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martedì 6 agosto 2019

STIMOLI ESTIVI?

Ciao a tutti, come va?

Iniziavo a pensare che questa estate ci saremmo risparmiati la celebrazione dei bei tempi andati che viene ciclicamente portata avanti dalla Gazzetta dello Sport, e invece - a sopresa - mi sono dovuto ricredere. Nel senso che, ormai da diversi anni, il quotidiano utilizza il periodo estivo per proporre delle operazioni incentrate sull'epoca d'oro degli anime giapponesi in Italia, e questa volta ha pensato bene di andare sul sicuro, puntando su due pezzi da novanta come Goldrake e l'Uomo Tigre. Rispettivamente con un modello da costruire in sessanta uscite e con una raccolta di DVD che raccoglie le prime due serie animate in ventinove appuntamenti settimanali... Iniziativa che, tra l'altro, aveva già proposto nel 2012. E questo prova che, probabilmente, stanno iniziando a raschiare il fondo del barile anche loro.

Ogni volta che prendo atto di operazioni come queste non posso fare a meno di pensare che più passa il tempo e più queste operazioni diventano lo specchio di un contesto più ampio, in cui da una parte c'è la generazione degli ex bambini (solo i maschi tra l'altro) degli anni Settanta/Ottanta che viene spremuta all'inverosimile, mentre dall'altra ormai sembrano essere svanite tutte le speranze di riproporre determinate serie nei palinsesti attuali e/o di ricominciare a valutare l'ipotesi di puntare di nuovo sulle serie giapponesi per conquistare i giovani e i giovanissimi, possibilmente con dei nuovi titoli da proporre sul digitale in chiaro.

La situazione dovrebbe essere ormai chiara a tutti: è dalla seconda metà degli anni Ottanta che le norme della regolamentazione televisiva sono diventate progressivamente più rigide, e impediscono di fatto la riproposta di determinati titoli storici e/o di titoli più recenti con un taglio di un certo tipo. A meno che i contenuti non siano pesantemente censurati, ma dato che al giorno d'oggi sarebbe impossibile sfuggire all'occhio attento degli appassionati si risolve il problema alla radice, non trasmettendo più nuove serie e facendo una drastica selezione di quelle già trasmesse in passato. E così personaggi come Goldrake e l'Uomo Tigre sono diventati un po' il simbolo di un mondo che non c'è più...

E allo stesso tempo sono diventati una fonte di guadagno per chi vuole puntare sugli adulti nostalgici, e possibilmente senza problemi economici, visto che alla fine la raccolta dell'Uomo Tigre costerà 277 euro e il modello di Goldrake (che però sarà alto ben 70 cm) ben 594 euro. Non che ci sia niente di illecito, ma è evidente che questo genere di operazione si rivolge ad un target molto specifico, dato che certi personaggi sono diventati dei perfetti estranei per le nuove generazioni.

Generazioni che, dal punto di vista dell'animazione giapponese, ormai, si ritrovano con i canali in chiaro che hanno un offerta risicatissima, e perlopiù composta dalle serie più "innoque" trasmesse fra gli anni Ottanta e Novanta. E da qualche serie più recente legata a giochi di carte, videogame e affini.

E ovviamente non bisogna dimenticare che, per via della regolamentazione attuale, i pochi tentativi di proporre qualcosa di nuovo e potenzialmente appetibile sono stati fatti puntando su fasce orarie inverosimili. Certo è anche vero che il modo con cui i giovani, e giovanissimi, usufruiscono dell'intrattenimento è cambiato rapidamente, e loro per primi preferiscono rivolgersi direttamente a internet, o alle piattaforme come Netflix, in misura crescente. Però è anche vero che determinate passioni si diffondono anche attraverso il coinvolgimento di pubblico occasionale, e non solo rivolgendosi a chi sa già come orientarsi, cosa cercare e quale serie provare.

Quindi, anche se con modalità profondamente diverse, gli anime hanno abbandonato da tempo il loro ruolo di intrattenimento di massa, per trasformarsi in una passione per una nicchia più o meno ampia di pubblico, composta in buona parte da nostalgici e da chi - in effetti - aveva scoperto queste produzioni quando ancora circolavano sulle emittenti generaliste. E a questo proposito può essere interessante notare che, ad esempio, l'insurrezione popolare che c'è stata contro Netflix a giugno, a proposito del ridoppiaggio di Neos Genesis Evangelion, sia partita proprio da quelli che già conoscevano la serie col doppiaggio storico, visto anche su MTV a partire dal 2000...

E questo è un dettaglio interessante, perchè il responsabile del ridopiaggio - Gualtiero Cannarsi - non era esattamente alle prime esperienze, e tutti i suoi voli pindarici durante gli adattamenti dei film di animazione giapponesi distribuiti al cinema dalla Lucky Red (tra cui i classici dello studio Ghibli), non avevano mai suscitato un tale sollevamento popolare. Tant'è che adesso è stato rimosso dal suo incarico su Netflix, ma non da quello presso la Lucky Red (e, se vi può interessare, adesso so per certo che a Netflix hanno chiamato delle persone che hanno lavorato in Mediaset prima del 2000, visto che una di loro - che conosco di persona - mi ha avvisato via messaggio ^__^).

Ad ogni modo: perchè coni film distribuiti da Lucky Red non era successo tutto questo pandemonio? In primo luogo perchè non c'era la possibilità di confrontarli con doppiaggi precedenti, e in parte perchè - obbiettivamente - il pubblico che segue il cinema di animazione giapponese della Lucky Red è molto meno numeroso di quello che ha conosciuto Neos Genesis Evangelion tramite MTV. E anche questo dovrebbe essere un dettaglio abbastanza indicativo dell'importanza della TV generalista a cui mi riferivo prima. La stessa importanza che, evidentemente, ha avuto nella quasi totale disapprovazione del remake dei Cavalieri dello Zodiaco prodotto da Netflix.

In questo caso, in particolare, penso che sia stato molto evidente il fatto che senza la visione della serie originale da parte di un vasto pubblico - grazie alla trasmissione su diverse reti private - difficilmente le modifiche proposte avrebbero suscitato tanta indignazione. E sicuramente il pubblico non avrebbe avuto modo di notare l'eliminazione di tutte le sottotrame "queer" che caratterizzavano la serie originale, tanto da arrivare al punto di cambiare il sesso ad uno dei protagonisti principali, e solo perchè non si presentava come un maschio nel senso canonico del termine (CLICCATE QUI).

Quale è stato il contributo di questa serie nella formazione dell'ampio pubblico che ha potuto seguirla grazie alla trasmissione in TV? Quanti giovani telespettatori hanno iniziato ad avere una mentalità più aperta ed inclusiva (o ad avere maggiore autostima, nel caso degli omosessuali in boccio), grazie all'ampia diffusione di questa serie? Quanti hanno potuto affinare i loro gusti con un prodotto di questi tipo? Secondo me varrebbe la pena rifletterci, anche perchè - soprattutto negli ultimi anni - i palinsesti hanno accelerato il loro processo di involuzione.

La serie Animaniacs, ad esempio, negli anni Novanta era trasmessa nella fascia preserale della RAI, mentre in questi giorni viene trasmessa alle 2.00 di notte su Italia Uno... Forse perchè siamo arrivati al punto in cui persino una serie di questo tipo può essere ritenuta poco adatta ad altre fasce orarie? Magari anche a causa di un titolo che, al giorno d'oggi, può essere considerato troppo allusivo dalle masse di analfabeti funzionali che i canali generalisti cercano di corteggiare? O magari perchè, pur essendo un cartone "umoristico" è ritenuto troppo intelligente e "sottile" per gli standard dei bambini attuali?

Davvero non saprei, però - a proposito di intelligenza - può essere interessante uno studio che è stato pubblicato di recente sul sito dell'American Economic Association. Se vi interessa lo potete scaricare CLICCANDO QUI. Molto in sintesi si deduce che la qualità calante del servizio televisivo italiano - trascinato al ribasso dalle TV commerciali - ha determinato un abbassamento generale del livello cognitivo del pubblico che ne fa uso abitualmente. In particolare per quel che riguarda il pubblico che ne fa uso fin dalla più tenera età.

In realtà lo studio mette in relazione una programmazione in grado di abbassare il livello cognitivo del pubblico, e il suo senso critico, con la strumentalizzazione politica della televisione commerciale. Tuttavia penso che sia interessante notare che, dai dati esposti nelle tabelle, si intuisce che il processo di indebolimento cognitivo, in particolare nella fascia di pubblico che adesso ha meno di dieci anni e in quella compresa fra i 10 e i 24, coincide con la progressiva sparizione di un certo tipo di animazione dai palinsesti televisivi generalisti, e in primo luogo proprio dell'animazione seriale giapponese. A beneficio di una con contenuti molto più poveri ed elementari. Tutta una coincidenza?

In attesa di ulteriori studi su questo argomento, se mai verranno fatti, penso comunque che sia abbastanza evidente che se un certo tipo di intrattenimento finisce per abbassare il livello del pubblico, che a quel punto finirà per assuefarsi ad un certo tipo di contenuto, entrando in un gorgo da cui sarà molto difficile uscire. Anche perchè nel frattempo chi vorrà coltivare i propri interessi su un altro livello cercherà forme di intrattenimento alternative: su internet o sulle piattaforme di ultima generazione, ad esempio. Polirazzando in maniera molto radicale i vari tipi di pubblico. E questo ragionamento si può applicare alle forme di intrattenimento in senso generale, e quindi anche al fumetto. Un contesto in cui, in parte, la TV generalista ha il suo corrispettivo nel circuito delle edicole. Anche perchè, per i motivi di cui sopra, nelle edicole i nostalgici risultano un target più appetibile rispetto a quello dei giovani lettori potenziali. Dove per giovani, ben inteso, si intendono gli under 24 effettivi e non i "giovani" in senso lato..

Però sarebbe importante notare che, se da una parte è vero che la qualità dell'offerta è diminuita scatenando un gioco al ribasso, è anche vero che a monte c'era comunque un base molto solida di lettori/telespettatori di poche pretese e che apprezzavano già forme di intrattenimento di un certo tipo, vuoi perchè avevano una bassa estrazione culturale, vuoi perchè avevano imparato a raffinare i loro gusti in un'epoca in cui non era pensabile che fumetti e televisione potessero proporre intrattenimento di un certo livello. Un pubblico che, probabilmente, anche quando ha avuto a disposizione animazione e fumetti di un certo tipo, non aveva gli strumenti per andare oltre ad una lettura molto superficiale. E che probabilmente, a conti fatti, non ha risentito più di tanto del cambiamento che si è verificato negli ultimi trent'anni, quando cose come Goldrake e l'Uomo Tigre sono inziati a diventare un tabù televisivo, per intenderci. Anche se, paradossalmente, sono ancora molto ben radicati nell'immaginario collettivo... E chi ha visto la sfilata del carnevale di Follonica quest'anno sa a cosa mi riferisco...

Probabilmente ad un certo punto chi gestiva il mondo dell'entertainment italiano per ragazzi si è trovato di fronte a un bivio: o continuare a proporre cose "intelligenti" e stimolanti, indisponendo i poteri forti e chi spingeva per un indebolimento del livello cognitivo medio, oppure cercare di tirare avanti nel modo meno complicato possibile, cercando di portare a casa lo stipendio nel modo meno rischioso e impegnativo possibile. Puntando quindi sul pubblico che non aveva tante pretese: sia su quello "storico". composto dai nostalgici, che su quello che si è formato di recente, assuefacendosi al clima culturale di quest'ultimo periodo. Anche perchè i soldi guadagnati con i prodotti intelligenti e stimolanti valgono quanto quelli guadagnati con i contenuti piatti e inconsistenti.

E direi che la situazione attuale dimostra quale sia stata la scelta prevalente.

Poi, a ben guardare, almeno per quel che riguarda l'animazione televisiva, certe tematiche e certi spunti - mi riferisco in particolare ai temi etici e alla questione LGBT - riescono comunque a intrufolarsi anche in molte produzioni statunitensi che hanno contenuti prevalentemente umoristici e/o infantili... Però, ovviamente, non è la stessa cosa. Anche perchè, in un clima di analfabetismo funzionale dilagante, poi non è detto che certi spunti vengano colti, o che vengano colti nel modo giusto.

E comunque, come si vede in particolare nel caso del fumetto, se per decenni si preferisce andare sul sicuro, ripiegando sui lettori che non richiedono grandi stimoli (o magari sui nostalgici sempre più in là con gli anni), la partita è persa in partenza... Visto che adesso chi vuole leggere un fumetto non lo fa più solo per passare il tempo, dato che di passatempi alternativi e gratuiti ne avrebbe quanti ne vuole, ma lo fa proprio per cercare quel coinvolgimento che magari non trova altrove. Ad esempio nella TV generalista di oggi, con tutti suoi tabù.

Forse il fumetto italiano avrebbe già la soluzione per tutti i suoi problemi, ma ha troppa paura di utilizzarla perchè a monte è gestito da persone che si sono a loro volta assuefatte al clima generale, senza rendersene nemmeno conto? Chissà...

Alla prossima.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Penso sia davvero difficile che quello che è accaduto negli anni 90 si ripeta, ma non esattamente per le ragioni che elenchi tu. Certo, c'è tutta una serie di anime ormai improponibili per violenza o tematiche, ma altri fattori sono secondo me decisivi. Gli anime passati su MTV per esempio (Neon Genesis Evangelion, Golden Boy, Cowboy Bebop, Alexander, Lain) rappresentavano un salto di qualità impressionante rispetto a qualsiasi produzione dei decenni precedenti giustificando il rischio di metterli in onda anche in prima serata (magari in versione censurata e integrali a notte fonda come nel caso di Golden Boy). Ma bada bene, un rischio tutto sommato molto contenuto, perché si trattava di titoli già chiacchieratissimi se non cult, resi famosi dagli appassionati che gli avevano acquistati in videocassetta a prezzi esorbitanti (20 euro per 2 episodi! Attendendo mesi per la cassetta successiva!) perché non esisteva altra via per vederli.
Oggi con tanti telefilm che, a partire dalle serie di cui parli spesso anche tu, hanno coperto la distanza a livello di contenuti, il wow factor degli anime non esiste più, pochissimi spenderebbero così tanto per averli e tanta energia per amarli. Aggiungi il fatto che la modalità preferita di visione sembra diventato il binge watching – che azzera l'attesa per l'episodio successivo e con essa l'impatto sociale delle serie televisive – e vedrai perché la situazione di oggi è forse l'unica possibile.

Wally Rainbow ha detto...

Queste sono tutte argomentazioni valide, ma - come tu stesso ammetti implicitamente - il punto è che chi segue anime adesso lo fa perchè sa cosa cercare e dove andarlo a cercare, magari in versione originale sottotitolata. Il pubblico di MTV non era composto solo dagli appassionati, ma anche da chi si imbatteva casualmente in quelle serie e iniziava ad apprezzarle (anche perchè il target dell'emittente si sovrapponeva a quello a cui si rivolgevano quelle serie, mentre ora non mi risulta che in Italia ci siano emittenti che si rivolgono ai giovani senza essere a prova di bambino). Adesso, anche se esistono tantissime serie impattanti e coinvolgenti, resteranno note ad una cerchia abbastanza ristretta di appassionati italiani. Che probabilmente si ridurrà sempre di più man mano che le ultimissime generazioni cresceranno senza essere state messe in contatto diretto con questo tipo di produzioni, ma solo con animazione seriale umoristica e demenziale. Anche ieri, giusto per fare un esempio, mi sono imbattuto in una serie che SEMBRAVA di supereroi per bambini, "Le Avventure di Kid Danger", ma alla fine si trattava dell'ennesima serie a sfondo umoristico demenziale con episodi autoconclusivi e sconclusionati. Gusti a parte penso che l'andazzo sia evidente, e anche le conseguenze in senso lato.

Anonimo ha detto...

Decenni fa la sinergia tra anime e manga ha beneficiato entrambi, tanto che oggi si cerca di fare lo stesso con i nuovi canali disponibili. Vedo che quando di un manga esiste l'anime il fatto e' pubblicizzato già nelle anteprime, il che vuol dire che gli editori non hanno paura i potenziali lettori scelgano il cartone al posto di comprare il fumetto. Non ho idea se accada l'opposto, ovvero se Netflix e gli altri siti di streaming pubblicizzano il fatto che dell'anime esiste il fumetto. Come pure non so con che facilita' uno spettatore non appassionato possa trovare gli anime su Netflix, quanto siano messi in risalto. Sarebbero tutti dettagli importanti per capire come potrebbero evolversi davvero le cose.