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giovedì 28 marzo 2019

Un'immagine vale più di mille parole...

Ciao a tutti, come va?

A quanto pare è risbucato fuori il cartone animato dedicato alle avventure di DRAGONERO, il fumetto fantasy prodotto dalla Bonelli... O meglio: è risbucato fuori il cartone animato dedicato alla sua versione giovanile... Con tanto di prima vera immagine ufficiale, e con l'annuncio della presentazione in anteprima di alcune sequenze animate in occasione della nuova edizione della rassegna Cartoons on the Bay, ad aprile.

Cartoons on the Bay è il Festival internazionale dedicato all'animazione per ragazzi organizzato dalla RAI, e che ovviamente non poteva trascurare questa nuova co-produzione della RAI (che, per la prima volta, produrrà qualcosa assieme alla neonata divisione Entertainment della casa editrice)...

E anche se non bisognerebbe mai giudicare un libro dalla copertina, già solo da questa immagine in anteprima si possono intuire tutta una serie di cose molto interessanti, soprattutto se la si confronta con l'unica altra immagine ufficiale che si era vista finora, e che risale ormai al 2017, in occasione del Cartoon Forum... E direi che questa piccola analisi potrebbe partire da qui...

La prima cosa che balza agli occhi è che in corso d'opera il concept dei personaggi è stato ampiamente rivisto. Il design dei protagonisti è più spigoloso e longilineo, e tutti hanno l'aria di avere qualche anno in più rispetto alla versione iniziale. Una cosa che spicca, in particolare, è il fatto che si sia scelto di munire l'orco Gmor di una giacchetta... E, più che per una questione prettamente estetica, la sensazione è che qualche funzionario RAI abbia pensato che mostrare un personaggio come questo perennemente a torso nudo, e per giunta con un accattivante tatuaggio, sarebbe stato ritenuto troppo sconveniente e diseducativo... Se non addirittura troppo ammiccante dal punto di vista sessuale.

Dite che esagero? Eppure che senso avrebbe avuto creare un personaggio munito di tatuaggio, se poi si aveva in mente di farglielo coprire fin dall'inizio?

Ad ogni modo, se lo cose stessero così, staremmo già partendo col piede sbagliato.

Ad ogni modo un'altra cosa che si nota, anche se spero TANTO di sbagliarmi, è che nella seconda versione dei personaggi il protagonista sembra assomigliare molto all'attore Ludovico Girardello, meglio noto come l'interprete de Il Ragazzo Invisibile e del suo sequel...


Ora: lungi da me l'idea di fare strane illazioni... Però i due film de Il Ragazzo Invisibile sono stati prodotti anche dalla RAI, e la serie animata di Dragonero è stata messa in produzione nel periodo in cui si stava lanciando il sequel del primo film... In cui il protagonista aveva l'età che, più o meno, dimostrano i personaggi di DRAGONERO nella nuova immagine di presentazione.

Tutto un caso?

Forse qualcuno ha pensato che per garantire alla serie animata un po' di visibilità supplementare valesse la pena di strizzare l'occhio a Il Ragazzo Invisibile (non sapendo, in quel periodo, che sarebbe stato un FLOP di proporzioni epiche)? Forse qualcuno aveva anche ipotizzato che, se tutto fosse andato bene, in un ipotetico futuro si sarebbe potuto chiedere a Ludovico Girardello di interpretare una qualche produzione live dedicata a DRAGONERO (Dio ce ne scampi e liberi)? Tipo il Trono di Spade de noaltri?

Davvero non saprei dirlo, però tutte queste coincidenze sono abbastanza sospette.

Quel che è certo è che l'innalzamento dell'età dei protagonisti porterà perlomeno ad un problema tecnico di non poco conto... E cioè il problema della caratterizzazione della sorella del protagonista, Myrva, che nei fumetti è dichiaratamente lesbica... E che, a giudicare da come verrà rappresentata in questa serie animata, avrebbe già l'età giusta per iniziare ad esternare le sue preferenze...

Come verrà gestita la cosa da una serie animata co-prodotta da RAI e Bonelli, nella quale - probabilmente - si è già reputato sconveninente mostrare un orco con i pettorali tatuati ben in vista?

Davvero non saprei dirlo.

Almeno nella serie a fumetti DRAGONERO ADVENTURES, essendo i protagonisti ancora preadolescenti o poco più, è stato possibile avere un pretesto per glissare sull'argomento, anche alla luce del fatto che la serie (perlomeno nelle intenzioni), puntava a coinvolgere il pubblico delle elementari (anche se ovviamente non ci è riuscito, e se volete leggere la mia analisti sulle ragioni di quell'imbarazzante buco nell'acqua potete leggerla CLICCANDO QUI)...

Però avrebbe senso porsi questo genere di problemi sul canale che ha trasmesso Sailor Moon Crystal?

Ad ogni modo qualcosa mi dice che molto difficilmente quella lezione sarà servita a qualcosa, anche perchè stiamo parlando di una serie animata che - con ogni probabilità - si vedrà su RaiGulp... E già solo questo fatto potrà essere usato come pretesto per giustificare (ai più distratti, se non altro) tutta una serie di scelte narrative che potrebbero risultare perlomeno imbarazzanti, soprattutto in un'epoca in cui i cartoni animati e i prodotti per ragazzi che trattano tematiche LGBT in maniera esplicita, e in particolare proprio dal punto di vista LESBICO, sono talmente tanti che richiedono una categoria a parte nei GLAAD Awards (CLICCATE QUI).

E si tratta di serie animate che, anche se in Italia arrivano in maniera un po' infelice, sono comunque apprezzate e vengono considerate fenomeni di culto anche da noi...

Una serie animata dedicata a DRAGONERO, quindi, avrebbe tutti gli spunti giusti per rientrare nella categoria e offrire degli spunti al passo coi tempi, quindi, e tra l'altro li avrebbe perchè uno dei suoi personaggi è omosessuale anche nel fumetto da cui parte tutto...

Però, non so perchè, viste le premesse ho la netta sensazione che le cose non andranno per il verso giusto. Anche perchè, tradizionalmente, quando RAI e Bonelli progettano qualcosa "per ragazzi" finiscono sempre per mettere al primo posto le aspettative dei loro genitori, o magari dei loro nonni.

Ad ogni modo questa nuova caratterizzazione del personaggio manderà definitivamente in pensione la serie a fumetti DRAGONERO ADVENTURES, con buona pace di chi (pochini, per la verità) sperava che l'arrivo della serie animata avrebbe portato alla ripresa della serie nel punto in cui era stata interrotta...

Voi cosa ne pensate?

martedì 26 marzo 2019

ARIA DI PREMIAZIONI...

Ciao a tutti, come va?

Quest'anno, a quanto pare, le premiazioni per i GLAAD AWARDS si terranno in anticipo di qualche mese rispetto alla tempistica a cui ci avevano abituato, e infatti i vincitori verranno annunciati il 28 Marzo. Siccome si tratta della trentesima edizione, e siccome dal punto di vista socio-antropologico si tratta di un evento importante da analizzare a prescindere da chi vincerà, ho pensato di dedicare il post di oggi a segnalarvi le nomination per le categorie che hanno più a che fare con le tematiche che tratta questo sito... E che, manco a farlo apposta, anche quest'anno vedono una new entry interessante, e cioè la categoria videogames...

I premi assegnati dall'associazione GLAAD (Gay & Lesbian Alliance Against Defamation), che ogni anno vengono asegnati alle produzioni di intrattenimento più inclusive nei confronti della comunità LGBT, restano un'importante cartina di tornasole per quel che riguarda la rappresentazione di certe tematiche a livello globale (anche perchè le produzioni USA sono fra le più esportate al mondo), e sicuramente il fatto che viene dato sempre maggiore spazio all'entertaiment legato all'immaginario pop non è un elemento da sottovalutare.

Tant'è vero che per il secondo anno è presente una categoria riservata all'intrattenimento per ragazzi e famiglie, che ha visto anche aumentare il numero delle candidature rispetto al 2018. Infatti quest'anno sono in gara:

Adventure Time (Cartoon Network)

Andi Mack (The Disney Channel)

Anne with an E (Netflix)

She-Ra (Netflix)

Steven Universe (Cartoon Network)

Siccome ho parlato più volte di queste serie anche qui, questa volta mi limito a far notare che tutte sono arrivate in Italia, anche se - dalle nostre parti - pare che man mano che le tematiche LGBT vengono affrontate in maniera più esplicita si tende a replicarle con minore frequenza... Perlomeno sui canali digitali in chiaro. Ovviamente questo non avviene sulle piattaforme che lasciano la libertà di fruizione dei contenuti agli utenti, come Netflix. E infatti la speranza dei fan italiani di Steven Universe e Adventure Time è che TUTTE le loro stagioni trovino posto proprio su Netflix... Anche perchè il trattamento che altrove viene riservato a queste due serie sembra perlomeno inadeguato.

Invece, sul fronte dei videogames, che sono la grande novità di quest'anno, le nomination sono:

Assassin's Creed: Odyssey (Ubisoft)

The Elder Scrolls Online: Summerset (Bethesda Softworks)

Guild Wars 2: Path of Fire (ArenaNet)

Pillars of Eternity II: Deadfire (Versus Evil)

The Sims Mobile (Electronic Arts)

Che il mondo dei videogames stia diventando progressivamente più gay friendly non penso sia un mistero per nessuno, così come penso che non sia un mistero il fatto che c'è un numero crescente di case di produzione che continua a battere su questo chiodo, nonostante gli possa precludere alcuni mercati esteri.

Come ad esempio è successo con The Sims Mobile in Cina.

Però possiamo dedurne che, se ormai questo è il trend dominante, è evidente che - anche a livello di mercato - è diventato più remunerativo venire incontro alle esigenze gay freindly dei giovani gamers che vivono nel mondo occidentale, o filo occidentale, piuttosto che sacrificarle nella speranza di conquistare mercati in cui la libera rappresentazione dell'omosessualità resta vietata. Quindi direi che è abbastanza evidente che, se ai premi GLAAD sono arrivati i videogames, è perchè sono in aumento quelli che considerano l'opzione "LGBT" nello sviluppo delle trame e nella caratterizzazione dei personaggi... In particolare per quel che riguarda le ambientazioni fantasy, a quanto pare.

Inutile dire che tutti questi titoli arrivano in Italia senza problemi e ormai fanno parte dell'immaginario pop delle nuove generazioni... E anche di quelle nuovissime.  E credo che sarebbe davvero stupido fare finta che non sia così.

E per finire arriviamo ad analizzare  le nomination relative ai fumetti mainstream, che quest'anno sono diventate addirittura dieci:

Batwoman, written by Marguerite Bennett, K. Perkins (DC Comics)

Bingo Love, written by Tee Franklin (Image Comics)

Exit Stage Left: The Snagglepuss Chronicles, written by Mark Russell (DC Comics)

Fence, written by C.S. Pacat (BOOM! Studios)

Iceman, written by Sina Grace (Marvel Comics)

Lumberjanes: The Infernal Compass, written by Lilah Sturges (BOOM! Studios)

Oh S#!t It's Kim & Kim, written by Magdalene Visaggio (Black Mask Comics)

Runaways, written by Rainbow Rowell (Marvel Comics)

Star Wars: Doctor Aphra, written by Kieron Gillen, Simon Spurrier (Marvel Comics)

Strangers in Paradise XXV, written by Terry Moore (Abstract Studio)

Ecco: secondo me il discorso dei fumetti, in questa breve analisi, è particolarmente interessante. Nel senso che, a differenza delle altre forme di entertainment Made in USA che arrivano in Italia, ad una maggiore produzione di titoli a fumetti LGBT e/o LGBT friendly non coincide un aumento della loro presenza in Italia... E fra i, relativamente pochi, titoli di questa lista che vengono tradotti nella nostra lingua praticamente NESSUNO arriva in edicola...

Visto che a quanto pare chi li pubblica preferisc e puntare su una meno rischiosa (e meno "popolare") distribuzione nel mercato di fumetterie e librerie... Anche quando, ad esempio, si potrebbe contare sul richiamo della saga di STAR WARS (le avventure della Dottoressa Aphra, infatti, in Italia arrivano direttamente in edizione paperback, alla "modica" cifra di 13 euro per 140 pagine)... Col risultato che, probabilmente, in Italia pochissime persone sanno che c'è un fumetto dedicato ad un'archeologa dichiaratamente lesbica che si muove nel mondo di STAR WARS, e che interagisce con personaggi più importanti della saga...

Se questo titolo fosse presentato in una maniera diversa, meno collezionistica e più abbordabile, siamo davvero sicuri che non risentirebbe del fatto che i ragazzini di tutto il mondo - e quindi anche in Italia - hanno iniziato a manifestare una certa simpatica per personaggi di un certo tipo?

Chissà...

Sicuramente la situazione è complessa e non si può analizzare in poche righe, però penso che sia abbatsanza evidente il fatto che in Italia un certo tipo di entertainment LGBT friendly di importazione (cinema, serie TV, videgames, ecc) continua a farsi largo, mentre dal punto di vista del fumetto sembra che ci siano ancora delle resistenze. E sarebbe interessante capire il perchè: forse si pensa che il pubblico italiano non è bendisposto verso questo tipo di contenuti come quello statunitense? Forse si pensa che puntare su titoli troppo innovativi, in generale, si rivelerebbe un flop su tutta la linea? Forse si pensa che fare investimenti importanti sul pubblico generalista delle edicole sarebbe del tutto fuori luogo?

Certo è che, mentre uno stuolo di case editrici gestite da collezionisti, che prendono come riferimento il mondo del collezionismo, investe su prodotti che nascono "per collezionisti" (anche quando si tratta di fumetti che negli USA vengono considerati mainstream), le edicole sono lasciate al loro destino... E al loro ruolo di riferimento per un pubblico sempre più stagionato... Che magari sarà anche felice di ritrovare sempre nuove ristampe dei personaggi che gli hanno rallegrato la gioventù, ma che a quanto pare monopolizza sempre di più gli scaffali dedicati ai fumetti veri e propri.

L'ennesima ristampa di Alan Ford, ad esempio, è annunciata come allegato della Gazzetta dello Sport  a partire dal 4 aprile, e - giusto per rimarcare la sua vocazione vintage - ci sarà pure l'album di figurine!
E a questo proposito penso che sia abbastanza indicativo il fatto che la novità più recente, e forse più originale, che si è vista nelle edicole italiane in questo periodo sia stata l'antologia di fumetti allegata al settimanale DiPiù... Fumetti che definire "tirati via" è un eufemismo e che si ispirano ai classici della letteratura e della poesia italiana... Anche perchè in questo modo non si devono pagare i diritti a nessuno...

E la cosa un po' tragica è che queste operazioni fumettistiche di DiPiù continuano ad avere una certa risposta da parte del pubblico, e probabilmente proseguiranno... Dequalificando ulteriormente il circuito delle edicole agli occhi di chi, magari, ha imparato ad apprezzare i prodotti di Netflix o i videogames di ultima generazione, e magari si ferma occasionalmente a curiosare fra gli scaffali mentre va a comprare un biglietto del bus, un prodotto di cartoleria, un allegato di qualche tipo o magari un giochino, una miniatura da collezione o altro...

Sono cose che fanno pensare.

Dopotutto, in un mondo sempre più globalizzato e interconnesso, è davvero surreale che cose come i GLAAD AWARDS non vengano tenuti in debita considerazione anche nel nostro paese. Anche perchè, dando un'occhiata a tutte le categorie (CLICCATE QUI), i titoli che fanno tendenza anche da noi (soprattutto fra i giovani) non sono pochi...

Però la situazione, a quanto pare, resta questa.

Con tutte le conseguenze del caso.

Alla prossima.


giovedì 21 marzo 2019

SILENZIO ASSENSO?

Ciao a tutti, come va?

Forse, se siete appassionati di serie TV, saprete già che la seconda stagione televisiva dei TITANS, ispirata all'omonima squadra di giovani supereroi della DC Comics, vedrà un notevole ampliamento del cast principale... Che in effetti nella prima season, rispetto alla controparte fumettistica, era stato ridotto all'osso (presumibilmente per motivi di budget)...

E forse saprete anche che nella seconda stagione debutterà anche la prima versione "live" di Jericho (vero nome Joseph William Wilson), uno dei personaggi più originali che vennero creati in occasione del rilancio della squadra nei primi anni Ottanta. Figlio (in incognito) del superkiller Deathstroke, era diventato muto quando alcuni nemici del padre tentarono di ucciderlo, ma in compenso era nato con la capacità di possedere mentalmente le persone con cui entrava in contatto visivo.

All'inizio si vociferava di una sua presunta omosessualità, e in effetti l'intenzione degli autori Marv Wolfman e George Pérez era proprio quella di presentarlo come tale... Se non che, stando alle loro dichiarazioni, pare che poi avessero notato che gli avevano dato troppe carattiristiche legate allo stereotipo dell'omosessuale (sensibilità, passione per l'arte, modi un po' effemmiinati, ecc), e di conseguenza temevano che farlo dichiarare ANCHE omosessuale lo avrebbe reso troppo banale, o addirittura la caricatura di un omosessuale. Così col tempo cambiarono idea. Tuttavia l'ultima incarnazione del personaggio, così come è apparso dopo l'operazione "rebirth" della casa editrice, è dichiaratamente bisessuale.

Comunque la notizia importante non è tanto l'arrivo di Jericho nella seconda stagione della serie televisiva dei TITANS, ma il fatto che per interpretarlo sia stato scelto un giovane modello transgender (FtM, da femmina a maschio) di nome Chella Man, molto seguito in ambito social (anche perchè ha voluto condividere nei dettagli il suo percorso di transizione dal 2017 a oggi), che oltretutto è diventato sordo a seguito di una patologia che lo ha colpito quando aveva quattro anni. Adesso si aiuta con un apposito apparecchio auricolare.

Lui si definisce genderqueer (nel senso che la sua identità di genere non rientra strettamente nei canoni stabiliti dal binarismo di genere uomo/donna) e, come testimonia il suo canale youtube, attualmente ha una ragazza. Considerando che ha solo vent'anni è sicuramente un personaggio interessante al di là del ruolo che dovrà interpretare nella serie dei TITANS, e non è da escludere che possa metterci anche un po' del suo vissuto, visto che al pari diJericho appartiene a diverse minoranze allo stesso tempo (tra l'altro è pure ebreo e di origine asiatica) . Al momento non si sa se questa versione di Jericho sarà FtM come l'attore che lo impersonerà, ma sicuramente si tratta di una scelta interessante... Che potrebbe assumere anche un ruolo "formativo" per il grande pubblico che non ha ancora famigliarizzato con certi concetti.

Non che da un serial prodotto da Greg Berlanti ci si potesse aspettare niente di meno, però in questo caso la scelta sembra particolarmente meditata, anche perchè Chella Man è un attivista per i diritti delle minoranze ed è ben felice di condividere la sua esperienza di vita. E infatti quando la sua scelta per il ruolo di Jericho è stata ufficializzata i media americani non hanno mancato di porre l'attenzione sul fatto che si trattava di un giovane attore FtM, anche perchè si tratta del primo attore FtM che partecipa ad una serie televisiva di supereroi.

La cosa interessante, però, è che se negli USA certi dettagli hanno avuto ampio risalto, dalle nostre parti si è preferito non specificarlo. Se date un'occhiata anche a siti specializzati in fumetti e immaginario pop come COMICUS (CLICCATE QUI) e MANGAFOREVER (CLICCATE QUI), noterete che non viene riportato in alcun modo il fatto che si tratta di un attore FtM...

E comunque anche sui siti italiani che si occupano di serial TV la cosa viene generalmente glissata, accennando al massimo al fatto che è sordo.

Devo ammettere che in questi casi faccio sempre un po' di fatica a capire se queste omissioni vengono fatte per una qualche forma di pudore (che in questo caso è completamente fuori luogo, visto che si tratta di un attore che rivendica orgogliosamente il suo essere FtM) o, più semplicemente, per paura di urtare la sensibilità di qualche utente bigotto... Forse in Italia nessuno ne parla perchè si dà ancora per scontato che, nell'immaginario collettivo, la parola transgender possa essere associata solo alla persone MtF (da maschio a femmina)? Forse è una qualche forma totalmente sfasata di politically correct?

Davvero non lo so, ma in ogni caso mi verrebbe da pensare che è il segnale di una situazione generale non proprio incoraggiante e forse anche un po' irritante.

A titolo informativo, comunque, qui sotto posto una breve intervista all'attore in questione... Giusto per dimostrare che lui ci tiene a far sapere che è orgoglioso di essere quello che è, e che pensa sia giusto testimoniarlo.
  Ovviamente il fatto che un attore appartenga ad una o a più minoranze non dovrebbe essere un metro di giudizio, ma omettere del tutto la questione - soprattutto se si considera che è il primo attore FtM in una produzione di questo tipo (e che forse l'ultimo attore sordo visto in una produzione supereoistica è stato Lou Ferrigno, nella serie TV di Hulk degli anni Settanta)... Insomma... Qualche sospetto lo fa venire...

Voi che ne pensate?

Alla prossima.

martedì 19 marzo 2019

Anteprime e considerazioni

Ciao a tutti, come va?

Sulla quarta di copertina del numero 5 della serie Cani Sciolti della Bonelli, come da prassi, si trova l'anticipazione del numero successivo... E a quanto pare di tratterà di un numero particolare, visto che racconterà di come - accidentalmente - due dei protagonisti della serie (in qualità di universitari in vacanza) si ritrovano a New York proprio il 28 giugno del 1969, venendo coinvolti dalla rivolta di Stonewall... Questo albo dovrebbe essere distribuito in edicola a partire dall'11 aprile (se fosse stato disponibile in occasione del 17 maggio, o per la stagione dei Pride, sarebbe stato meglio, ma forse era chiedere troppo).

Dato che l'evento è a modo suo storico, per vari motivi, ho pensato che fosse il caso di trarne qualche spunto di riflessione con  un po' di anticipo, anche perchè qualcosa mi dice che quando uscirà le cose da dire saranno comunque tantissime. Anche se in realtà ci tenevo a parlarne prima anche nella speranza di evitare alcuni scivoloni che già potrebbero prospettarsi all'orizzonte... Perlomeno a giudicare dalla preview della copertina...

Anche volendo tralasciare il fatto che sulla vetrina del locale raffigurato in copertina viene scritto "Stonewall", e non "The Stonewall Inn" (che era il nome del locale da cui partì tutto, e che ha mantenuto il nome tale e quale anche oggi)...


Ecco... Anche volendo trascurare questo piccolo dettaglio, diciamo... Un'altra cosa che spicca nella copertina è il fatto che tutti i "rivoltosi" sono bianchi, mentre quel locale era frequentato da tantissime persone appartenenti alla minoranza ispanica e afroamericana... Come peraltro viene testimoniato anche dalle foto di quel periodo... Quindi la speranza è che quello che si vede nella preview sia giusto un errore di colorazione (per quanto inopportuno, soprattutto in questo periodo), e che all'interno della storia questo aspetto della vicenda non venga rimosso...

Tra l'altro, sempre nella suddetta copertina, fra i rivoltosi spicca la mancanza di persone visibilmente transgender, quando questa categoria ebbe una rappresentanza e un peso importante in tutta la vicenda... E anche in questo caso non sarebbe male se si trattasse di una "svista" presente solo in copertina, anche perchè proprio nel numero di Cani Sciolti di questo mese si è vista una prostituta transgender italiana (anche se all'epoca si facevano chiamare "travestiti"... E in più di qualche caso non erano propriamente persone transgender, ma omosessuali maschi che nel crossdressing avevano più opportunità di trovare un punto di equilibrio con il loro orientamento sessuale)...

Quindi non sarebbe carino se, anche in questa serie, fosse concesso di rappresentare questa categoria di persone solo in qualità di prostitute sottomesse all'italica libido, e non - ad esempio - in qualità di ribelli di Stonewall... Anche perchè, in questo caso, si confermerebbe definitivamente la vocazione anacronistica del progetto "Audace" della Bonelli, che finora ha dimostrato di essere "Audace" solo per i parametri del suo pubblico storico, che è sempre più stagionato... E che magari trova molto esaltante anche il fatto che "finalmente" negli albi Bonelli si parli del clima della fine degli anni Sessanta, quando magari aveva la stessa età dei protagonisti di Cani Sciolti, e viveva le loro stesse esperienze... O magari avrebbe voluto viverle se non fosse stato vincolato da alcune dinamiche tipiche dell'Italia di quel periodo (e non solo)...

Quindi adesso non possiamo fare altro che restare in attesa di vedere come Gianfranco Manfredi gestirà il numero 6 della serie... E nel frattempo prendiamo atto di una cosa, che è sotto gli occhi di tutti: anche se in Italia inizia a crearsi un clima sociale molto partecipato su diverse questioni, il massimo che riescono a fare i fumetti italiani è ambientare le loro storie più trasgressive alla fine degli anni Sessanta...

Cercherò di essere più chiaro. Nel giro di due settimane abbiamo avuto: il 2 marzo una manifestazione antirazzista a Milano che ha riempito Piazza Duomo...

L'8 marzo una serie di cortei che hanno dimostrato che, per quanto incredibile, il movimento femminista sta tornando a farsi largo anche in Italia...

Il 14 marzo centinaia di migliaia di ragazzi che si sono riversati in strada aderendo allo sciopero globale per il clima...

Quindi, anche a voler essere di manica stretta, bisognerebbe perlomeno ammettere che ci sono tre temi che coinvolgono in maniera crescente e trasversale un'ampia fetta di società civile, e in buona parte la sua rappresentanza giovanile: il razzismo, la questione femminile e la preoccupazione per la crisi ambientale...

Mentre in edicola, oltre ad una discreta quantità di ristampe di materiale risalente a parecchi decenni fa, si ritrovano produzioni che - come da prassi - scelgono di non prendere spunto dalla realtà in cui vivono i loro potenziali lettori... E che, come dicevo all'inizio, nella migliore delle ipotesi trattano di tensioni sociali relative alla fine degli anni Sessanta.

Un ottimo modo per cercare di fare breccia nel pubblico di oggi, direi. E soprattutto in quello giovane, che oltretutto è già un target sempre più difficile da agguantare... Anche se in realtà non partirebbe poi così prevenuto come sembra...

Generalmente quando si solleva l'argomento, in particolare per quel che riguarda il fumetto seriale italiano, chi difende un certo tipo di scelta ribatte che - anche volendo - sarebbe impossibile stare sul pezzo perchè si tratta di prodotti elaborati con anni di anticipo, e che in molti casi richiedono che gli autori vengano messi all'opera su una determinata storia con mesi e mesi di anticipo.

Perchè in Italia, si sa, la media delle pagine mensili per ciascuna storia è molto maggiore rispetto ai corrispettivi statunitensi o di altri paesi... E quindi richiede più tempo per essere ultimata.

Tutto vero. Però al netto del fatto che comunque a monte c'è - da parte del fumetto italiano che arriva in edicola - un'atavica paura di rapportarsi con temi eticamente sensibili,  a volte c'è anche la netta sensazione che certe scelte editoriali siano una giustificazione valida e al tempo stesso un pretesto.

Anche perchè, se i tempi di lavorazione sono così lunghi, non c'è scritto da nessuna parte che non possano essere pubblicati mensili antologici con storie di massimo venti pagine l'una. L'editoria giapponese si regge quasi tutta su periodici antologici, anche settimanali, in cui le storie vengono portate avanti al ritmo di poche decine di pagine per volta...

Cosa che, tra l'altro, garantisce un periodico rinnovamento delle storie, degli autori e delle idee... Anche in base alla risposta del pubblico. E forse è per questo che, anche se parliamo di una nazione altamente informatizzata, i fumetti pubblicati da queste riviste poi vengono raccolti in volumetti che vendono milioni di copie ciascuno (e solo in Giappone).

Qui sotto, per completezza, potete vedere la classifica dei dieci volumetti più venduti del 2018 in Giappone:
  1. One Piece – 8,113,317
  2. My Hero Academia – 6,718,185
  3. L’Attacco dei Giganti – 5,235,963
  4. Slam Dunk – 5,214,085
  5. Haikyu!! – 5,030,624
  6. Kingdom – 4,970,171
  7. The Seven Deadly Sins – 4,867,680
  8. The Promised Neverland – 4,246,955
  9. Vita da Slime – 3,460,066
  10. Tokyo Ghoul:re – 3,267,843
Parliamo, nell'ordine, di pirati, di supereroi, di un fantasy distopico, di pallacanestro, di pallavolo (maschile), di combattimenti e intrighi sullo sfondo dell'antica Cina, di fantasy ispirato al medioevo occidentale, di horror a base di bambini in balia di demoni, di avventura fantasy ispirata ai giochi di ruolo e di un urban fantasy dark/horror...

E in tutti i casi i personaggi chiave sono bambini, ragazzini, adolescenti o giovani adulti... Che in un modo o nell'altro riescono a creare un rapporto di identificazione con i loro lettori, e in particolare con quelli che hanno la loro stessa età..

E bisogna tenere presente che, anche quando si muovono in contesti poco legati al mondo reale, cercano di toccare temi ed emozioni che fanno comunque parte della quotidianità del loro pubblico di riferimento.

Però, quando si paragona il fumetto giapponese con quello italiano, i soliti difensori della causa insorgono dicendo che gli autori giapponesi hanno un metodo di lavoro diverso, che hanno stuoli di assistenti e che in Italia non si lavora così... Anche perchè, come si diceva sopra, i fumetti italiani vengono pubblicati prendendo come riferimento altri criteri tipografici, stilistici, editoriali, ecc...

E anche questo è vero. Però, se a questo punto il nocciolo della questione è che il metodo di lavoro tradizionalmente adottato in Italia non consente di sperimentare e articolare l'offerta come in Giappone, dove i fumetti vengono milioni di copie, non sarà che - forse - il problema sta anche nel metodo di lavoro italiano, e nel fatto che ormai è superato e poco competitivo?

Se, ad esempio, non consente di mettere in atto quelle dinamiche che gli permetterebbero - se volesse - di affrontare con pochissimo scarto temporale i temi e gli argomenti che potrebbero intrigare il pubblico di oggi, non sarebbe il caso di rivederlo?


Chissà...

La cosa ironica è che, se proprio volessimo essere onesti, il formato bonelliano che intendiamo oggi ha molte più cose in comune con i manga giapponesi di quanto non si direbbe. Nel senso che nasceva per raccogliere dei fumetti che precedentemente erano arrivati in edicola sottoforma di strisce settimanali (o quindicinali) di poche decine di pagine... Quindi, tecnicamente, si tratterebbe di una specie di ritorno alle origini...
Ovviamente per concretizzare l'idea di un periodico antologico su carta economica, che ogni volta ospita i capitoli di diverse storie in qualche modo collegate ai temi caldi del momento, sarebbe necessario rivoluzionare da cima a fondo tutto l'establishment fumettistico italiano... Escludendo automaticamente tanti nomi noti che non riuscirebbero a starci dietro, e dando spazio a tanti nuovi direttori editoriali, sceneggiatori e disegnatori: giovani, veloci e col dono di sapersi relazionare davvero con il pubblico italiano.

Quindi bisognerebbe fare una grande selezione, con un'operazione di scouting senza precedenti e a tutti i livelli, e sarebbe una strage...

E forse, e dico forse, questo potrebbe essere uno dei motivi per cui questa strada non è mai stata percorsa, e a tutt'ora si preferisce navigare a vista sperando di trovare prima o poi l'approdo giusto.

Puntando, nel frattempo, sugli ex giovani degli anni Sessanta... E iniziando a nominare timidamente i moti di Stonewall giusto nel 2019... E cioè quando a New York si celebra il cinquantennale dell'evento, e tra l'altro lo si fa con un WORLD PRIDE...

Meglio tardi che mai, insomma...
Ad ogni modo, come dicevo all'inizio, sarà molto interessante verificare come verrà trattato l'argomento... E sicuramente questo blog ne riparlerà a tempo debito.

Alla prossima.