Ciao a tutti, come va?
Probabilmente viviamo in un'epoca di transizione e di grandi cambiamenti, anche se ce ne rendiamo conto solo in parte. La cosa interessante, però, è che più passa il tempo e più diventa evidente che - perlomeno dalle nostre parti - si fa fatica a prendere atto del fatto che se si vuole fare parte del cambiamento, e sfruttarlo al meglio, bisogna prima di tutto capirlo e non limitarsi a seguire la corrente su dei mezzi di fortuna.
Dico questo perchè la sensazione è che, se una volta i fumetti pubblicati in Italia cercavano di riflettere ed interpretare il contesto che li circondava, con risultati altalenanti, adesso al massimo provano a raccogliere le briciole sotto al tavolo di chi lo fa. Cercherò di spiegarmi meglio partendo dall'analisi di un ambito un po' circoscritto: la fantascienza.
Partiamo dall'inizio. Non è un mistero che, da qualche anno a questa parte, gli allegati dei periodici siano diventati un buon salvagente per tanti editori che non se la stanno passando benissimo: in questo modo possono testare il mercato senza investire soldi propri, possono provare a rilanciare i loro personaggi con tirature importanti (che gli garantiscono anche qualche entrata supplementare quando li "affittano" ad altri editori) o - più semplicemente - gli possono consentire di raggranellare un po' di pecunia quando gli viene affidata la cura editoriale di questa o di quella collana, magari occupandosi anche dei contatti con gli editori stranieri, degli adattamenti e via dicendo.
Niente di male, però è abbastanza evidente che con questi presupposti è più allettante provare a lanciare (o rilanciare) nuove collane in maniera indiretta, senza impegnarsi davvero per risollevare la situazione. Anche perchè - se tanto mi dà tanto - è molto più facile buttarsi a pesce, cercando di "cogliere l'attimo" e di sfruttare qualche bella occasione che possa anche risultare golosa per gli editori dei periodici che devono finanziare queste produzioni. E ultimamente sembra che questo ragionamento valga soprattutto per un genere che in Italia non è mai stato in cima alle classifiche di gradimento: la fantascienza, appunto.
A quali "belle occasioni" mi riferisco, quindi? Vediamo: la nuova serie di Star Trek, Discovery, è appena partita su Netflix e guardacaso il 30 agosto è partita la serie di allegati della Gazzetta dello Sport dedicati ai fumetti di Star Trek. Al cinema è arrivato Valerian, un personaggio che in Italia davvero non si è mai filato nessuno, e magicamente è arrivata in edicola la riproposta integrale delle sue avventure sempre con la Gazzetta dello Sport. Poi, colmo delle coincidenze, al cinema sta per arrivare il sequel di Blade Runner e viene miracolosamente annunciata la ristampa di Nathan Never con la solita Gazzetta e con il Corriere della Sera...
Sarà davvero tutto un caso? Ne dubito. Il punto però è un altro: queste proposte, che evidentemente sperano di seguire l'onda e di beneficiare di quelli che - ipoteticamente - potrebbero rivelarsi dei nuovi cult, quante speranze hanno di raggiungere l'obbiettivo prefissato se si collocano in un contesto totalmente impreparato ad accoglierle, puntando su dei riscontri del tutto ipotetici? Mi spiego ancora meglio: i fumetti di Star Trek erano assenti dalle edicole italiane da decenni, e comunque i fumetti proposti nella serie di allegati di cui sopra non hanno niente a che vedere con Star Trek Discovery... E d'altra parte chi ha visto il film Valerian, che peraltro pare non sia stato poi così apprezzato, molto difficilmente si ritroverà nella serie a fumetti ideata nel 1967, che oltretutto è realizzata con un tratto semi umoristico/caricaturale totalmente avulso dagli standard dei fumetti che arrivano nelle edicole italiane...
Riguardo poi a Nathan Never, che - dati alla mano - perde costantemente lettori, l'operazione - più che il tentativo di sfruttare il ritorno di uno dei film che lo hanno influenzato di più - sembra una strategia - un po' disperata - per rilanciarlo sperando che Blade Runner 2049 faccia tornare di moda un certo tipo di atmosfere e di personaggi... Dando per scontato, ovviamente, che il suddetto film si riveli un successo e che comunque si inserisca nella scia del film del 1982. E questo sarà tutto da vedere, anche perchè con i sequel non si sa mai quello che può succedere (soprattutto quando c'è di mezzo Harrison Ford).
Anche in questo caso non c'è niente di male, però penso sia abbastanza interessante notare il fatto che per "cogliere l'attimo", rilanciare un personaggio e inserirsi nell'onda di un film del 2017, si sia pensato di riproporre delle store che ormai hanno più di 25 anni e quindi risultano perlomeno datate.
E non tanto per una una questione di ambientazioni, citazioni e riferimenti stilistici, che pure fanno tanto, ma proprio per una questione di approccio. Nel senso che la fantascienza, come il fantasy, funziona meglio quando riesce ad essere la metafora della società circostante con le sue paure e le sue aspirazioni. Nel momento in cui diventa autoreferenziale o peggio, quando si dà per scontato che il pubblico non sappia distinguere fra un'iniziativa messa lì per cercare di salvare il salvabile (possibilmente a costo zero), piuttosto che per proporre della fantascienza al passo coi tempi, allora è facilmente ipotizzabile che il tutto si risolverà nell'ennesimo nulla di fatto (magari con qualche imprevisto contraccolpo negativo nel lungo periodo). Tantopiù che chi bazzica il mercato dell'usato sa bene che è facilissimo recuperare collezioni complete di Nathan Never a prezzi stracciatissimi... Basta dare un occhiata su ebay...
E dico questo anche perchè, soprattutto nelle prime storie del personaggio, è evidente un approccio inevitabilmente datato a tutta una serie di questioni, come ad esempio l'omosessualità (ne accenno brevemente QUI). So che può sembrare un discorso un po' pretestuoso, ma forse non lo è poi così tanto se si pensa che nella nuova serie Star Trek Discovery (che ha debuttato giusto questa settimana) non solo salirà a bordo un ufficiale scientifico dichiaratamente e serenenamente omosessuale, ma il suddetto ufficiale avrà una relazione ben visibile (e per giunta interraziale) con il medico della nave...
Il tutto in una serie che cronologicamente si colloca dieci anni prima degli eventi narrati nella serie classica che debuttò nel 1966 (anche se è bene ricordare che l'universo di Star Trek di oggi è un realtà parallela a quella delle serie televisive realizzate fino al 2009, creata a seguito degli eventi raccontati nel film che si è visto quell'anno al cinema). E penso che a questo punto sia abbastanza evidente come Star Trek Discovery voglia offrire un approccio alla fantascienza che sia obbiettivamente al passo coi tempi, e in grado di coinvolgere anche quel pubblico che - anche solo per una questione anagrafica - non ha mai avuto modo di conoscere le varie incarnazioni del franchise.
E in effetti le alterazioni spazio temporali avvenute nel film del 2009, in questo senso, offrono un'infinità di spunti interessanti. Sia come sia questo approccio, oggi, non è una peculiarità della sola saga di Star Trek (che peraltro al cinema ha già fatto intravedere il compagno e la figlia del Sr. Sulu). Nella nuova serie della FOX a base di navi spaziali, The Orville, c'è una coppia formata da due alieni Moclans: Klyden e Bortus. I Moclans sono una specie ovipara monogenere e monosessuale (quindi, tecnicamente, loro sono una coppia omosessuale), e i due hanno finalmente visto dischiudere l'uovo che hanno prodotto assieme...
Anche qui penso che sia abbastanza evidente come la fantascienza del 2017 sia consapevole che non può evitare di confrontarsi con il mondo che la circonda. E a questo punto mi viene da pensare che questo approccio inizierà molto presto ad influenzare anche i fumetti ispirati alle serie televisive di cui sopra (e non solo). Il tutto mentre la fantascienza a fumetti prodotta in Italia - al riguardo - si muove ancora molto goffamente, cercando di strizzare l'occhio ad una serie di pregiudizi e luoghi comuni (negli ultimi due anni su questo blog sono stati citati diversi esempi al riguardo), tantopiù che gli stessi autori sostengono che ogni qualvolta hanno provato ad ampliare il discorso sono stati pesantemente frenati (e se non ci credete CLICCATE QUI)... Ad ogni modo, visto che siamo in un momento di grande rilancio per il genere fantascientifico, in Bonelli hanno pensato di iniziare a riproporre in libreria anche alcuni cicli di storie di Legs Weaver...
Il che assume dei connotati persino ironici, considerando che si tratta di storie che risalgono proprio al suo felice periodo "cripto lesbico", prima cioè che il suo ideatore Antonio Serra finisse per essere richiamato dall'editore per moderare certi temi e situazioni... Portando ad un appiattimento generale della serie, all'allontanamento della compagna storica della protagonista e ad una perdita di lettori che determinò la chiusura della serie. Forse, e dico forse, se siamo davvero all'alba di un rilancio per il genere fantascientifico in generale non sarebbe stato più opportuno proporre qualche nuovo progetto più al passo coi tempi? Certo è che dopo il tracollo di ORFANI è abbastanza improbabile che in Bonelli vogliano puntare su nuovi progetti fantascientifici nel prossimo futuro, e considerando come si presenta il resto del panorama dell'editoria italiana a fumetti probabilmente il massimo che si vedrà in giro saranno altre collane di ristampe.
Sempre ammesso che gli allegati che circolano in questo periodo abbiano dei buoni riscontri di pubblico, ovviamente. Se così non fosse, comunque, la colpa non verrebbe data alle proposte sbagliate, ma al fatto che i lettori italiani non sono portati per la fantascienza... Anche se paradossalmente la fantascienza, grazie a internet e allo streaming più o meno legale, non è mai stata così accessibile e sicuramente con le nuove produzioni si appresta a conquistare un nuovissimo (e potenzialmente amplissimo) pubblico.
Ad ogni modo staremo a vedere cosa accadrà... Anche se qualcosa mi dice che prima di vedere due gay felicemente e ufficialmente accoppiati, magari con prole, in un fumetto italiano di fantascienza, di acqua sotto i ponti ne dovrà passare ancora parecchia.
Alla prossima.
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