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giovedì 6 settembre 2018

FUMETTI PER TUTTI

Ciao a tutti, come va?

Per il post di oggi volevo riallacciarmi parzialmente al mio ultimo intervento, che parlava di fumetti per ragazzi. In effetti, fra una cosa e l'altra, mi dimentico spesso di ricordare che se in Italia le tematiche omosessuali sono accuratamente evitate nelle produzioni italiane che parlano di giovani e giovanissimi, quelle transessuali non sono nemmeno concepibili. Eppure, volendo, sarebbero un altro argomento abbastanza interessante da affrontate col linguaggio del fumetto, e avrebbero sicuramente un certo valore pedagogico e divulgativo... E non solo per i lettori più giovani...

Così mi sono detto che oggi poteva essere interessante accennare ad un altro mondo possibile, e cioè quello dell'editoria francofona, visto che proprio in questi giorni nelle librerie francesi ha debuttato una graphic novel che racconta le vicissitudini di un ragazzino FtM (Female to Male, da femmina a maschio), che frequenta le scuole medie. Il titolo del fumetto è "Appelez-Moi Nathan!" ("Chiamatemi Nathan!"), scritto da Catherine Castro e disegnato da Quentin Zuittion (che vedete qui sotto), e pubblicato dall'editore Payot.

A quanto pare il suo debutto sta avendo una certa eco sui media francesi, che tra l'altro ne stanno parlando in termini abbastanza lusinghieri, enfatizzando l'impatto educativo che potrebbe avere un fumetto del genere su quanti hanno ancora le idee confuse sul concetto di transessualità. E soprattutto sui giovani e i giovanissimi che fanno fatica a capire come qualcuno possa non sentirsi a suo agio col proprio sesso biologico.

Anche perchè il tutto è rappresentato in maniera estremamente naturale e verosimile, raccontando il tutto attraverso i giovani, il loro mondo e il loro modo di interagire. Senza filtri e dandone una rappresentazione molto verosimile. Come si può anche intuire dall'anteprima pubblicata dall'edizione francese dell'HuffPost (CLICCATE QUI), in cui al campeggio il protagonista deve spiegare ai suoi coetanei - con tanta pazienza - che non è una lesbica e non è un travestito...



E a quanto pare gli autori hanno già in cantiere un secondo volume...

Comunque il caso di questo fumetto non è neppure così isolato, perlomeno nell'area francofona. Infatti è dal 2014 che la fumettista transgender canadese Sophie Labelle sta portando avanti un progetto molto particolare (sia in lingua francese che in lingua inglese)... Ovvero i webcomics che raccontano la vita di Stephie... Una giovanissima protagonista transgender di soli undici anni!

Le sue divertenti (e riflessive) avventure in inglese potete leggerle CLICCANDO QUI o QUI, però potete anche seguirla su facebook  in francese (CLICCANDO QUI). La cosa interessante, secondo me, è che in una bella intervista (CLICCATE QUI), l'autrice ha proprio detto che l'idea le è venuta partecipando a dei progetti educativi in cui si è resa conto dei pregiudizi che circondavano la transessualità già dall'infanzia (ha insegnato alle elementari e ha lavorato in un campeggio per bambini trans e intersex, visto che - fortunatamente - in Canada ne esistono)... E così ha voluto rispondere alla situazione che ha percepito creando una serie umoristica che parlasse dell'argomento, e di come questo poteva essere vissuto in un contesto che - generalmente - viene ritenuto totalmente estraneo a tematiche di un certo tipo.
Intendiamoci: non è che la vita di Sophie Labelle sia tutta rosa e fiori, e il suo fumetto non è sempre stato accolto a braccia aperte. In qualche occasione le presentazioni dei suoi volumi sono state annullate per via delle minacce di morte che ha ricevuto, e più di qualche volta è stata al centro di cyberbullismo e attacchi digitali di vario tipo. Però ha continuato imperterrita per la sua strada e la sua crescente popolarità dimostra che probabilmente sta facendo la cosa giusta.

L'unico problema è che, essendo diventata un vero e proprio idolo per la comunità transgender, tende ad essere vista come un'autrice molto di nicchia... Talmente di nicchia che in occasione del suo tour europeo - la scorsa primavera, a cavallo della giornata contro l'omotransfobia - ha fatto tappa a Bologna, Padova, Ferrara, Firenze e Roma, e la notizia non è praticamente circolata al di fuori del suo strettissimo circuito di riferimento italiano, perlopiù legato al mondo delle associazioni trans o con una rappresentanza trans importante. Un circuito talmente ristretto che, all'epoca, nemmeno io ne ero venuto a conoscenza (se no, ovviamente, ne avrei parlato anche qui). I siti italiani che si occupano di fumetti, poi, non hanno minimamente accennato alla cosa, e dato che questa autrice non è ancora stata pubblicata in italiano diciamo pure che, forse, è stata un po' un'occasione mancata...

Anche perchè discutere di fumetti e autori di questo tipo nell'ambiente fumettistico italiano, ripiegato su se stesso da decenni, avrebbe sicuramente animato un bel po' di confronti, e avrebbe offerto molti spunti di riflessione in più.

Pazienza.

Di buono c'è che casi come questo dimostrano che, per fortuna, nei fumetti per ragazzi - volendo - si può parlare un po' di tutto, soprattutto se si riesce a farlo bene e nel modo giusto.

E magari è proprio di questo che avrebbe bisogno il fumetto italiano per rilanciarsi, a partire proprio dai fumetti che vorrebbero  rivolgersi ai giovani e ai giovanissimi: la possibilità di esprimersi liberamente e di affrontare i temi che fanno parte della vita reale del pubblico a cui vorrebbe puntare.

Alla prossima.

3 commenti:

H P L ha detto...

Fumetti liberi di raccontare quel che vogliono con modo e rispetto? Autori/autrici che possono scrivere fumetti senza per questo ricevere minacce di morte? Tu chiedi troppo... :(

((Ti giuro che quando hai detto "in occasione del suo tour europeo - la scorsa primavera..." mi sono detto: "COSA?!?? E io dov'ero? Ma se ne è parlato? Io non ne sapevo gnente, non è colpa mia, io non..." salvo poi leggere che manco tu ne sapevi nulla, e se nemmeno a te arrivano queste notizie, mi sento meno in colpa... ;))

L'unica cosa su cui mi sento di non essere d'accordo, o almeno, in tutta onestà, su cui ho diversi dubbi, è l'età "giusta" per fare la transizione: 11 anni mi sembrano comunque pochi, anche se so che, purtroppo, le persone che vorrebbero cambiare sesso magari è da tutta la vita che ci pensano, e per loro 11 anni sono pure troppi. Fare la transizione troppo tardi non è proprio il massimo, ma io prima di 14-15 anni dubito la farei (e si lo so che il mio parere da cis vale quello che vale...). Chiaro, stiamo parlando di persone che si sentono, e di fatto sono, intrappolate in corpi estranei che non vedono l'ora di essere chiamate col proprio vero nome e di avere il corpo il più possibile vicino al sesso vero di appartenenza. Comunque, chissà, magari un giorno questi argomenti ora tabù verranno guardati dalle generazioni future con un sorriso...

Bel post, buona giornata.

Wally Rainbow ha detto...

In realtà i minorenni che si scoprono transgender prima di arrivare alla piena adolescenza non corrono a operarsi, eh! Se, per miracolo, hanno dei genitori aperti di mente vengono lasciati liberi di esprimere la loro identità di genere senza imposizioni. Generalmente quando arriva l'adolescenza iniziano ad assumere ormoni che bloccono lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari (anche perchè una volta che ti si ababssa la voce o comincia a crescere la barba, sono cavoli amari) nell'attesa che - raggiunta la maggiore età - possano valutare con più consapevolezza il loro percorso personale. Anche per quello in alcuni paesi occidentali vengono sperimentati dei percorsi educativi per permettere ai minorenni che condivisono questa situazione di confrontarsi meglio :-)

H P L ha detto...

Certo, hai ragione, io mi riferivo al fatto che la protagonista Sthepie è già transitata a 11 anni, il messaggio che passa è che già a quell'età si dovrebbe transitare. Io ho espresso dubbi a riguardo riservandomi di non sapere, comunque, un bel niente di cosa di provi a vivere situazioni del genere, pertanto chiunque, a quell'età volesse fare il percorso di transizione, libero/a di farlo... :) certo già avere i genitori dalla propria costituirebbe un bel traguardo.