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mercoledì 17 luglio 2019

VALUTAZIONI VENTENNALI

Ciao a tutti, come va?

Oggi vorrei iniziare il post rispondendo ad un anonimo lettore, che ha commentato il mio ultimo intervento:

"Ciao Valeriano, quando il mese scorso hai ricominciato a postare pensavo che le cose fossero tornate alla normalità, mi spiace vedere che siamo a metà di luglio senza nessuno nuovo post. Capisco che per te il blog sia impegnativo, e che magari noi lettori non ti diamo neppure molta soddisfazione (e immagino men che meno soldini...) ma ho come l'impressione che questo momento sia abbastanza importante per il fumetto gay, sia all'estero che qui da noi (non dovrebbe essere uscito proprio in questi giorni il primo volume della collana di Samuel Spano?) e avere le tue impressioni sarebbe davvero gradito."

Caro lettore anonimo, in effetti è proprio vero che le ultime settimane sono andato in pausa, ma più che per una questione di impegni (che pure ci sono stati), non nego che è stato necessario prendermi un breve momento di riflessione per capire meglio un po' cose... E fra queste c'era anche dove volevo andare a parare con questo blog, visto che in oltre dieci anni di presenza sul web - in realtà - ha finito per diventare un po' ripetitivo. Quindi volevo davvero capire come trasformarlo in qualcosa di più utile, e magari di più originale, e infatti qualche idea mi sarebbe già venuta... Anche se per ora preferisco non parlarne.

Fatto sta che mi fa piacere che ci sia (ancora) qualcuno che ci tiene a quello che scrivo, e visto che secondo te sarebbe importante la mia presenza in un momento particolarmente importante per il fumetto gay, non posso certo tirarmi indietro. In realtà, come avrai notato, su questo blog non faccio praticamente mai delle vere e proprie recensioni, e più che altro esprimo riflessioni e provo ad analizzare quello che succede. A volte mi ritrovo a fornire delle risposte alle domande che nessuno pone mai e mi piace anche segnalare quello che succede nel resto del mondo, però rarissimamente entro nel merito di questa o quella storia, a meno che non abbia delle implicazioni che vanno al di là della storia in quanto tale.

Quindi, anche nel caso del primo volume dell'etichetta Mizar della Cosmo Editoriale (che avevo annunciato parecchio tempo fa), non entrerò nel merito del prodotto in sè, ma visto che mi chiedi un parere ti dirò cosa penso della situazione in generale, e di come si può inquadrare questa operazione in un contesto più ampio.

Allora: al netto della qualità della proposta, e del fatto che è comunque importante che una casa editrice affermata sia stata disposta ad investire su un'etichetta specifica per i fumetti di questo tipo (cosa che, in effetti, non era mai successa), quello che penso è che - fondamentalmente - tutto questo contribuisca a consolidare un'opinione che si sta facendo largo in me da un po' di tempo a questa parte. E cioè che negli ultimi vent'anni, in Italia, la situazione è rimasta terribilmente uguale a se stessa.

Ovviamente non intendo uguale in tutto e per tutto: i modi, i tempi e i supporti per fruire dei fumetti a tematica LGBT+ italiani si sono evoluti, ma è un po' come se gli unici percorsi che è possibile percorrere oggi siano gli stessi che hanno lasciato il solco una ventina di anni fa. Ovviamente in versione aggiornata, riveduta e corretta, ma fondamentalmente senza che ci sia stata una reale evoluzione della situazione... E nonostante il fatto che la "coscienza collettiva" della comunità LGBT+ abbia fatto dei notevoli passi avanti.

Cercherò di entrare un po' più nello specifico, anche se mi rendo conto che non è proprio semplice da spiegare. Una ventina di anni fa i fumetti italiani  che reinterpretavano il genere BOYS LOVE in maniera più o meno originale, realizzati da autrici italiane di belle speranze e variamente talentuose, venivano presentati come una grande novità, e come l'inizio di una vera e propria rivoluzione dell'editoria. Tant'è che ci furono anche dei tentativi di creare delle collane dedicate.

E oggi, a distanza di vent'anni, siamo ancora qui a parlare di come una casa editrice abbia deciso di inaugurare un marchio specifico per i fumetti LGBT+ prodotti in Italia, partendo da opere che si inseriscono nell'onda lunga del genere BOYS LOVE (possibile che non ce ne siano altri?), e ovviamente realizzate da fumettiste che hanno un certo tipo di sensibilità e un certo tipo di approccio su tutta la questione gay. E badate che non sto esprimendo giudizi sull'opera in quanto tale, ma proprio sul fatto che certe dinamiche sembrano ripetersi in maniera quasi identica. Anche se, ovviamente, questa volta spero che le cose vadano meglio rispetto al passato (dove i flop, in questo senso, sono stati davvero tanti).

Comunque non si tratta solo di una questione di BOYS LOVE. Vent'anni fa ricordo che fecero molto discutere i personaggi di Matteo ed Enrico, ideati da Massimiliano De Giovanni e Andrea Accardi, e che a suo tempo vennero presentati (e percepiti) come gli apripista dei personaggi gay nel fumetto italiano, che avrebbero inaugurato un nuovo modo di intendere le dinamiche dell'attrazione nel fumetto di casa nostra e via dicendo... Ovviamente con tutto il loro carico di conflitti interiori, situazioni irrisolte e tanti risvolti drammatici (che a me sono sempre sembrati messi un po' a caso, per dare più pathos a una storia un pochetto insipida, ma ovviamente è un parere personale). Anche perchè - secondo una certa scuola di pensiero - se un personaggio gay non è pieno di problemi e conflitti non è interessante, credibile e coinvolgente...

Ora: al netto del fatto che tutta questa rivoluzione nella rappresentazione della sessualità nei fumetti italiani poi non ci fu, purtroppo, bisogna anche ammettere che negli anni successivi una vera e propria nicchia di mercato per il fumetto a tematica gay prodotto in Italia non si è mai venuta a creare. Anche perchè, in primis, gli editori hanno sempre avuto una certa prudenza e non hanno mai "osato" più di tanto.

Attualmente i volumi di questo genere che escono ogni anno si contano sulle dita di una mano (o poco più) e quasi sempre rientrano nella categoria dei racconti di formazione e/o dei romanzi grafici con risvolti autobiografici... Quasi come se le storie di Matteo e Enrico avessero aperto le porte solo ad un certo tipo di contenuti... O addirittura ad una vera e propria "scuola bolognese" di autori di fumetti LGBT+ che - in diversa misura - hanno avuto a che fare con Bologna, e che prima o dopo finiscono per ambientare qualche storia proprio a Bologna...

Quindi, anche se magari si tratta di storie bellissime, alla fine queste opere finiscono per attirare la nicchia di pubblico a cui interessano le tematiche gay all'interno della nicchia di quelli che apprezzano i romanzi grafici di formazione, possibilmente all'interno della nicchia di quelli che sono disposti a spendere soldi per avere una bella edizione da libreria... Quindi non dovrebbe stupire più di tanto il fatto che i fumetti gay realizzati in Italia - negli ultimi vent'anni - non abbiano mai fatto il grande salto e siano rimasti tutto sommato un genere di nicchia nella nicchia nella nicchia, di cui - ad esempio - non si parla più di tanto al di fuori di determinati ambiti.

Anche in questo caso vorrei precisare che non ho niente contro i romanzi di formazione, le storie di vita vissuta e tutto il resto (anche se non credo che potrei vivere leggendo solo fumetti di quel tipo), però non posso fare a meno di pensare che se in Italia è così difficile pensare di realizzare dei fumetti a tematica gay, e/o con protagonisti gay, che siano svincolati da determinati generi narrativi e da certi tipi di contesti, probabilmente deve esserci qualche blocco psicologico/culturale a monte.

Forse legato al fatto che gli autori di questi fumetti tendono a prendersi troppo sul serio? Forse perchè finora non ci sono stati esempi validi di fumetti a tematica gay e/o con protagonisti gay che hanno esplorato altri generi (a parte, forse, NINE STONES di Samuel Spano)?

Davvero non saprei. Fatto sta che a distanza di vent'anni, giusto per confermare parzialmente la mia teoria, Massimiliano De Giovanni ha annunciato che vedrà la luce una nuova storia di Matteo ed Enrico, che sono invecchiati in tempo reale e che adesso - tanto per cambiare - saranno alle prese con una nuova dose di tormenti interiori, visto che ora sono genitori grazie alla maternità surrogata e uno dei due ha scoperto di avere la leucemia... Giusto per non uscire dal tracciato di cui parlavo prima, appunto...

In questi venti anni ho cercato, per quanto mi è stato possibile, di monitorare la situazione e - se proprio devo essere sincero - la sensazione è che ci sia stato un grande balzo in avanti agli inizi del 2000, che però poi non ha portato ai risultati sperati. Anche se ammetto che i fuochi di paglia non sono mancati...

Però, vuoi per la mancanza di una continuità editoriale, vuoi per la mancanza di investimenti seri o per problemi di scarsa affidabilità (e non da parte degli autori), tanti slanci interessanti sono finiti in un nulla di fatto, nonostante avessero avuto dei riscontri di pubblico interessanti.

E così, alla fine, sono passati due decenni e mi ritrovo ancora a parlare di fumetti italiani di ispirazione vagamente BOYS LOVE e di romanzi grafici di un certo tipo. Il tutto mentre la rappresentanza LGBT+ nei fumetti italiani ad alta tiratura continua ad essere praticamente nulla (e il più delle volte stereotipata in senso negativo, possibilmente con tragedie "punitive" annesse).

Poichè l'anonimo autore del commento che ho riportato all'inizio mi parlava di quanto questo momento sia importante anche per i fumetti gay all'estero, direi che effettivamente l'estero continua a dare la misura di quanto noi siamo rimasti indietro. Visto che, ad esempio negli USA, tematiche e personaggi gay trovano spazio crescente in tutti i generi di fumetti, in tutti i formati e in tutti i circuiti distributivi. E forse è anche per questo che negli USA gli appassaionati di fumetti gay riescono a raggiungere la massa critica per creare delle associazioni gay dedicate ai fumetti (che in Italia, guarda un po', continuano a non prendere forma).

In Italia, invece, succede che il mondo dei games abbia un'offerta più variegata in fatto di contenuti LGBT+, e guardacaso iniziano timidamente a comparire delle associazioni che promuovono le tematiche LGBT+ nell'ambito ludico... E scommetto che se in Italia i giochi che possono lasciare spazio a questi temi avessero avuto un unico tipo di ambientazione e un solo taglio narrativo di riferimento (un po' come avviene nel caso dei fumetti italiani a tematica LGBT+) probabilmente non si sarebbe mai raggiunta la massa critica neanche in questo frangente... Cosa che invece sta iniziando ad accadere in alcune città... Tra le quali spicca Bologna (tanto per cambiare).

Tra l'altro, giusto per provare che i fumetti gay - in Italia - col tempo sono diventati un prodotto sempre più di nicchia, può essere interessante fare una ricerchina con google trends, la funzione di Google che monitorizza le ricerche di determinate parole chiave. Se, ad esempio, cerchiamo l'andamento della ricerca di "fumetti gay" in Italia, dal 2004 a oggi, il grafico che abbiamo di fronte è il seguente:

Praticamente è dall'inizio del 2009 che la ricerca di "fumetti gay" non ha più avuto picchi di interesse. Se però invece creiamo lo stesso grafico cercando l'andamento delle ricerche di "gay comics" negli USA, e nello stesso lasso di tempo, il grafico che abbiamo di fronte è il seguente:

In parole povere l'andamento è stato costante, e ha addirittura avuto un picco positivo dopo il 2009. Ovviamente questi dati possono essere letti in tanti modi, ma penso che sia abbastanza evidente il fatto che negli USA il pubblico che utilizza Google per le sue ricerche ha dimostrato una curiosità crescente verso un certo tipo di fumetto, mentre in Italia no. E guardacaso temi e personaggi LGBT+, come dicevo prima, negli ultimi anni sono diventati una presenza costante in tutti i generi di fumetto... Dal fantasy alla fantascienza, passando per i supereroi e l'horror.

E forse non è un caso  se la Image (che non è proprio un'etichetta di second'ordine) ha appena annunciato, in occasione dell'apertura della nuova San Diego Comic-Con International (a proposito: come ogni anno è disponibile la guida agli eventi LGBT+ di questa manifestazione, realizzata dall'associazione PRISM COMICS, e se vi interessa potete scaricarla CLICCANDO QUI), che porterà negli USA la saga di Nomen Omen di Marco Bucci e Jacopo Camagni, che pur non essendo propriamente un fumetto a tematica gay è impregnata di tematiche e atmosfere LGBT+, nel senso moderno del termine, a partire dal fatto che la protagonista ha due mamme.

E i due autori sono già stati prenotati per presenziare alla prossima edizione della New York ComiCon, che tra l'altro è una delle manifestazioni americane che negli ultimi anni si è maggiormente distinta per il suo approccio gay friendly. A quanti altri autori italiani è stata data questa opportunità?

A questo punto potete trarre da voi le conclusioni del caso.

Alla prossima...

6 commenti:

H P L ha detto...

Sinceramente, è vero che (parlo ovviamente da quando io visito il blog, cioè da relativamente poco tempo) il tuo blog è un po' ripetitivo, ma semplicemente tiene in costante aggiornamento sulla scena italiana (e non) per quel che riguarda i fumetti... credo quindi che ciò sia ironicamente indicativo in massima parte del livello di ""freschezza"" delle proposte italiane... e comunque sono sempre articoli interessanti, che ci si trovi d'accordo o meno con essi.

My due cent: da maschio bianco etero (citando Niven) io leggo pochissimi libri e/o fumetti propriamente gay, un po' più spesso LGBT friendly (l'ultimo in realtà risale a diversi mesi fa, Stella di mare... che affronta la questione solo di striscio, peraltro) e nella gran maggioranza dei casi fumetti con poca o nulla attinenza al mondo LGBT (lo so, verrebbe da chiedersi perché sto qui...^^`), ma ho come l'impressione che - e niente di più facile che mi sbagli, chiaro - al momento le, chiamiamole, priorità della comunità LGBT in itaglia non siano i fumetti. Provo a spiegarmi velocemente; soprattutto in italia più che nel resto d'Europa, come vediamo facilmente, solo "di recente" determinate questioni, come appunto tutte quelle riguardanti diritti a minoranze etc., hanno cominciato a essere quantomeno dibattute, anche se si è ancora lontani da parità di rappresentanza etc. E niente, ho l'impressione che se già prima moltissime persone, probabilmente la maggioranza, delle comunità LGBT+ non si interessavano ai fumetti (vuoi per problemi, vuoi perché, come dicevi anche tu, non si sentissero rappresentati, vuoi per protesta o altro), ora, che "finalmente" hanno la possibilità di farsi sentire (con manifestazioni, gay pride etc.) credo che l'attenzione delle persone che si interessino alla propria battaglia sia concentrata, appunto, sul manifestare il proprio pensiero, mentre chi non si interessa nemmeno alla propria causa (causa che comunque chiunque può abbracciare, chiaro)
difficilmente si interessa a cose come i fumetti... questo molto in breve, ma si potrebbe discuterne all'infinito, se la cosa non finisse per diventare un po' inutile...
Non so se rendo l'idea...
Scusa il papiro ^^`

Buonaserata siore e siore.

Wally Rainbow ha detto...

Quindi vediamo se riesco a riassumere il concetto: attualmente chi si sente parte della comunità gay, in un periodo particolarmente frizzante dal punto di vista delle rivendicazioni, è già preso sa mille cose e non ha tempo anche per i fumetti gay, mentre chi è semplicemente omosessuale, ma non si identifica con questa comunità, non va a cercare fumetti a gay a prescindere. Il succo è questo?

H P L ha detto...

Il succo è; (dal mio punto di vista, di etero, etc.) In generale, quando una qualsivoglia "tipologia" di persone (minoranza o no) ha determinate priorità comuni, si scinde quasi sempre in tre tipi di comportamenti; 1) chi abbraccia la causa e se ne fa coinvolgere completamente, a torto (esaltati) o a ragione (non-esaltati) ; 2) chi, pur conoscendo l'importanza di portare avanti la propria, come l'altrui, causa, alla fine non se ne interessa, e preferisce vivere più o meno allo stesso modo di sempre, senza abbracciare cause; 3) chi abbraccia la causa ma, pur ritenendola la priorità e cercando di fare tutto il possibile per diffondere valori e idee in cui si crede, non se ne fa coinvolgere al punto da perdere le proprie altre priorità (in base a questo per forza di cose semplicistico schema che ho appena detto, tu, fai parte di questi. Per capirci meglio.)

Questo per quanto riguarda chi fa parte della tipologia di persone di cui si parla, ma è ovvio, come dicevo, che nulla impedisce a chiunque non rientri effettivamente in questa tipologia di farne comunque parte, se ritiene che le idee e/o i valori espressi coincidano con i propri (è il caso delle persone non LGBT che pure sostengono le minoranze LGBT. io, per esempio...)

Per capirci ulteriormente, ed evitare di essere frainteso, definisco cosa intendo con tipologia di persone, ossia semplicemente persone che hanno qualcosa che le accomuna ad alcune persone più che ad altre: es. I militari, che al loro interno comprendono varie altre tipologie di persone (gay, etero, donne, uomini, etc.).

Per capire cosa intendevo, dunque, continuo l'esempio dei militari, leggilo in parallelo con quello che ho detto sulle mie impressioni sull'attuale comunità LGBT circa la questione fumetti; capitan america, come saprai anche meglio di me, venne creato per i militari in missione, così come certi manuali che Will Eisner fece per loro, per svago e divertimento (non a caso sul #1 cap tira un destro a hitler). Nella stessa tipologia, i militari, c'è chi si interessa totalmente alla causa in questione (magari mezzi esaltati anche dal patriottismo, magari no), senza lasciare spazio ad altre priorità, diversamente da chi magari invece, pur abbracciando la causa, si legge volentieri quei fumetti. E c'è anche chi non gliene frega nulla della causa, o dei fumetti, e magari è in guerra solo perché obbligato dal proprio Stato.

Ora, ho reso l'idea? Quel che facevo io era un discorso generale, certo non mi metto a dire "i gay non leggono fumetti a prescindere" o simili. Dicevo semplicemente che, se è vero come pare essere vero che le comunità LGBT italiane (nicchia nella nicchia, citandoti) faticano a trovare una propria dimensione nel mondo del fumetto, avanzavo l'ipotesi che forse la stragrande maggioranza (che non vuol dire tutti, né allo stesso modo), forse rientra nel punto 1) o 3), questi ultimi magari ancora per "paure sociali" e si accontentano dei fumetti che già ci sono, gay e non. Ma sarei felice di sbagliarmi :)

Categorizzare cose, fatti e persone non mi è mai piaciuto, ma per fare discorsi ordinati (anche se, temo, poco utili...) a volte serve.

Buonaserata a tutte.

H P L ha detto...

Comunque sì, non ho affatto il dono della sintesi. Sorry

Wally Rainbow ha detto...

Quindi, riassumento, io sostengo la causa senza essere un esaltato :-)

Anonimo ha detto...

Spero nei cambiamenti a cui stai pensando ci siano interventi più' frequenti, anche se con post meno impegnativi, e magari anche un tuo ritorno come fumettista. Per me tu sei ancora questo in prima battuta e faccio fatica a capire perche', in un momento in cui molti autori gay emergono e iniziano carriere grazie a webcomics, tu non abbia mai approfittato di questa opportunità'.