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lunedì 12 maggio 2008

LA CURIOSITA' DI OGGI

Oggi volevo risolvere un dubbio che probabilmente è venuto a tutti quelli che hanno cercato di approfondire la storia dei fumetti gay su internet. Da qualche parte vengono indicati come gay comics, da qualche altra parte come gay comix, mentre altrove si dice che queste due parole sono sinonimi. Qualcuno penserà che sono sottigliezze, ma tanto sottigliezze non sono, visto che questi misteri contribuiscono a generare attorno al mondo dei fumetti gay quell'odioso alone di nebbia perenne che tende ad accompagnarli da sempre. Comunque uno dei propositi di questo blog è anche quello di dirvi quello che nessuno vi ha mai detto, quindi sarò ben felice di dissipare le tenebre che avvolgono questa annosa questione (^___^). Allora...Tutto cominciò negli Stati Uniti negli anni 50, quando a seguito della "caccia alle streghe" scatenata contro i comics (cioè i fumetti), ritenuti i responsabili delle condotte deviate dei giovani, venne istituito il Comics Code Authority. Si trattava di un organo censorio che avrebbe regolato i contenuti di tutti i comics pubblicati negli Stati Uniti e distribuiti nei canali regolari (che negli Stati Uniti erano i supermarket e le edicole). Il Comics Code vegliava sui contenuti, che dovevano essere moralmente sani e non dovevano toccare e/o rappresentare graficamente argomenti ritenuti inappropriati, come ad esempio il sesso e l'omosessualità. Quando però arrivarono gli anni 60, e più avanti gli anni 70, la rivoluzione culturale e la liberalizzazione dei costumi crearono una nuova generazione di autori che non volevano sottostare al Comics Code, mirando a temi adulti e senza vincoli. Questi fumetti non erano distribuiti attraverso i canali ufficiali statunitensi, ma negli headshop, cioè i negozi che si rivolgevano agli hippy (perlomeno fino a quando il presidente Reagan li fece chiudere tutti, dopodichè il loro ruolo venne ereditato dai comic-shop, cioè le nostre "fumetterie"). Il loro commercio attraverso canali così particolari e "nascosti" fece in modo che venissero soprannominati underground comics (cioè fumetti sotteranei), anche se spesso venivano chiamati semplicemente comix (per differenziarli dai comics ufficiali). Siccome anche i fumetti a tema gay non venivano distribuiti presso i canali ufficiali, ma attraverso i negozi e i locali che si indirizzavano al pubblico gay, si iniziò a chiamarli gay comix. Quando il fumettista Howard Cruse, nel 1980, fondo la prima rivista antologica dedicata ai fumetti GLBT americani la chiamò proprio GAY COMIX, ufficializzando definitivamente questo termine. Di questo magazine aperiodico uscirono solo 25 numeri in 18 anni, presentando peraltro tantissimi autori destinati a una brillante carriera, ma è indicativo che il numero 14 del 1993 sia stato l'ultimo che ha usato il titolo GAY COMIX in copertina. Dal numero successivo la rivista è diventata GAY COMICS, confermando che i tempi erano cambiati e che i fumetti gay non erano più qualcosa da smerciare quasi di nascosto. Siccome questo pezzo di storia del fumetto in Italia è stato praticamente ignorato, e a suo tempo nessuno si interessò a una sua traduzione nel nostro paese, a corredo e di seguito di questo post inserisco qualche copertina di GAY COMIX, giusto per darvi un'idea della fucina di idee che ha rappresentato. C'è da dire una cosa: calcolando che generalmente l'Italia coglie gli stimoli culturali con un ritardo medio di qualche decennio, forse oggi i tempi sarebbero maturi per realizzare una rivista come GAY COMIX anche nel nostro paese. Il problema è che, oltre ad un clima culturale non proprio favorevole, da noi non esiste un circuito di negozi per gay alternativo ai classici canali di distribuzione dei fumetti (ovvero edicole e fumetterie). Su tutto il nostro territorio nazionale i negozi di questo tipo probabilmente non superano la ventina e sono tutti concentrati al centro nord. Forse si potrebbero usare i sexy-shop, ma la vedo molto improbabile visto che si rivolgono a una clientela prettamente eterosessista e prettamente priva di interessi culturali, quindi i gestori semplicemente si rifiuterebbero di vendere certe cose. Rimarrebbero le fumetterie, ma anche in quel caso per tanti non sarebbe facile farsi avanti in un ambiente prettamente "etero". Forse l'unica scappatoia potrebbe essere usare internet...Mhhh...E se qualcuno mettesse in piedi qualcosa di simile e si convenzionasse con qualche negozio online??? Mhhh...Certo è che ci vorrebbero le persone disposte ad aquistare online i suddetti fumetti. Voi lo fareste?





3 commenti:

Anonimo ha detto...

Bhè dai se uno non vuole che fumetti di questo tipo arrivino a casa dopo che li ha acquistati sul web può sempre richiedere il fermoposta al suo officio postale di fiducia ;-)

Ulisse ha detto...

E distribuirli come si fa con Pride o Clubbing?

Wally Rainbow ha detto...

Distribuire fumetti in discoteche, saune e simili gratis chiedendo sponsorizzazioni ai locali? Bisognerebbe che qualcuno accettasse di fare un notevole investimento iniziale e purtroppo penso che mecenati di questo tipo scarseggino...Non foss'altro perchè nel nostro paese manca la cultura del fumetto, tantopiù negli ambienti gay, e soprattutto negli ambienti gay danarosi.