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sabato 28 ottobre 2017

COSE DA RAGAZZINI

Ciao a tutti, come va?

Spesso su questo blog ho messo in evidenza il fatto che dalle nostre parti c'è una certa paura ad associare le tematiche omosessuali all'adolescenza o - peggio ancora - alla preadolescenza, in particolare quando si parla di entertainment che si rivolge direttamente queste fasce d'età.

E questo accade per paura di suscitare polemiche, di giocarsi gli appoggi dei poteri forti o di incappare in qualche provvedimento sollecitato dai poteri forti di cui sopra... Che effettivamente avrebbero anche il potere di boicottare la distribuzione o la produzione di film o serie TV, o magari di compromettere la carriera di chi ci ha lavorato...

Però uno dei vantaggi che derivano dall'essere parte - per ora - della cultura occidentale è che, bene o male, bisogna lasciare gradualmente il passo a un certo tipo di progesso nella società e nei costumi... Che si manifesta anche attraverso le produzioni per ragazzi prodotte e distribuite da marchi internazionali a cui non si può dire no.

A qusto punto qualcuno di voi avrà già intuito che mi sto riferendo alla serie Andi Mack, prodotta da Disney Channel...

La novità di questa serie a base di ragazzini nella prima adolescenza, è che tratta temi più adulti e in linea con la sensibilità dei millenials. Nella prima serie - da poco arrivata in Italia - la trama principale verte sulla protagonista che scopre che la sua famiglia in realtà non era quella che aveva sempre creduto. Infatti quella che credeva sua sorella è in realtà sua madre, mentre la sua presunta madre è in realtà sua nonna. Nella seconda stagione, partita proprio in questi giorni negli USA, uno dei temi portanti sarà invece la presa di coscienza di uno dei migliori amici di Andi, e cioè Cyrus (interpretato dal sedicenne Joshua Rush, che vedete qui sotto), che gradualmente dovrà fare i conti col fatto che gli piacciono i ragazzini e non le ragazzine.

E il fatto che per la prima volta sia presente un gay in boccio anche in una serie di Disney Channel ha trovato ampia eco anche nei media italiani... Anche perchè molto difficilmente nel nostro paese potranno essere posti dei veti al riguardo. E questo è un bene, anche perchè in Italia abbiamo una lunga storia di censure che riguardano i giovani e l'omosessualità, e forse sarebbe anche ora che le cose inziassero a cambiare un po'. D'altra parte, come dicevo all'inizio, non si può fermare un'evoluzione dei costumi che si sta manifestando a livello globale, e che coinvolge a vari livelli anche le produzioni per i più piccoli. Ad esempio: a cavallo di Halloween viene distribuito anche in Italia il lungometraggio Vampiretto, ovvero la versione in CG della storia raccontata nell'omonima serie di libri per l'infanzia...

In realtà il motivo per cui questo film è finito su questo blog è abbastanza curioso. Angela Sommer-Bodenburg, nel 1976, era giusto un'insegnante tedesca che voleva scrivere delle storie che piacessero ai suoi alunni e iniziò quasi per gioco a raccontare dell'amicizia  fra il giovane vampiro Rüdiger e di un "coetaeo" umano di nome Anton (che poi, per il mercato internazionale, divennero Rudolph e Tom). Provò a pubblicare la sua storia nel 1979 e il successo in tutto il mondo fu tale da spingerla a lasciare l'insegnamento per diventare una scrittrice a tempo pieno (l'ultima storia di Vampiretto è stata pubblicata giusto nel 2015, ma sicuramente ne arriveranno altre).

Ovviamente questa serie non è stata concepita per essere una saga gay friendly, soprattutto considerando l'epoca, tant'è che nei racconti pubblicati i protagonisti si sono presi delle cottarelle assolutamente etero... Tuttavia negli ultimi quarant'anni l'immaginario legato ai vampiri si è evoluto, e non poco, e col tempo è stato il pubblico cresciuto con i romanzi di Vampiretto a dare delle connotazioni  dichiaratamente gay, e spesso tutt'altro che caste, alla saga... Soprattutto nel caso di tutte quelle fiction scritte dai fans che hanno immaginano i protagonisti cresciuti (anche se tecnicamente i vampiri non invecchiano, ma questo è un dettaglio secondario). Ad ogni modo la serie venne adattata prima in una serie per la TV nel 1986, abbastanza fedele ai libri...

E poi in un film del 2000, che ritoccò abbondantemente la storia originale nel tentativo di realizzare qualcosa di più commerciale, ma che si rivelò un flop clamoroso... Forse anche perchè qualcuno iniziò già a vederci dei sottotesti e delle allusioni di un certo tipo...

In ogni caso può essere curioso notare che i due giovani protagonisti hanno dimostrato una certa vicinanza al mondo gay:  Rollo Weeks (che faceva Vampiretto) ha interpretato diversi ruoli gay ed è anche un attivista per i dirtti LGBT (in particolare contro il bullismo), mentre Jonathan Lipnicki (che faceva Tom e che forse ricorderete meglio per i film di Stuart Little)... Beh... Diciamo che Jonathan Lipnicki sta venendo su bene...


E che se la cava discretamente anche nella lotta sportiva... Quindi posso anche capire se qualcuno si è sentito ispirato da lui nelle fan fiction gay dedicate a Tom e a Rudolph da grandi...




Tutto ciò premesso, quindi, sembra proprio che i produttori del film di animazioe distribuito in questi giorni abbiano voluto tenere un approccio abbastanza aperto alle interpretazioni del pubblico (e in particolare a quelle che vedevano dei sottointesi nell'amicizia fra Rudolph e Tom(, soprattutto considerando che negli ultimi anni ci sono state numerose saghe cinematografiche e televisive che hanno canonizzato una certa simbologia negli atteggiamenti e nei comportamenti dei vampiri innamorati... Ed effettivamente anche nel trailer italiano di Vampiretto certi sottotesti sono abbastanza evidenti (nonostante il tentativo di mettere in evidenza il debole di Tom per la sorellina di Rudolph, che comunque rimane completamente in secondo piano rispetto alla "storia" fra i due protagonisti maschili)...
E basta leggere i commenti al trailer su youtube per capire che il messaggio è stato colto anche da buona parte del pubblico italiano... Che evidentemente è composto da un'utenza molto giovane e che dà un'idea più precisa di come stanno davvero le cose, anche se tanta gente si ostina ancora a negare l'evidenza (cliccate sull'immagine per ingrandirla)....
Morale della favola: mi sembra abbastanza evidente che poco alla volta le tematiche omosessuali inizino ad essere considerate con più attenzione anche da chi si rivolge ad un pubblico di giovanissimi, anche alla luce del fatto che questi argomenti sono entrati a far parte del mondo - e della cultura - dei giovanissimi non più come una stravaganza, ma come una variabile del comportamento umano... E a questo punto pensarle ancora un tabù assoluto sarebbe insensato, oltre che controproducente dal punto di vista commerciale.

A questo punto sarà molto interessante verificare cosa succederà nel prossimo futuro, in particolare per vedere se e quando se ne accorgerà anche chi produce entertainment per giovanissimi in Italia.

Alla prossima.

martedì 24 ottobre 2017

GIOCHIAMOCI SOPRA...

Ciao a tutti, come va?

Se siete appassionati di fumetti e frequentate anche altri siti specializzati forse anche voi vi sarete imbattuti in un paio di annunci alquanto curiosi, peraltro arrivati a brevissima distanza l'uno dall'altro. Mi riferisco al lancio, in occasione di Lucca Comics & Games, del Monopoly di Tex e del Trivial Pursuit  dedicato al mondo del fumetto, con una sezione specifica dedicata ai fumetti Bonelli.


In un recente post avevo già scritto di come alcuni editori italiani, che non sanno più cosa fare per ampliare il loro parco lettori (e per spremere i loro lettori storici), abbiano iniziato a puntare su iniziative collaterali di cui nessuno sentiva la necessità invece che sul rilancio dei loro personaggi e sul reale rinnovamento delle loro proposte. Le due iniziative di cui sopra potrebbero rientrare benissimo nella casistica di cui sopra, ma con una piccola differenza: probabilmente sono state specificamente studiate per dare una visibilità supplementare al marchio Bonelli in contesti in cui generalmente non ce l'ha.

Nel senso che realizzare un Trivial Pursuit e un Monopoly con il marchio Bonelli e Tex in bella vista vuol dire portare queste due scatole nei negozi specializzati in Games e nei padiglioni dedicati ai Games di Lucca Comics (tant'è che quest'anno la  Bonelli ha già annunciato di avere uno spazio dedicato persino in quell'area, che persumo sarà molto utile per lanciare anche i nuovi fumetti "young" di Dragonero), nonchè in tutte le manifestazioni dedicate ai giochi da tavolo che generalmente non trattano fumetti. Tutti spazi che effettivamente sono frequentati anche da un pubblico molto giovane, che probabilmente - allo stato attuale delle cose - non avrebbe molti motivi e/o occasioni per famigliarizzare con Tex e con la stragrande maggioranza dei personaggi della sua casa editrice, se non attraverso iniziative di questo tipo...

Il problema è che se poi i piccoli giocatori volessero provare a leggere i fumetti a cui si ispira il Monopoly di Tex non è affatto detto che finirebbero per esserne conquistati, e si tornerebbe da punto accapo... E comunque io avrei anche qualche dubbio sul fatto che ci sia tanta gente disposta ad iniziare una raccolta di fumetti Bonelli per vincere una partita a Trivial Pursuit, però è anche vero che io non ho fatto studi di marketing, e quindi mi fermo qui.

In realtà ho iniziato il post di oggi con questa segnalazione perchè secondo me è abbastanza interessante notare che la più grande casa editrice di fumetti Made in Italy, in occasione della più grande manifestazione fumettistica italiana, sembra un po' essersi arresa di fronte all'evidenza... E cioè davanti al fatto che la suddetta manifestazione ha un taglio di un certo tipo, e che se la si vuole  sfruttare al meglio bisogna adeguarsi... Anche perchè Lucca Comics & Games di certo non ha alcuna intenzione di cambiare l'approccio che la caratterizza. Il che, presumo, spiega anche cose come il numero speciale di Dylan Dog con la copertina che "urla" (con il suono del campanello del protagonista, per intenderci)...

Quindi, a ben guardare, certe scelte di marketing hanno tutto il sapore di una resa, con buona pace di Sergio Bonelli buonanima, che nel 2009 - vista la piega che avevano preso gli eventi - aveva annunciato che la sua casa editrice a Lucca non ci sarebbe più andata proprio per non essere "complice" di quel meccanismo che poi ha finito per prendere il sopravvento (CLICCATE QUI). In realtà la sua minaccia non si concretizzò del tutto, visto che nei due anni successivi la casa editrice rimase presente con uno spazio per le dediche e gli autografi, ma dopo la morte di Sergio Bonelli (nel 2011) la nuova gestione ha cercato di integrarsi sempre di più nello spirito della manifestazione, per arrivare ai tre spazi che ha opzionato nell'edizione di quest'anno.

C'è qualcosa di male in tutto questo? Ovviamente no, ma penso che sia perlomeno curioso il fatto che col tempo Lucca Comics & Games abbia iniziato a vivere di vita propria senza dover più rendere conto delle sue politiche e del suo approccio a nessuno, men che meno alla casa editrice Bonelli... Che, per l'appunto, ha finito per adeguarsi, arrivando all'edizione di quest'anno con giochi in scatola e gadget vari...



Quindi la domanda è: se alla fine persino la Sergio Bonelli Editore ha finito per "lucchizzarsi", e se Lucca Comics & Games è davvero diventata una gigantesca fiera campionaria con carnevale annesso, e cioè una sorta di Comics/Manga Pride finalizzato a lucrare sugli aspetti più turistici dell'evento, in che misura può dirsi complice dell'attuale situazione - non proprio felice - in cui versa il mondo del fumetto italiano? Dopotutto è sempre più evidente che questa manifestazione ha un certo peso sull'industria del fumetto italiano e sulle sue strategie, anche solo per via dei suoi numeri... Ovviamente non sto dicendo che Lucca detta l'agenda delle case editrici, ma qualcosa mi dice in qualche modo contribuisce ad orientarle e che, per intenderci, senza Lucca Comics & Games probabilmente ora non ci sarebbero un Monopoly e un Trivial Pursuit firmati Bonelli...

Il che, in realtà, mi porta ad un'altra domanda: se tanto mi dà tanto è possibile che, ad esempio, la totale assenza "ufficiale" delle tematiche LGBT dalla manifestazione pop più importante d'Italia possa incidere sul modo con cui le case editrici italiane si rapportano con esse? Ad esempio confermando indirettamente che NON si tratta di tematiche importanti e/o di rilievo per il grande pubblico?

E la domanda, ovviamente, vale anche per tutta una serie di temi che vengono debitamente ignorati da chi organizza Lucca Comics & Games sul modello di una disimpegnata sagra paesana, senza connotazioni particolarmente stimolanti in un senso o nell'altro.

Dico questo perchè, in effetti, ora che in Italia sono arrivate le Unioni Civili e dopo che i media hanno iniziato davvero a sdoganare l'argomento, dall'edizione 2017 mi sarei aspettato qualche piccolissimo segnale di apertura in più... E invece anche nel programma dell'edizione 2017 (che trovate QUI), non c'è neanche l'ombra di un piccolo spiraglio LGBT (ad esclusione di quelli accidentalmente legati alle presentazioni e alle proposte di qualche casa editrice, ovviamente). Considerando che, come ho segnalato più volte su questo blog, nelle manifestazioni di questa portata che si tengono negli USA si organizzano decine di incontri a tema, per non parlare delle iniziative collaterali, viene davvero da pensare che quello che viene messo in piedi a Lucca una volta all'anno sia qualcosa di profondamente diverso... Anche se spesso viene paragonato alle manifestazioni americane di cui sopra.

In realtà la sensazione è che Lucca Comics & Games voglia connotarsi sempre di più come una fiera per famiglie - nel senso più letterale del termine - che prende spunto dall'immaginario pop, piuttosto che come una manifestazione dedicata alla cultura  pop con degli spazi di riflessione e confronto. Tant'è che, molto banalmente, da anni ha un'area Junior dove si fanno laboratori didattici e creativi come in qualsiasi centro per l'infanzia: una cosa che - guardacaso - non viene nemmeno presa in considerazione dalla San Diego ComiCon o dalla New York ComiCon, che pure consentono l'ingresso ai più piccoli.

Il punto è che nelle manifestazioni straniere il target  principale sono gli appassionati, i loro interessi e le dinamiche interne al loro mondo, mentre a Lucca - in realtà - non si sta a guardare tanto per il sottile, si cerca di coinvolgere la platea più ampia possibile e ci si organizza di conseguenza, anche se questo porta ad un appiattimento generale dei contenuti, che di anno in anno diventa più evidente. Anche perchè ovviamente più il livello della manifestazione è "accessibile" e più sono numerosi i visitatori occasionali e i semplici curiosi... E una volta innescato questo circolo vizioso, con tutti i guadagni che porta, è evidente che diventa molto comodo non uscirne... Anche se poi, nel lungo periodo, i danni per l'industria del fumetto saranno maggiori dei benefici. E forse non solo per l'industria del fumetto.

Ad esempio: manca meno di una settimana alla manifestazione e le prevendite sono ancora bassissime... Considerando che i biglietti sono quelli che servono per entrare nelle aree prettamente dedicate ai fumetti e agli incontri direi che è abbastanza indicativo. E d'altra parte se l'organizzazione (in quanto estensione del Comune di Lucca) è  ben felice che il centro storico sia colonizzato da dei temporary shop a cui si può accedere senza biglietto buon pro gli faccia... Quel che è certo che nelle manifestazioni straniere il tetto massimo di prevendite viene raggiunto in pochi giorni, e qualcosa vorrà pur dire.

Quindi la sensazione è che gli appassionati di fumetti, quelli veri, si stiano iniziando a disaffezionare... Anche perchè, nei fatti, Lucca Comics & Games si sta dimostrando sempre più autoreferenziale di anno in anno, e forse un appassionato che deve investire i suoi soldi in una quattro giorni di fumetti (con tutti i disagi logistici e gli impegni organizzativi che questo comporta) vorrebbe qualcosa di più che una gigantesca Disneyland con vetrina commerciale annessa, soprattutto a livello di contenuti. Anche perchè grazie ad internet il concetto di "occasione imperdibile", in fatto di acquisti di fumetti e affini, è diventato davvero molto relativo.

Certo si possono incontrare gli autori dal vivo, gli si può chiedere un autografo e tutto il resto, ma forse per tante persone questo non è un incentivo sufficiente per acquistare un bliglietto in prevendita... O per organizzare un viaggio a Lucca.

E in tutto questo, nonostante le apparenze e le folle oceaniche che comunque intasano le vie di Lucca, il mondo del fumetto italiano e tutto ciò che gli gira attorno inizia a preoccuparsi davvero, perchè i conti tornano sempre meno... A meno che, ovviamente, a farli non sia la società che gestisce Lucca Comics & Games, che finalmente ha messo online il bilancio del 2016 (CLICCATE QUI), così che chiunque possa farsi un'idea delle somme che muove e di come le muove (e si parla di cifre IMPORTANTI, soprattutto in un periodo come questo).

D'altra parte se negli ultimi dieci anni i visitatori di Lucca Comics & Games sono aumentati, mentre i lettori di fumetti mediamente sono diminuiti, è evidente che non c'è un rapporto diretto fra il successo di questa manifestazione e l'andamento del mercato... Con tutto quello che consegue.

Quindi, forse, una casa editrice che volesse davvero ampliare il suo pubblico non è a Lucca che dovrebbe guardare, al netto dei suoi riscontri commerciali durante i giorni della fiera (che comunque sono un ottimo motivo per essere presenti), soprattutto se vuole avere dei benefici nel lungo periodo.

E comunque, giusto per la cronaca, anche alla terza edizione del ComiCon di Parigi (CLICCATE QUI), che quest'anno si tiene dal 27 al 29 ottobre e che raggiunge giusto 32.000 presenze, c'è spazio per conferenze su temi come la diversità nei fumetti e il ruolo delle fumettiste... E negli stessi giorni si tiene anche il Los Angeles ComiCon, la manifestazione patrocinata da Stan Lee in persona (CLICCATE QUI), con incontri come "Gay Geeks e come trovarli"...

Ognuno tragga le sue conclusioni (soprattutto se non gli piace giocare a Monopoly o a Trivial Pursuit)

Alla prossima.

sabato 21 ottobre 2017

ORSETTI CARINI

Ciao a tutti, come va?

Sono passati diversi anni da quando qualcuno tentò di lanciare un bambolotto (ora si direbbe action figure) anatomicamente corretto e munito di accessori che strizzasse l'occhio al pubblico gay. L'ultimo investimento davvero importante in questo senso risale addirittura alla seconda metà degli anni Novanta (una breve storia dei tentativi in questo senso la trovate CLICCANDO QUI), con la linea Billy... Tuttavia era evidente dall'inizio che lo sguardo da triglia del bambolotto Billy e la scarsa cura dei dettagli (soprattutto in rapporto al prezzo), nonchè il fatto che giocasse su una serie di stereotipi gay che già allora iniziavano ad essere superati, avrebbe segnato il suo destino... Spedendolo direttamnte nell'Olimpo del trash senza passare per il successo economico su cui puntavano i suoi produttori...

Probabilmente Billy fu importante soprattutto perchè iniziò a dimostrare che il pubblico omosessuale non era più così malmesso, e bisognoso di materiale "dedicato", da spendere sempre e comunque i suoi soldi per qualsiasi cosa fosse dichiaratamente "gay", anche a discapito della qualità e della cura con cui veniva realizzato. E questa tendenza divenne sempre più evidente nel decennio successivo, facendo anche delle vittime illustri, per poi affermarsi in maniera pià decisa in questi ultimi anni. Grazie soprattutto a internet, che sicuramente ha contribuito a creare una nicchia di mercato gay sempre più selettiva, informata, consapevole ed esigente. E questo, probabilmente, è stato un bene.

A distanza di circa vent'anni da allora, quindi, qualcosa è cambiato anche nel modo con cui tutto il sottobosco di nerd e otaku gay si pone nei confronti delle action figure. Anche perchè, in effetti, negli anni Novanta ancora non si poteva parlare di una nicchia di mercato per nerd e otaku gay appassionati di action figure, mentre adesso sì. E probabilmente questo è anche quello che ha pensato il francese Patrick Grange quando ha dato il via al progetto Tossa Tossa, ovvero un'action figure muscle bear da collezione, che strizza l'occhio ai manga e che inizia ad essere disponibile proprio in questi giorni (anche se lo aveva presentato oltre un anno fa, tramite una raccolta fondi su Kickstarter)...

Questa prima versione base può muovere solo le braccia e la testa e ha i vestiti rimovibili (scarponcini compresi, grazie ad una tecnica abbastanza innovativa). Siccome so che siete molto attenti ai particolari qui sotto vi faccio vedere come si presenta senza accessori. Prego notare la raffinatezza della scultura (ha persino le dita dei piedi separate)...



Forse avrete notato anche voi che sulla testa ha due orecchie da orsetto, che servono a dargli un aspetto più "kawaii" (irresistibilmente adorabile), richiamando l'estetica tipica di un certo tipo ti manga... Personalmente sul design non ho niente da dire: l'unica cosa che forse poteva essere studiata meglio era la dimensione delle pupille, visto che facendole un po' più grosse lo sguardo avrebbe avuto una connotazione meno ferina (dovuta anche al colore giallo dell'iride)...

Ad ogni modo la versione base costa 119 euro, ma è disponibile anche una versione DE LUXE con testa di ricambio e pigiamino (a 179 euro, ma se si prendono entrambe le versioni si pagano solo 279 euro). Se l'articolo vi interessa potete fare il vostro ordine tramite il sito ufficiale che trovate CLICCANDO QUI.


Al momento pare che siano allo studio nuovi accessori (tra cui vari tipi di pene, visto che il pene di Tossa Tossa è intercambiabile come la testa), un altro personaggio (che però avrà le orecchie feline, e che promette molto bene), e persino una versione "chibi" (piccolosa) di Tossa Tossa... Anche se presumo che tutti gi sviluppi futuri dipenderanno dall'accoglienza ricevuta dalle prime due proposte messe in commercio questo mese...


Per la cronaca: Tossa Tossa è stato ideato in Francia, ma è realizzato fisicamente da una ditta specializzata in Cina, che si occupa anche del packaging, e quindi presumo che buona parte del costo del bambolotto sia dovuto anche alle spese di trasporto, ai dazi doganali e a tutto il resto.

Morale della favola: adesso è ancora un po' presto per sapere se Tossa Tossa avrà maggior successo rispetto ai suoi predecessori, ma ma sensazione è che questa operazione parta da presupposti diversi e si rivolga a una nicchia di pubblico (quella dei gay appassionati di manga e immaginario pop) che già esiste ed è già abituata a spendere una discreta quantità di denaro in prodotti di questo tipo... Quindi sarà molto interessante monitorare il tutto per vedere quali saranno gli eventuali sviluppi... E se magari arriveranno anche dei prodotti collaterali come fumetti o altro.

Staremo a vedere.

Alla prossima.

giovedì 19 ottobre 2017

NUDITÄ GIAPPONESI

Ciao a tutti come va?
Forse, se siete appassionati di manga, saprete già che lo scorso venerdì a Tokyo sono state assegnate le Stelle d'Italia: un'onorificenza rivolta ai cittadini italiani espatriati o agli stranieri che hanno contribuito alla crescita della cultura italiana nel mondo. E forse saprete anche che è stata la prima volta che questa onorificenza è andata ad un autore di manga, o per meglio dire ad un'autrice, e cioè a Mari Yamazaki (che vedete qui sotto nell'ambasciata italiana a Tokyo).

Questa onorificenza viene assegnata dal Presidente della Repubblica (tramite il suo Ambasciatore, ovviamente), e penso che sia interessante sia stata assegnata a Mari Yamazaki (che ora è ufficialmente Commendatore della Repubblica) soprattutto per via del grande successo (in patria e nel mondo) del manga Thermae Romae, e cioè la storia un po' surreale di un ingegnere con la fissa della terme che vive nella Roma dell'Imperatore Adriano e che ha scoperto il modo per viaggiare nel tempo fino al Giappone moderno, traendone ispirazione per il suo lavoro. E penso che il premio dato a questa autrice sia una cosa interessante perchè Thermae Romae, comprensiva di trasposizione animata e cinematrografica (che è stata campione di incassi in Giappone), per forza di cose non ha potuto fare a meno di mostrare una discreta quantità di culetti maschili e di situazioni un po' piccanti e involontariamente/comicamente omoerotiche (perlomeno per gli standard occidentali). E presumo che, di conseguenza, il successo del film in patria sia merito anche dell'attore protagonista Hiroshi Abe e del fatto che avesse un suo perchè...


In effetti pare che in Giappone il manga sia stato persino contestato per la libertà con cui toccava certi argomenti, come il culto del fallo presso i romani... Senza contare che nello svolgimento della storia l'autrice trova anche il modo per parlare della tristezza dell'Imperatore Adriano dopo la morte del suo amato Antinoo...

Quindi diciamo pure che nell'Italia del Moige, dei reality censurati, dell'AGCOM che ostacola la trasmissione delle serie animate giapponesi e dell'omofobia che si esprime anche nella rimozione generalizzata di una buona parte del nostro passato, fa un certo effetto sapere che la prima autrice di manga ad essere insignita di un'onorificenza così prestigiosa sia diventata famosa per un manga di questo tipo... E fa anche riflettere sulle contraddizioni in cui siamo immersi...


Ad ogni modo anche il Giappone, in fatto di contraddizioni, non scherza. Infatti anche in Thermae Romae, e in tutte le sue trasposizioni, era evidente la presenza di mille stratagemmi per non incappare in qualche problema con le leggi nipponiche in fatto ci censura... O meglio: il famigerato - e interpretabilissimo - articolo 175 del Codice Penale, quello che dice che:

"Chiunque distribuisca, venda o mostri in pubblico un documento, immagine o qualsivoglia oggetto di natura oscena sarà punito con la reclusione fino a due anni, una multa fino a 2.500.000 yen o un’ammenda. Lo stesso si applica a chi possieda suddetto materiale con l'intenzione di venderlo."

Il problema è che la Legge giapponese, come peraltro quella italiana, non entra nel dettaglio del concetto di osceno (anche perchè il suddetto concetto è molto relativo), e così - ad esempio - non è considerata oscena la rappresentazione di un atto sessuale, ma la raffigurazione esplicita dei genitali coinvolti. Inoltre col tempo questo divieto ha subito varie modifiche, tant'è che fino a poco tempo fa poteva essere determinato (o meno) dai peli pubici piuttosto che dal concetto di raffigurazione "integrale" dei genitali, anche se poi la situazione si è evoluta... Tant'è vero che nel mirino della censura giapponese oggi possono finire foto di nudo artistico maschile non censurato (come quelle del fotografo Takano Ryudai, che nelle sue mostre del 2014 ha dovuto coprirle con un velo, come vedete qui sotto), mentre i primi piani di penetrazioni anali con oggetti (di tutti i tipi) nei video pornografici non subiscono alcuna restrizione.

In realtà negli ultimi trent'anni si è aperto anche un certo dibattito relativo alla legittimità di un certo tipo di censura, soprattutto quando ci sono di mezzo rappresentazioni grafiche (e di fatto artistiche) piuttosto che foto e filmati. Anche perchè qualcuno si è ricordato che la Costituzione giapponese, all'articolo 21, dice:   

"Le libertà di riunione, di associazione, di parola e di stampa, e tutte le altre forme di espressione sono garantite. Non sarà mantenuta alcuna censura, né sarà violato il segreto di qualsiasi mezzo di comunicazione."

E in effetti, col tempo, le posizioni della censura su un certo tipo di manga di sono ammorbidite. Talmente ammorbidite che il buon Gengoroh Tagame ha deciso che è arrivato il momento di riproporre alcune delle sue prime opere in versione "restaurata", visto che negli anni Novanta era stato costretto a pubblicarle omettendo completamente le parti intime dei suoi personaggi. Il primo titolo a beneficiare di questo trattamento è una sua storia lunga del 1994: Naburi-Mono... Che viene ripresentata in un bel volume da 340 pagine edito dalla Pot Publishing Plus, distribuito proprio in questi giorni.

Per capire meglio la sostanziale differenza fra le censure del 1994 e quelle del 2017, nel manga in questione, potete dare un'occhiata alle due versioni della tavola sottostante: nella prima versione oltra ai genitali veniva censurato anche il punto di contatto fra le dita e l'ano, ad esempio...


Forse fra una ventina d'anni la situazione si evolverà ulteriormente, almeno per quel che riguarda i manga? Staremo a vedere. In realtà, al di là di tutto, penso che questa maggiore apertura nei manga, in particolare per quel che riguarda un certo tipo di erotismo, sia un segnale positivo... Ed è un peccato che in Italia la situazione, perlomeno ufficialmente, non sia poi cambiata così tanto rispetto al 1994 (e che, anzi, sotto certi punti di vista sia persino regredita)... Questo però è un discorso lungo, che meriterebbe un approfondimento a parte. Per ora direi che è meglio festeggiare con Gengoroh Tagame il fatto che finalmente le sue prime storie iniziano ad essere riproposte con tutti quei dettagli che lui sa realizzare così bene...


I tempi cambiano, per fortuna... Anche se spiace un po' il fatto che dalle nostre parti di battaglie per combattere la censura - che pure è ancora molto presente in vari ambiti - non se ne facciano praticamente più.

Alla prossima.

martedì 17 ottobre 2017

CAMBIAMENTI DI PROSPETTIVA?

Ciao a tutti, come va?

Quest'anno si festeggiano i 55 anni di Diabolik. Forse anche voi avrete notato che di questa ricorrenza si è parlato molto poco. In realtà la cosa non mi stupisce particolarmente: il personaggio è sempre meno popolare, i suoi fumetti sono sempre meno venduti e ormai anche cercare di rilanciarlo festeggiando i suoi 55 anni (ma una volta non si festeggiavano i 50?) lascia un po' quello che trova. Questa estate era partita anche una collana di ristampe (straordinariamente) a colori allegate a La Repubblica, ma a giudicare dal fatto che è andata avanti solo per 15 uscite direi che non ha avuto un grande riscontro di pubblico (cosa che comunque avevo pronosticato QUI).

Niente di personale contro Diabolik, però penso che sia interessante notare che, ora che è diventato un personaggio anacronistico e tendenzialmente insipido, capace di perdere tantissimi lettori anno dopo anno, più che su un rilancio effettivo dei suoi contenuti si preferisca cercare di tamponare le perdite proponendo iniziative collaterali per collezionisti all'ultimo stadio, sperando che possano intrigare un pubblico molto più ampio... Magari un pubblico incuriosito dalla fama del personaggio.

E non mi riferisco solo alle ristampe. In questi giorni è stato annunciato un album di figurine di ultima generazione (con figurine olografiche, metallizzate e tutto il resto), prodotto da Panini... Che detenendo i diritti del personaggio per l'estero sicuramente ha tutto l'interesse a cercare di mantenerlo in vita in qualche modo...

Davvero non saprei dire chi potrebbe seguire questa iniziativa... Visto che il pubblico che sostiene Diabolik mediamente ha una certa età (ed è sempre più scarso) e non mi sembra composto da nerd che frequentano luoghi in cui scambiare figurine, mentre i giovani di oggi sicuramente non inizieranno ad apprezzare Diabolik dopo essersi imbattuti casualmente in questa proposta. In ogni caso in qualche modo chi di dovere è riuscito a piazzare il personaggio anche dalle parti della Hachette (forse perchè, non essendo molto ferrati sulla situazione del fumetto italiano, non sapevano che Diabolik è in caduta libera da anni?), che in queste settimane ha iniziato a proporre una collezione di statuine in edicola... E anche in questo caso la domanda è: chi le comprerà? E soprattutto: chi si abbonerà, nonostante tutti i gadget esclusivi compresi nel prezzo?


In realtà, se proprio devo essere sincero, l'idea di una collezione di statuine di Diabolik mi sarebbe sembrata bislacca anche se il personaggio fosse stato all'apice della popolarità. Nel senso che i personaggi ricorrenti della saga sono meno di dieci, mentre quelli secondari - oltre a cambiare ad ogni numero - sono totalmente anonimi (e pressochè insignificanti dal punto di vista estetico). Se poi volessi essere maligno mi verrebbe da pensare questa operazione, più che altro, aveva lo scopo di portare nelle casse della casa editrice Astorina un po' di liquidità con la cessione dei diritti di sfruttamento del personaggio. Anche perchè il fatturato degli ultimi anni non è stato  propriamente incoraggiante, diciamo (CLICCATE QUI). E a questo punto verrebbe da pensare che se tutti i progetti relativi alla serie TV di Diabolik, quella annunciata da SKY,  vanno così a rilento è anche perchè nel frattempo qualche produttore ha analizzato meglio la situazione... In realtà le ultime dichiarazioni al riguardo risalgono al 2016 (CLICCATE QUI), quando Nils Hartmann - capo delle produzioni SKY - riferì:

«Siamo in cerca dell’equilibrio fra il fumetto originale e il Diabolik personaggio moderno. Ci siamo, l’episodio pilota è scritto, c’è un’ipotesi di regia. Ma la nostra regola è che non produciamo finché la sceneggiatura non ci convince. Per scrivere Gomorra ci abbiamo messo tre anni, per Diabolik ci stiamo mettendo anche di più». 

Che, in effetti, potrebbe anche essere un modo molto diplomatico per dire che SKY si era lanciata nell'impresa dando per scontato di avere per le mani un personaggio molto iconico e spendibile (tipo un supereroe americano, per intenderci), per poi ritrovarsi alle prese con una serie talmente piatta, e con un'impostazione talmente superata, da non sapere da dove cominciare per rendere il tutto accattivante per il pubblico di oggi senza stravolgere del tutto le premesse del fumetto... Anche perchè presumo che la casa editrice voglia avere voce in capitolo in qualche modo, e trovare il giusto compromesso - con queste premesse - non sarà semplice... E il fatto che il primo "trailer" che presentava la serie risalga addirittura al 2012 è abbastanza indicativo.

Tuttavia il caso di Diabolik è abbastanza emblematico. Nel senso che dimostra che prima o poi i nodi vengono al pettine, ma soprattutto che prima o poi chi si occupa di intrattenimento deve fare i conti con la realtà e con il fatto che o ci si evolve o non si va da nessuna parte... Soprattutto se il mondo va avanti a prescindere dal fatto che ci si ostini, più o meno consapevolmente, a vivere in una bolla. Esempio: se, molto banalmente, nei serial TV di ultima generazione le tematiche LGBT trovano sempre più spazio e sono sempre più apprezzate dal pubblico internazionale (e soprattutto da quello giovane), come possono essere inserite in una serie TV ispirata ad un fumetto che ha un approccio totalmente superato nei confronti di tutta la questione?

Presumo che gli sceneggiatori di SKY avranno ancora un bel po' da fare.

In ogni caso il fatto che SKY voglia reinventare Diabolik prima di proporlo al grande pubblico è qualcosa su cui vale la pena riflettere, e che probabilmente si inserisce in un contesto più ampio. Un contesto che forse inizia a dimostrare che è arrivato il momento di svecchiare l'editoria a fumetti italiana, prima che sia troppo tardi. E forse non è un caso se persino Topolino, che tradizionalmente è sempre stato molto impermeabile ai contenuti delle serie animate prodotte dalla Disney, ha da poco annunciato che pubblicherà sulle sue pagine la serie prequel dedicata alle nuove DuckTales, quella pubblicata negli USA dalla IDW...

E penso che sia abbastanza evidente che questa scelta non sia stata fatta per promuovere la serie TV, ma per rilanciare Topolino presso il pubblico che si appassionerà alla suddetta serie (che, per inciso, a un mese dal suo debutto negli USA ha stracciato tutti i record di pubblico delle serie Disney prodotte finora). Forse l'editoria a fumetti italiana ha iniziato a togliere la testa dalla sabbia e a rendersi conto che l'autoreferenzialità è un lusso che non può più permettersi? Staremo a vedere... Ad ogni modo penso che sia estremamente interessante anche l'annuncio della sempre sorprendente Editoriale Cosmo, che a quanto pare ha deciso di ristampare la saga di Sprayliz, ideata a partire dai primi anni Novanta da Luca Enoch...

Alcune considerazioni: Sprayliz è un personaggio cult, ma in edicola non ha mai fatto grandissimi numeri. Grazie alla pubblicazione sul mensile antologico INTREPIDO divenne un piccolo "caso", anche per via delle tematiche LGBT che presentava con frequenza e naturalezza (anche perchè la protagonista è bisessuale e poliamorosa), ma quando poi tentò la strada solitaria, con la Star Comics prima e con Macchia Nera poi, fu un disastro. Poi il suo autore prese a collaborare con la Bonelli, non ebbe più tempo per seguire il personaggio nemmeno tramite gli albi che aveva iniziato a proporre solo in fumetteria, e non ha realizzato nuove avventure di Sprayliz dopo il 1998...

Praticamente venti anni fa.

La domanda è: perchè l'Editoriale Cosmo ha deciso di rilanciare Sprayliz proprio in edicola, considerando che per tanto tempo non le ha portato fortuna?  Forse sbaglio, ma la sensazione è che ultimamente questa casa editrice stia dimostrando che, a differenza di alcuni colleghi, non si fa grandi problemi a guardarsi attorno e ad agire di conseguenza. Sprayliz era un personaggio molto avanti rispetto all'epoca in cui venne concepito, un'epoca in cui - molto banalmente - concetti come la bisessualità erano accettati con disinvoltura solo - e forse neanche tanto - nelle grandi città e in cui un fumetto del genere non aveva molti modi per diffondersi e farsi conoscere al di fuori del giro dei fumettari in senso stretto (anche se la sua tredicesima storia, incredibilmente, venne allegata al mensile gay Babilonia). Intendiamoci: Sprayliz ha sempre preso spunto da tantissimi temi, ma la questione LGBT era un po' il suo tratto distintivo... E il fatto che l'Editoriale Cosmo abbia ripescato questo fumetto proprio in questo particolare momento storico (e oltretutto dopo il grande successo di Nine Stones e la riproposta di Kerry Kross) mi sembra tutto fuorchè un caso...
In realtà Sprayliz, per quanto attuale, si può definire un fumetto di modernariato sotto diversi punti di vista, e risulta inevitabilmente datato... Anche perchè è stato concepito in un'epoca senza smartphone, senza social e senza tutta una serie di elementi che adesso per un fumetto del genere sarebbero considerati imprescindibili... Però è pur vero che questo fumetto, che - per inciso - è sempre stato snobbato anche da tutte le collane di allegati che si sono viste in edicola in questi anni, ritornerà a farsi vedere in edicola... E a modo suo questo ritorno ha un certo peso. Anche perchè presumo che se dovesse andare meglio del previsto potrebbe aprire le porte a qualcos'altro. Si vedrà.

Sicuramente i personaggi LGBT che offre il fumetto italiano sono pochissimi, e se l'Editoriale Cosmo volesse proseguire davvero in questa direzione sarà molto interessante verificare cosa si inventerà... Certo vedere delle nuove storie di Sprayliz aggiornate al 2017 (o magari un sequel con i personaggi cresciuti, che introduce ad una nuova generazione di protagonisti), non sarebbe male... Anche perchè nel frattempo la situazione LGBT ha subito una discreta evoluzione e si sente la mancanza di un fumetto italiano in grado di trattare l'argomento come faceva Sprayliz negli anni Novanta... Il che, considerando che sono passati vent'anni, è tutto dire...

Cosa accadrà in futuro non ci è dato saperlo, ma forse questi sono i primissimi segnali che qualcosa ha iniziato a smuoversi sul serio... Anche perchè probabilmente era impossibile che il tempo non facesse il suo corso, prima o poi. Ovviamente a questo punto bisognerà vedere se lo smottamento proseguirà, e soprattutto a cosa porterà...

In ogni caso questo blog ci sarà (^__^).

Alla prossima.