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mercoledì 30 luglio 2014

ATARI PRIDE

Ciao a tutti, come va?
Ai più giovani sicuramente il marchio ATARI non dice granchè, visto che - anche se parliamo della prima console videoludica ad ottenere un successo globale - come marchio commerciale si è estinto nella prima metà degli anni '90 (anche se si è ricilata più volte come agenzia di servizi e ha formalmente dichiarato bancarotta solo nel 2013), dopo che una serie di disavventure a catena (e qualche notevole sgambetto da parte della concorrenza) ha fatto emergere definitivamente NINTENDO, SEGA e tutto il resto... Eppure pare che i modelli ATARI siano rimasti nel cuore di tanti videogiocatori non più giovanissimi, con gli inevitabili club per nostalgici, anche se riguardare con gli occhi di oggi i loro prodotti (e la relativa grafica) è alquanto alienante...
Fatto sta che il marchio ATARI, che raggiunse il suo picco di popolarità fra il 1978 e il 1984, dopo trent'anni sembra aver risolto i suoi vari contenziosi legali e finanziari e ha deciso di tornare alla carica, anche se ora il suo staff è composto solo da una decina di programmatori... In ogni caso ne parlo qui perchè la nuova ATARI ha deciso di elaborare dei videogiochi che si rivolgono a specifiche nicchie di mercato, tra cui - Udite! Udite! - la comunità LGBT. E a quanto pare non si tratta di un annuncio campato in aria, visto che uno dei primi titoli con cui ha scelto di rilanciarsi si chiama PRIDEFEST!
Al di là del logo e di qualche informazione generica non si sa ancora molto, se non che si tratterà di un social-sim (un gioco di simulazione sociale) che permette di organizzare la propria parata personale in una città a scelta. Sarà possibile decorare i carri a piacimento e predisporre attrazioni e attività lungo il percorso per tenere alto il divertimento; risolvendo puzzle o obiettivi specifici si riceveranno nuovi oggetti e bonus. La componente social consentirà di creare avatar (ovviamentepotrà con abbigliamenti favolosi) e andare a fare festa nelle città degli amici, visto che si potrà usare il gioco per chattare, visitare le altre città e conoscere altre persone con il proprio avatar personalizzato.  
Todd Shallbetter di Atari Inc. (foto sotto), ha dichiarato:

"Siamo eccitati all’idea di sviluppare il primo gioco a tema LGBT di Atari, che darà la possibilità a tutti di giocare ad un titolo divertente e unico che rappresenta una causa appassionata”.
Pridefest (CLICCATE QUI PER LA PAGINA UFFICIALE) sarà disponibile per tablet e smartphone, in data ancora da definirsi.
A me l'idea mi sembra carina e, a prescindere dalle opinioni personali sulle parate del gay pride, confido che il suddetto gioco possa anche riuscire a normalizzare ulteriormente la condizione LGBT presso un ampio pubblico.
Quello che mi lascia un po' perplesso è che, a ben guardare, la nuova ATARI sceglie la parata del gay pride per rilanciarsi in tutto il mondo, mantre in Italia si discute ancora sull'opportunità o meno di dichiarare il proprio orientamento.
Forse sbaglio, ma la sensazione è che non sia l'ATARI quella che è rimasta ferma a trent'anni fa.
Alla prossima.

lunedì 28 luglio 2014

FLASH GAY FRIENDLY

Ciao a tutti, come va?
Questa volta la settimana inizia con un annuncio decisamente interessante che arriva dal mondo delle fiction a base di supereroi. Infatti sembra proprio che il canale CW, che sta producendo le serie di ARROW e FLASH, abbia intenzione di rendere sempre più esplicita la sua politica gay friendly. Infatti, dopo avere letteralmente farcito ARROW con una gran quantità di richiami in codice per il pubblico gay (ad esempio scegliendo attori cult per questa fascia di pubblico, ma non escludendo una buona dose di fan services e una sottotrama lesbica), con la serie di FLASH evidentemente vuole spingersi ancora un po' più in là. Non paghi del fatto di avere scelto per il ruolo principale l'attore Grant Gustin (che nel serial GLEE faceva la parte di un giovane gay dichiarato), i produttori hanno annunciato che inseriranno nella storia almeno due personaggi gay! O meglio: hanno annunciato che inseriranno nella storia due personaggi gay dell'universo fumettistico di FLASH, presentandoli per quello che sono.
Non è la prima volta che dei personaggi gay compaiono in una serie TV americana, ma è la prima volta che vengono introdotti stabilmente nel cast di una serie di supereroi, e sicuramente questo è un dato da non sottovalutare. A questo punto, però, vi chiederete chi sono questi due personaggi...
Per ora è stato annunciato solo uno dei due, e si tratta di David Singh, il direttore del laboratorio della polizia scientifica della città di Central City, in cui vive Flash. Il ruolo è stato assegnato, guardacaso,  a un bel figliolo come Patrick Sabongui, alla faccia degli stereotipi che in Italia vanno ancora per la maggiore...


E d'altra parte anche nei fumetti il personaggio di David Singh ha sempre sfoggiato una buona dose di fascino virile...
La cosa interessante, però, è che questo personaggio vive in maniera conflittuale la propria condizione, e - perlomeno nei fumetti - non si è ancora deciso a viverla alla luce del sole, anche perchè ha una relazione con un personaggio che potrebbe rendere doppiamente complicato il suo coming out, e cioè l'ex supercriminale Pied Piper (il pifferaio), che probabilmente ha fatto il primo coming out allegro e disinvolto nella storia del fumetto americano... Avvenuto nel periodo in cui FLASH era Wally West, e in un'epoca in cui i (pochi) coming out nei fumetti di supereroi avvenivano in contesti drammatici e/o non necessariamente gratificanti per il pubblico omosessuale... Infatti il tutto avvenne all'inizio di FLASH #53, del 1991...



Siccome gli appassionati di fumetti non sono proprio degli sprovveduti, quindi, iniziano già a pensare che il secondo personaggio gay misterioso sia proprio il partner di David Singh, che peraltro di recente ha subito un restyling che lo rende decisamente all'altezza... E oltretutto, siccome a differenza del suo ragazzo vuole vivere alla luce del sole la loro relazione, potrebbe portare nella serie TV delle dinamiche molto interessanti...
Sempre che il gay misterioso sia proprio lui, ovviamente...
Quel che è certo è che la serie di FLASH potrebbe rappresentare un riscatto importante per la comunità LGBT, che spesso e volentieri si è vista estromessa dagli adattamenti televisivi dei fumetti della DC COMICS. Emblematico il caso del detective Maggie Sawyer comparso nella serie SMALVILLE (interpretata da Jill Teed): nei fumetti ha quasi finito per sposare Batwoman, mentre nel serial TV non si è nemmeno accennato ai suoi possibili gusti sessuali...
Certo, questo succedeva qualche anno fa, ma le cose non sono cambiate poi tanto, se pensate che nella serie che la NBC vuole dedicare a CONSTANTINE i produttori hanno già annunciato che NON si darà spazio hai risvolti bisessuali del personaggio. Sicuramente nei fumetti questi risvolti non sono mai stati essenziali, ma resta il fatto che John Constantine ha avuto anche relazioni con altri uomini...
La cosa irritante, comunque, è che sicuramente i produttori non si faranno problemi a rappresentare i risvolti eterosessuali del personaggio, soprattutto alla luce del fatto che viene interpretato da un attore belloccio come Matt Ryan...
Il che, comunque, mette in luce una volta di più che nulla accade per caso, visto che il produttore esecutivo di ARROW e FLASH è il sempre sorridente Greg Berlanti (foto sotto), che guardacaso è gay dichiarato e  SICURAMENTE è stato determinante in alcune scelte (che peraltro finora si sono dimostrate vincenti)...
Morale della favola: se vuoi una cosa fatta bene devi fartela da solo, e se vuoi che venga dato spazio alle tematiche gay devi essere TU GAY a darti da fare, perchè fondamentalmente sei tu che capisci quanto è importante questa cosa e quanto è importante farla bene. Poi, forse, anche chi non è gay se ne può accorgere, ma delegare agli altri quello che dovresti fare tu e lamentarti se le cose non funzionano è fondamentalmente inutile. Nelle fiction TV come in tutto il resto.

Alla prossima.

venerdì 25 luglio 2014

DUNGEONS & DRAGONS 5.0 FA COMING OUT

Ciao a tutti, come va?
Ricordo che quando ero un bambinello e mi portarono a vedere E.T. al cinema rimasi abbastanza spiazzato da una delle scene iniziali, in cui il protagonista umano veniva introdotto mentre giocava con i suoi amici attorno al tavolo della cucina, parlando di folletti e altro, con dei dadi e delle miniature disposte su una specie di mappa... E probabilmente, per me come per molti altri, quello fu il primo contatto col mondo dei giochi di ruolo fantasy, inaugurato da Dungeons & Dragons negli anni '70, che ai tempi di E.T. era qualcosa di completamente nuovo per i bambinelli italiani, e tale sarebbe stato ancora per qualche anno... Visto che da noi il fenomeno iniziò a diffondersi veramente solo nei primissimi anni '90...
Se non sapete cos'è un gioco di ruolo fantasy (tutto può essere), vi basti sapere che si tratta di una storia che si costruisce in progress, facendo "interpretare" a ciascun giocatore un personaggio diverso, mentre un Master sovraintende il tutto, traccia il filo conduttore e gestisce i personaggi e i mostri che i giocatori incontrano strada facendo. Lo sviluppo della storia, oltre che dai giocatori, viene stabilito dal lancio di diversi tipi di dadi, che vanno utilizzati dopo essersi letti le regole contenute in poderosi manualoni, che possono arrivare a comporre vere e proprie enciclopedie...
Chi compone un gruppo-gioco di Dungeons & Dragons, come si dice in gergo, ha sempre una certa autonomia gestionale per quanto riguarda la creazione dei propri personaggi, quindi fin dall'inizio chiunque poteva creare personaggi omosessuali senza particolari problemi, anche se nei manuali sopracitati non si parlava direttamente di questa possibilità.
Fatto sta che dai tempi di E.T. le versioni di Dungeons & Dragons si sono succedute periodicamente, con alterne fortune. L'ultima è stata la 4.0 e si è rivelata un notevole flop, per tutta una serie di motivi (non ultimo il fatto che - più che puntare sull'immaginazione dei giocatori - questa versione era progettata in funzione di costose miniature), tant'è che è stata sospesa anzitempo per dare modo di sviluppare una versione 5.0 più in linea con le esigenze del pubblico.
Ora che la suddetta versione 5.0 è finalmente pronta, la casa produttrice ha deciso di renderla disponibile gratuitamente in versione ridotta. Se la cosa vi interessa e conoscete l'inglese la trovate CLICCANDO QUI.
A questo punto vi chiederete perchè parlo di tutta questa storia, visto che le opzioni LGBT in Dungeons & Dragons non sono mai state proibite, pur non essendo mai trattate direttamente... Ebbene: la notizia di oggi è che nella versione 5.0 le possibilità LGBT sono espressamente suggerite proprio dal regolamento ufficiale!
Ad esempio, a proposito dell'ideazione dei personaggi, nel manuale c'è scritto:

"Pensate a come il vostro personaggio può o non può essere conforme alla cultura dominante per quel che riguarda le aspettative riguardanti al sesso, al genere o al comportamento sessuale. Non avete alcun bisogno di essere vincolati dalle classice concezioni binarie di sesso e genere".


E in alcune parti entra ancora più nel dettaglio, come quando dice che:

 "Il dio elfo Corellon si manifesta spesso come androgino o ermafrodita, per esempio, e alcuni elfi del multiverso sono fatti a sua immagine. Si potrebbe anche creare un personaggio femminile che si presenta come un uomo, un uomo che si sente intrappolato in una corpo femminile, o un nano femmina barbuto che odia essere scambiato per un maschio. Allo stesso modo solo a voi spetta di decidere l'orientamento sessuale del vostro personaggio".


Niente male davvero, soprattutto considerando che Dungeons & Dragons è un gioco che si rivolge ad un pubblico che ha diverse fasce d'età. E comunque è innegabile il fatto che negli ultimi decenni la narrativa fantasy, e gli stessi giochi di ruolo, abbiano contribuito a creare un clima più inclusivo nei confronti di queste tematiche, non foss'altro perchè spesso ruotano attorno a realtà alternative che, per quanto medioevaleggianti, consentono di spaziare molto e di gestire certi argomenti con una certa libertà.


Quindi non è difficile immaginare che chi ha lavorato alla versione 5.0 di Dungeons & Dragons abbia tenuto in debita considerazione il fatto che gli appassionati fantasy di ultima generazione si aspettano ANCHE questo genere di risvolti da un'ambientazione di questo tipo... Senza contare che ora Dungeons & Dragons è in competizione più o meno diretta con videogames come DRAGON AGE, e quindi omettere la questione LGBT sarebbe stato stupido anche solo per una questione prettamente commerciale...


Il che, se non altro, sembrerebbe confermare una tendenza che avevo analizzato già in diverse occasioni, con buona pace di chi continua a sostenere che quando critico la Bonelli per la mancanza di personaggi e situazioni omosessuali in DRAGONERO sono fazioso... Sigh...

Alla prossima.

mercoledì 23 luglio 2014

SAN DIEGO LGBT

Ciao a tutti, come va?
Se siete appassionati di fumetti a tutto tondo saprete che una delle manifestazioni fumettistiche più importanti al mondo è senz'altro la San Diego ComiCon, che come tutti gli anni si terrà nel cuore dell'assolata estate californiana. La fiera di San Diego è importante anche e soprattutto per il fatto che, oltre ad offrire una bella vetrina per i prodotti editoriali americani (con tutti gli annessi e i connessi), rappresenta un'importante cartina di tornasole per le tendenze del fumetto e dei prodotti multimediali legati all'immaginario pop contemporaneo... E infatti non è una caso se proprio in questa occasione vengono annunciate news e anteprime di tutti i generi.
Quindi, vista la natura della fiera, fa senz'altro piacere sapere che anche quest'anno gli incontri e gli appuntamenti che in qualche modo coinvolgono le tematiche LGBT sono tanti e tali che hanno richiesto, per l'ennesima volta, un'apposita guida (di ben dodici pagine, che potete scaricare e/o consultare CLICCANDO QUI), realizzata dall'associazione PRISM COMICS, che come ogni anno ha organizzato alcuni incontri (nonchè una presenza fissa e visibile col proprio stand).
Siccome ogni anno mi viene spontaneo fare un confronto con la desolante situazione di Lucca Comics & Games questa volta cercherò di trattenermi e di non infierire troppo, senza entrare troppo nel dettaglio degli eventi LGBT, delle presentazioni LGBT e delle sei (avete capito bene: sei) conferenze a tematica LGBT che si susseguiranno nel corso della manifestazione... E per quel che riguarda i cosplay LGBT confido che anche quest'anno lasceranno il segno...
E sono pronto a scommettere che anche quest'anno ci saranno una gran quantità di attori, registi, fumettisti e professionisti vari gay dichiarati che terranno alta la bandiera della visibilità e della battaglia per una rappresentazione non pregiudizievole della comunità LGBT...
In ogni caso più passa il tempo e più mi pare evidente l'assenza di un'associazione LGBT italiana specializzata nell'ambito dell'immaginario pop, e che magari si incarichi di ritagliarsi uno spazio - anche piccolo - nelle maggiori fiere del fumetto italiane. Tra l'altro, piccolo e non insignificante dettaglio, come ogni anno l'associazione PRISM COMICS offre la possibilità a tutti gli autori LGBT che non possono permettersi una vetrina alla fiera di esporre il proprio materiale (in cambio di una percentuale sugli eventuali guadagni)...
A riprova del fatto che l'unione fa la forza.
Attendiamo che anche da noi qualcuno prenda esempio, magari senza aspettare la prossima generazione di appassionati...
E comunque, se siete fra i fortunelli che questo fine settimana saranno a San Diego per seguire questa cosa, inviatemi i vostri commenti, mi raccomando!
Alla prossima!

lunedì 21 luglio 2014

DRAGON BALL AL CIRCUIT FESTIVAL!

Ciao a tutti, come va?
Dopo tanti post impegnativi oggi volevo mantenermi leggero, e infatti vado a segnalarvi una notizia di quelle allegre e spensiarate... Forse anche voi saprete che da qualche anno in varie parti del mondo hanno iniziato ad andare di moda i circuit party, e cioè quelle iniziative che si rivolgono ai gay festaioli oltremisura e che riuniscono in un "circuito" diversi locali di una stessa città per garantire divertimento non-stop in maniera continuata (o quasi) per diversi giorni. In Europa (e non solo) uno di quelli più importanti è il Circuit Festival che si tiene in agosto a Barcelona, e che coinvolge anche parchi acquatici e quant'altro.
Cosa c'entra questo BLOG con un brulichio di gay palestrati e salterini? Generalmene poco, se non che il Circuit Festival 2014 ha messo in circolazione da qualche mese un video promozionale molto carino, che si ispira palesemente a Dragon Ball, o per meglio dire a Majin Buu, forse l'avversario più coriaceo comparso nell'intera serie...
Dite che sono impazzito? Guardate bene il video seguente e poi ditemi anche voi se può trattarsi solo di una coincidenza...
A parte il colore, passato da rosa ad azzurro, e qualche ritocchino qua e là, gli elementi in comune sono davvero molti (a partire dalla forma della testa e dagli sfiatatoi sulle braccia... Per non parlare del look shirtless con bracciali, e quei pantaloni che fanno tanto "sayan")... E secondo me i pubblicitari che hanno fatto questa scelta ci hanno pensato per bene, visto che Majin Buu e Dragon Ball sono entrati nel cuore dell'attuale generazione dei ventenni e trentenni gay, contribuendo peraltro a lanciare (o rilanciare) un certo tipo di ideale estetico... Che poi è quello che va per la maggiore nel suddetto Circuit Festival (che pullula di palestrati e amanti del fitness). Forse può sembrare una cosa da poco, ma la presenza di questo pseudo Majin Boo nello spot ufficiale dell'evento è un po' come dire che il mondo gay prende  ufficialmente atto del ruolo iconico di Dragon Ball e dei suoi personaggi, che negli anni - ed è inutile negarlo - hanno anche rappresentato una fucina di personaggi eroticamente stimolanti per generazioni di giovani gay in boccio...
Inoltre, a ben guardare, la serie ha presentato nel corso del tempo diversi personaggi visibilmente omosessuali e, anche se generalmente si trattava degli avversari dei protagonisti, non ha mai presentato la loro omosessualità come un elemento negativo in quanto tale, ma come una delle loro tante caratteristiche...
In qualche caso la serie ha reso addirittura evidente il loro palese disagio nei confronti delle eventuali avances dei personaggi femminili... Dando ai telespettetori con i primi pruriti gay un cartone animato che - in un certo senso - offriva dei riscontri alle loro sensazioni...
Nessuno stupore, quindi, nel fatto che dei pubblicitari in gamba (e presumo giovani e gay) abbiano scelto di ispirarsi a Dragon Ball per attirare il pubblico di riferimento del Circuit Festival, anche perchè siamo nel 2014 e sarebbe anche ora di aggiornarsi e di accantonare una volta per tutte certi pregiudizi che circondano il mondo dell'animazione e l'immaginario pop in generale...
C'è da notare, comunque, che mentre i nostri amici spagnoli hanno iniziato ad ispirarsi ai personaggi di Dragon Ball per pubblicizzare i loro eventi gay più importanti, le campagne pubblicitarie dei loro corrispettivi italiani mettono ancora in primo piano drag queen, paillettes e qualche generico cubista...
E questo dà un po' la misura del fatto che, forse, anche il mondo gay italiano risente in qualche misura dell'arretratezza generale del nostro paese, che anche in ambito gay non brilla per acume e apertura mentale...

E magari di questo bisognerebbe tornare a parlare.

Alla prossima.

P.S. Sbaglio o nessun sito italiano di fumetti e/o manga ha ancora segnalato questo spot? Com'è possibile???

venerdì 18 luglio 2014

UN PROBLEMA ESISTE DAVVERO...

Ciao a tutti, come va?
Anche questo venerdì finisce che devo parlare della situazione italiana... 
Forse l'universo vuole mandarmi qualche messaggio? 
Chissà... 
Quel che è certo è che oggi non parlo di una pubblicazione italiana, ma di un noto sceneggiatore che ha voluto dire la sua sul dibattito nato sulla mia pagina facebook, in relazione ai commenti che ho segnalato nel mio post di lunedì.

Molto in sintesi: sulla mia pagina facebook si era arrivati a discutere dei motivi per cui gli editori italiani di fumetti popolari si fanno problemi a trattare vari argomenti (tra cui l'omosessualità)... Se per paura, autocensura, bigottismo o mancanza di libertà di stampa in Italia, anche perchè il sempre vigile Massimo Basili (che scrive per Pride e Fumo di China) aveva citato il caso di Gianfranco Manfredi (foto sotto), a cui Bonelli "sconsigliò vivamente" di inserire nella serie Magico Vento personaggi omosessuali realmente esistiti come Oscar Wilde ed Emily Dickinson...


Fatto sta che, siccome è amico di Massimo Basili su facebook, Gianfranco Manfredi ha intercettato il suo commento e ha voluto dire la sua su tutta la questione, anche perchè è uno sceneggiatore a tutto tondo e non si occupa solo di fumetti (infatti oltre ad avere all'attivo diversi romanzi ha scritto per la TV, il cinema e il teatro).

E così Gianfranco Manfrendi scrive che:

 "E' sicuramente vero che c'è un problema di libertà di stampa e di eccessiva prudenza editoriale, però c'è anche un problema di sensibilità e di maturità del pubblico. Non vale solo per le serie a fumetti, anche per quelle televisive. Se metti un macellaio assassino in un giallo per la TV, l'associazione italiana macellai protesta. Se metti un carabiniere corrotto, vai nelle rogne. In una serie Tv che scrissi negli anni 80/90 c'era un broker ai limiti della legalità. La Borsa ci negò l'autorizzazione a girare nei locali. Ho scritto un film sulla storia di un parlamentare "trasformista". Casini, al tempo presidente della Camera, ci negò l'autorizzazione a girare a Montecitorio. In Italia manca il senso dello spettacolo che c'è in America. Si offendono tutte le categorie. E anche i singoli. Se parli di un personaggio storico, i discendenti, anche lontani, possono accusarti di averlo messo in cattiva luce. Non si può lavorare serenamente stando sempre in mezzo alle cause. Può parere strano, ma è molto più facile ottenere autorizzazioni dalla Chiesa. L'autocensura è davvero l'ultimo dei problemi. Se si ambienta una storia fuori dall'Italia ci si può permettere di tutto e di più. Appena si affronta una storia italiana, è un calvario. Non è autocensura evitare di finire martirizzati per delle stupidaggini, per colpa di una mentalità stupida, socialmente diffusa e organizzata per corporazioni. Questa è la vera palude del paese, non solo la burocrazia. Personalmente sono stato attaccato pubblicamente perché in un giallo ambientato nella provincia italiana, un tizio che aveva lo stesso cognome del mio assassino (un cognome tra l'altro diffusissimo nella valle in cui era ambientato il romanzo) si è sentito tirato in ballo e mi ha accusato di avergli dato dell'assassino. Io non sapevo nemmeno come si chiamasse il tipo. Poi ho scoperto che era il cassiere della mia banca! Cambiato banca. Subito."

Morale della favola: dopo anni in cui parlo di una situazione anomala per quel che riguarda il fumetto italiano e i suoi contenuti, finalmente c'è uno sceneggiatore di fumetti italiani che ammette che ESISTE un problema di fondo, e che riguarda i media italiani in generale...


E questo, direi, che è un segnale importante (nonchè un motivo di sollievo per me, che a volte ho avuto il dubbio di essere un po' troppo paranoico).

Il ragionamento di Gianfranco Manfredi, poi, è particolarmente valido se si parla di omosessualità, nei fumetti e nei media in generale. Sicuramente ANCHE la paura che una sua rappresentazione troppo esplicita, disinvolta o positiva possa scatenare reazioni estremamente negative nei lettori omofobi  (e nelle relative "corporazioni") e alla base delle situazioni che ho analizzato più volte in questo BLOG... Però forse anche c'è dell'altro.

Nel senso che, visto che vengono citati gli Stati Uniti, non posso fare a meno di pensare che, "senso dello spettacolo" a parte, nei fumetti e nei serial americani si possono snocciolare argomenti caldi e forti perchè se da un lato ci sono opposizioni feroci a certe "libertà", dall'altra ci sono delle contro-opposizioni ancora più feroci, nonchè una quantità di associazioni che si battono per la libertà di parola e di espressione a tutti i livelli... E se le associazioni non ci sono si creano movimenti di sensibilizzazione per ogni singolo caso (come è accaduto di recente all'Università di Charleston, per protestare contro i provvedimenti "punitivi" nei confronti di FUN HOME di Alison Bechdel)...



In Italia, purtroppo, questo non avviene, e gli editori si sentono fondamentalmente soli e indifesi quando vengono presi di mira... E d'altra parte se la libertà di parola è garantita dal primo emendamento della Costituzione americana, la Costituzione italiana la nomina solo all'art. 21. Qualcosa vorrà pur dire.

In poche parole: se Gianfranco Manfredi sostiene che gli italiani sono (anche) un popolo di bifolchi suscettibili e attacabrighe, e che fare l'editore di fumetti popolari in questo contesto è un po' come andare a lavoro cercando di attraversare un giardino privato pieno di cani da guardia pronti ad azzannarti al primo passo falso, io mi sento di aggiungere che dalle nostre parti non c'è nessuno che si prende la briga di mettere quei cani alla catena, o magari di infilargli una bella museruola... 
Magari per paura di essere morso a sua volta.


Oltretutto ambientare le storie fuori dall'Italia, in altre epoche storiche o in universi paralleli, è solo una soluzione parziale, perchè di certe cose non si può parlare nemmeno decontestualizzandole. Ad esempio: Dylan Dog vive a Londra, ma finora nessuno sceneggiatore ha osato fargli incontrare una sola coppia gay (o lesbica), men che meno sposata e men che meno con figli. Tutte situazioni che peraltro, nella Londra di oggi, hanno una crescente visibilità.... E d'altra parte Dragonero vive in un mondo fantasy in cui sembra che un incantesimo impedisca la manifestazione dell'omosessualità in tutte le sue forme, con buona pace dei tantissimi fans de IL TRONO DI SPADE (o GAME OF THRONES, se siete puristi), ad esempio, che ormai si aspettano (anche) questo genere di cose da un prodotto fantasy... E per quel che riguarda le epoche storiche basta guardare cosa è successo con UCCIDETE CARAVAGGIO!, di cui ho parlato recentemente, per capire che le cose non vanno meglio.

Tra l'altro, rileggendo l'albo con più attenzione, un vago accenno ai gusti sessuali di Caravaggio c'è. Durante un duello con un cavaliere di Malta l'artista ha la peggio e il suo avversario lo invita ad arrendersi, riferendosi con un certo disprezzo al fatto che non vale la pena che muoia per così poco, visto che ha "altre tele da imbrattare e giovinetti da sedurre"... E per tutta risposta Caravaggio gli tira una sassata.
Il punto, però, è che l'accenno viene fatto sotto forma di insulto, non per bocca del diretto interessato e comunque in un contesto particolare che lo rende estremamente ambiguo... Quel tanto che basta per non urtare la suscettibilità della "mentalità stupida, socialmente diffusa e organizzata per corporazioni" a cui allude Gianfranco Manfredi? In un fumetto italiano su Caravaggio, quindi, certe allusioni sono state ritenute tollerabili solo se presentate sotto forma di insulto?

Inquietante.

Evidentemente finchè le cose andranno avanti così la situazione non si evolverà.

O meglio: si evolverà nella misura in cui il pubblico potenziale dei fumetti italiani si rivolgerà sempre più spesso a forme di intrattenimeno più emancipate, come ad esempio i videogiochi di ultima generazione (dove, guardacaso, anche l'omosessualità viene rappresentata in modo diretto), portando gli editori tradizionali (e tradizionalisti) ad implodere dopo una lenta ed inesorabile perdita di lettori dovuta al mancato ricambio generazionale...



D'altra parte se un ragazzino di oggi può vedere davvero di tutto (nel bene e nel male) collegandosi a internet perchè dovrebbe affezionarsi a fumetti che - sempre più spesso - devono scendere a compromessi che li ingabbiano? Probabilmente un nuovo lettore si affezionerà solo se già condivide quei compromessi, e questo implica che - nel lungo periodo - un editore come la Bonelli finirà per diventare di riferimento solo per il pubblico che è già "allineato" ai compromessi sopracitati, o che è disposto a tollerarli suo malgrado, con conseguente riduzione del bacino dei lettori e relativo calo di vendite.

Quindi non ci sono scappatoie?
Se si va avanti così probabilmente no. 

Forse l'unica alternativa sarebbe cambiare rapidamente e radicalmente strategia editoriale, prima che sia troppo tardi, ma in maniera reale e non solo superficialmente, differenziandosi non solo per "generi", ma anche per impostazione narrativa e contenutistica (cosa che, ad esempio, la Bonelli non sembra intenzionata a fare più di tanto)... Magari, nel caso della Bonelli, potrebbe significare un nuovo personaggio under 30, o magari under 20, in cui i giovani lettori occasionali possano davvero identificarsi (a differenza di quanto avviene con i protagonisti di ORFANI, ad esempio, che sono "giovani" solo anagraficamente), visto che tutti i suoi mensili (a parte ORFANI, che è quel che è) hanno protagonisti sulla trentina e oltre, tutti molto self-confident, "adulti" e impostati.

E magari chi vuole dare il via a questa rivoluzione dovrebbe munirsi di un (bravo) consulente legale in grado di suggerire come tutelarsi per essere liberi di esprimere ciò che si vuole, nei limiti della legalità e in tutta sicurezza... E soprattutto che sia in grado di reagire adeguatamente ad eventuali minaccie, che poi è un po' quello che hanno fatto gli editori di manga in Italia quando hanno iniziato a scrivere su ogni albo che i loro personaggi erano tutti maggiorenni, anche quando dichiaravano il contrario, e che comunque erano solo rappresentazioni grafiche: dichiarazione grottesca, ma necessaria per uscire dall'occhio del ciclone. 

Certo però che, se davvero gli editori di fumetti italiani che non toccano certi argomenti non lo fanno solo perchè sono prevenuti, ma SOPRATTUTTO perchè sono succubi di "una mentalità stupida, socialmente diffusa e organizzata per corporazioni", la situazione è persino peggiore di quel che sembra... E forse bisognerebbe che di questa cosa si parlasse un po' di più, e non solo su un piccolo e insignificante BLOG come questo. 

In ogni caso credo che tornerò a parlarne, perchè ci sono diversi punti che vale la pena approfondire.

Alla prossima.

mercoledì 16 luglio 2014

KEVIN HA UCCISO ARCHIE...???

Ciao a tutti, come va?
Mentre dalle nostre parti discutiamo ancora sull'opportunità o meno di accennare esplicitamente alla questione omosessualità in un fumetto che gira intorno a Caravaggio (sigh!), manco a farlo apposta devo segnalarvi che negli USA la Archie Comics si appresta a conquistare un nuovo primato mondiale... E cioè quello di sacrificare la vita del suo personaggio eponimo, e cioè proprio Archie Andrews,  facendogli intercettare un proiettile diretto a Kevin Keller! E, non essendo Archie un supereroe, non saranno possibili resurrezioni...
Tutto questo avviene sul numero di LIFE WITH ARCHIE di questo mese, che dovrebbe essere anche il penultimo della collana che approfondisce i due ipotetici futuri del protagonista adulto (uno in cui sposa la bionda Betty e uno in cui sposa la bruna Veronica). Ovviamente la sua morte avverrà in entrambe le linee narrative e segnerà la conclusione di una delle testate più "sperimentali" e audaci della Archie Comics (in cui, peraltro, anche Kevin Keller ha avuto modo di sposarsi).
Dalle anticipazioni fornite finora pare che il fatto che Kevin Keller sia gay non sia la (sola) causa del tentativo di assassinio sventato da Archie a costo della sua vita. Infatti pare che Kevin Keller, diventato Senatore, abbia intrapreso una campagna contro la libera circolazione delle armi nella città di Riverdale, dopo che un poco di buono aveva quasi ucciso suo marito... E pare che questo gli abbia procurato dei nemici, che ovviamente già non vedevano di buon occhio il fatto di essere rappresentati da un Senatore gay dichiarato e regolarmente sposato...
Essendo una serie dedicata a dei futuri ipotetici, ovviamente, questi fatti NON avranno ripercussioni sulla linea narrativa ufficiale, in cui i protagonisti sono adolescenti dei giorni nostri, e men che meno sulle linee narrative alternative (come quella horror di AFTERLIFE WITH ARCHIE), tuttavia a livello simbolico quello che avviene in questa serie è abbastanza  emblematico, visto che Archie Andrews non sacrifica la sua vita per Betty, Veronica o qualcun'altra delle sue storiche fidanzatine, ma per il suo amico gay Kevin Keller... In un numero che tocca, peraltro, diversi temi scottanti (come la detenzione delle armi negli USA). A costo di ripetermi vorrei ricordarvi che parliamo di un personaggio che negli USA è l'equivalente dei personaggi dei fumetti Disney in Italia, e che tiene banco da quasi ottant'anni... E infatti, per celebrare degnamente il suo trapasso, l'editore lancerà LIFE WITH ARCHIE 36 e 37 con una gran quantità di cover alternative, realizzate da artisti di tutto rispetto...








Che dire? Un finale col botto... In tutti i sensi... Che, se possibile, mette ulteriormente in risalto le differenze di impostazione del fumetto popolare americano rispetto alla sua controparte italiana. Certo, a voler essere obbiettivi è abbastanza evidente che una testata come LIFE WITH ARCHIE non poteva avere futuro, visto che buona parte del fascino di Archie è proprio nella sua natura farfallona, mentre il ruolo di maritino fedele e responabile gli stava decisamente stretto... Arrivati a questo punto le alternative erano solo tre: o farlo morire, o fargli vivere una noiosissima vita borghese, oppure trasformare LIFE WITH ARCHIE in una soap opera a base di relazioni extra coniugali, figli contesi, divorzi e altre amenità in stile BEAUTIFUL... E con due linee narrative separate, per giunta!

Troppo complicato!

Molto meglio una morte eroica e coraggiosa, che probabilmente metterà la parola fine anche alle storie incentrate sulla vita coniugale di Kevin Keller (anche quelle troppo vincolanti, soprattutto per un personaggio gay con una vita editoriale tutta da esplorare nel presente).

E in effetti, a ben guardare, potrebbe anche essere che uno dei motivi che hanno spinto l'editore a concludere LIFE WITH ARCHIE in maniera un po' frettolosa sia stata la volontà di poter gestire nella maniera meno vincolata possibile il già annunciato rilancio di Kevin Keller, le cui storie ambientate nel presente hanno sicuramente un appeal (anche commerciale) maggiore di quelle relative ad Archie Andrews da adulto nel futuro... Storie che, peraltro, hanno sempre proiettato sul Kevin Keller del presente l'ombra di una vita matrimoniale fatta e finita (senza peraltro poter giocare con due matrimoni alternativi, come nel caso di Archie).

In ogni caso resta il fatto che per gli editori italiani porsi questo genere di problemi è pura fantascienza.

Alla prossima.