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giovedì 31 maggio 2018

SOVRAPPOSIZIONI INCLUSIVE...

Ciao a tutti, come va?

Probabilmente tutti, chi più chi meno, sapete che cos'è la cultura leather.  Però, siccome non voglio correre rischi, ve lo riassumo brevemente (^__^).  Con la fine della Seconda Guerra Mondiale negli USA iniziarono ad andare di moda giacche e indumenti in cuoio dal taglio militare: un po' perchè era un ottimo modo per riciclare i fondi di magazzino dell'esercito e un po' perchè molti reduci avevano iniziato ad apprezzare questo genere di abbigliamento. Nel frattempo tanti dei reduci di cui sopra iniziarono a cercare un'identità diversa, nuove passioni e un nuovo senso della vita, non necessariamente in linea con le aspettative della bigottissima società di quel periodo. Ad esempio una vita a cavallo di una moto di grossa cilindrata. Così iniziarono a diffondersi i biker, che resero ancora più iconico l'abbigliamento in cuoio, grazie anche ad una serie di film come quelli interpretati da Marlon Brando.

A quel punto fu quasi inevitabile che l'abbigliamento leather diventasse un nuovo simbolo di virilità e fascino maschile, ma anche un vero e proprio feticcio sessuale. La cosa divenne particolarmente evidente nella comunità gay, alla ricerca di una nuova dimensione meno legata agli stereotipi di "femminilità mancata" che l'avevano sempre accompagnata. A quel punto iniziò a farsi notare l'illustratore Tom of Finland, che con i suoi disegni mise nero su bianco le nuove aspirazioni estetiche e sessuali del mondo gay, e di fatto divenne il vate di questa nuova tendenza... Che si sarebbe affermata sempre di più nei decenni successivi, contribuendo - e non poco - a svecchiare l'immagine dell'omosessualità e le aspirazioni della comunità gay.

Col tempo il leather divenne una vero e proprio ramo a parte della cultura gay, con i suoi riferimenti letterari, estetici, pornografici, artistici e via discorrendo.  E ovviamente con i suoi eventi, i suoi festival, le sue rassegne, ecc. Soprattutto negli USA e nell'Europa del Nord. Adesso, in realtà, il leather in quanto tale non va più di moda come un tempo (soprattutto se non è associato ad altri feticismi, come il BDSM), e questo è evidente soprattutto fra i giovani gay (che, come è ovvio che sia, hanno altri riferimenti culturali e altri modelli estetici), ma alimenta ancora un giro di appassionati molto numeroso. Uno degli eventi storici che, ad esempio, ha appena festeggiato la sua quarantesima edizione, è stato il concorso di Mr. International Leather, che come da tradizione si è tenuto a Chicago. Il vincitore di quest'anno, James Lee, lo vedete nelle foto sotto (il secondo da sinistra).

Ovviamente non è del vincitore di Mr. International Leather 2018 che voglio parlarvi oggi. Dovete sapere che questo concorso, a differenza di buona parte dei concorsi "di bellezza" che ci sono in giro è un vero e proprio evento culturale, con un ricco programma di conferenze, dibattiti, appuntamenti, stand commerciali, sfilate, proiezioni e via dicendo. E quest'anno il tutto è durato dal 24 al 28 maggio. Fra le varie iniziative e le varie proposte dedicate alle molteplici sottocategorie del mondo leather penso che sia interessante segnalarvi che, nel programma, è stato inserito per il secondo anno consecutivo il POW!, e cioè il ritrovo ufficiale per i feticisti dei supereroi e dell'immaginario pop... Che ovviamente si sono dati appuntamento indossando un abbigliamento appropriato... E adeguatamente reinterpretato...

Quindi, per farla breve, è da un paio d'anni che una delle manifestazioni più importanti per la comunità gay leather (CLICCATE QUI per avere maggiori informazioni e leggere tutto il programma) ha, in un certo senso, riconosciuto ufficialmente la comunità dei feticisti dei supereroi, che a giudicare da alcuni costumi (e da alcune interpetazioni) sono in buona parte dei reali appassionati di fumetto e immaginario pop...

Qui sotto vi faccio vedere qualche esempio, così se siete degli appassionati anche voi potete fare caso ad alcuni dettagli che non verrebbero mai scelti da dei semplici esibizionisti...










Quindi diciamo che negli USA, se sa una parte c'è il mondo degli eventi che ruota attorno all'immaginario pop che - da tempo - ha inserito ufficialmente certi temi nei propri programmi, è anche vero che nel mondo degli eventi "storici" della comunità gay americana si inizia a riconoscere ufficialmente gli appassionati di immaginario pop. E direi che questo è un segnale estremamente interessante, che probabilmente rappresenta solo l'inizio di un percorso che nel prossimo futuro potrebbe riservare ancora molte sorprese.

Anche perchè, adesso, quella parte di comunità LGBT appassionata di immaginario POP può fare da ponte per mettere in comunicazione due mondi che fino a pochi decenni fa sembravano destinati a non trovare mai un terreno comune. E il tutto va inquadrato, probabilmente, in un fenomeno di integrazione che sta avvenendo su una scala molto più ampia.

Da notare che in Italia, disgraziatamente, se le maggiori manifestazioni fumettistiche stentano anche solo ad usare la parola "gay" (figuriamoci poi ad organizzarsi per mettere al centro un certo tipo di tematica e un certo tipo di pubblico), è anche vero il mondo gay del nostro paese sembra ancora voler viaggiare su binari paralleli a quelli degli appassionati di immaginario pop, senza riuscire a creare un reale collegamento con loro...

Quando e se le cose cambieranno non so ancora dirvelo, ma sperare non costa nulla.

Alla prossima.

lunedì 28 maggio 2018

ILLUSTRATORI DIVERSI...

Ciao a tutti, come va?

Lo spunto di riflessione di oggi è più che altro una constatazione. Il 18 maggio è morto a Cremona l'illustratore Tony Wolf, alias Antonio Lupatelli. Aveva 88 anni ed era professionalmente attivo fin dagli anni Cinquanta, lavorando soprattutto per libri illustrati e riviste per l'infanzia. La sua creazione più popolare, probabilmente, è stata il pinguino Pingu (poi animato con la plastilina in una lunga serie prodotta in Svizzera), ma per motivi generazionali io lo ricordo principalmente per l'interminabile serie de Le Storie del Bosco...

Anche se i media nazionali lo hanno abbondantemente snobbato in vita, la notizia della sua morte ha avuto una grande eco, anche e soprattutto nella stampa che di solito l'illustrazione per ragazzi non sa nemmeno dove stia di casa. E d'altra parte i suoi lavori, lentamente e inesorabilmente, sono entrati a far parte del patrimonio immaginifico di diverse generazioni di italiani, quindi un tributo era perlomeno doveroso. E d'altra parte parlare di un illustratore specializzato in animaletti, gnometti e creaturine magiche, che oltretutto ha colonizzato le librerie di varia per decenni, va sempre bene.

Cambiamo genere e cambiamo continente.

A Los Angeles il 26 maggio è morto l'illustratore erotico Michael Kirwan, aveva 65 anni e col tempo era diventato un artista molto iconico nell'ambito dell'illustrazione omoerotica internazionale, ma in particolare negli USA. Dai primi anni Ottanta alla crisi dell'editoria cartacea dello scorso decennio i suoi lavori sono stati pubblicati su oltre 600 pubblicazioni, e negli anni Novanta ci sono stati dei periodi in cui poteva essere pubblicato anche su sei magazine contemporaneamente ogni mese...

Probabilmente il fascino dei suoi lavori, al di là della sua abilità con gli acquarelli, era tutto nella sua capacità di utilizzare uno stile grottesco e caricaturale, a tratti persino sgradevole, e nel fatto che prendeva spunto anche e soprattutto dalla gente comune e da ambientazioni molto rustiche e terra terra, diciamo. Anche perchè, a quanto si dice, spesso e volentieri traeva spunto dalle sue esperienze personali.





Ad ogni modo ha anche illustrato tantissimi racconti erotici, che tra l'altro scriveva lui...

E ha all'attivo, ovviamente, anche dei fumetti...
Ultimamente realizzava soprattutto commissioni o vendeva i suoi lavori tramite il suo sito. E a quanto pare era ancora molto apprezzato: l'illustrazione che vedete sotto, ad esempio, misura circa 26cm per 36 cm, e costa 825 dollari. Presumo che adesso il suo valore salirà.
Per farvi un'idea più precisa della sua arte potete andare sul suo sito (che, per il momento, trovate ancora CLICCANDO QUI). Purtroppo, nonostante sia stato un autore molto prolifico, gli è stata dedicata solo una monografia, intitolata Just So Horny, nel 2011... 

La Tom of Finland Foundation gli dedicherà una celebrazione funebre il prossimo 30 giugno, nella sua sede di Los Angeles. 

In Italia questo autore, a quanto mi risulta, era stato pubbblicato di straforo - e abusivamente - giusto dalle riviste pornografiche gay che tennero banco dagli anni Ottanta ai primi anni del 2000 appropriandosi indebitamente del materiale pubblicato sui magazine stranieri. Quindi diciamo pure che, anche se i suoi lavori comparivano con relativa frequenza, dalle nostre parti nessuno sapeva che l'autore di quei disegni si chiamava Michael Kirwan e/o eventualmente come contattarlo per chiedergli una commissione... Anzi: diciamo che in quel periodo era già tanto se si sapeva chi era Tom of Finland.

Ovviamente adesso vi chiederete perchè ho accostato la morte di Tony Wolf a quella di Micheal Kirwan, visto che hanno avuto due carriere completamente diverse. In realtà penso che il fatto che siano venuti a mancare a breve distanza l'uno dall'altro possa mettere a fuoco meglio una situazione che diamo per scontata, ma che meriterebbe di essere analizzata meglio.

Nel senso che Tony Wolf, nel suo genere, ha avuto i suoi spazi e ha avuto modo di diventare un artista di culto, e ovviamente la sua morte in Italia ha avuto una certa eco. Invece, da noi, il genere in cui si era specializzato Michael Kirwan non ha mai avuto un vero spazio, nemmeno negli anni un cui questo autore stava colonizzando  le riviste statunitensi con i suoi lavori. Anni in cui, per inciso, anche nelle edicole italiane le pubblicazioni che puntavano sull'erotismo illustrato stavano godendo di una seconda giovinezza. Anni in cui a nessuno, in Italia, venne mai in mente di puntare sull'omoerotismo... 



Il che, ovviamente, aveva senso nella misura in cui si parlava di imprenditori ed editori che avevano una visione eterocentrica dell'argomento, ma la particolarità della situazione italiana è sempre stata quella di avere un'imprenditoria gay, se così vogliamo chiamarla, che non ha mai avuto mezze misure: o puntava sull'arte e la cultura "alta", e magari sull'impegno politico, oppure cercava di sfruttare al meglio gli impulsi sessuali di una nicchia di mercato che era costretta ad accontentarsi di quello che passava il convento... Senza però investire davvero sui contenuti.

Tant'è che, se escludiamo Graziano Origa (che aveva fatto persino delle mostre in qualche circolo gay) - che però partiva avvantaggiato perchè era curatore della rivista pornografica Gay Italia - non mi pare che le riviste pornografiche italiane abbiano mai lanciato, o anche solo dato spazi, a qualche illustratore omoerotico italiano di belle speranze. Anche perchè, ovviamente, era molto più semplice, ed economico, riciclare a scrocco materiale straniero.

Fra parentesi: se Graziano Origa è nato nel 1952 vuol dire che più o meno è coetaneo di Michael Kirwan, però penso che sia interessante notare che di lui, e dei suoi disegni, ormai in Italia non si parla più da almeno un paio di decenni... E credo che a nessuno sia più venuto in mente di riproporli in qualche forma, o di ristampare la leggendaria serie a fumetti che aveva ideato negli anni Settanta, intitolata Pike & Pike, che era incentrata su di una coppia di poliziotti gay a New York... Proprio quel che si dice preservare il patrimonio culturale di una minoranza, giusto? Ma d'altra parte a parole sono bravi tutti, ma poi sono i fatti che contano...

Comunque il succo di tutto questo discorso è che se Michael Kirwan, negli USA, ha potuto proseguire la sua carriera di illustratore omoerotico per riviste per una trentina d'anni almeno, e giustamente a breve verrà celebrato dalla Tom of Finland Foundation, in Italia bisogna prendere atto che - da quel punto di vista - tante carriere non hanno mai avuto la possibilità di partire. Inutile negare che abbiamo perso il treno, e che le conseguenze - in parte - sono ben visibili anche oggi.

Ad esempio quando le notizie che riguardano il fumetto e l'illustrazione gay, e soprattutto i loro autori (in particolare se si tratta di materiale omoerotico), non riescono a trovare spazio da nessuna parte. Sono troppo "gay" per essere affrontate da chi si occupa di questi argomenti in generale e sono ritenute poco pertinenti da un mondo gay che non è mai stato abituato a considerare il fumetto o l'illustrazione come un mezzo di espressione capace di rappresentarlo... O attorno al quale, molto banalmente, è possibile costituire un'associazione, un'iniziativa o un gruppo di pressione.

E la cosa più ironica è che in Italia sicuramente ci sono stati tantissimi gay che si sono sentiti toccati dalla morte di Tony Wolf, ma che non hanno la minima idea di chi sia stato Michael Kirwan o di come ha provato ha raccontare l'omoerotismo della gente comune, cercando di valorizzare i suoi difetti e le sue imperfezioni.

Sinceramente non so se, arrivati a questo punto, sarà possibile recuperare decenni di lacune... Anche perchè internet è una risorsa potentissima, ma estremamente dispersiva. 

Chissà.

Sicuramente sarà interessante verificare se il clima che sta cambiando, proprio grazie ad internet, favorirà qualche forma di aggregazione supplementare attorno a certi mezzi di espressione (fumetto, illustrazione, ecc) anche in Italia. Finora non mi è parso di cogliere dei grandi slanci, per la verità, ma non bisogna mai dare niente per scontato...

Alla prossima.

giovedì 24 maggio 2018

PANORAMICA...

Ciao a tutti, come va?

Se siete appassionati di fumetti, e/o di prodotti derivati, probabilmente saprete già che il secondo film che la FOX ha dedicato a Deadpool è stato anche il superhero movie più gay friendly di sempre, con vari ammiccamenti gay friendly, con diversi personaggi gay e persino con la prima supercoppia gay dichiarata mai comparsa in un film di questo tipo. Mi riferisco, ovviamente, a quella composta da Testata Mutante Negasonica/Ellie Phimister (interpretata da Brianna Caitlin Hildebrand) e da Yukio (interpretata da Shiori Kutsuna), che dalla comunità LGBT americana è già stata definita una pietra miliare nella storia del cinema.

Piccola curiosità: Brianna Caitlin Hildebrand è lesbica dichiarata, e sul contratto che ha firmato ha preteso che fosse ben chiaro che avrebbe interpretato un personaggio lesbico solo a patto che la sua condizione non fosse rappresentata come un problema o qualcosa di eclatante.

Ovviamente questo approccio così gay friendly della pellicola ne determinerà il boicottaggio da parte di una quota abbastanza rilevante del mercato internazionale, ma - come ha precisato Ryan Reynolds (alias Deadpool) in un'intervista - quella fetta di mercato avrebbe boicottato Deadpool 2 anche per il suo taglio adulto e per il linguaggio più esplcito, e quindi era tutto calcolato.

Diciamo che Deadpool è, forse, il primo esempio di saga supereroistica pensata in primo luogo per il pubblico occidentale, e non per fare soldi a palate nei mercati emergenti. La speranza è che possa essere di esempio per il futuro, e che l'acquisto della FOX da parte della Disney non interrompa questa sperimentazione.

Anche perchè, in questo senso, i MARVEL STUDIOS (sempre della Disney) non stanno facendo esattamente una bella figura.

Di recente l'associazione GLAAD ha passato al setaccio tutte le produzioni cinematografiche del 2017 per valutarle tramite il Vito Russo Test. Vito Russo (1946-1990) è stato un attivista gay e critico cinematografico americano, fra i fondatori della GLAAD, che aveva elaborato alcuni parametri per valutare le pellicole cinematografiche dal punto di vista LGBT.

Per passare il suddetto test le pellicole dovevano rispondere positivamente a tre domande:

1) Il film contiene personaggi che possono essere chiaramente identificabili come appartenenti alla comunità LGBT?
2) Di questi personaggi vengono presentate altre caratteristiche a parte il loro orientamento sessuale e/o gli stereotipi ad esso associati?
3) Questi personaggi sono stati inseriti per avere una parte attiva nella trama, oppure la loro assenza sarebbe stata del tutto irrilevante ai fini dello sviluppo della storia?

Ebbene, fra tutti i film Disney prodotti l'anno scorso il suddetto test è stato superato solo da La Bella e la Bestia e da nessuno dei film dei MARVEL STUDIOS (cliccate QUI per i dettagli).

In particolare nel caso di Thor: Ragnarok erano presenti due personaggi che nei fumetti sono dichiaratemente omosessuali (la Valchiria e Korg), ma dei quali il film non ha inquadrato l'orientamento sessuale. L'attrice che ha interpretato la Valchiria, Tessa Thompson, ha comunque sottolineato che lei ha rappresentato il personaggio in chiave queer, e che nel flashback in cui si mostrava la morte delle altre Valchirie per mano di Hela lei ha assistito alla morte della sua compagna...

Certo si tratta di una dichiarazione interessante, ma resta il fatto che nel suddetto flashback era prevista una scena in cui la Valchiria si risvegliava da un letto condiviso con un'altra donna, e quella scena è stata tagliata "per non distrarre il pubblico" (?). Quindi diciamo che la sensazione è che i MARVEL STUDIOS stiano molto attenti ai dettagli, per cercare di raggiungere il più ampio pubblico possibile... E che, se pure inseriscono dei sottointesi LGBT, preferiscono sempre che emergano tramite eventuali dichiarazioni degli attori o dei registi, e non in maniera esplicita dal film in cui - teoricamente - sono stati inseriti...

É successo qualcosa di simile anche a proposito del prequel di STAR WARS dedicato ad Han Solo che è nelle sale in questo periodo. Lo sceneggiatore Jonathan Kasdan, in un'intervista (CLICCATE QUI) ha confermato che il personaggio interpretato da Donald Glover, e cioè Lando Calrissian, è pansessuale, e che in quanto sceneggiatore gli piacerebbe che nella saga ci fossero più personaggi esplicitamente LGBT... Un pan sessuale è qualcuno che prova attrazione per gli individui (presumibilmente umanoidi) a prescindere dal loro sesso biologico, dal loro genere e dal loro orientamento. Anche questa, quindi, è una dichiarazione molto interessante, ma anche in questo caso resta una dichiarazione che non ha modo di esplicitarsi - in concreto - nel film prodotto dalla Disney...

Fortunatamente la quota LGBT nelle produzioni legate all'immaginario pop viene regolarmente rimpinguata dalle produzioni televisive, e in particolare da quelle legate al produttore Greg Berlanti, il cui "Arrowerse" continua a espandersi e ad avere una buona risposta di pubblico. E così, proprio questa estate, verranno effettuate le riprese delle puntate dell'ormai classico crossover che si vedrà a dicembre... E che questa volta presenteranno la prima versione live di Batwoman, ben nota per essere la prima supereroina lesbica dichiarata ad essere titolare di una testata DC Comics.

Questo, ovviamente, implicherà l'introduzione di una versione di Gotham City anche nell'Arrowerse... E, considerando che la serie prequel Gotham del canale FOX avrà la sua quinta e ultima stagione proprio l'anno prossimo, il sospetto è che Greg Berlanti possa in qualche modo inserirla nel suo universo televisivo, così come ha fatto con Constantine... Il che non sarebbe male, in effetti.

Morale ella favola: direi che nononostante tutto la situazione sembra ancora in evoluzione, perlomeno dal punto di vista delle produzioni cinematografiche e televisive. Sul fronte dei fumetti, invece, la situazione inizia ad essere un po' più ambigua, ma magari ne parlerò un'altra volta.

Alla prossima.

martedì 22 maggio 2018

SCRIVIAMOCI SOPRA...

Ciao a tutti come va?

Passata la Giornata Internazionale contro l'Omofobia, come da tradizione, condivido e commento il sondaggio per il Premio GLAD di quest'anno... Che purtroppo è partito un po' in ritardo rispetto agli altri anni, e quindi non ha avuto un grande riscontro in termini di partecipazione... Anche se penso che sia interessante il fatto che il vincitore di quest'anno, e cioè Dragonero della Bonelli, ha vinto con una maggioranza schiacciante... Quasi la metà dei voti, praticamente.

Ovviamente 56 partecipanti non danno alcun peso statistico a questo sondaggio, ma nel suo piccolo penso che queste percentuali possano comunque offrire qualche spunto di riflessione. Nella misura in cui evidenziano che la maggior parte della delusione da parte di chi ha votato è arrivata da una serie da cui, evidentemente, si aspettavano qualcosa di più anche in termini di contenuti LGBT. E, considerando che Dragonero è arrivato in testa a questo particolare sondaggio per il secondo anno di fila, verrebbe da pensare che la delusione sia costante. Forse la speranza che un contesto fantasy possa offrire maggiori possibilità in questo senso non si è ancora spenta del tutto, e vederla costantemente tradita crea un certo malcontento di fondo?

Chissà...

Per come la vedo io le cose non sono destinate a cambiare tanto in fretta, soprattutto considerando che i cambiamenti sociali e culturali, anche a livello di immaginario pop e fantasy, che ci sono stati negli ultimi anni non sembrano avere influito sull'approccio - ancora troppo "bonelliano", per la verità - con cui questa serie si interfaccia a certi temi. Forse perchè con gli anni è riuscita a fidealizzare un'ampia fetta di lettori non più giovanissimi? Forse per il fatto che anche la serie per giovanissimi DRAGONERO ADVENTURES ha finito per fare presa più sui lettori adulti della serie regolare che sul target a cui mirava? Magari essere troppo aperti e assertivi su certi temi (nonostante la sorella del protagonista sia dichiaratamente lesbica) comprometterebbe la reputazione della casa editrice?

Mistero.

Di certo c'è che il co-creatore - e sceneggiatore regolare - Stefano Vietti (foto sotto), giusto il 18 maggio è stato invitato a parlare in un laboratorio di scrittura tenuto dall'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (CLICCATE QUI), e non certo ad una conferenza organizzata in occasione della Giornata Internazionale contro l'Omofobia (che era il giorno prima). Se questo può essere indicativo di qualcosa, oppure no, lo lascio decidere a voi.

Ad ogni modo penso che sia interessante verificare come, a fronte del fatto che è ben consapevole del fatto che continua a perdere lettori (e a deluderne altri, anche e non solo per il discorso LGBT), la casa editrice di Dragonero sta proseguendo nella sua politica di tentare nuove strade e nuovi formati, soprattutto per rilanciarsi fra il pubblico dei giovani e dei giovanissimi...

Cosa che però, a maggior ragione, dovrebbe tenere in considerazione il fatto che i giovani e i giovanissimi di oggi hanno sicuramente maggior dimestichezza con le tematiche LGBT rispetto ai loro predecessori di anche solo di una decina di anni fa... Anche se qualcosa mi dice che a questo dettaglio, assieme a molti altri, difficilmente verrà dato il giusto peso, visto che parliamo di un editore che tende a mantenere la sua storica impostazione anche quando prova a sperimentare cose nuove...

Anzi, se non sapessi che è impossibile, sarei quasi tentato di pensare che tutta questa voglia di sperimentare proposte alternative, per giovani e giovanissimi, sia più un'operazione di marketing un po' raffazzonata che non un reale tentativo di venire incontro ai gusti effettivi dei millenials  e dei centennials, che tra l'altro sono due categorie di lettori potenziali che hanno delle esigenze molto specifiche, e che non possono (e non devono) essere considerati come erano considerati i loro corrispettivi degli anni Ottanta e Novanta...

A meno che non si vogliano avere delle brutte sorprese, ovviamente. Cosa che peraltro a questa casa editrice, e a diverse altre che hanno peccato un po' di presunzione, di recente è capitata parecchie volte... Ma tant'è.

L'ultima frontiera della sperimentazione-salvagente, comunque, pare che sia rappresentata dai romanzi per giovani adulti. Un settore che in libreria tira molto da diverso tempo, e che alla Bonelli hanno pensato bene di sfruttare per farsi conoscere, e fare conoscere i propri personaggi, presso un pubblico nuovo e diverso dal solito. Il che non sarebbe neanche una cattiva idea, se non fosse per il fatto che anche questa volta la sensazione è che si stia muovendo a casaccio, e giusto per provare a salvare il salvabile prima che sia troppo tardi.

Vediamo un po' di fare qualche esempio concreto. Nathan Never non sta andando granchè bene, a quanto pare (e nonostante i colpi di scena degli ultimi anni, che a me sono sempre sembrati dei boomerang, per la verità), e anche se non ci sono dati ufficiali basta consultare il programma editoriale dei prossimi mesi.

Quello di questa estate sarà l'ultimo supplemento dedicato all'UNIVERSO ALFA, mentre per il secondo anno consecutivo il Nathan Never Magazine di luglio presenterà solo delle ristampe. E ai lettori che hanno chiesto delucidazioni sulla pagina facebook ufficiale sono state fornite risposte tipo quella che vedete qui sotto.

Anche in questo caso lascio giudicare a voi queste sibilline risposte, con tutti i loro puntini di sospensione... Mi limito a dire che, come avevo previsto, Dampyr non pare avere beneficiato granchè del tanto atteso (?) incontro speciale con Dylan Dog...

Comunque, guardacaso, Nathan Never vende poco e per luglio viene annunciato un bel romanzo per ragazzi con il protagonista in versione quindicenne... Un romanzo che di fatto è un prequel per ragazzi pensato anche per ingolosire i fans storici. Il tutto affidato a Miriam Dubini, che NON è una scrittrice di fantascienza, ma si è laureata con una tesi sulla narrazione delle fiabe (!), ha collaborato con Art Attack Magazine, circhi e teatri, e ha contribuito ad elaborare Mad Sonja per la Disney (e, per chi non se lo ricordasse, quell'esperimento fu uno sfracello totale). In compenso ha scritto un bel romanzo per ragazzi sullo sfondo dell'Ilva di Taranto. Se CLICCATE QUI potete leggere il suo curriculum.

Io non ho niente contro Miriam Dubini, che tra l'altro si è ritrovata a dover scrivere un romanzo su Nathan Never di 256 pagine, oltretutto scritto in prima persona, però ammetto di avere dei seri dubbi sulla possibilità che questa operazione - gestita in questo modo - possa fare bene a Nathan Never... O addirittura rilanciarlo fra i più giovani.... Ad ogni modo in questo romanzo si parlerà anche di bullismo, ma - non so perchè - ho la sensazione che sarà tutto molto all'acqua di rose, e che molto difficilmente verrà tirato fuori il problema dell'omofobia adolescenziale...

Comunque, se non altro, la collocazione cronologica di questo romanzo nel remoto futuro non rappresenta un problema supplementare, cosa che invece - se si cercasse di mantenere una certa coerenza narrativa - potrebbe accadere nel caso degli altri romanzi di questa collana che sono già usciti, o stanno per uscire, e cioè quelli sulle versioni adolescenti di Zagor, Martin Mystère e Gea...

Analizziamo i fatti. Tradizionalmente le avventure di Zagor partono intorno al 1820 e lui va per i trenta, quindi le sue storie adolescenziali dovrebbero essere collocate fra i trapper americani agli inizi del 1800. Un'ambientazione che per i giovani di oggi è perlomeno astrusa, e sicuramente ha poche attrattive. In realtà il problema è che è proprio il personaggio di Zagor a NON essere concepito per i giovani di oggi, e cercare di rilanciarlo presso un pubblico che non è il suo con queste strategie (e senza reinventarlo radicalmente, cosa che però la casa editrice non farebbe mai, perchè in quel caso a rimetterci sarebbe la serie a fumetti) sembra tanto una battaglia persa in partenza (e in parte ho analizzato i motivi di questa situazione QUI e QUI)...

Tra l'altro lo scrittore prescelto è Davide Morosinotto (foto sotto), che ha all'attivo diversi romanzi per ragazzi (per i quali ha ricevuto dei premi), ma che ha scritto anche diversi romanzi di fantascienza e si è laureato con una tesi su Philip K. Dick... Perchè non è stato scelto lui per scrivere il romanzo su Nathan Never?

Anche questo è un mistero...

E, a proposito di misteri, penso che sia particolarmente divertente il caso del romanzo di Martin Mystère. Nel senso che non si colloca nella linea temporale della serie regolare (quella che vorrebbe il protagonista nato negli anni Quaranta, e quindi richiederebbe avventure adolescenziali ambientate negli anni Cinquanta), ma in quella delle (sfortunate) nuove avventure a colori. Quindi se in quella serie il protagonista - nel 2017 - ha trentacinque anni, a rigor di logica il romanzo dovrebbe parlare di un personaggio che era adolescente alla fine degli anni Novanta... Un periodo in cui, e chi lo ha vissuto lo sa bene, i nerd non erano stati ancora sdoganati e un ragazzo con il suo carattere e con il suo modo di porsi come minimo doveva vivere come un topo da biblioteca sociopatico. E, anche ammesso che lo scrittore Pierdomenico Baccalario (che in fatto di romanzi per ragazzi ha una lunga e apprezzata esperienza) riesca a renderlo meno antipatico (e più fascinoso) per le nuove generazioni, questo romanzo non considera un piccolo dettaglio che probabilmente non gli farà granchè bene...

E cioè il fatto che delle avventure di Martin Mystère in versione adolescente esistono già, e sono quelle della serie animata che viene replicata più o meno regolarmente da una dozzina d'anni a questa parte... Con un protagonista che, effettivamente, è stato svecchiato e reinventanto come si deve, e rappresenta ormai l'unico Martin Mystère con cui giovani e giovanissimi hanno avuto modo di famigliarizzare (ne ho parlato di recente anche QUI), e non solo in Italia. E anche ammesso che un giovane fan della serie animata faccia un tentativo e dia una possibilità a questo romanzo, sicuramente non troverebbe il brio e l'umorismo (anche sessualmente ammiccante) che ha sempre associato al personaggio che ha conosciuto in TV, con tutto quel che ne seguirebbe...

E, anche in questo caso, non posso fare a meno di chiedermi se a questo elemento è stato dato il giusto peso.

Ad ogni modo credo che il romanzo che, più di tutti, farà da cartina di tornasole per questa operazione sarà quello dedicato a Gea, anche perchè essendo la protagonista adolescente anche nella serie a fumetti che è partita nel 1999, le sue avventure da tredicenne si dovrebbero collocare grossomodo nello stesso arco temporale di quelle del romanzo di Martin Mystere... In questo caso, però, si tratterebbe di un vero e proprio prequel della serie regolare, in cui si vedrebbe come la protagonista diventa orfana e prende consapevolezza del suo destino. L'idea, di per sè, sarebbe anche buona, tuttavia essendo un romanzo dai toni molto soft, con una protagonista tredicenne e che si rivolge ad un pubblico molto giovane, una domanda sorge spontanea... Come e dove si collocheranno gli elementi sessualmente progressisti che hanno sempre contraddistinto l'approccio dell'autore del fumetto originale, Luca Enoch?

Il romanzo, al momento, non l'ho letto... Tuttavia mi sembra alquanto improbabile che la scrittrice Lucia Vaccarino - anche volendo - abbia potuto inserire argomenti legati al sesso, o sia stata libera di raccontare come la protagonista ha iniziato a frequentare il suo migliore amico gay Sigfrido, o di spiegare come e perchè Sigfrido è entrato a far parte di un club bear (come si vede fin dai primi numeri della serie)... Tantopiù che il suddetto Sigfrido è un personaggio molto disinibito e sessualmente emancipato, e quindi il suddetto romanzo dovrebbe - come minimo - spiegare il rapporto della protagonista con l'omosessualità, e soprattutto spiegare l'omosessualità mettendola sotto una luce positiva, e di conseguenza dovrebbe affrontare una serie di argomenti che nella letteratura italiana per ragazzi sono ancora considerati un discreto tabù.

Tutte cose che, a rigor di logica, un romanzo che precede le avventure ufficiali di Gea dovrebbe raccontare, insomma... Soprattutto in considerazione del fatto che siamo nel 2018 e non più nel 1999.

Peccato che l'impostazione del progetto, evidentemente, sia un'altra.

Ad ogni modo questo cortocircuito potrebbe spiegare perchè del romanzo di Gea non si è occupato direttamente Luca Enoch, che peraltro ha avuto un buon successo con la scrittura del primo romanzo di Dragonero, "il Risveglio del Potente", e che in teoria era la persona più indicata per scrivere un romanzo prequel sul personaggio da lui stesso creato e portato avanti per tanti anni.

Il tutto mentre nel mondo reale i temi LGBT iniziano ad essere sempre più presenti, con sempre maggior frequenza e intensità, anche nell'entertainment che si rivolge ai più giovani... Che probabilmente, di questo passo, fra una decina d'anni al massimo non si stupiranno quando si imbatteranno in certi temi, ma sicuramente rimarranno perplessi se vedranno che i suddetti temi non sono affrontati in nessun modo dal fumetto, dal romanzo o dal serial televisivo con cui avranno a che fare in quel momento...

E a quel punto cosa succederà a chi avrà scelto di rimanere indietro?

Chi vivrà vedrà...

Alla prossima.

giovedì 17 maggio 2018

WALLY RAINBOW 1

Ciao a tutti, come va?

Siccome oggi è la Giornata Internazionale contro l'Omofobia mi sono detto che poteva essere una buona occasione per unire l'utile al dilettevole, e per ricominciare ad usare questo blog per parlare (anche) delle cose che faccio io. Così ho pensato di usare una delle illustrazioni che ho messo all'asta su ebay in questi giorni per lanciare un piccolo messaggio su facebook (che non diventerà mai virale, anche perchè è una citazione un po' di nicchia, ma pazienza)... I protagonisti sono due noti protagonisti di una serie animata del tempo che fu, sui quali si sono sempre fatte parecchie congetture, e cioè il Dr. Benton Quest e Race Bannon, dalla prima serie di Jonny Quest (quella del 1964). Quando la serie venne prodotta le leggi contro la sodomia e una buona dose di omofobia, anche alla luce del fatto che l'omosessualità ovviamente era considerata una patologia, rappresentavano la norma. Adesso che le cose sono cambiate mi sembrava carino usarli come testimonial, anche perchè di fatto ai tempi rappresentavano il prototipo di una famiglia omogenitoriale con due figli e un cane.
Ovviamente non sono così crudele da mantenere la censura che ho dovuto usare su facebook anche qui. Qui sotto vedete l'immagine originale (per ingrandirla vi basta cliccarci sopra, ovviamente) con la fonte di ispirazione originale sotto.


Comunque, visto che siamo in tema di aste su ebay, vi faccio vedere anche le altre aste che sono attive in questo momento, casomai voleste farci un pensierino. Stranamente mi sono accorto che si tratta di cinque illustrazioni che ripercorrono la storia dell'animazione televisiva degli ultimi cinquant'anni, visto che ciascuna è stata trasmessa in un decennio diverso...

La prima si ispira al Spider-Man così come si era visto nella sua prima serie animata, nel 1967...

La seconda si ispira ad Archie e Jughead così come si sono visti nella serie animata Everything's Archie, del 1973...


La terza è dedicata ad uno dei tanti personaggi che negli anni Ottanta cercarono di replicare il successo di He-Man e i Masters of the Universe, e cioè Galtar (1985)...


Per gli anni Novanta, invece, il caso ha voluto che ci fosse la Bestia degli X-Men, così come si è visto nella serie animata del 1992...


E infine per gli anni 2000 il soggetto dell'illustrazione che vedete qui sotto è Aang (che ovviamente qui è maggiorenne), dalla serie Avatar - The Last Airbender, che è del 2005...


Quale vi piace di più?

Casomai voleste aggiudicarveli fate ancora in tempo a partecipare alle aste della settimana. Vi basta fare una ricerca inserendo le parole chiave "robin hoog" su ebay, oppure cliccare sul banner che trovate in cima a questo blog (nella versione per PC, e non in quella per smartphone). Importante: siccome li ho caricati su ebay.com se fate la ricerca al di fuori degli USA dovete selezionare il filtro per la ricerca su "tutto il mondo", oppure accedere direttamente da ebay.com.

Ciao e alla prossima.
http://lightelf.blogspot.it/2018/04/premio-glad-2018_3.html