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mercoledì 9 gennaio 2019

FINE DI UN'ERA?

Ciao a tutti, come va?

Scrivere dei post come quello che dovrò scrivere oggi non mi piace, però penso che sia importante condividere anche un certo tipo di notizia, in particolare se si considera che - negli spazi ufficiali che in Italia si occupano di fumetto, e soprattutto di manga - della cosa si sta parlando molto poco.

Con il numero di marzo, che però sarà già disponibile dal 25 gennaio, si conclude l'avventura editoriale del mensile BADI, vera e propria istituzione dell'editoria gay nipponica, che aveva appena fatto in tempo a festeggiare il suo venticinquesimo anniversario...

Il motivo è facilmente intuibile: un periodico di questo tipo, in cui oltre la metà delle pagine (che comunque erano davvero tante) era dedicata a servizi sulle novità in ambito pornografico, agli annunci personali e alla promozione di locali/eventi, nel 2019 non poteva più competere con internet. Recentemente aveva anche provato a inserire dei DVD promozionali, ma non c'è stato niente da fare, evidentemente. D'altra parte, a rendere tutto più complicato, c'era anche il fatto che in Giappone la pornografia è concessa solo nella misura in cui viene opportunamente censurata, e nel lungo periodo anche questo deve avere fatto la sua parte... Anche se BADI ha sempre puntato su una qualità fotografica e di stampa di alto livello, che in buona parte del mondo occidentale non si è mai vista in questo genere di prodotti.

Forse questo periodico avrebbe potuto sopravvivere rivoluzionando completamente la sua formula e i suoi contenuti, ma a quanto pare l'editore non lo ha ritenuto opportuno e così alla fine la situazione ha preso questa piega, e probabilmente non ci saranno scappatoie. Anche BADI seguirà il destino dei gay magazine che lo hanno preceduto. Il grosso problema è che, dopo la chiusura di G-MEN, col numero dell'aprile 2016, BADI era rimasto l'ultimo gay magazine nipponico che pubblicava bara manga...

E purtroppo è da diverso tempo che hanno concluso la loro esperienza anche le pubblicazioni antologiche dedicate unicamente ai bara manga o agli YAOI con contaminazioni bara, come ad esempio la storica Kinniku Otoko... Probabilmente perchè, anche in questo caso, il pubblico di riferimento ha iniziato a preferire internet, e perchè gli stessi autori hanno iniziato ad utilizzare direttamente il web per lanciare e proporre i loro lavori... Presumo anche per via delle limitazioni censorie a cui accennavo prima.

Attualmente l'unico gay magazine che sopravvive, anche se non si ancora per quanto tempo, resta SAMSON, che però si rivolge agli estimatori degli uomoni molto maturi e di quelli sovrappeso, e quindi - per ovvi motivi - può ospitare solo manga e illustrazioni di un certo tipo.

Gengoroh Tagame, a cui bisogna riconoscere il merito di avere previsto l'infelice evoluzione di questa situazione con anni di anticipo, ha già scritto un messaggio di scuse agli ammiratori dei suoi manga erotici... Perchè a quanto pare, visto che in Giappone sono sparite le riviste che pubblicavano i suoi bara manga, adesso per vivere si dovrà concentrare sui manga "per tutti" che ha iniziato a produrre da qualche anno a questa parte. Così, mentre sull'ultimo numero di BADI si concluderà il suo fumetto ‘親友の親父に雌にされて (trad: "Ora sono la troia del migliore amico di mio padre"), sulla rivista di manga Monthly Action il suo ultimo fumetto ‘僕らの色彩 ("I nostri colori") procede senza problemi, ed è stato da poco pubblicato il primo volumetto che lo raccoglie...


Di buono c'è che Gengoroh Tagame ha saputo riciclarsi brillantemente in chiave soft senza trascurare le tematiche omosessuali, meritandosi anche tutta una serie di riconoscimenti a livello internazionale. L'ultimo, ma solo in ordine di tempo, è stato l'inserimento dell'edizione inglese de "Il marito di mio fratello" nella lista dei manga migliori del 2018, perlomeno secondo l'Hollywood Reporter (CLICCATE QUI).

Da notare che fra i tre manga che rientrano in questa particolare classifica c'è un secondo titolo a tematica LGBT, e più propriamente lesbico, e cioè My Solo Exchange Diary di Nagata Kabi.

Comunque, tornando al punto iniziale, stupisce un po' il fatto che un artista così iconico come Gengoroh Tagame sia davvero convinto che, con la chiusura di BADI, la sua carriera in ambito omoerotico debba considerarsi momentaneamente sospesa (CLICCATE QUI)... Anche perchè, con la marea di estimatori che negli anni ha fidealizzato in tutto il mondo, avrebbe davvero un'infinità di possibilità per portarla avanti. E qualcuno dovrebbe farglielo notare al più presto, prima che appenda definiticamente la sua matita (omoerotica) al chiodo. Comunque, nel frattempo, ha trovato anche il modo di pubblicare - a dodici anni di distanza dall'ultimo volume - la terza antologia con cui ripercorre la storia dell'illustrazione omoerotica giapponese...

Sia come sia, nell'attesa di verificare quali saranno le reali ripercussioni della chiusura di BADI nel mondo dei bara manga, bisogna prendere atto di alcune cose. La prima è che, forse, questo genere di fumetto avrebbe dovuto provare ad affrancarsi dai gay magazine generalisti PRIMA di ritrovarsi in una situazione del genere. Anche perchè, probabilmente, i bara manga erano ancora uno dei pochi motivi per cui BADI è riuscito a resistere fino ad ora. La seconda è che i lettori omosessuali, probabilmente, in Giappone hanno continuato a vivere in maniera molto riservata e circoscritta la loro passione per questi manga, appoggiandosi prevalentemente al circuito distributivo dei gay shop per recuperare il materiale a loro dedicato. Questo, però, ha inpedito ai grandi editori di manga di entrare in contatto diretto con loro... Impedendo di conseguenza la creazione di una nicchia di mercato nell'ambito di un più ampio - e più uffficiale - circuito distributivo. Quello in cui, ad esempio, trovano già posto YAOI e BOYS LOVE per un pubblico prettamente femminile, che col tempo hanno guadagnato una visibilità che i bara manga non hanno mai avuto...

E, anche grazie alla loro progressiva diffusione nei circuiti ufficiali, BOYS LOVE e YAPO hanno finito per essere ampiamente sdoganati in quanto tali, e non in quanto "contenuto speciale" di magazine più generalisti (come, invece, è avvenuto con i bara manga in rapporto ai gay magazine). E quello che si vede abitualmente passeggiando nella famigerata Otomo Road di Tokyo rende bene il concetto...



Forse le cose sarebbero andate diversamente se i bara manga fossero comparsi una ventina di anni prima, assieme ai BOYS LOVE, a avessero avuto più tempo per emanciparsi prima dell'arrivo di internet? Difficile dirlo...

Sicuramente fa un po' specie, da una prospettiva italiana, il fatto che Gengoroh Tagame lamenti il fatto che con la sparizione dei gay magazine non potrà più avere un reddito grazie ai suoi manga omoerotici. Nel senso che, in Italia, la fase in cui qualcuno poteva avere un reddito dignitoso pubblicando fumetti omoerotici su un gay magazine generalista non c'è mai stata. Anche perchè i (pochi) gay magazine di lungo corso che ci sono stati in Italia non hanno mai investito realmente sui fumetti, per tutta una serie di motivi che sarebbe troppo lungo elencare qui.

Quindi, a ben guardare, in Giappone hanno comunque la possibilità di ripartire da qualcosa di relativamente solido, e possono contare anche su uno zoccolo duro di lettori cresciuti con i gay magazine di cui sopra. Perciò, nella sfortuna, direi che gli autori di bara manga sono relativamente fortunati, e personalmente sono abbastanza convinto che il genere non si estinguerà con BADI. Soprattutto adesso che aveva iniziato a farsi conoscere anche al di fuori dal Giappone.

Ad ogni modo vi terrò aggiornati.

Alla prossima.

1 commento:

Rickleone ha detto...

Per Tagame approdare al genere non-erotico potrebbe essere visto anche come un passo avanti, visto quante delle sue storie erano sprofondate in fantasie disturbanti e violente che sostanzialmente normalizzavano rapporti di abuso.
Da un punto di vista tecnico invece un mangaka come lui avrebbe difficoltà con la formula dei webcomic, che non sono come i fumetti cartacei di cui puoi sfogliare le prime pagine per farti un'idea, ma che devono buttare nella prima scena tutto quello che lo spettatore deve aspettarsi per conquistarlo e avere le sue visualizzazioni, o sottoscrizione.
Un po' come è sempre stato con i libri