Ciao a tutti, come va?
Come forse saprete la città di Matera è stata eletta capitale europea della cultura per il 2019 (assieme a Plovdiv, in Bulgaria). Ne parlo qui perchè, anche alla luce di questa importante nomina, acquista un particolare significato il fatto che si sia deciso di organizzare proprio nel 2019 il primo Pride di questa città... Un Pride che, a quanto pare, ha deciso di puntare molto sull'associazione di idee fra "rivendicazione dei diritti" e "atto supereroico", tant'è che il simbolo dell'evento è proprio la silhouette un supereroe (probabilmente Superman)... Con tanto di hashtag ufficiale #superumani e un titolo molto evocativo...
Secondo me è molto emblematico il fatto che, a discapito della locandina e del titolo (MATERA HEROES PRIDE), fra le iniziative organizzatte in vista del corteo del 20 luglio, non ce ne sarà nessuna dedicata al mondo del fumetto o, più in generale, al mondo dei supereroi. Intendiamoci: la mia non è una critica agli organizzatori, ma la constatazione del fatto che, capitale della cultura o meno, i supereroi ormai sono considerati più che altro qualcosa di simbolico e che non sono in grado di dare un apporto concreto ai contenuti di un Pride. Forse anche per via del fatto che fumetti e derivati, per un motivo o per l'altro, hanno continuato ad essere snobbati (o perlomeno sottostimati) da un certo ambito culturale legato alle rivendicazioni LGBT... Come peraltro accade con tutto, o quasi, quello che ha che fare con l'immaginario POP. A differenza di quanto accade all'estero, dove il mondo dell'associazionismo LGBT ha un'alta considerazione di questi argomenti, e dove le manifestazioni dedicate non mancano di offrire spazi di approfondimento alle tematiche LGBT. Mentre le manifestazioni dedicate all'immaginario POP in chiave LGBT (come la FLAMECON) stanno diventando una tradizione consolidata...
Considerando la situazione in cui versa l'Italia da qualche decennio a questa parte, immagino che questa incapacità di valorizzare certi contenuti non dovrebbe stupire nessuno. Anche se, ovviamente, la situazione non risulta per questo meno irritante. Tantopiù che gli editori stranieri sono ormai parte attiva del processo di sviluppo della cultura LGBT, mentre buona parte di quelli italiani continua a mantenersi prudentemente a distanza anche solo da una presa di posizione netta (e soprattutto moderna) nei confronti di tutta la questione. Giusto per fare un esempio: il prossimo agosto dovrebbe essere distribuito un albo speciale per l'ottantesimo anniversario della MARVEL COMICS. Ottanta pagine, ciascuna disegnata da un team creativo diverso.
La grafica della della variant cover "composita" era stata affidata ad un certo Mr. Garcin, che aveva messo insieme un collage di vignette riprese dagli ottant'anni della casa editrice... Però, dopo che la prima anteprima era stata diffusa, è stato scoperto un errore clamoroso a tempo di record... E cioè la presenza di una coppia gay (quella composta dall'ultima incarnazione Alan Scott e dal suo compagno) che appartiene all'universo della DC Comics!
Ovviamente non possiamo sapere se questo errore così grossolano, per giunta relativo ad una coppia gay che si bacia (e di coppie gay, nei fumetti di supereroi, non ce ne sono poi tante), c'è stato davvero o se si è trattata di un'abile mossa pubblicitaria (tra l'altro a cavallo del mese del Pride). Tuttavia quel che è certo è che - dopo la segnalazione - il grafico è corso ai ripari e ha modificato il collage inserendo un'alternativa proveniente dai fumetti della MARVEL, e cioè un bacio della coppia formata da Northstar e suo marito. A riprova del fatto che - in una copertina celebrativa di questo tipo - sarebbe stato del tutto inopportuno non inserire una coppia omosessuale, possibilmente intenta a scambiarsi effusioni per rimarcare la vicinanza della casa editrice all'integrazione della minoranza LGBT.
Comunque il nocciolo della questione è che, mentre la MARVEL deve gestire questo tipo di situazioni negli albi in uscita questa estate, un periodo in cui - tra l'altro - compare la sua prima squadra di mutanti gay (e cioè le versioni di Iceman, Northstar e Rictor che compaiono nella realtà alternativa AGE of X), diciamo che in Italia la situazione è leggermente diversa...
Ecco, diciamo che in Italia, peraltro in occasione del venticinquesimo anniversario del primo Pride Nazionale, nessunissimo editore ha pensato di prendere in considerazione questo argomento. In compenso è stato annunciato, per luglio, un albetto speciale allegato a Dylan Dog, in cui l'Indagatore dell'Incubo incontrerà... Il rapper sardo Maurizio Pisciottu, in arte Salmo...
Qualcosa di simile era accaduto con Jovanotti e Zagor nel febbraio dell'anno scorso (CLICCATE QUI), e viene da chiedersi - ancora una volta - quale possa essere il senso si un'operazione di questo tipo. Svecchiare il personaggio facendolo affiancare da un cantante che lo faccia sembrare un po' meno anacronistico per le nuove generazioni, invece di aggiornarlo sul serio? Certo è che puntare su un rapper che, nel 2012, fece montare una mezza polemica perchè in un suo brano (dal titolo Merda in testa) inserì la frase "Avessi un figlio gay sicuro lo pesterei", e proporlo al fianco di Dylan Dog proprio a cavallo dell'Onda Pride italiana... Un pochettò fa riflettere. All'epoca il cantante ammise di avere peccato di leggerezza (CLICCATE QUI), e che non pensava quello che cantava... Però la canzone quella è e quella resta.
Ma realizzare un albo speciale in occasione del mese del Pride? Magari considerando che solo a Roma il corteo di quest'anno ha attirato 700.000 persone? No, eh? Tra le altre cose a luglio verrà distribuita una storia della Bonelli dedicata alle indagini di Leonardo Da Vinci, scritta dallo stesso Giuseppe De Nardo che, qualche anno fa, realizzò una storia a fumetti dedicata a Caravaggio stando ben attento a non evidenziare le sue tendenze omosessuali... Quindi, salvo clamorose smentite, è altamente probabile che ci ritroveremo di fronte ad un prodotto molto simile anche per quel che riguarda Leonardo...
La cosa davvero ironica, comunque, è che in tutto questo diventa sempre più evidente l'incapacità di guardare in faccia all'evoluzione di buona parte della nostra società... Soprattutto dal punto di vista delle ultime generazioni, che probabilmente fanno sempre più fatica a capire come e perchè l'Italia di oggi - e il suo concetto di entertainment - sembrano esistere in un altro universo rispetto a quello in cui vivono loro... E probabilmente, col passare del tempo, questo stato di cose sarà sempre più evidente. Perchè se dalle parti di Dylan Dog pensano di ringiovanire il personaggio utilizzando un rapper prossimo alla quarantina, e che per buona parte del pubblico giovane di oggi appartiene già alla retroguardia, resta il fatto che in Italia - in anteprima mondiale - sono andate in onda le puntate della nona serie di MY LITTLE PONY: FRIENDSHIP IS MAGIC in cui viene ufficializzata la presenza della coppia lesbica che ha in affido la piccola pony Scootaloo...
Certo si può minimizzare la cosa quanto si vuole, ma se serie come questa sono andate avanti da nove anni vuol dire che ci sono intere generazioni di pubblico potenziale per cui certi contenuti e certi valori sono ormai scontati. Anche se vengono bellamente ignorati da chi si occupa di intrattenimento per ragazzi nel nostro paese.
Niente di strano che poi le manifestazioni gay restituiscano il favore, finendo per non parlare di fumetti e affini durante i loro eventi culturali più importanti. E la cosa triste è che, allo stato attuale, le possibilità di un'evoluzione della situazione italiana sotto questo punto di vista sono davvero molto limitate...
Ed è un vero peccato.
Alla prossima.
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mercoledì 12 giugno 2019
mercoledì 5 giugno 2019
DISNEY E AFFINI...
Ciao a tutti, come va?
Vorrei iniziare il post di oggi prendendo atto di come il processo di "disintossicazione" calcistica di Topolino stia andando avanti... Ormai siamo arrivati a giugno, e da gennaio ad oggi non c'è stata una sola copertina dedicata a calcio, calciatori paperizzati, figurine dei calciatori o affini. Quali discussioni si siano consumate nelle segrete stanze non ci è dato saperlo, ma mi viene il sospetto che - forse - qualcuno sia giunto alle stesse conclusioni a cui sono giunto io... E cioè che l'eccessiva tendenza "calciocentrica" della testata sia stata uno dei motivi della disaffezione del pubblico (CLICCATE QUI). Ad ogni modo, per non allontanare il pubblico dei tifosi, potrebbe avere senso dedicare all'argomento - o magari allo sport in generale - qualche supplemento speciale, un po' come fanno in Francia con Le Journal de Mickey, che proprio in questi giorni propone in edicola uno speciale sui campionati mondiali di calcio... Femminile.
Ovviamente pensare di poter vedere in Italia qualcosa del genere è abbastanza fantascientifico, però non sarebbe male se - per sottolineare il cambio di approccio - Topolino dedicasse almeno una copertina ai campionati femminili di calcio che iniziano questo mese... Tantopiù che l'Italia si è qualificata, e giocherà la sua prima partita con l'Australia a breve... Anche se non mi pare che dalle nostre parti se ne stia parlando granchè. In ogni caso in bocca al lupo alle Azzurre..
E non sarebbe neanche tanto male se Topolino iniziasse a prendere in considerazione il fatto che, dalle parti di mamma Disney, l'approccio gay friendly è sempre più conclamato, e inevitabilmente si inizierà a riflettere sull'offerta per il pubblico generalista che anche in Italia segue i canali tematici che prongono le ultime produzioni disneyane. Giusto per fare un esempio: nel 2020, con il debutto del nuovo canale Disney+, dovrebbe essere distribuita la serie Four Dads, una sit-com incentrata sulla vita di due ex mariti gay alle prese con le loro due figlie adolescenti e con due nuove relazioni da gestire. Da notare che, dei quattro attori protagonisti (Cheyenne Jackson, Ed Weeks, Gavin Creel e Tuc Watkins), tre sono dichiaratamente gay anche nella vita (mentre Ed Weeks si dichiara "troppo gay per essere etero")... E oltretutto parliamo di attori gay dichiarati che in qualche caso hanno all'attivo delle performances porno soft o addirittura dei video privati finiti su PornHub (come nel caso di Cheyenne Jackson)...
E comunque sembra che questo non sarà l'unica produzione con cui la Disney tenterà di sondare i gusti di un pubblico sempre più gay freindly. Infatti sulla piattaforma HULU, che è di proprietà della Disney, debutterà a breve la serie animata tratta dal libro The Bravest Knight, di Daniel Errico... Una dolce favola in cui una bambina di nome Nia aspira a diventare un cavaliere con l'aiuto del troll Grunt e dei suoi due papà adottivi: Sir Cedric e il Principe Andrew, che sono regolarmente sposati...
Su questa produzione per ora preferisco non dilungarmi, anche perchè sicuramente ne parlerò ancora, però secondo me è interessante prendere atto del fatto che - se persino la Disney è disposta a sfidare (indirettamente) questo tabù - forse inizia ad essere sinceramente ridicolo portarlo avanti nelle produzioni per ragazzi italiane, e ancor di più in quelle per un pubblico più adulto. Anche perchè, giusto per ribadire un concetto molto banale, negli USA come in buona parte del mondo occidentale le unioni omosessuali sono regolamentate e possono sfociare nella creazione di una famiglia, e non c'è nulla di sbagliato nel rappresentare qualcosa che, nei fatti, fa parte della vita reale ed è legalizzato da anni... Anzi, sarebbe illogico continuare a fare finta di essere rimasti a trenta o quarant'anni fa...
Eppure, giusto per citare un esempio recente, il buon Francesco Legramandi (già autore di Black Wade e Poseidon-T), si è ritrovato per l'ennesima volta a trovare all'estero un'editore per la sua ultima graphic novel (guardacaso una storia a base di Principi, Re omofobi, maghi gay vendicativi, maledizioni e imprevisti magici). Infatti il libro uscirà direttamente per l'editore francese H&O... Che è un po' come ammettere che nel 2019, dalle nostre parti, praticamente non ci sono sponde per dare dignitosamente alle stampe un lavoro del genere... E quindi verrebbe da pensare che la situazione è persino peggiorata rispetto a qualche anno fa.
E se queste sono le difficolta di chi vuole trattare questi argomenti rivolgendosi ad un pubblico adulto, e magari interessato alle graphic novel a sfondo omoerotico, è facile immaginare quale possa essere la situazione delle tematiche gay quando si parla di prodotti per ragazzi. E la cosa che rende tutto più surreale, comunque, è che se la Disney si è lanciata così tanto sul fronte gay froendly non è tanto perchè vuole essere un'apripista... Quanto per il fatto che, molto semplicemente, non può permettersi di restare indietro rispetto alla concorrenza. Tant'è che meno di un mese fa la serie animata dedicata al giovane oritteropo Arthur, prodotta dal canale educativo PBS Kids e tratta dai libri illustrati di Marc Brown, ha dato spazio al suo primo matrimonio omosessuale.
Ovviamente - essendo una serie dal taglio educativo rivolta ai più piccoli - le polemiche non sono mancate, soprattutto da parte delle associazioni di genitori cristiani, ma la puntata è stata difesa a spada tratta anche dall'ultrasettantenne ideatore di Arthur... Che, fra parentesi, è una serie che va in onda dal 1994 e ha superato le 260 puntate. Che si sono viste, in parte, anche in Italia... Oltretutto accompagnate da una sigla di Cristina D'Avena. Quindi non è da escludere che prima o poi il suddetto episodio non si veda anche da noi, allungando la lista delle serie animate che scelgono di dare una rappresentazione esplicita del mondo LGBT e che arrivano anche in Italia... Alla faccia di chi pensa ancora che questi argomenti non possano essere trattati in prodotti per bambini e ragazzi. Soprattutto per quel che riguarda le serie animate e i fumetti.
E ovviamente questa situazione dimostra, una volta di più, che continuare ad arroccarsi su posizioni retrograde rende il ricambio generazionale sempre più difficile, con conseguente crisi generalizzata del settore. Anche perchè a fronte di un mancato ricambio generazionale, e di un calo delle vendite, non si può fare a meno di alzare i prezzi... Innescando una spirale che difficilmente porterà ad un miglioramento della situazione.
E questo le Major dell'intrattenimento lo hanno capito bene. Tant'è che fra un Pride e l'altro si è tenuto anche il tanto atteso Magical Pride di Disneyland Paris... Con tanto di parata a tema, spettacolo finale, ospiti dichiaratamnte gay o gay friendly e quant'altro...
Ovviamente, più che una manifestazione per l'affermazione e la rivendicazione dei diritti LGBT, ha rappresentato un'operazione di marketing studiata con cura e nei minimi dettagli, per risultare incisiva e al tempo stesso estremamente asettica e "soft"... Tant'è che la parola "gay" non compare da nessuna parte e di "provocazioni" non se ne sono viste nemmeno di sfuggita.
Però il messaggio era chiaro e la vicinanza alla comunità LGBT era esplicita, con tanto di inequivocabile simbologia, e questo rappresenta comunque un passo avanti storico... Però è evidente che si è trattato di un evento studiato per dare ufficialità ad una situazione già in essere da molto tempo, per dimostrare che dalle parti della Disney sono al passo coi tempi e per gratificare una fetta di pubblico (quella LGBT e LGBT friendly) sempre più rilevante in tutto il mondo occidentale.
Anche perchè la Disney, generalmente, non fa mai niente a caso o sull'onda dell'emotività.
Tutto questo per dire che, arrivati a questo punto, probabilmente siamo davvero arrivati ad un bivio: o un certo tipo di produzioni italiane - soprattutto a fumetti - inizieranno ad adeguarsi, oppure nel giro di una dozzina d'anni al massimo avranno imboccato una strada senza ritorno... Tantopiù che persino i siti italiani specializzati, che generalmente hanno sempre manifestato una certa accondiscendenza, iniziano a manifestare il loro disappunto per le scelte anacronistiche delle nuove proposte del fumetto italiano (come, ad esempio, ha fatto Fumettologica con la nuova serie ODESSA della Bonelli, con una recensione abbastanza severa che trovate CLICCANDO QUI).
E se persino i tradizionali supporter del fumetto italiano cominciano a prendere le distanze dalle nuove serie (oltretutto quando sono ancora in piena fase di lancio!), e a fare i ragionamenti che porto avanti su questo blog da anni, forse i nodi potrebbero venire al pettine anche prima del previsto.
Alla prossima.
Vorrei iniziare il post di oggi prendendo atto di come il processo di "disintossicazione" calcistica di Topolino stia andando avanti... Ormai siamo arrivati a giugno, e da gennaio ad oggi non c'è stata una sola copertina dedicata a calcio, calciatori paperizzati, figurine dei calciatori o affini. Quali discussioni si siano consumate nelle segrete stanze non ci è dato saperlo, ma mi viene il sospetto che - forse - qualcuno sia giunto alle stesse conclusioni a cui sono giunto io... E cioè che l'eccessiva tendenza "calciocentrica" della testata sia stata uno dei motivi della disaffezione del pubblico (CLICCATE QUI). Ad ogni modo, per non allontanare il pubblico dei tifosi, potrebbe avere senso dedicare all'argomento - o magari allo sport in generale - qualche supplemento speciale, un po' come fanno in Francia con Le Journal de Mickey, che proprio in questi giorni propone in edicola uno speciale sui campionati mondiali di calcio... Femminile.
Ovviamente pensare di poter vedere in Italia qualcosa del genere è abbastanza fantascientifico, però non sarebbe male se - per sottolineare il cambio di approccio - Topolino dedicasse almeno una copertina ai campionati femminili di calcio che iniziano questo mese... Tantopiù che l'Italia si è qualificata, e giocherà la sua prima partita con l'Australia a breve... Anche se non mi pare che dalle nostre parti se ne stia parlando granchè. In ogni caso in bocca al lupo alle Azzurre..
E non sarebbe neanche tanto male se Topolino iniziasse a prendere in considerazione il fatto che, dalle parti di mamma Disney, l'approccio gay friendly è sempre più conclamato, e inevitabilmente si inizierà a riflettere sull'offerta per il pubblico generalista che anche in Italia segue i canali tematici che prongono le ultime produzioni disneyane. Giusto per fare un esempio: nel 2020, con il debutto del nuovo canale Disney+, dovrebbe essere distribuita la serie Four Dads, una sit-com incentrata sulla vita di due ex mariti gay alle prese con le loro due figlie adolescenti e con due nuove relazioni da gestire. Da notare che, dei quattro attori protagonisti (Cheyenne Jackson, Ed Weeks, Gavin Creel e Tuc Watkins), tre sono dichiaratamente gay anche nella vita (mentre Ed Weeks si dichiara "troppo gay per essere etero")... E oltretutto parliamo di attori gay dichiarati che in qualche caso hanno all'attivo delle performances porno soft o addirittura dei video privati finiti su PornHub (come nel caso di Cheyenne Jackson)...
E comunque sembra che questo non sarà l'unica produzione con cui la Disney tenterà di sondare i gusti di un pubblico sempre più gay freindly. Infatti sulla piattaforma HULU, che è di proprietà della Disney, debutterà a breve la serie animata tratta dal libro The Bravest Knight, di Daniel Errico... Una dolce favola in cui una bambina di nome Nia aspira a diventare un cavaliere con l'aiuto del troll Grunt e dei suoi due papà adottivi: Sir Cedric e il Principe Andrew, che sono regolarmente sposati...
Su questa produzione per ora preferisco non dilungarmi, anche perchè sicuramente ne parlerò ancora, però secondo me è interessante prendere atto del fatto che - se persino la Disney è disposta a sfidare (indirettamente) questo tabù - forse inizia ad essere sinceramente ridicolo portarlo avanti nelle produzioni per ragazzi italiane, e ancor di più in quelle per un pubblico più adulto. Anche perchè, giusto per ribadire un concetto molto banale, negli USA come in buona parte del mondo occidentale le unioni omosessuali sono regolamentate e possono sfociare nella creazione di una famiglia, e non c'è nulla di sbagliato nel rappresentare qualcosa che, nei fatti, fa parte della vita reale ed è legalizzato da anni... Anzi, sarebbe illogico continuare a fare finta di essere rimasti a trenta o quarant'anni fa...
Eppure, giusto per citare un esempio recente, il buon Francesco Legramandi (già autore di Black Wade e Poseidon-T), si è ritrovato per l'ennesima volta a trovare all'estero un'editore per la sua ultima graphic novel (guardacaso una storia a base di Principi, Re omofobi, maghi gay vendicativi, maledizioni e imprevisti magici). Infatti il libro uscirà direttamente per l'editore francese H&O... Che è un po' come ammettere che nel 2019, dalle nostre parti, praticamente non ci sono sponde per dare dignitosamente alle stampe un lavoro del genere... E quindi verrebbe da pensare che la situazione è persino peggiorata rispetto a qualche anno fa.
E se queste sono le difficolta di chi vuole trattare questi argomenti rivolgendosi ad un pubblico adulto, e magari interessato alle graphic novel a sfondo omoerotico, è facile immaginare quale possa essere la situazione delle tematiche gay quando si parla di prodotti per ragazzi. E la cosa che rende tutto più surreale, comunque, è che se la Disney si è lanciata così tanto sul fronte gay froendly non è tanto perchè vuole essere un'apripista... Quanto per il fatto che, molto semplicemente, non può permettersi di restare indietro rispetto alla concorrenza. Tant'è che meno di un mese fa la serie animata dedicata al giovane oritteropo Arthur, prodotta dal canale educativo PBS Kids e tratta dai libri illustrati di Marc Brown, ha dato spazio al suo primo matrimonio omosessuale.
Ovviamente - essendo una serie dal taglio educativo rivolta ai più piccoli - le polemiche non sono mancate, soprattutto da parte delle associazioni di genitori cristiani, ma la puntata è stata difesa a spada tratta anche dall'ultrasettantenne ideatore di Arthur... Che, fra parentesi, è una serie che va in onda dal 1994 e ha superato le 260 puntate. Che si sono viste, in parte, anche in Italia... Oltretutto accompagnate da una sigla di Cristina D'Avena. Quindi non è da escludere che prima o poi il suddetto episodio non si veda anche da noi, allungando la lista delle serie animate che scelgono di dare una rappresentazione esplicita del mondo LGBT e che arrivano anche in Italia... Alla faccia di chi pensa ancora che questi argomenti non possano essere trattati in prodotti per bambini e ragazzi. Soprattutto per quel che riguarda le serie animate e i fumetti.
E ovviamente questa situazione dimostra, una volta di più, che continuare ad arroccarsi su posizioni retrograde rende il ricambio generazionale sempre più difficile, con conseguente crisi generalizzata del settore. Anche perchè a fronte di un mancato ricambio generazionale, e di un calo delle vendite, non si può fare a meno di alzare i prezzi... Innescando una spirale che difficilmente porterà ad un miglioramento della situazione.
E questo le Major dell'intrattenimento lo hanno capito bene. Tant'è che fra un Pride e l'altro si è tenuto anche il tanto atteso Magical Pride di Disneyland Paris... Con tanto di parata a tema, spettacolo finale, ospiti dichiaratamnte gay o gay friendly e quant'altro...
Ovviamente, più che una manifestazione per l'affermazione e la rivendicazione dei diritti LGBT, ha rappresentato un'operazione di marketing studiata con cura e nei minimi dettagli, per risultare incisiva e al tempo stesso estremamente asettica e "soft"... Tant'è che la parola "gay" non compare da nessuna parte e di "provocazioni" non se ne sono viste nemmeno di sfuggita.
Però il messaggio era chiaro e la vicinanza alla comunità LGBT era esplicita, con tanto di inequivocabile simbologia, e questo rappresenta comunque un passo avanti storico... Però è evidente che si è trattato di un evento studiato per dare ufficialità ad una situazione già in essere da molto tempo, per dimostrare che dalle parti della Disney sono al passo coi tempi e per gratificare una fetta di pubblico (quella LGBT e LGBT friendly) sempre più rilevante in tutto il mondo occidentale.
Anche perchè la Disney, generalmente, non fa mai niente a caso o sull'onda dell'emotività.
Tutto questo per dire che, arrivati a questo punto, probabilmente siamo davvero arrivati ad un bivio: o un certo tipo di produzioni italiane - soprattutto a fumetti - inizieranno ad adeguarsi, oppure nel giro di una dozzina d'anni al massimo avranno imboccato una strada senza ritorno... Tantopiù che persino i siti italiani specializzati, che generalmente hanno sempre manifestato una certa accondiscendenza, iniziano a manifestare il loro disappunto per le scelte anacronistiche delle nuove proposte del fumetto italiano (come, ad esempio, ha fatto Fumettologica con la nuova serie ODESSA della Bonelli, con una recensione abbastanza severa che trovate CLICCANDO QUI).
E se persino i tradizionali supporter del fumetto italiano cominciano a prendere le distanze dalle nuove serie (oltretutto quando sono ancora in piena fase di lancio!), e a fare i ragionamenti che porto avanti su questo blog da anni, forse i nodi potrebbero venire al pettine anche prima del previsto.
Alla prossima.
venerdì 3 maggio 2019
TENDENZE DI OGGI...
Ciao a tutti, come va?
Come avrete notato i post su questo blog si sono rarefatti, ma volevo tranquillizzarvi sul fatto che non ho intenzione di fermarmi, e che non appena possibile tornerò ad essere più assiduo. Anche se a quanto pare, per come si sta evolvendo il metodo di fruizione dei contenuti online, i blog come il mio stanno un po' passando di moda. Anche perchè qui non trovate solo un elenco delle novità a tema LGBT, ma ci trovate anche e soprattutto delle opinioni e delle analisi che non fanno sconti a nessuno.
E forse, considerando che spesso e volentieri mi permetto di fare dei confronti fra quello che succede in Italia e quello che succede altrove, mi rendo anche conto che - siccome la situazione in Italia è quello che è - tante volte i miei contenuti risultano un pochino... Come dire... Avvilenti... E siccome su internet tanta gente viene nella speranza di staccare la spina, posso capire che sia una scelta un pochetto impopolare, anche perchè a volte anche a me sembra di infierire e di sparare sulla crocerossa. Però, dal momento nessuno (o quasi) sembra voler fare i conti con questa realtà, non me la sento di cambiare tono e di fare finta che tutto vada bene e trullalero trullallà...
Anche perchè ho sempre la segreta speranza che - continuando a rompere le scatole - le cose possano cambiare, e ogni tanto - pare - che le cose possano iniziare leggermente a cambiare sul serio (anche se poi non ho la minima idea di quanto possa essere stato determinante il mio eventuale apporto). Se, ad esempio, controllate le copertine di Topolino nuova gestione che si sono susseguite dall'inizio dell'anno ad oggi (CLICCATE QUI), noterete che - per la prima volta dopo anni - per oltre quattro mesi non si è vista una sola copertina a tema calcitstico o con qualche personaggio famoso in versione paperizzata... Anzi, il prossimo numero sarà presente anche con un edizione speciale dedicata al Salone del Libro di Torino!
Che magari sembrerà una cosa da poco, ma visto l'andazzo degli ultimi anni davvero una presa di posizione importante... Che forse sottolinea come la nuova gestione abbia davvero intenzione di cambiare rotta. Considerando la mia personale crociata per la sensibilizzazione nei confronti delle copertine di Topolino direi che è un buon segnale, anche se si tratta di un piccolissimo passo nella ricucitura del rapporto col pubblico... E comunque bisogna considerare che il pubblico potenziale, quello di oggi, vive sullo stesso pianeta in cui Disneyland Paris sta per organizzare il suo primo Magical Pride... Dove probabilmente si vedranno tanti personaggi Disney sfilare per la prima volta con completini arcobaleno e via dicendo...
Il Topolino italiano avrà il coraggio di dedicargli un servizio? Staremo a vedere... Di sicuro manca poco e io proverò a monitorare la situzione (anche per quel che riguarda l'eco dell'evento su Le Journal de Mickey, non temete!). E d'altra parte il marchio Disney non è associato solo al Magical Pride o alla presenza (ufficiale) del marchio (e dei dipendenti) Disney nei Pride di diverse città del mondo, ma è anche quello che ha iniziato a inserire personaggi gay minorenni nelle sue produzioni per ragazzi...
Ed è la stesso che non si è fatto problemi ad inserire il cameo un personaggio omosessuale durante la seduta di counseling gestita da Capitan America nel superfilm campione di incassi AVENGERS ENDGAME... Un personaggio che doveva superare la scomparsa del proprio compagno e che oltretutto è stato interpretato da uno dei due registi del film, Joe Russo...
E considerando che alla fine AVENGERS ENDGAME è stato progettato per essere un prodotto per famiglie direi che non c'è molto da aggiungere. A parte, forse, il fatto che è sempre più evidente che non si tratta più di una questione di inserimento politically correct di minoranze, ma di un tentativo di rappresentare in maniera più credibile la realtà di oggi. Quella, appunto, in cui si muove il nuovo pubblico. Un pubblico sempre più globalizzato, e di cui - a quanto pare - l'entertainment italiano non riesce ancora a farsi una ragione. Anche perchè l'entertainment è un settore sempre più globalizzato, ma a livello locale i media risentono - ovviamente - di dinamiche molto specifiche... Tant'è che, per fare un esempio molto banale, negli USA il TIME può dedicare una copertina ad un aspirante candidato democratico alle prossime elezioni americane, Pete Buttigieg, che posa con suo marito...
Una cosa che in Italia, allo stato attuale dei fatti, sarebbe perlomeno improbabile... Anche perchè nessuna formazione politica lascerebbe spazio ad un candidato dichiaratamente gay, per paura di compromettersi agli occhi dell'elettorato più anziano... E queste sono un po' le dinamiche che si riflettono anche in buona parte dell'entertainment prodotto in Italia (fumetti compresi), nonostante vengano importate massicciamente produzioni che arrivano da nazioni che da questo punto di vista sono più evolute e inclusive...
E infatti è solo una questione di tempo prima che anche in Italia arrivino le puntate della seconda stagione di She-Ra prodotta da Netflix, quella in cui sono stati introdotti i due padri di Bow... Uno dei personaggi principali della storia (e che è ben noto, nella sua versione classica, a chi seguiva la serie originale negli anni Ottanta... Che forse qualcuno avrà "riconosciuto" nel design di uno dei due padri di cui sopra).
Per dirla tutta: si tratta della prima volta che viene introdotta una famiglia omogenitoriale, composta da due padri, in una serie animata che ha un taglio prevalentemente avventuroso. In una puntata in cui, oltretutto, si gioca comunque sul concetto di coming out, dato che Bow non ha mai detto ai suoi genitori che è un guerriero e che invece di proseguire i suoi studi ha scelto di unirsi alla ribellione di Etheria contro le armate di Hordak... Finendo poi per raccontare tutto e per farsi accettare per quello che è. Insomma: nella puntata in questione il tema importante non è l'omosessualità dei due genitori di Bow (per la quale nessuno batte ciglio), ma il fatto che lui non è comunque stato sincero con loro, a proposito di un argomento che non ha niente a che fare con la sua sessualità, per paura di tradire le loro aspettative... A riprova del fatto che i coming out sono importanti a prescindere dal discorso dell'orientamento sessuale...
E comunque, per la cronaca, bisogna anche dire che queste prime sette puntate della nuova stagione (le ultime verranno trasmesse a fine anno), hanno puntato i riflettori anche sul sentimento, non ricambiato, che prova Skorpia per Catra... Esplicitando il suo tormento interiore ad un livello che probabilmente non si era mai visto in una serie per ragazzi occidentale... E che probabilmente ha sorpreso anche gli estimatori della serie storica degli anni Ottanta (in cui le due, fondamentalmente, erano in perenne competizione e si disprezzavano apertamente). Non male.
Ad ogni modo a questo punto è evidente che le sottotrame LGBT diventeranno un tratto caratteristico di questa saga, e considerando che probabilmente nelle prossime puntate si inizierà a fare luce sulle origini di Adora e sul suo legame col pianeta Eternia, magari in un futuro non troppo lontano vedremo questi temi trovare posto anche in un'ipotetica rivisitazione delle avventure di He-Man... E potrebbe essere davvero molto interessante verificare come potrebbero essere gestite in un mondo popolato da maschioni che anche in tempi non sospetti sembravano uscire da un party gay... E che in effetti, in anni più recenti, hanno anche ispirato dei party gay...
Staremo a vedere. Sicuramente nel frattempo bisogna prendere atto che certe tematiche sono sempre più presenti a tutti i livelli dell'entertainment, e sono presenti nella loro accezione più moderna e inclusiva, anche e soprattutto quando si tratta di produzioni per tutti, in particolare se si rivolgono ai più giovani. Anche perchè i giovani di oggi non sono i giovani di ieri o di ieri l'altro, e vivono nel mondo di oggi. Anche per questo, lo ammetto, in questo periodo mi risulta particolarmente stridente l'annuncio della casa editrice Bonelli di rilanciare - per l'ennesima volta - la linea Bonelli Kids sotto forma di volumi da libreria...
Personaggi già avulsi da ogni contesto giovanile nella loro versione adulta, ridotti a mascotte promozionali che - fondamentalmente - non hanno niente da dire e non sono mai riusciti neanche nell'impresa per cui erano stati progettati, e cioè agguantare giovani lettori da dirottare fra qualche anno sulle collane tradizionali da cui traggono ispirazione. Viene quasi il sospetto che questa ultima iniziativa libraria sia stata progettata assieme alle strip, e che per contratto con gli autori la casa editrice fosse vincolata a pubblicarli nonostante il flop generale del progetto... Altrimenti davvero non se ne capirebbe il senso... A meno che qualcuno non speri davvero che nella versione da libreria questi personaggi possano raggiungere un pubblico diverso... Cosa che magari è pure possibile, ma che sottovaluta ampiamente il fatto che il settore per ragazzi delle librerie è già strabordante di cose meravigliose, con cui i Bonelli Kids non possono assolutamente competere... Anche perchè, a differenza di altri personaggi di successo che inondano le liberie, non sono nati per i bambini, ma per far conoscere ai più piccoli dei personaggi che - nella loro versione standard - rischiano di soccombere di fronte al mancato ricambio generazionale...
E comunque la situazione dalle parti della Bonelli sembra non essere rosea a prescindere, perlomeno a giudicare dal fatto che - dopo anni in cui ha tentato di rilanciarsi puntando su personaggi nuovi (che però, nascendo vecchi, hanno floppato in maniera abbastanza vistosa), pare concentrarsi sul recupero di alcuni personaggi che a suo tempo aveva abbandonato per via del calo dei lettori... Probabilmente qualcuno deve avere notato che quelli che una volta sembravano numeri insoddisfacenti adesso farebbero tirare comunque una boccata d'aria... E così è partita una sorta di operazione recupero, evidentemente finalizzata a riacchiappare quei lettori che, forse, avevano lasciato la casa editrice dopo la conclusione di alcune serie. Per ora si parla del ritorno di Mister No, Magico Vento e Napoleone, ma qualcosa mi dice che questo è solo l'inizio...
Quindi, piuttosto che ripensare alle strategie per lanciare nuove idee, puntando magari su un rinnovamento generale del parco autori, si è pensato bene di ripiegare sul passato... Una strategia sicuramente legittima, ma che probabilmente non farà altro che accelerare il disinteresse da parte dei nuovi lettori potenziali... Tra l'altro, giusto per confermare la propria fiducia nelle sue strategie tradizionali, la casa editrice ha pensato di mettere in cantiere anche una storia dedicata a Leonardo da Vinci... In vesione investigatore...
E ha pensato bene di affidarla alle sceneggiature di Giuseppe De Nardo, già responsabile del volume che la casa editrice dedicò a Caravaggio nel 2014 (CLICCATE QUI e QUI), e dal quale si pensò bene di omettere qualsiasi riferimento esplicito alla sua omosessualità, o perlomeno bisessualità... Adesso che con Leonardo avrà a che fare con qualcuno che ha subito una denuncia per sodomia (che si concluse con un non luogo a procedere solo perchè era anonima) e su cui ci sono molti indizi più circostanziati (CLICCATE QUI), nonchè una perizia psicologica postuma fatta persino da Sigmund Freud, sarà molto interessante verificare cosa salterà fuori... Anche se ho come il vago presentimento che, anche in questo caso, si manterrà un prudenziale silenzio su tutti i risvolti più ambigui del personaggio... Anche perchè quest'anno si ricordano i 500 anni dalla sua morte, e magari potrebbe essere ritenuto sconveniente ricordare dei "piccoli" dettagli come la sua passione per il giovane Gian Giacomo Capriotti...
Della quale, comunque, si parlò in maniera molto esplicita e dettagliata persino nella miniserie che gli dedicò la Vertigo nell'ormai lontano 1995... Una bella miniserie che a tutt'ora resta inedita in Italia, e anche questo non mi stupisce... E se a chi detiene i diritti Vertigo/DC Comics in Italia, magari dopo essere accidentalmente passato da queste parti, venisse in mente di farci un pensierino non sarebbe male...
E qui si torna al punto di partenza: se negli USA l'omosessualità di Leonardo da Vinci non era considerata un tabù già ventiquattro anni fa, e se avessimo la conferma che per il fumetto italiano anche oggi è un problema parlarne, probabilmente non sarebbe un buon segnale...
Soprattutto considerando che, come si è visto, a livello di entertainment l'omosessualità non è più considerata un tabù a prescindere dalla sua associazione a Leonardo da Vinci... E non è più considerata un tabù assoluto nemmeno nelle produzioni che si rivolgono ai più giovani, che tra l'altro - a differenza di quanto fanno certi editori storici italiani - ne offrono una rappresentazione molto inclusiva e non necessariamente connotata in maniera negativa.
E d'altra parte, come ho scritto più volte (ma è sempre bene ripeterlo), la rappresentazione dell'omosessualità è un'ottima cartina di tornasole per valutare in generale i contenuti e l'approccio dell'entertainment che mira a rivolgersi al pubblico di oggi... E non a quello di ieri, o dell'altro ieri... Che probabilmente dopodomani non ci sarà più...
Quindi, arrivati a questo punto, direi che i fatti si commentano da soli.
Alla prossima.
Come avrete notato i post su questo blog si sono rarefatti, ma volevo tranquillizzarvi sul fatto che non ho intenzione di fermarmi, e che non appena possibile tornerò ad essere più assiduo. Anche se a quanto pare, per come si sta evolvendo il metodo di fruizione dei contenuti online, i blog come il mio stanno un po' passando di moda. Anche perchè qui non trovate solo un elenco delle novità a tema LGBT, ma ci trovate anche e soprattutto delle opinioni e delle analisi che non fanno sconti a nessuno.
E forse, considerando che spesso e volentieri mi permetto di fare dei confronti fra quello che succede in Italia e quello che succede altrove, mi rendo anche conto che - siccome la situazione in Italia è quello che è - tante volte i miei contenuti risultano un pochino... Come dire... Avvilenti... E siccome su internet tanta gente viene nella speranza di staccare la spina, posso capire che sia una scelta un pochetto impopolare, anche perchè a volte anche a me sembra di infierire e di sparare sulla crocerossa. Però, dal momento nessuno (o quasi) sembra voler fare i conti con questa realtà, non me la sento di cambiare tono e di fare finta che tutto vada bene e trullalero trullallà...
Anche perchè ho sempre la segreta speranza che - continuando a rompere le scatole - le cose possano cambiare, e ogni tanto - pare - che le cose possano iniziare leggermente a cambiare sul serio (anche se poi non ho la minima idea di quanto possa essere stato determinante il mio eventuale apporto). Se, ad esempio, controllate le copertine di Topolino nuova gestione che si sono susseguite dall'inizio dell'anno ad oggi (CLICCATE QUI), noterete che - per la prima volta dopo anni - per oltre quattro mesi non si è vista una sola copertina a tema calcitstico o con qualche personaggio famoso in versione paperizzata... Anzi, il prossimo numero sarà presente anche con un edizione speciale dedicata al Salone del Libro di Torino!
Che magari sembrerà una cosa da poco, ma visto l'andazzo degli ultimi anni davvero una presa di posizione importante... Che forse sottolinea come la nuova gestione abbia davvero intenzione di cambiare rotta. Considerando la mia personale crociata per la sensibilizzazione nei confronti delle copertine di Topolino direi che è un buon segnale, anche se si tratta di un piccolissimo passo nella ricucitura del rapporto col pubblico... E comunque bisogna considerare che il pubblico potenziale, quello di oggi, vive sullo stesso pianeta in cui Disneyland Paris sta per organizzare il suo primo Magical Pride... Dove probabilmente si vedranno tanti personaggi Disney sfilare per la prima volta con completini arcobaleno e via dicendo...
Il Topolino italiano avrà il coraggio di dedicargli un servizio? Staremo a vedere... Di sicuro manca poco e io proverò a monitorare la situzione (anche per quel che riguarda l'eco dell'evento su Le Journal de Mickey, non temete!). E d'altra parte il marchio Disney non è associato solo al Magical Pride o alla presenza (ufficiale) del marchio (e dei dipendenti) Disney nei Pride di diverse città del mondo, ma è anche quello che ha iniziato a inserire personaggi gay minorenni nelle sue produzioni per ragazzi...
Ed è la stesso che non si è fatto problemi ad inserire il cameo un personaggio omosessuale durante la seduta di counseling gestita da Capitan America nel superfilm campione di incassi AVENGERS ENDGAME... Un personaggio che doveva superare la scomparsa del proprio compagno e che oltretutto è stato interpretato da uno dei due registi del film, Joe Russo...
E considerando che alla fine AVENGERS ENDGAME è stato progettato per essere un prodotto per famiglie direi che non c'è molto da aggiungere. A parte, forse, il fatto che è sempre più evidente che non si tratta più di una questione di inserimento politically correct di minoranze, ma di un tentativo di rappresentare in maniera più credibile la realtà di oggi. Quella, appunto, in cui si muove il nuovo pubblico. Un pubblico sempre più globalizzato, e di cui - a quanto pare - l'entertainment italiano non riesce ancora a farsi una ragione. Anche perchè l'entertainment è un settore sempre più globalizzato, ma a livello locale i media risentono - ovviamente - di dinamiche molto specifiche... Tant'è che, per fare un esempio molto banale, negli USA il TIME può dedicare una copertina ad un aspirante candidato democratico alle prossime elezioni americane, Pete Buttigieg, che posa con suo marito...
Una cosa che in Italia, allo stato attuale dei fatti, sarebbe perlomeno improbabile... Anche perchè nessuna formazione politica lascerebbe spazio ad un candidato dichiaratamente gay, per paura di compromettersi agli occhi dell'elettorato più anziano... E queste sono un po' le dinamiche che si riflettono anche in buona parte dell'entertainment prodotto in Italia (fumetti compresi), nonostante vengano importate massicciamente produzioni che arrivano da nazioni che da questo punto di vista sono più evolute e inclusive...
E infatti è solo una questione di tempo prima che anche in Italia arrivino le puntate della seconda stagione di She-Ra prodotta da Netflix, quella in cui sono stati introdotti i due padri di Bow... Uno dei personaggi principali della storia (e che è ben noto, nella sua versione classica, a chi seguiva la serie originale negli anni Ottanta... Che forse qualcuno avrà "riconosciuto" nel design di uno dei due padri di cui sopra).
Per dirla tutta: si tratta della prima volta che viene introdotta una famiglia omogenitoriale, composta da due padri, in una serie animata che ha un taglio prevalentemente avventuroso. In una puntata in cui, oltretutto, si gioca comunque sul concetto di coming out, dato che Bow non ha mai detto ai suoi genitori che è un guerriero e che invece di proseguire i suoi studi ha scelto di unirsi alla ribellione di Etheria contro le armate di Hordak... Finendo poi per raccontare tutto e per farsi accettare per quello che è. Insomma: nella puntata in questione il tema importante non è l'omosessualità dei due genitori di Bow (per la quale nessuno batte ciglio), ma il fatto che lui non è comunque stato sincero con loro, a proposito di un argomento che non ha niente a che fare con la sua sessualità, per paura di tradire le loro aspettative... A riprova del fatto che i coming out sono importanti a prescindere dal discorso dell'orientamento sessuale...
E comunque, per la cronaca, bisogna anche dire che queste prime sette puntate della nuova stagione (le ultime verranno trasmesse a fine anno), hanno puntato i riflettori anche sul sentimento, non ricambiato, che prova Skorpia per Catra... Esplicitando il suo tormento interiore ad un livello che probabilmente non si era mai visto in una serie per ragazzi occidentale... E che probabilmente ha sorpreso anche gli estimatori della serie storica degli anni Ottanta (in cui le due, fondamentalmente, erano in perenne competizione e si disprezzavano apertamente). Non male.
Ad ogni modo a questo punto è evidente che le sottotrame LGBT diventeranno un tratto caratteristico di questa saga, e considerando che probabilmente nelle prossime puntate si inizierà a fare luce sulle origini di Adora e sul suo legame col pianeta Eternia, magari in un futuro non troppo lontano vedremo questi temi trovare posto anche in un'ipotetica rivisitazione delle avventure di He-Man... E potrebbe essere davvero molto interessante verificare come potrebbero essere gestite in un mondo popolato da maschioni che anche in tempi non sospetti sembravano uscire da un party gay... E che in effetti, in anni più recenti, hanno anche ispirato dei party gay...
Staremo a vedere. Sicuramente nel frattempo bisogna prendere atto che certe tematiche sono sempre più presenti a tutti i livelli dell'entertainment, e sono presenti nella loro accezione più moderna e inclusiva, anche e soprattutto quando si tratta di produzioni per tutti, in particolare se si rivolgono ai più giovani. Anche perchè i giovani di oggi non sono i giovani di ieri o di ieri l'altro, e vivono nel mondo di oggi. Anche per questo, lo ammetto, in questo periodo mi risulta particolarmente stridente l'annuncio della casa editrice Bonelli di rilanciare - per l'ennesima volta - la linea Bonelli Kids sotto forma di volumi da libreria...
Personaggi già avulsi da ogni contesto giovanile nella loro versione adulta, ridotti a mascotte promozionali che - fondamentalmente - non hanno niente da dire e non sono mai riusciti neanche nell'impresa per cui erano stati progettati, e cioè agguantare giovani lettori da dirottare fra qualche anno sulle collane tradizionali da cui traggono ispirazione. Viene quasi il sospetto che questa ultima iniziativa libraria sia stata progettata assieme alle strip, e che per contratto con gli autori la casa editrice fosse vincolata a pubblicarli nonostante il flop generale del progetto... Altrimenti davvero non se ne capirebbe il senso... A meno che qualcuno non speri davvero che nella versione da libreria questi personaggi possano raggiungere un pubblico diverso... Cosa che magari è pure possibile, ma che sottovaluta ampiamente il fatto che il settore per ragazzi delle librerie è già strabordante di cose meravigliose, con cui i Bonelli Kids non possono assolutamente competere... Anche perchè, a differenza di altri personaggi di successo che inondano le liberie, non sono nati per i bambini, ma per far conoscere ai più piccoli dei personaggi che - nella loro versione standard - rischiano di soccombere di fronte al mancato ricambio generazionale...
E comunque la situazione dalle parti della Bonelli sembra non essere rosea a prescindere, perlomeno a giudicare dal fatto che - dopo anni in cui ha tentato di rilanciarsi puntando su personaggi nuovi (che però, nascendo vecchi, hanno floppato in maniera abbastanza vistosa), pare concentrarsi sul recupero di alcuni personaggi che a suo tempo aveva abbandonato per via del calo dei lettori... Probabilmente qualcuno deve avere notato che quelli che una volta sembravano numeri insoddisfacenti adesso farebbero tirare comunque una boccata d'aria... E così è partita una sorta di operazione recupero, evidentemente finalizzata a riacchiappare quei lettori che, forse, avevano lasciato la casa editrice dopo la conclusione di alcune serie. Per ora si parla del ritorno di Mister No, Magico Vento e Napoleone, ma qualcosa mi dice che questo è solo l'inizio...
E ha pensato bene di affidarla alle sceneggiature di Giuseppe De Nardo, già responsabile del volume che la casa editrice dedicò a Caravaggio nel 2014 (CLICCATE QUI e QUI), e dal quale si pensò bene di omettere qualsiasi riferimento esplicito alla sua omosessualità, o perlomeno bisessualità... Adesso che con Leonardo avrà a che fare con qualcuno che ha subito una denuncia per sodomia (che si concluse con un non luogo a procedere solo perchè era anonima) e su cui ci sono molti indizi più circostanziati (CLICCATE QUI), nonchè una perizia psicologica postuma fatta persino da Sigmund Freud, sarà molto interessante verificare cosa salterà fuori... Anche se ho come il vago presentimento che, anche in questo caso, si manterrà un prudenziale silenzio su tutti i risvolti più ambigui del personaggio... Anche perchè quest'anno si ricordano i 500 anni dalla sua morte, e magari potrebbe essere ritenuto sconveniente ricordare dei "piccoli" dettagli come la sua passione per il giovane Gian Giacomo Capriotti...
Della quale, comunque, si parlò in maniera molto esplicita e dettagliata persino nella miniserie che gli dedicò la Vertigo nell'ormai lontano 1995... Una bella miniserie che a tutt'ora resta inedita in Italia, e anche questo non mi stupisce... E se a chi detiene i diritti Vertigo/DC Comics in Italia, magari dopo essere accidentalmente passato da queste parti, venisse in mente di farci un pensierino non sarebbe male...
E qui si torna al punto di partenza: se negli USA l'omosessualità di Leonardo da Vinci non era considerata un tabù già ventiquattro anni fa, e se avessimo la conferma che per il fumetto italiano anche oggi è un problema parlarne, probabilmente non sarebbe un buon segnale...
Soprattutto considerando che, come si è visto, a livello di entertainment l'omosessualità non è più considerata un tabù a prescindere dalla sua associazione a Leonardo da Vinci... E non è più considerata un tabù assoluto nemmeno nelle produzioni che si rivolgono ai più giovani, che tra l'altro - a differenza di quanto fanno certi editori storici italiani - ne offrono una rappresentazione molto inclusiva e non necessariamente connotata in maniera negativa.
E d'altra parte, come ho scritto più volte (ma è sempre bene ripeterlo), la rappresentazione dell'omosessualità è un'ottima cartina di tornasole per valutare in generale i contenuti e l'approccio dell'entertainment che mira a rivolgersi al pubblico di oggi... E non a quello di ieri, o dell'altro ieri... Che probabilmente dopodomani non ci sarà più...
Quindi, arrivati a questo punto, direi che i fatti si commentano da soli.
Alla prossima.
venerdì 14 dicembre 2018
TRATTAMENTI DIVERSI...
Ciao a tutti, come va?
Come potrete immaginare, se mi conoscete almeno un po', non potevo proprio fare a meno di dedicare un post a quello che sta succedendo dalle parti di Netflix in questo periodo, anche perchè questo è un blog che cerca di non fermarsi alle apparenze... Soprattutto quando le apparenze porterebbero a pensare che dietro a certe scelte non c'è alcuna logica.
E ovviamente mi sto riferendo al primo, traumatico, trailer del reboot in CGI che Netflix ha intenzione di dedicare ai cari vecchi Cavalieri dello Zodiaco... E da cui si evince chiaramente che Shun di Andromeda è stato trasformato da cavaliere in cavallerizza... Cosa, peraltro, spietatamente confermata anche dai produttori e da chi si è dovuto occupare - suo malgrado - della caratterizzazione grafica di questo cambiamento...
Tuttavia, per capire meglio cos'è successo, direi che potrebbe essere interessante inquadrare la situazione nel suo complesso, anche perchè dire - come in tanti hanno detto - che Netflix ha "corretto" un personaggio con caratteristiche che adesso verrebbero definite "bigender" per una malcelata forma di omofobia sarebbe riduttivo, e probabilmente sbagliato. Il discorso è un po' più complesso, ma credo che per prima cosa sia interessante analizzare un paio di produzioni che hanno debuttato su Netflix proprio in questo periodo.
In primo luogo è arrivata la tanto attesa (e temuta) rivisitazione di She-Ra, e dopo averla vista sia in inglese che in italiano penso di poter dire che l'esperimento può dirsi oltremodo riuscito sotto diversi punti di vista, non ultimo quello dell'inclusività LGBT.
Tecnicamente non si è trattato di un semplice remake, ma di una rivisitazione che oltre ad aggiornare la caratterizzazione grafica dei personaggi (rendendo anche questa molto più "inclusiva"), ha approfondito in maniera del tutto inedita le dinamiche psicologiche e caratteriali di ciascuno di essi, a partire da quelli che - negli anni Ottanta - erano considerati figure del tutto marginali. E questo, ovviamente, ha dato modo all'ideatrice Noelle Stevenson di inserire tutta una serie di tematiche a lei care, tra le quali - appunto - i sottotesti LGBT e la messa in discussione degli stereotipi e dei ruoli di genere...
Qualcuno ha rinfacciato a questa prima serie il fatto di essere troppo lenta, però bisogna dire che probabilmente questo ritmo era necessario per permettere di reintrodurre tutti i personaggi principali nel modo giusto, per decostruirli e ripresentarli al pubblico al meglio. E infatti, dopo aver visto tutte le puntate, la sensazione è che si sia trattato solamente di un succoso antipasto.
Tantopiù che la doppiatrice di Glimmer si è lasciata sfuggire che, in futuro, ci sarà modo di conoscere i due padri del giovane arciere Bow (CLICCATE QUI)... Che, fra parentesi, pur essendo uno dei personaggi principali della serie non viene mai messo al centro di rapporti "romantici" con le altre protagoniste. E le gelosie che scatena sono solo relative al fatto che è un "migliore amico" molto conteso... Dove potrebbe portare tutto questo ce lo dirà il tempo, anche se io qualche idea ce l'avrei...
Quindi direi che Netflix non vuole trascurare le tematiche LGBT nemmeno nelle sue serie animate, cosa che peraltro si era già intuita con il coming out di Shiro nell'ultima serie dedicata al remake di Voltron. Anche se a ben guardare il fatto che il suo grande amore Adam sia stato fatto morire (scatenando le ire del pubblico, e spingendo il produttore a fare delle pubbliche scuse, come potete leggere CLICCANDO QUI) potrebbe fornire qualche elemento supplementare per la teoria che andrò ad esporre fra poco.
E comunque, a riprova del fatto che la tematica LGBT in quanto tale non rappresenta un tabù nelle produzioni animate di Netflix, direi che c'è anche la distribuzione della miniserie satirico/umoristica/demenziale Super Drags (che è stata doppiata anche in italiano, anche se personalmente sono convinto che farla doppiare da delle vere drag queen sarebbe stato molto meglio)... Che sarà pure grottesca, volgare e sboccata, ma d'altra parte nasce proprio per essere politicamente scorretta, così come - spesso e volentieri - sono gli spettacoli in drag...
Quindi, anche in questo caso, direi che Netflix ha dimostrato di avere una certa apertura mentale... Inoltre, guardando al recente passato, nella serie Devilman Crybaby aveva dato una rappresentazione dell'omosessualità decisamente esplicita (CLICCATE QUI)...
Perciò il caso di Andromeda, che ha fatto ribollire i social e i siti specializzati come non mai, a questo punto sembrerebbe davvero inspiegabile. In questi giorni ho letto valanghe di commenti inferociti da parte dei fans della serie, e in particolare da parte di quelli gay, semplicemente sconvolti dal fatto che con un colpo di spugna si sia deciso di cancellare uno degli elementi più "inclusivi" e qualificanti della serie, e cioè la presenza di un protagonista maschile - forte e positivo - che però scardinava gli stereotipi di genere e che - nei fatti - ha aiutato generazioni di ragazzini a convivere serenamente con il loro lato femminile...
Ci sono state poi le schiere dei puristi nippofili e degli otaku tutti, che hanno gridato allo scandalo, anche perchè la presenza di Andromeda e di altri personaggi più femminei nella saga era anche il riflesso di tutta quell'estetica giapponese che - storicamente - celebra la bellezza androgina dei bei fanciulli, possibilmente con risvolti omosessuali, e cioè i "bishonen"(美少年). Quindi questi appassionati sostengono, probabilmente a ragione, che privare la serie del suo forte elemento bishonen vuol dire snaturarla.
E infine ci sono state schiere di appassionate di sesso femminile, inorridite dal fatto che, oltre al cambio di sesso in quanto tale, ora c'è di fatto un elemento femminile della squadra... Che scombussolerà tutte le loro dinamiche di identificazione e che di fatto rappresenterà un elemento estremamente disturbante dal punto di vista narrativo... E potenzialmente devastante. Anche perchè ci sono state schiere di fanciulle che negli anni si sono appassionate alla saga anche via dei suoi sottotesti omosessuali...
Quindi a che pro sconvolgere uno dei punti fermi della saga, elaborato dal mangaka Masami Kurumada fin dal 1986?
Alle domande incalzanti dei fans il produttore Eugene Son ha così risposto:
“La grande questione “perché cambiare Andromeda?”. Si tratta di una mia scelta. Quando abbiamo iniziato a sviluppare questa nuova serie, volevamo cambiare molto poco. Il soggetto di base di Saint Seiya, che lo ha reso molto amato, è ancora forte e funziona ancora dopo trent’anni. L’unica cosa che mi preoccupava era che tutti i Cavalieri di Bronzo di cui fa parte Pegasus sono degli uomini. Ora, la serie aveva dei personaggi femminili forti, e questo si riflette nel gran numero di donne che sono appassionate del manga e della serie. Ma trent’anni fa era normale vedere un gruppo di ragazzi che combattevano per salvare il mondo senza ragazze intorno. Era la prassi. Oggi il mondo è cambiato. La normalità è vedere ragazzi e ragazze lavorare fianco a fianco. Siamo abituati a vederlo. Giusto o sbagliato, il pubblico può vedere un gruppo di soli uomini come un nostro tentativo di promuovere un’affermazione su qualcosa. E forse trent’anni fa vedere delle donne che tirano calci e pugni non era qualcosa di ipotizzabile. Ma oggi non è lo stesso. Ci sono molti personaggi femminili nel manga e nell’anime. Dovevamo prendere dei personaggi esistenti come Saori o Shunrei o Miho, dare loro dei poteri e farle diventare le nostre April O’Neil? Oppure dovevamo creare un nuovo personaggio femminile e farlo entrare nel team? Forse… ma non volevo creare un nuovo personaggio femminile che sarebbe apparso come una fastidiosa aggiunta… Quindi abbiamo parlato su Andromeda. Tutti erano d’accordo sul fatto che fosse un personaggio eccezionale. Quindi abbiamo pensato di cambiare l’originale Shun di Andromeda nella nostra interpretazione, dando vita a Shaun. Più lo sviluppavamo, più ne vedevamo il potenziale. Un grande personaggio con un grande look. Il concetto alla base di Andromeda non cambierà. Usa le catene per difendere se stessa e i suoi amici, una cosa che ha imparato dal suo fratello superprotettivo, che le ha anche insegnato a combattere. I fan più accaniti della serie sanno cosa succede ad Andromeda nel proseguimento della storia. Come apparirebbe tutto ciò se Andromeda fosse una donna? Ho pensato che sarebbe stata una cosa interessante da affrontare. Ma anche se so che è controverso, non lo vedo come un cambiamento del personaggio. Lo Shun originale è ancora un grande personaggio, ma questa è una diversa interpretazione. Se pensate che sia strano e non vi piace, lo capisco. Anche alla Toei sono stati in molti a chiedermi: “ma sei sicuro di questa cosa?”. Molti fan accaniti del personaggio lo amano molto. Ma spero che lo vorrete guardare lo stesso quando la serie sarà disponibile e farvi un’idea. So che molti di voi già lo odiano. Lo capisco e apprezzo la vostra passione per Seiya. Ma questo è ciò che farò. In ogni caso, questo è ciò a cui ho pensato quando l’ho suggerito e questo è il motivo per cui l’ho fatto. E penso che la nuova serie sarà molto divertente quando potremo parlare del cambiamento di Andromeda. Spero che vedrete la serie quando arriverà su Netflix nel 2019. Ma ripeto, se non siete interessati o se vi da fastidio capisco completamente il vostro punto di vista.”
Inutile dire che gli appassionati si sono sentiti ulteriormente presi in giro. Anche perchè la questione della quota femminile, in una serie del genere, non regge... Tantopiù che per avere quella quota - che comunque era rappresentata dagli altri personaggi femminili della serie - si è sacrificata la quota gay, o perlomeno quella gay friendly (e a questo punto sarà molto interessante verificare cosa succederà anche agli altri Cavalieri dello Zodiaco dai tratti più femminei).
Da notare che una strategia del genere era stata adottata anche nel film in CGI prodotto in Giappone nel 2014, quando il Cavaliere dello Scorpione divenne una donna. Però nel film "I Cavalieri dello Zodiaco - La leggenda del Grande Tempio" c'era effettivamente un problema di quote rosa, e comunque bisogna tenere presente che gli sceneggiatori scelsero di cambiare sesso al Cavaliere dello Scorpione, e non a quello - notoriamente più androgino - dei Pesci...
Quindi cosa è passato per la testa di Eugene Son (foto sotto) e perchè Netflix gli ha dato carta bianca, anche se negli ultimi anni si è dimostrata estremamente aperta in fatto di animazione e tematiche LGBT? Credo che una risposta potrebbe arrivare dando un'occhiata proprio al curriculum di Eugene Son (che trovate CLICCANDO QUI)... E si possono ottenere altri dettagli sul suo percorso formativo CLICCANDO QUI, dove è riportata un'intervista rilasciata in occasione di una lezione tenuta alla New York Film Academy...
Per farla molto breve: si è diplomato in scrittura all'Università di San Diego, e si è fatto notare partecipando ad un concorso lanciato da un piccolo studio di animazione, con il soggetto per un cortometraggio incentrato su di un bambino che diventava super intelligente grazie a una sorgente magica... Dopodichè il suo agente (perchè, a quanto pare, negli USA tutti hanno un agente, anche quando sono alle prime armi) gli ha trovato un impiego come sceneggiatorie freelance per la serie animata delle Tartarughe Ninja del 2004, e da quel momento in poi non si è più fermato. All'attivo ha una grande quantità di episodi per numerose serie indirizzate ad un pubblico di ragazzini: A.T.O.M.: Alpha Teens on Machines, Ben 10, Storm Hawks, Ben 10: Alien Force, Zevo-3 e molti altri... Anche se col tempo il suo nome si è legato sempre più spesso alle più recenti serie animate della MARVEL, quelle successive all'acquisizione da parte della Disney. Quelle serie che, per inciso, hanno sempre avuto una certa tendenza a privilegiare il dinamismo, e la tipica leggerezza delle produzioni per bambini/preadolescenti maschi, alle trame con più livelli di lettura.
Le sue uniche esperienze in fatto di animazione giapponese, per ora, sono state la RISCRITTURA per il mercato americano di alcuni episodi delle serie Battle B-Daman e Duel Masters (e del suo remake statunitense Kaijudo).
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Quindi, se per coordinare il nuovo progetto dei Cavalieri dello Zodiaco è stato scelto lui direi che Netflix - fin dall'inizio - aveva intenzione di puntare ad un target composto dal pubblico a cui Eugene Son si rivolge di solito, e cioè i tipici bambini/preadolescenti maschi americani iperattivi e un po' spacconi... Quelli che, molto semplicemente, non sono pronti (o non sono ritenuti pronti), per confrontarsi con le tematiche LGBT, e che vedendo un personaggio come Shun di Andromeda nella versione classica avrebbero potuto snobbare la serie animata... O peggio.
Anche perchè, altro piccolo dettaglio da non sottovalutare, bisogna ricordare che allo stato attuale è vero che l'animazione seriale americana ha iniziato a parlare più liberamente di omosessualità, ma lo ha fatto in produzioni che si rivolgevano alle bambine, alle ragazzine, agli adulti, al pubblico omosessuale/queer e ad un pubblico "misto"... Quello che apprezza le produzioni con più livelli di lettura, per intenderci, nelle serie umoristiche come in quelle avventurose/fantastiche.
Al momento, però, gli sconfinamenti LGBT nelle produzioni animate statunitensi che si rivolgono prevalentemente ai bambini/ragazzini maschi sono stati pari a ZERO. Quindi, se è vero che questo remake dei Cavalieri dello Zodiaco punta al suddetto target, non dovrebbe stupire nessuno la decisione di sostituire un guerriero bishonen, che indossa un'armatura rosa ispirata alla costellazione di una principessa incatenata, con un personaggio di sesso femminile...
Dopotutto è la stessa logica che aveva motivato una simile scelta da parte dei produttori del pilot di STAR STORM: una produzione dal vivo - sempre ispirata ai Cavalieri dello Zodiaco - progettata negli USA all'inizio degli anni 2000... In cui il Cavaliere di Andromeda, ovviamente, era una lei.
Anche se paradossalmente, in quel caso, i risvolti omoerotici sarebbero stati comunque presenti (involontariamente) sotto altre forme...
In ogni caso, tornando a parlare del caso che tiene banco in questi giorni (arrivando persino alla stampa nazionale), direi che - probabilmente - il problema nasce tutto da un errore di valutazione (e di target) che c'è stato a monte, perchè altrimenti Netflix, molto semplicemente, non avrebbe dato in mano il progetto ad una persona con il curriculum di Eugene Son.
Dopotutto per portare avanti il reboot di She-Ra è stata chiamata Noelle Stevenson, già sceneggiatrice di culto nell'ambito dei fumetti dai risvolti LGBT, mentre per Voltron era stato scelto Joaquim Dos Santos (foto sotto), che all'attivo ha le serie animate di Avatar e Korra... E che peraltro si è sentito in dovere di scusarsi col pubblico per la brutta piega che ha fatto prendere alla storia d'amore omosessuale di Shiro nella settima stagione...
Per Devilman Crybaby Netflix si è rivolta ad autori giapponesi di culto, mentre per Super Drags si parla di tre ideatori assolutamente "di parte", e cioè Anderson Mahanski, Fernando Mendonça e Paulo Lescaut (che vedete nella foto sotto, e che sul suo profilo facebook ha già preso abbondantemente per i fondelli l'idea di far cambiare sesso al Cavaliere di Andromeda).
Quindi il succo di tutto il discorso è che, probabilmente, in questo caso l'idea di Netflix era quella di realizzare un remake dei Cavalieri dello Zodiaco che mirasse ad un target diverso da quello degli appassionati storici (che comunque hanno già a disposizione una produzione continua di anime e manga)... Proponendone una versione riveduta e corretta per un tipo di pubblico che - soprattutto negli USA - non è abituato a rapportarsi con personaggi di un certo tipo, men che meno in ruoli centrali. In particolare se poi "rischiano" di essere al centro di situazioni sessualmente ambigue...
Cavalieri dello Zodiaco a prova di bimbo? Epurati da ogni allusione e sottotesto, anche solo vagamente ambiguo, per evitare di far storcere il naso ai bambini/ragazzini che si sono abituati a produzioni "per maschietti" estremamente standarizzate? Probabile. Anche perchè questo spiegherebbe l'utilizzo di una serie tutta in CGI, che è molto più in sintonia con i giovanissimi rispetto all'animazione tradizionale (purtroppo).
Inutile dire che, personalmente, sono abbastanza convinto che Netflix abbia preso una cantonata e si sia giocata una bella occasione.
Anche se forse, molto semplicemente, non se l'è sentita di sdoganare per la prima volta certi temi in una produzione per bambini maschi... E a questo punto la domanda sorge spontanea: perchè non ci sono gli stessi problemi con le produzioni animate che si rivolgono alle bambine? Magari analizzerò meglio l'argomento in un altro post.
Alla prossima.
Come potrete immaginare, se mi conoscete almeno un po', non potevo proprio fare a meno di dedicare un post a quello che sta succedendo dalle parti di Netflix in questo periodo, anche perchè questo è un blog che cerca di non fermarsi alle apparenze... Soprattutto quando le apparenze porterebbero a pensare che dietro a certe scelte non c'è alcuna logica.
E ovviamente mi sto riferendo al primo, traumatico, trailer del reboot in CGI che Netflix ha intenzione di dedicare ai cari vecchi Cavalieri dello Zodiaco... E da cui si evince chiaramente che Shun di Andromeda è stato trasformato da cavaliere in cavallerizza... Cosa, peraltro, spietatamente confermata anche dai produttori e da chi si è dovuto occupare - suo malgrado - della caratterizzazione grafica di questo cambiamento...
Tuttavia, per capire meglio cos'è successo, direi che potrebbe essere interessante inquadrare la situazione nel suo complesso, anche perchè dire - come in tanti hanno detto - che Netflix ha "corretto" un personaggio con caratteristiche che adesso verrebbero definite "bigender" per una malcelata forma di omofobia sarebbe riduttivo, e probabilmente sbagliato. Il discorso è un po' più complesso, ma credo che per prima cosa sia interessante analizzare un paio di produzioni che hanno debuttato su Netflix proprio in questo periodo.
In primo luogo è arrivata la tanto attesa (e temuta) rivisitazione di She-Ra, e dopo averla vista sia in inglese che in italiano penso di poter dire che l'esperimento può dirsi oltremodo riuscito sotto diversi punti di vista, non ultimo quello dell'inclusività LGBT.
Tecnicamente non si è trattato di un semplice remake, ma di una rivisitazione che oltre ad aggiornare la caratterizzazione grafica dei personaggi (rendendo anche questa molto più "inclusiva"), ha approfondito in maniera del tutto inedita le dinamiche psicologiche e caratteriali di ciascuno di essi, a partire da quelli che - negli anni Ottanta - erano considerati figure del tutto marginali. E questo, ovviamente, ha dato modo all'ideatrice Noelle Stevenson di inserire tutta una serie di tematiche a lei care, tra le quali - appunto - i sottotesti LGBT e la messa in discussione degli stereotipi e dei ruoli di genere...
Qualcuno ha rinfacciato a questa prima serie il fatto di essere troppo lenta, però bisogna dire che probabilmente questo ritmo era necessario per permettere di reintrodurre tutti i personaggi principali nel modo giusto, per decostruirli e ripresentarli al pubblico al meglio. E infatti, dopo aver visto tutte le puntate, la sensazione è che si sia trattato solamente di un succoso antipasto.
Tantopiù che la doppiatrice di Glimmer si è lasciata sfuggire che, in futuro, ci sarà modo di conoscere i due padri del giovane arciere Bow (CLICCATE QUI)... Che, fra parentesi, pur essendo uno dei personaggi principali della serie non viene mai messo al centro di rapporti "romantici" con le altre protagoniste. E le gelosie che scatena sono solo relative al fatto che è un "migliore amico" molto conteso... Dove potrebbe portare tutto questo ce lo dirà il tempo, anche se io qualche idea ce l'avrei...
Quindi direi che Netflix non vuole trascurare le tematiche LGBT nemmeno nelle sue serie animate, cosa che peraltro si era già intuita con il coming out di Shiro nell'ultima serie dedicata al remake di Voltron. Anche se a ben guardare il fatto che il suo grande amore Adam sia stato fatto morire (scatenando le ire del pubblico, e spingendo il produttore a fare delle pubbliche scuse, come potete leggere CLICCANDO QUI) potrebbe fornire qualche elemento supplementare per la teoria che andrò ad esporre fra poco.
E comunque, a riprova del fatto che la tematica LGBT in quanto tale non rappresenta un tabù nelle produzioni animate di Netflix, direi che c'è anche la distribuzione della miniserie satirico/umoristica/demenziale Super Drags (che è stata doppiata anche in italiano, anche se personalmente sono convinto che farla doppiare da delle vere drag queen sarebbe stato molto meglio)... Che sarà pure grottesca, volgare e sboccata, ma d'altra parte nasce proprio per essere politicamente scorretta, così come - spesso e volentieri - sono gli spettacoli in drag...
Quindi, anche in questo caso, direi che Netflix ha dimostrato di avere una certa apertura mentale... Inoltre, guardando al recente passato, nella serie Devilman Crybaby aveva dato una rappresentazione dell'omosessualità decisamente esplicita (CLICCATE QUI)...
Perciò il caso di Andromeda, che ha fatto ribollire i social e i siti specializzati come non mai, a questo punto sembrerebbe davvero inspiegabile. In questi giorni ho letto valanghe di commenti inferociti da parte dei fans della serie, e in particolare da parte di quelli gay, semplicemente sconvolti dal fatto che con un colpo di spugna si sia deciso di cancellare uno degli elementi più "inclusivi" e qualificanti della serie, e cioè la presenza di un protagonista maschile - forte e positivo - che però scardinava gli stereotipi di genere e che - nei fatti - ha aiutato generazioni di ragazzini a convivere serenamente con il loro lato femminile...
Ci sono state poi le schiere dei puristi nippofili e degli otaku tutti, che hanno gridato allo scandalo, anche perchè la presenza di Andromeda e di altri personaggi più femminei nella saga era anche il riflesso di tutta quell'estetica giapponese che - storicamente - celebra la bellezza androgina dei bei fanciulli, possibilmente con risvolti omosessuali, e cioè i "bishonen"(美少年). Quindi questi appassionati sostengono, probabilmente a ragione, che privare la serie del suo forte elemento bishonen vuol dire snaturarla.
E infine ci sono state schiere di appassionate di sesso femminile, inorridite dal fatto che, oltre al cambio di sesso in quanto tale, ora c'è di fatto un elemento femminile della squadra... Che scombussolerà tutte le loro dinamiche di identificazione e che di fatto rappresenterà un elemento estremamente disturbante dal punto di vista narrativo... E potenzialmente devastante. Anche perchè ci sono state schiere di fanciulle che negli anni si sono appassionate alla saga anche via dei suoi sottotesti omosessuali...
Quindi a che pro sconvolgere uno dei punti fermi della saga, elaborato dal mangaka Masami Kurumada fin dal 1986?
Alle domande incalzanti dei fans il produttore Eugene Son ha così risposto:
“La grande questione “perché cambiare Andromeda?”. Si tratta di una mia scelta. Quando abbiamo iniziato a sviluppare questa nuova serie, volevamo cambiare molto poco. Il soggetto di base di Saint Seiya, che lo ha reso molto amato, è ancora forte e funziona ancora dopo trent’anni. L’unica cosa che mi preoccupava era che tutti i Cavalieri di Bronzo di cui fa parte Pegasus sono degli uomini. Ora, la serie aveva dei personaggi femminili forti, e questo si riflette nel gran numero di donne che sono appassionate del manga e della serie. Ma trent’anni fa era normale vedere un gruppo di ragazzi che combattevano per salvare il mondo senza ragazze intorno. Era la prassi. Oggi il mondo è cambiato. La normalità è vedere ragazzi e ragazze lavorare fianco a fianco. Siamo abituati a vederlo. Giusto o sbagliato, il pubblico può vedere un gruppo di soli uomini come un nostro tentativo di promuovere un’affermazione su qualcosa. E forse trent’anni fa vedere delle donne che tirano calci e pugni non era qualcosa di ipotizzabile. Ma oggi non è lo stesso. Ci sono molti personaggi femminili nel manga e nell’anime. Dovevamo prendere dei personaggi esistenti come Saori o Shunrei o Miho, dare loro dei poteri e farle diventare le nostre April O’Neil? Oppure dovevamo creare un nuovo personaggio femminile e farlo entrare nel team? Forse… ma non volevo creare un nuovo personaggio femminile che sarebbe apparso come una fastidiosa aggiunta… Quindi abbiamo parlato su Andromeda. Tutti erano d’accordo sul fatto che fosse un personaggio eccezionale. Quindi abbiamo pensato di cambiare l’originale Shun di Andromeda nella nostra interpretazione, dando vita a Shaun. Più lo sviluppavamo, più ne vedevamo il potenziale. Un grande personaggio con un grande look. Il concetto alla base di Andromeda non cambierà. Usa le catene per difendere se stessa e i suoi amici, una cosa che ha imparato dal suo fratello superprotettivo, che le ha anche insegnato a combattere. I fan più accaniti della serie sanno cosa succede ad Andromeda nel proseguimento della storia. Come apparirebbe tutto ciò se Andromeda fosse una donna? Ho pensato che sarebbe stata una cosa interessante da affrontare. Ma anche se so che è controverso, non lo vedo come un cambiamento del personaggio. Lo Shun originale è ancora un grande personaggio, ma questa è una diversa interpretazione. Se pensate che sia strano e non vi piace, lo capisco. Anche alla Toei sono stati in molti a chiedermi: “ma sei sicuro di questa cosa?”. Molti fan accaniti del personaggio lo amano molto. Ma spero che lo vorrete guardare lo stesso quando la serie sarà disponibile e farvi un’idea. So che molti di voi già lo odiano. Lo capisco e apprezzo la vostra passione per Seiya. Ma questo è ciò che farò. In ogni caso, questo è ciò a cui ho pensato quando l’ho suggerito e questo è il motivo per cui l’ho fatto. E penso che la nuova serie sarà molto divertente quando potremo parlare del cambiamento di Andromeda. Spero che vedrete la serie quando arriverà su Netflix nel 2019. Ma ripeto, se non siete interessati o se vi da fastidio capisco completamente il vostro punto di vista.”
Inutile dire che gli appassionati si sono sentiti ulteriormente presi in giro. Anche perchè la questione della quota femminile, in una serie del genere, non regge... Tantopiù che per avere quella quota - che comunque era rappresentata dagli altri personaggi femminili della serie - si è sacrificata la quota gay, o perlomeno quella gay friendly (e a questo punto sarà molto interessante verificare cosa succederà anche agli altri Cavalieri dello Zodiaco dai tratti più femminei).
Da notare che una strategia del genere era stata adottata anche nel film in CGI prodotto in Giappone nel 2014, quando il Cavaliere dello Scorpione divenne una donna. Però nel film "I Cavalieri dello Zodiaco - La leggenda del Grande Tempio" c'era effettivamente un problema di quote rosa, e comunque bisogna tenere presente che gli sceneggiatori scelsero di cambiare sesso al Cavaliere dello Scorpione, e non a quello - notoriamente più androgino - dei Pesci...
Quindi cosa è passato per la testa di Eugene Son (foto sotto) e perchè Netflix gli ha dato carta bianca, anche se negli ultimi anni si è dimostrata estremamente aperta in fatto di animazione e tematiche LGBT? Credo che una risposta potrebbe arrivare dando un'occhiata proprio al curriculum di Eugene Son (che trovate CLICCANDO QUI)... E si possono ottenere altri dettagli sul suo percorso formativo CLICCANDO QUI, dove è riportata un'intervista rilasciata in occasione di una lezione tenuta alla New York Film Academy...
Per farla molto breve: si è diplomato in scrittura all'Università di San Diego, e si è fatto notare partecipando ad un concorso lanciato da un piccolo studio di animazione, con il soggetto per un cortometraggio incentrato su di un bambino che diventava super intelligente grazie a una sorgente magica... Dopodichè il suo agente (perchè, a quanto pare, negli USA tutti hanno un agente, anche quando sono alle prime armi) gli ha trovato un impiego come sceneggiatorie freelance per la serie animata delle Tartarughe Ninja del 2004, e da quel momento in poi non si è più fermato. All'attivo ha una grande quantità di episodi per numerose serie indirizzate ad un pubblico di ragazzini: A.T.O.M.: Alpha Teens on Machines, Ben 10, Storm Hawks, Ben 10: Alien Force, Zevo-3 e molti altri... Anche se col tempo il suo nome si è legato sempre più spesso alle più recenti serie animate della MARVEL, quelle successive all'acquisizione da parte della Disney. Quelle serie che, per inciso, hanno sempre avuto una certa tendenza a privilegiare il dinamismo, e la tipica leggerezza delle produzioni per bambini/preadolescenti maschi, alle trame con più livelli di lettura.
Le sue uniche esperienze in fatto di animazione giapponese, per ora, sono state la RISCRITTURA per il mercato americano di alcuni episodi delle serie Battle B-Daman e Duel Masters (e del suo remake statunitense Kaijudo).
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Quindi, se per coordinare il nuovo progetto dei Cavalieri dello Zodiaco è stato scelto lui direi che Netflix - fin dall'inizio - aveva intenzione di puntare ad un target composto dal pubblico a cui Eugene Son si rivolge di solito, e cioè i tipici bambini/preadolescenti maschi americani iperattivi e un po' spacconi... Quelli che, molto semplicemente, non sono pronti (o non sono ritenuti pronti), per confrontarsi con le tematiche LGBT, e che vedendo un personaggio come Shun di Andromeda nella versione classica avrebbero potuto snobbare la serie animata... O peggio.
Anche perchè, altro piccolo dettaglio da non sottovalutare, bisogna ricordare che allo stato attuale è vero che l'animazione seriale americana ha iniziato a parlare più liberamente di omosessualità, ma lo ha fatto in produzioni che si rivolgevano alle bambine, alle ragazzine, agli adulti, al pubblico omosessuale/queer e ad un pubblico "misto"... Quello che apprezza le produzioni con più livelli di lettura, per intenderci, nelle serie umoristiche come in quelle avventurose/fantastiche.
Al momento, però, gli sconfinamenti LGBT nelle produzioni animate statunitensi che si rivolgono prevalentemente ai bambini/ragazzini maschi sono stati pari a ZERO. Quindi, se è vero che questo remake dei Cavalieri dello Zodiaco punta al suddetto target, non dovrebbe stupire nessuno la decisione di sostituire un guerriero bishonen, che indossa un'armatura rosa ispirata alla costellazione di una principessa incatenata, con un personaggio di sesso femminile...
Dopotutto è la stessa logica che aveva motivato una simile scelta da parte dei produttori del pilot di STAR STORM: una produzione dal vivo - sempre ispirata ai Cavalieri dello Zodiaco - progettata negli USA all'inizio degli anni 2000... In cui il Cavaliere di Andromeda, ovviamente, era una lei.
Anche se paradossalmente, in quel caso, i risvolti omoerotici sarebbero stati comunque presenti (involontariamente) sotto altre forme...
In ogni caso, tornando a parlare del caso che tiene banco in questi giorni (arrivando persino alla stampa nazionale), direi che - probabilmente - il problema nasce tutto da un errore di valutazione (e di target) che c'è stato a monte, perchè altrimenti Netflix, molto semplicemente, non avrebbe dato in mano il progetto ad una persona con il curriculum di Eugene Son.
Dopotutto per portare avanti il reboot di She-Ra è stata chiamata Noelle Stevenson, già sceneggiatrice di culto nell'ambito dei fumetti dai risvolti LGBT, mentre per Voltron era stato scelto Joaquim Dos Santos (foto sotto), che all'attivo ha le serie animate di Avatar e Korra... E che peraltro si è sentito in dovere di scusarsi col pubblico per la brutta piega che ha fatto prendere alla storia d'amore omosessuale di Shiro nella settima stagione...
Per Devilman Crybaby Netflix si è rivolta ad autori giapponesi di culto, mentre per Super Drags si parla di tre ideatori assolutamente "di parte", e cioè Anderson Mahanski, Fernando Mendonça e Paulo Lescaut (che vedete nella foto sotto, e che sul suo profilo facebook ha già preso abbondantemente per i fondelli l'idea di far cambiare sesso al Cavaliere di Andromeda).
Quindi il succo di tutto il discorso è che, probabilmente, in questo caso l'idea di Netflix era quella di realizzare un remake dei Cavalieri dello Zodiaco che mirasse ad un target diverso da quello degli appassionati storici (che comunque hanno già a disposizione una produzione continua di anime e manga)... Proponendone una versione riveduta e corretta per un tipo di pubblico che - soprattutto negli USA - non è abituato a rapportarsi con personaggi di un certo tipo, men che meno in ruoli centrali. In particolare se poi "rischiano" di essere al centro di situazioni sessualmente ambigue...
Cavalieri dello Zodiaco a prova di bimbo? Epurati da ogni allusione e sottotesto, anche solo vagamente ambiguo, per evitare di far storcere il naso ai bambini/ragazzini che si sono abituati a produzioni "per maschietti" estremamente standarizzate? Probabile. Anche perchè questo spiegherebbe l'utilizzo di una serie tutta in CGI, che è molto più in sintonia con i giovanissimi rispetto all'animazione tradizionale (purtroppo).
Inutile dire che, personalmente, sono abbastanza convinto che Netflix abbia preso una cantonata e si sia giocata una bella occasione.
Anche se forse, molto semplicemente, non se l'è sentita di sdoganare per la prima volta certi temi in una produzione per bambini maschi... E a questo punto la domanda sorge spontanea: perchè non ci sono gli stessi problemi con le produzioni animate che si rivolgono alle bambine? Magari analizzerò meglio l'argomento in un altro post.
Alla prossima.
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