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lunedì 15 febbraio 2016

ROMANI BONELLIANI...

Ciao a tutti, come va?

Anche se l'ho già ripetuto fino alla nausea, vorrei precisare per l'ennesima volta che - se dipendesse da me - sarei molto felice di tessere continuamente le lodi dei fumetti italiani che arrivano in edicola... Il problerma, purtroppo, è che mi offrono tutt'altro genere di spunti...

In particolare vorrei ribadire che, anche se spesso mi capita di parlare dei fumetti della Bonelli, non lo faccio perchè li ho presi di mira, ma perchè mi basta andare nell'edicola sotto casa per verificare che continuano ad offrire spunti di discussione...

E a volte, per verificarlo, non devo nemmeno uscire di casa.

Ad esempio: nella pagina del sito ufficiale Bonelli dedicata ai baci dei suoi eroi in occasione di San Valentino (CLICCATE QUI) , non è stato inserito alcun bacio di Legs Weaver... Anche perchè la casa editrice non ha mai concesso che venisse rappresentata mentre baciava chiaramente una ragazza, se non in un'inquadratura molto larga che risale al 2012...

E già solo questo basterebbe per incitarmi a fare il punto della situazione in generale, tuttavia non è di questo che volevo parlarvi oggi.

Partiamo da un breve riassunto per i non appassionati: la suddivisione del fumetto in "popolare" e "d'autore" è un po' un'invenzione italiana, che risale agli anni in cui al fumetto di puro intrattenimento (pensato per soddisfare le esigenze del grande pubblico), realizzato velocemente, con povertà di mezzi e senza troppe pretese, iniziarono ad affiancarsi prodotti più ricercati, con cui gli autori cercavano di dare il meglio di sè e della loro creatività prendendosi tutto il tempo necessario, sperimentando soluzioni audaci e temi non convenzionali in completa libertà...

 Ad un certo punto iniziò a crearsi un vero e proprio mercato parallelo per le riviste che pubblicavano fumetto "d'autore", anche se adesso non esistono praticamente più (ma questa è un'altra storia) e questo genere - in Italia - ha finito per esprimersi soprattutto attraverso i cosiddetti "romanzi grafici", o graphic novel che dir si voglia.

La Sergio Bonelli Editore (anche quando non si chiamava ancora così) si è sempre concentrata sul fumetto popolare, anche se il suo metodo di produzione ha facilitato la realizzazione di storie che avevano più cose in comune col fumetto d'autore di cui sopra (basti pensare ad alcune delle prime storie di Dylan Dog). Negli ultimi anni, però, la casa editrice ha provato a sperimentare anche soluzioni  e strategie diverse... Forse proprio nel tentativo di recuperare il pubblico orfano delle riviste d'autore, o magari per accattivarsi il pubblico più esigente che si è avvicinato ai romanzi grafici negli ultimi anni...

Tuttavia è un dato di fatto che le sue proposte in questo senso hanno comunque risentito molto della sua impronta "popolare", tant'è che - nella maggior parte dei casi - il risultato sono stati degli ibridi che non hanno raggiunto i consensi sperati... Anche perchè i fumetti della Bonelli, prima di essere "popolari", "d'autore" o altro sono soprattutto "bonelliani"... E questo aggettivo non si riferisce solo ad un formato o a un'impostazione grafica particolare, quanto ad un modo di intendere il linguaggio del fumetto nel suo insieme, con tutta una serie di vincoli e di limiti che non possono essere superati... Anche quando questo risulta francamente ridicolo e anacronistico...

Ritmi poco dinamici, personaggi ingessati, verbosità fini a se stesse, trame prevedibili e scelte narrative che sanno di vecchio rischiano di far risultare ogni nuova idea "superata" a prescindere, indisponendo i lettori potenziali fin dalle prime pagine... Con tutto quel che ne consegue in termini di vendite.

Una delle ultime proposte "d'autore" con taglio "popolare" della Bonelli è stata la collana LE STORIE, che - per inciso - è passata dalle 45.000 copie al mese vendute nel 2012 alle 23.000 del 2014 (CLICCATE QUI), anche se adesso è facile immaginare che la situazione sia ulteriormente peggiorata (e infatti si vocifera da tempo di un'imminente chiusura).

L'idea di usare varie ambientazioni storiche come sfondo per storie sempre diverse di per sè non era malvagia, ma sicuramente il potenziale commerciale di questa trovata è andato a farsi benedire grazie ad una concezione della rappresentazione storica ormai datata, e più legata ai kolossal hollywoodiani degli anni Cinquanta che non ai serial televisivi di oggi, che ormai stanno diventando un paradigma per TUTTO l'entertainment a sfondo storico che viene prodotto in questi anni.

Un ottimo esempio, in questo senso, arriva proprio dal numero di febbraio de LE STORIE, che si intitola ATTO D'ACCUSA ed è ambientato nell'Antica Roma, e più precisamente nel 67 a.C. in cui si muove la figura storica di Marco Tullio Cicerone... Che anima una sorta di legal thriller, basato su fatti realmente accaduti. Intendiamoci: l'ambientazione storica è ben ricostruita, ma alcune scelte stilistiche sono semplicemente imbarazzanti, soprattutto se si considera quello a cui si è abituato il pubblico del 2016 e quello che ci si aspetta OGGI da un'ambientazione di questo tipo.

Non foss'altro perchè di recente il grande pubblico, anche in Italia, si è confrontato con le quattro stagioni del serial dedicato a Spartacus del canale Starz, con tutto il loro carico di dinamismo, violenza, crudezza e situazioni esplicite.... E forse non è esagerato dire che questa serie ha segnato uno spartiacque, e non solo per quel che riguarda la rappresentazione dell'Antica Roma...

Quindi ignorare il suo approccio sarebbe assurdo.

Eppure in Bonelli sono stati capaci di ignorarlo (o comunque di filtrarlo pesantemente), mettendo al primo posto quella specie di "etica bonelliana" che ultimamente sta facendo più danni che altro.

Ad esempio: come si può inquadrare il trattamento riservato alla rappresentazione della nudità maschile in questa storia? Uno dei protagonisti principali è Nicandro (sotto), un ex gladiatore che in questa occasione deve accompagnare il segretario di Cicerone, Tirone, a raccogliere i testimoni per un processo...

Il suddetto Nicandro, a quanto pare, ha un senso del pudore fuori misura... Visto che in nessuna occasione si leva i suoi mutandoni, e - anzi - li tiene addosso (con tanto di cinturone in cuoio) anche quando va a letto... Come si nota quando lui e Tirone (che è andato a letto con tutta la tunica) vengono svegliati da un agguato notturno nella villa che li ospita...

Da notare che persino nelle avventure nell'Antica Roma di Alix (CLICCATE QUI), che pure è considerato un fumetto per ragazzi (e che in Francia viene pubblicato da una cinquantina d'anni), il protagonista va a letto senza vestiti da sempre, come - giustamente - si era soliti fare ai suoi tempi...

E Nicandro non è un caso isolato: in ATTO D'ACCUSA anche gli uomini sorpresi a letto con le loro concubine (che ovviamente vengono raffigurate nude senza problemi...) sono tenuti a indossare mutandoni e drappeggi vari...

Mentre qui di seguito, per darvi un'idea delle possibili alternative, vi faccio vedere come ha rappresentato un paio di situazioni del tutto simili il bravo Enrico Marini per la sua saga "Le Aquile di Roma" (ancora in corso di pubblicazione in Francia, ma che ha già avuto varie edizioni anche in Italia)...


Inoltre, in ATTO D'ACCUSA, anche chi viene torturato e fustigato, se è di sesso maschile, è tenuto ad indossare i mutandoni di ordinanza... Ma attenzione: che siano mutandoni che non lascino troppo scoperte le natiche...

Anche se, come ci ricordano i disegni di Philippe Delaby per il recente MURENA (anch'esso arrivato in Italia in diverse edizioni), più che mutandoni gli antichi romani indossavano perizomi con le natiche bene in vista... Soprattutto nell'ambiente dei gladiatori...

Sia come sia, per come andavano le cose a quei tempi, è alquanto improbabile che a chi veniva punito nella pubblica piazza fosse consentito di coprire le parti intime... Anzi: più probabilmente sarebbero state esposte per accentuare la pubblica umiliazione.

Ad ogni modo direi che in ATTO D'ACCUSA il culmine della pudicizia si raggiunge durante una sequenza ambientata alle terme... In cui praticamente tutti gli uomini presenti indossano tuniche e/o drappi annodati ai fianchi, a meno che non vengano presentati con un inquietante "effetto evirazione" che li fa sembrare muniti di vagina...


Unica eccezione alcuni anonimi personaggi sullo sfondo... Che fanno intravedere timidamente il loro lato B, ma che passano praticamente inosservati...

 Il tutto mentre nella serie TV di Spartacus si sono viste scene tipo queste...





Ad ogni modo, anche volendo soprassedere su tutti questi "dettagli", che sembrano le solite "licenze poetiche" studiate dal fumetto italiano per confermarsi le simpatie e la fedeltà del pubblico maschilista e conservatore, c'è da dire che in ATTO D'ACCUSA ci sarebbero stati diversi appigli per affrontare anche il tema dell'omosessualità e dell'omofobia... E non solo per via del contesto storico.

Infatti le fonti ci tramandano che Marco Tullio Cicerone (ritratto nel busto sotto) era notoriamente omofobo, al punto che non si faceva problemi a denigrare in Senato certi comportamenti di Giulio Cesare... Persino in sua presenza!

Giulio Cesare (nel busto sotto) era notoriamente bisessuale, e tutti a Roma erano a conoscenza perlomeno di una sua avventura con Nicomede, re di Bitinia; questa liaison amorosa provocava ironie continue soprattutto da parte degli oppositori politici di Cesare, uno dei quali, un giorno, davanti a una folla puttosto numerosa, lo salutò sarcasticamente chiamandolo “regina di Bitinia”... Mentre dal popolo iniziò ad essere definito "marito di tutte le mogli e moglie di tutti i mariti" e i suoi soldati gli avevano persino dedicato una canzoncina che faceva più o meno  così:“Cesare ha sottomesso le Gallie, Nicomede ha sottomesso Cesare; Cesare, che ha sottomesso le Gallie, trionfa; non trionfa invece Nicomede che ha sottomesso Cesare”...

Cicerone si mantenne sullo stesso livello, apostrofandolo con una battuta salace addirittura nel pieno di una discussione all’interno del Senato. Infatti mentre Cesare era intento ad elencare i benefici ricevuti da Nicomede, Cicerone lo interruppe gridando: “Lascia perdere, ti prego, dal momento che è ben noto quello che lui ti ha dato e quello che tu hai dato a lui”.

Quando Giulio Cesare venne assassinato Cicerone iniziò a prendersela con Marco Antonio (quello che poi sfidò Ottaviano Augusto assieme a Cleopatra), e nelle sue Filippiche lo accusò pubblicamente di essere andato con altri uomini per denaro, dandogli della "prostituta". A quanto pare, però, Marco Antonio non la prese bene come Giulio Cesare e lo fece decapitare da dei sicari.

Ora: in un fumetto su Cicerone scritto nel 2016 tutti questi dettagli avrebbero potuto offrire molti spunti per trattare temi moderni calati in un contesto storico... Omosessualità, omofobia e altro ancora... Come si sarebbe sviluppata la storia se, ad esempio, il gladiatore Nicandro fosse stato omosessuale (o bisessuale) e Cicerone fosse stato comunque costretto a chiedere il suo aiuto? Se Nicandro e Tirone avessero sviluppato un interesse romantico? Se Cicerone avesse dovuto ammettere che, almeno in alcuni casi, i suoi pregiudizi erano infondati?

Oltretutto nel momento in cui si svolgono i fatti Giulio Cesare era ancora vivo e vegeto (anche se era ancora un semplice questore della Repubblica), e volendo si sarebbe potuto giocare anche con questo elemento...

Tutto questo avrebbe reso ATTO D'ACCUSA una storia molto più originale, moderna e interessante... E sicuramente di maggior appeal per il pubblico generalista... E invece ci siamo ritrovati con un Nicandro che - da bravo eroe bonelliano fotocopia - fa perdere la testa alla bella di turno con uno sguardo o poco più... Con buona pace della rivalutazione della figura femminile nei fumetti, di cui tanto si sta parlando ultimamente (a proposito: quandi numeri della serie LE STORIE hanno avuto protagonisti femminili, secondo voi?).
Mentre nel già citato MURENA (ma anche Le Aquile di Roma non scherza, in questo senso) le parentesi omosessuali vengono inserite con una certa naturalezza e senza particolari problemi... Anche quando riguardano la raffigurazione dei luoghi di incontro per omosessuali...

O degli amori impossibili dello scritore Petronio...


D'altra parte non è che l'approccio "retrò" di ATTO D'ACCUSA sia poi cosi sorprendente: dopotutto lo sceneggiatore è quello stesso Giuseppe De Nardo che scrisse UCCIDETE CARAVAGGIO!, ovvero un ben noto fumetto Bonelli in cui venne profuso un certo impegno per non confermare che l'artista del titolo avesse tendenze omosessuali (CLICCATE QUI e QUI)...

Anche se poi Milo Manara è riuscito a fare persino peggio (CLICCATE QUI)...

Detto ciò una domanda sorge spontanea: LE STORIE è una serie che nel 2014 vendeva sulle 23.000 copie, e si sa che una serie Bonelli, per non chiudere, deve venderne almeno 20.000... Anche ammesso che le vendite si siano stabilizzate appena sopra il punto di pareggio (cosa di cui dubito), che senso ha proseguire su questa strada, che aveva ha già finito per dimezzare le vendite nel giro di due anni?

Forse sbaglio, ma la sensazione è che questa serie antologica sia studiata più per fare da parcheggio agli sceneggiatori e ai disegnatori della casa editrice, che non per conquistare un nuovo e più ampio pubblico potenziale interessato alle avventure a sfondo storico... Un pubblico che comunque esiste (ed è in aumento) e che, come ho detto prima, viene coltivato anche da numerosi serial televisivi di ultima generazione, e da vari fumetti francofoni (come MURENA e Le Aquile di Roma, appunto), che vengono proposti con crescente frequenza nel nostro paese... Tutte proposte che però rendono questo pubblico molto più esigente, "aperto" e intraprendente del lettore bonelliano classico... E questo è un dato di fatto di cui bisognerebbe tenere conto.

E in effetti, se LE STORIE non fosse una serie-parcheggio, davvero non si capirebbe il perchè di un approccio così datato e così attento ad assecondare il pubblico bonelliano "standard" (nel senso più vetusto del termine), soprattutto considerando che il suddetto pubblico è in costante diminuizione (anche solo perchè tende a non rinnovarsi man mano che le vecchie generazioni passano a miglior vita)... Certo c'è anche la possibilità che si tratti di una serie-parcheggio senza esserne consapevole, e che magari dall'editore sia davvero considerata un prodotto sperimentale e all'avanguardia, ma in quel caso la situazione sarebbe persino più preoccupante...

Ad ogni modo, stando così le cose, viene davvero da chiedersi che piega prenderanno gli eventi da qui a qualche anno... Quando certe scelte stilistiche e certe politiche editoriali, inevitabilmente, finiranno per non avere più sbocchi e non potranno più contare nemmeno su un minimo garantito di 20.000 lettori...

Appigliarsi con le unghie e con identi alla retorica conservatrice, tradizionalista, maschilista e velatamente omofoba che ha caratterizzato il fumetto italiano per tanti anni dove porterà?

Che succederà agli editori di fumetti che non sapranno rinnovarsi e che non sapranno guardarsi attorno? E a quelli che molto goffamente cercheranno di riprendere ambientazioni storiche di tendenza senza avere la minima idea di come sfruttarle in senso moderno?

Staremo a vedere.

E non dimenticare di partecipare alla votazione dei premi GLAD! Vota anche tu il fumetto italiano che ti ha deluso di più! Trovi tutte le informazioni CLICCANDO QUI.

5 commenti:

Francesco Osmetti ha detto...

Penso che mentire su fatti storici sia la cosa peggiore che si possa fare quando si vuole narrare una vicenda avvenuta in un certo periodo...
Comunque, come dici te, siamo abituati a ben altro nei telefilm e ormai l'ottica del pudore maschile fa ridere i polli. Probabilmente sanno a che tipo di pubblico si riferiscono (maschilista) e sperano di dotarli dell'immortalità per continuare a vendere, perché in questo modo non stanno facendo altro che allontanarsi dalle nuove generazioni, dai tempi e dal mercato.

Wally Rainbow ha detto...

Hai il dono della sintesi! Complimenti! E intervieni pure quando vuoi, che i commenti ai miei post sono sempre un mortorio :-/

Orlando Furioso ha detto...

I commenti ai tuoi post sono sempre un mortorio per colpa tua, Wally: scrivi articoli che "hanno già tutto dentro"! E' difficile aggiungere qualcosa di intelligente quando hai già detto tutto tu! :-))) (E' un super-complimento, eh! ;-) )
Scherzi a parte: io leggo ogni tuo articolo con estremo interesse e spesso - quasi sempre - cerco di diffonderlo, spesso tramite email di segnalazioni ad amici/che i/le quali apprezzano molto, ma magari non se la sentono di commentare, anche perché semplicemente non sono abituati/ea commentare i blog.
Inoltre tieni conto che, ad esempio nel mio caso personale, io non sarei (non sono...) assolutamente in grado di mantenere la pacatezza e l'obiettività, ma soprattutto la pacatezza, che contraddistingue i tuoi splendidi articoli. E come me tante altre persone che conosco, che hanno opinioni diciamo così "feroci" su determinate tematiche e su determinate case editrici e su chi ne decide la linea... Opinioni feroci, ma motivate. Io personalmente ho provato diverse volte a cominciare un commento a un tuo post mantenendomi pacato e non-aggressivo, ma francamente non ce la faccio e dopo poche righe "scoppio", e butto via tutto (non ho soldi per pagare eventuali avvocati :-) )
Un abbraccio e ancora complimenti per il prezioso lavoro che ci offri col tuo Blog!
Orlando

Wally Rainbow ha detto...

Ti prego,sfogati ogni tanto! :-) Grazie per il complimento, comunque :-) A volte con tutto questo silenzio ho proprio la sensazione che i miei post cadano nel vuoto :-)

Rickleone ha detto...

E rieccoci con un'altra rassegna di fumetti che potrebbero venire teletrasportati in un'edicola nel 1985 e nessuno ne noterebbe la differenza. Non solo per la storia, che fa venire il latte alle ginocchia, ma per gli inchiostri. Mamma mia siamo ancora fermi a quel chiaro-scuro superpiatto? Chi sono i poveracci che sprecano la loro bravura su tavole prive di dinamismo e colore? Questi hanno mai letto un manga per scoprire che meraviglie riescono a fare i giapponesi con bianco, nero e al massimo un paio di grigi intermedi?
So di ripetermi, ma davvero mi chiedo se questi qua hanno mai aperto un fumetto non-bonelli e abbiano visto dove sta puntando l'industria a livello globale. Basterebbe anche un giro su deviantart o tumblr per capirlo.
Ma va beh la battuta è un po' sterile. Si sta parlando di un immobilismo che coinvolge tutta l'industria dell'intrattenimento italiana, libri, TV, cinema, non solo il fumetto. Ricordo il serial marchiato mediaset Il XIII Apostolo, che pareva molto bello nell'idea preliminare, X-Files ma in salsa più paranormale che fantascientifica. Ma la sceneggiatura di una prevedibilità imbarazzante, clichè a non finire (famiglia ebrea terrorizzata da un dybbuk, gemelli telepatici, ragazze che si trasformano in vampiro dentro letti a baldacchino) i dialoghi copia-incolla, potevi capire dove andava a parare l'episodio già dal prologo pre-sigla. Sembrava che gli sceneggiatori fossero stati i primi a disprezzare il genere in cui la fiction si sarebbe andata ad allocare. A considerarlo un prodotto da ragazzini scemi. Un po' come Il Ragazzo Invisibile.
Davvero, pare, in generale, che qui si cerchi di copiare la forma dei grandi fenomeni esteri senza carpirne la sostanza, il nucleo che li rende così accattivanti, che smuove emozioni nello spettatore o nel lettore. Oppure considerano il pubblico di riferimento abbastanza idiota da non accorgersi che gli stai vendendo merce taroccata.

Poi beh, la permeante omofobia è solo uno degli aspetti di questa fossilizzazione italiana. In fondo il problema è che i maschi italiani vengono cresciuti troppo ossessionati dal sesso, e per un maschio etero essere favorevole o amichevole verso i gay viene preso per gay a sua volta.