Ciao a tutti, come va?
Siccome all'inizio dell'anno tutti fanno discorsi, propongono ricette per uscire dalla crisi e lanciano moniti, una volta tanto ho deciso di adeguarmi... Ovviamente parlando di fumetti e di cose di cui non parla nessuno... Quindi preparatevi :-)
Vediamo... Da piccolo uno dei miei chiodi fissi erano i dinosauri, e così leggevo molti libri sui dinosauri. Una cosa che mi colpiva molto era questa storia della loro estinzione, 65 milioni di anni fa, che era riportata praticamente su tutti i libri che leggevo, e che veniva presentata come una cosa sconvolgente e straordinaria. Poi, con gli anni, ho scoperto che quella non era stata l'unica estinzione di massa sul nostro pianeta, e neanche la peggiore, visto che 438 milioni di anni fa sparì il 50% della vita animale sulla terra e 248 milioni di anni fa sparì addirittura il 90% delle specie viventi. Però i libri che leggevo erano sui dinosauri, e siccome queste estinzioni non coinvolgevano i dinosauri non ne parlavano. Io comunque ho sempre pensato che se lo avessero fatto sarebbe stato meglio, perchè mi avrebbero aiutato a inquadrare meglio anche l'estinzione dei dinosauri e la storia della vita sul nostro pianeta.
Perchè parlo di dinosauri su un blog che parla del rapporto fra fumetti e il mondo LGBT?
In realtà non sono impazzito, e c'è un motivo.
Ultimamente tutti sostengono che i fumetti italiani in edicola si vendono sempre meno, che c'è crisi, che non si sono mai persi tanti lettori come in questi anni e che in base ai dati di vendita il futuro è quantomai incerto. In parole povere se ne parla come se questo periodo di declino fosse il peggiore mai visto nella storia del fumetto italiano... Ma sarà proprio così?
Il giornalista Luca Boschi ha pubblicato su suo BLOG (CLICCATE QUI) i dati di vendita di alcune testate a fumetti monitorate dall'ADS fra il 1976 e il 1986, e quello che è emerso è molto interessante, in particolare per quel che riguarda i settimanali per bambini e ragazzi di maggior successo in quegli anni.
Corriere dei Piccoli
1976 – 80.032
1977 – 75.594
1978 – 128.888
1979 – 108.601
1980 – 68.350
1981 – 68.701
1982 – 98.127
1983 – 108.289
1984 – 139.045
1985 – 153.777
1986 – 153.487
Il Monello
1976 – 482.242
1977 – 437.883
1978 – 402.474
1979 – 405.273
1980 – 366.286
1981 – 303.593
1982 – 280.632
1983 – 253.227
1984 – 231.992
1985 – 193.029
1986 – 150.786
Intrepido
1976 – 587.171
1977 – 540.376
1978 – 489.347
1979 – 472.303
1980 – 405.027
1981 – 332.738
1982 – 328.969
1983 – 301.710
1984 – 307.050
1985 – 276.098
1986 – 226.455
Topolino
1976 – 750.482
1977 – 692.962
1978 – 630.326
1979 – 632.020
1980 – 540.550
1981 – 504.246
1982 – 499.804
1983 – 496.977
1984 – 496.746
1985 – 461.270
1986 – 482.996
Bliz / Blitz
1978 – 244.098
1979 – 182.702
1980 – 180.605
1981 – 129.453
1982 – 111.379
1983 – 199.810
1984 – 294.837
1985 – 246.798
1986 – 153.667
A quanto pare intorno al 1978 è successo qualcosa che ha accelerato in maniera notevole il processo di sfoltimento dei lettori del CORRIERE DEI PICCOLI (che aveva appena iniziato a recuperare pubblico allegando un gadget in ogni numero), di TOPOLINO, de IL MONELLO, di BLIZ e de L'INTREPIDO. Uno sfoltimento che proababilmente era iniziato qualche anno prima, quando le reti televisive nazionali avevano aumentato gli spazi dedicati ai programmi per ragazzi (che ovviamente toglievano tempo alla lettura dei fumetti).
IL MONELLO (nato nel 1933) e L'INTREPIDO (nato nel 1935) avrebbero continuato a perdere lettori anche negli anni successivi (anche se L'INTREPIDO tentò di rilanciarsi, fra il 1982 e il 1992, come settimanale sportivo e cambiando addirittura il titolo in L'INTREPIDO SPORT), fino ad una chiusura abbastanza ingloriosa, il primo nel 1990 e il secondo nel 1998. BLIZ venne preso talmente in contropiede che, per recuperare lettori, dal 1982 abbandonò i fumetti e si trasformò in un settimanale erotico e scandalistico, cambiando nome in BLITZ...
Passando da così...
A così...
Tuttavia a partire dal 1982 il CORRIERE DEI PICCOLI si riprese benissimo, anche se alla fine degli anni '80 ricominciò a perdere colpi e finì per chiudere nel 1995 (e teneva banco dal 1908!). TOPOLINO avrebbe avuto vari alti e bassi nei decenni successivi, per poi arrivare al record negativo degli ultimi mesi.
C'è da notare che intorno al 1978 anche gli albi MARVEL pubblicati in Italia dall'Editoriale Corno iniziarono a perdere lettori, tant'è che nel 1981 le testate MARVEL erano già state chiuse quasi tutte, e nel 1984 chiuse anche l'Editoriale Corno (anche se, fino al 1978, ciascuna delle sue serie vendeva anche 50.000 copie a numero).
Anche la casa editrice Cenisio, che negli anni '70 pubblicava alcuni fumetti DC Comics e che aveva un grande seguito coi fumetti di Tarzan (al punto da commissionarie storie IN ESCLUSIVA ad autori americani del calibro di Russ Manning), perse lettori e smise di pubblicare fumetti nei primissimi anni '80.
A quanto pare, a partire dalla fine degli anni '70, in Italia ci fu una vera e propria estinzione di massa dei lettori di fumetti per ragazzi... Che cosa accadde? E il guizzo misterioso del CORRIERE DEI PICCOLI intorno al 1982 cosa sta a significare? In questi dati si possono forse leggere informazioni importanti anche per il 2015?
Secondo me sì.
Andiamo con ordine: tutte queste riviste, e buona parte dei fumetti di supereroi, si rivolgevano soprattutto ad un lettore mediamente molto giovane, che solo in qualche caso raggiungeva la maggiore età. Quando il lettore cresceva subentravano altri interessi, e comunque gli adulti appassionati di fumetti, nel senso moderno (e costante) del termine, erano abbastanza rari. Senza contare che, per via di una certa impostazione mentale tipica di quel periodo, le persone a cui piacevano i fumetti, raggiunta un'età più matura, avevano la tendenza a scegliere fumetti più adulti, come potevano essere le riviste d'autore, i mensili Bonelli o altro.
Sempre che non si concentrassero su altri passatempi più o meno tipici degli anni '70...
Questo, però, non era visto come un problema dagli editori di fumetti per ragazzi, perchè comunque potevano contare su un ricambio generazionale continuo, non appena i nuovi lettori potenziali imparavano a leggere.
Perlomeno fino al 1978.
Quale fu, dunque, il meteorite che precipitò sulla terra e fece estinguere in massa i giovani lettori italiani di fumetti, bloccando un ricambio generazionale che durava perlomeno dal secondo dopoguerra? Probabilmente, se dovessimo dare un nome a questo simbolico meteorite, dovremmo battezzarlo Goldrake.
Infatti fu nel 1978 che iniziò l'invasione dei cartoni animati giapponesi (più o meno in concomitanza con l'arrivo dell'anime di Grendizer, in italiano Goldrake) sulle reti pubbliche e private, che in meno di una decina d'anni cambiò radicalmente le abitudini dei bambini in età scolare e prescolare. Siccome su questo argomento sono state pubblicate dozzine di saggi mi limito a dire che questa forma di intrattenimento aveva diversi punti a favore rispetto ai fumetti di quel periodo:
1) Rispetto alla media dei fumetti offriva spunti più dinamici, innovativi, coinvolgenti, drammatici, stimolanti, accattivanti e - soprattutto - audaci.
2) Toccava, anche in modo diretto, temi che nei fumetti occidentali per ragazzi erano tabù (passione, morte, violenza, sacrificio, dolore e persino sessualità e scene di nudo).
3) Ogni serie aveva puntate di mezz'ora e occupava i palinsesti tutti i giorni per almeno un mese, e a volte anche due o più (senza contare le repliche), mentre per leggere un albo a fumetti ci si impiegava meno tempo e si doveva aspettare almeno una settimana (se non addirittura un mese) per leggere quello successivo.
4) Essendo il prodotto di una cultura esotica, e in buona parte sconosciuta, offriva prospettive insolite (che, per esempio, non risultavano vincolate alla retorica cristiano cattolica) e riferimenti storico culturali originali.
5) Non costava assolutamente nulla, e di certo molti genitori non incentivavano i loro figli a spendere soldi in fumetti quando potevano vedere cartoni animati gratis.
I bambini del 1978 (e degli anni successivi) rimasero stregati da questi prodotti, abbandonando gradualmente le letture con cui avevano impegnato il loro tempo libero fino all'anno prima, mentre chi naque da quel momento in poi iniziò a seguire cartoni animati giapponesi ancora prima di imparare a leggere, con conseguente crollo del ricambio generazionale per le testate a fumetti tradizionali... Prima quelle per i più piccoli e poi, col passare degli anni, tutte le altre, man mano che l'età del pubblico cresceva...
Anche perchè quelle testate NON si adeguarono alla nuova sensibilità del pubblico, sottovalutando il fatto che i cartoni giapponesi proponevano nuovi contenuti e nuove strategie narrative; improntate a trattare gli spettatori come giovani adulti pronti a tutto, piuttosto che come bambini (e adulti) da tenere al riparo da emozioni troppo forti e nuove sollecitazioni... Magari in aperto contrasto con la cultura italiana dominante fino a quel momento.
L'unico che si salvò fu il CORRIERE DEI PICCOLI, che guardacaso dal 1982 effettuò un restyling non da poco, diventando di fatto un prolungamento dei palinsesti televisivi di quel periodo: con fumetti tratti dalle serie animate e "fotoromanzi" creati tramite i fotogrammi delle puntate (che venivano utilizzati anche per le copertine), anteprime e servizi speciali sui cartoni di maggior successo, poster e giochi dedicati, una guida settimanale ai programmi TV e persino qualche manga originale (ovviamente a patto che fosse a prova di bambino)... Ad un certo punto cominciò persino ad offrire la possibilità di chiamare un numero telefonico in redazione per parlare con i personaggi dei cartoni (o meglio: con i loro doppiatori)!
Evidentemente al CORRIERE DEI PICCOLI qualcuno aveva capito cosa stava succedendo e alla fine, pur edulcorando e depotenziando pesantemente il contenuto degli anime (per renderlo più innocuo e più infantile, nel senso italiano del termine), l'idea di correre ai ripari risultò azzeccatissima... E d'altra parte non si trattava di un salto nel buio, visto che da qualche anno erano già comparse delle nuove riviste italiane che presentavano dei fumetti apocrifi ispirati alle serie animate nipponiche. Queste riviste ottennero - almeno inizialmente - un grande seguito, tant'è che alcune di loro riuscirono a permettersi la periodicità settimanale per diversi anni...
Poi, però, i fruitori di queste riviste iniziarono a maturare un certo senso critico, e si accorsero che non era tutto oro quello che luccicava... Come potete intuire anche dalla pagina della posta di CARTONI IN TV qui sotto (datata settembre 1981), i lettori iniziarono presto a lamentarsi della scarsa qualità dei disegni, dei colori inesatti, delle storie approssimative e più in generale della scarsa cura editoriale di questo tipo di prodotti, la cui lontananza dal modello originale era sempre più evidente col passare del tempo...
A quanto pare il pubblico di CARTONI IN TV e simili, di cui facevano parte - come dimostra questa pagina della posta - anche i diciassettenni che fino a qualche anno prima avrebbero letto tutt'altro genere di fumetto, stava raffinando i suoi gusti. E infatti avrebbe decretato il fallimento del settore "manga apocrifi", e del loro stile raffazzonato e approssimativo, verso la metà degli anni '80... Determinando anche una nuova crisi del CORRIERE DEI PICCOLI, che nei dieci anni successivi non riuscì più a centrare i gusti del suo pubblico di riferimento e imboccò la strada del non ritorno.
C'è anche da dire che nella seconda metà degli anni '80, con la diffusione dei videoregistratori, gli amanti delle serie giapponesi (o comunque dei cartoni animati di ultima generazione) sentivano sempre meno la necessità di prodotti che erano la brutta copia dell'originale, visto che ora l'originale poteva entrare in loro possesso schiacciando semplicemente il tasto "REC"...
D'altra parte i manga apocrifi Made in Italy non potevano, e nemmeno volevano, essere audaci e coinvolgenti come le serie animate a cui si ispiravano, perchè sapevano che in Italia c'era sempre il rischio di finire al centro di una caccia alle streghe che di anno in anno si faceva sempre più accanita... Cosa che, evidentemente, faceva persino più paura della prospettiva di perdere lettori fino al punto di chiudere tutto.
Controllando i dati ADS del settimanale CANDY CANDY della Fabbri, ad esempio, si nota che ci fu un crollo delle vendite in concomitanza con la fine dei manga originali (peraltro già censurati nell'edizione italiana) e l'introduzione di sequel non ufficiali e di nuove storie italiane in stile manga.
I numeri parlano da soli...
Candy Candy
1981 – 128.672
1982 – 129.893
1983 – 101.383
1984 – 74.313
1985 – 43.685
Evidentemente, a seguito delle crociate contro le serie giapponesi (le stesse che spinsero le emittenti italiane a rivedere pesantemente il loro rapporto con i cartoni giapponesi, inaugurando una stagione di repressioni, adattamenti e censure, ma anche di condanna all'oblio per diversi titoli di successo), la Fabbri voleva correre meno rischi possibili: arrivò persino ad interrompere di punto in bianco la pubblicazione dei manga originali di Lady Oscar e Georgie, quando si accorse che iniziavano a toccare tematiche più adulte. Scelta assurda, considerando che quelle tematiche erano proprio uno dei motivi del grande successo delle rispettive serie animate...
Però, a quanto pare, l'editoria italiana ha sempre avuto un certo timore revenziale verso le lobby bigotte, anche se questo risultava deleterio per la sua salute. Infatti CANDY CANDY finì per chiudere i battenti nel 1987, e qualcosa mi dice che per la Fabbri fu come togliersi un peso.
Tuttavia i bambini che dagli anni '80 in poi abbandonarono i fumetti per ragazzi classici, una volta cresciuti, segnarono il successo dei manga negli anni '90, anche perchè questa volta erano prodotti originali e non censurati. In poche parole erano perfettamente allineati con la sensibilità che questi lettori potenziali avevano sviluppato seguendo le serie animate giapponesi fin da piccoli.
Al tempo stesso, però, questi lettori decretarono la chiusura delle riviste d'autore e di altri prodotti a fumetti che non erano più in sintonia con i giovani adulti degli anni '90. In quel periodo in Italia tornarono anche i fumetti della MARVEL, ottenendo un buon successo dopo un inizio molto incerto, e non è da escludere che anche in questo caso siano stati provvidenziali i palinsesti televisivi dei primi anni '80, che hanno fatto conoscere le serie animate dei personaggi MARVEL a tantissimi futuri adolescenti.
E, a ben guardare, nelle famigerate riviste che ho citato prima, al fianco dei protagonisti delle serie animate giapponesi potevano comparire anche le versioni apocrife dei supereroi che in quel periodo comparivano in TV sotto forma di serie animate... A riprova del fatto che condividevano lo stesso spazio nell'immaginario di quella generazione (e le stesse violazioni di copyright da parte di alcune case editrici italiane).
Tant'è vero che i cartoni dell'UOMO RAGNO finirono anche sul CORRIERE DEI PICCOLI...
Non sono un massmediologo, ma tutto questo mi porta a pensare che il meteorite del 1978 non avrebbe avuto l'effetto che ha avuto se a monte non ci fosse stata l'esplosione delle reti private, accompagnata da una crescita esponenziale dell'offerta e da un miglioramento generale delle prestazioni tecnologiche (come le TV a colori a prezzi più accessibili). Il tutto assolutamente GRATIS (a parte, ovviamente, il costo della TV e del canone).
E tutto questo ricorda molto da vicino un fenomeno più recente, e cioè l'esplosione di internet, delle connessioni veloci, dei canali digitali, dello streaming gratuito e di tutto il resto a seguire.
Effettivamente negli ultimi anni si è verificato qualcosa di simile alla rivoluzione del 1978, ma su scala più ampia, perchè non sono coinvolte solo le ultime generazioni, ma tutti coloro che acquistano dimestichezza con le nuove tecnologie.
Oggi, in teoria, si può accedere (in maniera più o meno legale) a tantissime produzioni televisive e cinematografiche, presenti e passate, animate e non, quando e come si vuole, e questo ha sicuramente sviluppato una nuova sensibilità, visto che tecnicamente una persona ha tutto a portata di mano e può scegliere il meglio. Questo implica che se una cosa non lo convince, o non rientra pienamente nei suoi gusti, può permettersi di scegliere dell'altro senza dover scendere a compromessi con censure, scelte di palinsesto e imposizioni di vario tipo... E, soprattutto, senza grandi vincoli economici.
In poche parole sempre più gente sta imparando a non accontentarsi più, perlomeno in termini di intrattenimento.
Oggi si possono seguire i migliori serial TV di ultima generazione senza correre il rischio di perdersi nemmeno una puntata, così come si possono seguire le serie animate giapponesi in contemporanea col Giappone e nel frattempo farsi una cultura cinematografica che non ha paragoni con quella che ci si poteva permettere quando c'erano solo cinema, TV e videoregistratori.
E tutto a costo zero, o quasi. Inoltre oggi è possibile scambiare segnalazioni, recensioni, opinioni e suggerimenti in maniera istantanea e con chiunque, creando fasce di pubblico sempre più esigenti, interconnesse e preparate... E sempre meno inclini a spendere soldi per forme di intrattenimento che che non siano perlomeno all'altezza di quello che mette a disposizione internet (gratis).
Quindi, paradossalmente, il fumetto popolare italiano, quello che arriva nelle edicole, non ha mai avuto un pubblico potenziale così vasto, così versatile e così ricettivo nei confronti dei prodotti di qualità, però continua a perdere lettori, mese dopo mese, e continua a chiedersi come ciò sia possibile.
E forse queste erano le stesse domande che si ponevano gli editori de IL MONELLO e de L'INTREPIDO dal 1978 in poi, quando in pieno boom dei cartoni giapponesi non avevano realizzato che se - per assurdo - avessero iniziato a pubblicare manga originali, o comunque materiale che ammiccava alla sensibilità che si era sviluppata attorno alle serie giapponesi, e ai loro veri punti di forza (che non erano la violenza, il sesso e la fantascienza in quanto tali, ma il modo in cui questi temi erano affrontati), forse avrebbero potuto davvero cambiare il loro destino.
In realtà nei suoi ultimi anni L'INTREPIDO cercò di correggere parzialmente il tiro, presentando storie e personaggi più in tinta con i turbamenti e i pruriti dei giovani degli anni '90, tant'è che Sprayliz di Luca Enoch debuttò sulle sue pagine e ci furono persino degli autori che nel 1994 furono rinviati a giudizio (assieme al direttore responsabile Sauro Pennacchioli) per "oltraggio alla morale".
Purtroppo, però, erano già andate perse troppe generazioni di lettori, e comunque la rivista aveva ancora le idee troppo confuse riguardo ai gusti del pubblico di quegli anni, così non riuscì a centrare l'obbiettivo... Alla fine, proprio mentre i manga in Italia stavano raggiungendo l'apice della popolarità (al punto di giocare la carta del senso di lettura alla giapponese, ottenendo peraltro un clamoroso successo), L'INTREPIDO passò da settimanale a mensile e poi a bimestrale, e infine chiuse i battenti dopo ben 53 anni... Un caso? Decidete voi.
Tutto questo per dire che, all'inizio di questo 2015 si dovrebbero imporre alcune riflessioni, facendo tesoro degli errori passati.
Se i lettori potenziali di oggi hanno determinati stimoli e determinati riferimenti narrativi non ha senso fare finta che abbiano gli stessi gusti e le stesse prospettive di dieci, venti o trenta anni fa. Così come non ha senso creare storie e personaggi che, per pudore o per timore, si ostinano a proporre schemi, modelli e tabù che in sostanza riflettono un'impostazione mentale ormai superata. Perchè questo blocca il ricambio dei lettori, e nel lungo periodo porta a conseguenze molto sgradevoli.
D'altra parte se, per esempio, Topolino oggi non ha (quasi) niente a che spartire con l'umorismo e le trovate a cui si sono abituati i bambini degli ultimi dieci anni, cresciuti con i cartoni trasmessi dai canali tematici (compresi i cartoni Disney di oggi, che ormai non hanno più nulla a che fare con i fumetti Disney italiani), poi non bisogna stupirsi se il ricambio generazionale dei suoi lettori è sempre più stentato...
La storia insegna...
E anche il modo con cui viene proposto tutto il discorso LGBT nei fumetti italiani, rispetto a come è stato proposto nei serial TV, nei film e nelle serie animate (non solo giapponesi) degli ultimi dieci anni è molto emblematico e meriterebbe un'attenta riflessione... Perchè è indicativo della grande scollatura che sta avvenendo fra il fumetto italiano e le altre forme di intrattenimento con cui il pubblico italiano si interfaccia sempre più spesso e con crescente partecipazione.
Se io fossi un editore italiano inizierei a pormi dei seri interrogativi al riguardo, prima che sia troppo tardi... Anche perchè ci sono editori che in questo periodo stanno iniziando a risentire non solo della situazione attuale, ma anche dell'onda lunga del meteorite del 1978 (visto che i bambini di allora iniziano a diventare dei trenta/quarantenni che, sempre più spesso, non si ritrovano nell'impostazione e nei contenuti dei fumetti italiani che tradizionalmente si rivolgono alla loro fascia d'età).
Samantha Cristoforetti, la prima astronauta italiana in orbita nella Stazione Spaziale Internazionale, è nata nel 1977 e per svegliarsi la mattina del 25 dicembre scorso doveva scegliere una canzone fra le tre che sono risultate le più votate sul sito di RAINEWS... E indovinate un po'? Fra le tre candidate ha scelto ATLAS UFO ROBOT, e cioè la sigla di Goldrake...
Dopotutto niente accade per caso, ma qualche volta le estinzioni si possono evitare, volendo.
Volendo, appunto...
Buon anno.
3 commenti:
Caro Blogger,
sono Sauro Pennacchioli. Premetto che l'elenco delle vendite l'ho postato io nel blog di Luca Boschi. Credo che in Italia il fumetto crollò nel 1980 circa perché in quel periodo nacquero le televisioni commerciali, e anche la Rai, per tenere dietro alla concorrenza, aumentò i programmi (prima andavano in onda solo la sera). Le tonnellate di cartoni e di telefilm erano gratuite, mentre i fumetti si dovevano pagare. Inoltre, il fumetto italiano era di basso livello, salvo eccezioni.
Caro Sauro Pennacchioli, grazie per la conferma parziale delle mie supposizioni :-) Io sono anche convinto che le nuove produzioni animate abbiano inciso molto a livello di gusti del pubblico, ma fondamentalmente siamo d'accordo... Onorato che un ex direttore de L'INTREPIDO sia voluto intervenire, comunque :-)Di solito i nomi noti del panorama editoriale italiano questo blog non lo calcolano molto :-)
Anche io penso che la libertà espressiva dei cartoni giapponesi abbiano condannato a morte (per fortuna) i fumetti puritani del Corriere dei Piccoli e simili. Infatti, in Giappone la televisione non ha ammazzato i manga. Anzi, gli hanno offerto una nuova sponda. Purtroppo, all'epoca del fenomeno dei cartoni giapponesi praticamente nessun editore italiano pensò di pubblicare i manga originali, ma solo brutte imitazioni.
Sauro
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