Ciao a tutti, come va?
Giuro che non lo faccio apposta, ma sembra che da un po' di tempo a questa parte i post del venerdì non possano proprio fare a meno di coinvolgere il mondo del fumetto italiano... E generalmente non per tesserne le lodi. Tanto per cambiare oggi mi ritrovo (di nuovo) a parlare di un albo Bonelli, ma se non altro in questo caso si tratta di un albo "fuori serie" e non propriamente bonelliano, che però non smentisce l'approccio bonelliano riguardo alla questione LGBT... E, se possibile, riesce a renderlo ancora più evidente nella sua ostinata visione eteronormativa della realtà. E stavolta penso di poterlo dire con una certa cognizione di causa, visto che l'albo in questione ruota attorno al pittore Michelangelo Merisi da Caravaggio, meglio noto come Caravaggio (1571-1610)...
Questa storia autoconclusiva, molto in sintesi, narra degli ultimi giorni dell'artista dal punto di vista di un cacciatore di taglie spagnolo, Pablo, assoldato da un Cardinale proprio per eliminarlo. Infatti Caravaggio aveva un pessimo carattere, e oltre ad essere una persona sregolata e tendente alle risse si era fatto molti nemici anche fra gli alti prelati che non vedevano di buon occhio il suo approccio alle rappresentazioni sacre, ritenute troppo realistiche e ricche di sottotesti "scomodi".
Alla fine la figura di Caravaggio resta abbastanza sullo sfondo, mentre il filo conduttore sono le riflessioni che suscitano i suoi dipinti nell'animo del suo aspirante carnefice Pablo, che alla fine decide di salvarlo, ma non può fare nulla per impedire che la malaria abbia la meglio sull'artista ormai stremato dalle sue fughe e dalle sue traversie.
L'idea di incentrare un albo della serie antologica LE STORIE su Caravaggio non è malvagia, così come non è stata malvagia l'idea di dedicargli un albo speciale tutto a colori, anche per dare modo ai suoi dipinti di essere inseriti digitalmente nel fumetto senza perdere il loro cromatismo... Cosa che, però, ha messo subito in risalto il fatto che non è stato utilizzato, e nemmeno citato, nessuno dei dipinti di Caravaggio che aveva soggetti velatamente omoerotici...
Ora: qualcuno potrebbe ribattere che forse non erano indispensabili nell'economia della storia. Vero. Tuttavia il fatto che Caravaggio sia diventato celebre ANCHE per i suoi santi fanciulli, i suoi giovani contadini e i suoi angeli voluttuosi, per i quali utilizzava modelli che - almeno in alcuni casi - si ipotizza siano stati anche suoi amanti, è una delle chiavi di lettura della sua arte e della sua persona... Nonchè del fatto che avesse tanti protettori altolocati, visto che - se pure non si è mai capito in che misura Caravaggio fosse omosessuale e/o bisessuale - sembra abbastanza certo che fossero omosessuali i Cardinali e i nobili che gli hanno commissionato alcuni dei suoi dipinti più celebri, e che - guardacaso - in più di un'occasione lo hanno tirato fuori dai guai.
Tuttavia in UCCIDETE CARAVAGGIO! si accenna solo ai suoi protettori, ma non al florido sottobosco omosessuale di cui facevano parte i mecenati del tempo, o anche solo al fatto che Caravaggio utilizzava come modelli dei protituti (anche giovanissimi), oltre che delle prostitute.
In compenso, essendo questo un fumetto popolare italiano e per giunta bonelliano, era quasi scontato che indugiasse sulla potenza sessuale del protagonista Pablo, che - tanto per cambiare - non solo si spupazza le prostitute modelle di Caravaggio, ma è talmente bravo che le fa uscire pazze nonostante la loro navigata professionalità...
Ammetto che, anche con tutta la buona volontà, faccio molta fatica a capire il senso di questi intermezzi, anche se forse tutto nasce dall'esigenza di "ravvivare" un fumetto che - vista la tematica - correva il rischio di risultare poco intrigante per il tipico lettore bonelliano, che tuttavia può essere sempre rincuorato dalla vista di due poppe al vento... E che, evidentemente, ama identificarsi in un protagonista che colleziona passere come fossero francobolli (e d'altra parte lo sceneggiatore di questa storia è noto anche per il suo contributo a Dylan Dog, se capite cosa intendo)...
La cosa che però mi ha lasciato perplesso in modo particolare è stata la presenza, al fianco di Caravaggio, del suo apprendista e modello Leonello Spada, che già secondo il biografo Carlo Cesare Malvasia (1616–1693) era un suo "compagno di dissolutezze", nonchè "molto vicino al suo cuore"... Eppure in UCCIDETE CARAVAGGIO! il momento più intimo che i due condividono è un attacco di malaria del pittore, che il suo apprendista cerca di attenuare con un decotto... E, onde fugare ogni possibile sospetto del lettore bonelliano medio, Leonello Spada si rivolge a Caravaggio chiamandolo "amico mio"...
E, per intenderci, in tutte le sequenze in cui compare, Leonello Spada non sembra particolarmente preoccupato per la sorte di Caravaggio, nonostante la malaria e tutto il resto... In parole povere, e in perfetto stile bonelliano, per capire che forse i due hanno condiviso più di un decotto e un laboratorio di pittura è necessario consultare wikipedia.
Che dire? Senza nulla togliere a UCCIDETE CARAVAGGIO! non si può certo dire che lo sceneggiatore Giuseppe De Nardo (classe 1958, che vedete nella foto qui sotto) abbia sviluppato al meglio il potenziale di una storia di questo genere, e men che meno il potenziale narrativo di un personaggio come Caravaggio, anche solo per il fatto che ne ha omesso alcuni risvolti abbastanza importanti della sua personalità...
E in effetti leggendo questa storia si ha la netta sensazione che trasudi di tutte quelle caratterische tipicamente "bonelliane" finalizzate ad accontentare solo un certo tipo di pubblico, anche se gli spunti per coinvolgere un pubblico ben maggiore (e più variegato) non sarebbero mancati. Inoltre risulta abbastanza frustrante il fatto che tutta la questione omosessulità sia stata praticamente rimossa, probabilmente pensando di fare la cosa migliore per favorire il successo commerciale di questo prodotto (che, in effetti, costa ben 6 euro e tratta un argomento un po' anomalo per il fumetto popolare italiano).
E forse è in quel "pensando di fare la cosa migliore" che sta il problema.
Sia come sia anche questa volta ci troviamo di fronte a un fulgido esempio di occasione mancata e a una bella rappresentazione di come i nostri media riflettano i limiti di una certa cultura italiana che ancora detta legge e che non sembra voler rivedere le sue convizioni (e d'altra parte anche nello sceneggiato che la RAI ha dedicato a Caravaggio nel 2008 di certe cose si preferisce non parlare).
Peccato.
Soprattutto considerando che stavolta la suddetta cultura ha pensato bene di piegare alle sue esigenze anche Caravaggio e la rappresentazione della sua epoca... E la cosa triste è che, nonostante tutto, sono pronto a scommettere che presto il web sarà invaso da recensioni entusiastiche per la rivistazione moderna del personaggio, per l'audacia dell'esperimento, per il contributo alla riscoperta dell'uomo dietro l'artista e tutto il resto...
Beata ingenuità.
Alla prossima.
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