Vi anticipo che i primi post di quest'anno serviranno un po' per fare un po' il punto, in Italia e all'estero, e per cercare di inquadrare meglio la situazione... Che in effetti sembra sempre più ingarbugliata, ma che in realtà potrebbe essere molto più chiara e lineare di quanto non appaia a prima vista. Oggi, ad esempio, volevo partire con una riflessione sul concetto di "pubblico occasionale" applicato al mondo del fumetto nell'Italia del 2018.
Una definizione che, probabilmente, andrebbe un tantino rivista... Per capire meglio gli scivoloni che si sono verificati negli ultimi anni, e magari col proposito di scongiurare eventuali scivoloni prossimi venturi.
Partiamo da alcune considerazioni di base. Una volta il pubblico occasionale dei fumetti, in Italia, era fondamentalmente quello che si recava in edicola per comprare tutt'altro e che - per ammazzare il tempo - curiosava in giro e magari provava a sperimentare (anche) qualcosa che si trovava nella sezione dei fumetti. Una lettura economica, facilitata dall'interazione testo/immagini, con temi mediamente più fantasiosi e trasgressivi di quelli proposti dalla narrativa ufficiale e da buona parte dei periodici. Oltretutto si trattava di una forma di narrativa che - a differenza di quella proposta da altri tipi di media stampati - poteva essere valutata semplicemente sfogliandola velocemente prima dell'acquisto.
Diciamo che le le edicole, a differenza delle fumetterie e delle librerie di varia - che attirano un pubblico più mirato - hanno da sempre rappresentato una prima forma di contatto fra il pubblico generalista e i fumetti.
Quella che vedete sotto è la foto della sezione fumetti di un'edicola di medie dimensioni di un paesino di provincia (nella fattispecie il mio), e presumo che rappresenti un buon esempio della situazione attuale, anche perchè l'ho scattata qualche giorno fa (e gironzolando qua e là la panoramica è abbastanza simile ovunque).
Da questa foto si possono trarre molti spunti interessanti, anche perchè questa sezione prende forma in base alle richieste del pubblico. Il primo è che i fumetti di supereroi sono praticamente assenti (alcune edicole hanno una sezione apposita, ma ormai non sono più considerati un elemento imprescindibile), la seconda è che c'è una piccola sezione dedicata ai manga (presumibilmente scelti un po' a caso, anche in base alle novità) e la terza è che i fumetti per ragazzi, diciamo, sono la una netta minoranza (e sono quasi tutti Disney). In compenso la Bonelli occupa quasi la metà dello spazio (praticamente un'intera fila è dedicata a Tex). In realtà in questa edicola ci sono molte proposte per bambini (anche perchè i bambini VANNO SPESSO in edicola, visto che adesso rappresentano un'alternativa molto economica ai negozi di giocattoli), ma NON si tratta di fumetti nel senso classico del termine e comunque si trovano in un'area ben distinta. Altro dato interessante: tendenzialmente questa edicola sceglie di tenere i fumetti più economici e - novità a parte - sceglie i titoli facilmente riconoscibili e pubblicati con più continuità (e forse questo spiega perchè non tiene in considerazione più di tanto i titoli della Cosmo Editoriale, ad esempio).
In compenso le copie di Scottecs Megazine e Dragor Boh della Shockdom sono decisamente abbondanti, e probabilmente anche questo vuole dire qualcosa (anche se c'è ancora chi si ostina fare finta di niente).
Quindi: premesso che per tanti motivi nelle edicole non ci vanno più tutte le persone che ci andavano una volta, se un lettore potenziale andasse in questa edicola per procurarsi tutt'altro e il suo occhio cadesse nella sezione dedicata ai fumetti, e magari provasse a sfogliarne qualcuno, troverebbe sicuramente qualcosa in linea con i suoi gusti?
Probabilmente no, perchè a ben guardare i fumetti italiani a cui i distributori danno la precedenza e che finiscono per intasare le edicole - fondamentalmente - si rivolgono alle seguenti tipologie di lettore: il disneyano, il bonelliano e quello che potremmo definire "il reduce", ovvero una persona che per vari motivi si ritrova ancora in personaggi come Alan Ford e Diabolik. In realtà ci sarebbe una quarta categoria, che potremmo definire "lo sperimentale", ma i fumetti che potrebbero incuriosirlo sono ancora troppo pochi e molte edicole non li tengono (e comunque per sua natura "lo sperimentale" non è detto che prosegua l'acquisto dei fumetti che prova).
Fatto sta che, allo stato attuale, se uno non è già appassionato di fumetti e non si ritrova nelle categorie sopracitate, molto difficilmente passerà dallo stato di lettore potenziale a quello di lettore effettivo. Anche perchè, altro piccolo dettaglio non proprio irrilevante, il pubblico potenziale di oggi per un buon 50% (almeno) non è più solo quello che si muove fisicamente in edicola, quanto quello che naviga su internet.
Che le edicole stessero perdendo il loro ruolo di interfaccia primaria col pubblico potenziale lo si poteva intuire fin dai primi anni Ottanta, in realtà, quando la prima fonte di intrattenimento iniziò a diventare la televisione con la sua sovrabbondanza di serie animate perlopiù giapponesi... Quelle che, tanto per intenderci, all'inizio salvarono il Corriere dei Piccoli dall'ecatombe dei periodici per ragazzi di quel periodo...
Poi, per qualche motivo (le polemiche sui cartoni giapponesi?), il Corriere dei Piccoli non proseguì su quella strada e capitolò nel giro di una decina d'anni (e ogni tanto mi viene da pensare cosa sarebbe successo se, per esempio, avesse iniziato a pubblicare i manga dei Cavalieri dello Zodiaco o di Sailor Moon... Però, ovviamente, a questo punto non lo sapremo mai...). La cosa interessante è che quello che rappresentò la televisione nei primi anni Ottanta, in realtà, oggi è rappresentato anche e soprattutto da internet, con tutto il suo carico di siti, blog e social... Nel senso che è più facile che qualcuno scopra un fumetto nuovo bighellonando su internet, o magari curiosando sul qualche shop online, piuttosto che recandosi fisicamente in edicola. E comunque la televisione, o perlomeno un certo tipo di televisione, CONTINUA ad avere un ruolo importate, soprattutto fra i giovanissimi.
Quindi la vecchia strategia dell'intasamento delle edicole, a quanto pare, al giorno d'oggi più che altro fa tenerezza e può avere un ascendente - forse - sugli analfabeti digitali e sul pubblico attempato... Che comunque è un target che si sta inevitabilmente assottigliando anno dopo anno, con tutto quel che ne consegue.
A parziale conferma di questa teoria può essere interessante dare un'occhiata alle classifiche di vendita relative al 2017 di Amazon in Italia. Nella TOP 20 dei libri più venduti (CLICCATE QUI) sono presenti ben due fumetti... Uno è il primo capitolo della nuova serie di Dragon Ball Super (arrivato assieme alla nuova serie TV) e l'altro è Macerie Prime di Zerocalcare (che, guardacaso, è una presenza costante - e virale - su internet)...
Se però si analizza meglio la TOP 20 di Amazon relativa nello specifico ai fumetti e ai manga (CLICCATE QUI), la situazione è ancora più interessante. Su venti posizioni due sono occupate da Zerocalcare, tre da Dragon Ball Super, sette dal manga My Hero Academia e ben otto (!!!) dal manga One-Punch Man...
Sia One-Punch Man che My Hero Academia sono due manga ispirati al mondo dei supereroi americani... Sarà un caso? O non sarà, piuttosto, che in Italia hanno un grande successo perchè grazie ai film di supereroi in Italia c'è un VASTO pubblico (peraltro cresciuto ANCHE con le repliche di Dragon Ball) che vorrebbe leggere fumetti di supereroi, ma per cui gli attuali fumetti di supereroi - per come sono presentati in Italia, se non altro - sono troppo costosi e del tutto incomprensibili? Forse chi di dovere dovrebbe farci un pensierino... Altro dato interessante: sia One-Punch Man che My Hero Academia hanno la loro (inevitabile) serie animata, ma a differenza di Dragon Ball Super in Italia non hanno mai avuto un passaggio televisivo... Tuttavia entrambi sono disponibili sulla piattaforma VVVID e One-Punch Man è arrivato persino sul sito di Repubblica... Quindi diciamo che forse tutto questo successo non è proprio arrivato per caso, e che è molto indicativo...
A questo punto, però, qualcuno potrebbe anche sostenere che i dati Amazon sono parziali e poco affidabili, ma dando un occhiata ai cinque titoli a fumetti più venduti dal sito IBS (li vedete qui sotto) effettivamente viene il sospetto che queste siano davvero le tendenze del mercato, o perlomeno del mercato alimentato da chi fruisce abitualmente di internet... E cioè da quelli che potrebbero rappresentare la maggioranza dei lettori potenziali nel prossimo futuro (sempre ammesso che già non lo siano, ovviamente)...
Un altro dato interessante, credo, è che fra i pochi titoli italiani che sono riusciti a farsi largo in edicola come in fumetteria, con tanto di tirature esaurite nel giro di un mese, sia stata un'opera anomala come Nine Stones, che partendo praticamente dal nulla (o meglio: da internet) ha finito per avere un'edizione regolare da edicola, una con copertina speciale per le fumetterie, un'edizione in volume non censurata con tavole inedite e persino un art book erotico... Il tutto in meno di sei mesi. Utilizzando peraltro uno stile di chiara ispirazione manga e che mette in primo piano una relazione omosessuale (dai risvolti alquanto perversi) fra due adolescenti cresciuti nel mondo della malavita...
Per inciso: Samuel Spano (che è l'autore) mi ha detto che il successo è stato tale che l'editore ha dovuto persino posticipare l'uscita dei volumi in fumetteria a causa dell'imprevista mole di prenotazioni che rischiavano di non essere coperte dalla tiratura prevista inizialmente. Cosa questo possa voler dire lo lascio decidere a voi, i dati di vendita precisi dovrebbero essere disponibili a breve, e qualcosa mi dice che dovrò tornare a parlarne...
Morale della favola: la sensazione è che in Italia, all'inizio del 2018, un pubblico potenziale per i fumetti esista ancora, anche se gli editori non riescono a farsi una ragione di quanto è cambiato e delle reali esigenze che potrebbe avere attualmente, soprattutto a livello di contenuti.
Un po' come successe alle pubblicazioni per ragazzi dei primi anni Ottanta, diciamo... Con tutto quello che ne seguì. Adesso staremo un po' a vedere se la storia (la tragedia?) si ripeterà (e se lentamente assumerà proporzioni ben più epiche), oppure se qualcuno avrà il buon senso di analizzare la situazione per quello che è correndo ai ripari finchè può...
Per inciso: di autori italiani che sanno gestire come si deve lo stile manga ne abbiamo tanti, e sono sempre di più. Giusto a dicembre si è tenuta l'ultima edizione del concorso Silent Manga Audition, organizzato dalla casa editrice giapponese Coamix. Ogni edizione ha un tema diverso e i manga in concorso devono essere realizzati senza utilizzare testi. In quest'ultima edizione il tema era la correttezza sportiva, e al primo posto - a parimerito con un aspirante mangaka russo (!) - è arrivata l'italiana Elena Vitagliano... Con una storia ambientata nel mondo dell'atletica leggera (che potete vedere CLICCANDO QUI)...
E la cosa interessante è che in questa edizione altri cinque (cinque!) manga italiani sono rientrati in classifica, ottenendo anche dei premi in denaro (Colosseum di Hagane Ishi, A Good Man di Redjet, Old But Gold di Alex Viva, Will di Luciano Damiano e Arena di Sam Shiro). E non è neanche la prima volta che degli italiani si distinguono in questo concorso (e se vi interessa partecipare alal prossimo trovate tutte le informazioni CLICCANDO QUI).
La domanda è: quanti di questi autori sono debitamente valorizzati dall'editoria nostrana? E quanto potrebbero contribuire ad avvicinare nuovi lettori se non fossero limitati da chi pensa che non bisognerebbe investire più di tanto su di loro? Elena Vitagliano e soci hanno vinto un concorso in cui la giuria era composta anche da Tsukasa Hojo (Occhi di gatto, City Hunter) e Tetsuo Hara (Ken il guerriero), che hanno sempre avuto GRANDI riscontri anche in Italia... In una realtà dove regna il buon senso - e soprattutto considerando il successo che continuano ad avere i manga in Italia - più di qualcuno terrebbe la cosa in debito conto, correrebbe a contattarli e soprattutto li valuterebbe come autori completi, senza vincolarli necessariamente a soggetti e personaggi poco adatti alle loro capacità...
Eppure, non so perchè, ma ho la sensazione che al momento questa idea non sia esattamente al primo posto per chi si sta arrovellando per capire come sia possibile che negli ultimi anni l'editoria a fumetti italiana abbia tanti problemi a rilanciarsi...
Comunque la speranza non muore mai, giusto?
Alla prossima.
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