Ciao a tutti, come va?
In occidente circolano varie voci sul Giappone, soprattutto da quando è diventato di moda, e una di questa ce lo presenta come una nazione che ignora il concetto di "peccato" nel senso cattolico del termine, e di conseguenza sarebbe molto più aperto delle nazioni occidentali su varie questioni relative al sesso, compresa l'omosessualità.
In parte è vero e in parte no.
Nel senso che, se da una parte è vero che il Giappone non ha radici giudaico cristiane a cui rendere conto, è anche vero che negli ultimi secoli l'influsso delle culture occidentali si è fatto sentire, determinando tutta una serie di norme censorie e di atteggiamenti "ufficiali" finalizzati ad allineare il Giappone con i suoi nuovi partner internazionali.
Così, al di là dell'odiosa norma sulla censura dei genitali (di cui ho parlato più volte), in diverse occasioni il Giappone "ufficiale" (e quindi quello che non è circoscritto al mondo dei manga e delle altre espressioni artistiche) ha dimostrato una certa chiusura mentale per quanto riguarda la libera espressione e rappresentazione dell'omosessualità, in particolare quando si trattava di un'omoessualità non allineata a certi modelli tradizionali (come ad esempio quello dei giovani dai lineamenti femminei).
Ultima vittima di questo stato di cose, ma solo in ordine di tempo, è stato il mangaka Poko Murata, che aveva vinto il concorso indetto da una casa farmaceutca giapponese specializzata in trattamenti per pazienti sieropositivi: un suo lavoro avrebbe sovuto campeggiare in bella vista su di un cartellone pubblicitario per i primi sei mesi del 2014 (mentre un'altro autore sarebbe stato selezionato per il resto dell'anno).
Il disegno selezionato era quello che vedete qui sotto...
Il disegno, però, è stato giudicato "contrario alla moralità e all'ordine pubblico" da parte delle autorità, che hanno invitato l'artista a modificarlo per avere ancora la possibilità di esibirlo... E così il povero Poko Murata ha pensato che fosse il caso di coprire il personaggio più "provocante" della composizione... Il risultato potete vederlo qui sotto...
Tuttavia anche questo non è bastato, perchè le autorità hanno ritenuto che la sua dotazione genitale fosse ancora troppo in evidenza, e così alla fine è stata la ditta farmaceutica stessa ad oscurare il personaggio ammiccante che ha creato tanti guai... Anche se alla fine, devo ammetterlo, questo cartellone mi sembra davvero poca cosa rispetto a certi cartelloni pubblicitari che si sono visti appesi a Milano o rispetto a certi cartelloni che da qualche anno a questa parte di vedono abbastanza di frequente negli Stati Uniti...
Il che, in effetti, è abbastanza ironico, se si considera che il Giappone ha adeguato il suo sistema censorio agli standard occidentali di un secolo fa, senza però porsi mai il problema di aggiornarlo a quelli attuali... Di buono c'è che comunque, in Giappone, un numero crescente di artisti specializzati in manga e illustrazioni gay sta sposando la causa della prevenzione, e lo stesso Gengoroh Tagame - di recente - ha accettato di personalizzare le confezioni di preservativi distribuiti dall'Akta, un'associazione di volontariato che in Giappone si occupa di prevenzione nello specifico per la comunità gay...
Morale della favola: non è tutto oro quello che luccica, anche se in effetti bisogna considerare che - probabilmente - in Italia l'idea di una ditta farmaceutica che affida ad un disegnatore di fumetti omoerotici un cartellone pubblicitario che si rivolge ai gay sieropositivi e qualcosa che resta ancora nell'ambito della pura fantascienza...
Alla prossima.
2 commenti:
Purtroppo dalla fine dell'occupazione americana, il Giappone ha sempre avuto la puerile abitudine di adattarsi a qualsiasi norma o tendenza proveniente dall'occidente
Secondo me è proprio sbagliato interpretare in generale la cultura giapponese attraverso filtri occidentali come la cultura giudeocristiana. Si entrerebbe solo in una serie di contraddizioni incomprensibili.
P.S.: ma un'immagine più primaverile per il blog non ce l'avevi? :D
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