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giovedì 21 ottobre 2010

MAH...

Ciao a tutti e ciao a tutte, come va?
Lucca Comics & Games, la fiera di fumetti più importante d'Italia, è ormai alle porte, e forse è il caso di fare qualche considerazione preliminare... Tuttavia oggi vorrei partire da qualche considerazione sulle manifestazioni fumettistiche che in questo periodo si stanno tenendo negli Stati Uniti e sul loro approccio alla questione gay... E vorrei iniziare dalla New York ComiCon che si è tenuta dall'8 al 10 di ottobre (ovviamente a New York). Il 9 ottobre c'è stata un conferenza dal titolo The LGBT Comics, Creators, and Characters ("Fumetti, autori e personaggi LGBT"). La conferenza è stata moderata da Jeff Krell, creatore della strip umoristica Jayson (una delle più longeve comic strip gay di sempre), e sono intervenuti personaggi del calibro di Howard Cruse (Wendel, Stuck Rubber Baby e ideatore della storica rivista Gay Comix), Abby Denson (High School Confidential), Tim Fish (Cavalcade of Boys, Young Bottoms in Love), Joan Hilty (Bitter Girl, ed supervisore della linea Vertigodella DC Comics), Phil Jimenez (pluritalentuoso fumettista supereroistico) e Dan Parent (in forza da anni alla Archie Comics e creatore di Kevin Keller, il primo teenager gay dichiarato della Archie). Il 10 ottobre, invece, nell'ambito dell'Anime Festival 2010 c'è stata una conferenza dal titolo Gay for You? Yaoi and Yuri Manga for GBLTQ Readers, che si è prefissa l'arduo compito di analizzare quanto i manga omoerotici possono rappresentare (e attirare) il pubblico gay, è c'è stato modo di parlare anche dei bara manga. All'incontro sono intervenuti:
Interessante, vero? La trascrizione la trovate CLICCANDO QUI. In ogni caso, dulcis in fundo, in occasione della New York ComiCon 2010 si è tenuta anche la seconda edizione dell'asta di beneficenza a favore degli adolescenti LGBT disagiati, e intitolata alla memoria di Maddie Blaustein (foto sotto)...
Maddie Blaustein è un nome abbastanza conosciuto fra i frequentatori americani delle fiere di fumetto e animazione di ultima generazione, infatti è stata per anni una delle doppiatrici più amate in moltissime delle serie animate giapponesi più recenti... Tant'è che è stata anche la voce americana del popolarissimo Meow dei Pokemon...

È morta nel 2008 e le viene intitolata una raccoltà fondi a favore dei giovani LGBT disagiati perchè questa doppiatrice era una transessuale dichiarata e per anni aveva prestato servizio volontario presso il famoso LGBT Center di New York (CLICCATE QUI). L'anno scorso la raccolta fondi che porta il suo nome e che si è tenuta al New York ComiCon 2009 riuscì a raccogliere ben 13000 dollari! Ammetto che adesso sarei molto tentato di cogliere l'occasione per evidenziare come una cosa del genere dalle parti nostre sarebbe pura fantascienza (anche perchè da noi licenziano pure le truccatrici transessuali che lavorano in trasmissioni dove ci sono dei bambini come IO CANTO!), ma mi tratterrò... Anche perchè ci sono altre manifestazioni di cui vi voglio parlare... Per esempio: a San Francisco lo scorso week end si è tenuta l'Alternative Press Expo (APE), che come sempre ha dato ampio risalto ai fumetti...
Durante questa manifestazione la sempre attiva associazione PRISM COMICS ha assegnato i suoi premi QUEER PRESS, che da qualche anno vengono assegnati a quegli autori di fumetti che si sono rivelati particolarmente meritevoli e che hanno bisogno di fondi per finanziare la stampa e la distribuzione delle loro autoproduzioni. Quest'anno il premio è andato a Tana "J.T." Ford e a Jon Macy (li vedete nella foto sotto)...
Lui si è guadagnato il premio con una storia decisamente pepata a base di druidi e licantropi (qui sotto vedete la copertina del primo numero)...
Mentre lei ha attirato l'attenzione con una storia a base di lesbiche on the road...
Da notare che il premio in denaro (2000 dollari a testa) è stato messo insieme grazie al supporto e alle donazioni dei soci e dei sostenitori dell'associazione PRISM COMICS... Altra cosa che dalle nostre parti sarebbe alquanto fantascientifica... Anche se forse è altrettanto fantascientifica la quinta edizione del Wonder Woman Day, la giornata dedicata alla famosa icona gay lesbica e finalizzata alla raccolta di fondi contro la violenza sulle donne. Anche quest'anno si terrà in contemporanea a Portland (Oregon) e a Flemington (New Jersey). Buona parte della raccolta fondi avviene tramite la messa all'asta di disegni originali "a tema" offerti da vari artisti... E poichè parliamo di un'icona gay e lesbica (perlomeno negli USA), tanti disegni sono opera di artisti omosessuali dichiarati... Quest'anno, ad esempio, spicca un originale del popolare fumettista omoerotico Patrick Fillion...
Ovviamente, per gli estimatori dei suoi peni elefantini, il simpatico autore ha realizzato un'edizione "variant" del disegno, dove nulla viene lasciato all'immaginazione (e che ovviamente non verrà messa all'asta)...
Come potete intuire da questa breve carrellata ormai la questione LGBT è decisamente presente nelle fiere di fumetto americane, anche se non si tratta di quella più importante che si tiene a San Diego. Logica vorrebbe che anche dalle parti la situazione fosse vagamente simile, e che anche le nostre fiere avessero spazi mirati a questa fetta di pubblico, e invece... Invece ho appena saputo che BLACK WADE a Lucca non avrà una presentazione dedicata (magari con la possibilità di approfondire l'argomento), ma verrà presentato lunedì 1 novembre alle 15,30 presso il Palazzo Ducale... Assieme alle altre novità dell'editore... E, nel programma ufficiale delle presentazioni della giornata BLACK WADE non viene nemmeno nominato (CLICCATE QUI)... Preferisco non commentare. Per il resto di inziative che tocchino temi LGBT non ne vedo, a parte - forse - l'incontro (venerdì 29 alle 17,30, presso la camera di commercio) con Terry Moore (foto sotto), l'autore della bellissima serie lesbo friendly STRANGERS IN PARADISE...
Che dire? Gli anni passano e i gay che vanno a Lucca Comics & Games sicuramente aumentano (e non è che siano mai stati pochi), tuttavia fra l'approccio della questione gay delle fiere americane e quello delle italiane c'è ancora un notevole abisso... E per una volta non me la sento di dare la colpa all'organizzazione della fiera o agli editori (che giustamente usano la fiera come una vetrina commerciale), quanto ai gay italiani che leggono fumetti e che dovrebbero essere i primi a promuovere la dimensione gay friendly di certi eventi... Ma che sono i primi a rivelarsi incapaci di fare gruppo e di spingere in questa direzione. Certo è che, a ben guardare, forse non è nemmeno colpa dei lettori gay in quanto tali, ma del fatto che - più in generale - dalle nostre parti non ci sono grandi esempi di associazioni gay davvero serie, che operano senza secondi fini (politici, economici e quant'altro) e che possono offrire un riferimento concreto... O che possano anche solo dimostrare che l'unione fa davvero la forza. Voi cosa ne pensate?

4 commenti:

Albireo ha detto...

bhe il fatto che non sia presentato ufficialmente fa un po' star male, per quanto riguarda il fatto che non si faccia gruppo non posso che darti ragione, ma d'altronde molti non siamo dichiarati per non incorrere nel soliti pregiudizi, lo so che se si continua così non si cambierà mai però questa è una realtà di fatto: molti negano la propria omosessualità alla società

Wally Rainbow ha detto...

Ci si potrebbe scrivere un libro su questa cosa :-(

Ulisse ha detto...

Gli americani sono abituati all'associazionismo, non per niente i comitati di cittadini spuntano come funghi. E' abbastanza normale in un paese dove lo Stato non passa quasi niente ma ti devi pagare tutto tu. Noi invece siamo abituati all'associazionismo pagato, cioè che si prende i soldi pubblici, e anche lì non è che siamo molto attivi. Siamo individualisti. Tempo fa ero in una associazione che si occupava di software libero, i contatti erano tanti ma poi coloro che si alzavano dalla poltrona li contavi sulle dita di una mano. Arrivavano e pretendevano la pappa pronta, senza versare un centesimo, senza muovere un dito.
In sostanza siamo fregati dal troppo assistenzialismo, dipendiamo dagli altri, che sia lo Stato o l'associazione non importa. E' una questione culturale più che di gay o non gay.

Wally Rainbow ha detto...

Probabilmente c'è un concorso di colpa fra i complessi dei gay italiani e il fatto che l'Italia è una nazione contraddistinta da un eccessivo assistenzialismo... E forse non è un caso, perchè in questo modo lo Stato ha sempre il coltello dalla parte del manico e tiene fondamentalmente sotto scacco l'associazionismo italiano(in particolare quello gay), privandolo di quell'indipendenza e di quel potere decisionale che farebbe la differenza. Mah!