Ciao a tutti, come va?
Anche se sono anni che tengo questo BLOG, e mi dovrei essere abituato a verificare come il resto del mondo sembri - talvolta - davvero un altro pianeta rispetto all'Italia, devo ammettere che continuo a stupirmi delle situazioni in cui mi imbatto cercando notizie da condividere con voi. Ad esempio leggendo quello che è successo la scorsa settimana alla Game Developer's Conference, che quest'anno si è tenuta a San Francisco. Praticamente si trattava di una serie di incontri rivolti, nello specifico, a chi si occupa di sviluppare videogames, per fare il punto della situazione e raccogliere le idee. Tra le altre cose c'è stato il lungo intervento conclusivo di Manveer Heir della BioWare (foto sotto), il cui nome forse non vi dirà molto, ma che è uno dei principali ideatori della saga di MASS EFFECT (molto apprezzata anche per i suoi risvolti gay)...
Nell'ora che gli è stata concessa, Manveer Heir ha pensato bene di prepararsi un bel discorso che ha intitolato "Misoginia, razzismo e omofobia: come si pongono i videogames?" e nel quale ha voluto snocciolare alcuni punti secondo lui molto importanti. Molto in sintesi ha detto che, visto che ora l'industria dei videogames è diventata un caposaldo dell'intrattenimento, ha delle responsabilità che in futuro si faranno sentire sempre di più.
Secondo lui i videogames occidentali hanno seri problemi a rapportarsi con la rappresentazione delle minoranze, che vengono rappresentate poco e male, a partire dalla comunità LGBT, anche se il sesso femminile in generale non se la passa tanto meglio.
"Certi stereotipi negativi influenzano il modo di pensare e di trattare gli altri nel mondo
reale , contribuendo a perpetuare le ingiustizie sociali che si verificano nei contronti delle minoranze"."Spesso gli
sviluppatori di giochi giustificano misoginia , sessismo e altre ingiustizie sociali sostenendo che si tratta di una questione di realismo... Dobbiamo
smettere di usare questa scusa, soprattutto quando
la maggior parte dei nostri giochi sono giochi con ambientazioni fantastiche... O con molte liceze storiche. La questione, piuttosto, è quale peso dare al realismo, soprattutto se lo si rappresenta in maniera semplicistica".
"Dovremmo usare le potenzialità dei videogames per far vivere ai giocatori certi
problemi in prima persona, per fargli comprendere la natura di certi
problemi attraverso
componenti narrative che si traducono in quelle dinamiche di gioco che possono sensibilizzare le coscienze in maniera più profonda di tutti gli altri media"
Dopo aver fatto diversi esempi interessanti (ad esmepio quello di un gioco in cui un soldato gay viene scoperto e deve portare avanti la sua missione guadagnandosi nel contempo la fiducia dei commilitoni), Manveer Heir ha ripetutamente esortato i suoi colleghi a contribuire al cambiamento, invitandoli a riflettere sulla questione, per poi estendere la riflessione in tutti i loro ambiti lavorativi, per avere il supporto necessario quando arriverà il momento di inserire certi temi e rendere l'universo dei videogames più inclusivo. Per rendere migliori gli sviluppatori e il loro pubblico.
Alla fine il suo discorso è stato accolto da due minuti di applausi... Segno evidente che ha toccato un argomento che stava a cuore a tutti.
Ora: è abbastanza improbabile che adesso, di punto in bianco, verremo invasi da videogames inclusivi e senza stereotipi, però è comunque interessante verificare che si è ufficialmente aperta una discussione sull'argomento, e che evidentemente il suddetto argomento è abbastanza sentito (non foss'altro perchè buona parte dei videogames occidentali sono sviluppati in nazioni in cui la comunità LGBT ha fatto molti passi avanti a livello di riconoscimenti e visibilità). Comunque la crescente importanza del rapporto fra videogames e comunità LGBT sembra essere sempre più evidente, tant'è che si è da poco conclusa la prima stagione della serie LOOKING, incentrata su un gruppo di amici gay di San Francisco e che vede nel ruolo di protagonista principale proprio un programmatore di videogames (intepretato dall'attore gay dichiarato Jonathan Groff)...
La seconda serie è già stata annunciata, segno evidente che gli ascolti hanno premiato la prima, con tutto ciò che ne consegue. Magari prima o poi la vedremo anche in Italia... Chissà...
Alla prossima.
1 commento:
Ciao Valeriano,
perché non inizi a segnalare sul tuo blog i vari Kickstarter per nuovi fumetti gay? In questi giorni c'è quello di Fearful Hunet che sta giungendo alla conclusione ( https://www.kickstarter.com/projects/zan/jon-macys-fearful-hunter-the-complete-epic ) Sarebbe bello che anche dall'Italia potessimo dare il nostro contributo, in ogni caso sarebbe un bel modo per abituarsi a questa forma di autofinanziamento. So che ci sono già italiani che contribuiscono ad altre cose, per esempio la webseries Were the bears are (il cui kickstarter per la terza stagione si è concluso il mese scorso con successo nonostante avessero bisogno di una bella sommetta: https://www.kickstarter.com/projects/wherethebearsare/where-the-bears-are-season-3-the-gay-comedy-myster )
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