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mercoledì 22 novembre 2017

SUPER COMMISTIONI GAY

Ciao a tutti, come va?

Come forse saprete uno dei titoli di maggior richiamo di questa stagione cinematografica, perlomeno per gli appassionati di immaginario pop, è rappresentato dal tanto atteso film della JUSTICE LEAGUE. E come sempre più spesso accade, in considerazione del fatto che ormai i risvolti erotici di un certo tipo di immaginario sono stati abbondantemente sdoganati, non hanno tardato a manifestarsi anche le relative parodie XXX. Come da prassi il primo a farsi avanti è stato il regista Axel Braun, che ormai è diventato il Re di questo settore (in ambito etero), che il 25 ottobre ha iniziato a distribuire la sua personalissima versione del progetto, con tanto di poster e contenuti speciali (tra cui il film in versione no sex).

Anche in questo caso, come da prassi nei film di Axel Braun, la cura per i dettagli, per i costumi, per l'intepretazione (nei limiti del possibile) e la post produzione è a prova di nerd. Tant'è che - anche in questo caso - sono state presentate le versioni live di alcuni supereroi DC che nell'universo cinematografico ufficiale non si sono ancora visti. In particolare penso che per questo blog sia interessante segnalare la presenza di Batwoman. Può sembrare una cosa da poco, ma l'idea di inserire proprio una supereroina lesbica - piuttosto che una supereroina qualsiasi - per rendere più credibili le scene di un certo tipo denota anche un certo rispetto sia per gli appassionati e sia per l'orientamento del personaggio in quanto tale. E considerando che parliamo pur sempre di pornografia eterosessuale non è proprio una cosa da nulla. Tantopiù che questa è in assoluto la prima versione live del personaggio... Ed effettivamente è curata nei minimi dettagli.

Tra l'altro, anche se non l'avrei mai detto, Axel Braun in realtà si chiama Alessandro Re (ed è il figlio d'arte di uno dei pionieri dell'hard italiano degli anni Settanta, che si firmava Lasse Braun), ed è nato a Milano nel 1961. Ora vive con la moglie a Beverly Hills e grazie alla professionalità delle sue parodie (CLICCATE QUI per il suo sito ufficiale) è uno dei pochi registi specializzati in pornografia che ancora possono dire di stare a galla in maniera più che dignitosa... Tutte cose che, sicuramente, se fosse rimasto in Italia se le sarebbe sognate. Anche solo per il fatto che le anime nerd, dalle nostre parti, non hanno vita facile a prescindere... Figuriamoci poi in determinati ambiti.

E oltretutto Axel Braun (che ha anche una bella presenza) è uno dei pochi registi di porno etero che per motivi "educativi" dal 2014 ha deciso di promuovere ancora l'utilizzo del preservativo facendolo indossare ai protagonisti dei suoi video. Quindi tanto di cappello.

Purtroppo, però, c'è da dire che quando c'è di mezzo Axel Braun le altre parodie tendono sempre un po' a sfigurare... E infatti anche questa volta la relativa parodia XXX gay della JUSTICE LEAGUE - realizzata a Barcellona da Alter Sin per il sito MEN.COM - mostra tutti i suoi limiti, a partire dai dettagli dei costumi. Ed è un peccato, perchè in effetti in questo progetto sono stati coinvolti vari nomi di richiamo... E l'idea di chiamare la drag queen Manila Luzon per interpretare Wonder Woman è stata alquanto geniale.

Il problema, forse, è che le parodie di MEN.COM, vuoi per una questione di budget ,vuoi per una questione di impostanzione, più che alla verosimiglianza tendono al grottesco e al demenziale... E spesso si ha la sensazione che siano stati realizzati improvvisando, da persone che non prendono l'argomento troppo sul serio e senza una reale conoscenza del materiale a cui si ispirano. Anche se poi è innegabile che il risultato finale è comunque il migliore nell'ambito delle parodie XXX gay che si vedono in giro, in particolare per quel che riguarda i supereroi... Anche se poi davvero non si capisce da dove arrivano i costumi di Aquaman e Green Lantern indossati da Francois Sagat e Colby Keller...


Comunque direi che è interessante verificare che, strada facendo, il mondo delle porno parodie a base di supereroi (sia etero che gay) sta iniziando a considerare l'aspetto omosessualità in senso lato e con più attenzione, anche perchè questo è quello che avviene nei fumetti ufficiali, e sarebbe molto stupido non tenerne conto. Così se da una parte Axel Braun per le scene lesbiche della sua JUSTICE LEAGUE tiene in debito conto le supereroine che sono lesbiche per davvero, nella versione  di Alter Sin si parla anche di cose come coming out, outing e via discorrendo... In particolare per quel che riguarda Green Lantern, che fin dagli anni Sessanta era considerato un'icona gay... E un veicolo di messaggi cripto gay (ne ho parlato tempo fa QUI)... Senza contare che una versione alternativa del personaggio - quella della Earth-2 dell'universo New52 - era ufficialmente omosessuale... E forse è proprio a questa versione che - con molte licenze - si è ispirato Alter Sin per la sua Green Lantern (facendo un po' di confusione)...

Ad ogni modo potete fare un confronto fra i due trailer qui sotto, ed eventualmente trarre le vostre considerazioni...
Quel che è certo è che, se negli ultimi anni non ci fosse stata una maggiore attenzione da parte del mondo del fumetto americano nei confronti di certi temi e certi personaggi, molto difficilmente la pornografia etero li avrebbe considerati, e probabilmente quella gay avrebbe continuato ad ignorare un certo tipo di soggetto...

O il fatto che il pubblico dei supereroi era davvero sovrapponibile a quello omosessuale (con tutte le relative esigenze in fatto di fantasie erotiche). Quindi è abbastanza evidente che la situazione, da questo punto di vista, è ancora in evoluzione....

Alla prossima.

lunedì 20 novembre 2017

BACI = PROGRESSI ?

Ciao a tutti, come va?

La sempre attivissima GLAAD (l'associazione americana specializzata nel difendere i diritti e la rappresentazione LGBT nei media) ha da poco pubblicato il suo annuale report sulla qualità e la quantità della rappresentanza LGBT nei serial televisivi prodotti negli USA (potete scaricare il pdf CLICCANDO QUI). Molto in sintesi sembra proprio che, nonostante il clima non proprio progressista dell'amministrazione Trump, il numero di personaggi (ricorrenti e non) appartenenti alla comunità LGBT sia in crescita, e attualmente rappresenti il 6,4% del totale (circa un migliaio). Inoltre pare che i personaggi LGBT che hanno un ruolo ricorrente siano aumentati a loro volta, con tutte le conseguenze del caso. Ad ogni modo è molto probabile che il trend rimarrà questo, e che i serial americani riserveranno ancora molte soddisfazioni in questo senso... Tantopiù che, come se non bastassero i serial gay friendly nuovi, siamo arrivati al punto di avere anche dei sequel di quelli storici a distanza di dieci anni dalla loro conclusione...

Ad ogni modo penso che sia interessante verificare come questo trend abbia iniziato a coinvolgere in manera sempre più diretta anche il mondo dei serial che alimentano l'immaginario pop contemporaneo, tant'è che proprio prima della pausa invernale i due serial che attualmente si contendono il pubblico degli appassionati fantascienza hanno fatto a gara in fatto di contenuti gay friendly.

Nella nona puntata di Star Trek Discovery (trasmessa in sumultanea anche in italiano su Netflix) si è visto - finalmente - il primo bacio gay del franchise. Non aggiungo altro per non rovinare la sorpresa a quanti non hanno ancora avuto modo di seguire la serie e hanno intenzione di farlo, ma mi limito a dire che la coppia in questione fa parte dell'equipaggio della nave (uno è l'ufficiale medico e l'altro e un ricercatore che ha acquisito un ruolo essenziale nella saga) e vive apertamente la propria relazione. Piccola curiosità: i due attori Wilson Cruz e Anthony Rapp sono entrambi gay dichiarati, e questo in effetti dà un certo valore aggiunto al messaggio lanciato da questo serial.


Comunque nella stessa settimana anche la serie The Orville, che comunque si ispira molto al futuro di Star Trek, ha deciso di mettere al centro l'amore gay... Anche se da un punto di vista prettamente chimico. Infatti, per dirla molto in sintesi e senza fare troppi spoiler, a bordo della nave - impegnata in una delicata missione di pace - arriva un esperto in antichi manufatti che potrebbe scoprire il modo per risolvere un contenzioso fra due razze aliene. Il suddetto esperto, però, appartiene ad una specie che quando è in calore emana ferormoni che fanno innamorare indifferentemente maschi e femmine... E alla fine il capitano della nave (interpretato dal produttore della seire, nonchè ideatore della serie animata de I GRIFFIN, Seth MacFarlane) non può fare a meno di esplorare nuovi aspetti della sua sessualità...

Inoltre un estratto dei ferormoni dell'alieno viene utilizzato per promuovere il processo di pace fra i due ambasciatori delle razze aliene in conflitto... E probabilmente una serial fantascientifico non si era mai spinto così in là in fatto di rappresentazione dell'omosessualità (e degli eventuali risvolti importanti che potrebbe avere nello sviluppo narrativo di una trama).

Ad ogni modo vi ricordo che dell'equipaggio della nave fa anche parte una coppia di alieni di sesso maschile con tanto di prole (a cui è stata dedicata una puntata, visto che sul loro mondo i rarissimi neonati di sesso femminile sono tenuti a subire un processo di correzione sessuale, e in questo caso i due genitori non erano d'accordo). Purtroppo al momento The Orville non è ancora stata doppiata in italiano, ma considerando che è stata già confermata una seconda stagione è probabile che presto o tardi si possa vedere ufficialmente anche dalle nostre parti.

In compenso quello che è successo in fatto di baci gay nei serial fantascientifici americani di ultima generazione mi ha fatto riflettere su quello che è successo nei serial italiani che si sono visti più o meno nello stesso periodo. Perchè, a quanto pare, anche dalle nostre parti si sono visti dei baci gay...

Il primo si è visto in Suburra, il primo serial italiano prodotto da Netflix (e che l'anno prossimo si vedrà su RAIDUE), ambientato nel mondo della criminalità romana. La serie è di fatto il prequel del film che si è visto nel 2015, e che a sua volta era ispirato al romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini. Nel serial, comunque, c'è modo di conoscere meglio Spadino, il figlio di un malavitoso che sta prendendo coscienza della sua omosessualità (proprio mentre gli si sta combinando un matrimonio)... E che si dichiara con un bacio al ragazzo malavitoso che gli ha fatto capire cosa è, e cioè Aureliano, beccandosi però una caterva di insulti omofobi...

Da notare che: 1) Chi ha visto il film del 2015 sa che Aureliano finirà per freddare Spadino, 2) Alla fine di questa prima serie Spadino si toglie i dubbi andando con un escort, ma in ogni caso si rassegna a fare sesso anche con la sua promessa sposa, per darle un figlio, 3) La madre di Spadino comunque ci tiene a mettere le cose in chiaro...


Sia come sia, come dicevo, questo non è l'unico bacio gay che si è visto in serial TV italiano di recente. Un altro, a sorpresa, è arrivato nella terza stagione di Gomorra (prodotta da Sky, e vista in chiaro su RAITRE), ambientata nel mondo della criminalità partenopea e ispirata al libro di Roberto Saviano. Questa volta abbiamo a che fare con un nuovo personaggio, Gegè, che fa il contabile (doppiogiochista) per uno dei clan della serie... E che a quanto pare ha una relazione segreta con un uomo in divisa... Che probabilmente verrà approfondita nelle prossime puntate.

Quindi diciamo che anche in Italia sono arrivati dei baci gay in alcune serie TV di un certo peso, però forse vale la pena di analizzare la situazione in maniera più oggettiva. Intanto bisogna considerare che le suddette serie vengono proposte da Netflix e da Sky, e solo in un secondo tempo vengono distribuite in chiaro sui canali RAI, che eventualmente possono optare per alcune censure (con Gomorra è successo), quindi non sappiamo ancora se i suddetti baci (e/o alcune situazioni a tematica gay) troveranno spazio anche sul digitale terrestre. Seconda cosa: le suddette serie nascono per essere vendute in tutto il mondo, anche perchè Gomorra è già arrivata in 170 paesi e Netflix mira perlomeno a raggiungerne altrettanti, e SICURAMENTE si è ritenuto commercialmente conveniente inserire delle sottotrame gay perchè ormai un serial TV senza sottotrame gay non sarebbe ritenuto competitivo a livello internazionale. Terza, ma non ultima cosa, i suddetti baci gay sono comparsi in serial ambientati nel mondo della malavita e sono stati dati da persone sessualmente confuse e/o moralmente ambigue.

L'ho già detto diverse volte, ma qui penso sia il caso di ripeterlo: in Italia, purtroppo, chi realizza produzioni televisive e cinematografiche, deve mettere in conto che c'è ancora un atteggiamento tendenzialmente omofobo in molti ambiti. Dalla distribuzione ai media presso cui potrebbero farsi pubblicità, passando per alcune fazioni di pubblico particolarmente schierate e rumorose... Che comunque anche nel caso di Gomorra non si sono trattenute...

Quindi la sensazione è che non sia stato proprio un caso se i baci gay più rappresentativi della stagione televisiva in corso, per quel che riguarda le produzioni televisive italiane, siano comparsi in serial ambientati nel mondo della malavita: uno dei pochi mezzi che hanno i produttori italiani per presentare tematiche gay senza rischiare boicottaggi è ancora quello di utilizzare contesti degradati, in cui si muovono personaggi sessualmente confusi, stereotipati o comunque tendenzialmente negativi, che si muovono in un clima di scontata omofobia che non consente a queste tematiche di essere rappresentate in maniera positiva, o comunque socialmente integrata. Quindi diciamo che i serial italiani a base di malavita si prestano benissimo allo scopo (a differenza di quelli a base di forze dell'ordine, di religiosi, di famiglie borgatare e via dicendo).

Anche perchè sono un ottimo pretesto per presentare l'omosessualità in maniera negativa senza fare la figura degli omofobi... Dando un colpo al cerchio e uno alla botte.

E la cosa, a suo modo, è anche abbastanza ironica considerando che ormai in Italia arrivano senza problemi i serial americani a cui la GLAAD fa i complimenti, e che si rivolgono a fasce di pubblico sempre più basse... Proponendo una visione dell'omosessualità decisamente più variegata e al passo coi tempi.

C'è da dire che comunque il fatto che se i serial televisivi italiani, che in teoria sarebbero quelli in cui il pubblico italiano potrebbe identificarsi di più, mantengano un certo tipo di approccio - del tipo "è meglio non parlarne, ma se proprio ne dobbiamo parlare non parliamone troppo bene e soprattutto non facciamo fare una figura troppo bella a chi lo è e non rendiamogli la vita facile" - non è esattamente una cosa positiva. In particolare per le nuove generazioni, e soprattutto per i giovani che vivono in un contesto omofobo e avrebbero bisogno di prendere coscienza che c'è anche un altro mondo possibile... E che magari in Italia ci sono gay che si baciano e che non hanno a che fare con la malavita, ad esempio.

Forse, però, è ancora chiedere troppo.

Quindi diciamo che non tutti i baci gay riescono col buco.

Certo è che, molto curiosamente, l'atteggiamento dei produttori televisivi e cinematografici italiani è in buona parte sovrapponibile a quello di chi produce fumetti nel nostro paese, anche se in effetti questi ultimi potrebbero avere molti meno vincoli e teoricamente non devono scendere a questo tipo di compromessi... E magari un giorno tornerò a parlarne.

Alla prossima.

martedì 14 novembre 2017

Chi sa tace...

Ciao a tutti, come va?

Ultimamente sembra che interrogarsi sulla salute del fumetto in Italia, e in particolare sullo stato di salute del fumetto prodotto nel nostro Paese, sia diventato una specie di piccolo mantra negli spazi dedicati agli appassionati. E credo che questa curiosità, a tratti un po' morbosetta, da una parte sia il riflesso di un legittimo interesse per la sorte di una passione che spesso viene coltivata da anni, e dall'altra sia la manifestazione di un desiderio di trasparenza in un mondo in cui le informazioni sono sempre più accessibili, e in cui ostinarsi a tenerle riservate risulta perlomeno sospetto. E forse anche indisponente. Poi ovviamente ci sono anche le persone che "tifano" per questo o quel fumetto, e che vorrebbero sapere meglio come vanno le cose alla loro "squadra del cuore". Così quando si sentono dire, sempre più spesso, che le cose vanno male per tutti sono i primi a contestare l'attendibilità dei dati che emergono di tanto in tanto... Mandando regolarmente a quel paese chiunque suggerisca che fondamentalmente le squadre in campo oggi sono quasi tutte perdenti...

A prescindere dalla precisione dei dati che circolano, però, è abbastanza evidente che buona parte delle scelte editoriali degli ultimi anni sembrano dettate fondamentalmente dal bisogno di tentare (molto goffamente, per la verità) delle nuove strade, man mano che ci si accorge che quelle vecchie non portano più da nessuna parte. Quindi forse qualcosa di vero, in tutte queste pessimistiche proiezioni, c'è. I motivi di questa situazione sono tanti, e spesso ne ho parlato anche su questo blog, però al di là di tutto credo che ci sia almeno un motivo valido per cui le case editrici - e chi ci lavora - non vogliono rendere noti i dati di vendita e il trend sempre più negativo degli ultimi anni (in particolare per alcuni personaggi storici e particolarmente prestigiosi). E quel motivo è la paura di compromettersi sbocchi e opportunità che non hanno direttamente a che fare con la produzione di fumetti, ma che - grazie alla fama di questo o quel personaggio, e degli autori che ci hanno lavorato - possono garantire entrate e introiti supplementari di vario tipo, alimentando un sistema che - fondamentalmente - si regge  sulla reputazione che certi fumetti si sono guadagnati nei decenni passati...

Basti pensare alle ristampe prodotte da altri editori su licenza, alle collane di allegati per i quotidiani, alla possibilità di essere distribuiti nelle librerie di varia, a eventuali campagne pubblicitarie che cercano testimonial, alla collaborazione con enti più o meno prestigiosi, al licensing per gadget e capi di abbigliamento, alle partnership con le piattaforme televisive e via dicendo...

E magari alla possibilità di dare maggiori opportunità di carriera ad autori e collaboratori vari, che di certo non avrebbero vita facile se si diffondesse ufficialmente la voce che hanno contribuito al declino (o perlomeno alle basse vendite) di questa o quella serie. E di sicuro non verrebbero chiamati in cattedra per insegnare a dozzine di giovani più o meno speranzosi come si fa ad avere uno scintillante futuro lavorativo nel gratificante mondo del fumetto...

Ovviamente non sto dicendo che frequentare un corso o una scuola di fumetto, ad un costo più o meno alto, sia del tutto inutile e/o che abbia il principale obbiettivo di approfittarsi della buona fede di chi lo frequenta, ma credo che se certi dati fossero resi pubblici probabilmente il tutto verrebbe considerato in un'ottica diversa... E sicuramente un certo tipo di approccio, che non tiene in considerazione la realtà dei fatti, non finirebbe per farsi largo anche al di fuori delle scuole di fumetto propriamente dette. E dico questo perchè, solo nello scorso mese, sono state annunciate diverse iniziative che si presentano da sole. Per esempio a Torino la scuola Holden, che è un istituto privato che dal 1994 insegna narrazione e comunicazione, ha deciso di collaborare con la casa editrice Bonelli per un corso finalizzato ad insegnare come si scrive una storia di... Martin Mystère...

Il corso, che si sviluppa in tre fine settimana, costa 1300 euro a testa e viene tenuto da Andrea Cavaletto con la partecipazione speciale di Alfredo Castelli. Ci sarà anche un altro corso, dedicato al fumetto ad ambientazione storica, tenuto da Tito Faraci (trovate tutte le informazioni CLICCANDO QUI). Ora: lungi da me l'idea di pensare male o di criticare chi organizza questi corsi, ma alla Scuola Holden lo sanno che  Martin Mystère è uno dei fumetti Bonelli che vende di meno (nonostante sia diventato bimestrale da anni) e che probabilmente non verrà portato più avanti una volta esaurite le storie già preparate? E lo sanno che Tito Faraci in fatto di fumetti storici (escludendo cose come Tex e Magico Vento) ha scritto giusto la graphic novel L'Ultima Battaglia (di cui nessuno parla più da anni)? E che l'unico personaggio "storico" (nel senso che era ambientato negli anni Cinquanta) che ha ideato per la Bonelli, Brad Barron, non è andato oltre a una miniserie di diciotto numeri e a qualche Speciale?

Comunque, per la cronaca, la Scuola Holden l'anno scorso aveva promosso un training camp simile, dedicato ai fumetti horror, e per vedere i risultati potete CLICCARE QUI. Ovviamente ognuno è libero di spendere i suoi soldi come meglio crede, però davvero non posso fare a meno di chiedermi come andrebbero le cose se le reale situazione del fumetto in Italia fosse di pubblico dominio. E non mi riferisco solo ai fumetti realizzati in Italia.

Da qualche anno parole come anime e manga - per fortuna - sono entrate nel linguaggio comune... E nel frattempo c'è stato un discreto boom di iscrizioni ai corsi lingua giapponese, anche a livello universitario, da parte di ragazzi cresciuti col mito del fumetto giapponese che in qualche modo sperano di fare della loro passione per i manga un lavoro. Così, molto meritoriamente, presso il dipartimento di Lingue e Letterature Straniere dell'Università di Torino sta partendo un corso di “Linguaggio e traduzione dal manga”... Che probabilmente non considera il fatto che il mercato dei manga tradotti in italiano è già saturo di traduttori (spesso abbondantemente sottopagati, e ai quali viene chiesto anche di adattare i testi), anche perchè salvo rarissimi casi una collana di manga, in Italia, vende tanto quando arriva a quattromila copie... 

Mentre ormai la stragrande maggioranza degli anime fruibili nel nostro paese arrivano sottotitolati da gruppi di traduttori amatoriali che - ovviamente - non possono remunerare nessuno... Ad ogni modo penso che sia molto interessante notare che le Scuole di Fumetto propriamente dette, che sono un po' più addentro a certe dinamiche, hanno iniziato da tempo a mettere le mani avanti differenziando l'offerta formativa in maniera abbastanza originale. La Scuola Internazionale di Comics di Roma, ad esempio, ha anche corsi per aspiranti tatuatori e fotografi (QUI potete vedere un elenco dei docenti)...

E la grande novità di quest'anno è un corso dedicato alla critica del fumetto (CLICCATE QUI), che consta di dodici incontri di tre ore l'uno (il prezzo non viene riportato)... Trentasei ore che forniranno "le nozioni e gli strumenti necessari per occuparsi di fumetti con cognizione di causa e piena consapevolezza storico-critica, consentendo uno svolgimento ottimale di attività come quelle di giornalista, di ufficio stampa, di curatore di eventi."

Senza nulla togliere a chi tiene questo corso, qualche dubbio sul fatto che trentasei ore possano bastare per formare gli esperti di fumetti di domani mi sembra legittimo.

Comunque se ho parlato di tutte queste meravigliose e utilissime (???) iniziative nel post di oggi era giusto per mettere in evidenza il fatto che in Italia il sistema-fumetto è qualcosa che ormai tende ad autoalimentarsi e a riprodursi per partenogenesi in maniera sempre uguale a se stessa. E ultimamente questo sistema-fumetto tende anche ad insediarsi in contesti nuovi e periferici come le scuole di fumetto e i corsi universitari, usando come cavallo di Troia la recente popolarità presso il grande pubblico dei prodotti derivati da manga e comics. Con buona pace di chi si chiede perchè la situazione continua a peggiorare e perchè i fumetti in Italia sono un passatempo sempre meno popolare e coinvolgente, e con sempre meno sbocchi per chi vorrebbe farne la propria principale fonte di reddito.

Quello che voglio dire è che, ad esempio, in giro non si tengono corsi finalizzati ad esplorare il mondo delle autoproduzioni tramite crowdfunding, o magari finalizzati ad analizzare le tendenze di quei fumetti che tramite internet hanno avuto grandi riscontri presso un pubblico globale... E men che meno si trovano in giro corsi finalizzati alla realizzazione di fumetti dedicati a nuove nicchie di pubblico emergente. Fumetti per ragazze? Fumetti gay friendly? Fumetti per millenials? Fumetti studiati per essere letti sui supporti digitali? Un bel seminario sulla gestione di Patreon o sull'apertura dei fumetti stranieri nei confronti delle minoranze?

Niente di tutto ciò.

Anche perchè i nomi più blasonati del fumetto italiano di oggi, anche solo per una questione anagrafica, NON hanno questo genere di competenze (perchè hanno potuto inserirsi solo in un sistema che non le favoriva), e in buona parte dei casi vanno avanti sfruttando al meglio dei meccanismi ormai logori, giostrandoli a proprio vantaggio, anche se in effetti non sono più sufficienti per mantere il fumetto italiano in buona salute.

Tant'è che corsi finalizzati a rilanciare il fumetto di domani non se ne trovano, però un bel corso da 1300 euro per imparare a sceneggiare Martin Mystère lo si può sempre recuperare...

Anche perchè la sensazione generale è che il primo obbiettivo dell'industria del fumetto italiano, oggi, non sia più tanto vendere fumetti, quanto "sapersi vendere", anche promuovendo i suoi esponenti e i suoi brand, a discapito dei loro reali contenuti e dell'effettivo successo di pubblico.

E questo, forse, può aiutare a comprendere meglio perchè certi dati di vendita sono diventati un segreto di Stato (anche se ogni tanto qualche talpa nel mondo della distribuzione e delle redazioni salta fuori, e ogni volta è un bagno di sangue).

Facendo un giretto su internet, comunque, può essere interessante notare che nel mondo si moltiplicano i corsi e i diplomi universitari legati al mondo del fumetto. E la sensazione è che tengano in debita considerazione la situazione per quello che è. Se ad esempio andate sul sito della Staffordshire University, oltre alle pagine che descrivono la sua politica di inclusione e di lotta all'omofobia (con tanto di mese dedicato, e se non ci credete CLICCATE QUI), trovate anche la presentazione del suo corso triennale su "Cartoon and Comic Arts" (CLICCATE QUI), che equivale a 112 crediti. C'è da dire che un intero modulo del primo anno è dedicato al "fumetto nel XXI secolo", giusto per rendere l'idea. Tra l'altro l'Università organizza da anni una propria convention fumettistica - la Stoke Con Trent - e porta gli studenti in visita alle principali convention del mondo, da New York al Giappone... E, giusto per mettere le cose in chiaro, Lucca Comics & Games non è citata da nessuna parte. Il costo di un anno accademico full time (da settembre a giugno) è di circa 10.000 euro (1000 euro al mese circa, contro i 1300 euro necessari per i tre weekend finalizzati a scrivere un soggetto per Martin Mystère).

Ognuno tragga le conclusioni del caso.

Ad ogni modo l'ultima edizione della Stoke Con Trent si è tenuta un paio di settimane fa, e sul sito ufficiale si inizia già a parlare dell'ottava edizione (CLICCATE QUI). Quel che si dice formare gli studenti attraverso esperienze pratiche nel loro ambito formativo, insomma...

Certo è che in Italia la situazione è un tantinello diversa sotto vari punti di vista. E qui si inserisce la  la volontà di alimentare un sistema autoreferenziale e fondamentalmente scollegato dalla realtà di oggi. Di conseguenza non diffondere i dati di vendita ufficiali in maniera costante è un ottimo modo per mantenere viva l'illusione (o perlomeno il dubbio) che le cose non vadano così male, con tutti i benefici collaterali che se ne possono trarre.

Anche perchè diffonderli inevitabilmente innescherebbe un meccanismo che porterebbe a rompere determinati equilibri, a cercare nuove competenze e a mandare in pensione più di una generazione di professionisti, curatori e quant'altro. E forse porterebbe persino a proporre dei fumetti davvero moderni e al passo coi tempi, che potrebbero rilanciare il settore e farlo tornare popolare sul serio...

Tutte cose che però metterebbero a rischio chi amministra e rappresenta il sistema fumetto al momento attuale, e che guardacaso sarebbe anche in grado di fornire i famosi dati di vendita di cui sopra.

Quindi, forse, niente accade per caso.

Alla prossima.

sabato 11 novembre 2017

Intanto a Parigi...

Ciao a tutti, come va?

Siccome questo è un blog italiano che non mette necessariamente al centro dell'attenzione quello che succede in Italia, oggi volevo ricordarvi che sabato scorso - mentre Lucca Comics & Games 2017 entrava nel vivo - a Parigi si teneva la quarta edizione del Salon BD e Images LGBT Paris, come a suo tempo avevo annunciato.

Salone in senso letterale, visto che si svolgeva presso il salone del quarto Municipio della città, con una trentina di espositori, qualche mostra e l'ingresso gratuito. L'ospite d'onore di questa edizione è stato Gengoroh Tagame, che ha appena visto pubblicare anche in francese la sua serie "Il Marito di mio Fratello", raccolta in un simpatico cofanetto...

E a quanto pare questo manga non ha fatto altro che consolidare il suo pubblico anche in Francia, perlomeno a giudicare dalla fila che si è formata per chiedergli un autografo e magari un disegnino con dedica (foto sotto).

Tra l'altro, piccola nota a margine, in occasione dell'uscita di questo manga "per tutti" e della sua nuova visita dalle parti di Parigi il buon Gengoroh Tagame è stato intervistato da diversi media gay, come l'intramontabile TÊTU (CLICCATE QUI) e PINK TV (CLICCATE QUI) e la sua presenza è stata segnalata anche dai siti che si occupano di manga e fumetti (CLICCATE QUI). E ci tenevo a sottolinearlo perchè quando fece la sua prima mostra in Italia qualche anno fa, a Bologna (CLICCATE QUI), ci fu un discreto disinteresse sia da parte dei media gay che da parte dei media specializzati in manga e fumetti... Ad ogni modo Gengoroh Tagame ha portato una mostra a Parigi anche questa volta, e per la precisione alla Galleria Art Men (64 rue Notre-Dame de Nazareth), dove resterà aperta fino al 15 novembre (si visita su appuntamento e se volete maggiori informazioni potete chiamare il numero +33 6 68 20 19 69). Ovviamente è vietata ai minori :-)




Comunque, visto che siamo in tema, volevo segnalarvi che in Giappone è appena uscito un libro che raccoglie saggi, articoli e riflessioni di Gengoroh Tagame, con una buona dose di elementi autobiografici. A quanto pare si tratta di una lunga analisi della cultura omosessuale giapponese di oggi, e della sua evoluzione dal suo punto di vista. Il titolo, abbastanza impegnativo, si potrebbe tradurre, se ho capito bene, come "Per un futuro della Cultura Gay"... E male non sarebbe se per miracolo qualcuno decidesse di tradurlo anche in italiano...

Comunque, senza divagare troppo, l'evento di Parigi non era dedicato tutto a Gengoroh Tagame. Ad esempio c'era una mostra dedicata alle vignette satiriche dell'antologia "Les homophobes sont-ils des enculés?", che mette alla berlina l'omofobia e chi se ne fa portavoce in maniera più o meno consapevole...






E in ogni caso è stata una buona occasione per mettere insieme le varie realtà che in Francia, e soprattutto a Parigi, lavorano per promuovere e valorizzare il fumetto LGBT e - soprattutto - le autoproduzioni ad esso connesse...






E considerando che il tutto è stato messo in piedi dalla casa editrice che ha portato "Il Marito di mio Fratello" in Francia, da una libreria gay e da un'associazione che pubblica una fanzine, forse sarebbe il caso di chiedersi perchè  dalle nostre parti non si è ancora visto niente di simile...

Alla prossima.