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mercoledì 12 dicembre 2018

DA UN TRAPPER ALL'ALTRO...

Ciao a tutti, come va?

Nei giorni scorsi, perlomeno in Italia, l'attenzione si è concentrata molto su quello che è avvenuto in una discoteca di Madonna del Piano, dalle Parti di Ancona, dove il concerto del trapper Gionata Boschetti, in arte Sfera Ebbasta, si è trasformato in una tragedia con diversi morti e feriti. Pare che qualcuno abbia scatenato il panico innescando un fuggi fuggi generale - ancora prima che arrivasse il cantante - in una struttura totalmente inadeguata a gestire una situazione del genere (anche perchè in origine era un deposito di macchinari agricoli), soprattutto considerando che le persone presenti erano molte di più rispetto a quelle consentite. Al momento le indagini sono in corso, e si aggiungono sempre nuovi dettagli che fanno emergere un quadro generale abbastanza inquietante.

Perchè parlo di questo triste fatto di cronaca proprio su questo blog? Perchè, da un giorno all'altro, ha fatto risvegliare l'Italia - almeno momentaneamente - dal suo torpore... Facendole scoprire l'acqua calda, e cioè che il genere trap - con i suoi simboli, i suoi temi e i suoi artisti - è diventato un riferimento molto importante per le nuove generazioni, ma anche per le generazioni nuovissime... Dato che al concerto di cui sopra c'erano tantissimi minorenni e una delle vittime è stata proprio la madre di una ragazzina (bambina?) di undici anni, che aveva accompagnato la figlia in quella discoteca per assistere al concerto dalla mezzanotte in poi. E, al netto della tragedia in quanto tale (che sicuramente è grave e drammatica), questo episodio offre tantissimi spunti di riflessione interessanti anche per un blog come questo.

A partire dal fatto che per i ragazzini di oggi la parola "trapper" indica un cantante hip hop specializzato in un genere musicale che fa ampio uso di ritocchi elettronici e utilizza testi cupi e disincantati, che cercano di descrivere il disagio e l'angoscia delle nuove generazioni, e in particolare di chi è cresciuto in situazioni difficili (tant'è che la musica trap prende il nome dalle "trap house", gli edifici abbandonati in cui gli spacciatori di Atlanta creavano le loro basi operative, e infatti "trapper" - nello slang locale - significa proprio spacciatore)... Mentre per chi gestisce il mondo del fumetto popolare italiano - e parliamo di tutt'altra generazione - la parola "trapper" indica ancora i cacciatori di pellicce del vecchio west, con il loro iconico cappello di castoro e tutto il resto... Personaggi come Il Grande Blek, che in questo periodo viene riproposto come allegato alla Gazzetta dello Sport... E che, probabilmente, viene seguito SOPRATTUTTO da chi lo seguiva da piccolo e non aveva mai avuto il piacere di leggerlo a colori...
Pare che questa collana di ristampe si sia assestata intorno alle 20.000 copie vendute, e probabilmente questo viene considerato un buon riscontro, visto che pare ormai certo che il processo di spremitura degli ex bambini che leggevano i fumetti di Blek Macigno proseguirà con la ristampa di altri eroi di quel periodo... A partire da un altro famoso trapper a fumetti, e cioè il Comandante Mark (ma pare che sia in cantiere anche una ristampa del giovane ranger Capitan Miki)...

Ecco... Già solo dal significato completamente diverso che può avere la parola "trapper", passando da una generazione all'altra, direi che si può intuire quale ABISSO separa la generazione che gestisce e determina il fumetto popolare italiano di oggi dalle nuove generazioni... Quel pubblico che, per inciso, il fumetto italiano ha tentato di riagguantare - anche recentemente - con tutta una serie di iniziative che evidentemente, con queste premesse, NON potevano venire davvero incontro ai gusti dei ragazzini di oggi. Ed è interessante notare che, ad esempio, per le ristampe del Grande Blek 20.000 copie vendute siano considerate un traguardo interessante, mentre le canzoni di Sfera Ebbasta possono arrivare - solo su YouTube - a 60 milioni di visualizzazioni ciascuna... Nel giro di un solo anno...

Si tratta di un confronto improprio? Considerando che si parla comunque di entertainment, e che ormai i media sono sempre più interconnessi e sempre più predisposti ad essere fruiti tramite gli stessi supporti (uno per tutti gli smartphone) direi di no... E comunque, una volta, quando c'erano dei generi musicali di successo fra i giovani, il fumetto italiano provava comunque a cavalcare l'onda... Dal Corrierire dei Piccoli ai tascabili erotici... Sia con fumetti che parlavano direttamente di musica, sia con  quelli che utilizzavano personaggi palesemente ispirati ai cantanti famosi...


Tutte strategie che, guardacaso, venivano utilizzate quando i fumetti vendevano bene, ma che adesso nessuno tenta più... Anche perchè, evidentemente, per parlare di argomenti "giovani" bisognerebbe essere giovani, o comunque sarebbe necessario impegnarsi per sintonizzarsi su quello che ai giovani interessa sul serio. E per una questione anagrafica, nonchè per una crescente propensione all'autoreferenzialità, chi produce fumetti italiani oggi - probabilmente - non si sognerebbe mai di creare un personaggio che in qualche potrebbe richiamare la scena della musica trap.

Anche perchè un fumetto del genere sarebbe inadeguato per chi ha meno di dieci anni, e indisponente per chi ne ha più di trenta...

Intendiamoci: il genere può piacere o non piacere, si può condividere o non condividere il mondo che c'è dietro la scena della musica trap, si può pensare che un ventiseienne dell'interland milanese che fa il verso ai trapper afroamericani di Atlanta sia imbarazzante oppure no, ma è evidente che se una discoteca di Madonna del Piano si riempie di  ragazzini e ragazzine - anche under 14 - per vedere un suo concerto che nemmeno si sa quando dovrebbe iniziare (visto che a mezzanotte Sfera Ebbasta si stava ancora esibendo a Rimini), vuol dire che il mondo dei giovanissimi è profondamente cambiato... E che, forse, considerarli alla stregua dei loro coetanei di venti, trenta o quaranta anni fa è semplicemente ridicolo.

E infatti, se ci si ostina a farlo, i risultati si vedono.

Proprio questa settimana è stata annunciata la chiusura del Messaggero dei Ragazzi, lo "storico" mensile cattolico per giovani e giovanissimi che era veniva pubblicato (e distribuito su abbonamento) ininterrottamente da 96 anni. Nel comunicato stampa che ne annunciava la chiusura, la Messaggero Sant’Antonio Editrice ha anche dichiarato che il passivo degli ultimi cinque anni ammontava a qualcosa come dieci milioni di euro...

In un'Italia in cui gli undicenni vanno matti per Sfera Ebbasta c'era ancora spazio per un mensile per ragazzi gestito dai frati francescani? Evidentemente no...

Ad ogni modo se la trap music va tanto di moda fra i giovani e i giovanissimi italiani, con tutti i suoi messaggi di disagio e disillusione, è evidente che c'è un ampio pubblico che percepisce queste sensazioni, anche in età molto giovane, e che sente il bisogno di esorcizzarle attraverso la musica...

E, forse, si tratta anche di un pubblico che pensa che i cantanti che raccontano certi disagi li abbiano vissuti sulla loro pelle, e che siano dei vincenti poichè li hanno superati, o perlomeno hanno imparato a conviverci. In poche parole personaggi come Sfera Ebbasta piacciono anche perchè, al di là delle loro produzioni, sono considerati dei modelli vincenti. Perchè si sono realizzati come individui, nonostante le avversità. Inoltre piacciono perchè, fondamentalmente, non sono ipocriti e raccontano senza filtri un mondo di brutture e volgarità di cui sono parte integrante, e con cui sono riusciti comunque a scendere a patti in qualche modo, magari facendo girare le cose a loro vantaggio. Un'interessante analisi del fenomeno la trovate  CLICCANDO QUI.

E comunque i cantanti trap, di fatto, non cantano nel senso classico del termine, ma si esibiscono in narrazioni ritmate. Quindi le dinamiche che innescano nel pubblico sono molto simili a quelle che si creano fruendo di altre forme di narrazione.

Perciò, al netto del fatto che non sapremo mai se i brani dei trapper italiani raccontano realmente le esperienze di chi li canta oppure no, penso che sia abbastanza evidente che - in un certo senso - i trapper cantanti hanno molte cose in comune con i trapper dei fumetti italiani. Molte di più di quanto non appaia a prima vista, se non altro dal punto di vista del loro rapporto con le rispettive generazioni di riferimento. Nel senso che, molto semplicemente, riescono a rappresentarle e a canalizzarle.

Anche perchè, ed è brutto dirlo, i giovanissimi di oggi sono cresciuti in un contesto in cui - perlomeno ufficialmente - in Italia l'intrattenimento di massa non offre niente che sia pensato nello specifico per chi ha fra i 10 e i 18 anni. O meglio: non offre nulla che non sia anche a prova di bambino e che non abbia un occhio di riguardo per il mondo adulto.

Basti pensare all'epurazione dalla televisione italiana delle serie animate giapponesi. E d'altra parte, restando in ambito musicale, se le sigle dei cartoni animati erano diventate un fenomeno di costume, è stato proprio perchè si trattava di brani che raccontavano - ed evocavano - storie di personaggi che riflettevano i desideri, le paure e le speranze della generazione che stava crescendo con loro. E infatti se una volta gli undicenni cantavano le canzoni dei cartoni animati giapponesi non era tanto perchè amavano Cristina D'Avena, o chi per lei, ma perchè amavano i personaggi di cui raccontava le storie con i sui brani...

Con la maggior parte dell'animazione televisiva proposta nell'ultimo decennio è stato possibile creare una simile sinergia? Evidentemente no. E azzarderei l'ipotesi che se un certo tipo di animazione televisiva non fosse di fatto scomparsa (e se non si fosse persa nel mare magno di internet e delle offerte di Netflix, giusto per fare un esempio) e avesse continuato a lanciare sigle di un certo livello, magari abbinate a prodotti in grado di rispecchiare davvero le ultime generazioni, adesso gli undicenni le avrebbero "adottate" nella stessa misura in cui hanno adottato la musica trap.

Però le cose non sono andate così, ovviamente.

Tra l'altro, analizzando la situazione in un senso più ampio, credo che sia interessante notare che se da un lato l'editoria a fumetti italiana si è ormai scollegata dal mondo giovanile, dall'altra avrebbe ancora un grande potenziale da sfruttare nella misura in cui prendesse spunto dalle mode giovanili e riuscisse a compensare le loro lacune.

Analizzando la musica trap, ad esempio, si scopre che offre comunque una serie di punti di vista abbastanza limitati. Basti pensare alla reiterazione di un certo machismo di fondo, all'ossessione per un individualismo un po' esasperato, alla trasgressione e al disincanto totale intesi come metodi per fare proseliti sui social. Eppure i giovani, oggi, non sono solo quello. I giovani sono anche quelli che, ad esempio, si confrontano con un mondo dove l'universo LGBT fa sempre più parte della loro quotidianità (e, per inciso, i cantanti hip hop e i rapper gay dichiarati sono in aumento), così come il confronto fra tante culture ed etnie diverse. E sono quelli che hanno accesso a una serie di stimoli e di risorse che i loro predecessori non potevano neppure immaginare.

Se alcuni editori di fumetti italiani si rendessero conto di tutto questo, forse, si accorgerebbero che la risposta a molte delle loro domande sul pubblico dei giovanissimi, e la probabile soluzione per buona parte dei loro problemi, gli verrrebbe servita praticamente su un piatto d'argento.

Il problema è che, a quanto pare, sono troppo impegnati a confrontarsi sui bei tempi andati - senza peraltro aggiornarsi sul significato della parola "trapper" - per sedersi a tavola.

Alla prossima.

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