Ciao a tutte e a tutti, come state?
Avete presente quando qualche grosso cetaceo risale per sbaglio il corso di un fiume e muore? O quando si spiaggia e agonizza dibattendo le pinne nel vuoto? Ecco... Questa è la sensazione che ho avuto seguendo le vicissitudini della rivista Babilonia negli ultimi 4 anni (quelli dell'ultima gestione): 4 anni nei quali ho avuto modo di collaborare con lei, seguendo passo passo il suo declino e accompagnandola alla capitolazione finale. Ebbene sì: stavolta Babilonia - la rivista a tematica GLBT che dal 1982 era presente nelle edicole italiane - ha cessato le pubblicazioni, e così siamo diventati l'unico paese europeo/occidentale che non ha una rivista gay nella propria lingua distribuita nelle edicole. Non male vero? In effetti da molte parti si sente dire che non è poi una perdita così grave, che i tempi cambiano, che ora c'è internet, ecc... Ma è davvero così? In numeri assoluti SICURAMENTE internet e l'informazione a tematica gay raggiungono una platea che Babilonia (o qualsiasi altra rivista gay al mondo) non ha mai raggiunto nemmeno nei suoi sogni più sfrenati. Analiziamo però qualche dato: in Italia il 25% dei Comuni non ha l'ADSL o una qualche forma di connessione veloce, mentre le riviste a tematica gay (PRIDE, Clubbing, Out) arrivano solo nei locali gay (o meglio: nei locali gay che hanno acquistato spazi pubblicitari sulle suddette riviste) e nelle associazioni (e molto difficilmente, mancando un vero sistema distributivo, arrivano al di sotto di Roma). Aggiungiamo che tanti omosessuali - per scelta o per motivi di forza maggiore - non hanno modo di consultare siti gay, e aggiungiamo il fatto che - anche quando potrebbero consultare siti gay - in tanti vanno direttamente sui siti hard, nelle chat o sui personals... Mentre i mass media italiani sono quello che sono. Capirete anche voi che la chiusura di Babilonia non è esattamente un buon segnale. E sinceramente mi fanno anche un po' ridere quelli che dicono che i gay italiani grazie a internet non vanno più in edicola, visto che le riviste di annunci "personali" funzionano ancora molto bene, mentre Vanity Fair e i vari Men's Health, For Men e quant'altro hanno un seguito imbarazzante presso il pubblico omosessuale. Qualcuno dirà: si tratta di riviste che ufficialmente non sono "gay" e questo le aiuta. Vero. Tuttavia la Babilonia degli ultimi 4 anni era proprio in quella direzione fashion-glamour che stava andando, e non è servito assolutamente a nulla... Anzi: questa scelta di mettersi in competizione con le riviste "velatamente gay" (ma con enormi gruppi editoriali alle spalle) ne ha solo accelerato la fine. Perchè, allora, in tutto il mondo le riviste gay (non porno) stanno in buona salute (solo in Francia Têtu certifica 50000 copie vendute al mese)? Secondo la direzione di Babilonia il problema è che all'estero i danarosi inserzionisti per quelle riviste esistono e in Italia no... Ma sarà proprio questo il motivo? In effetti è stata la stessa identica giustificazione tirata fuori da Gay.TV quando è caracollata nella sua versione "emittente satellitare", e le sue formule erano più o meno le stesse che stava utilizzando Babilonia... Sarà un caso che entrambe abbiano trovato un fine ingloriosa? Qualcosa mi dice di no. A parte il fatto che, secondo me, portare in Italia un modello (o meglio una speranza) di finanziamento straniero senza considerare le peculiarità del nostro paese è già indice di superficialità e scarsa lungimiranza, devo dire che ho notato in entrambi i casi una scarsa volontà di mettersi in discussione, accettare i propri limiti e prepararsi adeguatamente. Ad esempio avendo la modestia di prendere atto che - per far funzionare certe cose come in altri paesi - bisognerebbe perlomeno "studiare" (e tanto) la storia e la cultura gay dei suddetti paesi, anche perchè trapiantare una pianta senza le radici - magari in un terreno ostile - non garantisce automaticamente che la pianta attecchisca, dico bene? Intendiamoci: non ho niente di personale da rinfacciare a chi ha gestito Babilonia, e in particolare alla cara direttora Lucia Contin, che con me si è sempre comportata in maniera più che corretta (e anzi, quando nel 2005 ho avuto dei seri problemi di salute mi chiamava pure a casa per sentire come stavo)... Però mentirei se dicessi che non avevo da tempo la sensazione che viaggiassero a tutta velocità su un binario morto (ne avevo parlato anche qui), e che su certi argomenti la loro preparazione fosse decisamente lacunosa (talvolta non capivano nemmeno a cosa mi riferivo quando esponevo qualche idea)... Anche se non se ne rendevano conto e procedevano imperterriti per la loro strada, cercando le cause delle loro traversie editoriali all'esterno piuttosto che all'interno... E questo lo facevano sia gli elementi etero che quelli gay della redazione... E qui bisognerebbe aprire una parentesi su chi è stato coinvolto nella realizzazione della rivista e su come costoro hanno gestito la cosa, dato che veniva dato un peso spropositato a personaggi e argomenti che - a mio modesto parere - erano totalmente inadeguati a rendere la rivista accattivante. Anche perchè agganciare i gay di oggi richiede una competenza e una preparazione non da poco... Soprattutto per non risultare banali e giustificare un acquisto di questo tipo in edicola...Mi spiace dirlo, ma ammetto che in più di un'occasione ho avuto la sensazione che tanta gente si sia approfittata della buona fede di Lucia Contin per avere una vetrina in più (e magari per raggranellare qualche spicciolo supplementare) piuttosto che per dare un reale contributo alla rivista. C'è poi da considerare che Babilonia (come Gay.TV prima di lei) aveva adottato la politica della rimozione pressochè totale dell'erotismo e della sessualità che non fosse patinata e ultra soft (e anche in quel caso era utilizzata col contagoccie)... Cosa che nel contesto italiano aveva ben poco senso. Per non parlare di alcune scelte estetiche decisamente opinabili (come ad esempio quella di mettere in copertina ragazzi che non accennano mai un sorriso...). La tentazione di approfondire ulteriormente l'argomento è tanta, ma non voglio annoiarvi, quindi mi limiterò a ribadire che il nostro paese ha finito per fare un altro passettino indietro... Cosa di cui, soprattutto in questi tempi, non aveva affatto bisogno. La cosa che mi dà di più da pensare, però, è che tutto ciò è avvenuto nella totale indifferenza del movimento gay... Che, per inciso, ha sede perlopiù in città dove Babilonia non è indispensabile (Milano, Roma, Bologna, ecc), e che non sembra proprio in grado di guardare al di là del proprio naso e della propria esperienza... Forse i gay che vivono in quel 25% di comuni senza ADSL valgono meno di quelli di Milano, Roma e Bologna? E' così scontato che un gay vada in discoteca e quindi possa avere accesso alla sua copia mensile di PRIDE? Siamo davvero sicuri che non abbia un'importanza intrinseca il fatto di andare in edicola a comprare una rivista gay piuttosto che consultare siti in privato e riviste gratuite in contesti "protetti" (e ghettizzanti) come le discoteche gay? Io una mia idea ce l'ho, però ci tenevo a sapere cosa ne pensavate voi...
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6 commenti:
Concordo con la tua opinione, sicuramente un passo indietro. Tuttavia come lettore difficilmente avrei comprato babilonia, non è il genere di rivista che leggo, anche se capisco di essere una minoranza nel paese.
Mah, personalmente io non leggo e non leggerei quel tipo di rivista, nè avverto la necessità di leggere riviste simili. Sarà vero che abito a Roma, ma non ho ancora mai sfruttato le possibilità che offre una grande città, in cui non mancano i locali gay. Tuttavia non dipende neanche dal fatto di avere l'ADSL, visto che sono meno di 7 mesi che ho l'internet veloce e la mia vita o cultura gay non è cambiata sostanzialmente da quando avevo il 56k...
Comunque sarebbe sciocco pensare che l'assenza di una rivista gay in Italia non sia un brutto segno, ma è anche vero che in questo momento riviste e giornali o si evolvono, oppure chiudono bottega. ADSL o no, se un gay si vuole informare basta che navighi su internet, e pochissimi siti necessitano una connessione veloce per poter essere consultati. Inoltre come hai fatto notare tu Wally, riviste simili difficilmente trovano distribuzione nelle edicole di piccole città, pensa poi se esiste la possibilità di trovarle in un paese talmente piccolo da non avere neppure l'ADSL.
In conclusione mi spiace per Babilonia come mezzo (modesto e poco attinente) di cultura gay, ma prima non lo leggevo e ora dubito che ne sentirò la mancanza.
(oddio sto rileggendo il mio commento e sembro una vecchia acida, ma vabbè...)
Con affetto,
Luca
Al di la degli stili e dei gusti di ogni singola persona avere una risvista gay venduta in edicola ha sicuramente una importanza intrinseca di visibilità ed affermazione di esistenza che molti gay italiani non vogliono avere.
Poi c'è da considerare che si fanno passi in dietro ogni volta che chiude una rivista o una casa editrice o un teatro trasformato in sala bingo.
Nelle piccole realtà, dove tutti conoscono tutti, difficilmente un gay andrebbe in edicola a prendere una rivista dichiaratamente gay, sarebbe come fare coming out, da qui il successo di riviste semplicemente friendly ma non dichiarate. Al contrario penso che una rivista gay venderebbe più nelle città dove l'anonimato è assicurato e da qui partire verso la periferia. Se ciò non è avvenuto ovviamente Babilonia ha sbagliato qualcosa. Devo però premettere che io non l'ho mai letta quindi non posso giudicare le scelte editoriali.
La fine di babilonia mi rattrista, ma ho sempre pensato che internet sia meglio delle riviste per quanto riguarda l'attualità. Mi fa star male piuttosto il ritardo per quanto riguarda libri, film, e sopratutto fumetti. E per questo vorrei capire se secondo te c'è qualche modo per rimediare perlomeno alla fine ingloriosa di Fallen Angels di cui parlavi in uno dei post precedenti. Ciao!
Rimanga fra me e voi, ma neanch'io avrei comprato un rivista come la Babilonia degli ultimi 4 anni... Però avrei comprato una rivista orientata su tematiche gay e fatta bene, e magari con contenuti esclusivi e non banali. Il che forse spiega perchè Tetu in Francia (ma anche Zero in Spagna, Advocate in USA, Mandate in UK, G-Magazine in Brasile, Badi in Giappone, ecc) vendono ancora molto bene nonostante internet e nonostante i gusti obbiettivamente molto esigenti del pubblico gay di oggi...
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