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martedì 21 giugno 2011

MA GUARDA UN PO'...

Ciao a tutti e ciao a tutte, come va?
Siccome vi voglio bene e ci tengo che prepariate con il giusto anticipo i vostri viaggi culturali, per prima cosa oggi vi segnalo che è stata ufficializzata la prima mostra collettiva di bara manga e bara illustrations sul suolo francese. La mostra si terrà dal 21 al 26 ottobre 2011 presso la Galerie Brugier-Rigail di Parigi (per maggiori informazioni CLICCATE QUI), e dovrebbe ospitare un centinaio di opere di artisti di ieri e di oggi (come il compianto Sadao Hasegawa, di cui avete un assaggio qui sotto). Sicuramente si tratta di un'occasione molto ghiotta per recuperare una buona fetta di arte e fumetto gay che in occidente si sono fatti conoscere solo in anni recentissimi e in maniera abbastanza lacunosa. E questo avviene senza dubbio anche grazie alla crescente popolarità dei bara manga, che con internet stanno diventando sempre più popolari e stanno facendo crescere l'interesse verso tutta la produzione artistica gay del Sol Levante. Tra l'altro nel comunicato stampa della mostra leggevo che gli ultimi dati danno il mercato dei manga a tema gay in forte espansione, tant'è che l'anno scorso sarebbe arrivato a fatturare ben 256.000.000 Yen, che sarebbero qualcosa come 180.000.000 di euro!
Sembra uno sproposito, vero? Eppure considerando che ogni anno i manga giapponesi nel complesso fatturano qualcosa come 2.300.000.000 di euro non dovrebbe stupire... Anche se devo ammettere che pensare a simili cifre fa girare la testa, soprattutto pensando che siamo in piena crisi economica globale e che sono relative al solo mercato dei fumetti. Evidentemente in Giappone, che pure è all'avanguardia dal punto di vista della tecnologia, i manga continuano ad essere una forma di intrattenimento estremamente popolare. Probabilmente perchè, a differenza di quanto avviene con i fumetti di altri paesi, i manga giapponesi cercano sempre di centrare i gusti del loro pubblico di riferimento, fregandosene delle critiche, delle pressioni dall'alto e dei facili moralismi... Un po' il contrario rispetto a quanto accade col fumetto popolare italiano, insomma, dove tutti gli editori stanno molto attenti a non urtare nessuno anche al di fuori della propria nicchia di mercato, e a non spingersi troppo in là con i loro personaggi...
Comunque, tornando a parlare di manga e bara manga, ultimamente leggevo anche che il genere bara sta iniziando a coinvolgere anche un numero crescente di ragazze, al punto che gli editori giapponesi hanno iniziato a sviluppare un nuovo sottogenere di manga, più vicino ai gusti femminili e al tempo stesso abbastanza fedele ai canoni del bara manga classico... E a quanto pare questo genere ha già un nome: gachi muchi boys love (che nasce dall'incrocio delle parole gacchiri, muscoloso, e muchimuchi, ciccioso). Chi l'avrebbe mai detto?Da quel che ho capito questi manga un po' ibridi cercano di coniugare l'estetica bara con le esigenze tipiche del pubblico dei BOYS LOVE per ragazze, e i primi risultati sono tuttosommato interessanti (anche se in effetti sembrano ancora abbastanza acerbi). A quanto pare, perlomeno in Giappone, il pubblico femminile dei BOYS LOVE sta dimostrando una certa elasticità e non si sente più vincolato come una volta ai rigidi schemi dei BOYS LOVE tradizionali (che di fatto erano un sottogenere dei manga per ragazze anche dal punto di vista grafico)... O forse, più semplicemente, vuole provare qualcosa di nuovo...
In ogni caso devo ammettere che, dopo anni e anni di BOYS LOVE intesi nel senso più tradizionale del termine, fa un certo effetto vedere personaggi dai lineamenti più realistici e maschili, che magari sfoggiano anche baffi e pizzetto e che sfidano il tabù della peluria ascellare...
D'altra parte il mondo va avanti, e sicuramente il mondo dei manga gay ci riserverà nuove sorprese in futuro. Tuttavia la cosa davvero interessante del fenomeno bara è che è in espansione pur nascendo ad uso e consumo del solo pubblico omosessuale, tant'è che a tutt'ora viene distribuito quasi esclusivamente nei gay shop giapponesi... Con buona pace di chi passa in Giappone e si stupisce di non trovare manga di questo tipo nelle fumetterie tradizionali (che magari hanno interi piani dedicati ai BOYS LOVE o agli HENTAI, i manga porno etero).
Evidentemente tutto questo nasce anche dalla tradizionale esigenza di anonimato dei gay giapponesi, che pur non dovendo subire condanne religiose devono fare i conti con la riprovazione sociale di una cultura fortemente maschilista. D'altra parte è anche vero che, se un turista occidentale va in Giappone senza avere familiarità con la realtà gay locale, molto difficilmente si imbatterà in un gay shop, visto che nella maggior parte dei casi queste attività commerciali non hanno vetrine sulla strada, ma nel migliore dei casi delle insegne esterne (in giapponese) che ne indicano la presenza all'interno di edifici pressochè anonimi, magari al decimo o al ventesimo piano. Che io sappia ci sono pochissime eccezioni, come lo storico gay shop Lumière di Tokyo (che vedete nelle foto qui sotto).
Eppure i bara manga rappresentano un mercato in espansione, e forse questo vuole dire che lentamente la comunità gay nipponica sta raggiungendo nuovi livelli di emancipazione... E questa, tra l'altro, potrebbe anche essere una buona occasione per far capire una volta per tutte che la rappresentazione dell'omosessualità nei BOYS LOVE è una cosa, mentre un manga che considera il punto di vista gay è tutt'altro genere di prodotto...
Tutto questo arriverà ad avere delle ripercussioni anche in Italia, dove notoriamente le informazioni e le tendenze si diffondono con un certo ritardo strutturale? Difficile dirlo... Qualche segnale positivo c'è già stato, e se qualche anno fa parlavo di bara manga su Gay.It suscitando ancora un certo stupore, adesso noto che il termine sta iniziando a farsi conoscere un po' di più. Merito di internet, presumo, visto che a tutt'oggi in Italia è stato pubblicato un solo bara manga (l'antologia RACCONTI ESTREMI di Gengoroh Tagame), mentre quello annunciato da RENBOOKS sta ancora aspettando l'ultimo nulla osta dai giapponesi per andare in stampa. Devo ammettere che sono molto curioso di vedere se, con questi presupposti, gli organizzatori della mostra parigina riusciranno a portarla anche a Milano come hanno annunciato. Nel qual caso sarò felice di annunciarlo su questo BLOG.
Ciao e alla prossima.

2 commenti:

Fabrizio MAZZOTTA ha detto...

L'indiizzo corretto della galleria Brugier-Rigail è:
http://www.artpartnergalerie.com
o anche
http://www.artpartnergalerie.com/index2.htm

A Tokyo , nel quartiere Shinjuku, ci sono diverse librerie con materiale gay ( specialmente, com'è ovvio, nel quartiere gay). Tuttavia non escludo che ne esistano molte altre nascoste agli occhi di un "gajin", come avviene per altri locali.

Wally Rainbow ha detto...

Grazie per la segnalazione e per la testimonianza :-)