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mercoledì 30 aprile 2014

LA RESA DEI CONTI?

Ciao a tutti, come va?
Sembra proprio che in tempi di crisi si rafforzi una certa tendenza a cercare un cosiddetto "bene rifugio", o magari qualche investimento che possa garantire il minimo rischio possibile. Questo, evidentemente, è uno dei motivi per cui ultimamente stanno aumentando le produzioni che in qualche modo rilanciano o aggiornano grandi successi del passato. In particolare questa tendenza sembra coinvolgere con sempre maggiore frequenza una serie di icone dell'immaginario pop che erano state pensate per l'infanzia, ma che col tempo hanno trovato un posto fisso nel cuore di tante persone divenute adulte.
Questo fenomeno, che in occidente è un po' una novità, in Giappone è una strategia ormai rodata, visto che - tanto per dirne una - il merchandising legato ad una serie animata può continuare ad essere prodotto anche decenni dopo la sua conclusione. Senza contare che, se un prodotto ha avuto un grande successo, può anche capitare che venga aggiornato o ampliato in continuazione (come ad esempio accade nel caso dei robottoni classici, da Gundam a Mazinga, ma anche nel caso di Saint Seiya).
Ultimamente, però, in Giappone c'è anche una certa tendenza a realizzare dei remake "celebrativi". Ad esempio la nuova versione di Sailor Moon messa in cantiere in occasione dei venti anni del personaggio (che debutterà questa estate), così come la serie Dragon Ball Kai (remake di Dragon Ball Z), che è stata proposta in occasione dei venti anni dalla messa in onda della serie originale.
Ovviamente i fans si stanno già dividendo fra i puristi nostalgici e gli entusiasti speranzosi, ma non è per questo che segnalo la cosa su questo BLOG.

Il fatto è che gli appassionati italiani, favorevoli o contrari che siano, non è detto che abbiano la possibilità di avere un'edizione italiana delle suddette serie con facilità.... Perlomeno in TV...

Ed è questo il motivo per cui ne parlo qui.

La questione, che finora è passata stranamente inosservata, probabilmente esploderà da qui a breve e i primi segnali ci sono già stati...

A cosa mi riferisco?
Andiamo con ordine.

Fino ad una dozzina di anni fa funzionava che le emittenti italiane acquistavano i diritti per l'adattamento e la messa in onda delle serie giapponesi di successo, e poi le gestivano come meglio credevano. Nel senso che da una parte volevano ottimizzare gli ascolti con il pubblico di riferimento, e dall'altra dovevano rendere conto della loro programmazione alle associazioni di genitori bigotti e agli sponsor pubblicitari (che sapevano che i soldi per comprare i loro prodotti erano dei genitori bigotti). Inoltre dovevano anche stare attenti a non dare spunti pericolosi ai giornalisti e agli psicologi (incompetenti), sempre pronti ad accusare i cartoni di una quantità di disagi fra i giovani (dagli atti vandalistici  ai comportamenti violenti, dalle turbe emotive alla confusione dei modelli sessuali, e via discorrendo).

All'inizio ci sono stati deboli segnali di rivolta fra gli appassionati, che però - per tanti motivi - cadevano nel vuoto... Finchè non è arrivato internet, grazie al quale anche chi non è un fan all'ultimo stadio, e vuole cercare info sui suoi cartoni preferiti, può venire a sapere quali censure sono state fatte in Italia e quali adattamenti hanno - eventualmente - snaturato una serie animata nel nostro paese.

A quel punto, circa una dozzina di anni fa, il meccanismo con cui le emittenti italiane avevano potuto agire indisturbate da sempre, dando un colpo alla botte e uno al barile, è saltato... Perchè proporre una serie censurata voleva dire essere istantaneamente sbugiardati, e intasati da e-mail di protesta... Non più dai genitori, ma dal pubblico delle suddette serie (che ora aveva una fascia di età molto più ampia).

D'altra parte non potevano nemmeno mettersi contro le lobby bigotte di cui sopra, anche perchè nel frattempo il clima culturale italiano si è fatto sempre più contraddittorio e il conflitto di interesse fra politica e media si è ulteriormente inasprito.

E allora che fare? Molto semplice, fare sparire gradualmente dai palinsesti le serie che erano già state censurate, e fare arrivare in Italia - salvo rarissime eccezioni - solo serie a prova di censura... Il che spiega perchè oggi i canali digitali dedicati alle serie animate sono stati colonizzati da cartoni umoristici e/o demenziali, e - guardacaso - non giapponesi.

In TV arrivano ancora cose come Naruto, One Piece e Detective Conan, ma a che prezzo? Certo ora chiunque può "integrare" le scene tagliate e i dialoghi stravolti facendo una breve ricerca su internet, ma questo non fa che rendere più fastidiosa la situazione nel suo insieme, sia per il pubblico che si lamenta che per l'emittente che riceve le lamentele... Magari sul fatto che in Detective Conan non si usano verbi come "assassinare" e "uccidere", ma solo "eliminare"...

E così siamo arrivati al punto in cui Mediaset ha scelto di NON acquistare la serie Dragon Ball Kai, dicendo che non gli interessa in quanto remake di Dragon Ball Z... Anche se forse si è dimenticata che Dragon Ball Z in Italia ha avuto un tale successo che, proprio Mediaset, oltre a replicarla all'infinito, ne realizzò una serie "riassuntiva" montando i momenti salienti degli oltre 200 episodi originali.... Eppure Dragon Ball Kai, che è una versione più curata e fedele al manga, non gli interessa...
E se il motivo, in realtà,  fosse proprio che è più fedele al manga e ai suoi combattimenti e che, nel 2014, Mediaset sa bene che non può più permettersi di saltare interi episodi (come ha fatto anche nel caso di Dragon Ball Z) quando li ritiene troppo cruenti e/o compromettenti? A quel punto tanto vale lasciar perdere la serie e risparmiarsi una scocciatura... E, se hanno pensato davvero così, questo potrebbe anche spiegare perchè - ad esempio - non si sono ancora presi la briga di adattare Saint Seiya Omega... Titolo che non è un remake (ma uno spin-off) e che SICURAMENTE avrebbe avuto degli ascolti molto alti....
Mentre Saint Seiya Lost Canvas (che è un prequel) vedrà la luce in Italia direttamente grazie a Yamato Video (che ovviamente non censurerà alcunchè)...
Forse Mediaset acquisterà i diritti TV per le serie doppiate da Yamato Video e ne presenterà una versione "censurata"? Chissà... Certo è che se due coincidenze sono un indizio e tre sono una prova bisognerà proprio vedere cosa accadrà con Sailor Moon Crystal (e cioè il nuovo anime di Sailor Moon, che - a differenza della serie storica - dovrebbe essere la fedele trasposizione del manga)... E che, ora che è stata ufficialmente presentata, mi offre l'opportunità di approfondire il discorso...

Al di là del design più fluido e curato, che comunque sta già dividendo i fans storici, quello di cui potremo stare certi è che la suddetta serie cercherà di cogliere - di nuovo - tutte quelle sfumature che resero Sailor Moon un cult per i più giovani (e soprattutto per gay e lesbiche in boccio)... Nonchè una specie di capro espiatorio per una certa mentalità italiana molto conservatrice...
All'epoca ci furono asprissimi interventi da parte dei peggiori movimenti reazionari del nostro paese, e l'adattamento divenne sempre più invasivo proprio a seguito di quelle proteste... Al punto che la serie finì per risultare quasi astrusa in certi punti, man mano che gli elementi "compromettenti" acquistavano peso nella storia... Personaggi effemminati che diventavano donne, coppie lesbiche che diventavano non si sa bene cosa, combattenti che cambiavano sesso e che in italiano "scambiavano la loro posizione con le loro gemelle siderali" (?) e via dicendo...
Negli anni '90 un'emittente italiana forse riusciva ancora a spararle così grosse facendola franca, seppur a filo, ma adesso non sarebbe davvero più possibile... Soprattutto non nel caso di una serie come questa, che da noi è diventata molto famosa ANCHE per la sua storia di censure tendenzialmente omofobe... D'altra parte in un clima particolare come quello dell'Italia di oggi Mediaset oserebbe proporre questa serie per quello che è? Quasi certamente la risposta è no...
E allora cosa succederà quando Sailor Moon Crystal sarà pronta per essere acquistata in tutto il mondo? In Italia ci ritroveremo con qualche dichiarazione tipo "a noi non interessa perchè è un remake"? Forse sbaglio, ma secondo me è altamente probabile, anche perchè l'alternativa sarebbe riproporre un pesante adattamento, assumendosi la responsabilità di tutta una serie di reazioni difficilmente immaginabili. In entrambi i casi, a quel punto, la frattura fra un certo modo di fare televisione e un certo tipo di pubblico sarà totale, con la differenza che - oggi - il pubblico in questione avrà tutti i mezzi per sbugiardare e mettere alla berlina chi di dovere... E avrà anche dei mezzi alternativi per reagire e per sperare in una proposta italiana di questa serie...
Forse qualcuno adatterà comunque questa serie e la offrira direttamente in streaming su youtube o su qualche altra piattaforma? Forse ci sarà una piccola mobilitazione persino nella comunità gay italiana (che si solito se ne frega altamente di mobilitarsi per questo genere di cose)? Sarà forse l'occasione per dimostrare che certi pregiudizi certi interventi non rappresentano più l'interesse del pubblico reale?
Chissà...

A questo punto sarà davvero molto interessante vedere come si svilupperà la situazione a distanza di una ventina d'anni dalla prima messa in onda italiana si Sailor Moon, e come - eventualmente - è cambiato il nostro paese nel frattempo...

Alla prossima.

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lunedì 28 aprile 2014

ABEMUS JEM (E RIO)!

Ciao a tutti, come va?
A riprova del fatto che il cartone di Jem è davvero un cult per la comunità gay (cosa che, peraltro, su questo BLOG ho sostenuto anche in tempi non sospetti), le prime notizie sul cast del film dal vivo (che ha avuto il primo ciak a Pasquetta) hanno invaso tantissimi siti e blog internazionali che si rivolgono alla comunità gay... In Italia non è successo perchè, tanto per cambiare, dalle nostre parti l'immaginario pop non viene considerato appetibile da chi gestisce i nostri media gay (anche perchè si tratta di persone che in buona parte hanno competenza solo in materia di gossip, notizie ANSA e poco altro), ma tant'è. Quello che conta è che finalmente si sa chi sono le attrici che avranno l'impegnativo compito di portare le Holograms sul grande schermo... E sono stati diffusi anche i primi accenni al loro look...
A quanto pare Jem (Aubrey Peeples), Kimber (Stefanie Scott), Aja (Hayley Kiyoko) e  Shana (Aurora Perrineau) potrebbero essere relativamente fedeli ai personaggi originali, con tanto di chiome colorate e cotonate... E questo - forse - può farci sperare nel fatto che il film non tradisca l'estetica che ha reso la serie così speciale... E che a quanto pare ha contagiato anche il regista Jon M Chu...
Incrociamo le dita. Altro segnale positivo è il fatto che per il film sono state contattate la doppiatrice originale di Jem (Samantha Newark) e la cantante che ne interpretava le canzoni (Britta Phillips), che avranno un piccolo ruolo - non meglio precisato - nel film... E se questo è avvenuto vuol dire che non si vuole sottovalutare il peso dei fans storici a favore del nuovo pubblico potenziale. Venendo al lato maschile di questo cast, che al momento è ancora avvolto in buona parte nel mistero, si sa che Rio Pacheco (il tecnico audio che ama Jerrica e flirta con Jem non sapendo che sono la stessa persona), verrà interpretato da Ryan Guzman... Attore che, a quanto pare, è anche molto desiderato dal pubblico gay (scelta casuale, quindi? Secondo me, considerando il tipo di film, la risposta è no...), e del quale qui di seguito potete vedere alcune foto scelte (quasi) a caso...





Forse sbaglio, ma probabilmente lui sarà l'unico elemento del cast che metterà d'accordo davvero tutti, anche perchè in effetti ricorda abbastanza il personaggio che interpreta... Anche se ovviamente bisognerà verificare se vorranno renderlo davvero un Rio Pacheco fedele al modello originale, con tanto di capelli viola... In questa foto che ho provato a ritoccare non è malaccio, in effetti... Quindi la speranza è che il regista non scenda a compromessi...

Staremo a vedere... 
Quello che è certo è che le informazioni su questo film e sul suo cast arrivano col contagoccie. 
Se non altro si sa che dei tanti provini mandati dai fans con youtube uno è andato davvero a buon fine! 
Infatti le addette al casting hanno ufficializzato la scelta di Nathan Moore, che si era proposto per il ruolo del trucido Zipper!
Ora: per chi non lo sapesse Zipper è un delinquente che nella serie animata era regolarmente incaricato di fare il lavoro sporco dallo spregevole impresario Eric Raymond, che voleva schiacciare Jem le Holograms e fare soldi grazie al gruppo delle Misfits, da lui amministrato...
Quindi se c'è uno Zipper è altamente probabile che ci sarà anche un Eric Raymond, e se ci sarà un Eric Raymond ci saranno quasi sicuramente anche le Misfits... Che poi sono uno degli elementi più "queer" di tutta la serie... E forse non è un caso se sulle loro interpreti si antiene ancora il massimo riserbo... Dopotutto il dolce arriva alla fine...
Restiamo in attesa, mentre i fans si stanno dividendo fra chi spera in un gioiellino, magari con una serie di ammiccamenti gay friendly, e chi è già rassegnato ad un film dimenticabile...
Quel che è certo è che la Mattel, storica rivale della Hasbro, non vuole rimanere indietro e ha annunciato che sta progettando un film dal vivo di Barbie!
Alla prossima...


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venerdì 25 aprile 2014

MASCOTTE E FRANCOBOLLI IN ARRIVO!

Ciao a tutti, come va?
Il concetto di Gay Pride è abbastanza occidentale, nella fattispecie americano, e perlopiù newyorkese, anche se generalmente non si pone mai l'accento su questo piccolo - ma importante - dettaglio.
Il fatto è che a New York, per via della sua composizione multietnica e multiculturale, ci sono sempre state diverse parate per ribadire l'orgoglio delle minoranze... Quella portoricana, quella pellerossa, quella irlandese, e via dicendo... E pertanto venne spontaneo - dal momento in cui la comunità gay prese coscienza di sè proprio a New York, peraltro con un'ampia partecipazione dei gay di origine latina - organizzare una parata gay in stile etnico, con i carri, i palloncini e tutto il resto.
In altre città americane, come ad esempio San Francisco, acquistò sfumature di rivendicazione politica più accentuate, ma il corteo del Gay Pride nasceva in un contesto molto particolare, ed esportarlo senza fornire gli strumenti per comprenderlo è sempre stato complicato... Tant'è che a tutt'ora in paesi che non hanno una tradizione di "parate" per le minoranze viene percepito come una baracconata fine a sè stessa.
Se questo avviene in Italia potete ben immaginare cosa può succedere in una realtà ancora più distante, culturalmente e geograficamente, come quella giapponese. Eppure, per una questione di principio, da diversi anni i gay di Tokyo stanno provando a proporre il loro Tokyo Rainbow Pride, che quest'anno si tiene domenica 27 aprile (perchè, giustamente, di sabato i giapponesi lavorano).
Parlo della parata di Tokyo perchè, evidentemente, i nostri amici giapponesi si sono resi conto che la manifestazione andava maggiormente "giapponesizzata", con una serie di riferimenti e accorgimenti che a quanto pare non sono mai stati ritenuti importanti dalle parate occidentali... Come ad esempio la scelta di una mascotte in stile kawaii (nel senso di "adorabile", tipo Hello Kitty, per intenderci), che in effetti è arrivata proprio quest'anno!
Si tratta di uno scoiattolo volante di nome Tobe (che si scrive con gli ideogrammi che vogliono dire "vola restando te stesso", o qualcosa del genere), e nella sua "biografia ufficiale" c'è scritto che vive a Shinjuku, che poi sarebbe il quartiere di riferimento per i gay di Tokyo. Devo amettere che lo potrei trovare anche carino, se non fosse per quell'espressione da invasato psicopatico, ma presumo (e spero) che negli anni potrà subire qualche aggiustatina...
Comunque, a parziale giustificazione dei suoi creatori, c'è da dire che una mascotte con lo sguardo simile al suo, tale Kukamon, ha recentemente avuto l'onore di esibirsi per la coppia imperiale... Quindi forse  le fattezze di Tobe non sono poi così casuali, dopotutto, ma rispecchiano una qualche tendenza giapponese del momento...
Tra l'altro non ho potuto fare a meno di notare che i colori che sfoggia Tobe non sono quelli della classica bandiera rainbow, segno evidente che forse i nostri amici gay giapponesi non danno troppa importanza ai suoi colori e al loro significato, quanto piuttosto al suo effetto "arcobalenoso"... Che evidentemente hanno voluto potenziare nel caso della mascotte del Tokyo Rainbow Pride.

Vedremo mai un manga dedicato a Tobe? Restiamo in attesa, e intanto prendiamo atto che un certo tipo di immaginario pop ha fatto breccia anche nel Gay Rainbow Pride...

Comunque, visto che sono in tema di orgoglio gay e Giappone, siccome questo è il BLOG che vi dice tutto quello che gli altri non vi dicono, dopo avervi segnalato i francobolli di Tom of Finland che vedranno la luce in Finlandia ora mi sento in dovere di segnalarvi anche i francobolli che il Giappone ha dedicato al teatro Takarazuka!
In caso non sapeste di cosa parlo, vi posso riassumere - molto brevemente - che il  Takarazuka è una compagnia teatrale tutta al femminile, in cui anche i ruoli maschili sono appannaggio di attrici particolarmente portate per i suddetti ruoli. Vero oggetto di culto per le lesbiche nipponiche (e non solo), le attrici del Takarazuka hanno ispiritato una notevole quantità di manga (compresa Lady Oscar) e dal mondo dei manga sono state più volte ispirate. Quest'anno il teatro Takarazuka festeggia i suoi primi cento anni, e i francobolli celebrativi non potevano certo mancare, assieme a tutta una serie di altre iniziative collaterali, ovviamente...
Evidentemente, se ancora ci fosse stato bisogno di dimostrarlo, iniziative come questa dimostrano che - almeno in parte -  la cultura giapponese ha mantenuto un atteggiamento estremamente inclusivo nei confronti di alcune spressioni culturali e artistiche dalle spiccate sfumature omosessuali... Il che, effettivamente, fa ben sperare per il futuro... Anche e soprattutto per le nazioni che con la cultura giapponese entrano in contatto.

Alla prossima.

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mercoledì 23 aprile 2014

GAY? DOVE?

Ciao a tutti, come va?
Come forse saprete da diversi anni sono anche presidente di una piccola associazione gay di provincia. Esperienza molto più impegnativa di quanto non si direbbe a prima vista... Comunque in questa veste sono stato spesso contattato da imprenditori e gestori di varie attività commerciali, in vena di adottare politiche gay friendly (e in vena di ampliare il loro giro di clientela in tempi di crisi nera), ma anche desiderosi - a loro dire - di dimostrare la loro apertura mentale (che salta sempre fuori, caso strano, quando le loro attività non vanno tanto bene). Bar, trattorie, discoteche, alberghi, pub, circoli privati...
Tutti disponibilissimi a parole, tutti a raccontare quanto sono aperti, quanto sono moderni, quanto sono amati dai loro amici gay, quanto sono questo e quanto sono quello, ma tutti con un piccolo difetto... E cioè che sono tutti etero (anche perchè in provincia i gay non ci provano nemmeno a mettere in piedi attività per clientela gay, e se lo fanno presumono - sbagliando - di non avere bisogno di chiedere consigli a nessuno).

Ora: il problema non è tanto nel fatto che questi personaggi sono etero, ci mancherebbe, ma nel fatto che quando poi provo a spiegargli cosa potrebbero fare per conquistare clientela di un certo tipo  generalmente si susseguono queste tre reazioni:

1) Mi guardano come se stessi parlando in arabo;
2) Quando si rendono conto che gli sto dicendo che devono imparare davvero cos'è il mondo gay prima di lanciarsi in questa impresa si stizziscono;
3) Se gli inizio a parlare nello specifico di esigenze e richieste che non gli vanno a genio, o che richiedono più impegno di quanto pensavano, si mettono sulla difensiva e dicono che sono i gay che vogliono ghettizzarsi.

Generalmente, anche e soprattutto per le suddette reazioni e le conseguenze del caso, tutte queste collaborazioni finiscono in fuffa o in flop raccapriccianti.
E tutto perchè, in una società in cui del mondo gay si sa davvero poco e niente al di fuori di esso, quando si cerca di creare un ponte si viene respinti da un muro di gomma.

Magari anche in buona fede, ma questo è quello che succede quasi sempre. E la cosa buffa è che, dal loro punto di vista, queste persone sono davvero convinte di avere fatto tutto il possibile, e che sono i gay quelli che non sono mai contenti.
Al che, vi chiederete, cosa c'entra tutto ciò con questo BLOG.

C'entra.

Breve riassunto: il 20 dicembre scorso segnalavo che la Star Comics stava preparando un one shot dedicato a Chef Rubio, noto personaggio televisivo che - pare - eserciti un certo fascino anche sul pubblico gay, scrivendo che temevo che la cosa non sarebbe stata in alcun modo considerata nella suddetta produzione.
Il 7 marzo (CLICCA QUI) rispondevo a Giuseppe Di Bernardo, editor di Star Comics, che dopo aver letto la mia segnalazione mi faceva presente che nel fumetto di Chef Rubio avrei potuto trovare delle sorprese.
Il 12 marzo (CLICCA QUI) rispondevo allo sceneggiatore Diego Cajelli che mi faceva presente che non solo nel suddetto fumetto ci sarebbe stato un personaggio gay, ma che lo aveva anche creato ispirandosi ad un suo amico reale, e che quindi era molto lontano dai soliti luoghi comuni.

E a questo punto potete immaginare che la mia curiosità è cresciuta, assieme ad un prudente ottimismo.

Ora il suddetto fumetto è nelle mie mani e posso dire con cognizione di causa che... Mi sono sentito esattamente come quando provo la sensazione di parlare un'altra lingua rispetto agli imprenditori etero che si fanno avanti con la mia associazione...

Mi spiego meglio: se uno mi dice di essere ben felice di avere inserito un personaggio gay in un fumetto io presumo che, per male che vada, nel fumetto il fatto che questo personaggio sia gay emerga in qualche modo in maniera chiara, ma in questo caso ho dovuto rileggere il fumetto due volte per capire chi era l'amico gay di Chef Rubio... E detto da me credo che abbia un certo peso.

Andiamo con ordine: questo fumetto è la storia, alquanto surreale, di Chef Rubio che - da paladino della cucina genuina - vuole impedire che una diabolica multinazionale del fast food continui a rilevare una quantità di ristorantini rustici. Così decide di smascherare pubblicamente i suoi truffaldini metodi di produzione. Ad aiutarlo ci sono i gestori di un ristorantino che non ha ancora ceduto: un armadio unto e bisunto di nome Aldo, un punk di nome Dimitri e una ragazza - ancora più punk di lui - di nome Penelope (che è una ex di Chef Rubio e sembra tanto la Tank Girl de noaltri). C'è anche un'avvenente dottoressa pentita che lavorava nella multinazionale, e che rappresenta l'immancabile elemento femminile sexy (perchè, si sa, una bella patata - per stare in tema - è un ingrediente che in un fumetto italiano non può mancare mai...). Escludendo Penelope e la dottoressa rimangono Aldo e Dimitri, ma nessuno dei due palesa alcunchè...

Poi, però, rileggendo con maggiore attenzione, si nota che in una vignetta all'inizio Dimitri invita i clienti ad entrare nel ristorante chiamandoli "cari" e dicendo che l'ingrediente segreto del loro ristorante è "il rispetto", mentre in un'altra vignetta risponde a Chef Rubio chiamandolo "tesoro"...

Quindi il mistero è risolto: il fatto che un punk chiami "cari" i clienti del suo ristorante, accenni alla questione del "rispetto" e dica "tesoro" ad un suo amico ne fa automaticamente un rappresentante della categoria "gay"! Ovvio! E fa di Chef Rubio un personaggio gay friendly!

Come avevo fatto a non accorgermene prima?

Tra l'altro Dimitri viene presentato come "gioviale e ciarliero", e anche queste sono caratteristiche tipicamente "gay", dico bene?

*SIGH*

Se dicessi che sono deluso mentirei... Anche perchè sarei deluso se ci fosse qualcosa di cui essere delusi. Sono più che altro stupito del fatto che si possa davvero considerare un personaggio presentato in questi termini come un riuscito tentativo di inclusione della minoranza gay in un fumetto italiano, oltretutto in maniera originale e senza stereotipi.

A me, piuttosto, ha ricordato molto quello che accadeva nella Marvel degli anni '80, quando i personaggi gay si potevano presentare solo tramite allusioni in codice e sottotesti ambigui.

Il fatto è che se uno non legge molto attentamente fra le righe, magari sapendo quello che deve cercare, nemmeno si accorge che questo Dimitri è gay.

Cosa che, lo ammetto, sembra quasi voluta.

Certo qualcuno può ribattere che la caratterizzazione di Dimitri è un successo proprio perchè è talmente fuori dagli stereotipi che nessuno si accorge che è gay.

Se vogliamo metterla così...

A me, sinceramente, è sembrato più che altro un tentativo di voler infilare un personaggio gay in maniera criptica per poter dire di aver dato una patina di modernità alla storia senza rischiare praticamente nulla.
Men che meno in un fumetto che punta su un personaggio di richiamo realmente esistente, e per il cui coinvolgimento deve essere stato investito anche qualche soldino in più rispetto al solito.

Senza voler entrare nel merito della storia, che a modo suo è anche divertente e mi ricorda tanto certe avventure disneyane (nel senso buono), o dei bei disegni di Enza Fontana (che ha anche riprodotto con cura tutti gli intricati tatuaggi di Chef Rubio), devo ammettere che verificare che nel 2014 c'è ancora della gente per cui "fumetto con personaggio gay" vuol dire questo ha un nonsochè di spaventoso...

Eppure, da quello che mi avevano scritto l'editor e lo sceneggiatore, pareva proprio che fossero convinti di non avere trascurato la rappresentatività dei personaggi gay, addirittura osando cose che altri non avevano mai osato prima! E se quando lo hanno detto erano in buona fede, e non ho motivo per dubitarlo, diventa tutto più chiaro... A partire dal fatto che il fumetto Made in Italy e la comunità gay parlano due lingue diverse, con tutte le conseguenze del caso.

In altre nazioni questa barriera "linguistica" si è iniziata a superare quando si è dato modo alle persone gay "risolte", o agli sceneggiatori etero che comunque conoscevano davvero il mondo gay dall'interno, di raccontare liberamente le loro storie al riguardo. Il problema, in Italia, è che l'editoria a fumetti (e in particolare quella che arriva in edicola) non è strutturata per dare spazio a questo genere di persone (salvo rarissimi casi, tipo Luca Enoch), e men che meno per lasciarle esprimere liberamente. E questo, a pensarci bene, non avviene solo col discorso "gay", ma con una quantità di altri temi e formule narrative ritenute scomode o in qualche modo "a rischio".

E in tutto questo il pubblico (etero e gay), che scemo non è, prende sempre più le distanze dal fumetto italiano, e in particolare da quello che arriva in edicola... Che, continuando così, nel giro di una decina d'anni di "popolare" conserverà solamente la definizione... E di certo non basterà puntare su personaggi televisivi più o meno noti per cambiare le cose.

Questo è quanto.

E comunque questo mi sembra un pessimo segnale.

Alla prossima.

P.S. Chef Rubio ha recentemente cambiato look e ora invece dei baffi risorgimentali porta una più pratica barba... Peccato che - per ovvi motivi - il fumetto ce lo presenti con il look che ormai sfoggia solo nelle repliche dei suoi programmi...

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lunedì 21 aprile 2014

TAGAME IN ITALY!

Ciao a tutti, come va?
In realtà per oggi avevo programmato tutt'altro genere di post ma, siccome era un post di quelli che non mettono di buon umore, mi sono detto che era il caso di posticiparlo e di sostituirlo con una buona notizia, per non rovinarvi le vacanze di Pasqua...
E poi non dite che non vi voglio bene.
La bella notizia di oggi è che sembra proprio ufficiale che il prossimo giugno Gengoroh Tagame arriverà in Italia (e per la precisione a Bologna) per incontrare i suoi fans (e farsi un giro in una nazione a cui è molto affezionato, e da cui è stato lontano per più tempo di quanto avrebbe voluto).
Gli artefici della trasferta sono gli amici di REN BOOKS, che hanno pensato bene di ottimizzare il fatto che giugno è il mese del Gay Pride e il fatto che - proprio nella loro Bologna - a giugno si tiene anche il Festival del Giappone Contemporaneo, meglio noto come NIPPOP (cliccate QUI), arrivato al terzo anno col patrocinio dell'Università di Bologna.
Al di là del fatto che Gengoroh Tagame arriva in Italia, e che probabilmente la cosa sarà accompagnata da mostre ed eventi collaterali, secondo me la cosa interessante è che arriva in occasione di una manifestazione culturale importante e trasversale, cosa che - per esempio - non è accaduta durante le sue visite a Parigi, Londra e Berlino.
Un punto a favore per l'Italia, una volta tanto, anche se - devo ammetterlo - la città di Bologna mi è sempre sembrata un po' un caso a parte nel panorama italiano. Nel senso che, a quanto pare, è una delle poche realtà in cui i movimenti studenteschi di una quarantina di anni fa hanno lasciato il segno e - in parte - hanno determinato una ricettività culturale e artistica che, soprattutto a livello di realtà giovanile, ancora oggi ha ben pochi omologhi nel resto del nostro paese.
Quindi fortunati quelli di REN BOOKS che si ritrovano in una città in cui l'Università non si fa problemi a patrocinare una manifestazione incentrata sulla cultura POP giapponese invece che, per dire, fossilizzarsi su una rassegna di kabuki, corsi di origami e qualche seminario sulle stampe di Hokusai. D'altra parte se, nonostante i menagrami, REN BOOKS può dire di avere esaurito tutte le sue copie di VIRTUS (il primo, e per ora unico, manga di Gengoroh Tagame che ha pubblicato), forse vuol dire che questa visita di Gengoroh Tagame  ha anche un certo significato simbolico... E sicuramente di questo tornerò a parlare.

Alla prossima.

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venerdì 18 aprile 2014

CHI É IL MORTO IN PIEDI?

Ciao a tutti, come va?
Siccome nessuno lo ha ancora segnalato, e siccome questo BLOG prova un piacere sottile a colmare questo genere di lacune, non posso fare a meno di tornare a parlare della nuova serie messa in campo dalla Bonelli, e cioè il tanto ben pubblicizzato Lukas... E devo farlo perchè, sorpresa sorpresissima sorpresa, lo sceneggiatore Michele Medda ha voluto fare quello moderno, e fra i co-comprimari ha voluto inserire un personaggio gay senza se e senza ma!
Dico co-comprimario perchè si presenta come una specie di segretario della copy-writer Bianca, che da come ci viene presentata ci intuisce che diventerà la parter del protagonista in uno dei prossimi numeri... E il personaggio in questione è talmente co-comprimario che ancora non se ne conosce il nome.  E dico gay "senza se e senza ma" perchè, al di là dell'abbigliamento pseudo hipster (che su una persona non più giovanissima e senza barba risulta più che altro ridicolo), delle movenze non proprio virili (prego notare il mignolino quando fruga nel cellulare di Bianca in sua assenza) e dell'atteggiamento impiccione... Alla fine proprio Bianca scambia con lui qualche battuta riferendosi al fatto che a lei gli ex mandano ancora i messaggini e a lui no... E lui sta al gioco, segno evidente che è dichiarato anche sul lavoro.
Le due tavole in cui compare le potete leggere qui sotto, e si possono leggere senza avere seguito la storia fino a quel punto...
Ora: sono quasi matematicamente certo che i supporter della Bonelli grideranno al miracolo, dicendo che si tratta di una tappa storica, di un segno di apertura importante e tutto il resto... E in parte lo è. Tuttavia la lingua batte dove il dente duole: per vedere un personaggio gay - magari dichiarato -  in Bonelli nel 2014 sembra ancora necessario accontentarsi di tutta una serie di luoghi comuni che devono risultare il più possibile tranquillizzanti per il pubblico etero. Tipo il gay attempato in versione pettegola e un po' frou frou. Niente di male ad essere pettegoli e un po' frou frou, per carità, ma sembra proprio che da lì non ci si voglia proprio schiodare... Come dire che, dai tempi di Sigfrido in GEA, siamo andati indietro anzichè avanti...

E sono pronto a scommettere che per un gay che farà da spalla ad un personaggio femminile un po' goffo (in qualità di migliore "amica", o confidente, magari), onde rendere più "simpatiche" le parentesi a lei dedicate, non ci saranno gay fra gli amici o i nemici del virilissimo protagonista... Magari sarà anche una scelta per creare con le situazioni di Bianca un contraltare "buffo" alle atmosfere cupe in cui si muove Lukas? Chissà... Chissà... Chissà...

A questo proposito, però, mi pare di capire che - nonostante tante promesse sul fatto di essere di fronte all'ennesimo fumetto rivoluzionario e tutto il resto - ci si ritrova di nuovo alle prese col tipico protagonista bonelliano tutto d'un pezzo.... Talmente tutto d'un pezzo che, pur risvegliandosi zombie nel forno di un cimitero, e per giunta senza memoria, non ha alcun tipo di cedimento psicologico... Nemmeno quando si ritrova coinvolto in tutta una serie di situazioni truculente e splatter che, evidentemente, sono solo l'antipasto di quello che offrirà la serie. Durante tutto il tempo mantiene la sua espressione da James Dean (o da Luke Perry versione Dylan di Beverly Hills, se vi piacciono i serial anni '90). Sicuramente al tipico lettore Bonelli questo genere di cose piace, ma il punto è: quanti sono rimasti i tipici lettori Bonelli?
Mi spiego meglio: un personaggio del genere non fa scattare praticamente alcun tipo di identificazione emotiva col lettore, e la sua vicenda si legge sempre con distacco, "dall'esterno", come uno di quei sogni vissuti in terza persona. Paradossalmente sono molto più coinvolgenti le poche pagine in cui compare la Bianca di cui sopra: un po' Bridgette Jones e un po' donna in carriera, aspirante milf con due figli adolescenti rompiscatole a casa e tutto il resto... E parliamo comunque di un personaggio molto abbozzato e tuttosommato sciapetto. Il che è tutto dire.
Se alla Bonelli hanno pensato davvero che questo fumetto, così come è stato concepito, potesse incanalare il successo di The Walking Dead e simili secondo me avranno delle brutte sorprese... Perchè se vogliono andare incontro ai loro lettori tipici di certo non attireranno mai tutta quella gente (ed è sempre di più) che ha un altro genere di interazione con l'entertainment di cui fa abitualmente uso (siano essi film, fumetti, serial TV o altro).
Il che, d'altra parte, è  uno dei motivi per cui l'editore continua a perdere lettori.
Assieme al fatto che lascia spazio unicamente a sceneggiatori che in qualche modo rispecchiano il Bonelli-pensiero o si allineano ad esso. Il che è senza dubbio legittimo, ma forse inizia ad essere economicamente rilevante.

E tra l'altro, sarò sincero, alla fine della lettura non si capisce se si voglia dare l'idea che Lukas sia imbambolato a prescindere dalla sua condizione di zombie (o "ridestato", che poi sarebbe uno zombie che non si decompone e che ha mantenuto la sua coscienza e ha una maggiore forza, a quanto pare).

Voglio dire: tu ti risvegli in un loculo e rompi il marmo a pedate... Ok... Ti rendi conto che non ti ricordi chi sei (o chi eri)... E va bene... Ma a quel punto perchè non ricomponi il marmo per leggere cosa c'era scritto sopra? E perchè non torni al cimitero il giorno dopo per chiedere informazioni su chi era stato messo in quel forno? E perchè non indaghi sull'agenzia di pompe funebri che ti ha sepolto? A chi ha fatto pagare il conto - presumibilmente salato - del tuo funerale?

E soprattutto: visto che hai mantenuto l'intelletto, come fai a non essere emotivamente sconvolto all'idea di essere un morto che cammina?

Boh!

Forse se il fumetto Made in Italy non va tanto bene la colpa non è solo della crisi, dopotutto...
Alla prossima!


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mercoledì 16 aprile 2014

I PREMI CHE CONTANO A CHI CONTA

Ciao a tutti, come va?
Lo scorso sabato a Los Angeles si è tenuta la cerimonia di premiazione dei GLAAD AWARDS 2014 (i premi che l'omonima associazione conferisce a chi - nel mondo dell'entertainment - si è distinto per il suo contributo nella rappresentazione non pregiudizievole dei personaggi LGBT), e visto che - tanto per cambiare - in Italia se ne è parlato poco e niente ora cercherò di compensare un po', ovviamente puntando l'attenzione su alcuni aspetti particolarmente interessanti per i lettori di questo BLOG. Comincio, ovviamente, comunicandovi il vincitore per la categoria comics... Che quest'anno sono stati gli Young Avengers...
Ovviamente la speranza è che, forte anche a seguito di questa gratificazione, la MARVEL trovi presto una nuova collocazione per i protagonisti della serie che recentemente sono rimasti orfani, per l'ennesima volta, di una pubblicazione a loro dedicata. Detto questo stavolta volevo ampliare un pochino la discussione e mostrarvi anche alcuni video della cerimonia, giusto per farvi capire meglio di cosa stiamo parlando. Ad esempio mostrandovi il momento in cui Ellen Page consegna il premio intitolato a Stephen F. Kolzak (un regista che ha passato l'ultima parte della sua vita a combattere l'omofobia e la discriminazione dei sieropositivi) all'attrice e produttrice transessuale Laverne Cox... Come potete intuire, anche se si tratta di una cerimonia tuttosommato modesta rispetto a quella degli Oscar o ai Golden Globe, si tratta comunque di un evento di tutto rispetto, condotto con eleganza e serietà, e che tutto sembra fuorchè una pagliacciata o una cosa improvvisata (e ogni riferimento alle - poche - premiazioni LGBT celebrate in Italia NON è puramente casuale). E questo può essere uno dei motivi per cui, ad esempio, Rita Moreno (un'attrice portoricana che - tra le altre cose - ha partecipato a West Side Story, vincendo pure un Oscar) ha presentato il premio Vanguard  che la GLAAD quest'anno ha voluto assegnare alla cantante Jennifer Lopez (in veste, però, di produttrice della serie TV The Fosters, che parla di una famiglia omogenitoriale)... Che ovviamente è stata ben contenta di ritirarlo personalmente, ricordando una sua zia lesbica a cui è sempre stata molto affezionata...
La cosa interessante dei premi GLAAD, come potete intuire, sta anche nel fatto che i vincitori hanno anche l'occasione di fare un discorso di ringraziamento in cui possono spaziare con calma, e dimostrare che - effettivamente - se hanno ricevuto dei premi così specifici un motivo c'è. Comunque, siccome sapete che sono un po' sadico, non vi stupirà se qui di seguito voglio ricordarvi come è stato il primo, e per fortuna unico, premio del genere che ha avuto luogo in Italia. Si chiamava Pegaso d'oro ed era stato "inventato" da Arcigay nel 2010... La "cerimonia" si è tenuta in una nota discoteca di Milano, in cui - evidentemente - il pubblico vociante sullo sfondo non era particolarmente interessato a quello che succedeva... Il premio in questione, quell'anno, andò ad Iva Zanicchi, per un ruolo che aveva intepretato in una fiction...
Premesso che dare un premio gay per un ruolo gay friendly (e non per una presa di posizione diretta), dal mio punto di vista, ha lo stesso senso di mettere in prigione chi ha intepretato il ruolo di un assassino, negli anni successivi il personaggio in questione ha dato prova in più occasioni di NON essere poi così gay friendly, ad esempio tramite un'intervista ad un sito cattolico in cui disse, tra le altre cose:

Credo che i cattolici debbano sempre pregare per tutti, ed una preghiera in particolare la rivolgo e va rivolta ai gay, perché possano trovare, se lo vogliono, la retta via“.

Oltretutto si parla di una persona che, negli anni in cui ha ricoperto il ruolo di europarlamentare, non ha mai speso una parola a favore dei diritti LGBT in Italia... E infatti qualcuno propose anche di ritirare il premio che le venne dato... Cosa che peraltro NON non venne mai fatta... In compenso il Pegaso d'Oro, presumo anche a seguito di questa figura barbina non venne mai più assegnato a nessuno... Mentre i premi GLAAD vengono portati avanti da venticinque anni. Credo che ognuno possa trarre le sue conclusioni, anche se poi la situazione delle associazioni LGBT in Italia è quella che è, e certi episodi incresciosi ne sono solo la diretta conseguenza.
Ovviamente questo non significa che le cose non possano cambiare, anche se EVIDENTEMENTE il problema, in Italia, è molto più a monte di quanto non sembri.
Magari un giorno ne parlerò meglio.
Alla prossima.

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lunedì 14 aprile 2014

FRANCOBOLLI E BOLLINI ROSSI

Ciao a tutti, come va?
Il servizio postale finlandese Itella Posti ha appena annunciato che a partire dal prossimo settembre distribuirà 33 nuovi francobolli, alcuni dei quali celebreranno un'artista locale che forse qualcuno do voi potrebbe anche conoscere (sono ironico, ovviamente)... E cioè Tom of Finland...
La decisione è abbastanza curiosa, ma forse neanche tanto in un periodo in cui tutti comunica via e-mail, app e social network, e i francobolli stanno ormai diventando articoli da collezione. D'altra parte è comunque notevole il fatto che questo gesto simbolico sancisca definitivamente lo sdoganamento di quello che, alla faccia dei bigotti, è diventato uno degli artisti finlandesi più noti a livello internazionale.
Da notare che i suddetti disegni di Tom of Finland faranno compagnia ai dipinti del paesaggista Urpo Martikainen e alle foto urbane di Jaakko Tähti, che a quanto pare sono considerati nomi molto rappresentativi dell'arte finlandese... Nonchè a tutta una serie di vedute invernali e natalizie (cosa abbastanza scontata, in effetti, considerando il periodo in cui questi francobolli verranno distribuiti), a riprova del fatto che evidentemente Tom of Finland è diventato davvero qualcosa di cui la Finlandia tutta va orgogliosa, al pari dei suoi paesaggi.
La Finlandia non ha ancora una legge sui matrimoni paritari: il suo Parlamento inizierà a discutere della cosa solo nei prossimi mesi e, non so perchè, ma ho la sensazione che chi è a favore non potrà fare a meno di citare questa specie di eroe nazionale, che - molto metaforicamente - ha reso famosa la Finlandia solo da quando è stato "costretto" a pubblicare i suoi lavori negli Stati Uniti. Detto questo non ho potuto fare a meno di fare un collegamento con un episodio che proprio in questi giorni sta tenendo banco in Italia. Infatti, mentre in Finlandia l'arte omoerotica viene sdoganata anche dalle poste, dalle nostre parti siamo ancora alle prese con le censure preventive su un semplice nudo maschile. Il caso è quello di una fiction che ripercorre (presumo in maniera molto riveduta e corretta) la vita di Rodolfo Valentino, in questo caso intepretato da Gabriel Garko. A quanto pare l'emittente che la trasmetterà a deciso di tagliare una scena in cui l'attore rimane completamente nudo di fronte a uno specchio e lascia che si intravedano le sue virtù... Scena censurata strategicamente persino dalle riviste di gossip che hanno segnalato il caso...
Qualcuno potrebbe pensare che, in effetti, sarebbe stato strano se la censura non fosse scattata, ma personalmente credo che anche solo il fatto che ci siamo abituati a ragionare in questi termini sia molto indicativo di una situazione che ha preso una piega decisamente infelice... Visto che ormai viene da dare per scontato che siamo un paese bigotto, maschilista e omofobo, nonchè tenuto sotto scacco dalle lobby cattoliche, e che quindi sia normale che la visione di un corpo maschile nudo (più o meno invitante) debba ricevere questo tipo di trattamento.
E secondo me questo è un brutto segnale.
Alla prossima.

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venerdì 11 aprile 2014

NEWS DI CLASSE

Ciao a tutti, come va?
Considerando che in Italia non ne parla praticamente nessuno è giusto che, almeno su questo BLOG, ci siano dei costanti aggiornamenti su quello che produce la CLASS COMICS di Patrick Fillion, che nonostante continui ad essere una realtà a conduzione pressochè famigliare si conferma una casa editrice agguerrita  e determinata a proseguire il suo personale percorso di promozione dei fumetti omoerotici... Anche e soprattutto ora che può contare su una distribuzione digitale del suo materiale, che procede ormai parallelamente a quella cartacea.
In questo periodo, ad esempio, festeggia i dieci anni di uno dei personaggi a cui la CLASS COMICS ha dato più spazio, e cioè il demoniaco Deimos (un demone buono e perseguitato dai suoi colleghi che, a modo suo, ricorda tanto l'italico Geppo di bianconiana memoria), al quale dedica uno speciale con storie realizzate dagli autori più quotati della sua scuderia...

Questo decennale, in effetti, mi dà l'opportunità di fare un breve focus sulle ultime novità proposte da questo editore, ma anche fare qualche riflessione a margine. Andiamo con ordine, e partiamo dalle ultime novità: intanto si è conclusa con il terzo numero - e dopo anni di attesa - la saga degli universitari di THE INITIATION  (di Fraser e Hawk), ed è arrivato il secondo numero dello spionistire RIDEHARD (di Alexander), nonchè un nuovo capitolo delle origini del supereroe nudista NAKED JUSTICE (dello strabravo Jacob Mott), a riprova del fatto che - seppur con tempi biblici - alla CLASS COMICS c'è l'intenzione di portare  sempre avanti i progetti messi in cantiere...
In questo periodo, però, ci sono stati anche tanti debutti interessanti, come ad esempio la serie MANSON di Enzo, incentrata su un un ragazzo italo americano di New York con una vita sessuale molto frizzante, che per arrotondare fa l'escort...

La cosa interessante di questa serie è che l'autore fa partire tutto dal fatto che, a discapito del suo successo col sesso, il protagonista vive ancora con una madre che non lo tollera e vuole correggerlo a tutti i costi con l'aiuto di tutti i parenti... Anche se poi le cose non andranno esattamente come vorrebbe lei...
Altro titolo che sembra presentarsi in maniera molto accattivante è il fantasy post apocalittico PLANET OF MACHOS del bravissimo Rubo...

Rubo, che vive e lavora a Barcellona, tra l'altro è anche un illustratore apprezzabile... Di cui mi auguro che qualcuno, prima o poi, si premuri di realizzare un bell'ART BOOK, visto che se lo merita tutto...





Forse sbaglierò, ma sospetto che questo fumetto sarà una delle cose più interessanti mai prodotte dalla CLASS COMICS...
Infine concludo questa breve carrellata segnalando l'uscita del secondo albo che la casa editrice di Patrick Fillion dedica ai prorompenti disegni di Hotcha (che a dispetto del nome è italiano, e da anni si è fatto conoscere per le sue parodie omoerotiche di Dragon Ball e altri manga di successo), e che qualche anno fa aveva fatto la sua bella figura con lo science-fantasy Draken...

Morale della favola: se la CLASS COMICS , che vi ricordo essere stata fondata nel 1995, tiene ancora botta e continua ad attirare artisti perlomeno interessanti un motivo deve pur esserci. Tuttavia dopo tutto questo tempo la sensazione è che non sappia ancora sfruttare pienamente il potenziale che ha per le mani. Intendiamoci: è evidentemente un'editore che gioca tutto sul sesso esplicito e sull'ostentazione genitale, e se questo è il suo stile nessuno può avere nulla da ridire, ma la sensazione è che ad oggi il suo punto debole siano le sceneggiature e l'approfondimento psicologico dei personaggi. Certo non è semplice affrontare questa questione se, diciamo, su un albo di una quarantina di pagine ce ne sono almeno trenta che devono raffigurare amplessi o scene erotiche, ma è puer vero che gli albi di supereroi hanno sempre avuto sempre lo stesso problema con i combattimenti, e nonostante tutto sono stati capaci di sfornare storie e personaggi molto interessanti...
Quindi forse potrebbe essere interessante iniziare a valutare l'ipotesi di proporre qualcosa che - pur senza rinunciare al sesso - sia in grado di approfondire anche altri aspetti della narrazione... O che magari presenti il sesso in maniera più intrigante e meno sfacciata... Perchè alla lunga questa ipertrofica sovraesposizione genitale non è detto che mantenga alta la tensione erotica... Anzi...
Oltretutto la sensazione è che, affidando buona parte delle storie ad artisti che si occupano sia dei disegni che delle trame (che magari in questo caso sono considerate un elemento secondario), non si tenga conto del fatto che un buon disegnatore non sempre è in grado di scrivere storie all'altezza dei suoi disegni...
Detto questo devo ammettere che il materiale della CLASS COMICS, così com'è oggi, ce lo vedrei piuttosto come complemento di un ipotetico magazine che si occupasse di erotismo gay a 360°, piuttosto che come perno di serie a fumetti che escono con cadenza annuale (o giù di lì) e mi stupisce molto che negli USA nessuno abbia mai pensato di mettere in piedi una cosa del genere. Ovviamente nulla mi vieta di sognare che un giorno, magari, in Italia ci sia qualcuno disposto a progettare una cosa del genere... E se da noi una cosa del genere avvenisse entro il 2050 sarebbe già una conquista, credo...
Detto questo trovo che sia davvero emblematico il fatto che sui siti italiani che si occupano di fumetti non ce ne sia mai stato uno, e dico uno, che abbia accennato alla CLASS COMICS... Anche solo di sfuggita.
D'altra parte ammetto che, visti i presupposti, mi avrebbe stupito il contrario.
Alla prossima.
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