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lunedì 7 gennaio 2019

ANNO NUOVO E VITA NUOVA?

Ciao a tutti e buon 2019, come state?

Ovviamente sono ancora vivo, anche se quando ci sono dei momenti di vuoto su questo blog posso capire che qualcuno possa avere delle crisi di panico e pensare il peggio... Mentre magari qualcun altro brinda all'idea che ho smesso di rompere le scatole. E invece i primi possono stare tranquilli, mentre i secondi posso continuare leggere questo blog con lo sguardo torvo e inviperito.

Diciamo che fra i colpi di coda del progetto di volontariato di cui vi ho parlato, un diabolico virus influenzale che è arrivato a cavallo delle feste e la risoluzione di una situazione lavorativa malsana che si trascinava da quasi due anni, mi sono dovuto momentaneamente assentare per evitare di andare in tilt.

E adesso sono tornato, con tanti arretrati da recuperare e tante cose da dire... Per la gioia generale, e in particolare per la gioia di tutti quelli che sudano sette camicie per cercare di non fare emergere certe situazioni e per non parlare di certi argomenti... Sono un altruista, vero?

Vediamo un po'... Visto che il nuovo anno sta iniziando adesso penso che potrebbe essere interessante ripartire con uno dei temi centrali di questo blog, e cioè l'analisi della situazione del fumetto popolare italiano (e dintorni)... Quindi penso che per cominciare potrebbe essere interessante fare una panoramica generale, per inquadrare la situazione in cui ci ritroviamo all'alba del 2019 (che tra l'altro è pure l'anno in cui è ambientato Blade Runner, ci avete fatto caso?).

Da che parte cominciamo? Mhhh... Oggi è l'anniversario dei fatti di Charlie Hebdo, quelli che portarono ad una delle più epocali gaffe del Topolino nella gestione Panini (CLICCATE QUI), e forse potrebbe essere interessante dare un'occhiata a come si presenta il settimanale a distanza di quattro anni da quegli eventi, e dopo il recente cambio ai vertici (per il quale io ho elaborato una mia teoria QUI). La sensazione è che la situazione sia rimasta fondamentalmente invariata, tant'è che anche durante il mese di dicembre - che storicamente è uno di quelli in cui la testata recupera un po' di lettori grazie alle festività natalizie - si è pensato di puntare su uno speciale numero dedicato al calcio... Di cui nessuno sentiva l'esigenza (a parte i vertici della Panini, che ancora non hanno capito che lo sfruttamento sistematico di Topolino per promuovere i loro album di figurine è uno dei principali motivi per cui la testata continua a perdere credibilità e lettori).

Quindi diciamo pure che, nonostante tutto, il 2019 di Topolino non sembra aprirsi all'insegna dell'innovazione e del rilancio dei contenuti... Cosa che, peraltro, considerando il particolare periodo storico che stiamo attraversando, e il fatto che in Italia almeno uno scolaro su dieci è di origine straniera, sarebbe molto auspicabile per svariati motivi, ma tant'è...

Ovviamente, se le tematiche vicine a un decimo dei lettori potenziali (e i restanti nove decimi dei lettori che hanno a che fare con loro) non vengono considerate una priorità, è abbastanza evidente che non se ne parla nemmeno di sfiorare l'argomento LGBT (a parte forse, tramite l'apparizione della versione disneyzzata  - e opportunamente filtrata - di quale artista famoso).

E, a proposito di omosessualità, può essere interessante notare che nella nuova serie animata di Lupin III (quella ambientata in Francia, che si intitola Ritorno alle Origini), che viene trasmessa da Italia Uno il sabato dopo le 23.00, gli adattatori hanno pensato che fosse il caso di censurare persino delle innoque battutine che alludevano alla natura "romantica" del rapporto che potrebbe legare il protagonista all'inseparabile amico Jigen... Mandando in bestia buona parte degli estimatori del personaggio, e dell'animazione giapponese in generale (cliccate QUI).

Ma perchè, poi, Mediaset si sarebbe comportata in questo modo? Dopotutto, grazie alle norme sempre più severe che riguardano la TV e i minori, questo personaggio è ormai diventato un illustre sconosciuto per il pubblico dei giovanissimi, e oltretutto questa serie viene trasmessa nel cuore della notte (come ormai avviene per tutte le pochissimi nuove serie giapponesi che vengono trasmesse dalla TV italiana)... Giusto?

Io azzarderei un'ipotesi: forse Mediaset voleva risparmiare soldi da una parte e guadagnarne di più dall'altra. Nel senso che adattare questa serie una volta sola (invece che preprarare una versione adattata e una "uncut") le fa risparmiare soldi e - secondariamente - avere già pronta una serie "spuntata" può permettere a Mediaset di presentarla anche in altre fasce orarie, quelle - ad esempio - in cui gli sponsor pubblicitari pagano di più. Con le ultime serie di Lupin trasmesse nel cuore della notte, e cioè quella di Fujiko e quella ambientata in Italia, Mediaset non aveva adottato questa strategia e probabilmente si è resa conto che - non potendole ripresentare in fasce orarie più remunerative - ha finito per non guadagnare abbastanza a fronte dell'investimento necessario per i diritti di trasmissione...

Inoltre è molto probabile che anche a Mediaset abbiano iniziato a ragionare sul fatto che - fondamentalmente - in Italia c'è una massa di ex bambini degli anni Ottanta che ama ancora molto i personaggi della sua infanzia, ma che tutto sommato si accontenta di poco (a differenza degli appassionati duri e puri). Una massa di gente che si lascia ancora prendere per i fondelli come una volta e che - cosa più importante - è composta da persone che si possono ancora spremere come limoni puntando sull'effetto nostalgia.

Un po' come sta facendo TUTTOSPORT, che propone in edicola la maxi statua (80 cm) di Capitan Tsubasa (Holly) da montare, in 53 pratiche uscite da 9,90 euro l'una...

E un po' come sta avvenendo con il lancio della nuova serie di miniature in plastica di Daitarn 3, che è appena arrivata in edicola...
Tutte iniziative che si rivolgono ad un pubblico di adulti nostalgici, a cui interessa relativamente poco il fatto che - ormai - la televisione italiana è totalmente succube delle direttive AGCOM, e che l'AGCOM continua a prendere di mira impunemente l'animazione giapponese... Impedendole di fatto di raggiungere le nuove generazioni, magari tramite nuove proposte trasmesse ad un orario adatto ai più piccoli (o magari tramite la riproposta di cose già viste, ma che da anni sono considerate improponibili in orari decenti... Tant'è che, proprio in questi giorni, la serie classica di Lupin III in giacca rossa viene trasmessa a partire dalle 2,30 di notte)... Ironia della sorte: nel frattempo nessuno impedirà al cartone animato di Adriano Celentano, con tutto il suo carico di exploitation filosofica di serie B, di arrivare in prima serata su Canale 5 fra qualche giorno... Però, evidentemente, per certe cose ci sono due pesi e due misure.

E comunque, sempre per stare in tema di nostalgici da spremere, può essere interessante notare che - fra le grandi "novità - che arrivano in edicola in questi giorni abbiamo la ripartenza delle ristampe di CoccoBill e di quelle di Asterix, con la Gazzetta dello Sport...


Non che ci sia niente di male, però penso che sia abbastanza indicativo il fatto che le più grandi novità che arrivano in edicola all'inizio del 2019 siano le nuove edizioni di collane di ristampe che si erano concluse pochissimo tempo fa... Anche se credo che, a suo modo, sia persino più indicativo il fatto che nel nostro paese siamo talmente a corto di nuove idee da ritrovarci non con uno, ma con due progetti "live" incentrati su Diabolik. Qualche settimana fa avevo parlato del fatto che l'annuncio di una nuova produzione cinematografica probabilmente indicava la fine del progetto relativo alla serie TV di Sky (CLICCATE QUI).

Ebbene, qualche volta può sfuggire qualcosa persino a me, soprattutto quando le informazioni chiave si possono trovare giusto su un trafiletto pubblicato da L'ESPRESSO (e che mi è stato gentilmente segnalato da Andrea Pasini, che è uno sceneggiatore di Diabolik che a quanto pare legge questo blog, e lo apprezza pure).

Di buono c'è che, fra le righe, si intuisce che SKY stava mollando il colpo perchè effettivamente il suo progetto si stava allontanando troppo dall'idea originale del personaggio... Cosa che, in tempi non sospetti, anche a me sembrava una soluzione semplicemente inevitabile per trasformare Diabolik in un personaggio fruibile da chi consuma serie TV al giorno d'oggi. E il fatto che adesso sia stato annunciato un rinnovato interesse per la serie TV dopo anni di silenzio mi fa pensare che, in maniera un pochetto prosaica, SKY voglia un po' vedere come verrà accolto il film dei Manetti Bros, per poi eventualmente riprendere in mano tutto e correggere il tiro laddove necessario.

C'è da dire che due progetti relativi a un personaggio come Diabolik, che ha problemi di ricambio generazionale dei lettori da moltissimo tempo (e che si appoggia ad una sempre più risicata nicchia di pubblico prevalentemente over 50), forse sono un po' troppo. Nel senso che Diabolik, al giorno d'oggi, non è esattamente popolare come i personaggi DC Comics negli USA... E il fatto che loro possano permettersi di avere una vita parallela al cinema e in TV non vuole dire che TUTTI i personaggi a fumetti possano reggere una situazione del genere senza contraccolpi devastanti.

D'altra parte tutto questo rinnovato interesse, più che verso Diabolik in quanto tale, sembra nascere dalla speranza che un progetto multimediale legato ad un cult del fumetto italiano possa avere in Italia lo stesso riscontro che hanno operazioni simili in altre nazioni... Senza però considerare i reali fattori che hanno determinato il rinnovamento ciclico dell'interesse verso personaggi come Superman, Flash, Supergirl e via dicendo... Come, ad esempio, l'inserimento di elementi da teen drama e/o lo spazio riservato alle minoranze etniche e sessuali. Per non parlare del fatto che si tratta di personaggi periodicamente aggiornati anche nelle loro versioni a fumetti.

Tutte cose che sono lontanissime dalla versione classica di Diabolik... Anche perchè, fondamentalmente, non è mai stata davvero svecchiata.

Senza contare che, come potete leggere QUI, si tratterà dell'adattamento di una storia già pubblicata (forse una di quelle di Michelangelo La Neve, che risulta anche co-sceneggiatore del film?).

Quindi, non so perchè, ma ho come il vago sospetto che di queste lacune, e di come si rifletteranno nelle produzioni cinetelevisive legate a questo personaggio, tornerò a parlare molto presto.

Certo è che il problema del ricambio dei lettori non è un'esclusiva della casa editrice Astorina. Si sa che gli utili della Bonelli nel 2017 sono stati di circa 401.000 euro e nel 2016 di circa 724.000 euro, mentre nel 2014 arrivavano ancora a 3.400.000 euro. Forse questo calo è stato dovuto anche alla progressiva incapacità di agguantare nuovo pubblico, nonostante le numerose iniziative - e i cospicui investimenti - in questo senso?

A confermare che forse la situazione non è proprio rosea ci si è messo pure Tiziano Sclavi, l'ideatore di Dylan Dog, che in un'intervista di fine anno comparsa sul supplemento Il Venerdì di Repubblica (CLICCATE QUI), ha detto:

«Devo scrivere ancora due numeri di una miniserie di sei che si chiama I racconti di domani. Ma tra me e la Bonelli, a cui è destinata, le cose non vanno affatto bene. I nostri attuali rapporti provocano malessere e insoddisfazione. La filosofia della casa editrice non è più quella di una volta, e mi dispiace molto. Ma è un problema mio personale. Spero che tutto si risolva in modo soddisfacente per entrambi. Però attualmente chissà perché mi viene in mentre Brancaleone: “Un solo grido, un solo idioma, scapùma“.»

Queste dichiarazioni, un po' sibilline, sembrerebbero comunque confermare un certo pessimismo, e la convinzione che se le cose continueranno ad andare come stanno andando, potrebbe essere saggio lasciare la barca prima che affondi. E questo, detto da Tiziano Sclavi, un po' di impressione effettivamente la fa...

Forse sbaglierò, ma la sensazione è che l'anno che verrà potrebbe rivelarsi abbastanza determinante, e forse potrebbe segnare un punto di non ritorno... Soprattutto alla luce del fatto che nessuno sembra intenzionato a cambiare le cose e a lasciare il posto a idee e persone nuove... O, più semplicemente, nessun autore/editore sembra voler considerare davvero un pubblico diverso rispetto a quello composto dai lettori che sono cresciuti assieme a loro, e che - probabilmente - non hanno quasi niente in comune con chi è nato dal 2000 in poi.

Lo scorso 24 dicembre ci ha lasciato la fumettista Grazia Nidasio, che dalla fine degli anni 60 in poi era diventata molto popolare grazie a personaggi come Valentina "Mela Verde" e la sua sorellina Stefi. Nel 2007 aveva supervisionato direttamente una versione animata, riveduta e aggiornata, delle avventure di Stefi, che tra l'altro era e resta l'unico esempio italiano di bambina "tomboy" e davvero ribelle nel fumetto popolare del nostro paese.
E qualcosa mi dice che i suoi cartoni non sono più passati sulla RAI proprio per questo motivo... Soprattutto in un periodo in cui montava l'isteria attorno alla "teoria gender", alle bambine che dovevano vestirsi da bambine, all'importanza dei ruoli di genere e tutto il resto... Che poi erano proprio le cose che la Stefi contestava anche in tempi non sospetti, quando era uno dei personaggi principali del Corriere dei Piccoli. E comunque uno dei suoi migliori amici, in questa serie, è un coetaneo immigrato di nome Aziz... Il che è tutto dire.

Il punto è che Grazia Nidasio aveva tanto successo proprio perchè i suoi fumetti e i suoi personaggi erano estremamente "veri" ed estremamente in sintonia con il pubblico a cui si rivolgevano, soprattutto quando parlavano di adolescenti e bambini nel loro contesto quotidiano... Un contesto in cui finivano spesso e volentieri per opporsi al mondo adulto e alle sue convenzioni. Che è un po' l'opposto di quello che fanno i personaggi del fumetto italiano oggi.

Adesso ci sono autori come Grazia Nidasio? E ci sono spazi per autori come lei? Probabilmente no. Anche perchè se, molto ipoteticamente, qualcuno volesse proporre un personaggio come Valentina Mela Verde ambientato ai giorni nostri dovrebbe essere libero di affrontare direttamente tutta una serie di argomenti che nessun editore italiano di oggi oserebbe trattare...

Se Valentina Mela Verde avesse 16 anni nel 2019 probabilmente si ritroverebbe a frequentare una scuola di oggi, e avrebbe un gruppo di amici in cui si discutono i temi (e i problemi) di oggi. Magari potrebbe innamorarsi di un ragazzo di un'altra etnia, avrebbe amiche che portano il velo, sicuramente avrebbe un migliore amico gay e facilmente conoscerebbe dei coetanei cresciuti in famiglie omogenitoriali... E probabilmente per lei sarebbe una situazione assolutamente normale... E magari sorriderebbe all'idea degli adulti matusa per cui non lo è.

Il punto è che per chi gestisce il fumetto italiano oggi un prodotto del genere, per giunta rivolto ad un pubblico molto giovane, sarebbe semplicemente improponibile.

E d'altra parte se i giovani e i giovanissimi, all'alba del 2019, non leggono più fumetti italiani non è solo colpa degli smartphone...

Alla prossima.

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