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giovedì 14 marzo 2019

AGGIORNAMENTI STATISTICI

Ciao a tutti, come va?

Tra le tante novità del sempre effervescente mercato dei comics USA, devo ammettere che mi ha colpito abbastanza il reboot a fumetti di Buffy l'Ammazzavampiri. Infatti da quando la Dark Horse - che aveva offerto per anni il sequel ufficiale della serie TV (facendola arrivare alla dodicesima stagione) - ha ceduto i diritti alla BOOM! Studios, la saga è ripartita daccapo, ed è stata trasposta ai giorni nostri...

Per me, che ero appassionato della serie TV anche una ventina di anni fa, questa nuova versione non è affatto male. Nel senso che non snatura la saga, ma oltre ad inserire tutta una serie di elementi per renderla più attuale (a partire dagli smartphone), reimpasta le sue situazioni e i suoi personaggi in una sorta di gigantesco universo alternativo, dove non bisogna dare nulla per scontato.

E tra l'altro gestisce molto bene anche il problema della "decompressione narrativa" che, purtroppo, fa tanta tendenza da qualche anno a questa parte. Nel senso che - fortunatamente - leggendo questa serie non si ha la netta sensazione di avere impiegato 24 pagine per seguire quello che è avvenuto in 5 minuti della vita della protagonista... E anche questo è un punto a favore.

Tuttavia devo ammettere che uno degli elementi che mi stanno colpendo di più è il fatto che l'omosessualità, in questa versione della saga, viene vissuta in maniera molto più disinvolta rispetto a quanto avveniva nella serie TV originale, tant'è che quando Buffy arriva nel suo nuovo liceo si trova di fronte una giovane e inesperta Willow che però ha già fatto coming out, e si scambia tranquillamente delle effusioni con la sua ragazza nei corridoi della scuola...

Ora: chi conosce la serie TV sa che questo personaggio ha avuto bisogno di quattro stagioni per prendere pienamente coscienza di sè, e magari potrebbe pensare che vederla così emancipata fin da subito potrebbe rappresentare una forzatura da politically correct... Però bisogna essere obbiettivi: dal debutto di Buffy negli USA sono passati 22 anni, e non è pensabile che gli adolescenti di oggi si comportino come gli adolescenti di 22 anni fa... Soprattutto se con questa serie si mira a coinvolgere un pubblico diverso da quello dei nostalgici, e magari coetaneo dei protagonisti...

E forse, più che di politically correct (in questo come in altri casi), bisognerebbe parlare di un semplice aggiornamento. Anche perchè ci sono tutta una serie di riscontri oggettivi che dimostrano come certe tematiche stiano entrando a far parte del mondo giovanile in maniera sempre più disinvolta, e nonostante gli USA non stiano vivendo un momento particolarmente progressista...

E anche questo è un dato interessante su cui riflettere.

La Gallup Inc. è un rinomato istituto demoscopico, che opera negli USA dal 1935, e nel maggio dello scorso ha ha pubblicato i risultati di un'indagine condotta su 340.600 persone, e incentrata sulla percezione del proprio orientamento sessuale. I risultati (CLICCATE QUI) sono molto interessanti.

Negli ultimi anni gli americani che si definiscono LGBT (e che NON vanno confusi con le persone che hanno avuto rapporti sessuali con persone del proprio sesso almeno una volta nella vita, che sono molte di più) sono arrivati ad essere il 4,5% della popolazione.

E ovviamente la percentuale maggiore si registra fra i millenials (quelli nati fra il 1980 e il 1999), tant'è che in questa generazione coloro che, nel 2017, si identificavano come LGBT arrivano addirittura a quota 8,2%.

Un altro dato interessante è che la maggior parte delle persone che si identificano come LGBT sono di genere femminile, e in proporzione sono più numerose nell'etnia ispanica, anche se in nessuna etnia si scende sotto al 4,0%.

Infine può essere interessante notare che l'incremento della consapevolezza di essere LGBT aumenta in tutte le fasce di reddito e fra tutti i titoli di studio.

Quindi, prima di liquidare certe scelte narrative come un atto di sottomissione al politically correct fine a se stesso, andrebbe considerato il fatto che se questi dati sono pubblici sicuramente arrivano anche alle case editrici americane di fumetti... Che non possono fare a meno di prenderli in considerazione.

Anche perchè sarebbe abbastanza stupido fare altrimenti.

Se non altro perchè, ovviamente, un aumento delle persone che si definiscono LGBT non può che indicare anche un aumento dei loro simpatizzanti (anche perchè, in caso contrario, sarebbe ancora molto difficile esporsi o anche solo prendere coscienza di sè).

Perciò, molto banalmente, se negli USA aumentano i fumetti gay friendly (e se i MARVEL STUDIOS osano annunciare che a breve arriverà un film con un supereroe gay) forse è anche una questione di marketing puro e semplice, seppur con numerosi risvolti positivi sotto altri punti di vista.

E non penso che ci sia molto altro da aggiungere.

A parte, forse, il fatto che prima o poi sarebbe auspicabile che anche in Italia qualcuno si ricordasse che il marketing per i giovani si fa puntando sui giovani, e non sui loro nonni.

Alla prossima.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi scusi sig.Rainbow nonostante apprezzi quei suoi excursus sul mondo del fumetto e dell'editoria, quando vedrà la luce il proseguo delle sue opere? Molti suoi fan iniziano a considerarla un George R R Martin dei poveri

Anonimo ha detto...

Viva la democrazia, deve pure approvare il commento? Dopo tutte queste Filippiche che pubblica applica la censura al suo blog, non da certo un buon esempio

Wally Rainbow ha detto...

Caro Aninimo, purtroppo l'approvazione è necessaria perchè altrimenti sotto ai miei post ci sarebbero vagonate di spam e link pubblicitari a caso generati automaticamente non so da da chi. Per il resto grazie per il paragone, anche se ovviamente non ho il suo conto in banca (ma per fortuna non ho neanche la sua età). Appena ci saranno novità sarò felice di comunicarle qui.

Rickleone ha detto...

Mi cogli di sorpresa. Credevo che il reboot di Buffy fosse quella di una serie disegnata per un pubblico delle elementari con Giles donna e Willow nera.
Forse prosegue come progetto parallelo, oppure si sono accorti che il trucco di creare squadre multietniche in cui però il leader è così bianco da essere biondo, è ormai vecchio degli anni '80.
Sono sinceramente disorientato dal vedere personaggi disegnati per assomigliare agli attori degli anni '90. È una forma di immortalità di cui si dovrebbero sentire tutti onorati.
Willow nella serie originale non ci ha messo quattro stagioni ad accettare la propria omosessualità. Il personaggio è stato semplicemente riscritto per poter creare nuovi sviluppi.
Se non altro lo hanno fatto molto prima che la serie facesse lo salto dello squalo della sesta stagione, quindi non è stato un queerbaiting finalizzato ai soli ascolti. Lo apprezzo.

Nekonata Liberaj ha detto...

Dove è finito Robin Hoog?