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giovedì 30 agosto 2018

NODI AL PETTINE...

Ciao a tutti come va?

Come saprete, se seguite il mondo del fumetto americano, la MARVEL e la DC sono storicamente in competizione, e hanno una certa tendenza a scopiazzarsi le idee e le strategie di marketing. Neanche tanto tempo fa vi avevo parlato del processo di "sbiancamento" del figlio di Batman (CLICCATE QUI) e oggi mi ritrovo a parlare del ritorno alle origini della mutante Psylocke... Che, dopo trent'anni passati nel corpo di una ninja asiatica, da questo mese riprende le sue fattezze originarie di modella britannica coi capelli viola...
Betsy Braddock debuttò nel lontano 1976 nelle avventure (create dalla Marvel inglese) di Captain Britain (che in Italia è sempre stato tradotto -  erroneamente - come Capitan Bretagna, e non Britannia, ma questa è un'altra storia), di cui era la sorella biologica. Col passare del tempo si scoprì che era una mutante dotata di poteri telepatici e negli anni Ottanta finì per far parte degli X-Men. Poi, nel 1988, a seguito di un'avventura in cui gli X-Men sembrarono sacrificare la propria vita, venne ritrovata con le fattezze di una ninja asiatica. In seguito si chiarì che c'era stato uno scambio mentale con una letale assassina di nome Kwannon (la quale aveva ereditato il corpo originale di Betsy, per poi morire), e da quel momento in poi Psylocke si era adeguata al suo nuovo look... Così come il suo pubblico. Tant'è che nei film degli X-Men è stata interpretata dalla modella di origini cinesi Olivia Munn, senza peraltro che si accennasse ad un suo eventuale passato britannico.

Se non che, dopo trent'anni, si è pensato bene di fare rientrare il personaggio nel processo di "pulizia etnica" che sta investendo la MARVEL ultimamente. Presumibilmente per assecondare le spinte dall'alto di cui ho parlato spesso anche in questo BLOG (CLICCATE QUI per i dettagli). Personalmente ero molto affezionato alla primissima versione di Psylocke, ma non nego che questo ritorno alle origini dopo trent'anni, e in questo particolare periodo storico, mi risulti abbastanza opportunistico e persino un po' odioso.

La cosa interessante, comunque, è che nel 2017 - l'anno in cui la MARVEL ha cominciato a seguire di più una linea d'azione in sintonia con gli ideali dell'attuale amministrazione americana - le vendite degli albi sono crollate del 10% e quelle dei volumi dell'8%... Quindi viene il sospetto che questa strategia non sia esattamente un toccasana, anche se l'intenzione è di continuare in questa direzione.

Certo poi si può dare la colpa alle nuove tecnologie e alle produzioni cinematografiche e televisive che cannibalizzano il pubblico (CLICCATE QUI), però viene il sospetto che il discorso sia più complesso.

Anche perchè le tematiche nuove, potenzialmente, possono attirare un pubblico più differenziato e anagraficamente più giovane, mentre l'approccio tradizionale è quello che va per la maggiore fra gli ex adolescenti degli anni Ottanta e Novanta, che evidentemente si sentono molto legati ad un determinato tipo di contenuto. Al punto da aggregarsi per esprimere il loro dissenso e contribuire a fare pressione su autori e case editrici, mettendo insieme un vero e proprio movimento che - a quanto pare - trova una sponda nello sdoganamento di un certo atteggiamento intollerante da parte dell'attuale classe politica statunitense.

Ovviamente sto parlando del cosiddetto movimento ComicsGate, di cui ultimamente si sta discutendo molto... E che, a quanto pare, sembra che a sua volta stia portando alla nascita di un movimento anti ComicsGate. Siccome la storia è molto interessante ve la riporto qui di seguito.

Che ci crediate o no, secondo alcuni studiosi del fenomeno (CLICCATE QUI), pare che tutto sia partito da Milo Manara (!). O meglio: dalle critiche ricevute dalla sua famosa copertina di Spider-Woman del 2014, accusata di sessismo per via della posizione sensuale de soggetto, resa ulteriormente compromettente dal costume aderentissimo. All'epoca ne avevo parlato anche io (CLICCATE QUI).

Fatto sta che quell'episodio, probabilmente, mise in evidenza che era in atto un cambiamento nel modo di concepire i fumetti americani e la rappresentazione delle donne (e delle minoranze) al loro interno. Inizialmente il dibattito si incentrò sulla questione della censura, della libertà artistica e della repressione sessuale, tant'è che molti artisti reagirono sfruttando l'arma dell'ironia... Come fece Frank Cho con i suoi "omaggi" alla copertina di Manara (CLICCATE QUI). E in quel momento sembrò che effettivamente il fumetto americano stesse prendendo una piega eccessivamente politically correct, censurando certi tipi di copertine e di contenuti, tanto da legittimare un certo tipo di reazione a difesa si una maggiore libertà espressiva...

Che però le cose non stessero esattamente così si è capito più avanti. Prima nel 2015, in occasione di una variant cover di Batgirl 41, quando a seguito delle proteste dei lettori l'editore decise di ritirarla... In quanto troppo misogina e celebrativa della violenza sulle donne. E a quel punto si fece avanti uno schieramento di lettori che rivendicava il diritto di pubblicare copertine che lanciassero anche messaggi di questo tipo...

Poi, nel 2016, è accaduto che l'autrice di una miniserie di Mockingbird per la MARVEL, Chelsea Cain, è stata costretta a chiudere il suo profilo Twitter a causa di tutti i messaggi di odio che le erano pervenuti dopo che aveva fatto indossare alla protagonista una maglietta con una scritta femminista... E per giunta in copertina!

Che si stesse iniziando a delineare uno scenario un po' particolare, in cui si faceva molta confusione fra la critica all'eccesso di politically correct e le rivendicazioni dei lettori più reazionari, contrari ai fumetti favorevoli all'emancipazione di donne e minaranze, divenne chiaro successivamente, e più precisamente nel luglio del 2017. Le impiegate della MARVEL decisero di scattare un selfie per celebrare l'eredità simbolica e morale di Flo Steinberg, che era morta il 23 luglio e per anni fu l'UNICA donna a lavorare nella redazione della neonata MARVEL COMICS.

Per qualche motivo la condivisione di questa foto scatenò il fronte dei lettori conservatori, che si prodigarono in una quantità di insulti e commenti denigratori che lasciavano poco spazio ad eventuali dubbi sulla loro vocazione misogina. A quanto pare i social avevano dato modo a questo fronte di compattarsi e di incitarsi a vicenda. Tanto da ritrovarsi con un nome, ComicsGate appunto, che richiamava un movimento simile nato nel mondo dei videogiochi nel 2014, il GamerGate, e raccoltosi spontaneamente attorno all'Hashtag "GamerGate" (che legittimava chi si accaniva contro le posizioni ritenute troppo progressiste e politically correct nel mondo dei videogiochi).

A quanto pare il ComicsGate è qualcosa di molto simile, nato sui social e diventato via via più presente nelle discussioni pubbliche di settore. Tant'è che adesso ha anche un proprio logo ufficiale e dei siti specializzati di riferimento (come QUESTO).
E ovviamente questo movimento non ha un atteggiamento denigratorio e repressivo solo contro le donne, ma anche nei confronti di tutte le minoranze e verso coloro che - nell'industria del fumetto americano - hanno un atteggiamento troppo inclusivo nei loro confronti. E ovviamente non tollera che i fumetti offrano un punto di vista progressista in senso generale.

Tant'è che i suoi adepti hanno elaborato, nel tempo, vere e proprie liste nere di autori e fumetti da boicottare.

La cosa interessante è che, strada facendo, diversi autori di fumetti e nomi rappresentativi nella critica si sono schierati (più o meno orgogliosamente) dalla parte del ComicsGate, diventandone i portabandiera dalle loro pagine social e dai loro canali youtube (come Richard C. Meyer, che con il suo canale DIVERSITY & COMICS su Youtube - e i suoi 87.000 iscritti - è diventato di fatto il portavoce e il catalizzatore del movimento).

Il principale rappresentante del ComicsGate fra gli autori, invece, sembra che sia diventato Ethan Van Sciver, che lo scorso febbraio ha scritto tanti e tali post di estrema destra sui propri profili social, da spingere la DC Comics ad emanare delle linee guida per il comportamento dei propri dipendenti su internet. E questo, ovviamente, lo ha reso un martire della causa.

E guardacaso da quando è diventato ufficialmente un vate del ComicsGate, Ethan Van Sciver, ha cominciato a sfruttare il crowdfunding per pubblicare direttamente i suoi lavori. Ad esempio: a luglio si è conclusa la sua campagna su Indiegogo per la pubblicazione di Cyberfrog (un fumetto di 48 pagine), grazie al quale ha raccolto più di 500.000 dollari, e cioè oltre il 6000% dell'obbiettivo che si era prefisso! Se non ci credete CLICCATE QUI. Oltre 500.000 $ per il debutto di una rana cyborg in 48 pagine... Non male!

E non è nemmeno un caso isolato nel mondo dei disegnatori che sostengono il ComicsGate. Mitch Breitweiser, fra gli altri, con Red Rooster (60 pagine) ha raccolto 166.000 dollari (oltre il 1000% di quanto gli serviva). Sicuramente saranno tutti autori bravissimi, però a questo punto viene il sospetto che siano anche molto furbi, e che abbiano scoperto che questa storia del ComicsGate può rivelarsi una pentola d'oro.

Ad ogni modo, come vi dicevo, sembra che adesso i sostenitori del ComicsGate abbiano passato il segno, e forse si sta iniziando a costituire anche un fronte anti ComicsGate.

Tutto è partito da un sostenitore del movimento, che su Twitter si firma GromComix, che ha ascoltato un'intervista al fumettista Billy Tucci (che probabilmente, essendo il creatore della scosciatissima bad girl Shi è molto amato dal ComicsGate...) in cui accennava all'esistenza di un'altra intervista, rilasciata da Darywn Cooke... In cui l'autore avrebbe espresso un parere negativo sull'omosessualità nei fumetti.

Darywn Cooke (1962-2016), anni fa, aveva detto che non sopportava l'idea che tanti personaggi dei fumetti diventassero omosessuali per convenienza, e così GromComix aveva scritto su Twitter che se Darywn Cooke fosse ancora vivo avrebbe sicuramente sposato la causa del ComicsGate.

Peccato che, prima di tutto, Darywn Cooke avesse sposato una donna. E infatti non appena la sua vedova Marsha (qui sotto vedete i due assieme, in una fiera inglese del 2015) è venuta a sapere di questa storia è intervenuta su Twitter dicendo, in sintesi, che quelli del ComicsGate erano un branco di asini e che suo marito si riferiva al fatto che non gli piaceva l'idea che dei personaggi importanti cambiassero orientamento sessuale per una questione di marketing. Ha poi aggiunto che per lui l'omosessualità - o l'integrazione delle minoranze - non era assolutamente un problema, e che avrebbero fatto meglio a rispettare la sua memoria.

Non l'avesse mai fatto!

A quel punto quelli del movimento ComicsGate si sono coalizzati contro di lei riversandole addosso tutto il loro livore.

Però, a quel punto, è successo qualcosa di inaspettato...

Diversi autori, tra cui molti amici di Darywn Cooke, hanno deciso di ribellarsi e di iniziare a reagire. Alcuni, come Jeff Lamire (CLICCATE QUI), hanno lanciato un vero e proprio appello dai loro blog e dai loro social.

Su Twitter Jeff Lamire ha proprio scritto: «Il ComicsGate si basa sulla paura, sull’intolleranza, sul bigottismo e sulla rabbia. I giovani fumettisti di oggi sono troppo talentuosi, intelligenti e rumorosi per essere battuti da questi deboli individui. Dobbiamo iniziare a difenderci a vicenda».

Altri nomi storici, come Bill Sienkiewicz, sulla loro pagina Facebook hanno scritto lunghi e incazzatissimi post, e proprio su quello scritto da Bill Sienkiewicz (CLICCATE QUI) si legge, fra le altre cose, che «I fumetti non sono un club per soli uomini. I fumetti non sono un club con scritto “vietato entrare ai (inserite qualsiasi gruppo etnico, religioso, preferenza sessuale, gender)”».

Niente male.

Comunque, a partire dallo scorso sabato, i profili Twitter di tantissimi autori di fumetti americani hanno iniziato a condividere questo messaggio (lanciato dallo sceneggiatore Tom Taylor):

"Io credo che i fumetti siano per tutti.
Che non debbano essere una scusa per aggredire e odiare il prossimo.
Non ci deve essere posto per omofobia, transfobia, razzismo o misoginia fra chi parla di fumetti."


Esemplare, direi.

E qualcosa mi dice che siamo solo all'inizio di un muro contro muro che sicuramente avrà ancora degli sviluppi in futuro.

E ovviamente vi terrò aggiornati su questo blog.

Alla prossima.

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3 commenti:

H P L ha detto...

Bello il mondo, si crede di andare avanti e invece... ma il gamergate è l'associazione che condannò la posa """sessista""" di Tracey nella prima versione di Overwatch? Non mi stupisco della demenza di quelli del comicsgate...
Che poi, se davvero Cooke fosse stato razzista/sessista/omofobo, come spiegano il fatto che Silhouette (Ursula Zandt) è ebrea e lesbica? (Minutemen, uno dei pochi fumetti che (seppur muoiono tutti i personaggi omosessuali) non mi è sembrato affatto "conservatore" - cioè, come dici spesso anche tu a proposito dei bonellidi, volto a dire, tra le righe, "i personaggi omo qui ci sono, e fanno una brutta fine, quindi sta attento a diventare gay..."


Uccidetemi, ma devo dirlo comunque... la copertina di Manara fa abbastanza schifo, dai... ;)

Wally Rainbow ha detto...

La copertina di Manara è urenda e oggettivamente volgare (oltre che anatomicamente mostruosa), ma io ho sempre amato il costume originale di Spider-Woman... Mi dava molto quell'idea di emancipazione sessuale anni Settanta :-)

H P L ha detto...

La cover di Mockingbird però è figa :3