Ciao a tutti e ciao a tutte, come va?
Oggi vorrei iniziare partendo dalla firma che, finalmente, il presidente Obama ha apposto al provvedimento che annulla il "Don't Ask Don't Tell" (il "non chiedere non dire"), e cioè il cavillo legale che da diciassette anni vincolava gli omosessuali dell'esercito americano a non vivere apertamente la loro condizione, pena il licenziamento. Un bel regalo di Natale per tutti gli omosessuali (militari e non), non c'è che dire...
Ne parlo qui perchè, non appena l'abolizione del "Don't Ask Don't Tell" è diventata realtà, sono cominciate a circolare anche le dichiarazioni di vari sceneggiatori di fumetti americani, che a vario titolo sono diventati dei riferimenti per le questioni omosessuali nel mondo del fumetto popolare americano. Cominciamo da John Byrne (foto sotto), autore cult degli anni '80 e '90, nonchè ideatore dell'omosessualità di Northstar (primo supereroe gay della Marvel).
Mr. Byrne dice che: "A questo punto bisogna andare avanti... Bisognerebbe arrivare ad una integrazione totale delle forze armate. Uomini e donne che lavorano e vivono insieme da pari a pari. Una specie di "Starship Troopers" (nota di Wally: Starship Troopers è un film ambientato in un futuro militarizzato in cui uomini e donne dell'esercito vivono in totale promisquità, dividendo camere e doccie)... Poi si potrebbe davvero cominciare a pensare a noi stessi come adulti!". Greg Rucka (foto sotto), è il creatore della nuova Batwoman, che - per chi non lo sapesse - è lesbica dichiarata ed è diventata una supereroina mascherata anche perchè è stata radiata dall'esercito proprio per via della politica del "Don't Ask Don't Tell".
Mr. Roucka ha ammesso che nella sua definizione del personaggio è stato determinante proprio il conflitto fra il provvedimento anti gay e la scelta di onestà e coerenza della donna destinata a diventare Batwoman, sottolineando come la giornata di ieri sia stata decisamente importante. Un parere lievemente polemico è arrivato dallo sceneggiatore Chuck Dixon (foto sotto), noto per le sue posizioni conservatrici e per la sua opinione notoriamente contraria all'inserimento di personaggi dichiaratamente omosessuali nei fumetti che si rivolgono ad un pubblico di ragazzini.
Pur confindando che tutte le cose vadano per il meglio e che questa firma possa rendere l'esercito un posto migliore per tutti, Mr. Dixon ha anche dichiarato che rimane perplesso dall'atteggiamento dei democratici americani, che secondo lui vorrebbero trasformare l'esercito in una specie di campus universitario. Tutt'altro genere di parere è arrivato da un'altro noto sceneggiatore di stampo repubblicano: Larry Hama (foto sotto), reduce della guerra del Vietnam e ideatore della serie a fumetti dei G.I.Joe (ispirata dall'omonima serie di giocattoli militari, che negli USA è diventata un cult fumettistico proprio grazie al suo lavoro pluridecennale, che prosegue tutt'ora).
Mr. Hama ha detto chiaramente che pensa che nelle sue storie dei G.I.Joe non sarà possibile inserire temi come l'omosessualità e il "Don't Ask Don't Tell", per il semplice fatto che si tratta di fumetti realizzati su licenza di una casa produttrice di giocattoli. Tuttavia ha anche dichiarato che discriminare gli omosessuali nell'esercito gli è sempre sembrato ridicolo, tantopiù che - mentre era in Vietnam - aveva a che fare con colleghi e superiori la cui omosessualità era praticamente certa, ma che erano soldati eccezionali e persone rispettabilissime che non avevano problemi a rapportarsi con i commilitoni. Infine (per ora) si è espressa sulla questione dell'abolizione della legge anche Gail Simone (foto sotto), scrittrice notoriamente gay friendly che ha gestito serie note e meno note (da Wonder Woman a Secret Six), non mancando di schierarsi a favore della causa gay anche in varie manifestazioni pubbliche.
Ms. Simone si è limitata a una battuta ironica, dicendo che “Se un uomo è riuscito a compiere tutta la difficile preparazione per entrare a far parte dell’esercito senza mai vedere l'attrezzo di un altro uomo, ha problemi più seri che condividere la doccia con un gay”... Quando si dice il dono della sintesi! Quello che trovo interessante in tutta questa faccenda è che mette in luce come gli sceneggiatori di fumetti americani vengono considerati al pari di altri opinionisti di alto livello, soprattutto dai loro numerosi fans che vanno a caccia delle loro dichiarazioni su questo o quell'argomento. E loro sono ben felici di esprimere il loro parere. Ovviamente ciascuno può ritenere che il suddetto parere può essere autorevole oppure no, ma facendo il mio solito paragone esterofilo non potuto fare a meno di pensare che in Italia, dove pure gli argomenti su cui esprimere opinioni non mancano, gli sceneggiatori dei nostri fumetti popolari mantengono un silenzio pressochè assoluto. Probabilmente si comportano così per tre motivi: il primo è che, dalle nostre parti, non c'è la cultura dell'autore GURU, la cui opinione può essere considerata un riferimento per argomenti che vanno al di là del fumetto. Il secondo è che, per come è impostato il rapporto autore/editore in Italia, molti di loro reputano saggio farsi i fatti propri e non rischiare di compromettersi e perdere gli incarichi futuri. Il terzo, che forse è quello più importante, è che per come è impostato il fumetto popolare in Italia gli sceneggiatori non hanno il tempo e il modo di gestire con continuità le loro serie, avendo peraltro una lunga serie di vincoli creativi, col risultato di non poter diventare dei "personaggi" come i loro colleghi americani. Negli anni novanta qualcosa di simile si stava iniziando a verificare con Tiziano Sclavi (foto sotto), ma dopo il suo abbandono di Dylan Dog il fenomeno è rientrato e non ci sono più stati casi simili...
Intendiamoci: autori cult ne sono arrivati, come ad esempio Leo Ortolani (foto sotto) che ha sbancato con il suo Rat Man, ma non essendo un autore che sviscera problematiche sociali e di attualità in modo serio e realistico, non è mai diventato un personaggio in grado di esprimere pareri autorevoli su tematiche di questo genere. Lo stesso Luca Enoch (foto sotto), che pure ai bei tempi di Sprayliz affrontava con regolarità argomenti impegnati (omosessualità compresa) ed era solito esprimere molte opinioni interessanti prendendo spunto proprio dai suoi lavori, da una decina d'anni a questa parte si è dedicato a fumetti sempre più lontani dai contesti realistici, finendo per accantonare quell'autorevolezza che pure aveva iniziato a guadagnarsi nonostante facesse il fumettista in Italia.
Ora: per fortuna siamo in una società tuttosommato democratica, ed è legittimo che un autore di fumetti decida il suo percorso personale senza dover pensare ad eventuali doveri di rappresentanza, tuttavia credo che sia emblematico che in Italia il fumetto popolare (illustrazione satirica a parte) sia diventato un medium totalmente scollegato dalla realtà che ci circonda, al punto tale che l'opinione dei suoi autori su quello che succede nel nostro paese non interessa praticamente a nessuno, e nessuno gliela chiede anche se potrebbe riguardare eventi che coinvolgono una buona fetta del loro pubblico, in primis quello dei giovani e dei giovanissimi... Con i registi non succede e nemmeno con gli scrittori, anche attori e cantanti vengono interpellati spesso e volentieri, per non parlare dei giornalisti e dei personaggi televisivi, che sono sempre pronti a dare la loro opinione su ogni cosa. I fumettisti italiani, invece, tacciono sempre. Quasi come se ci fosse un tacito patto, una sorta di "Don't Ask Don't Tell", per cui il fumetto popolare (quello delle edicole), in Italia, può andare avanti tranquillamente a patto di non offendere nessuno e di non superare mai i limiti di una banale, tranquilla e pudica superficialità... Magari per evitare i problemi, anche giudiziari, che si scatenano ogni volta che i fumetti italiani alzano il tiro e attirano l'attenzione su temi davvero scomodi e di attualità (e che rappresentano il vero spauracchio della nostra editoria). Certo è che in questo modo di limita di molto il grande potenziale di questo medium (e anche il suo successo di pubblico, quindi poi gli editori farebbero meglio a non lamentarsi per la crisi del mercato)... Che non a caso dalle nostre parti viene ancora considerato un medium di serie B (o peggio).
Voi cosa ne pensate?
3 commenti:
Buone Feste
beh c'è da dire che in italia si sta diffodnendo il fumetto sociale o giornalistico, fumetti che raccontando fatti di cronaca oppur ei libri di satira... però è senza dubbio vero come dici tu che il fumetto popolare molto di rado lo affronta, anche in maniera collaterale come invece acade spesso negli usa, anche se ci sono le dovute eccezzioni,... ci sono i maldestri tentativi visti negli anni su diabolk oppure quando era adolescent esu topolino erano pubblicate delle storie in collaborazione con ilt elefono azzuro, sui problemi dei minori. e poi non sottavlutare rat-man, la sua serie non è solo sull'umoristico/autoreferenziale, ma ha affrontato anch emolti temi d'attualità (la commercializzazione guerra nella recente parodia di rambo per esempio) e penso che il personaggio di cinzia sia il più bell'esempio di personaggio omosessuale in un fumetot italiano (è crescuito parecchio nel tempo, sviluppandosi anche piu di ratman stesso, la saga di ratgirl in questo senso è quasi incentrata solo su di lei)
Vero è che Rat-Man è un fumetto con dei risvolti tutt'altro che banali, ma è anche vero che mantenendo un registro prettamente umoristico e caricaturale non pone il suo autore in una posizione tale da essere preso in considerazione quando si cercano pareri su fatti di attualità o analisi serie su fenomeni sociali... Tant'è che, nonostante il suo pluriennale successo e nonostante il personaggio di Cinzia, non mi risulta che sia mai stato intervistato sulla questione trans, nemmeno quando le trans sono balzate agli onori della cronaca di recente... Anche perchè probabilmente più di qualcuno avrà pensato che era un po' fuori luogo.
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