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martedì 12 giugno 2012

LA RIFLESSIONE DI OGGI...

Ciao a tutti e ciao a tutte, come va?
Sopravvissuto al Gay Pride anche quest'anno, e non del tutto sconvolto (come potete vedere dalla foto sotto scattata alla fine del corteo, assieme ad alcuni amici), dedico il post di oggi ad una piccola riflessione che, una volta tanto, non parte dai fumetti.
La prima cosa su cui volevo riflettere è che, per l'ennesima volta, in TV è arrivato un programma che - perlomeno nelle intenzioni - vorrebbe essere diverso dagli altri, proponendo un protagonista gay al pari dei quattro protagonisti eterosessuali. Il programma in questione si chiama MAMMONI, ed è un docu-reality in cui ragazzi single che vivono ancora con la mamma e hanno difficoltà a trovare l'anima gemella (ma non gli sarà venuto il dubbio che le due cose sono collegate?) vengono presi di mira da una decina di (presunti)pretendenti ciascuno. Ovviamente la progressiva selezione fra i suddetti pretendenti viene fatta dai figli assieme alle madri, e presumibilmente l'originalità del programma dovrebbe stare nell'aggiunta dell'elemento "mamma castrante" alla ricerca. Personalmente penso che metta in luce alcuni dei lati peggiori della società italiana, e che - fra le righe - più che legittimare i matrimoni gay abbia lo scopo di "normalizzare" l'omosessualità nel senso peggiore del termine, e cioè facendola sembrare la brutta copia dell'eterosessualità. Oltretutto, con rispetto parlando, il concorrente gay in questione è meno peggio di tanti altri gay visti in TV negli ultimi anni, ma comunque conferma una buona dose di luoghi comuni, a partire dal fatto che fa il ballerino.
Niente di male a fare il ballerino e a confermare luogni comuni, per carità, però mi sembra evidente che non sono ancora arrivati i tempi in cui nei media italiani potrà essere proposto un modello di omosessualità alternativo a quelli che "tranquillizzano" il grande pubblico eterosessuale... Per cui gli omosessuali sono accettabili solo se sono tendenzialmente ridicoli, hanno l'aria innocua, oppure se non competono con i maschi etero nel loro stesso "territorio", ovverò la virilità. Tra l'altro in questo fior fior di programma fra i pretendenti gay sono riusciti a piazzare anche qualcuno che aveva partecipato all'unico altro programma italiano nato per accoppiare gay single: quel Made in Love proposto da una rete locale partenopea l'anno scorso.
Anche in questo non c'è niente di male, ma diciamo pure che non depone molto a favore della serietà del programma e degli intenti di chi vi partecipa. La cosa più irritante, però, è che si suggerisce implicitamente che gli omosessuali italiani non hanno di meglio da fare che cercare popolarità televisiva attraverso programmi di questo tipo, come fanno tanti altri (presunti) ragazzi eterosessuali. Se fossi malizioso direi che un programma come MAMMONI nasce anche per far dimenticare che gli omosessuali italiani - di fatto - sono dei cittadini di serie B, tant'è che il titolo completo della trasmissione è MAMMONI - CHI VUOLE SPOSARE MIO FIGLIO?, titolo che - almeno nel caso del protagonista gay - suona davvero come una presa per i fondelli. Certo lo si può prendere come un gioco, ma il messaggio che passa è che i gay in Italia sono liberi e felici, che hanno mamme che li sostengono (quando tante volte non è così) e che il fatto che si possono "sposare" solo per gioco è un problemino da nulla, visto che accettano di buon grado la loro condizione e stanno bene come stanno... Magari vivendo ancora con mammà.
I casi sono due: o gli autori di questi programmi sono degli sprovveduti o sono dei geni diabolici. Sia come sia il risultato non cambia: in Italia non ci si schioda da queste rappresentazioni dell'omosessualità, che se da una parte aiutano a sdoganare l'argomento, dall'altra lo sdoganano talmente male che è molto difficile capire se fanno più danni che altro. In compenso con la bella stagione è ripresa la selezione ufficiale per trovare le nuove veline che nei prossimi anni delizieranno milioni di italiani con i loro sculettamenti televisivi.
Anche in questo caso sembra proprio che la tradizionale concezione maschilista ed eterosessista della nostra televisione (e dei nostri media) non abbia fatto grandi passi avanti, nonostante la parentesi polemica di qualche anno fa. Il tempo passa, ma a quanto pare nel nostro paese non si sono manifestati quei cambiamenti culturali che gli permetterebbero di considerare dei punti di vista che vadano oltre a quello del maschio eterosessuale italiano medio, che fondamentalmente considera la donna come l'unico complemento d'arredo che può decorare degnamente la nostra televisione. Confrontiamo ora la situazione italiana con quella di altre nazioni: sull'ultimo numero della rivista gay ATTITUDE compare l'ex rugbysta Gareth Thomas in stato di grazia, in tutta la sua prorompente virilità di gay dichiarato e una carica erotica mica da ridere...
Come è diversa la rappresentazione dell'omosessualità quando i parametri e i riferimenti sono scelti dagli omosessuali stessi, vero? E come stride questa rappresentazione dell'omosessualità con quella che monopolizza i media italiani e che, probabilmente, non considera nemmeno la possibilità che i gay possono risultare più virili della maggior parte degli eterosessuali maschi. Con modelli di riferimento come Gareth Thomas, probabilmente, tanti gay sentono di non essere individui che "perdono in partenza" nel confronto con i maschi etero, e sicuramente gli eterosessuali si rendono conto che il mondo omosessuale non è popolato solo da ballerini, stilisti e via dicendo... Anche perchè Gareth Thomas si è esibito in confronti più o meno diretti anche nel reality show Celebrity Big Brother... Che a differenza dei reality italiani , ad esempio, consente situazioni come quella che vedete qui di seguito...
Tutti messaggi positivi che, in effetti, sembra proprio che in Italia non possano passare. Per rallentare l'emancipazione la comunità gay? Per non contrariare i poteri forti che hanno interesse a mantenerla ai margini? Quel che è certo è che, ancora nel 2012, spicca il fatto che in nome di questo processo di repressione mediatica viene sacrificato anche tutto quello che ha a che fare con la valorizzazione erotica del corpo maschile... Visto che in una nazione in cui il punto di vista di riferimento è quello maschile, l'esibizione più o meno erotica del corpo maschile viene percepita come una concessione all'omosessualità prima ancora che come una gratificazione per le donne eterosessuali. A meno che, ovviamente, non si utilizzino scuse e filtri per giustificare la parziale nudità di qualche ballerino... E a questo punto può essere interessante notare che da quando il ballerino Valerio Pino ha lasciato la TV italiana e si è trasferito negli USA non solo ha fatto coming out, ma non perde occasione per recuperare il tempo in cui non ha potuto mostrare la sua carrozzeria...
Forse sbaglio ma, ironia a parte, il suo mi sembra il tipico caso di una persona che sta avendo un eccesso di esibizionismo conseguente ad anni ed anni di repressione... Tant'è vero che su internet ha iniziato a spifferare tutta una serie di dietro le quinte imbarazzanti riferiti ai talent show italiani in cui ha lavorato, che stando ai suoi racconti sarebbero stati anche delle vere e proprie scuole di repressione, dove si insegnava a nascondere l'omosessualità dei giovani talenti in erba, che però non perdevano l'occasione di sfogare le proprie pulsioni nei camerini (anche con lui)... Questo, in effetti, porterebbe a pensare che talent show come AMICI hanno anche la funzione di promuovere un certo tipo di omosessualità fra i giovani: un'omosessualità da tenere nascosta anche quando risulta palese, qualcosa da considerare estremamente "privato" anche e soprattutto se si vuole realizzare la carriera dei propri sogni. E anche qui la domanda nasce spontanea: gli autori di questi programmi agiscono a caso, risentono della loro omofobia più o meno interiorizzata o fanno parte di una strategia più complessa finalizzata a condizionare i gay italiani fin da giovani? Probabilmente solo il tempo ci dirà se questa specie di "teoria del complotto" ha senso oppure no. Quel che è certo è che, mentre in Italia non si può esibire il corpo maschile in maniera ufficiale, negli USA debutterà a breve (il 29 giugno) MAGIC MIKE: un film dedicato - una volta tanto - al mondo dello strip maschile...
A differenta dello storico FULLMONTY, però, qui non si fa ironia sul corpo maschile, ma si presenta lo strip maschile professionale per quello che è, tant'è vero che il film si basa in parte sulle dirette esperienze dell'attore protagonista Channing Tatum, quando faceva lo stripper (intorno ai 20 anni) e si faceva chiamare Chan Crawford... Un esperienza di cui non si è mai vergognato e che ha sempre sperato di raccontare in un film. A questo punto vi invito a fare uno sforzo e a ricordarvi quando è stata l'ultima volta che avete visto uno strip maschile serio in un programma televisivo italiano, o in una fiction o in un film prodotto nel nostro paese. E per serio intendo qualcosa che non vada a scadere volutamente nel TRASH per privare il corpo maschile di qualsiasi reale valenza erotica, o peggio ancora omoerotica, come nell'esempio seguente...
Dovete andare molto indietro, vero? Probabilmente parliamo di anni, e comunque di momenti molto circoscritti, e relativi a mode passeggiere quella del musical dei California Dream Men (foto sotto) alla fine degli ani '90, che evidentemente non hanno lasciato il segno più di tanto... Anche se in Italia hanno ispirato la formazione di qualche gruppo di strippers per signore sul modello di quelli statunitensi... Anche perchè il fatto che si rivolgevano alle sole donne è stata l'unica ragione, e condizione essenziale, per cui sono riusciti a farsi largo nel nostro paese.
Comunque è interessante notare che - nel momento in cui lo strip maschile ha avuto un picco popolarità anche in Italia - ha trovato posto nei film di Fantozzi, giusto per rimarcare il concetto di cui sopra, in una scena che - all'inizio - riesce persino ad offrire qualche spunto di riflessione... Ma forse è meglio che ascoltate da soli quello che dice il buttafuori all'inizio di questa scena tratta da Fantozzi 2000...
Messaggio chiaro e limpido, non trovate? E ricco di spunti interessanti anche a distanza di oltre dieci anni. Forse gli strip maschili non si sono mai fatti largo nella televisione italiana perchè non c'era modo di filtrare il pubblico femminile e c'era il rischio di sostenere indirettamente le esigenze del pubblico omosessuale? Di sdoganare i suoi impulsi, magari? Forse sbaglio, ma mi sembra una spiegazione abbastanza attendibile. Tuttavia, se questo fosse vero, Gay Pride a parte bisognerebbe davvero che la battaglia per l'affermazione della comunità omosessuale si spostasse su un piano più culturale, senza paura di rompere le uova nel paniere alla cultura eterosessuale dominante. Anche perchè con queste remore si finisce solo per scontentare il pubblico gay e di certo non si guadagnano consensi concreti presso il pubblico etero (che ha già un universo di proposte su misura)... E le esperienze di Gay.TV e Babilonia hanno molto da insegnare al riguardo. Internet, per fortuna, si sta diffondendo sempre di più, e con esso la possibilità di essere connessi con la realtà globale, ma è ancora un universo parallelo a quello ufficiale e non sono solo io a dire che il nostro è un paese che ormai cammina a due velocità.
Cosa succederà quando la distanza sarà incolmabile? E cosa accadrà quando la maggior parte degli omosessuali italiani si renderà conto che viene regolarmente presa per i fondelli dai media del nostro paese (cosa che spero accada quanto prima)?
Inquietante interrogativo...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

OIAC!

Bel commento Wally. Anche io ho sempre notato che nei reality per ragazzine ( perchè ormai l'economia della musica ruota prevalentemente sui loro gusti manipolati ) l'omosessualità sia una carta sbagliata perchè priverebbe al cantante una fetta di pubblico di gallinelle che televotano. O c'è la vincitrice in cui loro proiettano le loro frustrazioni di povere sceme alla ricerca del principe azzurro o il vincitore che canta dell'amore e si finge quel principe azzurro accessibile al loro mondo. Che forse questi programmi non danneggino più l'adolescenza nella loro generalità sessuale? A Napoli tutti i 14enni escono vestiti come presunti tronisti e si danno pose da divi non capiti. Le televisione è spazzatura; forse per questo mi piace di più leggere passi avanti nel mondo nel fumetto che in quello della tv. ( però riflettendo sulla tv spagnola dove la tv spazzatura è al pari della nostra, lì i programmi di tronisti gay si alternano a quelli etero con baci ed effusioni non censurati...). Ne so poco per intuire l'estensione del danno che ci arrecano ma capisco che il danno c'è.

CIAO!

NICOLA

Lorenzo Ridolfi ha detto...

Il fatto è che tutta la televisione italiana è una rappresentazione del pensiero e del potere cattolico maschile ed eterosessuale.