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martedì 10 ottobre 2017

FUMETTI PER GIOVANI

Ciao a tutti, come va?

Il buon Michael Holbrook Penniman Jr., meglio noto come Mika, ha da poco condiviso sul suo profilo Instagram la copertina del numero di Topolino che arriverà in edicola fra due settimane, il 3231, e lo ha fatto perchè (almeno) sulla copertina in questione comparirà lui...

Quindi direi che ora sappiamo che le copertine di Topolino vengono preparate e approvate con almeno due settimane di anticipo, e che se vengono sostituite all'ultimo momento non è per problemi di approvazione da parte della Walt Disney Company (e ogni riferimento ai fatti di qualche anno fa, di cui ho parlato QUI, non è puramente casuale). A questo punto speriamo che la suddetta anticipazione non sobilli giornalisti e bacchettoni, visto che adesso avrebbero due settimane di tempo per fare pressione su Topolino per fargli cambiare idea.

Comunque, se il post di oggi comincia con questa anticipazione, non è per per fare questo genere di pronostici, ma per sottolineare il fatto che la quota di personaggi famosi gay dichiarati sulla copertina di Topolino sta aumentando. Può sembrare un dettaglio da poco, ma forse non lo è poi così tanto, soprattutto se si considera che questa rivista punta ancora ad un pubblico composto prevalentemente da bambini e preadolescenti, e l'omosessualità di Mika (o Tiziano Ferro, che è comparso su Topolino persino con alcune gag da una pagina) non è più un mistero per nessuno.

Segno dei tempi che cambiano? Fra qualche anno saranno possibili ulteriori aperture in questo senso? Sicuramente se ciò avverrà non sarà un processo veloce, anche perchè i fumetti Disney italiani tendono ad essere abbastanza impermeabili ai cambiamenti della società circostante e alla sensibilità reale del pubblico, e probabilmente questa loro peculiarità sarà sempre più evidente col passare del tempo. Ed è molto probabile che l'arrivo delle nuove serie televisive disneyane contribuirà ad evidenziare questa situazione.

La scorsa settimana, ad esempio, nelle nuove DuckTales ha debuttato (in incognito) la nipote ufficiale di Amelia la fattucchiera, Lina, presentata come una preadolescente problematica, ribelle e combattuta... A cui piace rischiare per il gusto di divertirsi...

Un personaggio con una personalità decisamente sfaccettata, con più livelli di lettura e un notevole potenziale, anche perchè - evidentemente - ai bambini e ai ragazzini di oggi è questo il genere di personaggio "multilivello" che piace... Anche perchè sono abituati da diversi anni ad avere a che fare con serie animate solo apparentemente infantili, anche quando lo stile grafico può facilmente trarre in inganno il pubblico adulto più superficiale. E questo mi porta ad una piccola riflessione. 

Ultimamente in Italia, per quel che riguarda i fumetti per ragazzi, ci sono state pochissime alternative ai prodotti Disney e derivati, anche se le edicole sono perennemente invase da bambini e ragazzini a  caccia di gadget, figurine e collezioncine varie. Forse solo la Shockdom, nel suo piccolo, di recente ha tentato di trovare posto sugli scaffali nonostante il monopolio pluridecennale  della Disney... Con fumetti giovani fatti dai giovani per i giovani, che in effetti hanno avuto una notevole risposta di pubblico (fra i giovani).

E in tutto questo scenario, finalmente, la  Bonelli ha annunciato ufficialmente l'uscita del suo primo vero progetto per i lettori fra gli 8 e i 12 anni (se non altro stando alla nota stampa cicrcolata in questi giorni), ovvero Dragonero Adventures, con tanto di prime preview. Il primo albo, in perfetto stile comic book (e con l'evidente proposito di essere riproposto anche all'estero) arriverà in edicola ai primi di novembre, ed è molto atteso sopratutto da quanti vedono in questo esperimento la prima potenziale fase di un rilancio del fumetto italiano d'avventura presso i giovanissimi. Partendo dal presupposto che questa serie sia pensata per piacere ai giovanissimi di oggi, ovviamente... 

Il punto è: gli autori di questo progetto sanno davvero cosa può piacere ai ragazzini di oggi o, come spesso accade, realizzeranno qualcosa che poteva piacere a loro quando avevano dagli 8 ai 12 anni?

Attualmente Luca Enoch e Stefano Vietti hanno rispettivamente 55 e 52 anni, e ovviamente in questo non c'è niente di male, tuttavia se il pubblico a cui vogliono mirare sarà davvero quello composto dai ragazzini nati fra il 2005 e il 2009 (e non il solito pubblico di Dragonero), probabilmente dovrebbero tenere in debito conto che l'idea stessa di intrattenimento per ragazzi con cui sono cresciuti loro è radicalmente cambiata, e il rischio di fare un grosso scivolone è dietro l'angolo... Soprattutto considerando i paletti che probabilmente imporrà una pubblicazione per ragazzi targata Bonelli. Ovviamente non mi riferisco ai disegni e alle tavole, tantopiù che le anteprime sono molto invitanti, quanto ad una questione di approccio ai contenuti, ai dialoghi e ai personaggi.
Partiamo da alcuni dati oggettivi: chi adesso ha fra gli 8 e i 12 anni ha iniziato a guardare la TV con cognizione di causa presumibilmente fra il 2009 e il 2013, e probabilmente sta continuando a guardarla anche adesso. Su che tipo di proposte, quindi, ha formato la sua sensibilità questo pubblico potenziale? Gli anime giapponesi a larga diffusione si avviavano a diventare un ricordo (fatta salva una manciata di titoli), e tra l'altro l'arrivo del digitale terrestre nel 2006 ha portato alla nascita di numerosi canali tematici per ragazzi, che trasmettono 24 al giorno soprattutto serie animate occidentali dal taglio prevalentemente umoristico. Intanto il fantasy classico, quello rilanciato da Il Signore degli Anelli nel 2001 per intenderci, non ha trovato posto nelle produzioni animate per ragazzi degli ultimi dieci anni, che hanno sempre preferito le ambientazioni fantastiche nel senso più ampio del termine. 

Una nicchia di pubblico molto giovane amante del fantasy si è venuta a creare in maniera tangenziale ad altri fenomeni, come ad esempio i giochi di strategia in stile MAGIC o i videogames, un po' meno grazie ai romanzi (visto che per apprezzarli bisogna essere già grandicelli e propensi alla lettura). Tuttavia si può dire che fra i giovanissimi il fantasy coinvolge un pubblico più ristretto rispetto a quello che - per fare un esempio banalissimo - negli anni Ottanta seguiva le serie animate di ispirazione fantasy... E a cui, paradossalmente, in quel periodo non venne offerto nessun fumetto originale, ma solo qualche riduzione più o meno riuscita delle serie animate di cui sopra...


Altri tempi. Fatto sta che chi oggi vuole rivolgersi con successo alla fascia di pubblico 8-12 con un fumetto (che è una forma di intrattenimento non proprio popolare fra i giovanissimi del 2017) e per giunta con un genere che non appartiene più di tanto al loro immaginario narrativo (perchè i videogames e  i giochi di strategia/di ruolo/da tavolo sono un'altra cosa), dovrebbe come minimo studiarsi le serie animate che hanno tenuto banco negli ultimi dieci anni e considerare il fatto che le serie che sono andate per la maggiore in questo periodo NON hanno quasi niente in comune con l'etica bonelliana. Nel senso che, quando si parla della fascia 8-12, si parla di un pubblico che è nato quando serie come I Simpsons, South Park e via discorrendo avevano già pesantemente influenzato il mondo dell'animazione da anni, portanto alla creazione di una miriade di serie a base di personaggini disadattati, grottechi, sgraziati, odiosi, volgari e politicamente scorretti... Anche nelle produzioni per i più piccoli, e fin dalla fine degli anni Novanta...

Per non parlare di gag e situazioni infarcite di un umorismo caustico e crudele, a tratti surreale e demenziale, talvolta ai limiti dell'osceno, con tutta una serie di ammicamenti e sottotesti che forse possono essere interpretati diversamente a seconda dell'età dello spettatore, ma che comunque sono entrati nel DNA di chi è cresciuto guardando le serie animate degli ultimi dieci anni. Così come manga e anime erano entrati nel DNA di chi era cresciuto fra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta, per intenderci. Questo, ad esempio, implica che se - per ipotesi - in Dragonero Adventures i tre giovani protagonisti verranno presentati come un gruppo affiatato e vincente, portatore di sani principi, piuttosto che come una comitiva disfunzionale composta da ragazzini che fondamentalmente si detestano e che non perdono l'occasione per sfoggiare una buona dose di difetti e umane bassezze... Possibilmente con tanto cinismo... Ecco, diciamo che i bei disegni e le tavole dinamiche probabilmente non basteranno per conquistare il pubblico sperato...

Poi, ovviamente, la serie potrebbe vendere comunque bene grazie a chi è già lettore di Dragonero, agli ex bambini dei decenni passati e ai giovani amanti del fantasy, ma se il suo approccio non considererà la sensibilità del pubblico di oggi molto difficilmente potrà agganciare decine di migliaia di lettori under 12 fra lo sconfinato pubblico potenziale che si aggira nelle edicole (anche se lo fa perchè cerca di tutto fuorchè i fumetti)... E la  serie in semi animazione dedicata a Dragonero Adventures di cui si parla da un po', e che potrebbe essere trasmessa dalla RAI in un futuro non troppo remoto, probabilmente non farà la differenza se - come è probabile - non prenderà in considerazione i gusti e le tendenze del giovane pubblico di oggi... Quello che, tra l'altro, negli ultimi mesi ha potuto vedere serie animate con baci gay, adolescenti lesbiche, e famiglie omosessuali (di ambo i generi) con prole... Anche in serie animate per un pubblico molto giovane.

In Dragonero Adventures ci sarà un po' di spazio per toccare l'argomento, anche in considerazione del fatto che si sa già che una dei tre protagonisti, da adulta, sarà lesbica? Tecnicamente sarebbe un ottimo spunto per rendere più invitante una serie di questo tipo, ancor più considerando che si rivolge a un pubblico molto giovane che ormai vive abitualmente a contatto con questo genere di stimoli, ma qualcosa mi dice che si farà moltissima attenzione a non affrontare l'argomento, men che meno in maniera diretta. E se con queste premesse in Bonelli sono convinti di avere ideato un progetto molto spendibile anche sul mercato straniero, e in particolare negli USA, potrebbero avere delle sorprese... Anche perchè, già da queste prime tavole, si intuisce che si tratterà di una proposta molto "tradizionale" e all'insegna dei fumetti per ragazzi di una volta...

Il che avrebbe anche potuto avere senso se in Italia (come in Francia, ad esempio) ci fosse stata una continuità nei fumetti per ragazzi di un certo tipo, ma la triste realtà è che dalle nostre parti questa continuità non c'è stata e gli ultimi esperimenti (fallimentari) in questo senso si sono interrotti molto prima del 2009... Per inciso: l'ultimo grande successo per under 12 che si è visto in Italia, e cioè W.I.T.C.H., risale al 2001 e si è concluso nel 2012... Quando i dodicenni di oggi stavano giusto imparando a leggere, e comunque dopo diversi anni di calo esponenziale nelle vendite, che probabilmente hanno fatto in modo che nell'ultimo periodo questa serie fosse seguita solo da una piccola parte del suo pubblico iniziale, che era cresciuto assieme a lei... E che a quel punto, in  buona parte dei casi, era già uscito dall'adolescenza...

Morale della favola: Dragonero Adventures potrebbe rappresentare un'importante occasione per il rilancio del fumetto per ragazzi in Italia... Se effettivamente prenderà in considerazione il vero pubblico che ha fra gli 8 e i 12 anni in questo momento, e non quello che ha avuto questa età dieci, venti o trenta anni fa... E sempre ammesso che chi sta curando questo progetto riesca a mettersi in sintonia con il target che vuole centrare, ovviamente. Cosa da non dare affatto per scontata. Così come sarebbe meglio non dare per scontato che l'altro progetto fantasy per giovanissimi elaborato dalla Bonelli, 4 HOODS, possa cogliere nel segno limitandosi ad omaggiare videogames, giochi di ruolo e giochi di strategia... Come si intuisce già dalla copertina del primo numero...

Se fossi maligno direi che l'idea di questo progetto è venuta a chi di dovere mentre si aggirava per una qualche fiera in stile Lucca Comics & Games, dopo avere notato la ressa di ragazzini nell'area games a discapito di quella propriamente riservata ai fumetti. Probabilmente deve avere avuto l'illuminazione (*SIGH*) e deve avere proposto alla casa editrice un irresistibile fumetto che puntava sugli elementi che portano i ragazzini a passare ore e ore davanti alle consolle o sui tavoli di gioco... La casa editrice - che probabilmente di queste cose se ne intendeva ancora meno di lui - ha accettato e gli ha dato carta bianca, ma la sensazione è che chi di dovere abbia fatto il passo più lungo della gamba... Visto che dalle anteprime viene il sospetto che alla fine sia stato elaborato un progetto che non è nè carne nè pesce, e un po' tirato per i capelli, come si dice...


Anzi, se fossi proprio cattivo potrei dire che se Dragonero Adventures si preannuncia comunque come la conseguenza di una certa passione nei confronti del fantasy "di una volta", 4 HOODS ha tutto l'aspetto di un'operazione prettamente commerciale, elaborata soprattutto con il proposito di vendere un progetto in più alla casa editrice. Ovviamente questa è una mia opinione e tale resta, poi bisognerà vedere come andranno le cose e come si esprimerà il pubblico sovrano. Sicuramente realizzare un fumetto fantasy per ragazzi in funzione del successo del fantasy in altri ambiti non è di per sè un'idea vincente... Basti pensare ai fumetti tratti dai romanzi di Licia Troisi qualche anno fa, e che non hanno avuto alcun seguito...

Anche perchè se a una persona piace interfacciarsi con il fantasy attraverso un romanzo (piuttosto che un videogame o un gioco da tavolo), non è detto che gli piaccia fare altrettanto attraverso un fumetto... Soprattutto se, a parte l'ambientazione, il suddetto fumetto non ha altri elementi di interesse. E qui si torna al discorso iniziale: si può elaborare un progetto a fumetti che si rivolge al pubblico fra gli 8 e i 12 anni senza conoscere davvero i gusti e la sensibilità di quella fascia di pubblico oggi? 

Topolino ci riesce abbastanza bene perchè, tradizionalmente, sono i genitori a proporlo ai loro figli ancor prima che imparino a leggere e spesso la lettura prosegue per inerzia e per mancanza di alternative... E infatti ora che i ragazzini hanno più alternative grazie ai canali digitali, a internet e agli smartphone Topolino perde fiumane di lettori anno dopo anno... E forse, sapendo che le famiglie sono il suo punto di appoggio più importante, si può anche capire meglio perchè Topolino abbia tante remore ad allinearsi ai gusti reali del suo pubblico di riferimento, continuando a strizzare l'occhio alle generazioni precedenti.

Tuttavia una nuova proposta a fumetti, che non può contare sul supporto iniziale delle famiglie, può davvero permettersi di ignorare il contesto in cui è cresciuto il pubblico a cui mira e sperare di avere ugualmente successo? Può permettersi di non considerare il tipo di umorismo con cui ha familiarizzato? E il suo rapporto con temi che una volta erano considerati tabù, ma che ora hanno iniziato ad essere sdoganati anche nei cartoni animati proposti ad un pubblico molto giovane (e persino dalla Disney)?





Staremo a vedere... Sicuramente siamo entrati in una fase storica molto particolare, in cui i fumetti per ragazzi italiani - per rilanciarsi davvero presso le nuove generazioni - dovrebbero reinventarsi quasi daccapo e tentare nuove strade... Altrimenti continueranno a mancare il bersaglio, come è avvenuto con regolarità da più di dieci anni a questa parte.

La grande domanda è: chi li produce e li concepisce è davvero disposto a rimettersi in gioco e a guardare in faccia alla realtà?

Chi vivrà vedrà.

Alla prossima.

4 commenti:

Auramazda ha detto...

I libri di Lucia Troisi facevano già pena in forma cartacea figuriamoci a fumetto, mi ricordo che quando lessi il suo primo libro ero piacevolmente colpito dal suo stile e arrivato alla fine pensai o questa fa un capolavoro o va già diretta per la china delle ciofeche, purtroppo fu la seconda. La Troisi esattamente come Paolini è arrivata al grande pubblico solo perché c'era chi spingeva per farla pubblicare, le sue idee sono datate e più andava avanti nella serie più c'erano buchi logici nella storia.

Wally Rainbow ha detto...

Motivo in più per non dare per scontato che un'ambientazione fantasy basti a fare la differenza :-)

Marco ha detto...

Articolo magistrale, davvero. Lo so che non offendere il pubblico è un dogma del marketing (che è anche l'ambiente di chi spesso ha lanciato tutto il cinismo che ha francamente un po' rotto, proprio perché è troppo ed è finito per trovarsi senza la necessaria controparte idealistica o semi-idealistica, comunque eroica come la concepisce un trentenne come me, che è in realtà il modo che è sempre esistito, includendo pacificamente Batman, antieroi vari, brutaloni-ma-con-una-causa e altri personaggi scorretti ma non nichilisti, forse persino un tipo completamente malvagio e completamente tragico alla Kira Yamato, che in fondo è un po' l'archetipo di Dracula/Kullervo/ecc. rivisitato, insomma il vendicatore non pentito nè riarruolato; Cartman, ma prima ancora Bart, senza arrivare al Rosso Senza Braghe sono altra pasta: sono trikster puri, amano il caos come una certa diffusissima cultura contemporanea. Ed è un fine, non un mezzo). Eppure da come mi ragioni (credo correttamente ) su cosa possono essere o pensare i dodicenni sulla base delle ultime produzioni di media, io finisco per chiedermi se il problema non siano proprio i dodicenni di adesso, almeno sul concetto paradossale che avrebbero di "protagonista di una serie animata" (azz, il Signore Oscuro di Dungeon Keeper si fa amare di più...). Un protagonista asociale o velenoso può bene essere al centro di grandi imprese (nel senso di "ammirate dalla comunità di riferimento) ma...un protagonista antisociale cosa potrà fare mai, se non l'antagonista, carismatico ma non costruttivo? Un'intera serie piena di Joker (o di Blackpool) mi sa che stomaca anche più di un'intera serie di baldi soldatini sorridenti... (Ah, per i giapponesi la cosa non si pone, si sa che in queste classificazioni il grosso dei loro ambigui e complessi personaggi si posiziona di sbiego...)

Wally Rainbow ha detto...

In effetti penso che uno sceneggiatore davvero bravo, se e quando si manifesterà, lo si riconoscerà dalla sua capacità di trovare la giusta via di mezzo :-)