Ciao a tutti, come va?
Oggi vi segnalerò una cosa che - lo ammetto - non avrei mai pensato di dovervi segnalare.
Se non siete proprio giovanissimi (o se lo siete, ma avete la passione per l'animazione giapponese anni '80 e/o per i tiramolla sentimentali), probabilmente conoscerete la serie animata tratta dal manga Ai shite Knight di Kaoru Tada, meglio noto in Italia come Kiss Me Licia.
Se non avete idea di che cosa si tratti (tutto può essere), la storia in breve è questa: Yacco (Licia) è una diciottenne di Osaka, che vive e lavora col padre, un burbero signore molto tradizionalista che gestisce un ristorante specializzato in okonomyiaki (l'equivalente giapponese di una pizza cotta alla piastra, più o meno). La sua vita viene messa sotto sopra quando inizia a conoscere e frequentare alcuni membri di un gruppo rock emergente (grazie anche all'incontro fortuito col fratellino di uno di questi), che tra l'altro sposano l'emergente estetica visual key (a base di look trasgressivi e ambiguità sessuali). All'inizio viene contesa fra alcuni membri della band, e quando alla fine decide chi ricambiare si ritrova in un mare di difficoltà, tra cui il veto del padre e quello dell'impresario del gruppo, che la vede come un ostacolo alla carriera dei suoi pupilli...
Il manga era del 1982 e la serie animata del 1984: anche se il clima non era esattamente quello di oggi, questo non ha impedito di infarcire la storia con numerose allusioni sessuali abbastanza dirette, e con un occhio di riguardo a quelle omosessuali, che sono culminate con l'introduzione di un gruppo rock rivale capeggiato da un certo Sheller, che era decisamente sopra le righe.
Al di là del look molto ambiguo, Sheller non aveva alcuna inibizione quando c'era da fare il filo ai ragazzi della band rivale, e anche se alla fine aspetta un bambino dalla sua impresaria la sensazione è che la cosa sia stata più che altro accidentale. Siccome il suo ruolo nella storia era abbastanza importante era impossibile eliminarlo nella versione italiana della serie animata, e così venne conosciuto anche da noi... Probabilmente pensando che la suddetta serie non avrebbe attirato l'attenzione più di tanto, e magari puntando sul fatto che negli anni '80 i cantanti eccentrici e sessualmente ambigui non erano una rarità nemmeno nel nostro paese (senza contare che alla fine Sheller metteva comunque incinta una ragazza, dimostrandosi - per la mentalità italiana - maschio al 100%... Sigh!).
In compenso, come da prassi, venne censurato tutto quello che poteva essere censurato e che veniva ritenuto inadatto al pubblico dei bambini. Purtroppo per i censori, però, con questa serie non si poteva fare comunque a meno di accennare ad argomenti come il matrimonio, il sesso prematrimoniale, la gravidanza e diverse altre cosette, il tutto in un contesto contemporaneo e con il mondo musicale sullo sfondo (le canzoni giapponesi erano ricantate, in italiano sulla base originale, da Enzo Draghi). Questo determinò un successo senza precedenti per un cartone animato trasmesso in Italia nella fascia delle 20.00, tanto da mettere in secondo piano persino il telegiornale (che all'epoca veniva trasmesso solo dalla RAI).
L'autrice del manga è scomparsa prematuramente nel 1999 (aveva solo 38 anni ed è rimasta vittima di un incidente mentre traslocava), ma probabilmente non le è sfuggito il fatto che in Italia il grandissimo successo di Kiss Me Licia aveva scomodotato persino i vertici dell'azienda televisiva che lo aveva trasmesso, che non voleva rinunciare al pubblico coltivato durante la prima messa in onda della serie. Aveva persino chiesto alla casa di produzione giapponese se era disposta a realizzare un sequel (cosa possibile, visto che il manga proseguiva oltre le vicende della serie animata), ma siccome in Giappone la serie animata non aveva avuto tutto questo successo (erano abituati a ben altro!) non se ne fece nulla.
Che fare? I creativi della Finivest (futura Mediaset) optarono per realizzare un sequel live action Made in Italy (che NON aveva niente a che fare col sequel del manga), ambientato però a Milano (!) e avente come protagonista Cristina D'Avena (nota per le sigle che interpretava, e non certo per le sue doti recitative)...
Elencare le INFINITE licenze poetiche che si sono presi gli autori italiani in questa occasione richiederebbe un libro intero, basti pensare che il ristorante tipico di Licia, ricostruito in stile nippo-tarocco, adesso era specializzato in... Polpette italiane! E che la protagonista era famosa per le sue... Fettine panate (alias cotolette alla milanese)...
La cosa che spiccava di più, però, al di là del fatto che nella serie live action le persone che sapevano recitare erano davvero pochissime (ma d'altra parte erano tutti doppiati), era proprio l'appiattimento dei temi trasgressivi, sessuali e/o sessualmente ambigui della serie animata. La cosa divenne sempre più evidente col passare degli anni (il serial ebbe 4 stagioni: Love Me Licia, Licia Dolce Licia, Teneramente Licia, Balliamo e Cantiamo con Licia), visto che i personaggi del manga e della serie televisiva vennero progressivamente snaturati e ricondotti sui binari della cultura e della morale italiana... O perlomeno della morale e della cultura che si reputava adeguata alle giovani generazioni degli anni '80...
Evidentemente il pubblico dell'epoca si era talmente affezionato ai personaggi che era disposto ad accontentarsi pur di vedere come andava avanti la storia, o - più semplicemente - era più facile da prendere per il naso... Anche perchè era evidente che il suddetto serial era realizzato in economia e con l'unico scopo di continuare a monetizzare il successo della serie animata, piazzando nuovi dischi, spazi pubblicitari e sponsorizzazioni occulte... Fatto sta che, per tutti questi motivi, dalla serie live action venne completamente rimosso il personaggio di Sheller, assieme a tutti gli accenni al tema dell'omosessualità, anche se questo portava a situazioni surreali... Tant'è che il ciuffo bicolore del cantante Go/Mirko, che aveva senso in un gruppo visual key, era del tutto decontestualizzato in un gruppo formato da ragazzi "per bene"che si esibivano in giacca e cravatta... Infatti, se nella serie animata il ciuffo rendeva questo personaggio "cool"...
Nel live action lo rendeva... Per dirlo con una parola anni '80... A dir poco tamarro...
Morale della favola: il live action Made in Italy ispirato a Ai shite Knight è stato per decenni il simbolo della provincialità italiana, e - secondariamente - della prevaricazione operata dall'approccio sessuofobico e omofobico tipico della nostra cultura nazional-popolare. Tuttavia, a parziale risarcimento di questo raggiro, forse vi farà piacere sapere che è stata recentemente annunciata la produzione di un nuovo live action di Ai shite Knight, questa volta Made in Japan e che dovrebbe avere tutte le cose giuste al posto giusto. Ovviamente non sarà ambientata negli anni '80, ma come - è già avvenuto per altri serial e film giapponesi tratti da fumetti del passato - sarà una versione aggiornata della storia ambientata ai giorni nostri... E considerando che, anche in Giappone, il rapporto nei confronti dell'omosessualità si è evoluto, molto probabilmente non mancheranno gli elementi sessualmente ambigui già visti nel fumetto e nella serie animata... Compreso Sheller.
Nell'attesa di verificare io metterei in conto che MOLTO DIFFICILMENTE la suddetta serie avrà un'edizione italiana ufficiale, ma qualcosa mi dice che sottobanco diventerà estremamente popolare.
Dopotutto la rivincità è un po' come la vendetta: è un piatto che si gusta freddo.
Alla prossima.
2 commenti:
Dai, Wally... sei stato molto cattivo.
Forse quella serie non era propriamente "il simbolo" della provincialità e della prevaricazione sessuofobica ecc. Magari era uno dei tanti esempi di queste cose, ma non il simbolo.
E poi era una bellissima serie trash e grottesca: vogliamo sputare sul genere? Solo in quel video (peraltro diventato oggetto di culto per molti vips, tipo Ambra Angiolini, e per il popolo della rete, che l'ha addirittura remixato) viene detto "Fettine panate" nove volte, fra errori di sintassi e grammatica, recitazione scadente e doppiaggio di dubbia qualità. Insomma... io non gli ho mai imputato le nequizie che tu citi... ma perché ho sempre pensato che fosse come vedere le parodie che il trio Marchesini-Lopez-Solenghi faceva delle telenovelas brasiliane, con le scenografie di cartapesta, gli errori di doppiaggio, i cameraman in bella vista, insomma... puro divertimento e comicità grotteschi
Caro anonimo, convengo con te sul fatto che questa serie in fatto di provincialità, sessuofobia e omofobia è sempre stata in buona compagnia... Però a differenza di altri prodotti simili realizzati in Italia si ispirava ad una serie aniata che non era niente di tutto questo, e che peraltro trattava molti temi adulti e non banali che non avevano a che fare col sesso(tra cui i pregiudizi fra classi sociali diverse, la vita nei quartieri popolari, i giovani che lavorano di giorno e fanno le scuole serali e altro ancora). Kiss Me Licia, a modo suo, era un anime serio. Il live action con Cristina D'Avena no, e non avrebbe potuto esserlo in ogni caso se voleva essere lanciato in Italia nella fascia oraria tradizionalmente dedicata ai cartoni. E in questo senso è sicuramente stato anche il simbolo di tutti i peggiori pregiudizi e paure dell'epoca sulle serie animate e sul loro pubblico. Sul fatto che poi sia diventato un cult del trash non ci sono dubbi, ma il punto è che NON nasceva per essere trash, e la sua comicità grottesca era del tutto involontaria. Magari adesso, a guardarlo con gli occhi della nostalgia, assume un significato particolare, ma guardando al tutto con occhi obbiettivi e facendo un paragone disincantato con la serie animata non penso di essere stato così cattivo. Oltretutto il successo di questo serial ha inaugurato un generale rimbambimento delle serie animate giapponesi che poi sono arrivate nel nostro paese, e una progressiva censura di quelle che erano già state distribuite.
In ogni caso su questo BLOG mi piace offrire punti di vista alternativi, anche a costo di essere spietato :-)
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