Ciao a tutti, come va?
Come forse saprete si è appena celebrato, a Los Angeles, il Gala degli Academy Awards, meglio noto in Italia come la Cerimonia della Notte degli Oscar. E se avete seguito l'evento potreste sapere anche che l'unico nome italiano citato sul palco è stato quello di Sara Pichelli, la fumettista a cui viene riconosciuta la maternità grafica di Miles Morales, lo Spider-Man "etnico" che era al centro del film di animazione che quest'anno ha ottenuto il prestigioso riconoscimento, e cioè Spiderman: un nuovo universo.
Quando il regista Peter Ramsey è salito sul palco per ritirare il premio la prima cosa che ha detto è stata proprio: “Sara Pichelli ha creato il personaggio di Miles, ha fatto il lavoro pesante, poi per noi è stato facile portarlo sullo schermo”... Quindi tanto di cappello.
La cosa interessante è che il giorno dopo si sono sprecati i soliti titoloni in stile "ha fatto vincere anche l'Italia" (CLICCATE QUI) e "vince anche l'Italia!" (CLICCATE QUI)... Quando in realtà, se fosse stato per l'Italia, Sara Pichelli agli Academy Awards non sarebbe mai stata nominata nemmeno per errore.
Nel senso che la carriera di fumettista di Sara Pichelli ha preso il volo dopo che, avendo alle spalle una solida esperienza nel campo degli storyboard (e un diploma alla Scuola Internazionale di Comics di Roma) e la pubblicazione di una storia (nell'antologia Sesso col coltello della piccolissima casa editrice Cut-Up), ha deciso di partecipare ad un contest della Marvel per la ricerca di nuovi talenti in tutto il mondo, il Chesterquest 2008, che alla fine vide trionfare ben dodici disegnatori italiani!
Marco Turini, Vincenzo Cucca, Antonio Fuso, Matteo Lolli, Jacopo Camagni, Marco Castiello, Matteo Scalera, Serena Ficca, Michele Bertilorenzi, Tomas Bennato, Matteo De Longis e - appunto - Sara Pichelli... Che nel 2011 avrebbe ideato Miles Morales...
Da notare che i vincitori, in tutto il mondo, furono 27 (CLICCATE QUI)... Quindi gli italiani vincitori furono quasi la metà. A riprova del fatto che i talenti italiani, quando si parla di fumetto, esistono e magari dovrebbero essere valorizzati meglio anche in patria.
Quindi, ricapitolando: abbiamo una disegnatrice che - fondamentalmente - ha iniziato la sua brillante carriera tramite un'opera di scouting della MARVEL americana. Una disegnatrice che, probabilmente, in un'altra epoca sarebbe stata costretta a emigrare per tentare la sorte negli USA (internet fa la differenza) e che ha fatto la sua fortuna dopo aver ideato la versione "etnica" di Spider-Man...
Una ragazza che, tra l'altro, nell'agosto 2011 era balzata agli onori della cronaca internazionale perchè aveva dichiarato a USA Today che in un futuro non troppo lontano uno
Spider-Man di colore o gay sarebbe potuto essere considerato
assolutamente normale... Una dichiarazione che da qualcuno fu
interpretata come una fuga di notizie su Miles Morales, ma che la MARVEL
si affrettò a smentire... E il mese successivo senti persino la necessità di spedire una mail di raccomandazioni alla SONY, per evitare che magari prendesse qualche spunto di troppo (trovate i dettagli CLICCANDO QUI).
Se, per assurdo, fosse rimasta a lavorare per qualche editore italiano, magari su qualche personaggio particolarmente popolare da noi, e qualche giornalista si fosse degnato di farle qualche domanda (anche se era una semplice disegnatrice, e per giunta donna e under 50), e lei avesse risposto qualcosa di simile... Cosa pensate che sarebbe successo? E quali ripercussioni avrebbe potuto avere la sua carriera?
Ovviamente la storia non si fa con i se e con i ma... Però credo che varrebbe la pena riflettere un attimo su certi dettagli, soprattutto alla luce di tante dichiarazioni entusiastiche a proposito della vittoria dell'Italia alla notte degli Oscar...
Anche perchè mentre Sara Pichelli - la disegnatrice gay friendly dello Spider-Man ispanico - incassava il plauso per il suo contributo grafico al film vincitore, e mentre Billy Porter e Jason Momoa (reduce da un altro successo di origine fumettistica, e cioè il suo film di Aquaman) frantumavano in maniera abbastanza sfacciata convenzioni e stereotipi di genere...
Mentre il mondo andava avanti, insomma... In Italia dovevamo fare i conti col fatto che l'ultima occasione in cui è stata offerta una rappresentazione dell'omosessualità (in senso lato) in un fumetto popolare è stata una sequenza non proprio incoraggiante, su Mister No Revolution 2 di gennaio... In cui, tanto per cambiare, si è potuto toccare l'argomento - e offrirne una rappresentazione - giusto in funzione di uno stupro durante la guerra del Vietnam...
Che magari sarà pure una situazione storicamente pertinente, però - guardacaso - nelle sequenze ambientate nella San Francisco della fine degli anni Sessanta, finora si è stati ben attenti a NON rappresentare i movimenti di liberazione sessuale e la disinibità realtà gay della città (CLICCATE QUI)... Preferendo dare una rappresentazione della città e del suo clima più simile a quella che era l'Italia di quel periodo (per strizzare l'occhio al SOLITO zoccolo duro di pubblico, che nell'Italia di quel periodo visse per davvero? Chissà...).
Quindi, a ben guardare, Sara Pichelli non ha dimostrato che l'Italia - o addirittura l'Italia del fumetto - è arrivata agli Oscar, per giunta puntando sui suoi giovani talenti e su tematiche moderne... Semmai ha dimostrato il contrario. Se poi volessimo ampliare il discorso alla rappresentazione, e alla rappresentanza, delle minoranze etniche nell'Italia del 2019 direi che l'analisi sarebbe ancora più imbarazzante.
Se non altro questa premiazione dimostra che ci sono fumettisti italiani che riescono ad essere ringraziati agli Academy Awards NONOSTANTE l'Italia, e che volendo il talento italiano può trovare COMUNQUE il modo di esprimersi e di essere valorizzato...
Alla prossima.
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