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martedì 30 gennaio 2018

FLOP INVISIBILI

Ciao a tutti, come va?

Generalmente, quando in Italia si verificano dei flop imbarazzanti nell'ambito dell'entertainment, invece di trarne spunto e insegnamento per migliorare si cerca di fare passare la cosa sotto silenzio... Soprattutto se nel frattempo l'opinione pubblica (o magari quella relativa al settore specifico in cui si è verificato il flop) è distratta da notizie di altro genere. Se poi non si riesce ad avviluppare il tutto in una coltre di nebbia si gioca la carta del genio incompreso, degli eventi avversi e via dicendo. Tutte contingenze che possono verificarsi davvero, ma che in effetti sono un po' sospette se si verificano dopo che il flop è stato pronosticato con ampio anticipo, e con tanto di motivazioni spiegate nei dettagli...

Nella fattispecie, visto che non ne sta parlando veramente nessuno, oggi volevo fare il punto su IL RAGAZZO INVISIBILE - SECONDA GENERAZIONE, che a quanto pare è andato davvero molto peggio di quanto non ci si aspettasse... Qualche dato: nel primo fine settimana aveva incassato 915.000 euro in 339 sale, nel secondo era sceso a 301.000 euro in 319 sale, dal terzo week end in poi era uscito dalle classifiche disponibili gratuitamente, e la scorsa settimana (la quarta) era rimasto solo in una decina di sale in tutta Italia, quindi molto probabilmente l'incasso totale - nella migliore delle ipotesi - non è arrivato ai tre milioni di euro. Per darvi un'idea qui sotto vi posto il grafico delle prime due settimane così come si vede sul sito movietele.it (CLICCATE QUI).

Praticamente, se già il primo film - con il suo incasso di cinque milioni di euro a fronte di una spesa di otto - era stato un flop (che si è camuffato a stento), questa volta si è trattato di un disastro su tutta la linea. Anche perchè il budget messo in campo per il secondo film superava i dieci milioni di euro (CLICCATE QUI). Un disastro annunciato nonostante si sia cercato in tutti i modi di arginarlo e di invogliare il pubblico ad andare al cinema... La RAI, che era fra i produttori, aveva persino messo il primo film in streaming gratuito sul proprio sito mentre il secondo capitolo veniva distribuito al cinema, ma non c'è stato niente da fare e i nodi sono venuti al pettine.

Anche solo perchè, essendo il protagonista cresciuto di quattro anni, non si poteva più fare un prodotto per bambini, e d'altra parte non c'erano le competenze, le risorse, i mezzi e - soprattutto - la libertà creativa necessaria per mettere insieme un prodotto che potesse coinvolgere gli adolescenti, o magari i giovani adulti... E così alla fine questo film non ha accontentato nessuno, e il passaparola negativo ha fatto il resto.

Con buona pace di chi credeva di potersi giocare la carta dal supereroe d'autore come nel primo film.  In realtà già nel 2014 quella carta era stata giocata fuori tempo massimo, ma con la scusa che il film era uscito a Natale, e parlava di protagonisti molto giovani, poteva in qualche modo contare sul supporto delle famiglie in vena di supereroi bambini per bambini... Questa volta, invece, si è pensato di puntare su una distribuzione post natalizia nella speranza di non avere competitor troppo forti, o magari sperando che il film non fosse ritenuto solo "per bambini", e così si è scoperto che il mancato rientro economico del 2014 non era dipeso dai competitor o dal fatto che fosse considerato un prodotto per giovanissimi...

Chi di dovere se ne sarà fatto una ragione e avrà capito la lezione? Non so perchè, ma al riguardo ho qualche dubbio, anche perchè altrimenti avrebbe corretto il tiro dopo il primo film, e non è andata proprio così... Anzi...

D'altra parte, se pure nel 2014 c'è stato un buon numero di bambini e preadolescenti che sono andati a vedere il primo capitolo, in quattro anni sono cresciuti e magari nell'attesa del secondo hanno cominciato a seguire con più atttenzione i supereroi dei film e - soprattutto - dei serial TV americani. Serial che, anche quando hanno protagonisti adolescenti, hanno ben poco a che spartire con i film di Gabriele Salvatores. E non tanto per una questione di budget ed effetti speciali, quanto per i contenuti, il dinamismo, la recitazione (davvero doppiare i protagonisti sarebbe stato così squalificante?) e - appunto - tutta una serie di scelte registiche. Senza contare l'approccio più disinvolto a quello che è il mondo degli adolescenti reali di oggi.

Per intenderci: mentre IL RAGAZZO INVISIBILE - SECONDA GENERAZIONE veniva distribuito nelle sale italiane, i ragazzini con un po' di famigliarità con internet potevano già vedersi in streaming più o meno legale - e con tanto di sottotitoli - l'ultimo serial TV ispirato ad un fumetto MARVEL, e cioè Runaways. Lasciando da parte il fatto che, come da prassi, gli attori americani che interpretano degli adolescenti hanno sempre qualche anno in più, questa serie rispecchia abbastanza fedelmente il mondo teen di oggi... Con tanto di relazioni omosessuali vissute con una certa spontaneità...

E tiene ben presente che l'aspetto e la forma fisica - in un certo tipo di produzione a tema supereroistico - non sono esattamente un dettaglio da sottovalutare, diciamo... Soprattutto se li si vuole usare per dei fanservice e delle scene shirtless...

E, per intenderci, la classica scena shirtless da film di supereroi Salvatores ha - ovviamente e goffamente - provato ad inserirla anche nella sua seconda pellicola supereroistica, ma con tutti gli inevitabili limiti del caso... E probabilmente ha finito solo per far perdere ulteriori punti a tutto l'insieme...

Ma davvero la produzione non si poteva ritagliare un po' di budget per mandare Ludovico Girardello in palestra per almeno un annetto prima delle riprese?

Ad ogni modo in questo film il regista si è premurato anche di inserire qualche seno femminile qua e là (nell'intento di solleticare i primi pruriti del pubblico adolescente? Ma davvero Salvatores ha pensato che nell'era di xtube avrebbe avuto senso?), sottolineato da un commento musicale inserito praticamente a caso (che è stata la caratteristica distintiva di tutta la pellicola)...

Tra l'altro, mentre da anni i teen drama di maggior successo puntano sul conflitto generazionale e sull'emancipazione degli adolescenti, questo nuovo capitolo metteva in posizione centrale la figura materna (biologica), da affiancare a quella adottiva - già molto ingombrante - presentata nel primo film...

Ora: sarà pur vero che il serial di maggior successo prodotto dalla RAI in questo periodo resta Don Matteo, ma dal momento in cui si sceglie di puntare ad un target diverso bisogna prendersi la responsabilità di fare scelte oculate e pertinenti. Perchè nel 2018 non si può sperare di conquistare il pubblico giovane utilizzando il punto di vista di chi giovane non lo è più da un bel pezzo, e che magari ai suoi tempi si sentiva solleticato da un seno nudo o chiudeva un occhio sul fatto che il protagonista adolescente di un film di supereroi potesse essere magro come un chiodo... Soprattutto considerando quanti ragazzini, oggi, iniziano a curare il proprio aspetto e ad andare in palestra fin da giovanissimi...

Sembra una cosa da poco, ma forse tanto da poco non è, e si aggiunge ad una lunga serie di mancanze e lacune che questo film ha ostentato con disinvolta noncuranza (ne ho parlato anche QUI), quasi come se il successo gli fosse dovuto a prescindere. Ad ogni modo, al momento, non si sa se anche il secondo romanzo de Il Ragazzo Invisibile e i fumetti sono andati peggio rispetto a quattro anni. Certo è che se avessero avuto successo, nonostante il buco nell'acqua del film, questo porterebbe a tutta una serie di riflessioni supplementari molto interessanti.

Ad ogni modo questo flop avrà delle ripercussioni?

Sicuramente, se hanno un po' di sale in zucca, i produttori lasceranno perdere il terzo capitolo. Il punto, però, è che questo floppone sicuramente porterà l'Italia ad allontanarsi dalle produzioni supereroistiche, alle quali si stava timidamente riavvicinando. Anche perchè, per come si ragiona dalle nostre parti, tutti penseranno che se persino Gabriele Salvatores non è riuscito ad avere successo con un budget multimilionario e oltre trecento sale a disposizione, allora nessuno potrà riuscirci... Anche se magari il problema non era il tipo di film, ma proprio per l'incapacità delle persone che sono state scelte per lavorarci...

Poi ci saranno anche conseguenze sul lato cross mediale e fumettistico in generale, visto che senza il traino di qualche produzione di questo tipo si è visto che in Italia fumetti a base di superpoteri - ultimamente - non ne vengono realizzati... Men che meno con protagonisti adolescenti.

La cosa triste è che effettivamente un progetto del genere, se fosse stato portato avanti in maniera diversa, avrebbe aperto un ventaglio di possibilità molto interessanti, ma così non è stato.

In compenso penso che sarebbe molto utile analizzare questo risultato in senso lato, visto che è un po' lo specchio dei meccanismi dell'entertainment italiano per ragazzi in generale. Un sistema gestito a monte da persone che, per motivi anagrafici, sarebbero tendenzialmente inadeguate a portare avanti questo compito, ma che danno per scontato che questo sia un aspetto irrilevante. Anche perchè quello che conta per chi produce entertainment in Italia non è il prodotto in sè, ma il brand che c'è dietro: il grande autore, il grande regista, il grande fumettista, il grande nome di richiamo (che, tra l'altro, sempre più spesso è un nome di richiamo per una generazione diversa da quella a cui si punta o per un ristretto numero di estimatori)... E poco importa se i suddetti autori sono personaggi che vivono di rendita e se hanno più volte dimostrato di non sono all'altezza delle aspettative: la cosa importante è poter sfoggiare il loro nome, e quello che sono stati capaci di costruirci attorno.

E se nel frattempo i flop si susseguono e i giovani si allontano, ovviamente, non è mai colpa di un sistema produttivo incapace di rinnovarsi e aggiornarsi, che non ne imbrocca una e che è gestito da persone non si pongono nemmeno il problema di aggiornarsi per capire che cosa potrebbe piacere al pubblico giovane di oggi... Il problema è del pubblico che ha dei gusti incomprensibili, che non è abbastanza intelligente, di internet, dei cellulari, della crisi dei consumi e di tutto l'universo mondo...  Però NON è mai colpa dell'incompetenza, della supponenza, della superficialità e dell'arroganza di chi pretende di saper fare sempre tutto e bene, e che magari dopo un grande successo avuto in passato (reale o anche solo sbandierato a sproposito) non è più riuscito a mantenere i contatti con la realtà... O con chi non apparteneva alla sua cerchia di sostenitori fedelissimi.

Ovviamente la colpa è sempre altrove.

E ovviamente non ha alcun peso il fatto che i ragazzi di oggi passino tantissimo tempo a guardarsi e scaricarsi serial TV, a segnalarseli a vicenda sui social e a scambiarsi link come si faceva con le figurine dei calciatori negli anni Settanta... Così come non ha alcuna importanza il fatto che in questi serial - anche quelli supereroistici - le tematiche e i personaggi LGBT stiano occupando un spazio crescente, ovviamente... Anche perchè in un prodotto italiano per ragazzi, che voglia mantenersi rispettabile, pubblicizzabile, finanziabile e distribuibile, sono ancora un tabù.

La cosa veramente importante per un film di supereroi realizzato in Italia - a quanto pare - è sfruttare i nomi giusti, così magari si possono anche ottenere finanziamenti importanti senza troppi problemi. Per intenderci: dei dieci milioni spesi per IL RAGAZZO INVISIBILE - SECONDA GENERAZIONE ben 600.000 euro sono arrivati dal solo Ministero dei Beni Culturali (e per il primo capitolo ne arrivarono addirittura 900.000, come potete appurare CLICCANDO QUI). Soldi pubblici elargiti per non si sa bene quale presunto merito del suddetto film... Tranne, forse, quello di provare a riaffermare quali devono essere i sani principi e i punti fermi dell'entertainment italiano, anche quando si parla di supereroi e adolescenti.

E i risultati, infatti, sono quelli che sono.

La constatazione più inquietante che emerge da tutta questa storia, però, è che se anche non ci sono di mezzo finanziamenti pubblici o sostegni occulti, in molti casi il fumetto italiano si comporta esattamente come il suo corrispettivo cinematografico... Con tutto quel che ne consegue.

Alla prossima.

venerdì 26 gennaio 2018

CANDIDATURE RAPPRESENTATIVE

Ciao a tutti, come va?

Sarà forse per l'interesse generale suscitato dalle quattro nomination all'Oscar del film Chiamami col tuo nome, che - vi ricordo - è basato su di un romanzo a tematica gay ed è stato girato da un regista italiano dalle parti di Crema (anche se il romanzo era ambientato a Bordighera), ma stranamente ho notato che quest'anno anche sui siti italiani si è data una certa visibilità anche alle nominations per i premi GLAAD... E cioè i premi assegnati dall'omonima associazione che, negli USA, si impegna per promuovere la rappresentazione non pregiudizievole della comunità LGBT nei media. E infatti Chiamami col tuo nome è candidato anche a questo premio, nella sezione miglior film a grande distribuzione.

A questo blog, però, i premi GLAAD interessano particolarmente per due categorie, quella dei fumetti mainstream e quella delle serie per bambini e famiglie, e cioè la grande novità di quest'anno... Visto che finalmente in questo tipo di produzioni iniziano a comparire con una certa regolarità anche personaggi e tematiche LGBT.

La cosa interessante, secondo me, è che col tempo nella categoria dei fumetti hanno trovato spazio sempre più titoli (quando ho iniziato a parlarne su questo blog, anni fa, erano al massimo quattro o cinque), e quest'anno siamo arrivati a quota dieci. Per la precisione di parla di:

America, by Gabby Rivera, Joe Quinones, Ming Doyle, Stacey Lee, Ramon Villalobos,
Walden Wong, Jen Bartel, Annie Wu, Aud Koch, Flaviano, Joe Rivera, Paolo Rivera, José Villarrubia, Jordan Gibson, Tamra Bonvillain, Brittany Peer, Rachelle Rosenberg, Travis Lanham
(Marvel Comics)

The Backstagers, by James Tynion IV, Rian Sygh, Walter Baiamonte, Jim Campbell
(BOOM! Studios)

Batwoman, by Marguerite Bennett, James Tynion IV, Steve Epting, Jeromy N. Cox, Stephanie Hans, Renato Arlem, Adriano Honorato Lucas, Fernando Blanco, John Rauch, Deron Bennett
(DC Comics)

Black Panther: World of Wakanda, by Roxane Gay, Ta-Nehisi Coates, Yona Harvey, Rembert Browne, Alitha E. Martinez, Manny Mederos, Joe Bennett, Afua Richardson, Roberto Poggi, Tamra Bonvillain, Rachelle Rosenberg, Virtual Calligraphy, Joe Sabino
(Marvel Comics)

Deadman: Dark Mansion of Forbidden Love, by Sarah Vaughn, Lan Medina, Phillip Hester, José Villarrubia, Janice Chiang
(DC Comics)

Goldie Vance, by Hope Larson, Jackie Ball, Brittney Williams, Noah Hayes, Sarah Stern, Jim Campbell
(BOOM! Studios)

Iceman, by Sina Grace, Alessandro Vitti, Ibraim Roberson, Edgar Salazar, Edgar E. Tadeo, Robert Gill, Rachelle Rosenberg, Joe Sabino
(Marvel Comics)

Lumberjanes, by Kat Leyh, Shannon Watters, Carolyn Nowak, Ayme Sotuyo, Maarta Laiho, Aubrey Aiese
(BOOM! Studios)

Quantum Teens are Go, by Magdalene Visaggio, Eryk Donovan, Claudia Aguirre, Zakk Saam
(Black Mask Comics)

The Woods, by James Tynion IV, Michael Dialynas, Ed Dukeshire
(BOOM! Studios)

La casa editrice BOOM! Studios, che quest'anno ha il primato in fatto di candidature, ha voluto esprimere la sua gratitudine con le parole di Filip Sablik (foto sotto), il responsabile marketing della casa editrice, che tra l'altro aveva organizzato proprio assieme alla GLAAD una conferenza alla New York ComiCon dello scorso ottobre, dal titolo "Il futuro è LGBTQ"... E questo se non altro dimostra che dalle parti della BOOM! Studios ci tengono sul serio.

La DC Comics, dal canto suo, lo stesso giorno in cui la GLAAD rendeva pubbliche le sue nomination ha deciso di rendere disponibile sul suo canale ufficiale di youtube la conferenza sul tema dell'inclusione delle tematiche LGBT nell'universo DC. Conferenza che aveva organizzato lo scorso 13 dicembre a Washington D.C. in occasione del lancio televisivo di The Ray, la sua prima serie animata con un protagonista dichiaratamente gay. Per completezza la rendo disponibile anche qui sotto.

Il titolo completo della conferenza era The Pride of DC: The Art of LGBTQ Inclusion, giusto per mettere le cose in chiaro, e ha visto la partecipazione di diversi nomi di rilievo, sia a livello di fumetti che di serie televisive: il produttore Greg Berlanti, l'attore Russell Tovey, Marguerite Bennett (sceneggiatrice di Batwoman e DC Comics Bombshells), Mark Russell (scrittore di Exit Stage Left: The Snagglepuss Chronicles), Steve Orlando (scrittore di Midnighter and Apollo) e Vita Ayala (scrittrice di Suicide Squad Most Wanted)...
Considerando che fino a pochi anni fa questa casa editrice era considerata uno storico baluardo del tradizionalismo - e dei valori conservatori - nel fumetto americano direi che di passi avanti ne sono stati fatti parecchi, e non stupisce che tanti lettori storici stiano animando un discreto dibattito sul web al riguardo. D'altra parte è indubbio che questi temi stiano facendo avvicinare tanti lettori nuovi, e non è un dato da sottovalutare, soprattutto in questo periodo. Anche perchè la MARVEL cerca di avere lo stesso successo della DC in questo frangente, ma mancando di una strategia altrettanto studiata non riesce a sortire lo stesso effetto.

Ad ogni modo, parlando della nuova categoria dei GLAAD AWARDS (quella riservata ai programmi per bambini e famiglie), i candidati di quest'anno sono:

Andi Mack
 
Danger & Eggs
 Dottoressa Peluche (Doc McStuffins)

A casa dei Loud (The Loud House)
 
Forse non è da sottovalutare il fatto che, in questo caso, su cinque serie in nomination ce ne siano ben quattro che vengono regolarmente proposte anche in Italia. Disgraziatamente io non le seguo tutte in italiano, quindi non posso garantire che le puntate prettamente a tematica arrivino anche in Italia senza tagli o adattamenti strambi. Però, perlomeno nel caso di Steven Universe (che seguo), ho notato che anche se in italiano vengono tagliate o adattate in maniera un po' invasiva alcune battute o alcune scene che non  vengono ritenute adatte alla sensibilità dei bambini italiani (anche se in alcuni casi mi sembra assurdo), questo non avviene quando di mezzo ci sono tematiche LGBT... Però probabilmente dipende molto anche dalla politica del canale che le trasmette e che le fa doppiare per primo.

Quindi se qualcuno di voi ha avuto modo di vedere la puntata della Dottoressa Peluche con la famiglia di bambole lesbiche, o quella di A casa dei Loud in cui si presentano i genitori gay del migliore amico del protagonista (o quella in cui sua sorella si prende una cotta per una compagna), magari me lo confermi... Così mi toglie il dubbio.
 
Ad ogni modo direi che l'evoluzione dei premi GLAAD è abbastanza rappresentativa di una situazione che, per fortuna, continua a migliorare. Perlomeno negli USA (CLICCATE QUI per avere l'elenco di tutte le nomination). Fare paragoni con quanto viene prodotto in Italia, a livello di fumetti e serie TV "per tutti" direi che sarebbe alquanto insensato (e anche un po' masochista), quindi per oggi passo oltre.

Alla prossima.

martedì 23 gennaio 2018

TU VUÒ FA' (ancora) L'AMERICANO...

Ciao a tutti, come va?

É da circa dieci anni (!) che porto avanti questo blog, e alla fine devo ammettere che più passa il tempo e più mi rendo conto che è utile anche e soprattutto a me, perchè ogni post diventa un po' come il tassello di un puzzle che pian piano prende forma nella mia testa e mi aiuta a capire meglio la situazione nel suo insieme. Non so se è così anche per voi, però di una cosa sono certo: questo processo di analisi costante non lo portano avanti tutti, e sicuramente non lo fa buona parte di chi amministra il mondo del fumetto italiano, altrimenti a distanza di dieci anni non mi ritroverei ancora a parlare di situazioni di un certo tipo... E, molto francamente, inizio a pensare che queste situazioni continueranno a ripetersi fino a quando si raggiungerà davvero il punto di non ritorno...

Questa svolta, ad esempio, vorrei partire dalla pagina ufficiale delle news relative a Diabolik (la trovate QUI), dove - a proposito dei progetti relativi alla nuova serie "alternativa" in formato comic book - si legge:

"Per quanto riguarda la serie DK, invece, purtroppo le notizie non sono positive. La seconda stagione è andata meno bene di quanto sperato. Il progetto non è ancora terminato ed è già prevista una sorpresa per gli appassionati del personaggio "altro" da Diabolik. In futuro, però, il proseguimento della serie dipenderà dal fatto che si riesca a trovare almeno un editore estero interessato alla pubblicazione." 

Traduzione: si ultimeranno e pubblicheranno in qualche forma le storie di DK che al momento sono già in corso di realizzazione (anche perchè sono stati presi degli impegni con chi le deve e scrivere e le deve disegnare), ma visto che l'esperimento era finalizzato a risollevare le sorti del personaggio destando l'interesse degli editori stranieri (anche perchè la gestione dei diritti esteri è affidata alla Panini, che ha le mani in pasta un po' ovunque nel mondo), e quell'interesse non è arrivato, in considerazione del fatto che le vendite di DK in Italia non sono bastate a giustificare l'investimento è tutto sospeso. Fine dell'esperimento.

Sul come e sul perchè DK non promettesse granchè bene sono intervenuto diverse volte su questo blog, ma per riassumere un po' il mio pensiero questa volta vi faccio leggere la mia recensione della seconda miniserie, che è stata pubblicata su Fumo di China in tempi non sospetti (ovviamente per leggerla vi basta ingrandire l'immagine)...

Probabilmente dalle parti dell'Astorina, dove sanno bene che la perdita di lettori del Diabolik classico è costante e progressiva, erano davvero convinti di fare "il colpaccio" rinnovando il formato per rilanciare il personaggio a partire dal mercato estero. Segno evidente che chi gestisce il personaggio NON legge i fumetti che vengono pubblicati all'estero, o che comunque non si è aggiornato ed è rimasto fermo agli anni Settanta o giù di lì. E dico questo perchè, anche se è sempre molto difficile rendere l'idea di un fumetto descrivendolo a parole, posso garantirvi che in DK non c'era davvero niente di competitivo a livello internazionale... Anche perchè era molto evidente il fatto che non voleva discostarsi dal modello originale più di tanto, che magari sarà pure stato trasgressivo negli anni Sessanta, ma che da allora fontamentalmente non è mai stato aggiornato davvero. E la serie regolare è stata sempre così vincolata a quel modello che probabilmente per l'Astorina cambiare qualcosina qua e là, inserire qualche variazione sul tema e trasformare un ratto di fogna nell'animale domestico preferito dal protagonista è stato ritenuto davvero qualcosa di innovativo, trasgressivo e intrigante... Anche per il mercato internazionale dei comic book, evidentemente...

Ovviamente nessuno ha pensato di collocare il personaggio in un contesto narrativamente più contemporaneo e dinamico nel senso moderno del termine, men che meno tenendo in considerazione il mercato di oggi o perlomeno i serial televisivi che ormai dettano legge. Tant'è che per il progetto DK, molto banalmente, anche parlare di omosessualità è stato ritenuto troppo trasgressivo, e infatti in nessuna delle due miniserie è stato toccato l'argomento. E a questo punto sarei davvero curioso di capire su cosa speravano di puntare per intrigare potenziali editori stranieri, che si muovono in mercati vivacissimi dove viene proposto di tutto e di più lasciando agli autori in vena di trasgressioni la più totale libertà creativa, o quasi...

Purtroppo, e lo dico senza voler fare polemica, direi che questo flop è un po' il risultato del tipico clima in cui si muovono i fumetti popolari italiani "storici": gestiti a monte da case editrici autoreferenziali e da una "dirigenza" che - nel migliore dei casi - da due o tre decenni ha smesso di mettere il naso fuori dalla redazione per cui lavora (simbolicamente parlando), perdendo un po' il contatto con la realtà. Nel caso di DK, poi, credo che anche il fatto che il progetto - a monte - fosse gestito da Mario Gomboli abbia influito in qualche modo. Anche perchè è nato nel 1947 e dal 1998 praticamente si occupa solo di dirigere la casa editrice di Diabolik. Senza contare che, se si guarda il suo curriculum (che pure è ampio e prestigioso), si scopre che - Diabolik a parte - si è sempre mosso nell'ambito del fumetto per ragazzi (cliccate QUI). E forse non è un caso se ha pensato di affidare le sceneggiature a Tito Faraci (classe 1965), autore sicuramente bravissimo, ma che si è mosso sempre nell'ambito dei fumetti Disney e Bonelli... Con tutto ciò che ne consegue.

Quindi a che pro coinvolgerlo nel rilancio di DK? Forse Mario Gomboli sperava di trasformare Diabolik in un fumetto "per ragazzi" di taglio internazionale? Dando per scontato che "i ragazzi" leggano ancora Disney o Bonelli, quando invece sono proprio la categoria che più di tutte sta smettendo di seguire queste produzioni? Chissà...

Ad ogni modo, nella pagina delle news di Diabolik, si legge che il personaggio (nella versione tradizionale, e non nella versione DK) da un po' ha iniziato ad avere anche un'edizione croata... E la Croazia è una delle nazioni che pubblica più fumetti popolari realizzati in Italia (Bonelli in testa). Ognuno tragga le conclusioni che crede.

Sia come sia il caso di DK non è isolato...

Dalle parti della casa editrice Bonelli la serie Morgan Lost, che - tanto per cambiare - era stata lanciata come una delle più innovative degli ultimi anni, non vendeva tanto bene e si è pensato di convertirla in formato comic book. Penso che fosse abbastanza evidente che il progetto Morgan Lost nascesse già con la segreta speranza di lanciare una sorta di giustiziere dark all'americana, di quelli tipici delle case editrici indipendenti che si muovono in contesti ucronici e distopici, altrimenti non si sarebbero spiegate tante citazioni e tanti richiami ad un certo immaginario pop anni Novanta (da Il Corvo ai film di Tim Burton). Quindi nasceva già con dei presupposti superati, ma pazienza... Forse il suo scopo era proprio quello di agguantare i nostalgici dei comic book anni Novanta, e il passaggio al formato comic book vero e proprio rappresenta un modo (una speranza?) per attirarli in maniera un po' più diretta...

Il problema è che questa serie, oltre a risultare comunque "vecchia" nei tempi e nei modi, anche quando premeva il piede sull'acceleratore delle trovate eccentriche e trasgressive lo faceva in maniera superata (e anche un po' gratuita). E lo si capiva fin dai primi numeri, di cui parlai a suo tempo, dove si dava una rappresentazione dell'omosessualità a dir poco imbarazzante... E totalmente funzionale alle aspettative di un certo tipo di pubblico (CLICCATE QUI). La cosa davvero imbarazzante, però, è che nonostante il presunto "rinnovamento" avvenuto con il passaggio al formato comic book, la musica non è cambiata, e si continua a proporre certi argomenti nella solita maniera superata...

Considerando la cosa come un buon biglietto da visita, evidentemente.

Infatti sulla pagina Facebook ufficiale di Morgan Lost, in questi giorni, si è cercato di ingolosire il pubblico con qualche estratto dell'ultimo numero in edicola... E fra questi estratti - guarda un po' - abbiamo una tavola con le classiche bamboline da porno etero sorprese a letto ad amoreggiare, con delle belle inquadrature a favore di seno nudo e cosce al vento...

Premesso che ognuno è libero di gestire i propri fumetti come meglio crede, penso che sia abbastanza interessante notare come viene considerato il tema... Ovvero come un mezzo per ingolosire i lettori morti di fame (perchè quello sono, nei tempi di pornhub, xhamster e tutto il resto a seguire) con immagini di fanciulle disinibite intente a compiere effusioni lesbiche a gambe aperte. Magari dando per scontato che il suddetto approccio possa anche passare per un segno di apertura, trasgressione e modernità. Esattamente come succede nei comic book indipendenti americani quando parlano di omosessualità, giusto?

Ovviamente sono ironico.

Comunque penso che a questo punto sia più facile capire perchè Morgan Lost continua a perdere lettori, e perchè di sicuro non ne sta attirando molti fra le nuove generazioni... Sul fatto che poi possa solleticare l'interesse di qualche editore straniero (nonostante le scelte cromatiche "innovative") preferisco non pronunciarmi... Più che altro perchè, conoscendo un minimo il mercato attuale dei comic book, penso di poter dire che Morgan Lost è fuori tempo massimo perlomeno dalla fine degli anni Ottanta (senza contare che il suo approccio a temi come l'omosessualità potrebbe risultare persino offensivo, se non altro per gli standard attuali del fumetto USA).

Se non altro in questo caso, a differenza di DK, non è mai stata dichiarata alcuna volontà di usare Morgan Lost per partire alla conquista del mercato straniero (anche se al riguardo qualche sospetto c'è)... In realtà ultimamente si è parlato molto di come in Bonelli avrebbero aspirazioni di questo tipo, anche a livello multimediale e internazionale. Tuttavia presumo che lo sconfortante risultato del film Monolith (un progetto crossmediale nato proprio in Bonelli, e che dalla Bonelli è stato sostenuto economicamente anche a livello di produzione cinematografica) abbia determinato una discreta battuta d'arresto... Anche perchè nel frattempo le vendite dei fumetti continuano a scendere e sicuramente le priorità sono altre.

Resta il fatto che è molto affascinante constatare una volta di più che, anche se il tempo passa, molti editori italiani preferiscano ancora non scendere dal piedistallo, e tentino di diventare competitivi a livello internazionale alle proprie condizioni, e scegliendo loro le regole... Magari dando per scontato, con un po' (giusto un po') di presunzione, che il loro successo presso il grande pubblico di trenta o quaranta anni faccia ancora testo, o che magari sia sensato riproporre gli stessi modelli e le stesse strategie all'infinito, cambiando giusto la confezione e qualche dettaglio qua e là... Concedendosi giusto qualche moderatissimo passo avanti, con una lentezza disarmante, per non rischiare di compromettere la propria immagine...

Finendo poi per chiedersi come sia possibile che il mercato estero sia così impermeabile e ostico nei confronti delle loro interessantissime proposte, mentre in Italia i lettori sono sempre meno... Eppure nel frattempo, giusto per fare un esempio, la graphic novel GENERATIONS di Flavia Biondi negli USA continua a guadagnare punti, con valanghe di recensioni positive da parte di pubblico e critica... Qui di seguito vi faccio vedere il trailer con cui la casa editrice Lion Forge lo ha promosso...
GENERATIONS graphic novel trailer from Neurobellum on Vimeo.
Da notare che la casa editrice presenta questo volume come la storia di un "millennial gay, squattrinato e senza certezze per il futuro". Magari se anche un certo fumetto popolare italiano ripartisse da basi come queste la musica potrebbe cambiare? Chissà...

Certo è che Flavia Biondi è nata nel 1988 e qualcosa mi dice che presso i grandi editori italiani che vogliono rinnovarsi, e conquistare il pubblico giovane, di sceneggiatori nati dal 1988 in poi ce ne siano molto pochi, e di certo non gli viene lasciata carta bianca...

Per dirla con un eufemismo.

Alla prossima.

venerdì 19 gennaio 2018

DI CHI É LA COLPA?

Ciao a tutti, come va?

Se siete appassionati di fumetti americani, e in particolare di fumetti MARVEL, avrete saputo che è stata annunciata la prossima chiusura di diverse serie, anche e soprattutto per una questione di vendite poco soddisfacenti. Fra le vittime illustri ci sono anche la prima serie post coming out di Iceman/Uomo Ghiaccio e - molto probabilmente - anche quella dedicata alla nuova Ms. America lesbica se ne andrà presto in vacanza, assieme alla nuova versione di She-Hulk (che poteva vantare una discreta quantità di gay dichiarati fra i suoi comprimari fissi). Quindi se ne potrebbe dedurre che i personaggi omosessuali, di per sè, non rappresentano poi un grosso traino per le vendite... In particolare per la MARVEL... E qualcuno ha già iniziato a cogliere l'occasione per girare la frittata, sostenendo che se certi fumetti non vendono bene è PROPRIO a causa dell'omosessualità dei protagonisti o di alcuni personaggi secondari ricorrenti.

La cosa curiosa è che sono gli stessi editori, di fronte alle lamentele di alcuni lettori che non vorrebbero la chiusura di certi titoli, che negano ogni addebito, sostenendo che non fanno discriminazioni e che - molto in sintesi - loro hanno fatto il loro dovere proponendo certi tipi di personaggi e di autori, che però non sono stati sostenuti dal pubblico. Lo ha scritto chiaro e tondo anche Joe Quesada sul suo profilo Twitter (CLICCATE QUI), generando anche una serie di reazioni e di commenti non proprio solidali.

E che certe dichiarazioni arrivino da un editor di fama, peraltro appartenente ad una minoranza etnica, è alquanto preoccupante. Anche perchè, come sempre accade in questi casi, non si capisce mai quanto queste dichiarazioni servano a manifestare un'opinione e quanto siano funzionali a tenersi buono il datore di lavoro (in particolare considerando che ultimamente dalle parti della MARVEL sono in corso delle grandi manovre che dovrebbero ridistribuire gli incarichi principali, anche a seguito dei risultati non proprio eccezzionali degli ultimi anni). D'altra parte il ragionamento di Joe Quesada si commenta da solo, visto che afferma che è stata tentata la carta dei personaggi e degli autori, omettendo un piccolissimo dettaglio, e cioè la qualità e la fruibilità complessiva delle serie in questione...

Nel senso che, per fortuna, l'orientamento omosessuale di un personaggio o di un autore al giorno d'oggi non rappresenta più una discriminante così importante, nel bene o nel male. Anche perchè se l'orientamento sessuale avesse questo peso tutti gli eterosessuali si dovrebbero precipitare in massa a comprare fumetti di supereroi creati da eterosessuali e con personaggi eterosessuali, ma a quanto pare i dati di vendita ci dicono che non è così che funziona. E allo stesso modo non tutte le donne corrono a leggere i fumetti di supereroi con protagoniste femminili, non tutti gli afroamericani corrono a comprare fumetti di supereroi con protagonisti afroamericani e via dicendo... Anche se poi, in teoria, è pur vero che determinate categorie di lettori hanno più possibilità di identificarsi in determinati tipi di personaggi. Il problema, però, è a monte, tant'è che fra le chiusure annunciate c'è anche quella della nuova serie di Luke Cage, che pure ha avuto un discreto rilancio grazie alla presenza su Netflix...

Il punto è che se una serie a fumetti è gestita male e non risulta accattivante, soprattutto oggi che i fumetti sono meno competitivi di un tempo nel campo dell'intrattenimento, il suo destino è segnato anche se strizza l'occhio alle minoranze che ha trascurato per decenni. Anche perchè le suddette minoranze, fortunatamente, oggi hanno già ottenuto una nicchia di mercato che produce prodotti su misura per loro. Quindi diciamo pure che la vera discriminante di un fumetto di successo, anche quando cerca di coinvolgere una minoranza specifica, è la qualità complessiva e la fruibilità di cui sopra. La serie di Iceman, ad esempio, quali punti di forza aveva al di là del fatto che metteva costantemente al centro l'omosessualità del suo protagonista? Difficile dirlo...

Trame e sottorrame erano noiose, e fondamentalmente superflue sia per l'universo degli X-Men (di cui Iceman fa parte) che per l'universo MARVEL in generale, e si sviluppavano con una lentezza paurosa (come da tradizione nei fumetti MARVEL di quest'ultimo periodo)... Inoltre erano costruite attorno ad un personaggio che - in oltre cinquant'anni di attività - non si è mai distinto per il suo brio e la sua simpatia.

Per dirla con un eufemistmo.

Inoltre, a proposito di fruibilità, è interessante notare come questa serie puntasse molto anche ad analizzare i rapporti post coming out del protagonista con tutta una serie di personaggi con cui aveva avuto a che fare negli anni (comprese le sue ex, o presuntei tali)... Dando per scontato che i lettori conoscessero tutti i retroscena che li riguardavano (o che comunque fossero interessanti/disposti ad informarsi al riguardo)...

Senza contare che, essendo ancora parte degli X-Men, un lettore occasionale avrebbe presto capito che per seguire davvero Iceman e conoscere davvero il suo contesto avrebbe dovuto comprare un numero imprecisato di altri fumetti ogni mese, e sicuramente anche questo ha avuto la sua parte...

D'altro canto, dal punto di vista prettamente gay, credo che sia risultato anche un po' irritante (e poco credibile) il fatto che un personaggio che fino all'altro ieri non si accettava, e si reprimeva a livelli quasi patologici, tutt'a un tratto abbia deciso di vivere liberamente la sua condizione, con tutti gli annessi e i connessi. E presentarlo di punto in bianco come il prototipo del supereroe gay emancipato del nuovo millennio, che vuole confrontarsi col suo passato e tutto il resto, è stata una mossa perlomeno frettolosa. Anche perchè, probabilmente, Iceman non è mai stato tagliato per diventare il manifesto della minoranza gay...

Quindi, a livello di marketing, cercare di sfruttare Iceman dando per scontato che la pubblicità dovuta al suo coming out avrebbe fatto la differenza è stato un po' ingenuo... Anche perchè di recente sono state tentate varie operazioni di questo tipo, e cioè che puntavano tutto sul "brand" di un personaggio e sulla sua popolarità, a discapito della qualità delle storie, con risultati che è facile immaginare. Giusto nel 2017, per fare un esempio, venne proposta una nuova serie dedicata a Star-Lord dei Guardiani della Galassia (puntando anche sul grande successo del secondo film), che EVIDENTEMENTE metteva al centro il sex-appeal del personaggio... A partire dalla copertina del primo numero...

E praticamente in TUTTI i numeri della serie erano presenti dei fanservice finalizzati a metterlo in mostra in qualche modo... E, giusto perchè so che siete un pubblico culturalmente esigente, qui sotto ho selezionato qualche vignetta dal numero 1...
Dal numero 2...
Dal numero 3...
Dal numero 4...
Dal numero 5...
 Dal numero 6...
E dal supplemento annuale...

E sicuramente affidare la serie regolare al disegnatore gay dichiarato Kevin Wada non è stato proprio un caso. Comunque la serie si è interrotta col numero 6, e in questo caso non si poteva certo imputare la colpa al fatto che questo fumetto si rivolgesse a qualche minoranza, o al fatto che i fanservice potessero disturbare più di tanto, visto che ormai i film di supereroi non sono tali se non c'è almeno una scena shirtless... Guardiani della Galassia compresi...

Il problema dell'ultima serie di Star-Lord, che ormai è un personaggio conosciutissimo grazie ai film, era - ancora una volta - nella qualità delle sceneggiature e nella loro fruibilità. Anche perchè la suddetta serie era tutta incentrata su Star-Lord che tornava sulla terra e se la vedeva con criminali e supercriminali classici, presi un po' a caso dall'immenso serbatoio MARVEL, decontestualizzandolo completamente e rendendo la lettura della serie assolutamente ostica... Soprattutto per i lettori occasionali che conoscevano solo il personaggio del film.

Magari alla MARVEL devono avere pensato che spostare Star-Lord sulla terra avrebbe dato un tocco di originalità alle sue avventure, e questo la dice lunga sulla capacità gestionali degli attuali vertici, che probabilmente sono talmente nerd da non avere più la capacità di immedesimarsi in un lettore comune che magari apprezzerebbe anche il fatto che Star-Lord metta sempre in mostra i pettorali, ma che non sopporta l'idea di leggere storie che non hanno niente a che fare coi film che ha visto al cinema e che richiedono delle apposite enciclopedie (che peraltro esistono) per essere comprese... E che comunque si sviluppano in maniera davvero lentissima.

Ad ogni modo se alla MARVEL sono riusciti a mandare a monte una serie su Star-Lord (e buona parte delle ultime proposte dedicate ai Guardiani della Galassia in generale), che poteva contare su tutto il pubblico potenziale che ha visto i Guardiani della Galassia al cinema, quante possibilità c'erano che potessero centrare l'obbiettivo con una serie su Iceman?

Il caso della nuova Ms. America, poi, è a suo modo persino più interessante. Oltre ad appertenere contemporaneamente ad una minoranza etnica e sessuale, si è vista solo nei fumetti e quindi non correva il rischio di deludere il pubblico dei film MARVEL o delle serie Netflix... In compenso la sua serie - che magari poteva anche contare su delle sceneggiature agili, "alternative" e svincolate dal resto dell'universo MARVEL classico - è stata penalizzata dal fatto che il personaggio era davvero poco noto presso il pubblico occasionale, e probabilmente non è stato nemmeno promosso nel modo migliore. Anche perchè si tratta di un'eroina che si è sempre posta in maniera molto anticonvenzionale (di fatto non indossa nemmeno un vero costume), e molto probabilmente la sua serie avrebbe avuto un destino completamente diverso se solo avesse avuto modo di farsi conoscere di più fuori dalle fumetterie...

E forse, almeno in questo caso, qualcuno è arrivato alle mie stesse conclusioni, visto che è stata inserita nel cast della nuova serie animata MARVEL dedicata ai Secret Warriors... Che arriverà quest'anno e di cui sicuramente tornerò a parlare...

In ogni caso anche la chiusura dell'ultima serie dedicata a She-Hulk, anche se adesso si fa chiamare semplicemente Hulk, a suo modo può essere utile per analizzare la situazione. Premesso che il personaggio in questa serie è stato reso molto più cupo e sgradevole, rispetto al passato, questa serie è stata un ottimo esempio di quel fenomeno che qualcuno ha iniziato a chiamare "decompressione narrativa", e cioè la tendenza di sviluppare in quattro mesi gli eventi che fino agli anni Novanta si sarebbero potuti risolvere in una dozzina di pagine...

In merito al discorso dei comprimari gay, poi, credo che potrebbe essere interessante fare un piccolo paragone con un'altra serie, targata però DC COMICS, e cioè quella dedicata a Supergirl. Anche in questo caso fra i comprimari sono ricorrenti diverse minoranze sessuali, tant'è che a breve presenterà anche un personaggio di genere non binario (nel senso che non si identifica nei due generi uomo/donna) di nome Lee Serano... Eppure non sembra affatto risentirne negativamente in fatto di vendite.

Inoltre Supergirl è un personaggio molto popolare grazie alla sua versione live action, e a differenza di quanto avviene dalle parti della MARVEL, la sua versione a fumetti ha avuto modo di beneficiarne, nonostante la versione a fumetti e quella televisiva non combacino perfettamente e si muovano in contesti molto diversi (anche se in entrambi i casi la componente LGBT ha avuto un'importanza crescente). Ad ogni modo all'orizzonte non si parla di una prossima chiusura di Supergirl, e ognuno può trarre tutte le conclusioni che crede... Soprattutto in considerazione di tutte le chiusure che hanno coinvolto personaggi più o meno illustri dalle parti della MARVEL.

E in effetti, se la MARVEL ha appena nominato un nuovo direttore editoriale, forse qualcuno deve avere capito che bisogna cambiare qualcosa. Ora staremo a vedere cosa succederà, anche perchè effettivamente servirebbe qualcuno in grado di capire che se ci sono dei problemi di gradimento non sono relativi alla presenza o meno di omosessuali o minoranze varie, ma al modo in cui viene gestito il tutto.

Alla prossima.