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martedì 16 ottobre 2018

CRIMINI VENTENNALI...

Ciao a tutti, come va?

Ultimamente ho sottolineato spesso come le iniziative editoriali delle case editrici che propongono fumetti in edicola sembrino sempre più orientate alla "spremitura" dello zoccolo duro dei lettori, piuttosto che all'ampliamento dello stesso... Perlomeno a giudicare dai contenuti proposti e dalle strategie utilizzate per promuoverli.  Ed è abbastanza evidente che il suddetto processo di spremitura funziona abbastanza bene, altrimenti le iniziative di questo tipo non continuerebbero ad aumentare, coinvolgendo un numero crescente di personaggi. Anche se questo, inevitabilmente, significa allontanare sempre di più il genere "fumetto" da un pubblico realmente nuovo...

Ad ogni modo, fra le altre cose, è da poco stata annunciata una collana di ristampe a colori anche per la criminologa Julia, in occasione del suo ventennale... La "nuova" proposta dovrebbe partire il mese prossimo proprio con la storia del primo numero, che introduce la serial killer psicopatica - e lesbica - Myrna Harrod... Una figura che, anche se si è vista in maniera molto sporadica nel corso della serie, è diventata molto iconica ed è stata comunque molto valorizzata da una serie di ristampe molto "selettive", se così vogliamo definirle. Tant'è che sono stati pubblicati persino dei volumi cartonati dedicati unicamente alle storie di Julia in cui compare lei...

Ad ogni modo, questa ennesima celebrazione di Myrna e del suo ruolo in Julia, mi offre l'occasione per parlare di come - fondamentalmente - l'approccio della serie nei confronti di questo tipo di tematiche, tenda ancora a mettere in risalto personaggi omosessuali che non hanno esattamente un profilo equilibrato, o che comunque finiscono per rispecchiare determinati stereotipi negativi. A parte Myrna, ad esempio, abbiamo avuto dei giovani prostituti assassini del numero 191  (CLICCATE QUI) e lo scrittore Bertrand Hayes (comparso nel numero 196), che pur essendo lo scrittore preferito dalla protagonista ha all'attivo una rivale in amore murata viva nella sua casa... E, anche se attualmente è diventato un consulente per le indagini di Julia, il suo orientamento sessuale è ancora gestito in maniera quantomeno ambigua... Come, ad esempio, è avvenuto nel numero 231, quando rimprovera all'assistente di Julia di distrarlo con i suoi bicipiti e Julia fa delle allusioni...

E se sembrava che ci fossero stati dei segnali di cambiamento nel numero 218, quando la criminologa si imbatte nel primo personaggio gay prossimo al matrimonio dell'intera serie (CLICCATE QUI), nel secondo numero SPECIALE a colori - uscito qualche mese prima, nel luglio 2016 - c'era stato il modo di ricadere di nuovo nello stereotipo dell'assassino gay psicopatico. In questa storia, intitolata "IL CASO DEL LUNA PARK", la vicenda è ambientata durante gli anni in cui Julia e sua sorella erano due semplici studentesse universitarie (anche se è difficile collocarla cronologicamente nel tempo reale).

Mentre si apprestano ad andare nel tunnel dell'orrore al Luna Park, le due ragazze vedono che sulle vetture in uscita c'è il cadavere di un ragazzo che, più avanti, Julia identificherà come omosessuale (per via dell'orecchino all'orecchio destro, la maglietta dei Bronski Beat e altri dettagli che solo una futura criminologa poteva individuare... Sigh!), e che poi si rivelerà anche spacciatore e tossicomane... E da lì in poi parte la solita sequela di stereotipi: rapporti gay basati sul nulla, madri disperate, omosessuali che vanno giù di testa e via discorrendo... Il tutto con la musica dei Bronski Beat di sottofondo. Per capire meglio di cosa parlo potete dare un'occhiata alla sequenza qui di seguito...








Secondo me questo Speciale è interessante per vari motivi.

Motivo numero uno: i Bronski Beat sono stati un gruppo pop britannico che effettivamente diventò iconico per il mondo gay, visto che una volta tanto aveva un cantante gay che parlava di argomenti gay... Ed ebbero comunque un grande successo anche al di fuori del giro "gay", anche se alla fine dei fatti il gruppo rimase attivo solo dal 1983 al 1985. In questa storia, a quanto pare, si intuisce che il suddetto gruppo era ancora attivo, o comunque si era sciolto da non troppo tempo, quindi potrebbe collocarsi non più tardi della seconda metà degli anni Ottanta o nei primissimi anni Novanta, perlomeno a giudicare dai vestiti, dal taglio di capelli, dall'assenza di cellulari, dall'uso di droghe sintetiche, ecc. Un'epoca in cui "i giovani" (come li definisce la sorella di Julia), in realtà, non avevano più alcuna memoria dei Bronski Beat, a meno che non fossero gay e/o appassionati di musica anni Ottanta. Inoltre in quel periodo i giovani gay (soprattutto negli USA, dove la storia è ambientata) avevano già altre icone pop e un altro modo di porsi, e tecnicamente tutto l'impianto narrativo della storia - ad un certo punto - non avrebbe più potuto reggersi in piedi...

Anche lasciando perdere il fatto che, come al solito, la realtà americana di quel periodo è stata riveduta e corretta ad uso e consumo del lettore italiano di oggi, penso che sia interessante il fatto che tutta la storia sembri architettata in funzione di un lettore che - in qualche modo - è cresciuto con determinati riferimenti pop... E che quindi, adesso, dovrebbe avere non meno di 40/50 anni, e forse qualcuno in più...

Una generazione che è cresciuta con una discreta serie di stereotipi legati all'omosessualità e agli omosessuali, e che ovviamente in storie come questa può trovare delle confortanti conferme: niente bandiere arcobaleno (che negli USA all'epoca erano già ovunque), niente rivendicazioni strane (che negli USA già c'erano), niente relazioni gay ben strutturate, personaggi assertivi o altro...

Giusto una bella relazione occasionale e provincialotta, in stile Italia anni 80/90, con un bel contorno di disperazione,  spaccio e via discorrendo.

E questo direi che la dice lunga su quale resta il target di pubblico di Julia, e forse anche sulle competenze degli sceneggiatori a proposito di certi argomenti. E infatti, oltre che di Giancarlo Berardi (nato nel 1947) i testi sono opera di Lorenzo Calza, che è nato nel 1970 e quindi - guardacaso - rientra perfettamente nella generazione di cui sopra, con tutti i riferimenti (e i limiti) del caso. Il che ci porta al secondo motivo di interesse.

Questa storia mette bene in luce il fatto che, in realtà, in questa serie non viene nemmeno presa in considerazione l'ipotesi di rilanciare il personaggio presso un pubblico diverso, per cercare di allungarne la vita una volta che il pubblico attuale non basterà più a portare avanti la serie. Infatti non ci sono livelli di lettura che si rivolgono ad un pubblico diverso da quello abituale, che così viene ulteriormente corteggiato e vezzeggiato, forse nella speranza di poter essere "spremuto" con iniziative come la ristampa a colori delle prime storie che partirà a breve...

E ovviamente non si è nemmeno valutata l'ipotesi di ambientare le avventure della giovane Julia dopo il 2000... Dopotutto, se anche per lei valgono le regole enunciate di recente in un allegato Bonelli (CLICCATE QUI), gli anni trascorsi nella sua "realtà narrativa" dall'inizio della sua serie sarebbero solo 5... Quindi, considerando che ora avrebbe poco più di trent'anni, ambientare le sue avventure da universitaria intorno al 2008 avrebbe avuto più senso... E, forse, se proposte in maniera diversa, le avrebbero anche consentito di agguantare un pubblico diverso dal solito... Chissà...

Il problema è che si è scelto deliberatamente di non farlo, e - anzi - si è colta l'occasione per anticipare agli anni dell'Università il suo rapporto conflittuale con gli omosessuali psicopatici... Quando magari, in un contesto più verosimile e variegato, avrebbe potuto avere compagni di corso omosessuali, insegnanti omosessuali e via discorrendo...

Tra l'altro, piccolo dettaglio, oltre che il ventennale di Julia questo mese ricorre anche il ventennale dell'omicidio di Matthew Sephard, un ragazzo di ventidue anni che venne brutalmente assassinato proprio per via della sua omosessualità... Un caso che sconvolse gli USA (e non solo), e contribuì non poco a far prendere coscienza del problema dell'omofobia negli anni successivi...Tant'è che dal 2009 c'è una legge contro i crimini omofobi, negli USA, che prende il nome proprio da lui.

Il che mi porta al terzo punto d'interesse, e cioè che in vent'anni di indagini su crimini più o meno efferati, Julia Kendall non si è mai trovata di fronte ad una vittima di omofobia... Visto che nelle sue storie gli omosessuali coinvolti direttamente negli omicidi su cui ha indagato sono sempre stati o assassini o vittime di amori malati.

Curioso, vero?

Forse perchè parlare di omofobia avrebbe finito per indisporre il pubblico di riferimento di cui sopra? C'era forse il timore che, per motivi generazionali/culturali, si sarebbe sentito in qualche modo messo sotto accusa?

Chissà.

Sicuramente non si tratta di un primato di cui andare fieri.

Alla prossima.

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