverse dalla propria. Senza contare che, in un ambiente estremamente circoscritto come quello dell'editoria a fumetti italiana, in cui da decenni girano perlopiù gli stessi nomi, o i nomi dei loro amici, o i nomi degli amici dei loro amici, è davvero difficile farsi strada solo grazie alle proprie idee e alle proprie competenze (e non solo in fatto di marketing). Magari si può entrare nel giro pià facilmente frequentando delle scuole specializzate in cui i docenti lavorano anche in questo settore, ma penso sia evidente che frequentare una scuola del fumetto nella speranza di entrare nel giro giusto piuttosto che per affinare le proprie capacità sia un controsenso, che oltretutto non fa bene al fumetto italiano in generale.

E si vede.

Di buono c'è che una volta le scuole del fumetto puntavano molto ad uniformare i loro studenti allo stile richiesto dalle case editrici italiane che offrivano più possibilità di lavoro, castrando e non poco i loro guizzi creativi, mentre dopo la rivoluzione digitale e la maggiore accessibilità del mercato estero hanno ampliato i propri orizzonti. Anche perchè, per fortuna, si è scoperto che in Italia ci sono molti autori (e autrici) esportabili... Che hanno anche dimostrato di sapersi muovere in un mercato molto più ampio e competitivo in cui, effettivamente, essere amico dell'amico ha un peso molto relativo... E dove, guardacaso, i dati di vendita sono tutti pubblici...

Questo discorso, però, non si può applicare al discorso del marketing. Perchè, molto banalmente, il marketing che si può (e si vuole) fare in Italia è molto diverso rispetto a quello che sarebbe necessario in altre nazioni. E probabilmente risente molto di una congiuntura non proprio favorevole che si protrae da decenni.

E qui arrivo al motivo per cui parlo di marketing e fumetto oggi. Proprio in questi giorni Marcello Toninelli ha scritto un pezzo molto interessante per Giornale POP (CLICCATE QUI), in cui - molto abilmente - riesce a riassumere un concetto che ho ripetuto molte volte anche da queste parti, e che parte da una domanda molto semplice: con il moltiplicarsi delle offerte in fatto di intrattenimento a basso costo, cosa potrebbe rendere ancora competitivo il linguaggio del fumetto, in particolare per i nativi digitali?

In realtà, leggendo il suo pezzo, la risposta è implicita. Nel senso che il grande punto di forza del fumetto rispetto agli altri media, da sempre, è stato quello di proporre - a costi contenuti e con investimenti limitati - quello che altrove nessuno riusciva a proporre. Ovviamente, adesso che un qualsiasi smanettone può scaricarsi ore e ore di serie TV totalmente gratis, il basso costo è essenziale, ma non può essere considerato il punto di richiamo principale, visto che non si può competere con qualcosa disponibile GRATIS.

Quello che fa la differenza sono i contenuti. Dei contenuti che siano davvero competitivi con quelli delle altre forme di intrattenimento e che magari OSINO quello che - almeno per ora - non viene osato da nessun altro... E soprattutto che intercettino i gusti reali del pubblico che si vuole raggiungere, promuovendoli attraverso i canali che il suddetto pubblico utilizza di più. 

Cercare di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, nel lungo periodo, si sta rivelando sempre più disastroso, così come proporre cose nuove che però restano vecchie dentro nella speranza di continuare a sfruttare il pubblico storico (che in Italia coincide grossomodo con quello dei baby boomer in edicola e della X Generation nelle fumetterie).

Non penso che serva un corso di marketing per arrivare a questa conclusione.

Eppure, molto banalmente, le produzioni italiane che tengono in debita considerazione il bacino dei lettori LGBT e LGBT friendly sono ancora risicatissime... E non intendo le pubblicazioni che si limitano ad inserire personaggi e situazioni LGBT, ma quelle che lo fanno in modo moderno e competitivo, appunto... Per non parlare del fatto che tantissime case editrici non osano nemmeno mettere in rilievo il fatto che questa o quella pubblicazione ha dei risvolti LGBT, cercando di esporsi il meno possibile e puntando tutto sull'eventuale passaparola del pubblico piuttosto che su una promozione mirata...

Anche queste, tecnicamente, sono scelte di marketing.

Se ci sono dietro degli esperti di marketing o meno non lo so, ma sicuramente sono abbastanza indicative del fatto che si dà ancora per scontato che un certo tipo di pubblico non faccia tendenza (o magari fa comodo crederlo), o comunque non andrebbe valorizzato più di tanto per non rischiare di compromettersi agli occhi di un pubblico di altro genere... Quello che magari si è maggiormente consolidato nel corso dei decenni passati.

Anche se poi, ovviamente, il pubblico di una certa età internet lo usa poco e male, mentre i giovani che sono interessati a certi temi lo usano meglio, e così finisce - ovviamente -  che la youtuber Violetta Rocks (che ha giusto 262.000 followers) sul suo canale di recensioni (CLICCATE QUI e segnatevela, perchè oltre ad essere molto gay friendly è estremamente professionale e tanto simpatica) parli di Nine Stones di Samuel Spano e dell'italo manga a sfondo lesbico Butterfly Effect, realizzato da Giulia Della Ciana per l'etichetta Manga Senpai, e non certo delle ultime uscite Bonelli...

Ovviamente ognuno può avere la sua idea di marketing, tuttavia penso che sia estremamente curioso il fatto che, giusto per stare in tema di Bonelli, piuttosto che puntare su temi realmente moderni e di rottura ci si limiti ad andare per tentativi scimmiottando stili e trovate altrui in maniera superficiale e senza riuscire ad orientarsi davvero verso un pubblico di riferimento preciso...

Ultimo, ma non ultimo, tentativo in questo senso pare essere la trasposizione dei romanzi de I Bastardi di Pizzofalcone di Maurizio de Giovanni (che hanno già avuto un adattamento televisivo sulla RAI) in versione animali antropomorfi (e non "furry", come erroneamente indicato da qualcuno... Anche perchè il "furry" è un'altra cosa e la Bonelli non oserebbe mai proporre qualcosa di davvero "furry")...

Devo essere sincero... La prima cosa che ho pensato vedendo questa copertina è che - tanto per cambiare - l'idea è arrivata fuori tempo massimo, e che comunque un prodotto del genere deve essere studiato in funzione dello specifico genere "animale antropomorfo", altrimenti c'è davvero il rischio di fare la figura di quelli che presentano una storia con degli attori che indossano maschere, con un effetto kitch fine a se stesso. Alla Bonelli volevano fare il verso alla serie Blacksad (che comunque debuttò una ventina di anni fa)? Non so... E in ogni caso Blacksad è una serie pensata e sviluppata in funzione del fatto che i suoi personaggi sono animali antropomorfi, e non facendo una specie di "parodia Disney per adulti" di un romanzo giallo più o meno famoso.

E poi ho pensato che nella classifica dell'Hollywood Reporter dei migliori fumetti del 2018 (CLICCATE QUI) facevano bella mostra di sè diversi titoli a base di animali umanizzati, e NATI per essere fumetti a base di animali umanizzati... E fra di loro spiccava la recente reinterpretazione di Svicolone (il puma creato per i cartoni di Hanna-Barbera, e di cui ho parlato QUI  e QUI), nelle vesti di un impresario teatrale omosessuale alle prese con la caccia alle streghe degli anni Cinquanta...

E anche questa, ovviamente, è stata una scelta di marketing da parte della DC Comics, che ha SCELTO di pubblicarlo... Visto che la casa editrice non era obbligata ad accettare la proposta di Mark Russell, e men che meno a promuoverla. Quindi se ha scelto di reinventare in chiave gay un noto personaggio dei cartoni animati, piuttosto che limitarsi a prendere un romanzo di successo e a farlo interpretare dagli animali antropomorfi di Hanna-Barbera, nonostante la loro indubbia popolarità (soprattutto presso le generazioni più stagionate) un motivo ci sarà.

Marketing, appunto.

Però, non so perchè, ma ho la sensazione che questo non sia il genere di marketing fumettistico che viene promosso, e successivamente preso in considerazione, dalle nostre parti.

Voi cosa ne pensate?

mercoledì 23 gennaio 2019

LA SERIE EVENTO...

Ciao a tutti, come va?

Qualche settimana fa avevo accennato al fatto che, anche se nel 2019 l'animazione televisiva giapponese nella TV italiana è ridotta al lumicino ed è sempre a rischio censura, probabilmente la serie animata prodotta da Adriano Celentano avrebbe dimostrato che da noi ci sono due pesi e due misure (CLICCATE QUI)... E, a quanto pare, ci avevo visto giusto...

Tuttavia la trasmissione di "Adrian" sta dimostrando anche molte altre cose, e si sta rivelando l'emblema e la sintesi del periodo storico in cui stiamo vivendo... Un periodo in cui - purtroppo - siamo ridotti talmente male in fatto di competenze artistiche e culturali da mettere al centro dell'attenzione una produzione animata di qualità bassissima, spacciandola per un evento capolavoro solo perchè è stata ideata da un cantante ultraottantenne che - vista la mancanza di carattere e personalità dimostrata dai suoi colleghi negli ultimi trent'anni almeno - ha fatto del continuo riciclo dei suoi clichè, e del suo ruolo di guru, il proprio tratto distintivo...

Ed anche perchè ha coinvolto un fumettista erotico quasi ottantenne che, per via del fatto che dagli anni Ottanta in poi ai suoi colleghi più giovani è stato dato sempre meno spazio (e non sono mai stati sdoganati da un certo mondo intellettuale post anni Ottanta), continua ad essere considerato l'unico punto di riferimento del nostro paese in fatto di eros e trasgressione disegnata...

Intorno a questa serie animata, poi, c'è tutto un corollario di aneddoti imbarazzanti, come ad esempio il fatto che i dieci anni che sono stati necessari per ultimarla sono stati dovuti al fatto che i partner del progetto tiravano i remi in barca non appena erano costretti a scontrarsi con l'ego smisurato del suo ideatore e con i suoi chiari di luna, o il fatto che buona parte delle decine di milioni di euro necessari per portarla avanti sono stati utilizzati per pagare multe e penali con gruppi televisivi e studi di animazione... Come si può leggere anche CLICCANDO QUI. O, ancora, può essere interessante prendere atto che per rientrare nei costi e nei tempi alla fine si sono alternate delle sequenze animate in Estremo Oriente (ma non in Giappone, ovviamente, bensì nella più economica Cina, come si vede dai titoli di coda,  e in Corea del Nord, come potete leggere QUI), peraltro con una buona dose di sequenze in semi animazione in stile Supergulp anni Settanta, se non addirittura a base di fermo immagine (perlomeno nella prima puntata)...

Puntando tutto sulle illustrazioni di Milo Manara e magari usando dei disegnini realizzati dallo stesso Adriano Celentano ad esempio, che in  alcuni casi sono talmente brutti da essere già diventati dei meme trash sui social...

Per non parlare del tentativo di ripiegare, abbondantemente, su una sorta di rotoscopio computerizzato abbastanza approssimativo (ricalcando, cioè, delle sequenze fatte girare prima da attori in carne e ossa). Il tutto, ovviamente in economia, e puntando su una buona dose di CG negli sfondi per ammortizzare la povertà complessiva del prodotto... Il che, da un punto di vista tecnico, rende il tutto grossolano e datato, e adatto tutt'al più a stupire chi NON ha avuto reali contatti con il mondo dell'animazione (e in particolare con quella dai contenuti adulti e moderni) da almeno trent'anni a questa parte...

O magari adatto al "clan" dei seguaci del cantante, che gridano al capolavoro per qualsiasi cosa lui pensa e fa. Sulla trama sconclusionata e autocelebrativa, in cui - per l'ennesima volta - Adriano Celentano cerca di farsi passare per un demiurgo della società col dono dell'eterna giovinezza e dell'eterna potenza sessuale (coinvolgendo anche sua moglie, trasfigurata nella coprotagonista ninfomane Gilda) preferisco non inferire...

Comunque, al netto di tutto questo, credo che parlare di Adrian su questo blog sia importante per mettere a fuoco alcuni elementi che - proprio grazie a questa produzione e all'eco mediatica che le è stata concessa - possono aiutarci a capire meglio la situazione nel suo insieme. Una situazione che, probabilmente, sotto diversi punti di vista è prossima al collasso. Andiamo con ordine.

Prima di tutto, come dicevo prima, Adrian è l'emblema del clima di ristagno culturale e artistico in cui il nostro paese annaspa da decenni. Un clima in cui, fondamentalmente, le vecchie generazioni restano metro e misura di tutte le cose... Anche per il concetto di gioventù, nonostante per loro sia ormai un lontano ricordo...

E, a quanto pare, non si rassegnano proprio a lasciare la rappresentazione della gioventù in mano a chi giovane lo è davvero. E la cosa agghiacciante è che, forti del loro ascendente e del rilievo mediatico che hanno ottenuto nel tempo, certi personaggi possono permettersi di fare davvero tutto quello che vogliono.

E quando parliamo di vecchie generazioni parliamo dei baby boomer... Quelli nati grossomodo fra il 1945 e la fine degli anni Sessanta... Perchè la generazione successiva, la generazione X, è ancora considerata composta da "bambinoni" con diritti di rappresentanza e autorevolezza mediatica molto limitati... E infatti stiamo parlando della prima generazione che - ad esempio - è cresciuta con gli anime giapponesi... E che viene abbondantemente snobbata, e lasciata in balia delle censure dell'AGCOM... Tra l'altro Adriano Celentano appartiene persino alla generazione precedente a quella dei baby boomer... La Silent Generation composta da chi è nato fra gli anni Venti e gli anni Quaranta dello scorso secolo (all'alba del 1968 aveva già trent'anni suonati)... E questo fa di lui qualcosa di sempre più avulso, anno dopo anno, dal ruolo di riferimento che vorrebbe continuare a mantenere... E che i media continuano comunque a concedergli.

Anche quando si improvvisa sceneggiatore e regista di serie animate dal taglio abbastanza delirante, e  - alla fine dei conti - considera come vero target di riferimento il suo ego.

Che è un po' un problema generalizzato di buona parte della produzione autoriale italiana, dal cinema al fumetto. E infatti poi i risultati (imbarazzanti) si vedono... Soprattutto quando i suddetti personaggi provano a dare una rappresentazione moderna della realtà, ma inevitabilmente finiscono per proiettare il loro vissuto e la loro percezione (datata), dei giovani, del potere, delle donne e delle minoranze in generale... Autoconvincendosi di essere moderni e trasgressivi, e magari di osare quello che nessuno ha mai osato prima (sigh!), ma finendo per risultare anacronistici e involontariamente trash...




E, a proposito di minoranze, può essere interessante notare che nelle prime due puntate di questa serie evento, che teoricamente dovrebbe essere ambientata nella Milano del 2068, gli unici due personaggi con la pelle scura sono stati una corista e un tale Buba, così stereotipato che più stereotipato non si può...


Di minoranze sessuali, per ora, nessuna traccia (anche se, tanto per dirne una, Adriano Celentano avrebbe anche una figlia lesbica dichiarata)... E considerando che il sottotitolo di questa serie è "L'amore ci salverà", sarà molto interessante verificare se ci sarà spazio per qualche tipo di amore alternativo a quello eterosessuale e godereccio del protagonista. E come gli verrà dato spazio. Personalmente ho qualche dubbio al riguardo. Per ora l'unica cosa dai "risvolti" omosessuali è stato un passo di tango ballato dal protagonista con un aspirante stupratore di fanciulle, prima di mandarlo all'ospedale indossando una maschera da volpe e inaugurando una brillante carriera di giustiziere mascherato esperto di arti marziali... Forse un po' poco per dire che in questa serie l'omosessualità verrà presentata solo come un spunto per siparietti ironici, ma steremo a vedere...

Comunque, come dicevo all'inizio, il problema non è tanto la serie animata in quanto tale... La questione non è se è il frutto del delirio narcisistico di un personaggio che prova ad essere provocatorio a tutti i costi, senza avere più gli strumenti per capire cosa è davvero provocatorio nel 2019 e cosa no (a un certo punto, nella seconda puntata, viene paragonato a Dio), o se gli piace l'idea di farsi raffigurare in una serie animata con (perlomeno) la metà dei suoi anni... Il problema non è nemmeno se si ispira alla sua storia personale per trasfigurarla in quella di un supereroe rivoluzionario e paladino della giustizia... O se pensa di saper fare sempre tutto e bene, al punto di progettare una cosa del genere senza avere le competenze per farlo...

Il punto è che, allo stato attuale, siamo messi così male che "Adrian" è considerato e promosso come una serie evento, un prodotto rivoluzionario e tutto il resto... Qualcosa da tenere d'occhio mentre, da anni, in Italia il mondo dell'animazione è lasciato a se stesso e viene trattato con sufficienza e incompetenza... Ed è totalmente succube di un sistema di veti e interessi incrociati che - internet ed eventi cinematografici a parte - lo sta facendo lentamente morire, riconoscendogli al massimo una semplice funzione di babysitteraggio.

Giusto per fare un esempio: il 21 gennaio, mentre debuttava Adrian, in alcuni cinema italiani veniva proiettato il film di animazione nipponico "Voglio mangiare il tuo Pancreas", che a discapito del titolo è la toccante storia del legame che si crea fra un ragazza che cerca di nascondere la sua malattia terminale e un ragazzo che viene a conoscenza della situazione...

Il film è stato distribuito solo per tre giorni, e non è affatto detto che in futuro avrà un passaggio televisivo...

Lo stesso 21 gennaio, negli USA, veniva mandata in onda lo speciale conclusivo del primo ciclo di avventure di Steven Universe... Probabilmente una delle produzioni animate più interessanti e innovative degli ultimi anni, con tutti i suoi molteplici livelli di lettura e con tutto il suo carico di temi delicatissimi affrontati con naturalezza e spontaneità... Tant'è che, nel giro di poche ore, youtube era già invaso da video di ragazzi e giovani adulti di tutto il mondo (e di tutti i generi/orientamenti sessuali) che commentavano entusiasti il tanto atteso gran finale...


Anche perchè qui si parla davvero di una serie trasgressiva e innovativa, soprattutto alla luce del fatto che dietro ad una grafica essenziale e a dei contenuti solo apparentemente infantili, ha saputo snocciolare tanti e tali messaggi (con un crescente coinvolgimento emotivo da parte del pubblico), da diventare un cult a livello internazionale e intergenerazionale. Poi,  ovviamente, anche in questo caso l'ideatrice Rebecca Sugar ci ha messo del suo, ma al di là del fatto che è nata nel 1987 e che ha una formazione nel campo dell'animazione, parliamo di una persona per cui - evidentemente - l'ideazione di una serie animata è tutto fuorchè un delirio narcisistico.

Però, ovviamente, per i media italiani Steven Universe non è un argomento degno di discussione... Mentre Adrian sì. E qui sarebbe davvero interessante capire se chi dà spazio a qualcosa come Adrian - e magari ne fa recensioni entusiastiche - lo fa perchè il personaggio che c'è dietro fa notizia e/o ha qualche interesse collaterale a farlo, o se è davvero in buona fede, e quindi fondamentalmente incompetente (e in effetti di cose assurde se ne sono lette tante, in questi giorni... Ad esempio quando la serie animata Adrian è stata definita "fumetto" e "graphic novel").

Comunque il succo del discorso è che, purtroppo, in Italia Adrian è ancora spacciato per un innovativo prodotto di qualità... Anche se nasce vetusto e risulta involontariamente demenziale.. E anche se mette al centro l'ego del suo ideatore e la sua idea - molto circoscritta - di sessualità e di rapporti fra i generi... Che ormai è talmente datata da risultare odiosa e indisponente per chiunque sia consapevole del periodo storico che stiamo attraversando, e dei cambiamenti che ci sono stati perlomeno negli ultimi vent'anni...

D'altra parte credo che il valore aggiunto di questa serie sia proprio nel fatto che sbatte in faccia a tutti quanti il fatto che c'è un'Italia, quella di Adriano Celentano e di milioni di persone come lui, che non accetta il fatto che si invecchia, che i tempi cambiano e i modelli si rinnovano... E che cerca ossessivamente di autoconvincersi che le cose sono rimaste uguali a quarant'anni fa, e che resteranno uguali anche nel 2068 in cui la serie è ambientata... Riciclando all'infinito gli stessi concetti e la stessa voglia di protagonismo di quando avevano venti o trent'anni...

E probabilmente la stessa visione eterocentrica del sesso e dell'amore.

Non sognandosi nemmeno di lasciare spazio alle idee e ai volti di chi giovane lo è davvero... E magari, tanto per dirne una,  ha una visione della sessualità un po' più ampia e una visione del mondo un po' meno semplicistica, diciamo...

Probabilmente per molte persone è un pensiero consolante il fatto che venga dato ancora tanto spazio a produzioni di questo tipo, e a personaggi come Adriano Celentano, ma forse sarebbe più saggio considerarlo come un altro campanello d'allarme da aggiungere alla lista...

Voi che ne pensate?

Alla prossima.

venerdì 18 gennaio 2019

SUPER T

Ciao a tutti, come va?

Qualche volta si dice che sono i dettagli che fanno la differenza, e forse è per questo che tante volte vengono trascurati, in particolare quando si tratta di dettagli un po' scomodi (anche se poi è sempre una questione di punti di vista e di contesti). Così può capitare che anche in Italia sia diventato virale il trailer del nuovo film di Spider-Man, anche perchè in parte il film è ambientato a Venezia, trascurando un risvolto abbastanza particolare di questa pellicola...

Infatti Spider-Man Far From Home passerà alla storia anche per essere stato il primo film ispirato ad un supereroe MARVEL con due attori dichiaratamente transgender nel cast, che vestiranno i panni di due compagni di scuola del protagonista in vacanza... Infatti stiamo parlando Zach Barack  e Tyler Luke Cunningham, che vedete qui sotto.

Siccome in queste super mega produzioni nulla accade per caso, e anche il casting per i ruoli secondari viene fatto con cura, questa scelta è già stata salutata come un'importante segnale di apertura nei confronti della comunità LGBT da parte del Marvel Cinematic Universe, che per anni era stato accusato di non dare spazio alle minoranze sessuali. Non si sa ancora se anche i personaggi che interpreteranno i due giovani attori FtM saranno diciaratamente transessuali, ma sicuramente si tratta di un primo passo importante.

Anche perchè, analizzando il tutto da un punto di vista più generale, dimostra una volta di più che le megaproduzioni "giovani", con protagonisti "giovani" e che - evidentemente - sperano di fare breccia nel pubblico "giovane" non possono più ignorare il fatto che le minoranze sessuali fanno parte della realtà quotidiana delle nuove generazioni, e sicuramente è più sensato includerle anzichè continuare a fare finta che non esistano.

Cosa che, peraltro, nel mondo delle serie TV ispirate al mondo del fumetto è ormai è diventata la prassi. E infatti, proprio in questi giorni, è stato mostrato il costume che indosserà l'attrice transgender Nicole Maines nel serial TV di Supergirl, interpretando la supereroina transgender mai vista in TV, e cioè Dreamer...

Quindi dire che, anche se ormai è abbastanza superfluo precisarlo, negare che certe tematiche - soprattutto se affrontate nel modo giusto - sono entrate a far parte della cultura pop giovanile  sarebbe ababstanza ridicolo... Così come sarebbe ridicolo continuare a trattarle come si faceva venti, trenta o quaranta anni fa.

Poi, ovviamente, c'è sempre chi si ostina a mettere le proverbiali fette di prosciutto sugli occhi...
E i risultati, anche in termine di riscontro del pubblico giovane e di ricambio generazionale, sono sempre più evidenti.

Alla prossima.

mercoledì 16 gennaio 2019

STONEWALL INN... ITALIANO?

Ciao a tutti, come va?

Forse anche voi ricorderete  che quest'anno ricorrerà il cinquantesimo anniversario della rivolta dello Stonewall Inn di New York, che viene considerata il momento storico in cui il movimento per i diritti LGBT (anche se questa sigla ancora non esisteva) entrò in una nuova fase, fatta di manifestazioni, associazioni, rivendicazioni e cortei attorno ai quali si raccolsero un numero crescente di persone, portando a tutta una serie di cambiamenti abbastanza radicali nella società e nella stessa comunità LGBT. E tutto, a quanto pare, partì da un piccolo bar frequentato perlopiù da giovani rappresentanti LGBT di varie etnie, che probabilmente non avevano idea di quello che avrebbero rappresentato per le generazioni a venire...

Per tanti motivi la vera storia di quello che accadde a partire dal 28 giugno del 1969 ha finito per essere avvolta dalla leggenda, anche perchè non c'erano cronisti ufficiali e molti dei presenti diedero la propria versione/interpretazione dei fatti, e anche se questa storia ha riempito vari volumi e ha ispirato diversi film, l'unica cosa certa è che è diventato un episodio storico davvero importante per la comunità LGBT di tutto il mondo... E infatti, ogni volta che qualcuno prova a trarne spunto per realizzare qualche prodotto di intrattenimento, rischia sempre di addentrarsi in un campo minato e di finire sotto la lente di ingrandimento di associazioni gay, studiosi di storia gay e quant'altro... Per non parlare poi della platea LGBT che anima i social.

Anche per questo, devo ammettere, mi ha stupito un po' la leggerezza con cui Gianfranco Manfredi ha anticipato sulla sua pagina Facebook che uno dei prossimi episodi della serie Cani Sciolti (incentrata sulle vicissitudini di un gruppo di giovani che ha vissuto la stagione dei movimenti giovanili della fine degli anni Sessanta) sarà dedicato proprio alla rivolta di Stonevall...

Al momento non si sa molto di più, a parte - forse - il fatto che in questa occasione uno dei protagonisti della serie potrebbe fare coming out (visto che in passato era già stato anticipato che uno di loro si sarebbe rivelato omosessuale). Quello che si sa, per ora, è che - incredibilmente - la casa editrice Bonelli farà uscire un fumetto incentrato sulla rivolta di Stonewall in occasione del cinquantennale dell'evento (forse proprio a cavallo del 28 giugno?). E devo ammettere che non me lo aspettavo.

Ovviamente è ancora un po' presto per gridare al miracolo, visto che - come dicevo prima - ogni volta che si va a parlare dello Stonewall Inn in quei giorni si rischia sempre l'effetto elefante in cristalleria, soprattutto se si sottovaluta l'importanza del suddetto episodio per la comunità LGBT tutta... E infatti, a quanto mi ricordo, nessuno aveva ancora osato realizzare una versione a fumetti di quell'evento.

Come e quanto verrà sviluppato il tutto da Gianfranco Manfredi non ci è dato saperlo, quindi penso sia abbastanza inutile fare delle supposizioni prima del tempo. Quello che un po' mi turba, in realtà, e il taglio che la casa editrice potrebbe richiedere per concedere la pubblicazione di un fumetto che parla della rivolta di Stonewall. Nel senso che, anche se gli anni passano, l'atteggiamento della Bonelli quando si tratta di rappresentare gli omosessuali e l'omosessualità finora si è dimostrato tendenzialmente "retrò", per dirla con un eufemismo, e si può riassumere nei seguenti punti:

1) Rappresentare un personaggio omosessuale è concesso nella misura in cui abbia dei risvolti infelici, negativi (meglio ancora se psicopatologici) o perlomeno drammatici. In particolare quando ha una relazione di coppia, visto che è buona prassi che almeno uno dei due resti vittima di qualche tragedia. Quasi come se dei risvolti "punitivi" nella trama servissero a compensare la presenza dei personaggi LGBT, onde evitare di far passare l'idea che l'editore ha un'atteggiamento troppo accondiscendente.

2) Rapprsentare l'omosessualità è concesso nella misura in cui rispecchia alcuni stereotipi abbastanza riconoscibili e "tranquillizzanti". La rappresentazione dei momenti intimi è concessa solamente alle coppie femminili, anche se poi i risvolti "punitivi" della storia tendono ad essere proporzionali alla "sfacciataggine" dei momenti intimi di cui sopra. Solitamente alla raffigurazione esplicita di un amplesso lesbico segue perlomeno la morte, più o meno cruenta, di una delle sue protagoniste.

3) Rappresentare dei personaggi omosessuali ricorrenti, e positivi, in una serie (o miniserie) della casa editrice di cui stiamo parlando resta ancora l'eccezione che conferma la regola, anche perchè - generalmente - più l'orientamento di questi personaggi diventa esplicito più la loro presenza viene centellinata (e i riferimenti al loro orientamento diventano rarefatti). Un po' più di libertà viene concessa agli autori che hanno programmato delle miniserie per cui è già prevista una conclusione, o magari dei titoli a cadenza molto diluita (quadrimestrali, semestrali, ecc)... In particolare se il loro obbiettivo non è quello di raccogliere un vasto pubblico (o se non vendono tanto). o se si rivolgono a un pubblico di riferimento già selezionato.

Quindi, partendo da questi presupposti, come potrebbe svilupparsi un fumetto dedicato alla rivolta di Stonewall pubblicato dalla casa editrice Bonelli? Oltretutto il pubblico di riferimento della miniserie Cani Sciolti (che dovrebbe durare una ventina di numeri) non è esattamente giovanile e molto probabilmente è composto da molte persone a cui la parola Stonewall non dice nulla...

Ammetto che sono molto curioso.

Anche perchè nel passato recente l'unico caso di un fumetto Bonelli in cui non vengono rispettati almeno due dei tre punti che ho elencato prima è stato il numero di luglio del Commissario Ricciardi... Che guardacaso NON è tratto da un soggetto originale Bonelli, ma da un romanzo di Maurizio De Giovanni...

E infatti, sullo sfondo di un omicidio che si consuma nella canicola di un'estate napoletana degli anni Trenta, le indagini del Commissario sensitivo finiscono per portarlo a confrontarsi con una coppia omosessuale abbastanza originale (uno dei due è dichiaratamente fascista), che oltretutto viene rappresentata mentre si bacia senza poi subire nefande conseguenze... Tant'è che, stranamente, entrambi arrivano vivi alla fine della storia.






Oltretutto nel fumetto del Commissario Ricciardi compare anche un "femminiello" - Bambinella -  con le fattezze dell'attore Leopoldo Mastelloni, in veste di informatore/consulente delle indagini... E per spiegare meglio il suo ruolo e il suo personaggio si è dedicata un'intera pagina a spiegare che cos'è un "femminiello" e perchè è importante considerare un personaggio di questo tipo nei gialli del Commissario...


Il che potrebbe essere anche letto come un segnale di apertura, se non fosse per il fatto che - appunto - non si tratta di soggetti concepiti dalla casa editrice, ma dall'autore dei romanzi da cui le storie del Commissaro sono tratte... E che evidentemente rappresentano una specie di alibi, grazie al quale l'editore può concedere una deroga rispetto al suo approccio tradizionale.

Nel caso della storia di Cani Sciolti ambientata a Stonewall saanno concesse delle deroghe a Gianfranco Manfredi? Chissà... Qualche anno fa questo BLOG aveva analizzato proprio l'opinione di Gianfranco Manfredi sulla rappresentazione dell'omosessualità dalle parti della Bonelli (CLICCATE QUI)... E il succo era che secondo lui la casa editrice non era omofoba per vocazione, ma che siccome è consapevole di quanto possono esserlo i suoi lettori - e non vuole giocarseli - deve ercare sempre il minimo comun denominatore fra il maggior numero di lettori possibile... E, siccome si presuppone buona parte dei suoi lettori abbiano un certo tipo di mentalità (anche solo per una questione anagrafica), tutto il resto vien da sè...

Quell'intervista è di quattro anni fa, quindi adesso staremo a vedere se qualcosa è cambiato oppure no.

Alla prossima.

venerdì 11 gennaio 2019

X-DRAG

Ciao a tutti, come va?

Ultimamente le notizie che arrivano dalle maggiori case editrici americane non sono proprio entusiasmanti. Nel senso che, dalle parti di MARVEL e DC, perlomeno dal 2017 ha preso piede una tendenza "conservatrice" che ha progressivamente limitato la libertà di espressione su certe tematiche e in qualche caso ha portato anche all'allontanamento di determinati autori/responsabili (evidentemente ritenuti poco funzionali alla nuova immagine che le suddette case editrici volevano avere). La  MARVEL era partita praticamente in quarta all'indomani dell'elezione di Donald Trump (come potete leggere CLICCANDO QUI e potete approfondire le probabili ragioni CLICCANDO QUI). La DC Comics ha seguito l'esempio con un lieve ritardo, ma direi che sta recuperando brillantemente le distanze (come potete leggere CLICCANDO QUI e CLICCANDO QUI)... E a parte il discorso prettamente LGBT ci sono stati molti segnali imbarazzanti anche per quel che riguarda il trattamento riservato altre minoranze, etniche e religiose in particolare, tant'è che - grazie a tutta una serie di trovate narrative - diversi personaggi sono stati sbiancati o hanno assunto lineamenti tipicamente occidentali... E si è formato perfino un fronte per limitare la rappresentatività delle donne (CLICCATE QUI). Insomma, ultimamente non tira un'aria propriamente allegra...

Quindi ha stupito un po' tutti il fatto che sul numero 4 della miniserie di Iceman (che peraltro è stata messa in produzione dopo che la serie regolare era stata sospesa all'improvviso, scatenando le proteste del pubblico) sia comparsa la prima mutante in drag della MARVEL, e cioè la (per ora) misteriosa Shade... Per giunta nel ruolo di presentatrice degli eventi della prima edizione del Mutant Pride di New York...

Per ora di questo personaggio non si sa praticamente nulla, a parte il fatto che può teletrasportarsi sventagliando e che il suo outfit è ricco di riferimenti a varie x-woman, con particolare riferimento agli anni Novanta... E questo fa supporre che sia un personaggio abbastanza nerd, o perlomeno che sia una fan storica degli X-Men... Nonchè un personaggio palesemente ricalcato sulle fattezze di RuPaul...

Anche se il personaggio è ricoparso nel numero 5 si è visto solo in una manciata di vignette, quindi è davvero troppo presto per farsi un'idea di quale potrebbe essere il suo spessore. Di sicuro si sa che dovrebbe comparire anche sullo speciale X-Men’s: Winter’s End che uscirà a febbraio... Quindi potrebbe anche darsi che non si tratti di un personaggio meteora, anche solo per via del fatto che la notizia della sua comparsa ha iniziato a fare il giro del web, suscitando un certo interesse.


La domanda è: dopo circa due anni in cui la MARVEL ha provato ad avere un atteggiamento più intransigente per allinearsi con quello che - apparentemente - era il nuovo clima dominante negli USA, ha iniziato a ripensarci? Probabilmente è ancora troppo presto per dirlo, e bisognerebbe monitorare la situazione nel suo insieme. Se, ad esempio, si sfoglia il quinto numero della nuova serie dei Fantastici Quattro, ci si imbatte nella festa di addio al nubilato di Alicia Masters (la fidanzata storica della Cosa), con tanto di stripper sculettanti e completamente nudi...

E, sempre nello stesso albo, ò'addio al celibato della Cosa si conclude con una partita di Strip Poker in cui tutti i super maschi presenti (Thor, Dr.Strange, Iron, Black Panther...) perdono contro la super amazzone Thundra. Con tutte le inevitabili conseguenze del caso...

Considerando che nei fumetti MARVEL le partite a carte della Cosa con gli altri supereroi sono sempre state un tormentone abbastanza iconico direi che il valore simbolico di questa scena potrebbe - forse - valutare l'ipotesi di scartabellare meglio fra le prossime pubblicazioni della casa editrice, alla ricerca di eventuali indizi che possano confermare, o meno, una qualche inversione di tendenza. Anche perchè in alcuni casi i segnali sono un po' ambigui...
Nella miniserie dedicata a Shatterstar in questi mesi, ad esempio, non si capisce bene se si voglia valorizzare il suo lato bisessuale perchè finora i bisessuali hanno avuto poco spazio nei fumetti MARVEL o se è tutta un'operazione finalizzata a "ripulirlo" dopo che per anni era passato alla storia come il protagonista del primo bacio gay della MARVEL (quello con il mutante Rictor, con cui avrebbe proseguito una storia per anni senza problemi... Anche se poi, magicamente, l'idillio è finito giusto in tempo per la partenza di questa miniserie, in cui alterna partner di ambo i sessi con una certa disinvoltura...).



Staremo a vedere.

Dopotutto il 2019 è appena iniziato.

Alla prossima.