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martedì 30 ottobre 2018

LIBRI E CARTONI

Ciao a tutti, come va?

A quanto pare è proprio vero che l'unione fa la forza, in particolare quando c'è di mezzo un'Unione Civile. Partiamo dall'inizio: come forse avrete notato, dalle nostre parti c'è una certa scarsità di produzioni animate che trattano il tema dell'omosessualità, con tutti i suoi annessi e connessi. Se poi si dovesse circoscrivere la ricerca alle produzioni animate che trattano di omogenitorialità, o che magari provano a spiegarla ai bambini, lo scenario sarebbe ancora peggiore. Per questo risulta particolarmente sorprendente il fatto che, alla fine, dal libro Piccolo Uovo sia stato possibile trarre un cortometraggio fedelissimo alla storia originale...

E considerando i suoi retroscena direi che era una cosa tutt'altro che scontata.

Infatti tutto comincia quando Francesca Pardi e Maria Silvia Fiengo, due mamme arcobaleno, pensano che sia il caso di pubblicare anche in lingua italiana dei libri che spieghino ai più piccoli concetti come l'omogenitorialità e l'omoaffettività. Francesca Pardi prova a proporre qualche progetto a varie case editrici, e quando ne trova una molto importante (di cui non ci è dato sapere il nome) che le fa firmare un contratto, viene richiamata dopo dieci giorni per dirle che ci hanno ripensato, e che visto il tema non possono rischiare. A quel punto le due mamme fondano la casa editrice Lo Stampatello e pubblicano due libricini, "Perché hai due mamme?" e "Più ricche di un re", giusto per il loro giro di amici e i soci di Famiglie Arcobaleno, anche perchè non hanno un distributore per le librerie.

Però, evidentemente, non sono disposte ad accontentarsi, anche perchè pensano che certi messaggi dovrebbero raggiungere una platea più ampia. D'altra parte nessun distributore avrebbe sostenuto una casa editrice così piccola, senza autori di richiamo e che per giunta trattava argomenti di quel genere. Così a Francesca Pardi è venuto in mente uno degli autori di illustrazioni - e fumettisti - per bambini più famosi degli ultimi quarant'anni almeno... E cioè Francesco Tullio Altan, il creatore della Pimpa... Uno dei pochi personaggi italiani per bambini che sono stati pubblicati ininterrottamente dal 1975 a oggi...

Di come due mamme, partite praticamente dal nulla, siano riuscite ad entrare in contatto con un mostro sacro come Altan, e di come gli abbiano proposto la storia di Piccolo Uovo, potete leggere CLICCANDO QUI. La vicenda è molto carina e dimostra che, fondamentalmente, con un po' di coraggio e di umiltà si possono ottenere molti più risultati di quanto non si direbbe... Soprattutto quando c'è modo di mettere in contatto persone intelligenti. Anche perchè, una volta trovato il modo di collaborare con Altan (che ha suggerito anche l'idea di far muovere Piccolo Uovo fra gli animali invece che fra gli esseri umani), il distributore per le librerie è arrivato senza problemi... Era il 2011 e nel 2012 il libro aveva già vinto un Premio Andersen.

Poco dopo, nel pieno della crociata "anti gender" che ha preceduto l'entrata in vigore della legge sulle Unioni Civili, il povero Piccolo Uovo è stato uno dei titoli messi all'indice con maggior frequenza dai movimenti conservatori, con tanto di provvedimenti di espulsione dalle biblioteche comunali e scolastiche, e persino con la prospettiva di essere bruciato in piazza... Poi, però, l'allarme è rientrato e - anzi - La casa editrice Lo Stampatello ha prosperato e la collaborazione fra Francesca Pardi e Altan è proseguita...

Tant'è che adesso Piccolo Uovo è diventato il protagonista di una vera e propria collana di libri illustrati, che cercano di spiegare ai più piccoli tutta una serie di argomenti delicati che la letteratura per l'infanzia italiana tende ad evitare...







Potete avere maggiori informazioni sui contenuti e sul catalogo della casa editrice Lo Stampatello CLICCANDO QUI... Che tra l'altro, essendo portata avanti dalle due mamme nel tempo lasciato libero dal loro lavoro "ufficiale", per mantenersi non può permettersi di fare dei flop, e così pubblica i nuovi titoli del catalogo solo quando riesce a raggiungere un numero sufficiente di prevendite tramite il suo sito. Una strategia decisamente assennata, soprattutto in un periodo in cui i grandi editori hanno la tendenza ad ingolfare gli scaffali per saturare il mercato nella speranza di stroncare la concorrenza... Che tra l'altro, nel caso dei libri per bambini e ragazzi, è spietatissima.

Comunque l'idea del cartone animato non è venuta alla casa editrice Lo Stampatello, a quanto pare. infatti sembra proprio che sia partita dalla figlia di altre due mamme arcobaleno, che invece della classica lista nozze hanno chiesto agli invitati della loro Unione Civile di contribuire economicamente alla realizzazione di un cortometraggio dedicato al primo libro di Piccolo Uovo...

E così, a quanto pare, la magia si è compiuta...

 

Il cortometraggio è al livello di tutte le altre produzioni animate tratte dai lavori di Altan, e oltretutto può contare sulle musiche di Vince Tempera (quello di Goldrake) e sulla voce narrante di Lella Costa, mentre i personaggi sono doppiati da due nomi ben noti agli amanti dell'animazione, e cioè Pietro Ubaldi e Silvana Fantini. Non male per un un progetto completamente autofinanziato.

Il che mi porta ad una considerazione dolceamara. Nel senso che, allo stato attuale, per realizzare un cortometraggio del genere in Italia è stato necessario ricorrere a una lista nozze, quando magari - in un mondo ideale - il progetto avrebbe dovuto essere portato avanti da un qualche ente pubblico, o magari dalla stessa RAI... Anche perchè, a questo punto, è un vero peccato che non sia garantita in alcun modo anche la trasposizione animata degli altri libricini di Piccolo Uovo.

Di buono c'è che, per l'ennesima volta, questa operazione ha dimostrato che chi fa da sè fa per tre, e che un po' di spirito di collaborazione può portare a dei risultati che una volta potevano sembrare impossibili.

Probabilmente, se questa filosofia fosse stata applicata più spesso anche in passato, a quest'ora per Piccolo Uovo non si griderebbe al miracolo. Ad ogni modo credo che la cosa davvero importante sia che adesso abbiamo un precedente di questo tipo.

Staremo a vedere cosa succederà da questo momento in poi.

Alla prossima.


giovedì 18 ottobre 2018

LICENZIAMENTI IMBARAZZANTI

Ciao a tutti, come va?

Devo ammettere che mi mette un po' a disagio parlare in maniera così frequente di certi segnali che arrivano dal mondo del fumetto Made in USA. O perlomeno da quella parte del fumetto americano che sembra essere al centro di un crescente numero di conflitti di interesse... In particolare dopo che è stata rilevata da dei colossi dell'intrattenimento, o comunque da personaggi un po' loschi, che non esitano a piegarla ai propri interessi personali o alle proprie convenienze politiche/aziendali (ne ho parlato di recente QUI e QUI e anche QUI)...

Eppure penso che sia abbastanza importante seguire lo sviluppo della situazione, anche perchè quello che sta succedendo inizia ad avere dei risvolti abbastanza grotteschi, e - come dicevo sopra - si verifica con una frequenza sempre maggiore...

É di qualche giorno fa, ad esempio, la notizia del licenziamento in tronco dello scrittore Chuck Wendig da parte della Marvel Comics, proprio mentre era nel pieno dello sviluppo della sua miniserie a fumetti dedicata a Darth Vader (che tecnicamente non è un personaggio MARVEL, ma siccome la Disney ha rilevato sia la MARVEL che la LucasFilm ne consegue che ora la MARVEL è la casa editrice ufficiale dei fumetti della nota saga cinematografica).

Di Chuck Wendig avevo già parlato qualche anno fa, perchè è uno scrittore decisamente progressista e in un un ciclo di romanzi dedicato proprio a STAR WARS, e collocati cronologicamente dopo "Il Ritorno dello Jedi", aveva introdotto un protagonista dichiaratamente omosessuale (CLICCATE QUI)... Attirandosi le inevitabili critiche (se non addirittura vere e proprie minacce, che lo hanno spinto ad allertare la polizia), da parte dei lettori più conservatori e intransigenti. Però tutto questo avveniva nel 2015, in un clima politico profondamente diverso, e prima che iniziasse a lavorare per i fumetti di Star Wars pubblicati dalla MARVEL...

Ora la situazione pare radicalmente cambiata... E così gli è bastato criticare apertamente - e in maniera particolarmente volgare - l'elezione del Giudice Brett Kavanaugh alla Corte Suprema, a causa della gran quantità di accuse di abusi sessuali nei suoi confronti, per essere silurato... Anche se le sue dichiarazioni erano comparse sui suoi profili social, e non certo sui fumetti che scriveva per la MARVEL...

In realtà, quando lui ha chiesto se era stato licenziato per avere espresso le sue idee gli è stato risposto che era stato licenziato solo perchè le aveva espresse con un linguaggio scurrile e volgare... E credo che sia abbastanza evidente che, alla luce della situazione attuale della Marvel Comics, in realtà il problema potrebbe essere stato proprio l'oggetto dei suoi insulti, piuttosto che gli insulti in quanto tali...

Infatti non bisogna scordare che, da quando Donald Trump è stato eletto, l'azionista di maggioranza della MARVEL - Isaac Perlmutter - ha avuto tutta una serie di benefici derivati dal suo appoggio e dalla sua vicinanza al nuovo Presidente e alle persone da lui sostenute... E, casualmente, da quel momento in poi la linea editoriale della MARVEL ha iniziato a cambiare su tutta una serie di questioni , per non parlare di tutti i misteriosi licenziamenti che si sono verificati di recente e di tutta una serie di polemiche che sembravano montate ad arte per giustificarli (CLICCATE QUI e QUI per avere un'idea).

Ora: che la Disney abbia preteso che la MARVEL licenziasse uno sceneggiatore di Star Wars per i suoi post mi sembra un po' improbabile. Nel senso che, fondamentalmente, la Disney può anche dare delle linee guida su come gestire i suoi personaggi, ma l'unico caso di "licenziamento" che ha operato a causa di un profilo social compremettente è stato quello del regista James Junn... Però iin quel caso non si trattava di post in cui si esprimevano opinioni politiche, ma in cui il regista si "divertiva" a fare battute a sfondo pedofilo. Quindi, effettivamente, si tratta di due cose abbastanza diverse, anche perchè il regista de I Guardiani della Galassia aveva un certo tipo di visibilità, mentre il profilo dello sceneggiatore di una serie a fumetti di Darth Vader ha un impatto molto diverso. Tant'è che il profilo Twitter di James Gunn ha 557.000 followers, mentre quello di Chuck Wendig ne ha giusto 137.000...

A questo punto, per capire una volta per tutte se la responsabilità del siluramento di Chuck Wendig è della MARVEL o della Disney, non resta che verificare se scriverà nuovi romanzi di Star Wars oppure no, dato che i romanzi non hanno niente a che fare con la MARVEL...

Di certo c'è che, quando lui ha chiesto direttamente al telefono da chi è partita la richiesta di allontanamento, non è venuto a capo di nulla, come ha detto anche nella dettagliata intervista che potete leggere CLICCANDO QUI. Dove tra l'altro precisa che in alcuni suoi romanzi aveva utilizzato un linguaggio ben più volgare, ma nessuno li ha mai considerati una discriminante per i suoi incarichi fumettistici.

Dove sarà la verità? L'unica cosa certa è che alla MARVEL sono successe parecchie cose strane, ultimamente, ed è altrettanto certo che - secondo i ben informati - Isaac Perlmutter è una persona dalla chiamata facile... Anche se poi preferisce muoversi dietro le quinte e senza attirare l'attenzione.

Ad ogni modo, visto che siamo in tema di politica, per par condicio bisogna dire che anche la DC Comics - questa settimana - ne ha combinata una grossa... Una talmente grossa che - devo ammetterlo - sembrerebbe una storia da barzelletta... Se non avesse dei risvolti tragici.

Avete presente Dick Grayson? Il primo Robin? Quello che poi è diventato il supereroe Nightwing? Quello che con le sue tutine attillate è sempre stato un personaggio particolarmente amato per il suo lato B, sia dal pubblico femminile che - soprattutto - da quello gay? A quanto pare alla DC hanno deciso di CAMBIARGLI NOME... E non mi riferisco al nome da supereroe, ma proprio al nome "Dick"!

E, devo ammettere, che una scelta del genere - proprio in questo periodo e dopo il cambio di dirigenza alla DC Comics è ESTREMAMENTE sospetta... Soprattutto all'indomani della censura (e delle relative dichiarazioni) che ha coinvolto il pene di Batman (CLICCATE QUI).

La questione, fondamentalmente, è la seguente: Dick Grayson, nei fumetti DC Comics, è un nome ricorrente fin dal 1940. E ovviamente, durante la caccia alle streghe degli anni cinquanta, per provare il fatto che i fumetti di Batman promuovevano l'omosessualità (questa, perlomeno, era la teoria espressa nel libro "La Seduzione degli Innocenti" di Fredric Wertham) si era enfatizzato molto il fatto che il suddetto nome coincidesse con un termine che, in lingua inglese, è sinonimo di "pene". Eppure, persino in quell'epoca buia, a nessuno venne in mente di sostituirlo. Anzi, in anni più recenti, quando il personaggio si era definitivamente affrancato da Batman e aveva iniziato una breve carriera da agente segreto, alla DC Comics avevano persino iniziato a giocarci sopra...

Ad ogni modo, salvo rarissime eccezioni, Dick Grayson ha vestito gli attillatissimi panni di Nightwing dal 1984 in poi, rimanendo un sex symbol fino ad oggi, tant'è che negli ultimi anni i fan service di un certo tipo nei fumetti in cui compariva sono stati tantissimi... 

Eppure, con un repentino cambio di rotta, la DC Comics ha appena deciso di rivoluzionare completamente il personaggio, al punto di fargli cambiare anche nome... Utilizzando, tra l'altro, uno stratagemma narrativo che appare estremamente forzato e inconsistente. In poche parole un avversario centra con una pallottola il cervello di Nightwing, che perde completamente la memoria (ma non le sue capacità di combattente e i suoi riflessi). Siccome non sa più chi è, decide di cambiare nome e vita, e inizia a farsi chiamare Ric... Cominciando peraltro a non radersi più il petto e ad avere atteggiamenti più virili e da bulletto dei bassifondi (dal punto di vista dell'americano medio, se non altro)...

E oltretutto decide di tagliare tutti i ponti col suo passato e con i suoi amici, dando fuoco a tutti i suoi costumi da Nightwing e alla sua base,  mentre dorme abusivamente nelle case lasciate libere dalle famiglie in vacanza e comincia fare il tassista per tirare a campare...

La domanda è: tutto questo era stato programmato dall'attuale sceneggiatore di Nightwing, James Tynion IV, oppure è frutto di una qualche pressione dall'alto? In effetti la situazione è alquanto sospetta. In primo luogo perchè eventi così epocali, di solito, vengono annunciati con dei teaser mesi e mesi prima (e qui non è avvenuto), e poi perchè questo numero è stato disegnato da ben tre disegnatori diversi, che tra l'altro sono stati messi al lavoro anche su tavole che NIENTE avevano a che fare con il cambio d'identità di Nightwing...

Quindi, anche se spero di sbagliarmi, la sensazione è che questo cambio di rotta sia stato deciso all'ultimo momento, e che per questo motivo il numero in questione sia stato riempito all'ultimo minuto con delle tavole che inizialmente NON erano previste per l'albo in questione... E che di conseguenza, per raccontare la nuova vita di "Ric", siano stati convocati altri due disegnatori in quanto nessun disegnatore, da solo, avrebbe potuto realizzare tutte quelle pagine all'ultimo momento... Anche se si trattava del numero 50 della serie e quindi, si presuppone, avrebbe dovuto essere progettato da un bel po'...

In realtà, a conferma della mia teoria, ci sarebbero anche le dichiarazioni di Benjamin Percy, lo sceneggiatore della serie fino al numero 49 e che, perlomeno fino al 7 di settembre 2018, era convinto che avrebbe scritto anche i numeri dal 50 in poi. Tant'è che le numerose tavole di flashback che su questo nimero 50 sono dedicate allo scontro del giovane Dick Grayson (assieme a Batman e nei panni di Robin) contro lo Spaventapasseri non c'entrano assolutamente nulla, e sembrano totalmente fuori luogo, anche perchè adesso "Ric" non ha alcun ricordo del passato. E infatti si sa per certo che avrebbero dovuto fare parte di una saga prevista in quattro parti, come era stato riportato persino dai siti italiani (CLICCATE QUI). Se non che, il 12 settembre, veniva annunciato che Benjamin Percy (che vedete nella foto sotto) avrebbe lasciato la serie (e anche questo passaggio è stato riportato in italiano, come potete vedere QUI)...

E per l'ennesima volta, nonostante la situazione come sempre appaia fumosa, si intuisce che lo sceneggiatore è stato allontanato contro la sua volontà e all'improvviso. Prima che potesse arrivare a concludere il suo ciclo narrativo... Anche se era praticamente CERTO di restare in carica almeno fino al numero 53. Quindi come potrebbero essersi svolti i fatti? E cosa è successo fra il 7 e il 12 settembre 2018?

Intanto, anche se non ne sta parlando nessuno, il 13 settembre c'è stato il passaggio formale della DC Comics sotto la direzione della "Warner Bros. Global Brands and Experiences"... La cui neo Presidente, Pam Lifford, proviene dal reparto marketing della Disney e della Warner, e pare avere la fissa dell'intrattenimento "per famiglie". Per saperne di più CLICCATE QUI.

Che per il numero 50 di Nightwing fosse previsto un qualche evento traumatico era stato annunciato anche da Benjamin Percy, ma a quanto pare si sarebbe dovuto sviluppare attorno alla figura dello Spaventapasseri e non attorno al cambio di identità di Nightwing... Che sembra tanto una correzione in corso d'opera imposta dall'alto, col fine di cogliere l'occasione per rimuovere una volta per tutte quell'imbarazzante nome proprio che ricordava il pene maschile... Forse Pam Lifford, esperta di marketing (ma evidentemente NON di fumetti), ha sempre pensato che "Dick" fosse un nome inappropriato? Adesso che ha ottenuto il potere per cambiare le cose ha agito di conseguenza? Magari voleva anche "ripulire" il personaggio,  facendogli tagliare i ponti con il suo ruolo iconico di sex symbol in costume aderente?

Ovviamente io non posso saperlo, ma quello che so è che James Tynion IV non è uno sprovveduto... E sa bene che - se avesse voluto - avrebbe avuto tutti gli strumenti narrativi per far riottenere a Dick Grayson la sua identità perduta  da subito... Non foss'altro perchè negli anni questo personaggio ha saputo coltivare una gran quantità di amicizie con personaggi che hanno a disposizione poteri magici, tecnologie aliene e capacità di tutti i tipi... E il fatto che nessuna delle persone vicine a Nightwing, a partire da Batman e Batgirl, abbia pensato di contattarle per chiedere aiuto, preferendo rassegnarsi al fatto di perderlo per strada "per offrirgli un nuovo punto di partenza" è assolutamente INVEROSIMILE per un qualsiasi appassionato...

Quindi sembra abbastanza evidente come tutto quello che è successo sia stato determinato da una qualche forzatura decisa a monte... Tra l'altro in un momento particolarmente sfavorevole per un'operazione del genere, visto che a fine mese debutterà la serie televisiva dei Teen Titans, in cui Robin è ANCORA Dick Grayson e SICURAMENTE si punterà molto sul sex appeal dell'attore che lo interpreta, e cioè Brenton Thwaites. E lo si intuisce già dal trailer...

Senza contare che, fra non troppo tempo, Dick Grayson riapparirà nella tanto attesa terza serie animata della Young Justice, in preparazione per Netflix.

E già solo da questo si intuisce che chiunque abbia avuto l'idea di trasformare "Dick" in "Ric" è una persona che coi fumetti ha molto poco a che fare... O magari ne ha una conoscenza molto superficiale e forse è anche leggermente sessuofoba. Il che mi fa pensare che James Tynion IV - che tra l'altro è bisessuale dichiarato - molto presto potrebbe trovarsi a sua volta alle prese con qualche richiamo o con qualche repentino "trasferimento"...

Sicuramente la sensazione è che l'aria che tira adesso dalle parti di MARVEL e DC non sia affatto buona per chi ha determinate idee e/o vorrebbe esprimerle (nei fumetti o nei propri spazi personali)... Di buono c'è che negli USA ci sono dozzine di case editrici di fumetti, la maggior parte delle quali è svincolata da interessi politici e corporativi di vario tipo... E, anche in questo, caso sarà molto interessante capire cosa potrebbe accadere quando le suddette case editrici prenderanno coscienza del fatto che loro possono avere una libertà di movimento e di espressione che le due case editrici più grandi non hanno, e che quindi possono intercettare gli autori che MARVEL e DC hanno silurato "per motivi di forza maggiore".

In ogni caso chi vivrà vedrà.

Alla prossima.

martedì 16 ottobre 2018

CRIMINI VENTENNALI...

Ciao a tutti, come va?

Ultimamente ho sottolineato spesso come le iniziative editoriali delle case editrici che propongono fumetti in edicola sembrino sempre più orientate alla "spremitura" dello zoccolo duro dei lettori, piuttosto che all'ampliamento dello stesso... Perlomeno a giudicare dai contenuti proposti e dalle strategie utilizzate per promuoverli.  Ed è abbastanza evidente che il suddetto processo di spremitura funziona abbastanza bene, altrimenti le iniziative di questo tipo non continuerebbero ad aumentare, coinvolgendo un numero crescente di personaggi. Anche se questo, inevitabilmente, significa allontanare sempre di più il genere "fumetto" da un pubblico realmente nuovo...

Ad ogni modo, fra le altre cose, è da poco stata annunciata una collana di ristampe a colori anche per la criminologa Julia, in occasione del suo ventennale... La "nuova" proposta dovrebbe partire il mese prossimo proprio con la storia del primo numero, che introduce la serial killer psicopatica - e lesbica - Myrna Harrod... Una figura che, anche se si è vista in maniera molto sporadica nel corso della serie, è diventata molto iconica ed è stata comunque molto valorizzata da una serie di ristampe molto "selettive", se così vogliamo definirle. Tant'è che sono stati pubblicati persino dei volumi cartonati dedicati unicamente alle storie di Julia in cui compare lei...

Ad ogni modo, questa ennesima celebrazione di Myrna e del suo ruolo in Julia, mi offre l'occasione per parlare di come - fondamentalmente - l'approccio della serie nei confronti di questo tipo di tematiche, tenda ancora a mettere in risalto personaggi omosessuali che non hanno esattamente un profilo equilibrato, o che comunque finiscono per rispecchiare determinati stereotipi negativi. A parte Myrna, ad esempio, abbiamo avuto dei giovani prostituti assassini del numero 191  (CLICCATE QUI) e lo scrittore Bertrand Hayes (comparso nel numero 196), che pur essendo lo scrittore preferito dalla protagonista ha all'attivo una rivale in amore murata viva nella sua casa... E, anche se attualmente è diventato un consulente per le indagini di Julia, il suo orientamento sessuale è ancora gestito in maniera quantomeno ambigua... Come, ad esempio, è avvenuto nel numero 231, quando rimprovera all'assistente di Julia di distrarlo con i suoi bicipiti e Julia fa delle allusioni...

E se sembrava che ci fossero stati dei segnali di cambiamento nel numero 218, quando la criminologa si imbatte nel primo personaggio gay prossimo al matrimonio dell'intera serie (CLICCATE QUI), nel secondo numero SPECIALE a colori - uscito qualche mese prima, nel luglio 2016 - c'era stato il modo di ricadere di nuovo nello stereotipo dell'assassino gay psicopatico. In questa storia, intitolata "IL CASO DEL LUNA PARK", la vicenda è ambientata durante gli anni in cui Julia e sua sorella erano due semplici studentesse universitarie (anche se è difficile collocarla cronologicamente nel tempo reale).

Mentre si apprestano ad andare nel tunnel dell'orrore al Luna Park, le due ragazze vedono che sulle vetture in uscita c'è il cadavere di un ragazzo che, più avanti, Julia identificherà come omosessuale (per via dell'orecchino all'orecchio destro, la maglietta dei Bronski Beat e altri dettagli che solo una futura criminologa poteva individuare... Sigh!), e che poi si rivelerà anche spacciatore e tossicomane... E da lì in poi parte la solita sequela di stereotipi: rapporti gay basati sul nulla, madri disperate, omosessuali che vanno giù di testa e via discorrendo... Il tutto con la musica dei Bronski Beat di sottofondo. Per capire meglio di cosa parlo potete dare un'occhiata alla sequenza qui di seguito...








Secondo me questo Speciale è interessante per vari motivi.

Motivo numero uno: i Bronski Beat sono stati un gruppo pop britannico che effettivamente diventò iconico per il mondo gay, visto che una volta tanto aveva un cantante gay che parlava di argomenti gay... Ed ebbero comunque un grande successo anche al di fuori del giro "gay", anche se alla fine dei fatti il gruppo rimase attivo solo dal 1983 al 1985. In questa storia, a quanto pare, si intuisce che il suddetto gruppo era ancora attivo, o comunque si era sciolto da non troppo tempo, quindi potrebbe collocarsi non più tardi della seconda metà degli anni Ottanta o nei primissimi anni Novanta, perlomeno a giudicare dai vestiti, dal taglio di capelli, dall'assenza di cellulari, dall'uso di droghe sintetiche, ecc. Un'epoca in cui "i giovani" (come li definisce la sorella di Julia), in realtà, non avevano più alcuna memoria dei Bronski Beat, a meno che non fossero gay e/o appassionati di musica anni Ottanta. Inoltre in quel periodo i giovani gay (soprattutto negli USA, dove la storia è ambientata) avevano già altre icone pop e un altro modo di porsi, e tecnicamente tutto l'impianto narrativo della storia - ad un certo punto - non avrebbe più potuto reggersi in piedi...

Anche lasciando perdere il fatto che, come al solito, la realtà americana di quel periodo è stata riveduta e corretta ad uso e consumo del lettore italiano di oggi, penso che sia interessante il fatto che tutta la storia sembri architettata in funzione di un lettore che - in qualche modo - è cresciuto con determinati riferimenti pop... E che quindi, adesso, dovrebbe avere non meno di 40/50 anni, e forse qualcuno in più...

Una generazione che è cresciuta con una discreta serie di stereotipi legati all'omosessualità e agli omosessuali, e che ovviamente in storie come questa può trovare delle confortanti conferme: niente bandiere arcobaleno (che negli USA all'epoca erano già ovunque), niente rivendicazioni strane (che negli USA già c'erano), niente relazioni gay ben strutturate, personaggi assertivi o altro...

Giusto una bella relazione occasionale e provincialotta, in stile Italia anni 80/90, con un bel contorno di disperazione,  spaccio e via discorrendo.

E questo direi che la dice lunga su quale resta il target di pubblico di Julia, e forse anche sulle competenze degli sceneggiatori a proposito di certi argomenti. E infatti, oltre che di Giancarlo Berardi (nato nel 1947) i testi sono opera di Lorenzo Calza, che è nato nel 1970 e quindi - guardacaso - rientra perfettamente nella generazione di cui sopra, con tutti i riferimenti (e i limiti) del caso. Il che ci porta al secondo motivo di interesse.

Questa storia mette bene in luce il fatto che, in realtà, in questa serie non viene nemmeno presa in considerazione l'ipotesi di rilanciare il personaggio presso un pubblico diverso, per cercare di allungarne la vita una volta che il pubblico attuale non basterà più a portare avanti la serie. Infatti non ci sono livelli di lettura che si rivolgono ad un pubblico diverso da quello abituale, che così viene ulteriormente corteggiato e vezzeggiato, forse nella speranza di poter essere "spremuto" con iniziative come la ristampa a colori delle prime storie che partirà a breve...

E ovviamente non si è nemmeno valutata l'ipotesi di ambientare le avventure della giovane Julia dopo il 2000... Dopotutto, se anche per lei valgono le regole enunciate di recente in un allegato Bonelli (CLICCATE QUI), gli anni trascorsi nella sua "realtà narrativa" dall'inizio della sua serie sarebbero solo 5... Quindi, considerando che ora avrebbe poco più di trent'anni, ambientare le sue avventure da universitaria intorno al 2008 avrebbe avuto più senso... E, forse, se proposte in maniera diversa, le avrebbero anche consentito di agguantare un pubblico diverso dal solito... Chissà...

Il problema è che si è scelto deliberatamente di non farlo, e - anzi - si è colta l'occasione per anticipare agli anni dell'Università il suo rapporto conflittuale con gli omosessuali psicopatici... Quando magari, in un contesto più verosimile e variegato, avrebbe potuto avere compagni di corso omosessuali, insegnanti omosessuali e via discorrendo...

Tra l'altro, piccolo dettaglio, oltre che il ventennale di Julia questo mese ricorre anche il ventennale dell'omicidio di Matthew Sephard, un ragazzo di ventidue anni che venne brutalmente assassinato proprio per via della sua omosessualità... Un caso che sconvolse gli USA (e non solo), e contribuì non poco a far prendere coscienza del problema dell'omofobia negli anni successivi...Tant'è che dal 2009 c'è una legge contro i crimini omofobi, negli USA, che prende il nome proprio da lui.

Il che mi porta al terzo punto d'interesse, e cioè che in vent'anni di indagini su crimini più o meno efferati, Julia Kendall non si è mai trovata di fronte ad una vittima di omofobia... Visto che nelle sue storie gli omosessuali coinvolti direttamente negli omicidi su cui ha indagato sono sempre stati o assassini o vittime di amori malati.

Curioso, vero?

Forse perchè parlare di omofobia avrebbe finito per indisporre il pubblico di riferimento di cui sopra? C'era forse il timore che, per motivi generazionali/culturali, si sarebbe sentito in qualche modo messo sotto accusa?

Chissà.

Sicuramente non si tratta di un primato di cui andare fieri.

Alla prossima.

sabato 13 ottobre 2018

LEGGETE SEMPRE LE ISTRUZIONI!

Ciao a tutti, come va?

Magari, se siete più o meno trentenni, vi ricorderete dell'isteria collettiva che nella seconda metà degli anni Novanta prese piede un po' in tutto il mondo grazie al fenomeno Tamagotchi. Si trattava di un piccolo gioco elettronico giapponese a forma di uovo, che dava modo di allevare un "cucciolo" che aveva le esigenze e le reazioni di un cucciolo vero... E che quindi poteva anche morire di crepacuore, di fame o sepolto dalle proprie feci, se il suo proprietario non si ricordava di provvedere a lui in modo adeguato, o non rispondeva ai suoi richiami. Probabilmente pensavate che quell'epoca oscura fosse ormai passata, ma siccome i revival non hanno confini, sembra che adesso stiano avendo un certo successo le versioni aggiornate (tra l'altro con uno schermo a colori e dalla resa migliore) dei Tamagotchi, prodotte in Cina da ditte come la M&D Dream Dragon, che poi le vendono in tutto il mondo a prezzi contenutissimi... E, tra l'altro, con la possibilità di personalizzare l'ovetto in maniera assolutamente kitch (e trasformandoli in una tana perfetta per gli acari veri)...



A questo punto vi chiederete cosa possa mai avere a che fare questo BLOG con il clone cinese del Tamagotchi... E la risposta è tutta nelle simpatiche guide che accompagnano questi QPET (così si chiama ufficialmente il gioco) dalla M&D Dream Dragon, che sono sia in cinese che in inglese (come del resto il gioco, che quindi può essere giocato da chiunque conosca l'inglese).

Ebbene, sulla suddetta guida c'è scritto chiaramente che - una volta cresciute a sufficienza - le creaturine potranno anche iniziare ad avere una vita di coppia... Che però potrà essere ESCLUSIVAMENTE ETEROSESSUALE... Anche perchè si specifica chiaramente che tutti i cuccioli del gioco sono ETEROSESSUALI...

Oltretutto il concetto viene ulteriormente ribadito dal fatto che, poichè in questo gioco è prevista la possibilità, per le creaturine, di interagire avvicinando gli ovetti (tramite un device integrato), i cuccioli di sesso maschile potranno parlare solo con quelli di sesso femminile (e viceversa)... E ovviamente anche le eventuali proposte di matrimonio, o anche dei semplici scambi di regali, potranno avvenire solo in senso eterosessuale...

Ora: si potrebbe anche pensare che - essendo questo gioco prodotto in Cina - abbia dovuto sottostare a tutta una serie di regole e permessi provenienti "dall'alto", ed è pur vero che questo gioco potrebbe essere spedito in una gran quantita di nazioni in cui l'omosessualità è un reato, o comunque non è socialmente accettata. Però credo che sia molto interessante il suo potere "diseducativo" in tutte quelle nazioni in cui si sono fatti dei passi avanti in questo senso e in cui i matrimoni gay sono una realtà. O, peggio ancora, in tutti quei paesi in cui - molto faticosamente - si sta cercando di progredire nell'ambito dei diritti civili e dell'inclusione della comunità omosessuale... Anche attraverso un faticoso aggiornamento del contesto socioculturale circostante.

Diciamo che giochi di questo tipo, che precisano chiaramente il loro punto di vista anche sui libretti di istruzioni, sembrano pensati proprio per sostenere la causa di chi afferma che la strada dell'eterosessismo e dell'eterocentrismo abbia una valore aggiunto. E questo non è esattemente un bene.

Anche perchè, tecnicamente, questo non è solo un gioco per bambini piccoli... Ma anche per quelli più grandicelli, diciamo, e per tutti i nostalgici degli anni Novanta.

Ovviamente, volendo vedere il lato positivo, si potrebbe anche dire che - al giorno d'oggi - è necessario precisare che questo è un gioco eterosessista perchè la tendenza generale va in senso opposto, in particolare nei paesi occidentali...

Quindi, forse, non tutto il male viene per nuocere.

E voi che ne pensate?

Alla prossima.

mercoledì 10 ottobre 2018

CONFRONTI E RILANCI

Ciao a tutti, come va?

Ormai le manifestazioni fumettistiche hanno colonizzato un po' tutte le stagioni, ma sicuramente l'inizio dell'autunno è considerato un momento clou, e non solo in Italia. Tant'è che lo scorso fine settimana abbiamo avuto sia la New York ComiCon che la ventiquattresima edizione di Romics (che, ovviamente è la manifestazione più importante della capitale e una delle più importanti d'Italia), e questa particolare sovrapposizione può fornire un po' di materiale per fare il punto della situazione... Che, purtroppo, non è particolarmente esaltante.

La prima cosa che balza all'occhio, infatti è che spulciando i programmi sui rispettivi siti internet, il confronto fra l'impostazione e i contenuti resta a dir poco impietoso... Tant'è che a New York il fumetto e l'immaginario pop, ormai, animano regolarmente tavole rotonde e incontri di un certo spessore, mentre a Roma sembrano più che altro produrre semplici prodotti di consumo da mettere in vetrina, come in una qualsiasi fiera campionaria.

Sul sito della New York ComiCon è ancora disponibile il programma dettagliato degli incontri, divisi per area tematica (CLICCATE QUI), e da qui è possibile vedere che gli incontri dedicati ad approfondire il tema della DIVERSITY sono stati trenta, così ripartiti: 15 sui temi LGBT, 8 sulle donne, 6 sulle minoranze etniche e 1 sulle disabilità. Già la mattina del primo giorno si partiva con l'inaugurazione di una mostra fotografica dedicata allo Spirit Day (il giorno della lotta al bullismo omofobo) in collaborazione con l'associazione GLAAD e con una conferenza sul tema del femminismo intersezionale (!)... E ovviamente non sono mancate nemmeno le ormai classiche tavole rotonde sul tema della rappresentanza LGBT fra gli autori di fumetti (CLICCATE QUI)...

O quelle, più innovative, sull'importanza delle tematiche LGBT anche nei fumetti che si rivolgono ai giovanissimi (CLICCATE QUI)...

Tutti incontri che, tra l'altro, hanno destato un certo interesse sui siti specializzati e non solo. Se invece andate sul sito di Romics e controllate il programma (CLICCATE QUI), noterete che - al di là degli ospiti di prestigio, delle mostre e delle presentazioni - i contenuti di interesse sono stati fondamentalmente pari a zero. Certo si tratta di un'altra impostazione, ma se il Romics 2018 ha avuto un'insolita visibilità sui media giusto per la presenza di una nota figura politica che si aggirava per gli stand... Forse qualche domandina sarebbe il caso di porsela.







E, come ho già avuto modo di scrivere in passato, questo è un problema generalizzato delle manifestazioni italiane, che diventa particolarmente evidente quando si tratta di manifestazioni importanti e "storiche", che in teoria dovrebbero valorizzare un certo tipo di contenuto non solo da un punto di vista prettamente commerciale.

Staremo a vedere se la nuova gestione di Lucca Comics & Games, quest'anno, farà qualche passo avanti in questo senso...

D'altra parte è anche vero che questo stato di cose non si può imputare unicamente alle manifestazioni e a chi le organizza. Dopotutto se negli USA il fumetto resta ancora un ambito estremamente dinamico e sperimentale (soprattutto quando si tratta di piccoli editori, svincolati dai colossi dell'entertainment), in Italia si sono consolidate una serie di strategie che - evidentemente - non favoriscono un cambio di rotta effettivo, alimentando un circolo vizioso che non si riesce a fermare.

Nel senso che, se pure in Italia vengono prodotti (pochi) fumetti dai contenuti alternativi e su cui varrebbe la pena riflettere, questi restano circoscritti in una nicchia di mercato molto defilata rispetto alle classiche produzioni seriali che arrivano in edicola (seppur in quantità sempre più ridotta). Una nicchia di mercato che, tra l'altro, in Italia non riesce nemmeno ad aggregare abbastanza lettori per creare una massa critica che possa sfociare nella promozione di un certo tipo di iniziative, anche all'interno delle manifestazioni di settore.

Probabilmente anche per via del fatto che, in Italia, le produzioni alternative e/o più impegnate - oltre a non essere distribuite in edicola - il più delle volte arrivano direttamente in volume (in fumetteria come nelle librerie di varia), mentre negli USA debuttano quasi sempre sotto forma di miniserie... Riuscendo comunque a raggiungere una platea più ampia ed economicamente differenziata.

E considerando che la situazione è rimasta tale e quale da quasi due decenni (e forse si è persino involuta un po'), verrebbe da pensare che a monte si è davvero inceppato qualche grosso ingranaggio che potrebbe fare la differenza. Forse se le edicole, negli ultimi vent'anni, avessero potuto contare su più fumetti "di rottura", le cose sarebbero andate diversamente? Se, ad esempio, le persone che gestiscono la realtà fumettistica italiana non fossero perlopiù le stesse da una ventina d'anni (e forse anche trenta) a questa parte, sarebbe stato più semplice smuovere le acque ed evitare il clima attuale? Immedesimarsi di più nelle esigenze, anche economiche, delle ultime generazioni? In quel caso in Italia avremmo delle manifestazioni con un taglio diverso? Magari con degli incontri sul femminismo intersezionale, come quello che si è visto a New York anche quest'anno (CLICCATE QUI)?

Ovviamente non possiamo saperlo, però credo che sia abbastanza interessante notare che, nonostante la situazione stia assumendo contorni un po' preoccupanti (con chiusure importanti e licenziamenti eccellenti), salvo rarissime eccezioni - che purtroppo, da sole, non possono fare la differenza - la tendenza continua ad essere quella di perpetuare modelli e strategie che hanno fatto il loro tempo, anche se si cerca di mascherarle con una patina di freschezza e modernità. Anche perchè, evidentemente, lasciare la strada vecchia per quella nuova fa molta paura.

L'ultimo, ma non ultimo, esempio in questo senso potrebbe esserci fornito dalla nuova testata dedicata a TEX che sta per debuttare in edicola... E che, dopo il buon successo di alcuni speciali ambientati prima dell'inizio della serie regolare, sarà dedicata alle avventure del personaggio quando aveva circa vent'anni: una testata che invece di TEX si chiamerà TEX WILLER.

Dovrebbe partire a fine anno, ma un numero zero verrà allegato questo mese a Zagor 639 e a Tex 697... Ovvero due fra le testate che hanno il pubblico con l'età media più alta. E questo, in effetti, porterebbe a pensare che la casa editrice abbia voluto progettare una serie più adatta a spremere ulteriormente il pubblico storico, che non a conquistarne del nuovo. E la copertina del suddetto numero zero sembrerebbe confermarlo... Visto che non mette al centro della composizione il giovane Tex, ma il suo più maturo compagno di avventure Kit Carson...

E qualche spunto interessante arriva anche dalla presentazione del numero uno, che effettivamente sembra rivolgersi al pubblico storico del personaggio, che già lo conosce bene e che da lui si aspetta un determinato tipo di prodotto anche se Tex viene riportato alla sua giovinezza:

Tex ha appena vent’anni, nella sua prima apparizione del 1948 sull’albo a striscia, “Il totem misterioso”, quando, cavaliere solitario ricercato dagli sceriffi, si getta a capofitto nell’avventura. Da quel momento, non ha smesso di cavalcare e battersi per il trionfo del Bene. Il Tex che conosciamo ha circa 45 anni, vedovo e con un figlio grande. I suoi lettori affezionati, però, conservano indelebile il ricordo di quel giovane scatenato. E ora siamo lieti di annunciare che quel mondo tornerà, in una testata nuova di zecca! Un mensile che esplora le pagine sconosciute della sua indimenticabile giovinezza, parallelo e indipendente dal consueto albo mensile che tutti conosciamo. Queste storie saranno in diretta, senza la mediazione del Tex adulto, e ci riporteranno a un mondo della Frontiera ancora più semplice, forte e selvaggio. La nostra intenzione è quella di farvi riassaporare il gusto e il ritmo d’altri tempi, di un giovane West e di un giovane Tex, il sapore dell’avventura semplice, diretta e incantata, come la vivevano le fantasie di Bonelli, di Galep e dei loro lettori.

Tra l'altro questa presentazione mette anche in luce un altro dettaglio interessante, e cioè l'età del personaggio, che "adesso" dovrebbe avere circa quarantacinque anni, anche se qualcosa non torna. A cosa mi riferisco? Essendo le testate Bonelli figlie di un modo di intendere i  fumetti in maniera un po' semplicistica e poco legato a questioni di continuity e allineamento cronologico, non ci sono - in realtà - sistemi di conteggio ufficiali per gli anni di personaggi che non invecchiano in tempo reale. Se non che, proprio in occasione dei settant'anni di Tex, sull'album di figurine "Tex e gli eroi Bonelli", è stato indicato chiaramente che "nella fiction" bonelliana quattro anni reali coincidono con un anno di vita del personaggio.

Così, ad esempio, dalla prima avventura di Dylan Dog sarebbero passati solo 8 anni, anche se risale al 1986, dalla prima storia di Martin Mystère ne sarebbero passati 9 e via dicendo... E di conseguenza i settant'anni editoriali di TEX coincidono con poco più di 17 anni di vita del personaggio, che se ha iniziato le sue avventure a vent'anni di conseguenza ora dovrebbe averne meno di 38 e non circa 45. Anche se, probabilmente, la sua età è stata indicata in buona fede. Tra l'altro, se si volesse considerare il salto temporale che si è verificato all'inizio della saga, quando il figlio Kit è passato dallo stato di ovulo nel grembo materno (nel numero 7) ad adolescente (nel numero 12), adesso Tex avrebbe dovuto superare abbondantemente i cinquant'anni... Quindi in entrambi i casi non potrebbe averne 45.

Perchè, allora, sottolineare che adesso i suoi anni sono proprio 45? Probabilmente perchè il lettore medio di Tex ha un'età per cui 37 anni sarebbero troppo pochi per consentire una reale identificazione (visto che lo considererebbe poco più che un ragazzo), ma per cui un Tex che va per i sessant'anni - con i capelli grigi e i primi acciacchi - non sarebbe più presentabile. Anche perchè andrebbe a sovrapporsi troppo a Kit Carson (che in un albo del 1993, "La Congiura" ufficializzò i suoi 55 anni, e pertanto adesso dovrebbe averne 61). Quindi è probabile che i 45 anni di cui sopra siano più che altro una mediazione dettata da ragioni di marketing... E che difficilmente verranno mai superati.

E questo direi che la dice lunga sul pubblico che viene preso come riferimento per questa serie e che, a quanto pare, si vuole continuare a coltivare anche con la nuova testata TEX WILLER. Difficile giudicare in anticipo, ma visti i presupposti e la presentazione è altamente improbabile che questa serie voglia porsi come una serie realmente "giovane". Più probabilmente servirà per proporre avventure e situazioni che il Tex adulto non era più in grado di vivere, ma che era sconsigliabile assegnare al figlio Kit (che con gli anni è stato tratteggiato in maniera sempre meno incisiva per non offuscare la fama paterna)... E che comunque è stato a sua volta "invecchiato" precocemente, anche dal punto vista grafico, per allinearlo maggiormente all'età del padre e degli altri suoi compagni di avventure (e, soprattutto, all'età del pubblico di cui sopra... Che in buona parte potrebbe avere dei figli che hanno superato l'adolescenza da un bel po').

Quindi, probabilmente, si tratterà di un'altra occasione mancata per rilanciare il personaggio presso un pubblico diverso da quello abituale... Un pubblico che magari gradirebbe personaggi femminili più approfonditi, tematiche più moderne, spunti più trasgressivi e situazioni più disinvolte. Che però, è facile immaginare, non potranno trovare spazio.

Con buona pace di chi auspica un reale ricambio generazionale fra i lettori... O magari assecondando le aspettative di chi - questo ricambio - lo dà già per scontato.

E dico questo perchè neanche tanti giorni fa è risbucato fuori il nome di Giorgio Bonelli... Il fratello di Sergio Bonelli buonanima, a cui il padre Gian Luigi lasciò in eredità - pare - i diritti di sfruttamento cinematografico di Tex, e probabilmente anche parte di quelli extra editoriali... Visto che in occasione dei settant'anni di Tex ha deciso di investire in un parco a tema Tex, da costruire su 23 ettari appena rilevati in provincia di Padova. Infatti Giorgio Bonelli da diversi anni è titolare di una finanziaria immobiliare che opera soprattutto all'estero (CLICCATE QUI), e non ha rapporti diretti con la casa editrice... Perlomeno a giudicare dal fatto che non viene nominato praticamente mai.

Giorgio Bonelli è nato nel 1953 e ha 19 anni in meno del più noto fratello (anche perchè è nato dopo che Gian Luigi e la madre di Sergio si erano separati), ma a quanto pare rientra appieno nella generazione di quelli che non hanno le idee molto chiare su chi compone,oggi, il pubblico di Tex... Altrimenti non si spiegherebbe davvero l'idea di realizzare un intero parco a tema western dedicato a questo personaggio. Tra l'altro sul quotidiano La Verità è stato pubblicato anche un bozzetto abbastanza dettagliato di come dovrebbe presentarsi alla fine, mentre anche il Sole24Ore (CLICCATE QUI) riporta che la cifra che sta cercando di mettere assieme per partire con i lavori è di circa 20 milioni di euro....


Forse siamo alle prese con il primo parco a tema che non è pensato per le famiglie, ma per la terza età (anche in considerazione del fatto che quella zona è famosa per le sue Terme)? Oppure, più realisticamente, tutto questo è solo l'ennesima dimostrazione che una parte del fumetto italiano (e di chi lo gestisce) è imbrigliata da decenni in una serie di dinamiche molto peculiari che gli impediscono di essere al passo coi tempi e di guardare in faccia alla realtà? Anche per questo non si riesce seriamente a puntare su un pubblico davvero diverso rispetto a quello che è invecchiato con Tex? Magari pensando ad autori nuovi per TEX WILLER, che invece sarà una testata curata e sceneggiata da Mauro Boselli (come quella del TEX adulto)?

Tecnicamente Mauro Boselli è nato nel 1953 (come Giorgio Bonelli), ma considerata l'età media dei curatori dei personaggi "storici" del fumetto italiano che arriva in edicola (e quindi resta il motore principale di questo settore) è relativamente giovane. Mario Gomboli cura Diabolik ed è nato nel 1947, mentre Luciano Secchi non si schioda da Alan Ford nonostante sia nato nel 1939. Giusto per fare un paio di nomi. E comunque anche diversi fumetti non proprio "storici" sono nelle mani di persone nate prima del 1950 (Giancarlo Berardi cura Julia ed è nato nel 1947, ad esempio). Poi c'è tutta la categoria dei curatori "giovanissimi", quelli che grossomodo sono nati dopo il 1960 e infine ci sono pochi, fortunatissimi, ultraquarantenni che - ma solo in caso siano più vicini ai quaranta che ai cinquanta - sono considerati innovatori trasgressivi e ribelli, che possono portare nuova linfa al settore... Anche se poi, dati alla mano, il più delle volte hanno gli stessi problemi dei loro colleghi "anziani"... Visto che magari sono rimasti fermi agli anni Ottanta e Novanta, e non riescono ad entrare davvero in sintonia con i giovani lettori di oggi...

Il che, teoricamente, ha senso... Visto che anche in passato la maggior parte del ricambio generazionale fra i lettori fumetti era stato favorito dalle idee di chi aveva al massimo quarant'anni... Lo stesso Tex venne concepito da Gian Luigi Bonelli quando di anni ne aveva ancora 39 e Sergio Bonelli creò Zagor a 29 anni... Il primo numero di Dylan Dog arrivò quando Tiziano Sclavi aveva 33 anni (e comunque il personaggio venne ideato qualche anno prima)... Nathan Never comparve quando i suoi ideatori avevano 28, 29 e 34 anni... E, giusto per citare un esempio al di fuori della Bonelli, Luciano Secchi inventò Kriminal a 25 anni e Alan Ford quando ne aveva 30... E l'elenco potrebbe essere ancora molto lungo.

Ognuno può trarre le conclusioni che crede.

Sicuramente, a questo punto, è molto più chiaro perchè alla New York ComiCon si possono metttere assieme incontri sul tema del femminismo intersezionale o sul tema della rappresentatività LGBT nei fumetti per giovanissimi... Mentre nelle manifestazioni italiane no.

Ad ogni modo qualcosa mi dice che tornerò presto a parlare di questo argomento.

Alla prossima.