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martedì 25 settembre 2018

MANGA QUALCOSA...

Ciao a tutti, come va?

Forse, se siete di quelli che ancora passano in edicola, in questi giorni avrete notato che è ripartita la GO NAGAI ROBOT COLLECTION, e cioè la raccolta di statuette che riproducono i personaggi, i robot, le location e i mezzi di trasporto delle più popolari serie robotiche ideate da Go Nagai, che stregarono anche il pubblico italiano a cavallo degli anni Settanta e Ottanta...

La serie era stata presentata per la prima volta dal 2013 al 2017, per un totale di 150 uscite regolari e 30 speciali, ed evidentemente deve essere andata particolarmente bene, visto che viene riproposta ad un solo anno di distanza dalla sua conclusione. Peraltro sempre attraverso la Gazzetta dello Sport, che fra manga, anime in DVD e gadget vari è diventata un riferimento decisamente importante per la generazione dei bambini cresciuti con i palinsesti di trent'anni fa.

Una generazione che, a quanto pare, ha un certo potere d'acquisto e la cui onda lunga tende ad emergere anche in contesti che una volta sarebbero stati impensabili. Giusto per fare un esempio: il 29 settembre partiranno i campionati mondiali di pallavolo femminile, che quest'anno si terranno proprio in Giappone, e per l'occasione la RAI ha realizzato un breve promo con le giocatrici della nazionale italiana che diventano dei cartoni animati, con la canzone (originale) di Attacker YOU!/Mila e Shiro come sottofondo...
Probabilmente qualcuno deve essersi finalmente reso conto che ci sono almeno due generazioni di italiani che hanno imparato a conoscere ed apprezzare la pallavolo femminile proprio attraverso alcune serie cult giapponesi... Nonchè attraverso le loro indimenticabili sigle, interpretate perlopiù da Georgia Lepore e Cristina D'Avena (che in un mondo ideale avrebbero potuto essere convocate per interpretare una canzone inedita per l'occasione, ma tant'è)...



E, siccome non c'è due senza tre, il 25 e 26 settembre nei cinema italiani viene riproposto il primo film della pentalogia di Ken il Guerriero (La Leggenda di Hokuto), che risale al 2006 ed era già stato portato nelle sale italiane nel 2008.

Tutto bene, quindi? L'animazione giapponese è stata finalmente sdoganata e legittimata, e si è finalmente affermata in un paese che per anni ha preferito criminalizzarla? Ovviamente no. Anzi, iniziative come quelle che ho elencato qui sopra - in realtà - non fanno altro che dimostrare che la situazione è sempre più inquietante sotto diversi punti di vista, anche se probabilmente i risultati di questo stato di cose non sono molto evidenti, e si manifesteranno in maniera più palese nei prossimi anni...

Partiamo da alcuni dati di fatto. Manga e anime, in Italia, sono diventati un fenomeno di massa (a differenza di quanto è avvenuto in molte altre nazioni), perchè fra gli anni Settanta e Ottanta (e in parte negli anni Novanta) i "cartoni animati giapponesi" venivano importati in gran numero e replicati a tutte le ore - talvolta in maniera un po' ossessiva - da una moltitudine di reti private sparse per la penisola. Come ormai tutti sapranno, all'epoca, si dava per scontato che le produzioni animate fossero un prodotto "per bambini occidentali standard", assimilandole a quello che aveva prodotto la maggior parte dell'animazione televisiva occidentale fino a quel momento, e da questo malinteso scaturirono un'anarchia e una promisquità di proposte e contenuti senza precedenti... Persino con sfumature erotiche, e non di rado con qualche risvolto LGBT...

 Probabilmente, se non ci fosse stato questo malinteso di base, a quest'ora in Italia tante serie giapponesi non sarebbero mai diventate dei cult, e di certo - giusto per fare un esempio - i film di Ken il Guerriero non arriverebbero al cinema. Il punto è che, come ho ripetuto più volte, la televisione italiana è stata costretta ad accogliere una serie di provvedimenti restrittivi, che sono culminati nel 2007 (CLICCATE QUI per un ripasso degli eventi). E infatti è dal 2007 che, grossomodo, le emittenti italiane hanno smesso di puntare su nuovi anime, preferendo riproporre quelli storici o proseguire quelli di cui già detenevano i diritti (e che avevano già raccolto un grande pubblico, come Naruto e One Piece, che infatti debuttarono in Italia nel 2006 e nel 2001, e cioè PRIMA dell'epurazione definitiva).

Fra le pochissime eccezioni gli anime tratti da giochi o videogiochi "per tutti", anche per via delle sollecitazioni degli sponsor, che comunque hanno finito per trasferirsi perlopiù sui canali tematici, lasciando che i canali più generalisti finissero per proporre dei palinsesti praticamente identici a quelli di una trentina di anni fa, con la differenza che i cartoni presentati sono solo quelli più soft... E così il palinsesto mattutino di Italia Uno, questo mese, era il seguente:

07.40 i Puffi
08.05 Spank Tenero rubacuori
08.30 Pollyanna
09.00 Kiss me Licia


Mentre le serie storiche, anche solo vagamente sospettabili di avere connotazioni che risulterebbero problematiche per gli standard attuali, vengono segregate nel cuore della notte... Tant'è che, questo mese, siamo arrivati al punto di ritrovare alle 4.00 di notte persino le repliche della maghetta Lalabel... Forse per via del fatto che una delle sue migliori amiche (Toshiko "Toko" Matsumiya), per gli standard di oggi, risulterebbe troppo mascolina, o persino un po' troppo "gender"? A questo punto non lo escluderei... Anche se in effetti la speranza era che dopo le repliche di Sailor Moon Crystal su RAI GULP qualcosa fosse cambiato...


Su Italia 2, invece, sono state dirottate le repliche dei titoli un po' più scomodi, nonchè i loro episodi inediti... Ma SOLO in tarda serata... Perchè essendo INEDITI potrebbero contenere elementi in grado di motivare gli interventi (e le multe/reprimende) dell'AGCOM. Infatti i  nuovi episodi di Naruto vanno in onda dalle 23.50 in poi! Preceduti da una serie che è il vero fenomeno POP del momento, nonchè l'unica vera novità del palinsesto, e cioè MY HERO ACADEMIA... Che però parte alle 22.50! E così la serie animata tratta da uno dei manga più venduti in Italia, capace di convogliare l'interesse degli amanti di animazione giapponese e dei supereroi, arriva sulle emittenti italiane in una fascia oraria totalmente inadeguata... Soprattutto per un pubblico di giovani e giovanissimi, che magari il giorno dopo dovrebbero anche andare a scuola, si spera...

Certo non sono stato solo io a notarlo, ma generalmente quando si parla di questo argomento si sottovaluta il fatto che le emittenti italiane - perlomeno quando si tratta di animazione giapponese e fasce orarie adatte ai minori - vivono nel TERRORE dell'AGCOM... Anche perchè l'Autorità Garante delle teleCOMunicazioni è un organo che valuta chi accusare/ammonire/punire e giudica anche chi ricorre contro le decisioni che reputa ingiuste. Quindi non essendoci un autorità superiore (tipo il Garante del Garante), essendo accusatore e Giudice al tempo stesso, ed avendo un potere ENORME (se volesse, a parte le multe salatissime, potrebbe persino far chiudere un'emittente televisiva per quella che ritiene una grave violazione dei suoi codici), è abbastanza ovvio che l'AGCOM può imporsi come crede e le emittenti televisive italiane possono solo adeguarsi...

E ciò che ne consegue è che - da qualche anno a questa parte - le suddette possono sentirsi sicure solo trasmettendo animazione giapponese in fasce orarie bislacche... E in orari che generalmente NON permettono all'animazione giapponese (o "nippofila") di fare presa sui bambini di oggi. Pare che, ad esempio, la prima messa in onda del nuovo remake di VOLTRON prodotto da Netflix, in italiano su K2, anche a causa dell'orario (che più o meno coincideva con l'ora di cena, che ormai è appannaggio degli adulti) sia stata un grosso flop... Che ovviamente ha compromesso anche la vendita della nuova linea di giocattoli. In questi giorni K2 sta provando a riproporla alle ore 21.00, e si vedrà se le cose andranno un po' meglio (mentre le prime serie doppiate sono arrivate anche su Netflix Italia)... 

Anche perchè, essendo che questa serie - ad un certo punto - comincia a parlare di ragazze che si travestono da maschi (e più avanti prevede anche il coming out di uno dei protagonisti), direi che in Italia qualche rischio potrebbe effettivamente correrlo, prima di una certa ora. Di sicuro, dopo aver visto lo scarso appeal della fascia notturna (dove avevano provato a proporre anche il remake di Jeeg Robot e la replica dello storico Daltanious, tra l'altro nella seconda serata del sabato), almeno a K2 devono essersi resi conto che non si può pretendere che i robottoni giapponesi (o simil giapponesi) abbiano successo in un orario in cui il target di riferimento dorme da un pezzo... Una realtà a cui però Mediaset non si è ancora rassegnata, pare.

Quindi la morale della favola è che le statuette di Go Nagai in edicola vanno benissimo, perchè si rivolgono a un pubblico che ha avuto la possibilità di guardare i cartoni di Go Nagai da piccolo, mentre i giocattoli di Voltron in Italia non si vendono, perchè i bambini italiani di oggi hanno serie difficoltà a seguirlo. E nel frattempo l'unico modo per rivedere Ken il Guerriero (internet e DVD esclusi) è andare al cinema, mentre gli unici cartoni animati giapponesi che vengono in mente per promuovere le pallavoliste italiane sono quelli che risalgono a trent'anni fa... Perchè è da tantissimo tempo che anime sportivi nuovi, in Italia, non ne arrivano... Anche se in Giappone continuano ad esserne prodotti ogni anno, e per tutti gusti...

E già solo nell'ambito della pallavolo se ne contano decine, ormai, compresi quelli che riguardano la pallavolo maschile, ovviamente...

Tutte produzioni a tema sportivo che al grande pubblico italiano non sono mai arrivate, anche se SICURAMENTE avrebbero contribuito a stimolare un salutare interesse per una grande quantità di attività sportive, che magari - nel 2018 - potrebbero anche essere più accessibili per i bambini italiani del 2018 rispetto a quelli degli anni Ottanta. Nel senso che quando i bambini della Goldrake Generation si appassionavano ad un anime dedicato al baseball o allo judo spesso non avevano la possibilità di provare queste attività dal vivo, perchè da noi all'epoca non erano abbastanza diffuse, mentre adesso la situazione è cambiata (per fortuna)...

Comunque questa è solo a punta dell'iceberg. Ad un adulto di oggi, evidentemente, il 2007 non sembra un anno tanto remoto, però se è dal 2007 che gli anime hanno iniziato ad essere rimossi in maniera più evidente dai palinsesti televisivi, vuol dire che adesso chi ha dagli 11 anni in giù ha potuto conoscere questo tipo di prodotto solo per interposta persona (o magari attraverso la passione dei genitori), o perchè ci si è imbattuto in maniera fortuita, o per una curiosità personale. Tutti quelli che non hanno avuto questa possibilità NON contribuiranno - probabilmente - al ricambio generazionale degli appassionati di anime e manga (che infatti in Italia vendono sempre meno), e sicuramente non beneficeranno degli stimoli - anche pedagogici e formativi - di questo tipo di prodotto. 

E in ogni caso non ne beneficieranno nella stessa misura delle generazioni precedenti... Che, in effetti, in tanti casi hanno potuto ampliare i loro orizzonti e il loro modo di pensare anche grazie all'animazione giapponese. Una forma di intrattenimento che tra l'altro ha avuto il merito di fargli esplorare nuove emozioni e di prepararle alla vita adulta. Dote che, purtroppo, l'animazione occidentale che ora va per la maggiore non ha.

Tra l'altro, altro piccolo dettaglio, anche le numerose serie che arrivano in Italia tramite canali alternativi (piattaforme internet, streaming legale e non, sottotitolate o doppiate), nella maggior parte dei casi NON sono quelle che in Giappone vengono pensate per i più piccoli, bensì quelle per chi è già grandicello o addirittura adulto... E anche questo può contribuire a NON avvicinare le ultime generazioni, che non hanno più l'opportunità di conoscere il mondo dell'animazione giapponese in maniera più graduale e variegata... Come invece hanno modo di fare i loro coetanei nipponici.

Morale della favola: se chiedete a un bambino dagli 11 anni in giù se ha mai sentito nominare la serie animata RANMA 1/2, quasi sicuramente vi risponderà di no... Perchè dopo gli ultimi provvedimenti restrittivi dell'AGCOM nessuno ha più osato replicarla. Anche se sarebbe stato un ottimo modo per fare riflettere anche tanti giovanissimi su concetti come il sesso biologico, il ruolo di genere e l'identità di genere. SOPRATTUTTO in un periodo storico in cui ce ne sarebbe stato tanto bisogno.

E di esempi come questi se ne potrebbero fare molti altri.

Quindi la sensazione è che si stia iniziando a delineare una situazione di impoverimento culturale anche sotto questo fronte, e nel disinteresse generale. In particolare da parte di chi è già appassionato di manga e anime, ma  non si rende conto di quello sta succedendo da qualche anno a questa parte... Forse internet, Netflix (o chi per lei) e il mondo dei videogames - col tempo - si riveleranno un prezioso salvagente?

Ce lo dirà il tempo. Soprattutto quando gli undicenni di oggi diventeranno ventenni e trentenni.

Sicuramente la sensazione è che, nel frattempo, tante buone occasioni siano già andate perse... E che quanti volevano allontanare l'animazione giapponese - e i suoi stimoli (anche LGBT) - dal grande pubblico, trasformandola in un fenomeno sempre più di nicchia e/o per nostalgici, stiano riuscendo nel loro proposito. Anche perchè, purtroppo, la trasmissione di Sailor Moon Crystal si è rivelata una goccia nel mare.

Alla prossima.

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