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venerdì 26 luglio 2019

ESTATI FREDDINE...

Ciao a tutti, come va?

Una volta l'estate era un periodo abbastanza importante per il mondo del fumetto. I ragazzini che non andavano a scuola, e gli adulti in ferie, avevano più tempo libero da impegnare... Così, spesso e volentieri, cercavano qualche distrazione economica nell'edicola più vicina (anche e soprattutto nelle località in cui trascorrevano le vacanze). Di conseguenza le vendite dei fumetti aumentavano e venivano agganciati sempre nuovi lettori, che magari potevano proseguire la lettura del fumetto conosciuto in vacanza anche nei mesi (o negli anni) successivi. Altri tempi.

Un po' perchè con le nuove tecnologie, e i loro metodi di fruizione sempre più capillari, si trovano  nuovi passatempi senza che ci sia bisogno di andare in edicola (e senza nemmeno spendere soldi), e un po' perchè - perlomeno negli ultimi vent'anni - il fumetto (soprattutto in alcune nazioni, tipo la nostra) se l'è andata a cercare. E in realtà continua ad andarsela a cercare. E, partendo da alcuni dati di fatto di questo ultimo periodo, non è nemmeno difficile capire perchè le cose continuano ad andare male (e perchè, molto probabilmente, non miglioreranno).

Per iniziare a fare il punto della situazione, comunque, direi che si potrebbe partire da San Diego, dove - fra i vari annunci dell'International Comic-Con - c'è stato quello relativo agli sviluppi della nuova serie Duck Tales, che si avvia a diventare il perno di un nuovo "universo condiviso" per i reboot di praticamente tutte le serie TV prodotte dalla Disney dagli anni Ottanta in poi... O perlomeno di tutte quelle a base di animali antropomorfi.

Questa serie animata, com'era prevedibile, sta diventando un punto di riferimento importante per i giovanissimi di tutto il mondo, e in particolare per quelli che abbandonano le produzioni Disney dedicate ad un pubblico prescolare e cercano avventura, pathos e un umorismo dal taglio caustico e moderno. Un pubblico che, a quanto pare, sta premiando questa serie in termini di ascolti in tutto il mondo. Tantopiù che, per molti rappresentanti delle nuovissime generazioni, il primo contatto con Zio Paperone e soci sta avvenendo proprio tramite questa serie animata. In Italia, come saprete, il settimanale Topolino ha una sua tradizione consolidata - e un suo universo narrativo del tutto indipendente dalle evoluzioni che hanno avuto i personaggi negli USA - e punta molto sul fatto che i genitori italiani restano legati all'immaginario e allo di stile di Topolino, e che quindi faranno conoscere la versione "italiana" dei personaggi Disney ai propri figli PRIMA che questi si imbattano in cose come le nuove Duck Tales... Anche se poi, nel lungo periodo, non è detto che il ricambio generazionale possa essere garantito solo da questo, e da dei personaggi che non hanno più niente a che fare con le loro controparti ufficiali...


Dei personaggi che, anzi, per i gusti di oggi lanciano persino dei segnali ambigui, e non necessariamente nel senso più intrigante del termine.

Come, ad esempio, si può intuire dalla copertina vagamente frou frou che vedete sotto, e che si trova in edicola proprio in questi giorni... Quale possa essere il senso di una copertina del genere, che probabilmente è la cosa più involontariamente gay che la Panini potesse associare ai personaggi Disney in questo momento, davvero non saprei dirlo. A meno che, ovviamente, invece che di una svista si sia trattato di una sorta di messaggio in codice per sottolineare la vicinanza della casa editrice al mondo gay durante il periodo dei Pride, visto che - allo stato attuale - la casa editrice non può permettersi scelte più esplicite... Nonostante le prese di posizione sempre più gay friendly della Disney americana.

Se l'ammiccamento è involontario o meno non saprei dirlo, però penso qualcosa di ammiccante ci sia...

Ad ogni modo, al di là di questo, non posso fare a meno di chiedermi perchè questa estate la Panini non abbia pensato di realizzare un bello speciale economico da edicola con le storie delle Duck Tales prodotte dalla IDW (o magari producendone delle proprie), preferendo ripiegare su iniziative commerciali di tutt'altro genere per rilanciarsi e sperare di agguantare un po' di pubblico in più durante l'estate. Come ad esempio il classico mazzo di carte da gioco da collezione e una figure di Topolino in versione astronauta in occasione dell'anniversario dello sbarco sulla luna...


E quest'anno, nel tentativo di sfruttare al meglio l'estate per riagguantare qualche lettore, a Topolino hanno pensato bene di associare una classica storia a puntate con un concorso a premi: Zio Paperone è scomparso, e il mistero si risolverà in cinque numeri di Topolino. Nei primi quattro capitoli verranno dati alcuni indizi e saranno presenti i coupon che, una volta raccolti, permetteranno di parteciparè al concorso a premi... Che ovviamente si rivolge a chi avrà indovinato cosa è successo al papero più ricco del mondo prima che il mistero venga svelato...

Ora: a voler essere un po' sospettosi tutta questa operazione, e il grande lancio pubblicitario che ha avuto su tutti i media nazionali, fa pensare che effettivamente si sia arrivati ad un momento in cui i classici gadget estivi non bastano più per attirare il pubblico e favorire il ricambio generazionale... E che quindi sia arrivato il momento di tentare nuove strade prima che sia troppo tardi.

Tant'è che anche se i coupon per partecipare si troveranno solo su Topolino alcuni indizi per risolvere il mistero si troveranno anche in altre testate Disney distribuite in questo periodo (e per la precisione quelle con il logo "MISSIONE Z?ONE" in copertina. E considerando che si tratta anche di collane di ristampe è abbastanza evidente che questa operazione mira soprattutto a rilanciare un po' tutto tutto il parco testate Disney gestito dalla Panini...

Se tutta l'operazione avrà il successo sperato o meno ce lo dirà il tempo. Però penso che sia indicativo il fatto che dalle parti della Panini si ingegnino sempre per cercare nuove strategie senza mai andare al sodo, e magari lanciare un progetto editoriale che per contenuti, estetica e approccio generale, sia davvero al passo coi tempi, e con i gusti reali dei giovanissimi di oggi. Che senso ha lamentarsi del fatto che il ricambio generazionale è sempre più risicato, se poi si continua a strizzare l'occhio agli ex bambini dei decenni passati? Mistero.

E, a proposito di mistero, sarebbe anche interessante cercare di capire cosa spinge la Bonelli ad utilizzare l'estate per lanciare delle nuove serie legate a due personaggi storici che erano usciti di scena da diverso tempo... Ovvero Mister No (che non aveva una serie mensile dal 2006) e Magico Vento (che aveva sospeso le pubblicazioni nel 2010), anche se poi il mistero - perlomeno in questo caso - non è poi così difficile da risolvere...

Mister No e Magico Vento avevano interrotto le pubblicazioni perchè iniziavano a perdere lettori, e in quel periodo la soglia sotto alla quale la casa editrice preferiva non scendere era molto più alta. A distanza di anni qualcuno deve avere pensato che i numeri che facevano le serie in questione non erano poi così disprezabili, soprattutto per gli standard di oggi, e quindi dalle parti della Bonelli devono avere pensato che poteva avere senso provare a riagguantare (e a monetizzare) di nuovo il pubblico che seguiva questi due personaggi in passato. E questo sembra un po' la dichiarazione finale di resa, dopo che anni e anni passati a tentare di lanciare nuovi personaggi, nuovi formati e nuove serie non hanno portato praticamente a nulla (a parte Dragonero, ma si è trattato dell'eccezione che ha confermato la regola). Anche forse il problema era proprio che le suddette novità, a livello di taglio e contenuti, non avevano niente di davvero innovativo...

Da notare che, in tutto questo revival, nessuno ha ancora pensato di rilanciare Legs Weaver, magari riprendendo i toni scanzonati che aveva la sua testata alle origini e facendole vivere la sua dimensione omosessuale in maniera moderna ed esplicita... E possibilmente sensa le solite connotazioni pessimistiche e drammatiche tipiche degli omosessuali bonelliani...

In un'epoca in cui le serie televisive non sono più concepibili senza qualche personaggio o qualche sottotrama LGBT, e in cui persino la MARVEL ha annunciato che nei suoi prossimi film di supereroi ci saranno co-protagonisti dichiaratamente LGBT, di tutti personaggi Bonelli con una serie mensile alle spalle probabilmente Legs Weaver sarebbe stata l'unica che avrebbe avuto qualche possibilità di risultare davvero interessante - se ben gestita - per il pubblico di oggi... Però, attualmente, si preferisce farle prendere la muffa fra le pagine di Nathan Never (che la sta trascinando nella sua spirale di progressiva decadenza), dopo aver lavorato alacremente per renderla l'ombra del personaggio che tante simpatie aveva riscosso con la sua testata negli anni Novanta...

E anche questo direi che è abbastanza indicativo delle proverbiali fette di salame sugli occhi... Anche solo per il fatto che un personaggio Bonelli dichiaratamente gay che ottenesse la sua testata, oggi,  godrebbe di tanta e tale pubblicità gratuita da giustificare l'investimento per una miniserie di prova (a patto, però, di non scadere nei soliti stereotipi bonelliani in fatto di omosessuali e tematiche omosessuali). Però, a quanto pare, è molto meglio  ripuntare su Magico Vento e Mister No, e nel frattempo tirare su un po' di soldini sicuri con l'ennesima collana di allegati al Corriere della Sera e alla Gazzetta dello Sport dedicati alle ristampe di Dylan Dog, giusto?

Non so perchè, ma ho la sensazione che tutte queste operazioni non invertiranno la tendenza in atto... Così come non penso proprio che utilizzare l'ideatore di Martin Mystere per promuovere le iniziative speciali legate al personaggio (che ormai pare essere prossimo alla chiusura della sua storica serie), sia una scelta che possa risultare molto azzeccata... A meno che lo scopo dichiarato non sia quello di spremere fino all'ultima goccia il pubblico affezionato, prima di un epilogo che ormai si profila inevitabile...


E, a proposito di fette di salame, poche settimane fa è stato ufficializzato il cast del film di Diabolik diretto dai Manetti Bros. Luca Marinelli sarà il protagonista, Miriam Leone sarà Eva Kant mentre Valerio Mastandrea sarà l'Ispettore Ginko. Ora: sicuramente il budget è quello che è, sicuramente si è scelto di puntare su un attore che - oltre ad avere gli occhi chiari e uno sguardo che ricorda molto vagamente quello di Diabolik - ha un po' di seguito in un determinato ambito (dopo la buona prova in Lo chiamavano Jeeg Robot, in cui ha dimostrato di saper gestire anche le scene d'azione), però ho come l'impressione che questo film avrà un retrogusto di braciola di Ostia che non sarà molto funzionale al rilancio del fumetto... Che ha sempre avuto delle atmosfere un po' più ricercate, diciamo...

Tantopiù che io, oltre che dell'attore che intrepreta il personaggio, mi sarei preoccupato soprattutto di trovare un personal trainer per fargli acquisire il fisico giusto (dato che qui si parla anche di scene girate con calzamaglie molto aderenti, che saranno assolutamente spietate) e delle controfigure adeguate per le scene acrobatiche... Perchè se questi dettagli verranno trascurati è altamente probabile che i contraccolpi saranno devastanti. Il film di Diabolik girato negli anni Sessanta da Mario Bava non aveva molto a che fare col fumetto originale, però il regista ebbe il buon senso di scritturare l'attore John Phillip Law, che aveva la giusta espressività e il "phisique du role" necessario (soprattutto per gli standard estetici del periodo), tant'è che il film divenne un cult a livello internazionale... Anche perchè strizzava molto l'occhio alla cultura pop, e alla pop-art, di quegli anni.

In realtà, all'inizio, il ruolo sarebbe dovuto andare all'attore Jean Sorel, che forse sarebbe stato persino più adatto, ma il budget era molto alto (200 milioni di lire del 1968) e quando il produttore De Laurentis scelse il regista Mario Bava (per la sua bravura con gli effetti speciali), lui impose il cambio dell'attore.


Del budget del film dei Manetti Bros ancora non si sa molto, a parte che è stato raddoppiato per dare loro modo di ambientare la vicenda a cavallo degli anni Sessanta/Settanta, con tutte le scenografie e i costumi del caso. Però, se tanto mi da tanto, forse poteva sarebbe stato meglio avere un'ambientazione contemporanea (con qualche buon effetto in CG) e investire qualcosa di più nel casting... Anche perchè, al giorno d'oggi, il sex appeal di Diabolik - che fin dagli esordi aveva un nonsochè di ambiguo (con quelle ciglia che sembrano sempre immerse nel rimmel) - dovrebbe essere un elemento importante da valutare... E soprattutto da aggiornare (anche nel senso gay friendly del termine, probabilmente), se non si vuole rischiare di scadere nel ridicolo. E bisognerà vedere se Luca Marinelli sarà all'altezza... Anche perchè, come dicevo prima, un Diabolik credibile, oggi, non può prescindere da un fisico atletico e da una serie di doti che trascendono le semplici capacità recitative...

Oltretutto, con i film "in costume", il rischio di fare uno scivolone aumenta in maniera esponenziale... Visto in Italia non abbiamo una tradizione cinematografica di questo tipo, con tutto quello che ne consegue in termini di maestranze, recupero di oggetti e mezzi dell'epoca, ricostruzione degli ambienti, degli arredi, ecc. Ad ogni modo anche il dettaglio dell'ambientazione "retrò", e del fatto che la casa editrice abbia approvato (con tanto di collaborazione diretta con i registi) penso che sia abbastanza indicativo. Nel senso che, in un'epoca in cui chi produce film ispirati ai fumetti fa a gara per attualizzare i personaggi più stagionati, e per renderli più appetibili per un pubblico giovane, nel caso di Diabolik si parte già con l'idea di fare qualcosa con un taglio nostalgico, e che probabilmente per il grande pubblico di oggi risulterà anacronistico quanto il fumetto da cui è tratto. E così, se pure potrà risultare gradevole per una parte degli appassionati che lo conoscono già, quasi certamente non convoglierà nuovo pubblico verso le sue testate...

Quindi, se le cose non andranno benissimo, prepariamoci a tutte le lacrime di coccodrillo di rito.

Ad ogni modo penso che sia interessante notare come il processo di rinnovamento e aggiornamento dei personaggi dei fumetti che provano ad essere rilanciati attraverso un reboot, o magari attraverso serie TV o film per il grande schermo, ormai tenga in massima considerazione anche l'inserimento più o meno importante delle dinamiche sociali proprie dei nostri giorni, tra cui la visibilità e l'importanza di chi appartiene alle minoranze sessuali, etniche e religiose. E, ovviamente, per essere un inserimento riuscito non deve essere stereotipato e deve avere un taglio di un certo tipo, altrimenti  l'effetto boomerang è dietro l'angolo. Soprattutto presso il pubblico giovane.

Mentre nel fumetto italiano (e nei suoi derivati) tutto questo avviene col contagocce e in maniera estremamente goffa, anche perchè quando si tenta di giocare questa carta si finisce quasi sempre per essere influenzati da una serie di sterotipi, pregiudizi e tabù, che finiscono - nel migliore dei casi - a dare a certi personaggi e certi temi un valore prettamente "decorativo".

E a peggiorare il tutto ci pensa la progressiva polarizzazione dell'editoria a fumetti verso i canali di distribuzione più mirati, come le fumetterie e le librerie di varia. Che da una parte sicuramente consente di intercettare un pubblico di appassionati disposti a spendere di più (e facendo guadagnare più soldi nell'immediato), ma che inevitabilmente impedisce al fumetto di rimanere una forma di intrattenimento popolare ed economica. Con la conseguente perdita del grosso del pubblico occasionale... Anche perchè tutte queste fumetterie, nelle località turistiche, non ci sono... Mentre le edicole, anche se stanno diminuendo, sono comunque diffusissime (anche perchè spesso nelle località turistiche si trovano all'interno di bazaar dove si trova un po' di tutto).

Se la tendenza continuerà ad essere questa cosa succederà da qui a una decina d'anni?

Staremo a vedere...

Alla prossima.

mercoledì 17 luglio 2019

VALUTAZIONI VENTENNALI

Ciao a tutti, come va?

Oggi vorrei iniziare il post rispondendo ad un anonimo lettore, che ha commentato il mio ultimo intervento:

"Ciao Valeriano, quando il mese scorso hai ricominciato a postare pensavo che le cose fossero tornate alla normalità, mi spiace vedere che siamo a metà di luglio senza nessuno nuovo post. Capisco che per te il blog sia impegnativo, e che magari noi lettori non ti diamo neppure molta soddisfazione (e immagino men che meno soldini...) ma ho come l'impressione che questo momento sia abbastanza importante per il fumetto gay, sia all'estero che qui da noi (non dovrebbe essere uscito proprio in questi giorni il primo volume della collana di Samuel Spano?) e avere le tue impressioni sarebbe davvero gradito."

Caro lettore anonimo, in effetti è proprio vero che le ultime settimane sono andato in pausa, ma più che per una questione di impegni (che pure ci sono stati), non nego che è stato necessario prendermi un breve momento di riflessione per capire meglio un po' cose... E fra queste c'era anche dove volevo andare a parare con questo blog, visto che in oltre dieci anni di presenza sul web - in realtà - ha finito per diventare un po' ripetitivo. Quindi volevo davvero capire come trasformarlo in qualcosa di più utile, e magari di più originale, e infatti qualche idea mi sarebbe già venuta... Anche se per ora preferisco non parlarne.

Fatto sta che mi fa piacere che ci sia (ancora) qualcuno che ci tiene a quello che scrivo, e visto che secondo te sarebbe importante la mia presenza in un momento particolarmente importante per il fumetto gay, non posso certo tirarmi indietro. In realtà, come avrai notato, su questo blog non faccio praticamente mai delle vere e proprie recensioni, e più che altro esprimo riflessioni e provo ad analizzare quello che succede. A volte mi ritrovo a fornire delle risposte alle domande che nessuno pone mai e mi piace anche segnalare quello che succede nel resto del mondo, però rarissimamente entro nel merito di questa o quella storia, a meno che non abbia delle implicazioni che vanno al di là della storia in quanto tale.

Quindi, anche nel caso del primo volume dell'etichetta Mizar della Cosmo Editoriale (che avevo annunciato parecchio tempo fa), non entrerò nel merito del prodotto in sè, ma visto che mi chiedi un parere ti dirò cosa penso della situazione in generale, e di come si può inquadrare questa operazione in un contesto più ampio.

Allora: al netto della qualità della proposta, e del fatto che è comunque importante che una casa editrice affermata sia stata disposta ad investire su un'etichetta specifica per i fumetti di questo tipo (cosa che, in effetti, non era mai successa), quello che penso è che - fondamentalmente - tutto questo contribuisca a consolidare un'opinione che si sta facendo largo in me da un po' di tempo a questa parte. E cioè che negli ultimi vent'anni, in Italia, la situazione è rimasta terribilmente uguale a se stessa.

Ovviamente non intendo uguale in tutto e per tutto: i modi, i tempi e i supporti per fruire dei fumetti a tematica LGBT+ italiani si sono evoluti, ma è un po' come se gli unici percorsi che è possibile percorrere oggi siano gli stessi che hanno lasciato il solco una ventina di anni fa. Ovviamente in versione aggiornata, riveduta e corretta, ma fondamentalmente senza che ci sia stata una reale evoluzione della situazione... E nonostante il fatto che la "coscienza collettiva" della comunità LGBT+ abbia fatto dei notevoli passi avanti.

Cercherò di entrare un po' più nello specifico, anche se mi rendo conto che non è proprio semplice da spiegare. Una ventina di anni fa i fumetti italiani  che reinterpretavano il genere BOYS LOVE in maniera più o meno originale, realizzati da autrici italiane di belle speranze e variamente talentuose, venivano presentati come una grande novità, e come l'inizio di una vera e propria rivoluzione dell'editoria. Tant'è che ci furono anche dei tentativi di creare delle collane dedicate.

E oggi, a distanza di vent'anni, siamo ancora qui a parlare di come una casa editrice abbia deciso di inaugurare un marchio specifico per i fumetti LGBT+ prodotti in Italia, partendo da opere che si inseriscono nell'onda lunga del genere BOYS LOVE (possibile che non ce ne siano altri?), e ovviamente realizzate da fumettiste che hanno un certo tipo di sensibilità e un certo tipo di approccio su tutta la questione gay. E badate che non sto esprimendo giudizi sull'opera in quanto tale, ma proprio sul fatto che certe dinamiche sembrano ripetersi in maniera quasi identica. Anche se, ovviamente, questa volta spero che le cose vadano meglio rispetto al passato (dove i flop, in questo senso, sono stati davvero tanti).

Comunque non si tratta solo di una questione di BOYS LOVE. Vent'anni fa ricordo che fecero molto discutere i personaggi di Matteo ed Enrico, ideati da Massimiliano De Giovanni e Andrea Accardi, e che a suo tempo vennero presentati (e percepiti) come gli apripista dei personaggi gay nel fumetto italiano, che avrebbero inaugurato un nuovo modo di intendere le dinamiche dell'attrazione nel fumetto di casa nostra e via dicendo... Ovviamente con tutto il loro carico di conflitti interiori, situazioni irrisolte e tanti risvolti drammatici (che a me sono sempre sembrati messi un po' a caso, per dare più pathos a una storia un pochetto insipida, ma ovviamente è un parere personale). Anche perchè - secondo una certa scuola di pensiero - se un personaggio gay non è pieno di problemi e conflitti non è interessante, credibile e coinvolgente...

Ora: al netto del fatto che tutta questa rivoluzione nella rappresentazione della sessualità nei fumetti italiani poi non ci fu, purtroppo, bisogna anche ammettere che negli anni successivi una vera e propria nicchia di mercato per il fumetto a tematica gay prodotto in Italia non si è mai venuta a creare. Anche perchè, in primis, gli editori hanno sempre avuto una certa prudenza e non hanno mai "osato" più di tanto.

Attualmente i volumi di questo genere che escono ogni anno si contano sulle dita di una mano (o poco più) e quasi sempre rientrano nella categoria dei racconti di formazione e/o dei romanzi grafici con risvolti autobiografici... Quasi come se le storie di Matteo e Enrico avessero aperto le porte solo ad un certo tipo di contenuti... O addirittura ad una vera e propria "scuola bolognese" di autori di fumetti LGBT+ che - in diversa misura - hanno avuto a che fare con Bologna, e che prima o dopo finiscono per ambientare qualche storia proprio a Bologna...

Quindi, anche se magari si tratta di storie bellissime, alla fine queste opere finiscono per attirare la nicchia di pubblico a cui interessano le tematiche gay all'interno della nicchia di quelli che apprezzano i romanzi grafici di formazione, possibilmente all'interno della nicchia di quelli che sono disposti a spendere soldi per avere una bella edizione da libreria... Quindi non dovrebbe stupire più di tanto il fatto che i fumetti gay realizzati in Italia - negli ultimi vent'anni - non abbiano mai fatto il grande salto e siano rimasti tutto sommato un genere di nicchia nella nicchia nella nicchia, di cui - ad esempio - non si parla più di tanto al di fuori di determinati ambiti.

Anche in questo caso vorrei precisare che non ho niente contro i romanzi di formazione, le storie di vita vissuta e tutto il resto (anche se non credo che potrei vivere leggendo solo fumetti di quel tipo), però non posso fare a meno di pensare che se in Italia è così difficile pensare di realizzare dei fumetti a tematica gay, e/o con protagonisti gay, che siano svincolati da determinati generi narrativi e da certi tipi di contesti, probabilmente deve esserci qualche blocco psicologico/culturale a monte.

Forse legato al fatto che gli autori di questi fumetti tendono a prendersi troppo sul serio? Forse perchè finora non ci sono stati esempi validi di fumetti a tematica gay e/o con protagonisti gay che hanno esplorato altri generi (a parte, forse, NINE STONES di Samuel Spano)?

Davvero non saprei. Fatto sta che a distanza di vent'anni, giusto per confermare parzialmente la mia teoria, Massimiliano De Giovanni ha annunciato che vedrà la luce una nuova storia di Matteo ed Enrico, che sono invecchiati in tempo reale e che adesso - tanto per cambiare - saranno alle prese con una nuova dose di tormenti interiori, visto che ora sono genitori grazie alla maternità surrogata e uno dei due ha scoperto di avere la leucemia... Giusto per non uscire dal tracciato di cui parlavo prima, appunto...

In questi venti anni ho cercato, per quanto mi è stato possibile, di monitorare la situazione e - se proprio devo essere sincero - la sensazione è che ci sia stato un grande balzo in avanti agli inizi del 2000, che però poi non ha portato ai risultati sperati. Anche se ammetto che i fuochi di paglia non sono mancati...

Però, vuoi per la mancanza di una continuità editoriale, vuoi per la mancanza di investimenti seri o per problemi di scarsa affidabilità (e non da parte degli autori), tanti slanci interessanti sono finiti in un nulla di fatto, nonostante avessero avuto dei riscontri di pubblico interessanti.

E così, alla fine, sono passati due decenni e mi ritrovo ancora a parlare di fumetti italiani di ispirazione vagamente BOYS LOVE e di romanzi grafici di un certo tipo. Il tutto mentre la rappresentanza LGBT+ nei fumetti italiani ad alta tiratura continua ad essere praticamente nulla (e il più delle volte stereotipata in senso negativo, possibilmente con tragedie "punitive" annesse).

Poichè l'anonimo autore del commento che ho riportato all'inizio mi parlava di quanto questo momento sia importante anche per i fumetti gay all'estero, direi che effettivamente l'estero continua a dare la misura di quanto noi siamo rimasti indietro. Visto che, ad esempio negli USA, tematiche e personaggi gay trovano spazio crescente in tutti i generi di fumetti, in tutti i formati e in tutti i circuiti distributivi. E forse è anche per questo che negli USA gli appassaionati di fumetti gay riescono a raggiungere la massa critica per creare delle associazioni gay dedicate ai fumetti (che in Italia, guarda un po', continuano a non prendere forma).

In Italia, invece, succede che il mondo dei games abbia un'offerta più variegata in fatto di contenuti LGBT+, e guardacaso iniziano timidamente a comparire delle associazioni che promuovono le tematiche LGBT+ nell'ambito ludico... E scommetto che se in Italia i giochi che possono lasciare spazio a questi temi avessero avuto un unico tipo di ambientazione e un solo taglio narrativo di riferimento (un po' come avviene nel caso dei fumetti italiani a tematica LGBT+) probabilmente non si sarebbe mai raggiunta la massa critica neanche in questo frangente... Cosa che invece sta iniziando ad accadere in alcune città... Tra le quali spicca Bologna (tanto per cambiare).

Tra l'altro, giusto per provare che i fumetti gay - in Italia - col tempo sono diventati un prodotto sempre più di nicchia, può essere interessante fare una ricerchina con google trends, la funzione di Google che monitorizza le ricerche di determinate parole chiave. Se, ad esempio, cerchiamo l'andamento della ricerca di "fumetti gay" in Italia, dal 2004 a oggi, il grafico che abbiamo di fronte è il seguente:

Praticamente è dall'inizio del 2009 che la ricerca di "fumetti gay" non ha più avuto picchi di interesse. Se però invece creiamo lo stesso grafico cercando l'andamento delle ricerche di "gay comics" negli USA, e nello stesso lasso di tempo, il grafico che abbiamo di fronte è il seguente:

In parole povere l'andamento è stato costante, e ha addirittura avuto un picco positivo dopo il 2009. Ovviamente questi dati possono essere letti in tanti modi, ma penso che sia abbastanza evidente il fatto che negli USA il pubblico che utilizza Google per le sue ricerche ha dimostrato una curiosità crescente verso un certo tipo di fumetto, mentre in Italia no. E guardacaso temi e personaggi LGBT+, come dicevo prima, negli ultimi anni sono diventati una presenza costante in tutti i generi di fumetto... Dal fantasy alla fantascienza, passando per i supereroi e l'horror.

E forse non è un caso  se la Image (che non è proprio un'etichetta di second'ordine) ha appena annunciato, in occasione dell'apertura della nuova San Diego Comic-Con International (a proposito: come ogni anno è disponibile la guida agli eventi LGBT+ di questa manifestazione, realizzata dall'associazione PRISM COMICS, e se vi interessa potete scaricarla CLICCANDO QUI), che porterà negli USA la saga di Nomen Omen di Marco Bucci e Jacopo Camagni, che pur non essendo propriamente un fumetto a tematica gay è impregnata di tematiche e atmosfere LGBT+, nel senso moderno del termine, a partire dal fatto che la protagonista ha due mamme.

E i due autori sono già stati prenotati per presenziare alla prossima edizione della New York ComiCon, che tra l'altro è una delle manifestazioni americane che negli ultimi anni si è maggiormente distinta per il suo approccio gay friendly. A quanti altri autori italiani è stata data questa opportunità?

A questo punto potete trarre da voi le conclusioni del caso.

Alla prossima...