Ciao a tutti, come va?
Siccome il mio ultimo post è stato bello impegnativo ho deciso di NON pesare ulteriormente sui contenuti di questa settimana, e perciò questo sarà un post leggerino, di quelli che più che altro servono a puntare i riflettori su delle situazioni curiose.
Tutto parte dalla "variant cover" del numero due della nuova serie ALL-NEW HERCULES della MARVEL, che dovrebbe essere in distribuzione alla fine dell'anno. La suddetta copertina è diventata abbastanza virale nel circuito gay, e potete intuire da soli quali potrebbero essere i motivi...
La cosa, in realtà, è interessante anche per motivi che vanno al di là della questione estetica. Infatti questa copertina, che punta evidentemente sul sex appeal ammiccante di Hercules e sul suo nuovo look molto iconico per la comunità gay, è stata scelta nonostante il direttore editoriale Alex Alonso abbia detto chiaro e tondo che questa versione dell'eroe sarà esclusivamente eterosessuale (ne ho parlato anche io QUI), nonostante la versione mitologica dell'eroe fosse ufficialmente bisessuale, e anche se - nel recente passato - la MARVEL aveva accennato a questo risvolto del figlio di Zeus...
Tuttavia nel lancio di questa copertina ci sono altri due elementi molto interessanti da considerare: il primo è che è stata diffusa all'indomani del 23 settembre, che negli USA è considerata la Giornata della Visibilità Bisessuale dal 1999 (tutto un caso?), e il secondo è il fatto che è stata affidata all'abile matita di Russel Dauterman (foto sotto), un disegnatore gay dichiarato che di recente si è fatto notare sulle pagine di Thor...
Ora: il fatto che un disegnatore sia gay dichiarato (e magari sposato da circa un anno, come nel caso di Russel Dauterman) sarebbe abbastanza irrilevante ai fini dell'analisi di una copertina, se non fosse per il fatto che: 1) la copertina in questione rappresenta Hercules a torso nudo e 2) Russel Dauterman è noto per la carica sexy che riesce a mettere nei suoi personaggi maschili, in particolare se sono smagliettati... E infatti è lui l'ideatore del nuovo look da clochard sexy del Thor storico...
Certo può anche darsi che si tratti solo di un caso, ma considerate le recenti polemiche che ci sono state attorno alla scelta di caratterizzare Hercules in maniera esclusivamente eterosessuale non escluderei che la copertina affidata a Russel, peraltro all'indomani della Giornata della Visibilità Bisessuale, serva come una specie di beta test... Anche perchè fra le dozzine di disegnatori in forza alla MARVEL non può essere un caso che sia stata affidata all'ideatore del sexy Thor che si è visto ultimamente a fianco della nuova Thor ufficiale...
Sexy Thor che, anche se ufficialmente non lo ha ancora ammesso nessuno, potrebbe essere responsabile delle buone vendite della testata almeno quanto l'introduzione del nuovo Thor femminile... E se fosse così sicuramente il merito sarebbe anche di come il disegnatore ha saputo interpretare il suddetto Thor in versione sexy clochard...
Anche perchè, diciamo, la prospettiva estetica di un disegnatore omosessuale (ancor più se dichiarato) sui personaggi maschili e femminili è obbiettivamente diversa da quella di un disegnatore eterosessuale, perchè invitabilmente sarà portato ad enfatizzare i dettagli, le inquadrature, l'emotività e le posture in modo diverso...
E in effetti Russel Dauterman rende i suoi personaggi femminili assertivi e grintosi...
E quelli maschili decisamente sensuali...
Persino se li raffigura mentre pilotano un'astronave o cavalcano un caprone...
Inoltre, quando viene messo all'opera su personaggi a loro volta gay, è in grado di conferirgli una dignità e un'espressività che i colleghi etero, generalmente, non sono in grado di rendere, come nel caso del Wikkan che vedete qui sotto...
O come nel caso di Nightfox e Agent Twilight, la coppia gay clandestina (Nightfox è sposato con una donna!) comparsa nella miniserie Supurbia della Boom!Studio...
Ovviamente discriminare in base all'orientamento sessuale non è mai una cosa buona, ma penso sia lampante che un disegnatore che vuole mettere qualcosa di suo nei fumetti che realizza (e non si limita ad eseguire un lavoro su commissione), non possa fare a meno di riflettere il suo vissuto, i suoi gusti e la sua sensibilità, anche perchè altrimenti sarebbe una macchina (o il semplice ingranaggio di una catena di montaggio)... E infatti anche quando un disegnatore come Russel Dauterman si concentra su personaggi sessualmente ambigui non può fare a meno di conferirgli un tocco molto personale, nelle movenze e nell'espressività... Come nel caso dell'elfo Malekith, nemico storico di Thor...
O ancora nel caso della nuova versione bisessuale di Loki...
Morale della favola: se io fossi la MARVEL, sapessi fare il mio lavoro e avessi notato il potenziale di Russel Dauterman non gli avrei affidato una copertina di Hercules solo per il gusto di fargliela fare... Men che meno una copertina ammiccante e sexy come quella che è stata diffusa in questi giorni e che OVVIAMENTE ha trovato ampio spazio anche sui siti gay generalisti (e mi rifiuto di credere che la MARVEL non l'abbia pensata anche in funzione di questo)...
Forse qualcuno alla MARVEL sta già valutando l'idea di connotare in maniera più gay friendly Hercules nel prossimo futuro? E sta lanciando delle esche per evitare che il suo debutto possa essere compromesso dalle idee troppo "etero" dello sceneggiatore che curerà il primo arco narrativo del personaggio?
Staremo a vedere.
Quel che è certo è che conferire un'aria sexy ai personaggi maschili solo nelle copertine, sperando di utilizzarla come specchietto per le allodole, non porta mai a grandi risultati... Tant'è che la DC Comics ha da poco annunciato la chiusura della serie dedicata alla nuova versione di Lobo... Anche se aveva già giocato il jolly della copertina sexy allusiva (prego notare la posizione del pugnale)...
Peccato che il pubblico di oggi non si faccia più fregare da simili trovate, e - al contrario - tenda ad abbandonare le testate che nei contenuti non si confermano all'altezza delle copertine. E comunque, parere personale, la precedente versione di Lobo - una ventina di anni fa - almeno aveva la decenza di presentare delle copertine dove le allusioni sessuali avevano un sottotesto chiaramente ironico e satirico, e quindi non si tradivano le aspettative di nessuno...
Altri tempi... Anche perchè adesso i lettori gay sono più consapevoli del fatto che hanno il diritto di non sentirsi presi in giro... E sicuramente stanno valutando con attenzione le implicazioni della copertina di Russel Dauterman...
Ovviamente vi terrò aggiornati, anche perchè adesso che la MARVEL è una sussidiaria della Disney è molto più complicato capire la piega che prenderanno gli eventi...
Alla prossima.
mercoledì 30 settembre 2015
lunedì 28 settembre 2015
UN DISASTRO ANNUNCIATO...
Ciao a tutti, come va?
Quando ero piccolo e seguivo Topolino, all'epoca pubblicato da Mondadori, le pagine dei redazionali erano curate dalla giornalista e sceneggiatrice Elisa Penna (1930-2009, che vedete nella foto sotto).
Elisa Penna, tradizionalmente, curava anche tutte le "pagine della posta" fittizie, dove i giovani lettori inviavano le loro letterine ai personaggi famosi o ai personaggi Disney, ma dove chi rispondeva - nei fatti - era sempre lei. Fra le varie rubriche della posta che curava me ne ricordo una in particolare, che si chiamava "QUI... PAPERINO QUACK!": in teoria rispondeva Paperino, ma le risposte in stile "Elisa Penna" erano riconoscibilissime...
Nel senso che Elisa Penna aveva uno stile sdolcinato da mamma chioccia (si rivolgeva ai lettori chiamandoli "piume delle mie piume", tanto per dirne una), e anche se parlava al maschile e si sforzava di impersonare Paperino non era assolutamente credibile... Anche perchè, in quel periodo, il Paperino dei fumetti era collerico, cinico e indisponente, e non avrebbe mai tenuto una rubrica della posta utilizzando quei toni da Suor Letizia. Poi, per carità, la rubrica dei consigli di Suor Letizia poteva anche starci, su Topolino, ma il fatto che continuasse ad essere firmata da Paperino mi metteva a disagio... E mi pareva addirittura una specie di raggiro. Sicuramente l'intenzione non era quella, ma ricordo che quella rubrica era la parte di Topolino che leggevo meno volentieri, perchè mi sembrava un insulto alla mia intelligenza di bambino...
Ecco: REAL LIFE della Disney Panini ha finito per farmi lo stesso effetto, e suppongo che per il target a cui mirava (e cioè il pubblico adolescente e preadolescente, soprattutto femminile) sia stato anche peggio... Nel senso che pretendeva di parlare di adolescenti, ma i suoi protagonisti NON erano adolescenti "veri".
E infatti, dopo il passaggio alla bimestralità che ne ha solo prolungato l'agonia, la testata sembra essersi conclusa col numero dodici: nell'ultima pagina non ci sono preview del numero successivo, e su ANTEPRIMA (il catalogo delle novità a fumetti pubblicato da Panini) non c'è traccia del numero tredici.
Eppure mi tocca dire "sembra essersi conclusa" perchè NESSUNO, finora, ha rilasciato annunci ufficiali al riguardo, cosa che invece hanno avuto il buongusto di fare in Spagna (dove la pubblicazione e il sito sono stati cancellati ad aprile, col numero 5), in Svezia (dove si sono fermati al numero 7) e in Norvegia... L'unica nazione in cui la serie sta proseguendo è la Francia (attualmente sono arrivati al numero 9), ma è bene precisare che qui la serie esce in volumi da libreria a bassa tiratura e a prezzo alto (9,95 euro a fronte dei 3 euro di ogni numero italiano arrivato in edicola), quindi per andare in pareggio non occorrono grandissimi numeri...
La prima volta che ho parlato di REAL LIFE è stato in occasione dell'uscita del primo numero (CLICCATE QUI), e già allora avevo intuito che le premesse erano preoccupanti, dopodichè ne ho riparlato per fare il bilancio dei primi sei numeri (CLICCATE QUI), e a quel punto mi pareva che fosse stata imboccata una strada senza uscita... Così, alla fine, torno a parlarne oggi per confermare che la sua era una fine annunciata... E che questo esperimento è stato un fulgido esempio di come NON dovrebbe essere portato avanti un fumetto che parla di tematiche adolescenziali, ma anche di come NON dovrebbe essere portato avanti un fumetto in generale.
E se ho parlato tanto di REAL LIFE su questo blog, che tecnicamente si occupa di tematiche LGBT, è proprio perchè in Italia NON abbiamo più fumetti che mirano al target adolescenziale e preadolescenziale, men che meno affrontando tematiche LGBT... Mentre il target adolescenziale e preadolescenziale, paradossalmente, avrebbe un GRANDE bisogno di fumetti che rappresentino la sua realtà , comprensiva dei risvolti LGBT che ormai FANNO PARTE della nostra cultura giovanile...
REAL LIFE avrebbe potuto cogliere l'occasione per fare la differenza... E invece non è stato niente di tutto questo.
In realtà l'analisi dei motivi di questo insuccesso (che in parte ho già esposto nei miei post precedenti) potrebbe riempire un saggio, ma credo che - in estrema sintesi - le ragioni si possano riassumere nell'incapacità di coinvolgere il pubblico, nella paura di rappresentare il contesto adolescenziale in maniera verosimile e nell'inadeguata pianificazione di una serie a fumetti di questo tipo.
E considerando che per elaborare REAL LIFE ci sono voluti tre anni, avendo peraltro alle spalle una delle case editrici più importanti del nostro paese (la Disney Panini), è una cosa abbastanza preoccupante...
Non che la Disney italiana sia nuova a questo genere di flop... Qualcuno si ricorda dei mondi magici di Mad Sonja? O della fantascienza di Kylion, magari?
Eppure REAL LIFE era stato studiato proprio per diventare un successo al pari di W.I.T.C.H., ammiccando ai preadolescenti ed adolescenti post 2010 e post Harry Potter, che non a caso sono anche quelli più devoti al mondo dei social network... Eppure ha mancato completamente l'obbiettivo, e il successo non è arrivato.
Entrando più nello specifico era evidente fin da subito che i personaggi di REAL LIFE erano troppo "perfetti" (anche con i loro difetti) per creare un rapporto di reale identificazione col pubblico. Perfetti (anche in senso estetico) e con vite perfette: niente problemi reali in famiglia (e giammai ribellioni adolescenziali), niente situazioni realmente drammatiche, niente conflitti interiori degni di questo nome, dubbi sul futuro o altro... Nemmeno banali problemi economici, per intenderci. E soprattutto NIENTE PULSIONI SESSUALI CONCRETE... In dodici numeri ci sono stati solo tre baci sulle labbra (tutti rigorosamente etero e tutti negli ultimi numeri), e non si è mai parlato di tematiche legate in qualche modo al sesso... Cosa assurda se si pensa che questo fumetto doveva avere un impianto "realistico", e parlare agli adolescenti di oggi...
In effetti, più che un fumetto pensato per gli adolescenti e i preadolescenti (di tutto il mondo), questo potrebbe essere definito un fumetto pensato per tranquillizzare i genitori (italiani) sulla moralità dei loro figli e sul modo con cui utilizzano i social network durante l'adolescenza... Il che, in effetti, è ancora più imbarazzante se si considera che REAL LIFE è un fumetto ambientato a Londra e che il Regno Unito ha un altissimo tasso di gravidanze adolescenziali (e se non ci credete CLICCATE QUI)... Certo sarà pur vero che i soldi per pagare REAL LIFE venivano forniti dai genitori di chi lo comprava (che magari poi controllavano l'acquisto e ne valutavano i contenuti), ma è evidente che un adolescente (o preadolescente) di oggi che legge REAL LIFE prima o poi si rende conto (anche solo a livello inconscio) che si trova davanti ad un fumetto che non lo rispecchia, e presto o tardi preferisce spendere quegli stessi soldi per altre cose...
Eppure un fumetto del genere, impostato diversamente, sarebbe stato un modo FANTASTICO per affrontare le problematiche, i desideri e le incertezze degli adolescenti di oggi... Cosa che, attualmente, non viene fatta da NESSUN FUMETTO ITALIANO. Inoltre sarebbe stato un modo eccezionale per farli confrontare con i lati più positivi e più negativi di internet e dei social network...
Se poi l'omosessualità non fosse stata un tabù assoluto (e i tanti adolescenti che fanno coming out sui social dimostrano che, nei fatti, non lo è più) il discorso avrebbe potuto assumere dei risvolti ancora più interessanti...
Eppure si è scelto di fare qualcosa di completamente diverso, e cioè un fumetto "a prova di bambino e di adulto", interpretato da adolescenti a dir poco sciapetti e con una caratterizzazione posticcia, che peraltro si relazionano fra loro in maniera inverosimile...
Tutti molto teatrali e drammatici (per compensare il senso di vuoto pneumatico che trasmettevano, immagino), ma alla fine dei conti solo dei bei manichini con la personalità di un bambino di dieci anni al massimo...
E il fatto che siano stati realizzati in uno stile volutamente cool e sexy non ha fatto altro che enfatizzare l'effetto "QUI... PAPERINO QUACK!" di cui parlavo all'inizio...
Il punto è che quando la gente comprava Topolino e non gradiva "QUI... PAPERINO QUACK!" poteva passare alle altre pagine, mentre chi ha comprato REAL LIFE non aveva scappatoie... A parte non comprarlo più, ovviamente.
Senza considerare, poi, le rubriche totalmente banali e superflue all'interno di ciascun numero, incentrate sulle protagoniste che, con aria vagamente trasognata, parlano in prima persona di quello che avviene nelle storie ("QUI... PAPERINO QUACK!" ha fatto proprio scuola, a quanto pare)...
O il fatto che la pagina facebook di REAL LIFE (CLICCATE QUI) non viene aggiornata dal giugno del 2014 (ma non era un fumetto incentrato sui social?)... Tutti errori di marketing abbastanza grossolani, che di certo non hanno giovato alla buona salute del progetto...
E la cosa tragicomica è che questa operazione si annunciava fallimentare fin dalla sua ideazione. Nel senso che, per lo sviluppo della storia, sono state coinvolte due scrittrici di romanzi (Barbara Baraldi e Micol Beltramini) che - pur avendo un certo seguito fra il pubblico adolescenziale - evidentemente NON conoscevano le tecniche narrative più appropriate per lo sviluppo di una serie mensile a fumetti...
E inoltre è stata convocata anche Paola Barbato (anche lei molto "cool"), che qualche anno fa si era occupata dell'ideazione di un'altra serie "giovane" (DAVVERO!, pubblicata da Star Comics, di cui ho parlato QUI e anche QUI) , che non andò al di là del quarto numero... Segno evidente che concepire serie lunghe con tematiche giovanili non è il suo punto di forza.
Infatti - al di là dei contenuti - sviluppare una trama lentamente e in maniera introspettiva, in attesa del climax finale, può avere senso in un romanzo completo, in cui è il lettore a decidere quando andare avanti e quando fermarsi, ma non in una serie che si sviluppa in capitoli MENSILI di 54 pagine... Che oltretutto devono affrontare le vicende di TRE protagoniste principali, dilatando ulteriormente la trama.
Anche perchè, piccolo e non irrilevante dettaglio, un conto sono delle storie mensili "autosufficienti" collegate da delle sottotrame, e un conto è un'unica lunga storia divisa in più capitoli... Tantopiù che, leggendo questo primo - interminabile - arco narrativo di REAL LIFE, si ha la netta sensazione che fosse studiato per essere solo LA PRIMA PARTE di un progetto più lungo e articolato, che probabilmente non vedrà mai la luce.
Infatti alla fine gli interrogativi principali restano tutti senza risposta, e non si riesce a capire nemmeno quale sia la vera natura del misterioso Thomas, che è il motore di tutta la vicenda... É un fantasma con delle situazioni irrisolte? Un'anomalia spazio temporale? Proviene da un'altra dimensione? É una sorta di proiezione dei desideri delle ragazze che frequentano la sua scuola? Un angelo caduto? Un alieno clonato?
Mistero!
Alla fine si sa solo che un ragazzo identico a lui era comparso in quella scuola anni prima facendo disastri, che lui ha una qualche "missione" e che inizia a rendersi conto che è coinvolto in misteri al di là della sua stessa comprensione...
Tutto molto intrigante, certo, ma ci sono voluti dodici numeri e oltre un anno solo per accumulare interrogativi su interrogativi, e per dare modo a Thomas di scegliere quale ragazza baciare fra le tre protagoniste (anche se prima di lei - colpo di scena - finisce per baciare una ragazza comparsa all'ultimo momento, e a quanto pare lo fa per motivi che hanno a che fare con il mistero che lo circonda e che, a questo punto, probabilmente non verrà mai svelato)...
Evidentemente tutto ciò NON ha aiutato questa serie a spiccare il volo...
O a renderla competitiva nel senso moderno del termine... Non se si considerano i prodotti multimediali a cui hanno accesso gli adolescenti di oggi, e in particolare gli adolescenti stranieri... Cosa da non sottovalutare, considerando che REAL LIFE ha avuto un lancio internazionale.
Voglio dire: tu, Panini Disney, proponi REAL LIFE in Spagna? La stessa Spagna in cui, già dal 2008, veniva trasmessa la serie televisiva FISICA O CHIMICA? Una serie per adolescenti in cui i liceali gay pomiciavano allegramente in pubblico? E poi ti stupisci se in Spagna il tuo fumetto, che per mostrare un semplice bacio etero ha richiesto mesi e mesi di tedio, non va oltre il quinto numero?
Suvvia...
In Norvegia proponi un fumetto per adolescenti in cui l'omosessualità è un tabù? In una nazione che considera le coppie omosessuali italiane - che in Italia non hanno diritti - alla stregua dei rifugiati politici, e per questo le fa sposare anche senza bisogno di avere la cittadinanza? Una nazione in cui la religione principale, la Chiesa Luterana Norvegese, concede di celebrare matrimoni gay religiosi negli edifici di culto?
E lo porti anche in Svezia? Dove gay e lesbiche (single come in coppia) possono adottare figli dal 2003? In cui il 71% dei cittadini, già nel 2006, era a favore dei matrimoni gay? Dove si tengono corsi di educazione sessuale nelle scuole dal 1956, e fin dalle elementari, e dove gli adolescenti hanno aule apposite per approfondire l'argomento... Ad esempio facendo test di resistenza sui profilattici (foto sotto, e se non ci credete CLICCATE QUI)?
E magari ti stai ancora chiedendo come sia mai possibile che in questi paesi REAL LIFE, che oltretutto hai progettato per tre anni, si sia rivelato un flop?
Forse non dovrei dirtelo, ma mi sento un po' in imbarazzo per te...
Inoltre pensavi davvero di realizzare un fumetto dalla parte degli adolescenti presentandoli come un branco di rintronati che utilizzano i loro smartphone, le nuove tecnologie e i social SOLO per scambiarsi messaggi frivoli, rilasciare dichiarazioni immature e/o litigare? O non sarà, piuttosto, che hai voluto realizzare un fumetto tranquillizzante per gli adulti, utilizzando gli stereotipi che hanno costruito attorno agli adolescenti degli ultimi anni? Non ti è venuto il dubbio che forse, in questo modo, non facevi altro che allontanare REAL LIFE dal pubblico che volevi conquistare?
E poi, cara Disney Panini, non hai pensato che, anche se in Italia gli adolescenti vengono visti (e presentati) in un certo modo e anche se vivono in un contesto repressivo, non sono poi così diversi dai loro colleghi di altre nazioni? E che in fatto di intrattenimento sono diventati esigenti e disinibiti quanto loro, se non di più?
I tempi di "QUI... PAPERINO QUACK!" sono finiti, per fortuna, e grazie alle nuove forme di intrattenimento le possibilità di scelta di un adolescente medio sono sempre più numerose. Ragionare in termini di "devo fare qualcosa di ammiccante per gli adolescenti, ma che non deve turbare i loro genitori e che non deve intaccare la mia reputazione di editore per bambini in età prescolare" vuol dire infilarsi in un vicolo cieco... Anche perchè, se si vogliono intercettare nuove fette di pubblico, non si può vivere nell'ansia di non contrariare quelle abituali... Altrimenti non si arriva da nessuna parte.
E coinvolgere scrittrici di successo - e magari con un look molto "cool" - non cambia le cose, a quanto pare...
Tuttavia la cosa più inquietante è il silenzio che sta circondando la chiusura di REAL LIFE... Nessun commento, nessuna recensione, nessun intervento... Quasi come se fosse una cosa troppo imbarazzante anche solo per parlarne...
Verrebbe da chiedersi perchè...
Certo è che, se tutta questa storia ha qualcosa da insegnare, è che EVIDENTEMENTE in Italia c'è uno scollamento fra le esigenze dei lettori e le proposte degli editori, che forse non hanno ancora realizzato di non avere più il coltello dalla parte del manico...
Nel senso che una volta, per ammazzare il tempo, si poteva fare un salto in edicola e ci si poteva accontentare di quello che passava il convento, ma adesso le cose sono cambiate...
Oggi ci sono mille modi per ammazzare il tempo (peraltro gratis) senza sentire la necessità di andare a comprare un fumetto in edicola... Quindi perchè una serie a fumetti abbia successo deve intercettare ESATTAMENTE i gusti e le esigenze del proprio pubblico, senza compromessi e senza cercare di dare un colpo al cerchio e uno alla botte... Perchè oggi, per essere comprato da un adolescente che ha accesso a internet, un fumetto non deve più porsi come un ripiego, ma deve diventare un'esigenza... E per diventare un'esigenza deve coinvolgere, e coinvolgere tanto: almeno quanto i serial TV di ultima generazione... Che - guardacaso - hanno superato da tempo i limiti e i vincoli di REAL LIFE, ad esempio parlando con naturalezza di adolescenti gay e lesbiche...
Non penso ci voglia un genio, o tre anni di progettazione, per capirlo.
Morale della favola: chi è causa del suo mal pianga se stesso (e magari la smetta di proporre fumetti con tematiche adolescenziali, se poi non sa come svilupparle).
Vorrei concludere questo post con una piccola riflessione dell'ultim'ora: qualche giorno fa, nei pressi di Siracusa, si è suicidato un sedicenne di nome Aleandro Rudilosso (foto sotto)... Come spesso accade in questi casi era partita subito una campagna di insabbiamento attorno al suo orientamento sessuale, che però si è infranta miseramente contro la sua bacheca di facebook, in cui raccontava le sue sensazioni e in cui i suoi amici hanno potuto ricordarlo per quello che era: un ragazzo gay che non si sentiva accettato e che era talmente povero da non potersi permettere il materiale da usare al liceo artistico che frequentava... Un ragazzo che, pare, avesse dei forti contrasti con la sua famiglia, e in particolare col padre...
Gli adolescenti di oggi sono ANCHE questo: persone complesse che vivono situazioni complesse... Se non addirittura difficili e disperate... E spesso i social diventano l'unico modo che hanno per raccontare la loro realtà e quelle verità che parte del mondo adulto NON vuole vedere...
E a questo punto presentare gli adolescenti, le loro vite e le dinamiche dei social attraverso una serie a fumetti edulcorata e palesemente artefatta come REAL LIFE non è solo inopportuno, ma diventa quasi offensivo...
Forse qualcuno dovrebbe iniziare a rifletterci seriamente sopra... Soprattutto se un giorno vorrà ancora provare a raccontare storie di adolescenti e adolescenza (con o senza social) in maniera sensata, rispettosa e soprattutto utile...
Alla prossima.
Quando ero piccolo e seguivo Topolino, all'epoca pubblicato da Mondadori, le pagine dei redazionali erano curate dalla giornalista e sceneggiatrice Elisa Penna (1930-2009, che vedete nella foto sotto).
Elisa Penna, tradizionalmente, curava anche tutte le "pagine della posta" fittizie, dove i giovani lettori inviavano le loro letterine ai personaggi famosi o ai personaggi Disney, ma dove chi rispondeva - nei fatti - era sempre lei. Fra le varie rubriche della posta che curava me ne ricordo una in particolare, che si chiamava "QUI... PAPERINO QUACK!": in teoria rispondeva Paperino, ma le risposte in stile "Elisa Penna" erano riconoscibilissime...
Nel senso che Elisa Penna aveva uno stile sdolcinato da mamma chioccia (si rivolgeva ai lettori chiamandoli "piume delle mie piume", tanto per dirne una), e anche se parlava al maschile e si sforzava di impersonare Paperino non era assolutamente credibile... Anche perchè, in quel periodo, il Paperino dei fumetti era collerico, cinico e indisponente, e non avrebbe mai tenuto una rubrica della posta utilizzando quei toni da Suor Letizia. Poi, per carità, la rubrica dei consigli di Suor Letizia poteva anche starci, su Topolino, ma il fatto che continuasse ad essere firmata da Paperino mi metteva a disagio... E mi pareva addirittura una specie di raggiro. Sicuramente l'intenzione non era quella, ma ricordo che quella rubrica era la parte di Topolino che leggevo meno volentieri, perchè mi sembrava un insulto alla mia intelligenza di bambino...
Ecco: REAL LIFE della Disney Panini ha finito per farmi lo stesso effetto, e suppongo che per il target a cui mirava (e cioè il pubblico adolescente e preadolescente, soprattutto femminile) sia stato anche peggio... Nel senso che pretendeva di parlare di adolescenti, ma i suoi protagonisti NON erano adolescenti "veri".
E infatti, dopo il passaggio alla bimestralità che ne ha solo prolungato l'agonia, la testata sembra essersi conclusa col numero dodici: nell'ultima pagina non ci sono preview del numero successivo, e su ANTEPRIMA (il catalogo delle novità a fumetti pubblicato da Panini) non c'è traccia del numero tredici.
Eppure mi tocca dire "sembra essersi conclusa" perchè NESSUNO, finora, ha rilasciato annunci ufficiali al riguardo, cosa che invece hanno avuto il buongusto di fare in Spagna (dove la pubblicazione e il sito sono stati cancellati ad aprile, col numero 5), in Svezia (dove si sono fermati al numero 7) e in Norvegia... L'unica nazione in cui la serie sta proseguendo è la Francia (attualmente sono arrivati al numero 9), ma è bene precisare che qui la serie esce in volumi da libreria a bassa tiratura e a prezzo alto (9,95 euro a fronte dei 3 euro di ogni numero italiano arrivato in edicola), quindi per andare in pareggio non occorrono grandissimi numeri...
La prima volta che ho parlato di REAL LIFE è stato in occasione dell'uscita del primo numero (CLICCATE QUI), e già allora avevo intuito che le premesse erano preoccupanti, dopodichè ne ho riparlato per fare il bilancio dei primi sei numeri (CLICCATE QUI), e a quel punto mi pareva che fosse stata imboccata una strada senza uscita... Così, alla fine, torno a parlarne oggi per confermare che la sua era una fine annunciata... E che questo esperimento è stato un fulgido esempio di come NON dovrebbe essere portato avanti un fumetto che parla di tematiche adolescenziali, ma anche di come NON dovrebbe essere portato avanti un fumetto in generale.
E se ho parlato tanto di REAL LIFE su questo blog, che tecnicamente si occupa di tematiche LGBT, è proprio perchè in Italia NON abbiamo più fumetti che mirano al target adolescenziale e preadolescenziale, men che meno affrontando tematiche LGBT... Mentre il target adolescenziale e preadolescenziale, paradossalmente, avrebbe un GRANDE bisogno di fumetti che rappresentino la sua realtà , comprensiva dei risvolti LGBT che ormai FANNO PARTE della nostra cultura giovanile...
REAL LIFE avrebbe potuto cogliere l'occasione per fare la differenza... E invece non è stato niente di tutto questo.
In realtà l'analisi dei motivi di questo insuccesso (che in parte ho già esposto nei miei post precedenti) potrebbe riempire un saggio, ma credo che - in estrema sintesi - le ragioni si possano riassumere nell'incapacità di coinvolgere il pubblico, nella paura di rappresentare il contesto adolescenziale in maniera verosimile e nell'inadeguata pianificazione di una serie a fumetti di questo tipo.
E considerando che per elaborare REAL LIFE ci sono voluti tre anni, avendo peraltro alle spalle una delle case editrici più importanti del nostro paese (la Disney Panini), è una cosa abbastanza preoccupante...
Non che la Disney italiana sia nuova a questo genere di flop... Qualcuno si ricorda dei mondi magici di Mad Sonja? O della fantascienza di Kylion, magari?
Eppure REAL LIFE era stato studiato proprio per diventare un successo al pari di W.I.T.C.H., ammiccando ai preadolescenti ed adolescenti post 2010 e post Harry Potter, che non a caso sono anche quelli più devoti al mondo dei social network... Eppure ha mancato completamente l'obbiettivo, e il successo non è arrivato.
Entrando più nello specifico era evidente fin da subito che i personaggi di REAL LIFE erano troppo "perfetti" (anche con i loro difetti) per creare un rapporto di reale identificazione col pubblico. Perfetti (anche in senso estetico) e con vite perfette: niente problemi reali in famiglia (e giammai ribellioni adolescenziali), niente situazioni realmente drammatiche, niente conflitti interiori degni di questo nome, dubbi sul futuro o altro... Nemmeno banali problemi economici, per intenderci. E soprattutto NIENTE PULSIONI SESSUALI CONCRETE... In dodici numeri ci sono stati solo tre baci sulle labbra (tutti rigorosamente etero e tutti negli ultimi numeri), e non si è mai parlato di tematiche legate in qualche modo al sesso... Cosa assurda se si pensa che questo fumetto doveva avere un impianto "realistico", e parlare agli adolescenti di oggi...
In effetti, più che un fumetto pensato per gli adolescenti e i preadolescenti (di tutto il mondo), questo potrebbe essere definito un fumetto pensato per tranquillizzare i genitori (italiani) sulla moralità dei loro figli e sul modo con cui utilizzano i social network durante l'adolescenza... Il che, in effetti, è ancora più imbarazzante se si considera che REAL LIFE è un fumetto ambientato a Londra e che il Regno Unito ha un altissimo tasso di gravidanze adolescenziali (e se non ci credete CLICCATE QUI)... Certo sarà pur vero che i soldi per pagare REAL LIFE venivano forniti dai genitori di chi lo comprava (che magari poi controllavano l'acquisto e ne valutavano i contenuti), ma è evidente che un adolescente (o preadolescente) di oggi che legge REAL LIFE prima o poi si rende conto (anche solo a livello inconscio) che si trova davanti ad un fumetto che non lo rispecchia, e presto o tardi preferisce spendere quegli stessi soldi per altre cose...
Eppure un fumetto del genere, impostato diversamente, sarebbe stato un modo FANTASTICO per affrontare le problematiche, i desideri e le incertezze degli adolescenti di oggi... Cosa che, attualmente, non viene fatta da NESSUN FUMETTO ITALIANO. Inoltre sarebbe stato un modo eccezionale per farli confrontare con i lati più positivi e più negativi di internet e dei social network...
Se poi l'omosessualità non fosse stata un tabù assoluto (e i tanti adolescenti che fanno coming out sui social dimostrano che, nei fatti, non lo è più) il discorso avrebbe potuto assumere dei risvolti ancora più interessanti...
Eppure si è scelto di fare qualcosa di completamente diverso, e cioè un fumetto "a prova di bambino e di adulto", interpretato da adolescenti a dir poco sciapetti e con una caratterizzazione posticcia, che peraltro si relazionano fra loro in maniera inverosimile...
Tutti molto teatrali e drammatici (per compensare il senso di vuoto pneumatico che trasmettevano, immagino), ma alla fine dei conti solo dei bei manichini con la personalità di un bambino di dieci anni al massimo...
E il fatto che siano stati realizzati in uno stile volutamente cool e sexy non ha fatto altro che enfatizzare l'effetto "QUI... PAPERINO QUACK!" di cui parlavo all'inizio...
Il punto è che quando la gente comprava Topolino e non gradiva "QUI... PAPERINO QUACK!" poteva passare alle altre pagine, mentre chi ha comprato REAL LIFE non aveva scappatoie... A parte non comprarlo più, ovviamente.
Senza considerare, poi, le rubriche totalmente banali e superflue all'interno di ciascun numero, incentrate sulle protagoniste che, con aria vagamente trasognata, parlano in prima persona di quello che avviene nelle storie ("QUI... PAPERINO QUACK!" ha fatto proprio scuola, a quanto pare)...
O il fatto che la pagina facebook di REAL LIFE (CLICCATE QUI) non viene aggiornata dal giugno del 2014 (ma non era un fumetto incentrato sui social?)... Tutti errori di marketing abbastanza grossolani, che di certo non hanno giovato alla buona salute del progetto...
E la cosa tragicomica è che questa operazione si annunciava fallimentare fin dalla sua ideazione. Nel senso che, per lo sviluppo della storia, sono state coinvolte due scrittrici di romanzi (Barbara Baraldi e Micol Beltramini) che - pur avendo un certo seguito fra il pubblico adolescenziale - evidentemente NON conoscevano le tecniche narrative più appropriate per lo sviluppo di una serie mensile a fumetti...
E inoltre è stata convocata anche Paola Barbato (anche lei molto "cool"), che qualche anno fa si era occupata dell'ideazione di un'altra serie "giovane" (DAVVERO!, pubblicata da Star Comics, di cui ho parlato QUI e anche QUI) , che non andò al di là del quarto numero... Segno evidente che concepire serie lunghe con tematiche giovanili non è il suo punto di forza.
Infatti - al di là dei contenuti - sviluppare una trama lentamente e in maniera introspettiva, in attesa del climax finale, può avere senso in un romanzo completo, in cui è il lettore a decidere quando andare avanti e quando fermarsi, ma non in una serie che si sviluppa in capitoli MENSILI di 54 pagine... Che oltretutto devono affrontare le vicende di TRE protagoniste principali, dilatando ulteriormente la trama.
Anche perchè, piccolo e non irrilevante dettaglio, un conto sono delle storie mensili "autosufficienti" collegate da delle sottotrame, e un conto è un'unica lunga storia divisa in più capitoli... Tantopiù che, leggendo questo primo - interminabile - arco narrativo di REAL LIFE, si ha la netta sensazione che fosse studiato per essere solo LA PRIMA PARTE di un progetto più lungo e articolato, che probabilmente non vedrà mai la luce.
Infatti alla fine gli interrogativi principali restano tutti senza risposta, e non si riesce a capire nemmeno quale sia la vera natura del misterioso Thomas, che è il motore di tutta la vicenda... É un fantasma con delle situazioni irrisolte? Un'anomalia spazio temporale? Proviene da un'altra dimensione? É una sorta di proiezione dei desideri delle ragazze che frequentano la sua scuola? Un angelo caduto? Un alieno clonato?
Mistero!
Alla fine si sa solo che un ragazzo identico a lui era comparso in quella scuola anni prima facendo disastri, che lui ha una qualche "missione" e che inizia a rendersi conto che è coinvolto in misteri al di là della sua stessa comprensione...
Tutto molto intrigante, certo, ma ci sono voluti dodici numeri e oltre un anno solo per accumulare interrogativi su interrogativi, e per dare modo a Thomas di scegliere quale ragazza baciare fra le tre protagoniste (anche se prima di lei - colpo di scena - finisce per baciare una ragazza comparsa all'ultimo momento, e a quanto pare lo fa per motivi che hanno a che fare con il mistero che lo circonda e che, a questo punto, probabilmente non verrà mai svelato)...
Evidentemente tutto ciò NON ha aiutato questa serie a spiccare il volo...
O a renderla competitiva nel senso moderno del termine... Non se si considerano i prodotti multimediali a cui hanno accesso gli adolescenti di oggi, e in particolare gli adolescenti stranieri... Cosa da non sottovalutare, considerando che REAL LIFE ha avuto un lancio internazionale.
Voglio dire: tu, Panini Disney, proponi REAL LIFE in Spagna? La stessa Spagna in cui, già dal 2008, veniva trasmessa la serie televisiva FISICA O CHIMICA? Una serie per adolescenti in cui i liceali gay pomiciavano allegramente in pubblico? E poi ti stupisci se in Spagna il tuo fumetto, che per mostrare un semplice bacio etero ha richiesto mesi e mesi di tedio, non va oltre il quinto numero?
Suvvia...
In Norvegia proponi un fumetto per adolescenti in cui l'omosessualità è un tabù? In una nazione che considera le coppie omosessuali italiane - che in Italia non hanno diritti - alla stregua dei rifugiati politici, e per questo le fa sposare anche senza bisogno di avere la cittadinanza? Una nazione in cui la religione principale, la Chiesa Luterana Norvegese, concede di celebrare matrimoni gay religiosi negli edifici di culto?
E lo porti anche in Svezia? Dove gay e lesbiche (single come in coppia) possono adottare figli dal 2003? In cui il 71% dei cittadini, già nel 2006, era a favore dei matrimoni gay? Dove si tengono corsi di educazione sessuale nelle scuole dal 1956, e fin dalle elementari, e dove gli adolescenti hanno aule apposite per approfondire l'argomento... Ad esempio facendo test di resistenza sui profilattici (foto sotto, e se non ci credete CLICCATE QUI)?
E magari ti stai ancora chiedendo come sia mai possibile che in questi paesi REAL LIFE, che oltretutto hai progettato per tre anni, si sia rivelato un flop?
Forse non dovrei dirtelo, ma mi sento un po' in imbarazzo per te...
Inoltre pensavi davvero di realizzare un fumetto dalla parte degli adolescenti presentandoli come un branco di rintronati che utilizzano i loro smartphone, le nuove tecnologie e i social SOLO per scambiarsi messaggi frivoli, rilasciare dichiarazioni immature e/o litigare? O non sarà, piuttosto, che hai voluto realizzare un fumetto tranquillizzante per gli adulti, utilizzando gli stereotipi che hanno costruito attorno agli adolescenti degli ultimi anni? Non ti è venuto il dubbio che forse, in questo modo, non facevi altro che allontanare REAL LIFE dal pubblico che volevi conquistare?
E poi, cara Disney Panini, non hai pensato che, anche se in Italia gli adolescenti vengono visti (e presentati) in un certo modo e anche se vivono in un contesto repressivo, non sono poi così diversi dai loro colleghi di altre nazioni? E che in fatto di intrattenimento sono diventati esigenti e disinibiti quanto loro, se non di più?
I tempi di "QUI... PAPERINO QUACK!" sono finiti, per fortuna, e grazie alle nuove forme di intrattenimento le possibilità di scelta di un adolescente medio sono sempre più numerose. Ragionare in termini di "devo fare qualcosa di ammiccante per gli adolescenti, ma che non deve turbare i loro genitori e che non deve intaccare la mia reputazione di editore per bambini in età prescolare" vuol dire infilarsi in un vicolo cieco... Anche perchè, se si vogliono intercettare nuove fette di pubblico, non si può vivere nell'ansia di non contrariare quelle abituali... Altrimenti non si arriva da nessuna parte.
E coinvolgere scrittrici di successo - e magari con un look molto "cool" - non cambia le cose, a quanto pare...
Tuttavia la cosa più inquietante è il silenzio che sta circondando la chiusura di REAL LIFE... Nessun commento, nessuna recensione, nessun intervento... Quasi come se fosse una cosa troppo imbarazzante anche solo per parlarne...
Verrebbe da chiedersi perchè...
Certo è che, se tutta questa storia ha qualcosa da insegnare, è che EVIDENTEMENTE in Italia c'è uno scollamento fra le esigenze dei lettori e le proposte degli editori, che forse non hanno ancora realizzato di non avere più il coltello dalla parte del manico...
Nel senso che una volta, per ammazzare il tempo, si poteva fare un salto in edicola e ci si poteva accontentare di quello che passava il convento, ma adesso le cose sono cambiate...
Oggi ci sono mille modi per ammazzare il tempo (peraltro gratis) senza sentire la necessità di andare a comprare un fumetto in edicola... Quindi perchè una serie a fumetti abbia successo deve intercettare ESATTAMENTE i gusti e le esigenze del proprio pubblico, senza compromessi e senza cercare di dare un colpo al cerchio e uno alla botte... Perchè oggi, per essere comprato da un adolescente che ha accesso a internet, un fumetto non deve più porsi come un ripiego, ma deve diventare un'esigenza... E per diventare un'esigenza deve coinvolgere, e coinvolgere tanto: almeno quanto i serial TV di ultima generazione... Che - guardacaso - hanno superato da tempo i limiti e i vincoli di REAL LIFE, ad esempio parlando con naturalezza di adolescenti gay e lesbiche...
Non penso ci voglia un genio, o tre anni di progettazione, per capirlo.
Morale della favola: chi è causa del suo mal pianga se stesso (e magari la smetta di proporre fumetti con tematiche adolescenziali, se poi non sa come svilupparle).
Vorrei concludere questo post con una piccola riflessione dell'ultim'ora: qualche giorno fa, nei pressi di Siracusa, si è suicidato un sedicenne di nome Aleandro Rudilosso (foto sotto)... Come spesso accade in questi casi era partita subito una campagna di insabbiamento attorno al suo orientamento sessuale, che però si è infranta miseramente contro la sua bacheca di facebook, in cui raccontava le sue sensazioni e in cui i suoi amici hanno potuto ricordarlo per quello che era: un ragazzo gay che non si sentiva accettato e che era talmente povero da non potersi permettere il materiale da usare al liceo artistico che frequentava... Un ragazzo che, pare, avesse dei forti contrasti con la sua famiglia, e in particolare col padre...
Gli adolescenti di oggi sono ANCHE questo: persone complesse che vivono situazioni complesse... Se non addirittura difficili e disperate... E spesso i social diventano l'unico modo che hanno per raccontare la loro realtà e quelle verità che parte del mondo adulto NON vuole vedere...
E a questo punto presentare gli adolescenti, le loro vite e le dinamiche dei social attraverso una serie a fumetti edulcorata e palesemente artefatta come REAL LIFE non è solo inopportuno, ma diventa quasi offensivo...
Forse qualcuno dovrebbe iniziare a rifletterci seriamente sopra... Soprattutto se un giorno vorrà ancora provare a raccontare storie di adolescenti e adolescenza (con o senza social) in maniera sensata, rispettosa e soprattutto utile...
Alla prossima.
venerdì 25 settembre 2015
GIOCHI SPERIMENTALI
Ciao a tutti, come va?
Siccome gli ultimi due post sono stati un po' pesantucci oggi volevo compensare segnalandovi qualcosa di un po' più leggero... Come ad esempio l'ultimo gioco sperimentale realizzato dal programmatore Robert Yang (foto sotto), che insegna anche programmazione di videogiochi e game design al Game Center della New York University (ebbene sì, nelle università americane si approfondisce anche questo argomento, e se non ci credete CLICCATE QUI).
Il gioco, scaricabile gratuitamente QUI (ma le donazioni sono gradite), non è altro che la simulazione di un incontro bollente sotto le docce di uno spogliatoio, e consiste nel rispondere adeguatamente alle avances di un personaggio in occhiali da sole che sceglie di piazzarsi proprio a pochi passi dal giocatore... Qui di seguito potete vedere i primi due minuti del gioco...
Da notare come, nel giro di quattro giorni, il gioco (nonostante fosse pixellato sulle parti intime, come richiesto quando ci sono di mezzo scene di nudo) sia finito nella lista dei giochi che NON possono essere distribuiti tramite app e piattaforme tradizionali...
Il gioco, intitolato RINSE AND REPEAT, non è però il primo esperimento di Robert Yang... Infatti, nel suo tentativo di realizzare videogames sperimentali e in un certo senso "pedagogici", ha anche realizzato cose come HURT ME PLENTY (lo potete scaricare QUI), in cui simula le varie fasi di una sessione di spanking (nel senso di sculacciata erotica) fra maschi... Con lo scopo dichiarato di "spiegare" questo genere di pratica nel modo migliore: dalla preparazione, alla negoziazione, ecc... Come potete intuire dalla versione commentata in giapponese qui sotto... Per poi ricevere una valutazione finale...
E, se pensate che sia una cosa ridicola e fine a se stessa, sappiate che su questo gioco, sulle sue dinamiche di sviluppo e tutto il resto, Robert Yang ha anche avuto modo di tenere delle lezioni... Come quella che vedete qui sotto...
In realtà, più che un programmatore, Robert Yang (QUI trovate alcuni dei suoi lavori) si considera un artista, che usa i videgiochi per offrire stimoli e ampliare gli orizzonti del pubblico, cosa che spesso i videogiochi propriamente commerciali non hanno la possibilità di fare.
C'è da dire che il suo non è un caso isolato, e che il mondo dei videogiochi indipendenti e alternativi è in continua espansione... Anche per quel che riguarda i contenuti sperimentali: tant'è che la New York University (e non solo) sponsorizza un convegno dal titolo DIFFERENT GAMES (cliccate QUI) , che analizza - tra l'altro - proprio il rapporto fra l'inclusione delle tematiche LGBT e il mondo dei videogames... E ovviamente Robert Yang è stato spesso fra i relatori...
Non so perchè, ma ho come la sensazione che in Italia uno scenario del genere sia ancora abbastanza improbabile... Soprattutto in ambito universitario.
D'altra parte il mondo è bello perchè è vario...
Alla prossima.
Siccome gli ultimi due post sono stati un po' pesantucci oggi volevo compensare segnalandovi qualcosa di un po' più leggero... Come ad esempio l'ultimo gioco sperimentale realizzato dal programmatore Robert Yang (foto sotto), che insegna anche programmazione di videogiochi e game design al Game Center della New York University (ebbene sì, nelle università americane si approfondisce anche questo argomento, e se non ci credete CLICCATE QUI).
Il gioco, scaricabile gratuitamente QUI (ma le donazioni sono gradite), non è altro che la simulazione di un incontro bollente sotto le docce di uno spogliatoio, e consiste nel rispondere adeguatamente alle avances di un personaggio in occhiali da sole che sceglie di piazzarsi proprio a pochi passi dal giocatore... Qui di seguito potete vedere i primi due minuti del gioco...
Da notare come, nel giro di quattro giorni, il gioco (nonostante fosse pixellato sulle parti intime, come richiesto quando ci sono di mezzo scene di nudo) sia finito nella lista dei giochi che NON possono essere distribuiti tramite app e piattaforme tradizionali...
Il gioco, intitolato RINSE AND REPEAT, non è però il primo esperimento di Robert Yang... Infatti, nel suo tentativo di realizzare videogames sperimentali e in un certo senso "pedagogici", ha anche realizzato cose come HURT ME PLENTY (lo potete scaricare QUI), in cui simula le varie fasi di una sessione di spanking (nel senso di sculacciata erotica) fra maschi... Con lo scopo dichiarato di "spiegare" questo genere di pratica nel modo migliore: dalla preparazione, alla negoziazione, ecc... Come potete intuire dalla versione commentata in giapponese qui sotto... Per poi ricevere una valutazione finale...
E, se pensate che sia una cosa ridicola e fine a se stessa, sappiate che su questo gioco, sulle sue dinamiche di sviluppo e tutto il resto, Robert Yang ha anche avuto modo di tenere delle lezioni... Come quella che vedete qui sotto...
In realtà, più che un programmatore, Robert Yang (QUI trovate alcuni dei suoi lavori) si considera un artista, che usa i videgiochi per offrire stimoli e ampliare gli orizzonti del pubblico, cosa che spesso i videogiochi propriamente commerciali non hanno la possibilità di fare.
C'è da dire che il suo non è un caso isolato, e che il mondo dei videogiochi indipendenti e alternativi è in continua espansione... Anche per quel che riguarda i contenuti sperimentali: tant'è che la New York University (e non solo) sponsorizza un convegno dal titolo DIFFERENT GAMES (cliccate QUI) , che analizza - tra l'altro - proprio il rapporto fra l'inclusione delle tematiche LGBT e il mondo dei videogames... E ovviamente Robert Yang è stato spesso fra i relatori...
Non so perchè, ma ho come la sensazione che in Italia uno scenario del genere sia ancora abbastanza improbabile... Soprattutto in ambito universitario.
D'altra parte il mondo è bello perchè è vario...
Alla prossima.
mercoledì 23 settembre 2015
BELLEZZA E LIBERTÀ
Ciao a tutti, come va?
Il post di oggi non parla direttamente di fumetti, ma credo sia utile per inquadrare meglio alcune situazioni che caratterizzano i fumetti italiani su cui cerco di tenervi regolarmente aggiornati. Lo spunto me lo ha dato l'ennesima edizione del concorso di Miss Italia, vinto da una diciottenne di nome Alice Sabatini... Che probabilmente passerà alla storia per essere la prima Miss Italia ad avere dei fotomontaggi virali su facebook dopo aver detto, nella gara, che le sarebbe piaciuto vivere nel 1942...
Tuttavia, come ogni anno, mentre Miss Italia ha avuto una copertura mediatica notevole e uno show in prima serata su un canale nazionale, quasi nessuno ha parlato di Mister Italia, che è stato eletto un paio di settimane prima e si chiama Alessandro Bivi...
E d'altra parte i concorsi nazionali di bellezza maschile, che pure in Italia ci sono, hanno una copertura mediatica pressochè inesistente... Tuttavia volevo puntare l'attenzione su Mister Italia proprio per il fatto che una copertura mediatica, seppur minima, l'ha avuta... E un montaggio della serata è arrivato persino ad essere trasmesso dalle reti Mediaset e da SKY (con repliche in diversi giorni e diverse fasce orarie)... La cosa che mi ha fatto riflettere, però, è che siamo l'unico paese occidentale dove, organizzando un concorso di bellezza maschile nazionale (che peraltro usa il marchio "Mister Italia"), si reputa opportuno farlo accompagnare da uno femminile (in questo caso Miss Grand Prix)... E se non ci credete potete CLICCARE QUI per vedere come è stato impostato il tutto...
In effetti la sensazione è che affiancare un concorso di bellezza femminile a uno maschile sia quasi necessario per "legittimarlo" e depotenziarne il (pur leggero) potenziale omoerotico... Che lo renderebbe impresentabile in TV, indisporrebbe le lobby omofobe e sicuramente comprometterebbe la sua visibilità mediatica. E infatti in questo modo Mister Italia è arrivato in televisione, mentre il concorso de IL + BELLO D'ITALIA (che pure si tiene dal 1979) non mi pare abbia mai avuto un simile trattamento. Anzi... gli unici video che si trovano in giro, spesso, sono quelli realizzati dai concorrenti stessi (come quello che vedete sotto)...
E d'altra parte in Italia non sono mai stati trasmessi neppure i concorsi internazionali di bellezza maschile, come ad esempio Mr. World... Forse perchè hanno una dimensione gay friendly e omoerotica che per gli standard della TV italiana sarebbe imbarazzante? Guardate la passerella di presentazione dei concorrenti dell'edizione 2013 di Mr. World e poi sappiatemi dire...
Cosa c'entra tutto questo con i fumetti italiani? In effetti credo che c'entri molto, perchè il principiodi fondo, secondo cui un uomo sexy e poco vestito è presentabile e "giustificabile" solo nei pressi di una donna (possibilmente altrettanto sexy), sembra proprio lo stesso: nel caso di Mister Italia come in quello dei fumetti popolari italiani che ho più volte recensito nel dettaglio su questo blog...
E d'altra parte quali fumetti potrebbero essere prodotti in un paese in cui persino Mister Italia può essere presentato al grande pubblico solo se vicino ha una Miss Grand Prix a garantire "simbolicamente" per la sua virile eterosessualità e per la "moralità" del concorso?
A volte si dice che il termine omofobia sia inappropriato, perchè etimologicamente si riferisce alla "paura" nei confronti degli omosessuali, mentre in realtà sarebbe più corretto parlare di ostilità e disgusto... Però in alcuni casi "omofobia" è decisamente un termine appropriato, perchè si tratta proprio di "paura" di essere associati all'omosessualità e di lanciare messaggi che in qualche modo possano risultare troppo gay friendly...
Anche solo per una questione di marketing: perchè se alla fine non non si rimarca l'appartenza alla cultura dominante, smorzando l'effetto "gay" di una trentina di bei ragazzi che sfilano in slip, si rischia di essere boicottati...
Tuttavia può succedere che in nazioni dove i media sono meno omofobi (nel senso di cui sopra) non solo i concorsi di bellezza maschile arrivino in televisione, e lo facciano senza bisogno di miss salvagenti... Ma che, addirittura, in televisione si possa commentare nei programmi della fascia pomeridiana l'ultimo calendario dei Dieux du Stade... Mostrando in diretta le foto di nudo frontale del judoka e campione di MMA (Mixed MArtial Art) Sylvain Potard (che probabilmente non è mai stato così famoso come da quando ha voluto condividere col mondo la generosità che Madre Natura gli ha dimostrato)...
Una cosa che in Italia come minimo verrebbe sanzionata con centinaia di migliaia di euro di multa da parte dell'AGCOM... E che si porterebbe appresso uno strascico di polemiche infinito.
Questo, però, in Francia non è successo.
E guardacaso, in Francia, vengono pubblicati anche fumetti come Sparte (vi ho scansionato qualche vignetta qui sotto), ambientato nella Grecia Classica, che NON è un fumetto a tematicha gay, ma dove non ci sono problemi a mostrare i protagonisti maschili nudi in situazioni totalmente prive di figure femminili che facciano da alibi...
Per inciso: sono praticamente certo che il tipico editore che produce fumetti in Italia non approverebbe MAI disegni di questo tipo per le sue pubblicazioni, anche se non presentano alcuna connotazione sessuale...
Morale della favola: la situazione dei fumetti in Italia non è casuale ed è il riflesso di un contesto culturale più ampio... Che non è poi così moderno ed emancipato come vorrebbe farci credere. Ed è un peccato che anche i fumetti, da noi, preferiscano allinearsi al sistema piuttosto che fornire delle alternative... Anche perchè in quel caso, probabilmente, inizierebbero a vendere di più.
Certo non c'era bisogno del mio blog per giungere a questa conclusione, ma di tanto in tanto penso sia bene ribadire certi concetti prendendo spunto dai casi di attualità.
Alla prossima.
Il post di oggi non parla direttamente di fumetti, ma credo sia utile per inquadrare meglio alcune situazioni che caratterizzano i fumetti italiani su cui cerco di tenervi regolarmente aggiornati. Lo spunto me lo ha dato l'ennesima edizione del concorso di Miss Italia, vinto da una diciottenne di nome Alice Sabatini... Che probabilmente passerà alla storia per essere la prima Miss Italia ad avere dei fotomontaggi virali su facebook dopo aver detto, nella gara, che le sarebbe piaciuto vivere nel 1942...
Tuttavia, come ogni anno, mentre Miss Italia ha avuto una copertura mediatica notevole e uno show in prima serata su un canale nazionale, quasi nessuno ha parlato di Mister Italia, che è stato eletto un paio di settimane prima e si chiama Alessandro Bivi...
E d'altra parte i concorsi nazionali di bellezza maschile, che pure in Italia ci sono, hanno una copertura mediatica pressochè inesistente... Tuttavia volevo puntare l'attenzione su Mister Italia proprio per il fatto che una copertura mediatica, seppur minima, l'ha avuta... E un montaggio della serata è arrivato persino ad essere trasmesso dalle reti Mediaset e da SKY (con repliche in diversi giorni e diverse fasce orarie)... La cosa che mi ha fatto riflettere, però, è che siamo l'unico paese occidentale dove, organizzando un concorso di bellezza maschile nazionale (che peraltro usa il marchio "Mister Italia"), si reputa opportuno farlo accompagnare da uno femminile (in questo caso Miss Grand Prix)... E se non ci credete potete CLICCARE QUI per vedere come è stato impostato il tutto...
In effetti la sensazione è che affiancare un concorso di bellezza femminile a uno maschile sia quasi necessario per "legittimarlo" e depotenziarne il (pur leggero) potenziale omoerotico... Che lo renderebbe impresentabile in TV, indisporrebbe le lobby omofobe e sicuramente comprometterebbe la sua visibilità mediatica. E infatti in questo modo Mister Italia è arrivato in televisione, mentre il concorso de IL + BELLO D'ITALIA (che pure si tiene dal 1979) non mi pare abbia mai avuto un simile trattamento. Anzi... gli unici video che si trovano in giro, spesso, sono quelli realizzati dai concorrenti stessi (come quello che vedete sotto)...
E d'altra parte in Italia non sono mai stati trasmessi neppure i concorsi internazionali di bellezza maschile, come ad esempio Mr. World... Forse perchè hanno una dimensione gay friendly e omoerotica che per gli standard della TV italiana sarebbe imbarazzante? Guardate la passerella di presentazione dei concorrenti dell'edizione 2013 di Mr. World e poi sappiatemi dire...
Cosa c'entra tutto questo con i fumetti italiani? In effetti credo che c'entri molto, perchè il principiodi fondo, secondo cui un uomo sexy e poco vestito è presentabile e "giustificabile" solo nei pressi di una donna (possibilmente altrettanto sexy), sembra proprio lo stesso: nel caso di Mister Italia come in quello dei fumetti popolari italiani che ho più volte recensito nel dettaglio su questo blog...
E d'altra parte quali fumetti potrebbero essere prodotti in un paese in cui persino Mister Italia può essere presentato al grande pubblico solo se vicino ha una Miss Grand Prix a garantire "simbolicamente" per la sua virile eterosessualità e per la "moralità" del concorso?
A volte si dice che il termine omofobia sia inappropriato, perchè etimologicamente si riferisce alla "paura" nei confronti degli omosessuali, mentre in realtà sarebbe più corretto parlare di ostilità e disgusto... Però in alcuni casi "omofobia" è decisamente un termine appropriato, perchè si tratta proprio di "paura" di essere associati all'omosessualità e di lanciare messaggi che in qualche modo possano risultare troppo gay friendly...
Anche solo per una questione di marketing: perchè se alla fine non non si rimarca l'appartenza alla cultura dominante, smorzando l'effetto "gay" di una trentina di bei ragazzi che sfilano in slip, si rischia di essere boicottati...
Tuttavia può succedere che in nazioni dove i media sono meno omofobi (nel senso di cui sopra) non solo i concorsi di bellezza maschile arrivino in televisione, e lo facciano senza bisogno di miss salvagenti... Ma che, addirittura, in televisione si possa commentare nei programmi della fascia pomeridiana l'ultimo calendario dei Dieux du Stade... Mostrando in diretta le foto di nudo frontale del judoka e campione di MMA (Mixed MArtial Art) Sylvain Potard (che probabilmente non è mai stato così famoso come da quando ha voluto condividere col mondo la generosità che Madre Natura gli ha dimostrato)...
Una cosa che in Italia come minimo verrebbe sanzionata con centinaia di migliaia di euro di multa da parte dell'AGCOM... E che si porterebbe appresso uno strascico di polemiche infinito.
Questo, però, in Francia non è successo.
E guardacaso, in Francia, vengono pubblicati anche fumetti come Sparte (vi ho scansionato qualche vignetta qui sotto), ambientato nella Grecia Classica, che NON è un fumetto a tematicha gay, ma dove non ci sono problemi a mostrare i protagonisti maschili nudi in situazioni totalmente prive di figure femminili che facciano da alibi...
Per inciso: sono praticamente certo che il tipico editore che produce fumetti in Italia non approverebbe MAI disegni di questo tipo per le sue pubblicazioni, anche se non presentano alcuna connotazione sessuale...
Morale della favola: la situazione dei fumetti in Italia non è casuale ed è il riflesso di un contesto culturale più ampio... Che non è poi così moderno ed emancipato come vorrebbe farci credere. Ed è un peccato che anche i fumetti, da noi, preferiscano allinearsi al sistema piuttosto che fornire delle alternative... Anche perchè in quel caso, probabilmente, inizierebbero a vendere di più.
Certo non c'era bisogno del mio blog per giungere a questa conclusione, ma di tanto in tanto penso sia bene ribadire certi concetti prendendo spunto dai casi di attualità.
Alla prossima.
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