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martedì 28 agosto 2018

CAMBIAMENTI?

Ciao a tutti, come va?

Un'altra estate si avvia verso la sua fase finale, e forse varrebbe la pena di fare un po' il bilancio della situazione, ad esempio per quel che riguarda la situazione del fumetto italiano. Giusto per capire quali potrebbero essere le tendenze del prossimo futuro. Anche se forse la parola "futuro", in questo caso, potrebbe non essere quella più indicata.

Cominciamo dall'annuncio della chiusura dell'ennesima collana storica di ristampe, quella cartonata, dedicata a Dylan Dog. Infatti col numero 75 e uno stringato comunicato (in perfetto stile "Posta del Cuore") è stata annunciata la chiusura del trimestrale Dylan Dog Super Book, che usciva in tutte le edicole dal 1997.

Non che la cosa debba sorprendere più di tanto (visto che anche la serie regolare vende sempre meno, e il ricambio generazionale dei lettori sta rallentando sempre di più), ma il fatto che le collane di ristampe (che tanto hanno contribuito alla fortuna dei personaggi cult di un certo fumetto popolare italiano) stiano chiudendo con sempre maggior frequenza è molto indicativo. Tant'è che il fenomeno riguarda anche le pubblicazioni disneyane: a partire da settembre, infatti, chiuderanno Disney Definitive Collection, Le Parodie Collection e - soprattutto - PK Giant ( a soli nove numeri da quella che sarebbe dovuta essere la sua naturale conclusione). Se non altro, in questo caso, su Facebook è stata data qualche spiegazione.... Relativa al progressivo abbandono dei lettori stessi.


Probabilmente quelli che fino a poco tempo fa erano considerati i muri portanti del fumetto italiano stanno iniziando a vacillare, e all'orizzonte non sembrano profilarsi dei degni sostituti. Anche quando si tenta fino all'ultimo di rilanciare dei personaggi più recenti, su cui si puntava molto (e sul quale si era anche investito tanto a livello economico). Esemplare è il caso di MORGAN LOST. Dopo una prima serie di 24 uscite nel classico formato "bonelliano" (seppur stampato in bicromia) è stato rilanciato in formato comic book a 64 pagine per nove uscite... E anche questo esperimento pare giunto al capolinea.

Dopodichè, pare, si tenterà la carta di una miniserie di due numeri che coinvolgerà anche Dylan Dog (sempre lui), che a quel punto sarà determinante per il futuro editoriale di un personaggio che, in effetti, fin da subito non è che promettesse molto bene (CLICCATE QUI).

Si parla poi di una nuova miniserie per Morgan Lost a partire dall'anno prossimo, però in questi casi non si capisce mai quanto queste scelte siano motivate da una reale intenzione di mandare avanti una serie e quanto siano motivate dal fatto che - essendo pianificate con anni di anticipo e avendo pagato in anticipo sceneggiatori, disegnatori e tutto il resto (coi quali peraltro si è firmato un regolare contratto) - si cerca minimizzare le perdite e di spremere lo zoccolo duro di lettori fino all'ultimo. Un po' quello che, si dice, sta avvenendo nel caso di ORFANI... Altra serie che doveva rivoluzionare il fumetto italiano, ma che si è ridotta a comparire sotto forma di miniserie sempre più brevi (e sempre meno seguite), fino ad arrivare agli attuali speciali che dovrebbero avere una periodicità annuale.

E questa è giusto la punta dell'iceberg.

Al che si potrebbe pensare che il problema sia nella crisi generalizzata del fumetto, nel fatto che i tempi sono cambiati e che questa forma di intrattenimento - in quanto tale - è destinata a non avere più il pubblico di una volta. Poi, però, succede che la rivista francese Livre Hebdo pubblichi la classifica delle tirature con cui verranno distribuiti i volumi a fumetti che debutteranno all'inizio dell'autunno in Francia, e i primi dieci li trovate elencati qui sotto...
  1. Blake et Mortimer vol. 25, Dargaud, 420.000 copie
  2. Lucky Luke vol. 80, Lucky comics, 400.000 copie
  3. Lou ! vol. 8, Glénat, 270.000 copie
  4. L’Arabe du Futur vol. 4, Alary, 250.000 copie
  5. Les vieux fourneaux vol. 5, Dargaud, 250.000 copie
  6. Les Légendaires vol. 21, Delcourt, 200.000 copie
  7. Les Nombrils vol. 8, Dupuis, 160.000 copie
  8. Les passagers du vent vol. 8, Delcourt, 150.000 copie
  9. Le chat pète le feu, Casterman, 150 000.000 copie
  10. Les Sisters vol. 13, Bamboo, 150.000 copie

Al di là dei grandi classici cult, tipo Lucky Luke, penso che sia interessante notare che in questa particolare classifica compaiono anche diversi titoli per ragazzi, come Les Sisters e Les Légendaires, che tra l'altro sono relativamente recenti (la prima e partita nel 2006 e la seconda nel 2004)... E ovviamente si parla di serie fresche e moderne, con risvolti leggeri e con palesi influenze manga sapientemente gestite (e spesso prepubblicate su periodici per ragazzi come Le Journal de Mickey o Spirou).


Quindi, forse, la prima cosa da chiedersi sarebbe quali sono le strategie che si applicano in Francia e non in Italia, e magari pianificare le mosse successive partendo da lì. Tuttavia la sensazione è che, nelle edicole sempre più desolate, nessuno voglia (o sia in grado) di fare i conti col fatto che per rinnovare il pubblico occasionale bisognerebbe prima di tutto rinnovare le idee, l'approccio e - probabilmente - anche il parco autori. Senza contare che, forse, potrebbe anche essere il caso di capire che il concetto di "giovane" e di "moderno" si applica prendendo come punto di riferimento l'anno in corso e il tempo presente.

Sembra una banalità, ma forse tanto banale non è.

Se ora siamo nel 2018, ad esempio, una collocazione temporale superiore a venti/venticinque anni fa è percepita come anacronistica, e  NON basta - da sola - a svecchiare idee e personaggi... Anche se, prendendo come riferimento un pubblico con un'età media abbastanza alta, ci si potrebbe illudere di avere "svecchiato" un personaggio trasformandolo da un reduce della Seconda Guerra Mondiale a un reduce della Guerra del Vietnam. E cioè realizzando quella che negli USA definiscono una banalissima retcon (contrazione di retroactive continuity, e cioè alterazione retroattiva degli eventi).

Forse qualcuno di voi avrà intuito che mi riferisco al rilancio di Mister No (storico personaggio Bonelli pubblicato dal 1975 al 2006, che viveva le sue avventure in Amazzonia fra il 1951 e il 1969), che verrà presentato in una serie dedicata alla sua giovinezza... Spostata in avanti di 25 anni per renderlo meno "datato", con la conseguente necessità di aggiornare il suo background militare... Presumo anche nell'ottica di renderlo più "spendibile" per i già annunciati progetti multimediali che dovrebbero coinvolgerlo (CLICCATE QUI).



In realtà potrebbe sembrare una trovata audace (come il nome dell'etichetta sotto la quale queste storie dovrebbero comprarire), ma a ben guardare non si capisce bene dove si voglia andare a parare. Nel senso che "attualizzare" un personaggio del genere facendogli vivere le sue avventure dalla fine degli anni Sessanta in poi può risultare intrigante giusto per gli ex giovani degli anni Sessanta/Settanta (e forse Ottanta, vista tutta la cinematografia sul Vietnam prodotta in quel periodo)... E cioè per buona parte dello zoccolo duro dei lettori della casa editrice... Che magari potranno essere ulteriormente spremuti, ma che di certo non determineranno un rinnovamento (o un ampliamento) reale del pubblico della casa editrice.

Men che meno fra i giovani.

D'altra parte se, negli USA, le origini di Iron Man sono state posticipate al punto da fargli progettare la sua prima armatura mentre era prigioniero dei Talebani in Afghanistan (e quindi parliamo di un conflitto iniziato nel 2001 e ancora in corso), un motivo ci sarà. E infatti quell'idea è stata ripresa, in parte, anche nei film...

Ad ogni modo penso che il caso di Mister No (al secolo Jerry Drake) sia interessante anche sotto altri punti di vista. Anche perchè adesso il pubblico potenziale è molto più attento ai dettagli rispetto al passato, e comunque questo progetto dovrebbe tenere maggiormente conto - rispetto al passato - di vari aspetti del contesto storico/geografico in cui si muove il personaggio. Soprattutto nell'ipotesi di renderlo davvero interessante per il mercato internazionale.

Anche perchè altrimenti c'è il rischio di renderlo inverosimile, poco credibile e - soprattutto - poco coinvolgente per un pubblico che non si accontenta di poco (e che è sempre più numeroso).

E in effetti le tavole mostrate in anteprima, quelle ambientate in Vietnam, ce lo mostrano in compagnia di commilitoni candidi come mozzarelle, quando in realtà il conflitto in questione era stato combattuto da una grande percentuale di ispanici e afroamericani (anche perchè non avevano la possibilità di farsi esonerare con la scusa del College, ad esempio). Ovviamente non posso basarmi su tre sole tavole per trarre delle conclusioni al riguardo, ma qualcosa mi dice che se un dettaglio così importante è stato trascurato potrebbero esserci anche altre lacune non da poco.

Anche perchè questa miniserie (prevista in sei uscite in edicola, e in tre in libreria), racconterà le vicissitudini di Mister No prima della sua esperienza in Amazzonia, ed è prevista una buona parte della vicenda ambientata a San Francisco...

Ora: già nel 1964 la rivista LIFE definì San Francisco come "la capitale gay d'America", visto che la città era diventata una specie di terra promessa per tanti omosessuali arruolati in marina che - dopo la Seconda Guerra Mondiale - non volevano più rientrare nei loro paesini sperduti, e la sua fama "gay friendly" si era ulteriormente rafforzata con l'arrivo della cultura beat e con altri movimenti culturali/giovanili/alternativi (e mediamente molto permissivi dal punto di vista sessuale) che in quella città avevano trovato un terreno molto fertile. E infatti, prima ancora della rivolta dello Stonewall Inn a New York, San Francisco aveva già le sue associazioni gay per la tutela degli esercenti gay e degli omosessuali che vivevano in condizioni disagiate... Per non parlare dei locali più equivoci e della vita notturna della città. Qui sotto potete vedere alcuni filmati d'epoca, che ovviamente non ne parlavano granchè bene.
Quindi la domanda è: in qualche modo la presenza di Mister No nella San Francisco degli anni Sessanta lo metterà a confronto anche con questa realtà, oppure la questione verrà completamente ignorata?

In effetti questi sarebbero tutti spunti molto interessanti per svecchiare e vivacizzare l'immagine di questo personaggio, nonchè per rendere le sue vicende più intriganti e verosimili, e più invitanti per eventuali produzioni internazionali... Però ho come il vago sospetto che il peso del pubblico di riferimento della casa editrice (e il peso della sua impostazione narrativa) sarà tanto e tale che, alla fine, l'approccio a tutto il progetto sarà estremamente tradizionale e sobrio. E soprattutto a prova di lettore bonelliano standard. Nonostante l'etichetta "Audace" che comparirà in copertina.

Anche se poi, siccome tutto è relativo e parliamo di una casa editrice molto autoreferenziale, sicuramente chi di dovere sarà convinto di avere realizzato un prodotto "di rottura". E magari la "rottura" ci sarà davvero, se si prendono come riferimento i lettori fra i cinquanta e i settant'anni. Il problema è che non dovrebbero essere loro il punto di riferimento principale. Non se si vuole uscire dalla situazione di stallo in cui il fumetto italiano si è andato a cacciare da alcuni decenni.

La stessa situazione che - evidentemente - ha spinto la Hachette a sperimentare sul territorio nazionale una collezione di statuine dedicate a Diabolik, anche se la popolarità del personaggio è in caduta libera da decenni...

Evidentemente il fumetto italiano non offriva altri personaggi altrettanto iconici a cui dedicare una collezione di questo tipo. Il che è tutto dire (soprattutto considerando che i personaggi ricorrenti di questo fumetto sono davvero pochissimi, e hanno quasi tutti un'aria estremamente anonima)...

Però le cose stanno così, a quanto pare, e sembra che nonostante tanti schicchiolii e tanti segnali che diventano sempre più inequivocabili si continuino a commettere gli stessi errori... E a mantenere le stesse abitudini.

Se le cose continueranno ad andare in questo modo, e si evolvono con rapidità crescente, cosa succederà da qui a una decina d'anni?

Vedremo un po'.

Alla prossima.


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