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lunedì 14 giugno 2010

NEWS

Ciao a tutti e ciao a tutte, come va?
Mentre la scena italiana continua a non essere propriamente effervescente dal punto di vista del fumetto a tematica GLBT, oggi mi tocca realizzare un nuovo post sulle novità che arrivano dagli Stati Uniti, dove - evidentemente - le cose vanno diversamente, soprattutto se si considerano le produzioni che ora vado a segnalarvi. Giusto per cominciare vi segnalo che è in uscita un fumetto indipendente sulla vita dei tre numi tutelari della beat generation, che - per chi non lo sapesse - è stato quel movimento culturale che a partire dagli anni '50 ha posto le basi per alcuni cambiamenti sociali determinanti anche per la nascita del moderno movimento di liberazione omosessuale. Il fumetto di cui sto parlando, nello specifico, è incentrato sulle figure di Kerouac, Ginsberg e Burroughs...
Ne parlo qui anche perchè il poeta Allen Ginsberg era apertamente omosessuale e aveva portato avanti una relazione col suo segretario Peter Orlowsky fino al momento della sua morte (nel 1997). Caso vuole che Peter Orlowsky sia venuto a mancare proprio lo scorso 30 maggio, e così - da qualche parte - si è ricongiunta una delle prime coppie gay che ha vissuto liberamente la propria condizione in un epoca in cui era davvero molto difficile farlo. Nel 1963, ben prima di Stonewall, i due decisero di celebrare il loro amore anche in una celebre foto del ritrattista Richard Avedon, che potete vedere qui sotto (Ginseberg a destra, Orlowsky a sinistra).
Giusto per rimanere in tema di celebrazioni e di fumetti che ricordano i tempi che furono, vi segnalo anche che negli USA è in distribuzione la ristampa di un classico del fumetto a tema GLBT, che a suo tempo emancipò definitamente questo genere: mi riferisco a "Stuck Rubber Baby", arrivato in Italia anni fa come "Figlio di un preservativo bucato" (lo conoscete tutti, vero?), l'intensa graphic novel semi autobiografica realizzata da Howard Cruse, che in occasione del quindicesimo anniversario dalla prima pubblicazione sfoggerà anche una nuova copertina.
Oggi come allora il volume verà pubblicato sotto l'etichetta Vertigo, la divisione "adulta e sperimentale" della DC Comics (l'editore di Superman e Batman). So che potrebbe risultare un po' masochista, ma vi faccio notare che nessun grande editore italiano di fumetti ha una divisione "adulta e sperimentale". In attesa che la Planeta De Agostini (licenziataria DC Comics per l'Italia), ristampi il volume anche da noi, volevo segnalarvi che - giustamente - in occasione di questa uscita il caro vecchio Haward Cruse (foto sotto) ha cominciato il suo tour promozionale (anche perchè giugno rimane pur sempre il mese del Gay Pride).
Per completezza vi rendo noto che la prima tappa del suddetto tour sarà il 16 giugno alla Bronx Academy of Arts and Dance di New York, a riprova del fatto che nelle grandi città americane c'è un approccio decisamente trasversale all'arte a alla cultura. Questo incontro sarà una bella occasione per fare due chiacchiere anche con altri due rappresentanti del fumetto GLBT prodotto nell'area di New York: Jennifer Camper e Ivan Velez, Jr. (che, a differenza di Howard Cruse, sono del tutto inediti in Italia).
Oggi, però, vi devo segnalare anche un fumetto a tematica gay nel senso più ampio del termine, visto che si tratta dell'imminente nuova serie di fumetti dedicata al serial televisivo Torchwood, nel quale buona parte dei protagonisti sono perlomeno bisessuali (anche se mi dicono che, tecnicamente, sarebbe più corretto definirli pansessuali o omnisessuali). Una cosa che rende particolarmente interessante questa operazione è il fatto che, a scrivere le sceneggiature, è stato chiamato anche l'attore gay dichiarato John Barrowman, che nel serial interpreta il capitano Jack Harkness, che scriverà alcune storie assieme alla sorella Carole (li vedete insieme nella foto sotto, mentre presentano la biografia di Jonh che hanno scritto assieme).
Quel che si dice un artista eclettico e un fratello fortunato... Passando dalla lingua inglese a quella spagnola oggi mi sento anche in dovere di segnalarvi che - finalmente - Gengoroh Tagame si sta apprestando a conquistare la penisola iberica, dove finora era inedito (Tagame è stato pubblicato prima in Italia che in Spagna, lo avreste mai detto?). Le Ediciones La Cùpula, infatti, stanno per pubblicare il primo volume di una sua trilogia che in italiano potrebbe essere tradotta come "Brutalità in famiglia", ambientata negli anni '40 e incentrata su un contadino che viene promesso sposo alla figlia di un ricco proprietario terriero per saldare un debito contratto dalla propria famiglia... Tutto sembra nella norma, ma in realtà il proprietario terriero ha ben altri progetti per il genero, e i suoi congiunti non sono da meno... Vi dico solo che la storia si dipana in tre volumi che insieme sfiorano le mille pagine, e che è talmente perversa da far subire al protagonista degli stupri da parte di donne eterosessuali! Brrr... Se avete un debole per Tagame, conoscete lo spagnolo e non volete aspettare l'edizione italiana di questo bara manga siete avvisati!
E anche stavolta questo blog vi ha segnalato quello che nessun altro vi segnala.
Alla prossima.

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venerdì 11 giugno 2010

IL VIDEO DELLA SETTIMANA

Ciao a tutti e ciao a tutte, come va?
Come promesso questo mese dedico i nostri appuntamenti musicali settimanali ai cantanti gay dichiarati italiani, e l'appuntamento di oggi è dedicato a uno dei pochi cantanti gay dichiarati che ha avuto modo di farsi vedere con una certa costanza in TV (perlomeno fino a qualche anno fa)... Infatti oggi vi segnalo il partenopeo Gennaro Cosmo Parlato...
Purtroppo è diventato più famoso per le sue cover che non per i suoi pezzi originali, nonostante come paroliere sia davvero notevole, tant'è che ha potuto scrivere canzoni per tantissime icone gay italiane: Viola Valentino, Fiordaliso, Patty Pravo e persino Mina... Avendo una gradevole voce tenorile il suo repertorio può inquadrarsi nel cosiddetto operatic pop, di cui fa sfoggio anche nel brano seguente, da lui scritto e interpretato...

Piccola osservazione: quest'anno il Gay Pride si tiene proprio a Napoli, ma non mi risulta che Gennaro Cosmo Parlato, che pure è napoletano e nelle sue interviste si è sempre dichiarato sostenitore della causa GLBT, sia stato coinvolto in qualche modo.
Mah...

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giovedì 10 giugno 2010

MAH...

Ciao a tutti e ciao a tutte, come va?
Post straordinario per integrare il precedente (ogni tanto ci vuole), dopo che qualcuno mi ha fatto giustamente notare che nell'elenco delle serie animate tratte da fumetti italiani che non si rivolgono ad un pubblico prescolare avevo omesso Angel's Friends... Il motivo è molto semplice: finora mi era sfuggito che il cartone fosse tratto dall'omonima serie a fumetti che esce in edicola dal 2007!
A mia parziale discolpa c'è da dire che effettivamente fra il fumetto (che non avevo mai seguito) e la serie animata c'è una differenza di stile e di caratterizzazione notevole, a partire dall'età dei protagonisti, che nel fumetto sono preadolescenti e nella serie sono adolescenti fatti e finiti...
D'altra parte, se fossero rimasti preadolescenti, le angiolette non avrebbero potuto sfoggiare il look da cubista/velina con minigonna ascellare e tacchi alti che ormai sembra essere determinante per il successo di qualsiasi cartone animato italiano per ragazzine... Perlomeno secondo i finanziatori italiani (che, se tanto mi dà tanto, suppongo siano gli stessi che finanziano anche altri format per la nostra televisione). Prego notare, in particolare, come i protagonisti principali siano stati resi meno androgini rispetto alla versione cartacea...
Probabilmente non si è voluta rischiare la benchè minima ambiguità sessuale (alla faccia di duemila anni di discussione sulla natura asessuata degli angeli), proponendo per il giovane pubblico dei modelli di genere ben definiti (soprattutto nel look scosciato delle ragazze: meglio veline che mascoline!)... Forse sbaglierò, ma da profano sono portato a pensare che se il cartone fosse stato più fedele al fumetto originale sarebbe stato un prodotto decisamente più originale...
A proposito del fumetto originale pubblicato dalla Play Press (o Play Media, come si chiama oggi) mi permetto di segnalare che, senza nulla togliere alla sua freschezza e alla sua qualità, costituisce un ottimo esempio di come vanno le cose nel nostro paese. Infatti il fumetto è stato ideato da Simona Ferri (foto sotto)...
Guardacaso Simona Ferri è amministratore delegato della Play Press e lavora nella casa editrice di famiglia da circa vent'anni. Le è venuta questa idea e ne ha commissionato la realizzazione a due studi grafici di Roma (Red Whale e Yellow Whale), che hanno fatto certo un buon lavoro, ma che non hanno certo realizzato un bestseller, visto che in poco tempo il fumetto è passato da mensile a bimestrale, per poi essere sospeso. Tuttavia Simona Ferri, che credeva nel progetto, nel 2008 ha fondato la società Play Entertainment, per promuovere e produrre la serie animata di Angel's Friends, riuscendo coinvolgere RTI e Mondo Home (due aziende del bacino Mediaset, con cui Play Press collabora da diversi anni, al punto da avere trasferito la sua sede operativa da Roma a Milano e di essere diventata licenziataria del marchio "Elisa di Rivombrosa"). Da lì in poi sono partiti i tour promozionali alla ricerca di sponsor e investitori, con tanto di rinfreschi, presentazioni, proiezioni e quant'altro...
Morale della favola: nell'ottobre del 2009 Angel's Friends era già su Italia Uno con una serie di cinquantadue episodi e ora è in produzione anche un film animato per il grande schermo. Niente da dire su Simona Ferri, che sicuramente sa fare il suo lavoro (ha anche risollevato la casa editrice dopo la perdita dei diritti italiani sui fumetti Marvel e DC e ora edita persino la versione italiana di PLAYBOY!), però penso che il suo caso sia emblematico di come dalle nostre parti gli investimenti sui fumetti e i cartoni animati sono gestiti in maniera un tantino... Come dire... Discrezionale. Questo spiega tante cose, certo, ma non rende meno ingiusto il fatto che se uno ha una buona idea, ma gli manca una casa editrice di famiglia o il giusto gancio, fa molta più fatica a spiccare il volo, a trovare finanziamenti e a dedicarsi ai suoi progetti come vorrebbe. E questo, purtroppo, vale soprattutto se qualcuno ha la balzana idea di ideare fumetti a tema gay...
Alla prossima.

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mercoledì 9 giugno 2010

ITALIA NOSTRA...

Ciao a tutti e ciao a tutte, come va?
In vista dell'imminente uscita di TOY STORY 3 sembra proprio che si voglia puntare molto sul personaggio di Ken, al quale è stata dedicata anche una mini intervista promozionale (già disponibile in diverse lingue, ma non ancora in italiano), che sembrerebbe proprio confermare la sua caratterizzazione da VIP gay non dichiarato...

Questo ennesimo ammiccamento gay friendly da parte dell'animazione statunitense mi dà l'occasione per fare un piccolo sunto della situazione italiana, che - al cinema come in TV - sembrerebbe proprio confermare il suo trend in perfetta linea con il clima di chiusura e arretratezza che contraddistingue il nostro paese sotto vari punti di vista. I film di animazione italiani che raggiungono i nostri cinema sono pochi, spesso caratterizzati da un taglio infantile (nel senso peggiore del termine) e privo di mordente, e - come se tutto ciò non bastasse - ultimamente sta prendendo piede anche un vero e proprio filone dedicato alla fatine scosciate in tenuta da cubiste (che comunque sono dirette a un mercato più internazionale)... Tant'è vero che dopo il primo film sulle WINX ne arriverà presto un secondo, assieme a un film per la serie ANGEL'S FRIENDS...
Niente contro le cubiste, per carità, ma penso che questo sia abbastanza indicativo di un clima culturale non proprio eccezionale, visto che questi modelli sono ormai gli unici ad essere proposti e promossi dal nostro cinema di animazione, escludendo i prodotti infantili e insipidi a cui accennavo prima... Infantili, insipidi e MORBOSAMENTE attaccati alla tradizione italiana, tant'è che il prossimo film in animazione tradizionale che arriverà nei cinema italiani (dopo anni) sarà l'ennesima rivisitazione di Pinocchio, ad opera di Enzo D'Alò...
Nessuno ha niente contro Pinocchio, Collodi o il regista del film, ma ce n'era davvero bisogno? Oltretutto la strategia del cinema di animazione italiano di puntare su argomenti "patriottici & tradizionali" rivisitati in chiave "finto moderna" si è sempre rivelata perdente... Qualcuno si ricorda della versione fantasy dell'AIDA di Giuseppe Verdi?
Del film sull'invenzione della pizza?
Di quello sul presepe tradizionale?
E, con rispetto parlando, dubito che qualcuno si ricorderà anche dell'imminente film di animazione sull'infanzia (immaginaria e surreale) dei giudici Falcone e Borsellino...
Da notare che quando si è provato a realizzare qualcosa di un po' più adulto, puntando su un'opera di Dario Fo, i produttori hanno obbligato una pesante opera di adattamento che ha adeguato il film allo standard di cui sopra, con ovvie ripercussioni a livello di incassi...
Com'è possibile che dopo venti anni di Simpsons, dopo l'invasione dei cartoni giapponesi e dopo l'arrivo di internet, si pensi ancora che il pubblico dell'animazione sia composto esclusivamente da bambini e bambine, peraltro dando per scontato che siano gli stessi bambini e bambine di trenta o quaranta anni fa? Evidentemente chi produce animazione in Italia non ha le competenze per farlo, altrimenti fra il 1998 e il 2004 non sarebbero state realizzate ben tre serie animate dedicate a Sandokan, personaggio dal taglio decisamente vetusto a dispetto di qualsiasi restyling grafico, e comprensibilmente caduto nel dimenticatoio dopo il serial degli anni '70 (dal quale è stata ripresa anche la sigla per il cartone)...
Non avrebbe avuto più senso puntare su qualche personaggio più conosciuto, più moderno e più multimediale? Magari offrendo chiavi di lettura anche per un pubblico più grandicello? Considerando che, in tutto il mondo, la prima fonte di ispirazione per l'animazione televisiva sono le serie a fumetti non sarebbe stato il caso di farci un pensierino? Da notare che, delle ultime sette serie animate tratte da fumetti italiani per un pubblico non prettamente prescolare, quattro (W.I.T.C.H., Martin Mistery, Diabolik e Corto Maltese) sono state realizzate in Francia...
Due (Cattivik e Lupo Alberto) sono state epurate da tutti gli elementi satirici "adulti" che di fatto li hanno resi celebri (comprese le parentesi e gli accenni a tematiche sessuali e omosessuali)...

Mentre la settima, dedicata a Rat-Man, nonostante il suo enorme potenziale e nonostante il fatto che fosse dedicata ad un personaggio popolarissimo, è stata sospesa ben prima della sua conclusione ed è sparita dalla TV (per fortuna c'è internet!)... Evidentemente era troppo arguta, dissacrante e intelligente (nonostante la notevole opera di adattamento, che aveva sacrificato anche un personaggio importante come la transessuale Cinzia Otherside, che nel fumetto causava indirettamente la nascita di Rat-Man)... Forse qualcuno deve essersi spaventato... Un vero peccato, perchè oltre ad essere davvero ben realizzata è stato l'unico esempio di serie italiana con un umorismo a più livelli, in grado di competere con le serie animate umoristiche di ultima generazione... E, a proposito di ultime generazioni, forse è il caso di segnalare che la RAI ha appena prodotto due serie dedicate a due nomi storici del Corriere dei Piccoli (lo storico settimanale pubblicato dal 1908 al 1995): Stefi e la Pimpa (molto popolari soprattutto negli anni '70 e '80)...
Niente da dire su questi personaggi (che da piccolo leggevo con piacere)... Le serie peraltro sono molto ben realizzate (e nel cartone della Stefi ho pure pizzicato un noto doppiatore che segue questo blog ^__^)... Tuttavia ha senso puntare su due personaggi per bambini che non sono presenti in edicola da decenni (a parte gli album da colorare della Pimpa e le vignette satiriche della Stefi sul Corriere della Sera ogni martedì)? Quanti bambini ne saranno stati attirati? E quanti bambini, a cui sono piaciuti, si saranno poi dispiaciuti di non aver trovato fumetti su questi personaggi? A me sembrano domande elementari, ma forse non lo sono per chi gestisce certe cose. Certo è che, fra leggerezza, incompetenza, pregiudizio ed eterosessismo, l'animazione italiana è ben lungi dal dare spazio anche solo a qualche accenno gay friendly. Peccato. Sperando che entro quei venti o trent'anni le cose cambino, vi lascio con un delizioso cortometraggio animato realizzato in Nuova Zelanda da cinque giovani animatori che si sono appena diplomati alla Media Design School di Auckland...

Mhhh... In effetti se si considera che la Nuova Zelanda è esattamente agli antipodi dell'Italia assume un significato del tutto particolare, non trovate?
Alla prossima.

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