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giovedì 12 ottobre 2017

IN DIFESA DELLE NOVITÀ

Ciao a tutti, come va?

Nell'ultima puntata della nuova serie dei Simpsons, la seconda della ventinovesima stagione, Marge e Lisa provano a realizzare un fumetto (in realtà dovrebbe essere una terapia per le ansie di Lisa, ma alla fine salta fuori una graphic novel autobiografica coi disegni di Marge), hanno successo e vengono invitate ad una tavola rotonda sul fumetto femminile durante una convention fumettistica (quel genere di conferenza che in Italia non viene mai organizzata, ma che nelle manifestazioni americane ormai è diventata imprescindibile).

Alla tavola rotonda sono presenti anche le versioni simpsonizzate di tre famose fumettiste reali (che peraltro hanno anche prestato la voce alle loro controparti disegnate). C'è la vignettista Roz Chast (nome storico del New Yorker) che modera l'incontro, e le famosissime Marjane Satrapi (l'autrice del bellissimo Persepolis, in cui racconta la sua giovinezza in Iran) e Alison Bechdel (che ha raccontato la sua vita e il mondo lesbico attraverso una serie di opere imprescindibili, di cui ho parlato spesso anche su questo blog).

Tutto l'episodio, in effetti, trae spunto anche e soprattutto dal mondo del fumetto contemporaneo, con il crescente successo delle produzioni femminili, delle graphic novel e con il sempre maggiore coinvolgimento del pubblico femminile nel mondo del fumetto. Come tutti sanno questa serie animata, da circa trent'anni a questa parte, cerca di fare satira di costume ispirandosi al mondo reale, pertanto direi che quello che succede in questo episodio è abbastanza interessante, visto che prova a fotografare una realtà emergente che ormai è sotto gli occhi di tutti...

Per una curiosa coincidenza questo episodio è stato trasmesso proprio dopo la New York ComiCon di quest'anno, che si è fatta notare per un episodio alquanto increscioso che è successo durante una incontro organizzato fra la Marvel e i rivenditori al dettaglio (e cioè i rappresentanti delle fumetterie), e che ha finito per trasformarsi una specie di aggressione verbale... I fatti sono questi: il 5 ottobre si teneva il Diamond’s Retailer Breakfast con i responsabili della Marvel, e dopo un inizio abbastanza tranquillo pare che qualcuno abbia cominciato a riscaldare gli animi rinfacciando alla Marvel il fatto che aveva stravolto i suoi personaggi storici, sostituendoli con nuove versioni femminili, etniche o altro... Palesando perfino l'omosessualità di alcuni supereroi classici come Iceman/Uomo Ghiaccio (sia nella versione adolescente dislocata temporalmente, sia in quella adulta)...

Col risultato di far crollare le vendite e di giocarsi il pubblico che viene a curiosare in fumetteria per cercare dei fumetti più vicini ai supereroi MARVEL che si vedono al cinema. Da quello che racconta chi era presente (CLICCATE QUI) pare proprio che i toni fossero aspri e il clima abbastanza pesante. Talmente pesante da spingere Stan Lee a fare un intervento sui social... In cui ricorda che cosa è lo spirito della MARVEL e che questa casa editrice ha sempre avuto un occhio di riguardo verso le minoranze e le differenze, anche in tempi non sospetti...
Ovviamente c'è qualcuno che sostiene che Stan Lee sia stato usato, che sia stato scorretto metterlo in mezzo e tutto il resto... Certo è che Stan Lee è ancora una persona molto lucida, e si era fatto avanti per difendere a spada tratta le scelte della casa editrice anche quando nel 2002 decise di presentare come gay il pistolero Rawhide Kid, rivendicando con  orgoglio il fatto che anche dei personaggi omosessuali potessero essere rappresentati. Qualcuna delle interviste di quel periodo può ancora essere recuperata (ad esempio CLICCANDO QUI)...

Ad ogni modo è bene ricordare che la MARVEL è stata la prima casa editrice specializzata in supereroi a mostrare persone afroamericane, o appartenenti ad altre minoranze (compresa quella omosessuale, seppur tramite allusioni), nelle sue storie... Di certo il fatto che buona parte dei suoi responsabili, tra cui lo stesso Stan Lee, fossero ebrei qualcosa ha significato.

Sicuramente questa discussione offre degli spunti di riflessione interessanti: da una parte c'è la MARVEL che ha provato ad intercettare nuove nicchie di pubblico facendo indossare i panni di alcuni dei suoi eroi più famosi a rappresentanti di varie minoranze, e dall'altra ci sono i rivenditori scandalizzati e preoccupati da questa strategia. Chi ha ragione?

Probabilmente per chiarire le cose si potrebbe dare un'occhiata dalle parti della DC Comics, dove effettivamente i supereroi appartanenti a minoranze etniche e sessuali abbondano, ma si tratta sempre di personaggi che affiancano gli eroi esistenti senza sostituirli... Come ad esempio il nuovo Superman cinese... Che ha aperto le porte anche alle versioni Made in China di Batman e Wonder Woman (che a parte il nome non hanno niente a che fare con le loro versioni che operano negli USA)...

O la nuova Superwoman, che ha iniziato a darsi da fare proprio mentre il Superman storico era tornato a far parte dell'universo DC Comics (con tanto di moglie e prole)...

Anche nel caso dei personaggi omosessuali la DC Comics ha sempre puntato su personaggi poco noti, alternativi o creati per l'occasione, piuttosto che su dei personaggi con un passato importante. Tant'è che sul primo bacio del supereroe Bunker, che fin da subito era stato presentato come gay, nessuno ha avuto niente da ridire... Quindi è probabile che nelle lamentele nei confronti della MARVEL ci sia anche una certa componente emotiva, che ha poco a che fare con i dati di vendita...

Anche se poi è pur vero che i comics americani, in generale, vendono sempre meno e che le strizzatine d'occhio alle minoranze non fanno miracoli... Anche perchè se una minoranza è stata snobbata per decenni è difficile che si scopra appassionata di fumetti da un giorno all'altro. E probabilmente questo discorso è particolarmente valido nel caso del pubblico femminile, anche perchè se non fosse stato per l'introduzione dei manga adesso snobberebbe le fumetterie esattamente come faceva fino alla fine degli anni Novanta.

Tantopiù che, al di là dei contenuti, i comics americani degli ultimi anni presentano due grossi problemi "tecnici".

Il primo è che sono complicati da seguire per i neofiti, che - anche se possono ricorrere a internet per compensare le loro lacune  - devono comunque avere una cultura enciclopedica per afferrare pienamente il senso di quello che stanno leggendo. E passare del tempo a documentarsi e fare ricerche  fa perdere il gusto della lettura a chi non è appassionato di certe cose e chiede solo di capire il fumetto che ha comprato...

Il secondo problema, e probabilmente il più grave, è che i fumetti seriali americani di oggi - mediamente - hanno uno svolgimento troppo lento.. Nel senso che - narrativamente parlando - quello che succede in un albo di 24 pagine oggi equivale più o meno a quello che succedeva in tre o quattro pagine di un qualsiasi albo degli anni Settanta e Ottanta... E perchè mai un lettore dovrebbe spendere i suoi dollari per un fumetto che si legge in cinque minuti e in cui sostanzialmente vengono narrati eventi che si svolgono in cinque minuti? Per i bei disegni, i colori eccezionali e le tavole dinamiche? Mhhh... Forse questa tattica poteva anche funzionare in passato, quando era una novità, ma se i comic book avevano più successo quando presentavano storie più "concentrate", per quanto verbose e meno creative dal punto di vista grafico (che però permettevano di inserire più situazioni, più sottotrame, più flashback introduttivi per i neofiti e più materiale da leggere ogni mese), forse non era proprio un caso... E forse non era solo perchè all'epoca c'erano meno alternative per impiegare il tempo libero...

Poi è evidente che se le nicchie di pubblico adesso fanno gola è perchè, al di là di tutto, è perchè il pubblico di una volta (bianco, eterosessuale, cristiano, maschile) non basta più e differenziare l'offerta è una strategia di mercato che potrebbe permettere di ammortizzare le perdite complessive e ampliare il parco lettori... Sempre ammesso che i titoli proposti non vadano a loro volta in perdita (ad esempio scendendo sotto alle 20.000 prenotazioni al mese), perchè in quel caso vengono chiusi senza tanti complimenti. Il punto è che le nicchie di pubblico saranno pure delle nicchie, ma non si lasciano travolgere da un prodotto solo perchè è schierato dalla loro parte, perchè al di là di quello deve essere un prodotto fruibile, divertente e che vale il suo prezzo. Soprattutto in un momento in cui le alternative gratuite per passare il tempo abbondano.

E comunque per conquistare una nicchia di pubblico che per anni è stata trascurata ci vuole tempo e pazienza, e probabilmente un atteggiamento più accomodante di quello che si è visto a New York...

Comunque staremo a vedere cosa succederà.

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