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sabato 21 gennaio 2017

QUALCHE DATO...

Ciao a tutti, come va?

Forse sarà capitato anche a voi di imbattervi in qualche sito o blog che, parlando dei comics americani, sottolinea che il crescente inserimento di personaggi e tematiche LGBT è frutto di un'eccessiva considerazione del politically correct, delle ingerenze delle lobby omosessuali o - più semplicemente - di una moda che adesso va per la maggiore... Liquidando il tutto come la solita americanata che lascia quello che trova...

Ma le cose stanno davvero così, o c'è dell'altro?

A rispondere, almeno in parte, a questo interrogativo, ci pensa un'indagine dell'agenzia demoscopica Gallup, che opera negli USA dal 1935 e che sicuramente non fornisce numeri a caso. Questa bella indagine, che potete vedere integralmente CLICCANDO QUI, mette in luce che la percentuale di adulti che si definiscono omosessuali, bisessuali o transgender è aumentata dal 3,5% (2012) al 4,1% (2016). Sarebbero quindi circa 1 milione e 750 mila i membri della comunità LGBT in più rispetto al 2012 negli Usa.
I risultati si basano su interviste telefoniche effettuate con un campione di più di 1 milione e 600 mila adulti. I dati sono stati raccolti durante un periodo che è andato dal 1 giugno 2012 al 30 dicembre 2016. Secondo Gallup, circa 49.000 intervistati hanno risposto di “sì” quando è stato chiesto loro se fossero LGBT.
Tuttavia la parte più interessante riguarda la percentuale dei millennials (i nati tra il 1980 e il 1998) che si dichiarano LGBT è aumentata dal 5,8% del 2012 al 7,3% del 2016. La ricerca ha messo in evidenza anche come il dato sia in aumento tra le donne, gli asiatici e gli ispanici.

Non è la prima volta che questo tipo di indagine condotta negli USA porta a determinati risultati, ed è facile immaginare che anche gli editori di fumetti americani abbiano iniziato a prenderle in considerazione... Soprattutto in un settore in cui la concorrenza è spietata e in cui il mercato è sempre prossimo a raggiungere il punto di saturazione. Dopotutto se il loro obbiettivo è quello di intercettare il maggior numero di lettori possibile, puntando magari sulle fasce di pubblico più giovani per garantire il giusto ricambio generazionale, ha anche senso tenere conti di chi sono questi giovani...

E se il 7,3% degli americani fra i 18 e i 36 anni si identifica nell'acronimo LGBT vuol dire che quasi un decimo dei lettori di fumetti, effettivi e/o potenziali, appartiene ad un gruppo sociale che solo di recente ha iniziato ad avere una rappresentanza adeguata nei media... E che, molto probabilmente, in buona parte dei casi si era tenuto a distanza dal mondo dei comics proprio perchè non si identificava più di tanto nei suoi protagonisti e nelle sue situazioni. Rappresentando, ora, un bacino di lettori tutto da conquistare...

Pertanto sarebbe anche un po' ridicolo pensare che gli editori americani prendono certe decisioni solo per seguire le mode o per risultare politically correct... Nel senso che, avendo a disposizione dei dati oggettivi di un certo tipo, è alquanto probabile che facciano prima si tutto le loro valutazioni da un punto di vista prettamente commerciale... Anche perchè oggi, oltre alla fetta dei lettori che si identifica come LGBT c'è anche tutta la schiere dei loro sostenitori, i cosiddetti ALLIES, che a sua volta è in crescita soprattutto fra le nuove generazioni, venute sù in un contesto molto più aperto rispetto ai loro genitori e ai loro nonni.

Quindi diciamo che, a rigor di logica, sarebbe ben strano che nei comics americani di oggi certe tematiche venissero affrontate nella stessa maniera di qualche decennio fa... O, peggio ancora, nello stesso modo con cui vengono affrontate nel fumetto italiano, che solo recentemente ha iniziato a mostrare dei timidissimi segnali di apertura in questo senso. Anche se, a parziale discolpa di quest'ultimo, c'è da dire che dalle nostre parti le indagini di questo tipo sono estreamemnte rare e comunque non godono di una grande diffusione mediatica... E quindi gli editori nostrani sono costretti a basarsi sulla percezione generica delle persone che ci lavorano e le dirigono... Anche perchè è da decenni che gli stessi editori non si premurano di fare un sondaggio fra i loro lettori per avere un'idea effettiva dei loro gusti, come invece facevano fino agli anni Novanta (CLICCATE QUI).

Sia come sia la speranza è che l'esempio americano, prima o poi, possa fare testo anche da noi... O perlomeno possa suscitare qualche interrogativo presso chi di dovere.

Alla prossima.

3 commenti:

Marco Pellitteri ha detto...

Hai scritto:

“ se il 7,3% degli americani fra i 18 e i 36 anni si identifica nell'acronimo LGBT vuol dire che quasi un decimo dei lettori di fumetti, effettivi e/o potenziali, appartiene ad un gruppo sociale che solo di recente ha iniziato ad avere una rappresentanza adeguata nei media...”

La statistica è una brutta bestia... ti spiego cosa si può dire e non dire di questa statistica. Il sondaggio Gallup è un'indagine statistica generale su un campione che rappresenta il totale della popolazione statunitense. Non il sottogruppo “lettori di fumetti”. Pertanto la statistica del 7,3% di cui sopra può riferirsi solo alla popolazione americana in generale. Non può dirci minimamente se la stessa percentuale sia applicabile all'universo dei lettori americani di fumetti.

Per poterci esprimere sulla percentuale dei lettori di fumetti che si dichiarano LGBT, dovremmo interpellare un campione di lettori di fumetti, ponendo inizialmente come variabili filtro domande come “lei è lettore di fumetti?” e simili, per isolare i lettori di fumetti dai non lettori; e fra le altre domande, occorrerebbe inserire quella sull'identità sessuale e di genere.

Oppure, se nel sondaggio Gallup è presente una domanda del tipo “lei legge fumetti?”, in questo caso si può creare una tabella di corrispondenza fra la domanda sull'identità sessuale/di genere e la domanda sulla lettura di fumetti, per vedere con quali valori le due variabili si presentano insieme.

Marco

Wally Rainbow ha detto...

Marco Pellitteri legge il mio blog :-) E commenta pure! Già questa è una soddisfazione. Comunque il succo del mio discorso, che forse era poco chiaro, è proprio che questa statistica per gli editori americani può essere interessante perchè campiona tutta la popolazione e quindi i lettori potenziali più che quelli effettivi... E cioè quelli - soprattutto nelle nuove generazioni - che non hanno ancora iniziato a leggere fumetti, ma che potrebbero farlo se trovano qualcosa in linea con i loro gusti.

Marco Pellitteri ha detto...

:-D

Mi piace leggere cose intelligenti di tutti i tipi.